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Segreti di sabbia
In un paesino a strapiombo sul mare due donne, Sofia e Letizia, si incontrano e innamorano. La prima, più grande, è professoressa di Lettere e ha vissuto con la madre imprenditrice e la vecchia balia. Letizia è giovanissima e ribelle: vive nel paese marchigiano dove Sofia, trasferitasi per lavoro, ha riaperto dopo anni una residenza di famiglia. Lasciato il fidanzato a poche settimane dalle nozze Letizia è determinata a vivere senza nascondersi.rnNasce un amore segreto, fatto di passione e accudimento, racchiuso nel privato della casa nel bosco, lontano dall’invadenza del paese e dal giudizio sociale. Sofia scopre sé stessa ma è incapace di accettarsi. Presto le sue speranze vengono distrutte dall’ex fidanzato di Letizia…rnIn una crescente presa di coscienza, Sofia arriverà, con dolore, a un cambiamento radicale.rnUn romanzo dominato dai contrasti che alterna passato e presente, amore e aggressione, pubblico e privato, intimità e vergogna. -
Gli inseguiti
Un romanzo corale che certifica l'impossibilità delle relazioni così come della solitudine. I protagonisti, ognuno con un conto aperto col passato, nel loro girovagare alla ricerca di una risposta o forse di un nascondiglio, si ritrovano a incontrarsi e scontrarsi tra confessioni, reticenze, amori, odi, fallimenti e speranze. Eugenio, editor ossessivo e inaderente alla realtà; le sorelle Loredana e Marzia, una affascinante e malinconica, l'altra ciarliera e incapace di sofisticazioni; Barbara, atleta dilettante e bugiarda compulsiva; Cesare, anziano di grande saggezza e avviato all'inazione; Franco, operaio, prepotente per necessità e vittima per vocazione. Infine Oreste, che dopo aver commesso un crimine in gioventù cerca riscatto nell'alcol e nel sacrificio di sé. -
L' infinito presente. Ventinove poeti e ventinove artisti per i duecento anni dell'«Infinito» di Leopardi. Ediz. illustrata
29 poeti e 29 artisti per il bicentenario de ""L'Infinito"""" di Leopardi."" -
Dal ventre
Quando Gianguido, scrittore mancato, comincia una nuova vita come agente immobiliare a C., immaginario paese toscano, insieme a Lea, atleta dalla brillante carriera tragicamente interrotta, una serie di singolari eventi ha inizio. Una casa in vendita è invasa da lettere inquietanti del precedente proprietario scomparso, brandelli di vite sciupate che sembrano presagire una fine imminente. Un'ambigua donna americana, Josepha, compare in paese con l'infernale amante e due gemelli silenziosi. Una stele funebre nei pressi di una decadente villa di campagna infesta gli incubi di Gianguido e Lea con creature fungiformi. Quando poi un brutale omicidio sconvolge C., Gianguido dovrà calarsi nella gola dell'abisso, braccato da revenant dal fosco passato e luridi abitatori di un mondo trasfigurato dal peccato. Fra luoghi fantasmagorici e sagome di zolfo, attraverso un cammino di redenzione che coagula intorno a sé streghe e circensi, veggenti e falliti, ""Dal ventre"""" analizza il dramma dell'umanità perduta e ritrovata con effervescenza alchemica, in una tela nera di rimandi che da Landolfi raggiunge Topor."" -
Nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno
Zeno Bizanti ha un passato da autore di programmi spazzatura per la TV da redimere, una tartaruga e un seminterrato di una casa appena acquistata da svuotare. Tra una partita di Subbuteo e il trasloco tutto, nella sua nuova vita, procede secondo i piani, fino a quando non bussano alla porta e gli recapitano alcune Moleskine rinvenute in vari punti della città. Taccuini consegnati da bizzarri personaggi e che sembrano celare il mistero di un mondo scomparso e di una società segreta. Tra rimandi letterari, riferimenti alla realtà e alla finzione, si dipana un'avventura dai risvolti tragicomici, ricca di sorprese e colpi di scena, alla fine della quale sarà lecito chiedersi se la verità non sia la più immaginaria delle soluzioni. -
