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Il premier diviso. Italia tra presidenzialismo e parlamentarismo
Anche senza riforme organiche della Costituzione, l'Italia sembra essersi avvicinata alle modalità operative e agli assetti di potere tipici dei regimi presidenziali. La maggiore legittimità che deriva dall'introduzione di un'elezione quasi diretta del premier, l'instaurazione di una logica di competizione bipolare, il rafforzamento organizzativo delle strutture della presidenza del Consiglio sono alcuni degli aspetti interpretabili in questa chiave. Ma come è cambiata l'effettiva attività di governo nella cosiddetta Seconda Repubblica? Questo libro intende investigare la presidenzializzazione del sistema politico italiano e le sue apparenti contraddizioni. Nonostante le aspettative di maggiore autorevolezza e forza istituzionale, il premier infatti appare diviso: sospeso fra il rafforzamento degli strumenti di azione indipendente e il difficile controllo della sua stessa maggioranza in parlamento. -
Le radici del federalismo. Viaggio nella storia ideologica del fenomeno Lega
Il ""fenomeno"""" Lega Nord è stato sinora oggetto prevalentemente di cronaca o di analisi sociologica. Considerato il magmatico quadro politico-ideologico, è il momento di approfondimenti sul piano della storia e della teoria. Scavando in profondità si scopre infatti che - sin dalle origini del Movimento - esiste un paesaggio di padri nobili che in pochi conoscono: Bruno Salvadori, Emile Ghanoux, Denis de Rougemont e Guy Héraud - oltre a Carlo Cattaneo e a Gianfranco Miglio. Il libro ne ricostruisce la storia ideologica, individuando il filo rosso che tiene insieme queste personalità, e spiega in quale misura hanno inciso sul progetto politico leghista."" -
Caccia all'oro. Vecchie e nuove monete per il futuro
Chi ha investito in oro all'inizio del nuovo millennio ha moltiplicato il suo capitale molto più che mettendo i suoi soldi nei più ovvi impieghi alternativi in dollari. Non può sorprendere che sia ripartita, e da tempo, la caccia all'oro. In questi ultimi anni è sembrato un modo efficace per proteggere la ricchezza, mentre l'euro e il dollaro perdevano valore e credibilità agli occhi di molti. Tanto che quelli che gli autori definiscono fondamentalisti dell'oro propongono di tornare ad agganciare a esso le monete. Ma questa sarebbe una soluzione o invece pura follia come sostengono molti economisti, secondo i quali si ritroverà un equilibrio nel sistema attuale? Gli autori considerano sbagliate entrambe le ipotesi. Prefazione di Francesco Daveri. -
Brasile senza maschere. Politica, economia e società fuori dai luoghi comuni
Mentre il Brasile si muove a tappe forzate dalla periferia al centro dello scenario internazionale, sotto il profilo politico, economico e culturale l'immagine del Paese soffre ancora di vecchi stereotipi e retaggi del passato, che non fanno giustizia a una realtà che ha saputo creare un proprio modello di sviluppo e rivendica ormai un posto di primo piano nell'arena globale. Un'economia stabile, solide istituzioni democratiche, un mercato interno in grande espansione, una forza lavoro giovane e qualificata: le caratteristiche del Brasile di oggi sembrano scongiurare ritorni a un passato recente, fatto di turbolenze monetarie, governi autoritari e disuguaglianze inaccettabili. L'emergere di una nuova classe media ne ha in pochi anni rivoluzionato il profilo sociale, le sue imprese conquistano nuovi mercati, la sua società multietnica, multireligiosa e multiculturale appare più attrezzata di quelle europee a sperimentare modelli di convivenza complessa e a cogliere le opportunità della globalizzazione. Paese di grandi contraddizioni, non ancora risolte - la disoccupazione di forza lavoro non qualificata, mentre mancano lavoratori specializzati; la grande disuguaglianza dei redditi; l'alto tasso di violenza - il Brasile ha tuttavia risorse e ambizione per imporsi come superpotenza planetaria. Prefazione di Alberto Martinelli. -
Chiedo asilo. Essere rifugiato in Italia
