Sfoglia il Catalogo feltrinelli030
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 1021-1040 di 10000 Articoli:
-
Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell'etnografia
A quasi vent'anni anni di distanza dalla sua prima pubblicazione in America, questo libro continua a essere un testo chiave, un punto di riferimento per chiunque si chieda oggi in che modo gli studiosi occidentali possano rappresentare le culture ""altre"""". Nato dall'incontro di dieci studiosi - otto antropologi, uno storico e un critico letterario - svoltosi a Santa Fe, nel New Mexico, nell'aprile del 1984, per organizzare un seminario sulla """"costruzione del testo etnografico"""", """"Writing Culture"""" è una critica radicale del mondo accademico nordamericano e dell'Occidente """"evoluto"""". Se la scrittura riflette inevitabilmente il contesto istituzionale e politico di chi se ne avvale, è possibile rappresentare """"fedelmente"""" e """"autenticamente"""" culture e realtà diverse dalla propria? Con quale diritto e quale autorità? Le risposte degli autori, profondamente conflittuali con le regole fino a quel momento condivise da etnografi e antropologi, costituiscono da allora un riferimento teorico per ogni studioso di scienze umane."" -
Il soggetto e la differenza. Per un'archeologia degli studi culturali e postcoloniali
Stuart Hall è una delle figure chiave della teoria culturale britannica ed europea degli ultimi anni. I suoi studi e interventi costituiscono ormai un punto di riferimento essenziale in diversi campi della teoria critica: dagli studi culturali ai Migration Studies, dai Race ai Media Studies, dagli studi postcoloniali ai Black British Cultural Studies. Questa raccolta propone i suoi saggi più noti e dibattuti, offrendo una panoramica esauriente sia dei suoi molteplici interessi sia dell'evoluzione del suo pensiero negli ultimi 25 anni. Questi saggi ci restituiscono l'immagine di uno sguardo davvero originale e transdisciplinare, attento alle dinamiche delle soggettività e delle differenze, ma anche di un intellettuale impegnato nella riflessione e nel dibattito pubblico su alcuni dei temi cruciali dello scenario economico, politico e culturale contemporaneo: la cultura e la comunicazione di massa, l'etnicità e il razzismo, le migrazioni, il multiculturalismo, le nuove identità black, il thatcherismo, il neoliberismo e il postfordismo, la globalizzazione, il postcolonialismo. -
Ecologia della cultura
Questa antologia propone per la prima volta al pubblico italiano un percorso ragionato e introduttivo di lettura dell'opera di Tim Ingold, arricchito da un inedito capitolo autobiografico dell'autore. I testi selezionati rappresentano infatti le tappe più significative della sua interpretazione dell'agire umano in chiave ""ecologica"""", come esito di una serie di relazioni con il proprio ambiente. continuamente aperte e in evoluzione. Emergono da queste pagine una critica radicale dello iato esistente tra scienze della natura e scienze della cultura e un'esplorazione originale dei rapporti tra biologia dello sviluppo. psicologia ecologica e antropologia culturale. Un'analisi dei grandi temi del dibattito antropologico ed epistemologico contemporaneo."" -
Foucault ingovernabile. Dal «bios» all'«ethos»
Nelle letture recenti del pensiero di Foucault, a torto o a ragione, si è insistito molto sulla biopolitica. Il che ha offuscato l'importanza della genealogia detta governamentalità che è la cornice in cui il filosofo francese colloca la stessa biopolitica. In questa cornice egli pone anche la sua analisi di liberalismo e neoliberalismo, che consente fra l'altro di mettere a fuoco il controverso rapporto di queste forme di governo con la democrazia. La governamentalità inoltre interagisce con i temi della cura di sé e del coraggio della verità che si impongono nelle ultime ricerche di Foucault. In questa interazione il primo tema si apre a possibili declinazioni in termini di 'auto-governo dell'ethos' come cura del mondo; il secondo invece rivela forti potenzialità critiche verso le forme neoliberali della libertà. Da questa angolatura il neoliberalismo può essere posto in discussione per i suoi effetti problematici sull'ethos sociale prevalente inteso sia come modo di rapportarsi al potere sia come modo di abitare il mondo. -
