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Il lavoro nell'economia digitale globale. Il cybertariato diventa maggiorenne
"Nel 2003, la Monthly Review Press ha pubblicato una raccolta dei miei saggi risalenti alla fine degli anni '70 con il titolo, The Making of a Cybertariat: Virtual Work in a Real World. Questo libro continua da dove si era interrotta quella, riunendo saggi scritti tra il 2006 e il 2013, un periodo tumultuoso nella storia del capi- talismo e dell'organizzazione del lavoro. Nella raccolta precedente, uno dei miei temi centrali era la straordina- ria capacità del capitalismo di sopravvivere alle crisi che periodica- mente minacciavano di distruggerlo, generando nuove merci. Proprio nel momento in cui la sua logica di espansione sembra desti- nata a generare una saturazione dei mercati e una conseguente crisi di redditività, trova nuove aree vitali da includere nel proprio ambito, generando nuove forme di produzione di nuovi beni e servizi per i quali si possono creare nuovi mercati. Siamo ora entrati in un periodo in cui le nuove ondate di mercificazio- ne avviate in periodi precedenti stanno raggiungendo la maturità. Le nuove merci sono state generate attirando nel mercato ancora più aspetti della vita che prima erano al di fuori dell'economia monetaria, o almeno di quella parte di essa che genera un profitto per i capitalisti. Sono ora emersi molti di questi campi di accumulazione, ciascuno con un diverso metodo di genesi delle merci, che costituiscono la base di nuovi settori economici ed esercitano impatti distintivi sulla vita quo- tidiana, inclusi lavoro e consumo. Includono biologia, arte e cultura, servizi pubblici e socialità""""." -
Anni Cruciali. 1957-1968
Prefazione di Roberto Mapelli. -
La civiltà capitalista. L'era degli Dèi senza maschera e dei Re nudi. Manifesto della civiltà democratica. Vol. 2
Con questo secondo volume Öcalan conclude la sua analisi della civiltà, giungendo a conclusioni radicali. Partendo dalle analisi di Fernand Braudel, Öcalan critica il capitalismo considerandolo un'inutile aberrazione che non ha mai posseduto un potenziale progressista, ma che distrugge la società al suo interno. Ne descrive la forma attuale, la Modernità capitalista, come una relazione a tre tra capitalismo, industrialismo e stato nazionale. -
Sfruttamento 4.0. Nuove tecnologie e lavoro
«Le più sofisticate spiegazioni della trasformazione digitale contengono sempre una dose di triviale indottrinamento. Pur conoscendo solo una parte minima di quella letteratura, non ho dubbi che gli scritti di Matteo Gaddi appartengano a un'altra sfera, a un modo completamente diverso di vedere le cose. Per due ragioni. La prima, banalmente, perché Matteo scrive dopo aver visto, analizzato, studiato una novantina di situazioni di fabbrica, mentre di solito la base empirica su cui sono costruite le narrazioni è limitata a un numero ristretto di casi, se non a uno solo. Oppure sono ricerche effettuate con questionari su una larga base di esempi, ma dove il ricercatore non ha mai visto in faccia un lavoratore. Semmai ha intervistato un paio di manager. La seconda ragione è dovuta al fatto che Gaddi la ricostruzione dei sistemi digitali l'ha fatta assieme a quelli che ne sono l'appendice lavorativa, la funzione umana che aziona e al tempo stesso viene governata dai dispositivi. Gaddi ha parlato a lungo con gli operai.» (dall'Introduzione di Sergio Bologna) -
Toyota. La fabbrica della disperazione. Diario di un operaio
Quando Satoshi Kamata scrisse questo diario-inchiesta, la Toyota era già il terzo produttore mondiale automobilistico dopo General Motors e Ford e le sue automobili si stavano rapidamente diffondendo anche nel mercato europeo. Pubblicato in Giappone nel 1973 (senza il nome ""Toyota"""" nel titolo, che la direzione dell'impresa era riuscita a fare togliere), il libro venne tradotto dopo tre anni in Francia e da allora conoscerà una grande fortuna editoriale in varie lingue, diventando un classico dell'inchiesta operaia del Novecento. È un testo di denuncia della condizione operaia alla Toyota, dell'alienazione fisico-psichica sofferta dai lavoratori sotto l'imposizione dei ritmi e metodi produttivi della fabbrica e delle strategie occupazionali