Con la trasformazione dello scenario geopolitico avvenuto all'inizio degli anni Novanta, da paese di emigranti l'Italia è diventata una nazione di immigrazione. Tuttavia non tutti gli immigrati hanno le stesse motivazioni per l'abbandono del loro paese d'origine: chi è spinto da ragioni economiche o familiari e chi invece è costretto ad andarsene a causa di persecuzioni politiche. Queste due tipologie di immigrati ricadono però sotto legislazioni diverse. Mentre il primo deve attenersi alle leggi vigenti nello Stato d'accoglienza, il secondo - dietro richiesta d'asilo - può invece appellarsi a convenzioni internazionali. Negli ultimi anni, tuttavia, con respingimenti indiscriminati alle frontiere marittime non si è fatta alcuna distinzione nei cosiddetti ""flussi misti"""" - fra migranti economici e migranti forzati. L'Italia è stata per questo condannata dal Consiglio d'Europa. Tenendo conto della legislazione italiana sull'immigrazione e del recente reato di clandestinità nel più ampio contesto internazionale, il libro ha l'intento di presentare in modo semplice e conciso le questioni salienti che caratterizzano oggi la condizione del richiedente asilo in Italia e più in generale lo status del rifugiato politico nell'età globale."" -
Reti di indignazione e speranza. Movimenti sociali nell'era di internet
Un'esplorazione delle nuove forme dei movimenti sociali e di protesta: dalle rivolte del mondo arabo al movimento degli indignados in Spagna e a Occupy Wall Street negli Stati Uniti. Mentre questi e altri simili movimenti differiscono per molti aspetti importanti, c'è una cosa che hanno in comune: sono tutti inestricabilmente legati alla creazione di reti di comunicazione autonome, supportate da Internet e da trasmissioni wireless. In questo libro Manuel Castells - il maggior studioso della società in rete - esamina le radici sociali, culturali e politiche dei nuovi movimenti; ne studia le forme innovative di auto-organizzazione; valuta criticamente il particolare e decisivo ruolo che la tecnologia ha giocato nelle dinamiche dei movimenti; suggerisce e indaga le ragioni del sostegno che essi hanno trovato in larghi strati della società e sonda la loro capacità di provocare cambiamenti politici attraverso l'influenza esercitata sul modo di pensare delle persone. -
È tutta un'altra storia. Ritornare all'uomo e all'economia reale
La tesi di fondo dell'autore è che occorra un nuovo paradigma di pensiero e azione: la società è fondamento dell'economia e non viceversa, come invece la cultura prevalente tende ad affermare da ormai quarant'anni. L'erosione del capitale sociale porta con sé quella del capitale economico, mentre per uscire dalla crisi bisogna far leva sul primo. La finanziarizzazione dell'economia ha spostato l'attenzione sui mercati finanziari a discapito dell'economia reale: le regole nei due campi sono però profondamente diverse. Un liberismo senza etica fa vincere il più forte e crea una società di disuguali. Negli Stati Uniti, dove il modello dominante è l'oligarchia, ci si è sempre più allontanati dalla cultura europea, legata alla sussidiarietà. Non è un caso che la società americana sia vicina al collasso. Bisogna riportare l'uomo al ruolo di soggetto e non di oggetto, e riscoprire che il vero motore della storia è la sua natura emozionale. -
Finale di partita. Tramonto di una repubblica
Anche quando sono dotate di una buona e sana Costituzione, come è quella italiana, le democrazie hanno bisogno di uomini e donne, partiti e cittadini, governanti e rappresentanti capaci di farle funzionare; altrimenti, la loro salute finisce per essere inevitabilmente intaccata cosicché quelle democrazie diventano preda di demagoghi e populisti. Si trovano esposte ai venti gelidi dell'antipolitica. Intristiscono e tramontano. Nell'ultimo biennio sono venuti al pettine tutti i nodi irrisolti della democrazia repubblicana il cui rinnovamento è stato impedito da gruppi di potere, vecchi e nuovi, e da partiti immobilisti. Il mancato ricambio periodico degli esponenti della classe politica, la più importante risorsa delle democrazie dell'alternanza, ha prodotto guasti per l'economia, per la società, per il sistema politico. Con brevi, ma densi e irriverenti capitoli, l'autore illumina il tramonto della Repubblica italiana. -
C'eravamo tanto amati. Italia, Europa e poi?