La linea di polvere. La cultura bororo tra mutamento e auto-rappresentazione
Il libro - basato su una ricerca etnografica svolta durante il Funerale Bororo con Kleber Meritororeu in Mato Grosso (Brasile) - focalizza tensioni, conflitti e scambi tra tradizione e mutamento nelle aldeias (villaggi) di Meruri e Gargas. Parola chiave in senso metodologico, politico e narrativo è auto-rappresentazione. I Bororo sono performers e interpreti del loro funerale attraverso istanze sacrali e tecnologie digitali, coinvolgimenti alterati e svolgimenti filosofici. L'autore sperimenta composizioni narrative diversificate prima, durante e dopo il rituale, mescola concetti sensoriali, foto emozionali, logiche innovative. La linea di polvere è frontiera immateriale e porosa tra il mestre dos cantos José Carlos Kuguri e lo stesso antropologo, durante la trasfigurazione della moglie morta in cranio vivo: in arara, pappagallo ancestrale. Per i Bororo, vita e morte sono un transito tra corpo-vivo (body) e corpo-morto (corpse), tra umani e animali, piante e divinità. Il rituale non ripete solo le tradizionali cosmologie, quanto tenta di elaborare soluzioni ai mutamenti crescenti dentro e fuori i villaggi. -
La via dell'anima. Simmel e la filosofia della cultura
Definito da Friedrich H.Tenbruck come '""doctor utriusque' della realtà"""", Georg Simmel è unanimemente considerato nella contemporaneità uno dei crocevia , obbligati di riferimento per lo studio del ruolo della cultura nell'azione umana, non solo per il rapporto che intrattiene con la struttura sociale ma anche per la comprensione delle forme della vita individuale. Simmel, in modo singolare, come ha detto Jürgen Habermas, si presenta a noi come Zeitdiagnostiker, """"diagnostico dell'epoca"""" moderna, ovvero come """"il critico della cultura"""" che ci è """"nel contempo vicino e distante"""". Nella sua opera il filosofo di Berlino ha sviluppato un'originale e complessa filosofia della cultura che poggia su una diagnosi del conflitto della cultura moderna tutto esemplato, nella matrice ontologica che pervade l'inquieto vìncolo dell'umano, sulla tragica e lacerante contraddizione (non mediabile) che segna, nel suo fluire dinamico, la Vita nella lotta contro le Forme che ineludibilmente la oggettivano, la manifestano e la cosalizzano. La separazione tra soggettivo e oggettivo segna alternativamente la 'crisi', la 'tragedia' o la 'patologia' della cultura nel conflitto della modernità, le cui propaggini si riflettono in modo vistoso anche nel mondo globale contemporaneo dominato dalla frammentazione e nel quale è difficile erogare un surplus di senso e di significato che sappia eliminare la frequente denutrizione intellettuale e affettiva degli individui. Un mondo nel quale, come diceva paradossalmente Simmel, """"tutto è interessante, nulla è più significativo"""". Un siècle après, come sostiene Antonio De Simone in """"La via dell'anima"""", la diagnosi simmeliana e la sua filosofia della cultura permangono, intempestivamente, ancora in tutta la loro problematica e cogente 'attualità'."" -
La semimbecille e altre storie. Biografie di follia e miseria: per una topografia dell'inadeguato
È stato il caso a restituire te impronte di una vita da semimbecille, sperduta nelle pieghe di documenti negletti e polverosi e ormai risei nella forma archivio. A partire da questo caso, il volume prova a restituire la parola ad alcuni deviatiti di oggi. Come gli uomini infami d Foucault, anche le soggettività che parlano in questo libro sono r mente esistite o esistono ancora, con le loro vite oscure e sfortunate minuscole e silenziate, con la loro rabbia e la loro incerta follia. Maria, la semimbecille, è il caso infame del passato che, insieme ali storie scellerate del presente, consente di tracciare una topografia dell'inadeguato e una cartografia delle pratiche di governo della follia, delle strategie di costruzione della ""désaffiliation"""" e dell'esclusione versi luoghi e tempi di produzione della disperazione sociale."" -