e gestionali dell'impresa giapponese che vale come riferimento della base su cui saranno successivamente impiantate tutte le tecniche di miglioramento dell'efficienza produttiva per cui il Toyota Production System è famoso. La prima parte del volume, la più cospicua, è la testimonianza diretta di Kamata, operaio stagionale: con uno stile sobrio, che non si lascia distogliere dal proprio proposito d'inchiesta e di denuncia, l'autore racconta giorno per giorno la propria vita e quella dei compagni alla catena di montaggio nell'officina di assemblaggio delle scatole del cambio della fabbrica principale della Toyota; nella seconda parte, Kamata, dopo un mese, ritorna alla Toyota per un'inchiesta esterna, più breve, complementare alla prima."" -
Le cadute. Il Governo Prodi e la scissione di Rifondazione Comunista (1996-1998)
Dicono che fu Fausto Bertinotti ad affossare il primo governo di Romano Prodi. Dicono anche che egli fu l'esecutore di un complotto ordito dal segretario dei Ds Massimo D'Alema e da quello del Ppi Franco Marini. E qualcuno aggiunge che Francesco Cossiga ci mise del suo per portare alla presidenza del Consiglio dei ministri il primo - e finora l'unico - ex comunista. C'è del vero in queste bugie che, spesso ripetute e ricomposte in una narrazione nella quale il verisimile fa aggio sul vero (cioè, per lo storico, sul documentato o documentabile), si sono trasformate nel tempo in Verità indiscutibili e scontate: in luoghi comuni... L'autore prova a sfatare, oltre a questi luoghi comuni, pure quello secondo il quale un partecipante - come attore e come testimone - alle vicende storiche non potrebbe poi anche cimentarsi in una corretta analisi storiografica di esse. Per lui vale ancora la lezione di Tucidide: ""Ho ritenuto mio dovere descrivere le azioni compiute in questa guerra non sulla base di elementi d'informazione ricevuti dal primo che incontrassi per via; né come paresse a me, con un'approssimazione arbitraria, ma ana- lizzando con infinita cura e precisione, naturalmente nei confini del possibile, ogni particolare dei fatti cui avessi di persona assistito, o che altri mi avessero riportato. Laboriosa e complessa indagine: poiché le memo- rie di quanti intervennero in una stessa azione, non coincidono mai sulle medesime circostanze e sfumature di quella. Da qui resoconti diversi, a seconda della individuale capacità di ricordo o delle soggettive propensioni""""."" -
Lukacs maestro di pensiero critico
"Per quanto lo stesso Lukács non sia riuscito a svolgere la critica radicale necessaria nei confronti dell'ordine sociale post-rivoluzionario, il rifiuto appassionato e intellettualmente coerente della prospettiva di un disarmante pessimismo è rimasto parte legittima e valida del suo discorso. Nel momento in cui il collasso definitivo dello Stato sovietico avrebbe minacciato anche il suo ultimo Prinzip Hoffnung, egli non era più in vita. L'implosione del sistema capitalistico di tipo sovietico ha concluso un'espe- rienza storica durata sette decenni, rendendo storicamente superate tutte le teorizzazioni e le strategie politiche concepite nell'orbita della rivoluzione russa - sia in senso positivo che come varie forme di negazione. Il collasso del sistema non è separabile dalla crisi strutturale del capitale iniziata negli anni settanta. Quella crisi dimostrò chiaramente la vacuità delle strategie prece- denti, fosse il progetto di Stalin di costruire il socialismo superando gli Stati Uniti nella produzione pro-capite di ghisa, o quello altrettanto assurdo del post-stalinismo di costruire una società comunista pienamente emancipata sconfiggendo il capitalismo con una competizione pacifica. Nel sistema capi- talistico di fatto non ci può essere alcuna """"competizione pacifica""""; neppure quando una delle parti in competizione continua a illudersi di essere libera dalle deformanti costrizioni strutturali del capitale nella sua forma storica- mente specifica""""." -
Paulo Freire. Un educatore popolare
Una biografia del grande educatore brasiliano. -
Né con la Russia né con la Nato. La guerra in Ucraina. Appunti storico-politici