Europa sì, Europa no, più Europa, meno Europa, l'Europa è morta: quasi quotidianamente, soprattutto con l'accentuarsi della crisi, i commenti si sprecano. Mentre si affrontano importanti scadenze, il 2013 viene dichiarato Anno europeo dei cittadini e si celebra il ventennale dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht. Il libro è una sorta di ""diario di bordo"""" per capire e farsi un'opinione che non sia solo di pancia: il viaggio comincia proprio con le gioie e i dolori legati al Trattato di Maastricht. Si percorrono poi i successi e i fallimenti, fino alla crisi arrivata dagli Stati Uniti, che ripropone il tema di una governance economica perduta (o mai trovata). L'evaporazione del consenso popolare e la sfiducia dei mercati costringono in qualche modo a riaprire il cantiere Europa, ma gli architetti sono incerti sulla ristrutturazione da fare, sulle ditte da coinvolgere, sui tempi di consegna e anche sui futuri inquilini. Eppure non bisogna fermarsi: gli autori delineano come è possibile procedere. Prefazione di Romano Prodi."" -
Favole & numeri. L'economia nel paese di santi, poeti e navigatori
La cattiva economia è come la cattiva medicina: può fare molto male, anzi peggio. In Italia, paese per certi versi unico, un'impostazione troppo umanistica sembra rendere la logica economica impossibile da comprendere e i dati inavvicinabili, lasciando troppo spazio a libere interpretazioni di concetti, politiche, istituzioni, meccanismi di mercato e di intervento statale. Fino, addirittura, a raccontare favole. E a darli i numeri, anziché interpretarli. L'intento del libro è discutere gli aspetti più caldi della situazione italiana proprio facendoci esercitare, in modo brioso, non paludato, a un metodo di analisi. Non ci sono lezioni, nel libro, ma forza espositiva, vis polemica e qualche indicazione che può essere utile a molti. -
Quale diritto per l'economia
L'analisi economica del diritto non si interessa tanto a ciò che è il diritto, quanto alle conseguenze economiche prodotte dai diversi processi di regolazione giuridica o da diverse regole. Essa si focalizza sulle relazioni tra il diritto e l'allocazione delle risorse e dei diritti nella società, ponendosi quindi il problema cruciale del contemperamento dei diritti, dell'efficienza economica, della distribuzione di vantaggi e svantaggi, della risoluzione dei conflitti. Thierry Kirat affronta, in un volume semplice, chiaro e sintetico, le questioni cruciali dell'economia del diritto e i suoi indirizzi divisi tra la soluzione del mercato puro, la soluzione della regolazione pubblica (legislativa o amministrativa) e la soluzione giudiziaria (affidata alle corti), soppesandone costi e benefici. Prefazione di Guido Alpa. -
Il reddito minimo universale
La situazione determinatasi negli ultimi anni ha fatto tornare di attualità il dibattito sul reddito di cittadinanza, incluse le ambiguità e le confusioni di significato tra salario minimo, reddito di garanzia per chi si trova in povertà e reddito universale di cittadinanza. Gli autori sono stati tra i primi a delineare, grazie a studi approfonditi, una versione aggiornata ai nostri tempi di un'idea - fornire ai cittadini mezzi economici minimi per esercitare i propri diritti - che viene da lontano, dalla rivoluzione francese. La proposta di 'basic income' discussa nel libro è radicale, ma è l'orizzonte entro il quale si sono susseguiti, negli ultimi tempi, tentativi di dare corpo a posizioni favorevoli a politiche, anche a livello europeo, di garanzia incondizionata del diritto universale alla sussistenza quando i singoli, anche per decisioni economiche che non controllano, non sono in grado di garantirselo da sé. -
Rotte cinesi. Teatri marittimi e dottrina militare