Nuove geografie del suono. Spazi e territori nell'epoca postdigitale
I processi di profonda trasformazione in atto nei territori e nei paesaggi all'inizio del XXI secolo sono diventati negli ultimi tempi oggetto di studio da parte di geografi, sociologi, architetti, antropologi ed artisti. Ne emerge una visione critica dei sistemi economici e politici, di antropizzazione e di colonizzazione culturale, innescati dalle dinamiche del capitalismo globale. Questo libro si propone di indagare alcune di queste trasformazioni, inquadrandole in riferimento alle prospettive di ricerca offerte dagli studi culturali e postcoloniali, a partire dall'analisi di una serie di pratiche estetiche legate al suono (sound art, paesaggio sonoro) che nascono dall'esperienza delle geografie in emersione dal contesto post-globale. Aree rurali, luoghi abbandonati, zone ai margini si rivelano attraverso modalità di ascolto che le riconfigurano come spazi estetici e critici inusitati e aumentati, attraversati dal suono non solo come strumento, ma come metodo e dispositivo di indagine. -
Outsiders. Studi di sociologia della devianza
"Outsìders"""" è un classico, forse il classico, della sociologia della devianza. Ma anche molto altro: una lettura appassionante, una descrizione di mondi, di pratiche, di interazioni. In """"Outsider"""" non si troveranno teorie sulle cause e l'origine del crimine ma resoconti etnografici su come ci si costruisce una """"carriera"""" da deviante, apprendendo codici e routine, nel corso del tempo e in continua interazione con le rappresentazioni proiettate da istituzioni e contesti sociali. Si tratta della cosiddetta """"teoria dell'etichettamento"""". Ma il campo di osservazione di Becker non si limita agli stigmatizzati, coinvolge anche gli stigmatizzatori, coloro a cui è deputata l'applicazione della norma: poliziotti, giudici o assistenti sociali, ma anche gli """"imprenditori morali"""", ossìa coloro per i quali, con un fulminante jeux de mots, """"il lavoro non è una preoccupazione ma la preoccupazione è un lavoro""""." -
Jet-lag. Antropologia e altri disturbi da viaggio
Viaggiare oggi è diventato più rischioso e soprattutto più fastidioso. I cento disturbi che assediano il viaggiatore contemporaneo vanno dal mal d'aereo alle punture d'insetti, dalla paura dei dirottamenti ai rischi più propriamente culturali: shock di ambientamento, incontro con lingue, mentalità, ambienti estranei e talvolta ostili. L'industria del turismo e del viaggio ha occultato tutto ciò sotto la carta patinata dei dépliant. Ma l'incontro con altri paesi e altre culture non sempre porta a esiti felici, e il disagio è forse l'unica reazione possibile di fronte a un mondo solo apparentemente globalizzato. Gli antropologi sono gli antesignani di questo disagio. Essi devono, per mestiere, andare in posti lontani per dimostrare sulla propria pelle che le culture sono differenti e spesso impenetrabili, o meglio che ci vuole il tempo e la fatica dell'esperienza perché la visita non si trasformi in dramma o in prepotenza. Per l'antropologo, come per il viaggiatore, jet-lag significa la coscienza della complicazione del mondo raggiunta attraverso il disagio dello spostamento. -
Roma, Firenze, Venezia
L'amore profondo per l'Italia e l'interesse per lo spazio sociale urbano in quanto luogo privilegiato di forme estetiche condussero Simmel a dedicare tre brevi saggi a tre città d'arte italiane Se in Roma l'analisi ruota attorno alla bellezza della città eterna in virtù dell'unione di una moltitudine di elementi in grado di dar vita a un'armonia perfetta, in Firenze l'autore individua i temi della fusione di natura e spirito che la città del Rinascimento sembra riuscire a preservare e a perpetuare, assurgendo a modello resistente a qualsiasi modernità. In Venezia, infine, l'autore si concentra sul tema dell'assenza di verità, ossia di una realtà esteriore che non riesce a esprimere la propria natura interiore, e che quindi pregiudica l'armonia tra le parti, dando luogo alla tragedia della modernità. In queste dense e nitide pagine, ricche di intuizioni profonde, Simmel, quasi fosse un pittore impressionista, ritrae la bellezza di Roma, Firenze e Venezia, restituendone con precise pennellate tutta l'armonia e l'inafferrabile mistero. -