Gli scritti contenuti in questo volume sono stati redatti a partire dallo scoppio della guerra alla fine di febbraio 2022 nella stessa successione temporale qui seguita e sono presentati senza alcuna modifica sostanziale. La ragione di tale modalità di presentazione consiste non tanto nel mantenere freschezza alla narrazione, quanto piuttosto nell'esigenza di una narrazione fedele e rispondente a criteri di storicità. In tal modo si pongono i presupposti per una ricostruzione della guerra fedele ed autentica, senza ricadere in ri-scritture ""ex post"""": il parlare con il """"senno del poi"""" è il contrario dell'approccio scientifico. Il rischio di disorganicità è stato tenuto presente ed affrontato """"ab origine"""", tenendo sempre presente la complessità della guerra, da affrontare in tutti i risvolti ed in tutti i dettagli, senza peraltro perdere di vista la sua unitarietà. Tale unitarietà è stata ricostruita secondo l'approccio della geo-politica, vale a dire della scienza politica. Si è quindi bandito l'approccio """"a tesi"""" del pensiero unico, che preclude la possibilità di comprendere gli esatti termini della questione, con l'indefettibile e non apprezzabile conseguenza di cadere vittima, nel delineare gli scenari, di una com mistione tra pensiero e speranza (""""putant quod cupiunt"""", sentenziavano acutamente al riguardo i latini). Prefazioni di Vincenzo Comito e Giuseppe Oddo."" -
I nodi irrisolti del pensiero arabo. Palestina, Riformismo, Jihad
Originario di Jaffa, nato e cresciuto a Damasco, Maher Charif è uno dei maggiori intellettuali palestinesi e arabi viventi, conosciuto per le sue ricerche di storia del pensiero moderno e contemporaneo, dove unisce al rigore scientifico, condito da un forte spirito critico (e autocritico), la passione politica e sociale, nonché l'impegno civile per i più alti valori della cittadinanza. I saggi qui riuniti offrono una sintesi dei suoi tre principali filoni di studio: la questione palestinese, il riformismo/rinascimento arabo, la dottrina del jihad. Temi scottanti e nodi attualmente irrisolti, che invitano all'approfondimento e al dibattito. È in questo senso che vengono offerte, nella seconda parte del volume, stimolanti piste di riflessione, frutto del contributo di alcuni tra i migliori specialisti/e del nostro paese. Contributi di Edoardo Baldaro, Paolo Branca, Isabella Camera d'Afflitto, Azzurra Meringolo, Simone Sibilio. -
Lettere agli italiani. Lettere a Cesare Cases, Alberto Carocci, Giudo Aristarco, Aldo Zanardo, Elsa Morante
L'Italia è sempre stata al centro dell'interesse personale di Lukács, fino al punto che poco prima di morire ebbe a scrivere: «Ho sempre preferito l'Italia alla Germania per la vita quotidiana». Si possono comprendere facilmente le ragioni di tale preferenza (clima, cibo, bellezze artistiche e naturali). Rimase, però, per tutta la vita l'ostacolo della comprensione della lingua: nonostante Lukács abbia vissuto un anno a Firenze tra il 1911 e il 1912 non imparò mai l'italiano. La conoscenza della nostra cultura e dei suoi intellettuali avvenne, quindi, sempre attraverso il filtro del tedesco, la lingua che usava per la sua produzione culturale. Non si può, quindi, affermare che conoscesse molto profondamente la cultura italiana. Eppure, come scritto sopra, l'interesse verso l'Italia è sempre stato vivace e vissuto. In pratica, al di fuori del mondo mitteleuropeo e della Russia, Lukács viaggiò soltanto una volta in Francia, Svizzera e Scandinavia e molte più volte in Italia. La vivacità dell'interesse di Lukács verso l'Italia si può notare proprio nel carteggio con gli italiani. Ci sono continue richieste di informazioni sulla cultura italiana del passato e del presente o progetti di viaggi che si sono realizzati o sono rimasti solo intenzioni desiderate. A testimoniare questo interesse ci sono anche i saggi dedicati ad autori italiani - da Dante a Manzoni, da Croce a D'Annunzio - e la considerazione in cui teneva Gramsci, che purtroppo non conobbe personalmente, né mai lesse a causa del suddetto ostacolo della lingua e della scarsezza di traduzioni, al tempo della vita di Lukács, nelle lingue da lui conosciute: tedesco, ungherese, inglese e francese. Conobbe molto probabilmente Togliatti a Mosca e ne ebbe sempre un giudizio positivo. Considerò sempre con stima gli scrittori italiani a lui