All'inizio degli anni Ottanta la Marina militare cinese era una forza male equipaggiata e in grado di operare esclusivamente entro il perimetro delle acque costiere. Tre decenni dopo il quadro è radicalmente cambiato. La Cina appare sempre più fiduciosa nelle proprie capacità navali, sullo sfondo delle controversie attorno a isole e spazi marittimi dell'Asia Orientale. Ma Pechino sembra ormai guardare anche al di là dei confini della regione: da qui l'attiva partecipazione alla lotta contro la pirateria nel Golfo di Aden, per la sicurezza delle comunicazioni marittime globali. Questa recente proiezione navale contrasta con l'orientamento continentale che ha contraddistinto per secoli la politica di sicurezza del paese. Dalla fine del XVII secolo la Cina imperiale attribuì prioritario valore strategico alle periferie continentali: un tratto che caratterizzerà, più tardi, anche la politica di sicurezza della Repubblica Popolare in età maoista. Gli sviluppi intervenuti negli ultimi trent'anni rappresentano quindi un elemento di discontinuità. Quali sono le caratteristiche di questo recente riequilibrio marittimo della dottrina militare cinese? E quali ne sono le ragioni? Le risposte a queste domande sono cruciali per comprendere l'ascesa della Cina e le sue implicazioni per l'attuale ordine internazionale. Prefazione di Alessandro Colombo. -
La guerra che non c'era. Opinione pubblica e interventi militari italiani dall'Afghanistan alla Libia
Politica estera e difesa non occupano sempre una posizione preminente nel dibattito italiano. Tale indifferenza, che non rappresenta una novità nella storia della Prima e della Seconda Repubblica, appare paradossale alla luce del grande dinamismo militare nazionale. Dal crollo del Muro di Berlino, le nostre forze armate sono intervenute in tutti i principali teatri di crisi. Le recenti decisioni di non partecipare alle operazioni in Mali e di non fornire supporto a un eventuale intervento armato in Siria possono rappresentare un primo segnale di stanchezza dell'opinione pubblica. Gli italiani hanno dimostrato di apprezzare le missioni quando sono ""di pace"""": definizione inadatta agli interventi in Iraq o Libia, che non hanno infatti riscosso il consenso dei cittadini. Quali elementi garantiscono allora il supporto dell'opinione pubblica? Come si costruisce il consenso in materia di difesa e sicurezza? Quali fattori hanno reso efficace la """"narrazione strategica"""" impiegata per convincere il pubblico? Il libro risponde a queste domande, mettendo a confronto dati e sondaggi, e introducendo una nuova prospettiva per analizzare il rapporto tra opinione pubblica e missioni militari italiane nel nuovo secolo. Prefazione di Vittorio Emanuele Parsi."" -
Navigazione a vista. Flessibilità e relazioni industriali
Con il nuovo secolo il mondo del lavoro è cambiato profondamente. Al punto che, per chi osserva le relazioni di lavoro, l'aggettivo nuovo è all'ordine del giorno. Occorre allora ridisegnarne completamente la mappa, partendo dal problema della crescente flessibilità, e chiederci dove stiamo andando, quali rotte seguire. Ancor più in Italia dove la flessibilità ha avuto un peso particolare sia per la struttura produttiva, caratterizzata dalla piccola impresa, sia per quella contrattuale, con i tanti contratti ""non standard"""" che sembrano articolare più le diseguaglianze che la flessibilità vera e propria. Si tratta di definire gli spazi di una flessibilità flessibile e quindi di costruire un sistema contrattuale e strategie di rappresentanza più inclusivi, in grado di offrire forme di tutela che facciano fronte al lavoro discontinuo che caratterizza oggi la nostra società. Con un saggio di Aris Accornero."" -
Democrazia sfigurata. Il popolo fra opinione e verità
Una società democratica ha caratteristiche proprie che la rendono esteriormente riconoscibile. La democrazia rappresentativa è un sistema diarchico fondato sulla volontà e sull'opinione, che si influenzano e collaborano, senza mai fondersi. Questo è il volto che oggi appare sfigurato. Tre le deformazioni: la tendenza a letture apolitiche della deliberazione pubblica (il mito del governo tecnico); la promozione di soluzioni populiste; la spinta al plebiscito e dunque la democrazia dell'audience. Riaffermare il potere della diarchia, tutelando la funzione dell'opinione, è essenziale alla sopravvivenza della democrazia. -
Per amore o per forza. I destini incrociati di banche e imprese