In campo aperto. L'antropologo nei legami del mondo
Il desiderio di capire ""gli altri"""" e il loro universo non è solo prerogativa dell'antropologo. L'assistente sociale e l'educatore di strada, l'insegnante e il formatore, il manager d'azienda e il sindacalista, i ministri di culto, l'architetto e l'urbanista condividono questo desiderio, ma anche l'inquietudine che sorge dal trovarsi disarmati di fronte alla sua realizzazione, forse perché troppo coinvolti nelle proprie pratiche e categorie. In campo aperto illustra la risposta esemplare che la ricerca antropologica offre per realizzare questo desiderio, assumendo proprio l'inquietudine e la vulnerabilità come costitutive del gesto del comprendere. Lo fa raccontando al lettore due storie; l'esperienza di campo di un antropologo francese, Gerard Althabe, e quella personale dell'autore. L'itinerario, dal Congo al Madagascar (Althabe), alta Sicilia (Fava), passando per la Francia di Sartre, è esigente, e come per ogni itinerario i punti di partenza possibili sono tanti, il camminare è anche una sosta e l'arrivo non ha mai fine. """"Chi sei per le persone che incontri?"""", """"Chi sono per coloro con cui interagisco nella mia ricerca?"""": Fava ha fatto proprie queste domande. Poste durante la pratica di campo o all'interno delle pratiche professionali, esse """"decentrano"""" tutti e in primo luogo l'antropologo con il suo sapere, e trasformano ogni suo incontro in un evento che contiene inesplorate le risposte alle domande irrisolte circa la riflessività critica, l'intersoggettività e l'etica della ricerca."" -
Definizione zero. Origini della videoarte fra politica e comunicazione. Nuova ediz.
Nel pieno delle contestazioni degli anni Sessanta, arriva il video ed è subito fagocitato dagli artisti e dagli attivistirnÈ il medium giusto al momento giusto, per creare una televisione dal basso capace di coinvolgere lo spettatore in situazioni collettive che gli permettono di entrare consapevolmente e fisicamente nel processo di trasmissione delle immagini. Dalle installazioni TVCC di Dan Graham e Peter Campus alle sperimentazioni sul segnale elettromagnetico di Nam June Paik o Steina e Woody Vasulka, fino alle esperienze italiane più innovative (Luciano Giaccari, Alberto Grifi, collettivo Videobase, Laboratorio di Comunicazione Militante), il volume di Simonetta Fadda analizza il video come tecnologia e come forma culturale dell’epoca analogica, ripercorrendo la sua storia iniziale nel mondo dell’arte e dell’attivismo politico, fino al 1979. Pubblicato per la prima volta nel 1999, in questa nuova edizione, ampiamente aggiornata e integrata da materiali inediti e da scritti dei “pionieri” della video arte in Italia, Definizione zero estende l’orizzonte della ricerca alla svolta visuale determinata dal digitale, con una riflessione finale sulle ricadute estetiche e antropologiche della tecnologia numerica. -
Supermamme e superpapà. Il mestiere di genitore fra gli Usa e noi
Cosa è diventato oggi l’essere padre e madre? Un impegno economico ma anche un’attività estenuante Si inizia già in gravidanza a stimolare le potenzialità del nascituro. Una volta venuto al mondo, poi, non basta informarsi sulle migliori strategie educative; bisogna diventare veri e propri esperti dei differenti stili genitoriali e posizionarsi all’interno di un mosaico di tribù e appartenenze identitarie: mamme tigri, mamme coccodrillo, mamme chioccia, mamme elicottero, mamme droni. Vivendo con sei famiglie di bambini cui è stata diagnosticata l’Adhd (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) a Detroit e New York, Francesca Nicola ci restituisce etnograficamente uno spaccato della quotidianità di madri e padri impegnati a essere non solo educatori, ma anche terapisti, nutrizionisti, avvocati e guide spirituali dei loro figli. Uno scenario statunitense ma sempre più globale, popolato da genitori stanchi, insicuri, ansiosi, sovraresponsabilizzati e soli. -
Manuale di sociologia generale. Nuova ediz.