Non vogliono morire questi canneti
"La voce di Andrea Galgano ci arriva da una forza doppia, ma non opposta. Da un lato la forza di un radicamento tanto beato quanto duro in una realtà, la Lucania, che già ha nutrito la voce di poeti come Sinisgalli, Scotellaro, Pierro, e la remota vivissima Morra, o il romanizzato Salvia; dall'altro una viandanza tra voci e luoghi che costituiscono non solo un elemento biografico, o un accumulo culturale, ma una necessità del suo poetare. Troviamo e scopriamo con lui dunque paesaggi e ambienti e colori e odori, vie e vicoli di una città, Potenza e di un territorio che toglie le parole da cuori e menti concentrate e serrate, e troviamo e scopriamo, ritratti con la stessa forza, panorami interiori dettati da esperienze e dalla frequentazione dei luoghi sempre altrove cari alla poesia, in fondo all'anima o in fondo ai tunnel di viaggi e ferrovie. Galgano è uno scultore e cesellatore delle parole, ama sentirne la forza fisica, potente o delicatissima, che evoca la viva presenza del vivente, i suoi entusiasmi, i suoi abbandoni. Perché di questo in fondo, nella ambivalente forza che la anima, si nutre la sua poesia, lettore e animatore vivace: lo stupore di fronte all'esistente, al rilievo che prendono le cose e le presenze, nella continua alba del mondo creato."""" (Davide Rondoni)" -
L'alito delle ombre
C'è in queste pagine scabre, tese e pur traversate da una musica ferma, la scena della dimissione di un uomo dalla vita, o meglio una specie di estrema scoperta: «qualche volta mi sono sentito re di Roma/ ed ora sono un passeggero senza biglietto e senza meta». Oppure, come dice altrove: «forse ho capito cos'è la demenza». Spinta da varie forze, tra cui il lutto e altri neri disincanti, la vita che il poeta ritrae addosso a sé, e che ha «incontrato il suo destino», non è più che muta vanvera, nessuna attesa, nessuna preghiera (anche se l'esergo biblico di Bob Dylan, che indica lo stesso vento di cui parla Leopardi ne l'Infinito...), bestemmie silenziose. E però una necessità, ancora, di dirsi. Come in un osso di seppia che rechi un messaggio fossile, come uno strappare ancora il silenzio che è sola voce della sventura. La poesia di Miniello sa spogliarsi di ogni vanità in questo diario illacrimato, micidiale e crudo, senza cessare d'esser poesia. Perchè la poesia in fondo è la scoperta della vanità di ogni vanità. «Il cuore dell'uomo ha sempre fame/ ma si perde nell'intrico dei sentieri». (Davide Rondoni) -
Lo spettacolo della taranta. Viaggio nel Salento
"Siamo nelle terre dove un ragno produce un ballo sfrenato, carico di magia espressiva e di coinvolgente passione. Il tarantismo nasce da queste danze, dai riti, dalle cerimonie e dai canti che si trovano disseminati nelle profondità delle storie del Sud. Ciò che sta prima della comunicazione, c'entra con la vita e con la sua originaria struttura. Diversi studiosi e molti artisti hanno attraversato il Salento, come pionieri in cerca delle radici della espressione umana, e hanno trovato situazioni impastate di solitudine, di paura e di abbandono, dove frammenti di un nuovo teatro esplodono come una festa totale. È riservato a noi il compito di seguirne le tracce.""""" -
Canti per Lesbia