Le banche si trovano di fronte a un bivio: salvare se stesse o salvare il paese e le aziende? Quale modello di servizio è oggi praticabile? Con quale tipo di azionisti? Le risposte coinvolgono in maniera forte accademici, manager, legislatori ma soprattutto mettono in luce come il destino delle banche sia indissolubilmente legato a quello delle imprese, chiamate anch'esse a scelte complesse e difficili sotto il profilo della strategia e della proprietà, statale o familiare che sia. Sullo sfondo, il ruolo dello Stato: non più come erogatore di risorse, ma come fattore di produzione di buone regole e buone soluzioni che possano facilitare quello scambio di risorse finanziarie fra banche e imprese, cruciale per l'intero sistema paese. I destini sono quindi indissolubilmente incrociati. Al centro della riflessione dell'autore il ruolo e la responsabilità che il sistema finanziario ha nei confronti del sistema industriale e del paese più in generale. Ciò non solo alla luce dell'esigenza di un nuovo sviluppo ma anche di fronte alla prossima scadenza che sancisce il passaggio da un sistema bancario vigilato a livello domestico a uno realmente integrato a livello europeo, sotto il controllo della BCE. -
Asia al centro
Cina, Giappone, India: gli autori illustrano e spiegano le specificità delle potenze asiatiche con un approccio attento alla geopolitica, agli effetti dell'interdipendenza economica prodotta (o imposta) dalla globalizzazione e soprattutto alle peculiarità culturali come fattori essenziali dell'identità politica delle nazioni. Si fa chiara allora la specificità della ""via indiana"""" e la diversità delle risposte date dalle due potenze confuciane, Cina e Giappone, alla sfida modernizzante del XIX secolo e a quella attuale della globalizzazione. Aggiornato alle ultime vicende, con un'attenzione particolare al nuovo corso della politica giapponese imposto dal primo ministro Shinzo Abe, e all'ascesa della Cina come nuova grande potenza."" -
Leoni d'Africa. Come l'Italia può intercettare la crescita subsahariana
I paesi subsahariani stanno attraversando una fase di crescita economica senza precedenti, fonte a sua volta di trasformazioni politiche e sociali che percorrono tutta la regione. Eppure la retorica prevalente quando parliamo di Africa è paradossalmente ferma all'immagine di paesi ostili, instabili, flagellati da povertà e malattie. Pur senza trascurare gli elementi critici, i rischi e le sfide che caratterizzano l'Africa contemporanea, gli autori esaminano le potenzialità e opportunità dischiuse dai cambiamenti in corso nel continente africano. Attraverso dati aggiornati e comparazioni con altri paesi, vengono messi in evidenza aspetti chiave per l'internazionalizzazione economica italiana e per la ridefinizione di una strategia politica e diplomatica verso l'Africa subsahariana. Introduzione di Alberto Martinelli. -
L' euro della discordia. Come è possibile un'economia della moneta unica
È tanta la pubblicistica sull'euro, ma pochi i contributi sistematici che rispondono a quattro apparenti semplici domande: che cos'è, come funziona (o non funziona), che cosa è successo, che cosa potrebbe succedere. Quattro punti cardinali per orientarsi in modo chiaro e oggettivo. A leggere fatti e misfatti di questi anni, luci e ombre si susseguono. La crisi della Zona euro ha fatto vacillare i tre principi alla base dell'unione monetaria: la BCE non può monetizzare i deficit dei paesi appartenenti all'euro; uno stato in crisi non può essere salvato dagli altri; uno stato sovrano non può fallire. La risposta alla crisi è stata una ricerca per tentativi ed errori di un equilibrio tra solidarietà europea e responsabilità a livello nazionale. Ma questo ha provocato serie tensioni politiche. Che fare? Completare l'assetto istituzionale dell'unione monetaria - come sostengono Giavazzi e Rho, che hanno curato l'edizione italiana arricchendola con un saggio introduttivo non è il problema più complicato. Il problema davvero difficile è un altro: come cancellare gli squilibri che in quindici anni si sono creati all'interno dell'unione monetaria.