Questo manuale, scritto da uno dei più noti sociologi spagnoli, elabora una concezione della società come prodotto delle azioni che gli esseri umani intenzionalmente compiono. Tradotto in Italia vent'anni fa circa, Manuale di sociologia generale torna oggi disponibile, ampliato e aggiornato, agli studiosi di scienze sociali. Il testo, concepito per quanti iniziano a interessarsi di sociologia, illustra con chiarezza i concetti fondamentali della materia, senza dimenticare l'opera dei padri fondatori e il loro contributo sia da un punto di vista teorico che metodologico. Il manuale, tanto originale quanto rigorosamente scientifico, tiene inoltre conto dei vari mutamenti sociali e culturali avvenuti negli ultimi anni. Chiara ed esaustiva, questa nuova edizione italiana, riadattata da Mariella Nocenzi e Angelo Romeo sotto la direzione dell'autore, è uno strumento indispensabile per chi si occupa di scienze sociali. -
Noi, infanti planetari. Psicoantropologia del tempo presente
Elaborare un rapporto più efficace tra mondo interno e mondo esterno, come via per un'effettiva pratica della libertà, è un compito epocale che ognuno di noi ha di fronte. Non basta cercare fuori di noi se non ci occupiamo allo stesso tempo di ascoltare e comprendere come estendere il nostro mondo interno, per contenere l'epoca in cui viviamo. Non abbiamo ancora parole e alfabeti per dire un presente che ci vede abitanti del pianeta che ci ospita. Dobbiamo divenire capaci di agire, guardare e narrare i luoghi dal mondo, ma continuiamo a guardare il mondo dai luoghi. In fondo, forse, questo si può intendere per bellezza: l'estensione di quello che ognuno sente di essere nella relazione con gli altri e con i contesti della vita; un'estensione in grado di aumentare i propri modi di sentire sé stessi e il mondo. Una via, quella dell'ampliamento del senso del possibile e dell'esperienza di bellezza, che è probabilmente condizione essenziale per sottrarsi alla sottomissione e generare innovazione sociale. -
La letteratura e la mente. Svevo cognitivista
"Tutto il nostro mondo meno quello del pensiero è molto difettoso"""": così scriveva Ettore Schmitz in arte Italo Svevo nei suoi """"Diari"""", ricordandoci come il modernismo in letteratura segni una prevaricazione della mente sulla realtà e del punto di vista sull'oggetto focalizzato. Per comprendere come le narrazioni costituiscano i più elevati artefatti neuro-cognitivi che l'uomo possa produrre, nessuno come Svevo ci è d'aiuto. Egli sostiene infatti che scrivere - anche meno, 'scribacchiare' - sia una misura di 'igiene' necessaria alla vita stessa, persuaso del fatto che se non mettessimo nero su bianco ciò che pensiamo ogni giorno, ciò che ci accade ogni giorno, le relazioni e lo stile di vita che adottiamo ogni giorno, non saremmo letteralmente in grado di dire cosa abbiamo pensato, vissuto, esperito. Sottrarsi alla vita per costruirla artificialmente nella mente: Svevo inizia dunque a sostenere ciò che per l'homo sapiens del terzo millennio diventerà una necessità. Questo libro ricostruisce sia in termini teorici generali sia con un'analisi del testo rigorosa questo salto nel vuoto della creatività a futura memoria." -
La lingua che ospita. Poetiche, politiche, traduzioni