"Perché tradurre i ventitre carmi che il poeta latino Catullo dedicò alla donna dei suoi sogni, raccogliendoli sotto il titolo Canti per Lesbia? Perché mi interessa l'amore nelle sue molteplici sfumature. L'amore folle e dissennato. L'amore di chi cammina coi piedi sulle nuvole, o fila via a un metro da terra, con gli occhi infiammati e fuori dalle orbite. E lo fa gridando come un pazzo alla sua donna e al mondo, in oltraggio al comune senso del pudore. Perché quel comune senso del pudore, le regole del vivere civile, i costumi tradizionali, le morali condivise... ai suoi occhi non valgono niente. La passione per Catullo risale agli anni del liceo - anche se l'idea di tradurre questi carmi ha subìto un'accelerazione in questi ultimi mesi del 2019, parallelamente alla redazione di un saggio poetico sull'amore. Non è così strano che mi sia innamorato da ragazzo di questo poeta stravagante. Quando sei molto giovane e ti scorre il fuoco nelle vene va a finire che ti invaghisci di uno che ama in un modo così forsennato; e in modo altrettanto forsennato mostra la sua fragilità nel patire l'indifferenza di lei..."""" (Alessandro Pertosa). Prefazione di Davide Rondoni." -
Fuoco bianco
"Ecco una voce che deve arrivare al candore, al fuoco bianco, al candido. Ci arriva per violenza e trattenimento, per fuga ed eccedenza e per misura. Arrivare deve alla luce che, lo sappiamo, arde nel Salento interiore e in quello manifesto di una terra e di una poetessa che in quella accensione si interpretano a vicenda. La voce di Irene Ester Leo, esagerata, ovvero eccedente l'azione propria che ci si attende dalla poesia e dunque, proprio per questo, poesia che provoca e chiama, si è da subito qualificata come potente e infera. Nutrita da vaste linfe dell'arte della parola, dai grandi del Novecento (che compaiono in citazioni di apertura) fino alla conterranea Claudia Ruggeri, la voce di Irene Ester dà conto di una situazione limite, sofferta eppur cercata, come luogo dove il mondo «non accade due volte/ se ci sono i tuoi occhi». Il suo tendere a una fusione con gli elementi della natura, sospinta dalle varie esperienze, dalle diverse vie dell'amore, nutrito parimenti da furori e malinconie, non è dunque un panismo, e nemmeno un facile estetismo. Lo segna un senso di creaturalità, dovuto anche all'esperienza della maternità, una ricerca dell'Origine, di quel fuoco bianco che si fa uno con la rosa, come vide Thomas Stearns Eliot. E proprio questo nome di poeta, pur così lontano dalle sensibilità di una poesia mediterranea, greca, da finibus terrae, suggerisce l'ampiezza della sfida della Leo, di una poesia che nasce ma non resta più nel Novecento."""" (Davide Rondoni)" -
Se scendevi per strada
«Daniele Giustolisi ha un'anima musicale e uno sguardo che mantiene una fanciullezza che ai nostri tempi - abitati da europica vecchiaia, da culturame stanco - parrebbe quasi abnorme. Una musica e una fanciullezza tutt'altro che ingenue, ma calibrate al fuoco della vita e dello studio. Una poesia che traversa luoghi interiori ed esteriori senza fingere di non vedere la malora che li abita, la disperanza che li corteggia, i contrasti. Ma una poesia che non viene meno all'unico suo vero compito: il canto della umana condizione, mai fissata in un'unica opzione o tensione, ma drammatica, viva, esposta. Giustolisi è un osservatore, in una sospensione che sta trovando il suo tono, tra i battiti ormai classici della beat generation e quelli della più duratura lirica italiana. E non separa mai sé stesso in modo netto dall'andare delle cose. È dantesco ed è blade runner, insomma. E abbiamo bisogno di poeti così per evitare all'arte della parola umana la chiusura in accademiette, piccoli circuiti mentali e sentimentali, asfissie del ritmo. La sfida che lo attende è grande. Ma lui lo sa». (Davide Rondoni) -
Ultima fermata Italia. Incubi, sogni, deliri e illusioni dalla A alla Z