contemporanei, Calvino, Moravia e specialmente la Morante, di cui qui le lettere che le indirizzò. Incontrò Pasolini e insieme assistettero a ""Il Vangelo secondo Matteo"""". Insomma sfruttò tutte le occasioni che gli presentarono nel corso della vita per approfondire il suo interesse verso l'Italia, ma si tenga conto che dal 1914 al 1945 i rapporti con l'Italia erano praticamente impossibili. Dopo la guerra, i rapporti tra Italia e Ungheria non erano stretti, ma ciò nonostante Lukács mantenne un suo personale rapporto con l'Italia e, in particolare, con il Partito Comunista Italiano, che considerò come una sorta di partner privilegiato nella sua produzione intellettuale. Il referente italiano di questo rapporto fu soprattutto Cesare Cases, la corrispondenza con il quale rappresenta la parte maggiore di questo libro."" -
Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica
"Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica"""" di Galvano della Volpe è stato pubblicato a Roma da Editori Riuniti nell'aprile 1957. Il libro è l'esito coerente di un intenso lavoro teorico nel campo marxista. Se per Rousseau l'uomo è la persona, l'individuo depositario di diritti originari, la società pensata nel """"Contratto sociale"""", assumerà i tratti esclusivi, eppure riconoscibili, con cui nell'età moderna si presenta la libertà borghese. All'individualismo atomistico ed astorico proposto dal filosofo ginevrino, la cui genealogia ci riporta alla tradizione platonico-cristiana, della Volpe contrappone la concezione dell'uomo come ente sociale esposta da Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844. Il libro non si limita, tuttavia, a riproporre le tesi classiche del marxismo su Rousseau. La sua novità risiede nel fatto che della Volpe si interroga sul lascito politico non ancora «storicamente esaurito» di Rousseau. Nei saggi scritti tra gli anni Cinquanta ed i primi Sessanta, si rafforza in lui la convinzione che occorra separare in maniera radicale gli esiti politici dai presupposti ideologici di Rousseau. In tal senso, secondo della Volpe, Rousseau prospetta un modello di società che esce fuori dai parametri storici e ideologici della borghesia. «È il concetto di una società egualitaria non livellatrice: una società così costituita da realizzare in e per se stessa un tipo di eguaglianza o giustizia consistente in una proporzionalità universale di differenze sociali e di differenze personali di merito (forza, talento etc.)». Si tratta di una «proporzionalità universale in quanto assicurata dalla """"forza comune"""" del """"corpo sociale"""". Così si apre una domanda sulla democrazia poi lasciata cadere nell'""""Emilio"""" e nel """"Contratto sociale"""", ma che si realizza storicamente nel socialismo. Il progetto politico originario di Rousseau non è dunque esaurito, ma trascende la rivoluzione borghese, imprimendo uno sviluppo ulteriore all'idea di democrazia. postfazione di Francesco Bochicchio" -
La mente esiste
Mente-corpo: per tanti non è un problema, invece dovrebbe esserlo. Sostenerlo significa vedersela con le teorie riduzioniste dell'identità - uno stato mentale è identico a uno cerebrale, ovvero la mente altro non è che il corpo e addirittura le teorie eliminativistiche - la mente non esiste. Significa anche colpire la cieca fede nella scienza, criticare e rifondare discipline: non solo la filosofia, ma anche la nostra medicina ufficiale e riduzionista, e la sociologia dell'emergenza del mentale. Finché il rapporto mente-corpo non ci apparirà più un mistero insoluto, ma un destino cui non si può sfuggire, perché le contraddizioni in cui cade chi vuole eliminare la mente sono davvero ineliminabili. -
Sport e vita buona
L'autore traccia un percorso con cui esamina antropologicamente i rapporti fra sport e tempo libero e fra scuola, famiglia, mass media, per individuare le ragioni di questo declino e proporre antidoti efficaci contro la pericolosa espansione tra i giovani di una cultura della sedentarietà (la cultura del videogame, del computer, della televisione) che esprime la perdita di ruolo delle tradizionali agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, parrocchia) sostituito dal ruolo che ormai viene giocato dal gruppo amicale. -