La lingua che ospita pluralizza le coordinate-guida della riflessione indicate nel sottotitolo (Poetiche, politiche, traduzione), ponendosi come strumento di interrogazione della mobilità transfrontaliera. Deterritorializzazione, contaminazione, creolità de-colonizzazione, traduzione, trasformazione sono i territori costitutivi di questa narrativa. La proposta teorico-critico-performativa di questa indagine è la smobilitazione delle demarcazioni dei confini geo-politici ed artistici con pratiche di border criticai thinking. Il concetto occidentale di mappa è smontato per delineare le geo-corpo-grafie della creatività artistica e della mobilità senza frontiere che decolonizzano la normatività critica, gli steccati disciplinari e la geopolitica del respingimento lungo le frontiere di qualsivoglia mappa-mondo. -
Il culto moderno dei fatticci
La parola ""feticcio"""" e la parola """"fatto"""" hanno la stessa etimologia ambigua. La parola """"fatto"""" rinvia però alla realtà esterna, la parola """"feticcio"""" alle credenze del soggetto. Incalzati dalla necessità di tenere distinto il soggetto dall'oggetto e dunque la conoscenza, che è consapevolezza di tale differenza, dalla credenza, che la ignora, i moderni, secondo Bruno Latour, hanno tentato d'istituire un vero e proprio processo al feticcio. Ma ora è arrivato il momento di smetterla di distinguere i feticci dai fatti, la conoscenza dalla credenza, il soggetto dall'oggetto, unendo le due fonti etimologiche nel """"fatticcio"""", cioè la robusta certezza che permette alla pratica di passare all'azione senza mai credere alla differenza tra immanenza e trascendenza. Ecco allora che il fatticcio può definirsi come """"la saggezza del passare, come ciò che permette il transito dalla fabbricazione alla realtà; come ciò che dona l'autonomia che non possediamo"""". D'altra parte, scrive Latour, senza i fatticci gli uomini """"sarebbero delle macchine, delle cose, degli animali feroci, dei morti""""."" -
La bellezza e la bestia. Il fascino perverso della chirurgia estetica
A un tempo teorico e colloquiale, pubblico e intimo, La bellezza e la bestia è una vera e propria indagine etnografica, capace di descrivere un paese come la Colombia, in cui la rilevanza dell'estetica disegna uno scenario sul quale si mostrano alcune delle più importanti e problematiche idee sul corpo.rnLa bellezza e la bestia si apre con una domanda: la bellezza è destinata a finire in tragedia? L'antropologo Michael Taussig, con l'attenzione e l'acume teorico che lo contraddistinguono, esamina gli sconsiderati, audaci e alle volte distruttivi tentativi intrapresi per trasformare il corpo attraverso la chirurgia estetica. Attingendo dalla lunga esperienza sul campo in Colombia, Taussig unisce a un'analisi della chirurgia destinata ad accrescere la bellezza di una persona lo studio del suo omologo, sovente trascurato, rappresentato dagli interventi - ai quali spesso ricorrono criminali d'alto profilo - che invece ne mascherano l'identità, e stabilisce cosi un collegamento tra la lunga guerra civile colombiana e l'industria cosmetica in generale. Taussig parla di interventi chirurgici finiti male e se ne serve per inscrivere le specificità del suo studio all'interno di un orizzonte analitico di maggior ampiezza, riguardante la bellezza del corpo femminile e il consumo. Cosi facendo, colloca quella che egli chiama ""chirurgia cosmica"""" nell'intersezione tra la dépense, o """"dispendio"""", di George Bataille e le idee di Max Horkheimer e Theodor Adorno sul dominio della natura. Senza mai accontentarsi di una semplice critica, l'autore esamina l'esuberanza che tale spreco crea e quale sia il suo ruolo nel guidare la forza economica.""