Napoleone Battista Mussolini si è rifiutato di scrivere l'introduzione di questo volume perché: ""È evidente che il libro è stato scritto da soggetti sovversivi, comunisti, che non hanno rispetto della disciplina. Gente che il mio avo almeno aveva tolto di mezzo"""". Il Cardinale Popuzzo della Curia Romana si è chiesto perché mai dovrebbe curare lui l'introduzione di """"un libro da cui è meglio tenersi lontani giacché non contribuisce a salvare l'anima di nessuno"""". Anche Giandomenico Fantoni del centro sociale emiliano Gambero Rosso ha declinato l'invito a introdurre il volume: """"Non avete alcun diritto di avere qualcuno che legga Ultima Fermata Italia. Spero ne blocchino la pubblicazione. Raccontare la realtà con impudenza o ghignando non ci libererà dal populismo e dal fascismo. Peraltro non giovandosi di contributi pubblici non può essere - sottolinea - di interesse sociale"""". Malgrado codeste buone motivazioni il libro è stato pubblicato lo stesso. E se ora lo stai sfogliando o addirittura l'hai comprato allora non hai scampo! Anche tu patirai il pubblico ludibrio. Amen."" -
Viaggio del sangue
«Libro singolarissimo, dedicato dalla poetessa madre all'evento del figlio. Ma non semplice e dolciastro diario maternale, bensì visionaria mappa mistica e astrale, confessione transoceanica, inaspettata ricapitolazione. Non certo mosso dal facile imporsi di emozioni, piuttosto, vista l'età del ragazzino che vediamo crescere tra le pagine, lungamente meditato e lavorato. Libro che fa sorridere e che fa male. E che stupisce. Nella forma della sincerità assoluta chiamata poesia la madre consegna al figlio ormai cresciuto un talismano, una pietra. Levigata certo dall'arte di Zingonia, ""meticcia"""" di Italia e Costa Rica, e che già ci aveva donato poemetti e raccolte visionarie. Ma anche pietra ruvida, senza sconti. Qui i colori del Nicaragua, i capelli del figlio, le sue trovate bambinesche e sante, una storia complicata di paternità, le inquietudini di una donna, si compongono in un affresco, ordinato secondo i passi di un ciclo naturale. Eppure va in scena la cosa più innaturale: la donna in qualche modo rinasce dal figlio, come accade nella Pietà di Michelangelo, o meglio rinasce come consapevolezza del mondo nell'esperienza della maternità: quella tutta offerta, tutta cura, tutta tremante sorpresa. Tutta fragilità dinanzi a un immenso """"tu"""". Una rinascita di sguardo, di spirito, di anima.» (Davide Rondoni)"" -
Qualcuno ha scambiato le mie ossa
Una visionaria ironia, una leggerezza straziante, una quotidianità visitata da apparizioni. E un tragico sentimento del tempo trattato con delicatezza. La Hohler è tutto questo e molto altro in un libro tradotto in modo partecipe da una lingua ""minore"""" da Barbara Herzog, poetessa di madrelingua svizzerotedesca che la fa conoscere ai lettori italiani. Hohler colpisce di taglio, non si affida a nulla di iperbolico che non sorga dal minimo, trova visioni nei dettagli. La questione del tempo attraversa il libro: dalla poesia che dà il titolo alla raccolta, alla parca che appare in un testo dedicato agli uomini che escono al mattino presto, fino alle riflessioni in versi sulle mucche, le valli, la città. Il tema dell'invecchiamento è più volte richiamato, accanto a quello del passaggio degli anni e dei cambiamenti o delle resistenze dell'implicito nelle relazioni. La poesia della Hohler sorprende a ogni pagina, ha una grazia speciale fatta di lucidità, una sfumatura di spietatezza e una più profonda, invece, di pietas. Un senso di parità al vivente, siano gli animali, le ombre della sua vita, le ragazzine immigrate sul tram. La traduzione della Herzog restituisce questi elementi tipici di una personalità e di una cultura e li fa parlare nella nostra lingua."" -
Martin Eden