Al di qua dei media. Introduzione agli studi di comunicazione e interazione sociale
Questo volume presenta, sotto forma di manuale introduttivo, un'ampia e argomentata panoramica delle riflessioni condotte dalla linguistica strutturale, dalla semiotica e dalla sociolinguistica, da una parte e dalla sociologia e psicologia, dall'altra, tentando di farle dialogare e convergere, così che l'universo della comunicazione possa rappresentarne un nuovo e fecondo terreno d'incontro. Ogni volta che si parla di comunicazione la si esalta o se ne lamentano gli effetti negativi sulla vita sociale e sugli individui. In effetti, gli uomini oggi comunicano sempre più, ma si comprendono sempre meno: da qui la Babele quotidiana. -
Lo spot elettorale
Le elezioni politiche italiane del 2001 sono alle porte e la macchina elettorale si è rimessa in moto, avvalendosi in maniera sempre più massiccia dello spot come strumento primario di comunicazione di massa. Optando per un linguaggio non specialistico e rivolgendosi a un pubblico quanto mai ampio, l'autrice fa riferimento alla varia letteratura sviluppatasi sull'argomento, fermando l'attenzione sullo spot come artefatto comunicativo e insistendo sull'analisi dei testi e sulla necessità di imparare a leggere i messaggi dei politici, decifrando le strategie di marketing che li sostengono. Il linguaggio immediato, lapidario, senza repliche, nato originariamente in pubblicità, ha sostituito l'argomentazione in sede politica. -
Postcomunismo e media
Il fondamentale ruolo assunto dai mass media nelle società contemporanee ha favorito la nascita di moltissimi studi sui meccanismi della comunicazione di massa. Nel delineare i principali aspetti dei nuovi mercati della comunicazione nel decennio postcomunista, l'autore cerca di cogliere differenze e analogie con la situazione dell'Occidente, esaminando tanto il rapporto media/stato/mercato, quanto quello media/politica/opinione pubblica, le relazioni tra strutture di potere delle nuove società postcomuniste, la loro influenza in questi contesti, chi li controlla e quali sono gli effetti della globalizzazione della comunicazione. -
Vita da fan
Che cosa significa essere un fan? Che cosa si fa, da fan? Ce lo spiega Enrica Tedeschi, raccontandoci storie, frammenti di esperienze e di emozioni provenienti da un mondo imprevedibile e contraddittorio, che al contempo esprime una grande forza creativa. Partita per fare una ricerca sulla comunicazione musicale, la sociologa Enrica Tedeschi si è trovata coinvolta nella vita dei fan scoprendo che, tollerati dalle forze dell'ordine e vituperati dai mass media, nessuno, né gli artisti, né gli organizzatori, né i distributori, possono fare a meno di loro. -
Metropoli piccole
Metropoli piccole. Un'espressione che è quasi un nonsenso, una definizione che ribalta l'immagine che la letteratura, il cinema, l'arte ci hanno consegnato: quella della metropoli come gigantesco artificio, insieme denso, affollato di oggetti smisurati. Esiste invece una condizione metropolitana che si riconosce nei modi nuovi con cui sono utilizzate e percepite molte parti del territorio italiano. Nuove aree metropolitane nascono anche nelle province italiane, mescolando infrastrutture, campagne, centri antichi e nuovi. Sono metropoli piccole perché si confrontano con le misure raccolte del paesaggio italiano. Sono metropoli perché è metropolitana l'idea di spazio e di uso del territorio dell'abitante che le percorre. -
La lingua che ospita. Poetiche, politiche, traduzioni
L'autrice intesse una sorta di dialogo dell'erranza con altri ""viaggiatori del pensiero"""" e attraversatori di culture artefici di nuove costruzioni poetiche e politiche: Paul Gilroy, Gloria Anzaldùa, Rosi Braidotti, Robin Morgan, Chela Sandavol, Analouise Keating, bell hooks, Arundhati Roy, Edward Said, Jacques Derrida, Toni Morrison, Johnella Butler, Grace Paley, Noam Chomsky, Audre Lorde, Fatema Mernissi, Gore Vidal, Vandana Shiva, e tanti altri. I testi presi in esame vanno dalla poesia al racconto, al romanzo, al saggio, all'articolo, anche online, ai film. La lettura coniuga studi culturali, teoria della letteratura, studi femministi e semiotici, studi sulla traduzione, e intreccia voci di donne e uomini, autori occidentali e non.""