Marinaio di origini modeste, Martin immagina da sempre che la vita possa offrire qualcosa di più che navigare e bere con i propri compagni, qualcosa di bello, intenso e raffinato come ciò che accade nei libri che legge. Quando conosce la bella Ruth, borghese, colta ed elegante, se ne innamora al primo sguardo sperando di avere finalmente trovato ciò che cercava. Ma lei è perfetta, irraggiungibile e Martin, per colmare la distanza che li separa ed elevarsi dal proprio stato sociale, decide di diventare scrittore, di condividere con il mondo e con Ruth tutta la Bellezza che lo pervade. La corsa al cuore della donna e al riconoscimento del proprio valore letterario però è piena di ostacoli e Martin si ritrova presto a fare i conti con l'indifferenza e i pregiudizi di una società arida e con i capricci della folla che prima lo respinge e poi lo acclama, come le onde del mare che risuonano da lontano e sembra lo vogliano ancora con sé. -
Odissea tu
Le ""sanguigne"""" del maestro Mazzotta si uniscono ai versi di Davide Rondoni in questo libro a colori fatto di fascino ed """"essenza""""."" -
I prigioni
Raccolti sotto il titolo ""I prigioni"""", """"Agogno la gogna"""", """"Bando al bando"""", """"Muoio se non muoio"""" sono stazioni per una ritirata all'infinito. E comunque si giungerà in ritardo, davanti a un teatro già crollato e di cui ancora si avverte il boato."" -
Quella ricchezza detta povertà. I sentieri di Paolo Bertolani
Avvitandosi in un sentimento molto leopardiano del vero e delle illusioni, del loro reciproco cercarsi e smentirsi, dell'assedio del nonsenso e della necessità di ""dimenticare per non morire"""", la voce di Paolo Bertolani insiste a bruciare sino a liberare faville d'intensissima pietà. """"Poveri tutti quelli che vivono"""" (pòvi tuti quei che viva): poveri gli uomini e i bambini, poveri gli animali... Non c'è che povertà - anche se in essa sta tutta la nostra ricchezza."" -
La voce del fuoco
"Qui si trova il vivere quotidiano che porta con sé la leggerezza di gesti ponderati e fuori tempo, ma anche il desiderio di abbattere le misure solite, e c'è l'abbandonarsi a una linfa primordiale, che approda su dimensioni immaginarie, ossessionanti per chi considera la poesia il centro di ogni respiro. Affiora la forza primitiva di una donna in piena rincorsa, il cui bisogno di percepirsi tutt'uno con le proprie cadute irrazionali supera la paura, ma dopo averla vissuta e analizzata. Trasformare in versi la poetica visione dell'esistenza a cui l'autrice sente di appartenere, con tenerezza e docile follia, è il suo viaggio eterno. Si cela un'indole selvatica dietro un viso etereo. Una sorta di incanto misterioso concede al verso l'occasione di nascere vero e puntuale. Perché la poetessa evolve insieme ad esso, lo asseconda nel suo fluire, sfiora la sensazione di morte, e lotta. """" (dalla quarta di Maria Grazia Nappa)" -
La terza aquila. Il prezzo dell'onore
Nel 9 d.C. il territorio germanico tra l'Elba e il Reno sembra destinato a diventare una nuova provincia romana. Strade e piccoli borghi sono in costruzione e i commerci fioriscono ma tra le fiere tribù barbariche cova la ribellione. Le avvisaglie del pericolo non sfuggono alla giovane recluta Lucio Valerio Giusto di Ariminum che tenterà di avvertire il governatore Varo. Un libro sia per gli appassionati di storia, sia per gli amanti del genere drammatico e avventuroso grazie a un'attenta ricostruzione degli eventi e a un intreccio ben orchestrato della trama. Lo scontro tra Romani e Germani avvenuto nella selva di Teutoburgo all'alba del primo millennio è al centro del romanzo in un'atmosfera fremente e convulsa che coinvolge anche il lettore digiuno di nozioni militari. E poi c'è l'amore, che non si ferma nemmeno in tempo di guerra, e nel libro, come nella vita, i guerrieri acquisiscono tratti più umani e nascono relazioni e complicità destinate a durare tutta la vita. Guerra e amore, onore e tradimento, spietatezza e altruismo... un puzzle realistico in un intreccio figlio di un destino a volte ingrato, a volte inaspettatamente generoso.