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Slumberland
Dal vincitore del Man Booker Prize 2016, torna in una nuova edizione Slumberland. Ambientato a Berlino nel 1989, è la storia Dj Darky, un nero di Los Angeles che sogna di ritrovare Charles Stone, mitico musicista dell’avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto pezzo beat. «Un'avventura eccentrica alla ricerca del suono perfetto» - Gianni Santoro, Robinson«Lo scrittore afro-americano demolisce con allegria le ambiguità della correttezza politica.» - Veronica Raimo, TTL, La StampaUn romanzo osannato dalla critica in cui Paul Beatty, con tono provocatorio e humour raffinato, riflette sulla questione razziale, sulle relazioni uomo-donna e su tanta musica, costruendo un graffiante ritratto delle contraddizioni di quegli anni. -
Un incantevole aprile
Un delizioso e irriverente romanzo al femminile che, uscito per la prima volta nel 1922, fu subito un bestseller.rnDa Un incantevole aprile, uno dei romanzi di maggior successo dell’autrice, sono stati tratti due film.rnrn«Un romanzo sulla bellezza bello a sua volta; parla dei sensi ed è sensuale, ma soprattutto, parlando di felicità rende felice il lettore» -rndall’introduzione di Cathleen Schinernrn«La donna più intelligente della sua epoca» - rnH.G. Wellsrnrn«Il romanzo più affascinante di Elizabeth von Arnim, in tutti i sensi: fa un incantesimo… una favola impregnata di sole» - rnThe Guardianrnrn«Pieno di colline nebbiose e flora lussureggiante, il romanzo è una descrizione sognante e sensuale delle glorie della primavera italiana» - Mail On Sundayrnrn«Quest’opera meravigliosa avrà un effetto magico su tutti voi» - rnDaily TelegraphrnrnrnIn un club della Londra anni Venti due signore inglesi scoprono di essere accomunate da una vita amorosa insoddisfacente, molto diversa da quella che avevano sognato il giorno del matrimonio. Mrs Wilkins, timida e repressa, è sposata con un avvocato ambizioso che «lodava la parsimonia tranne quando si trattava del cibo che finiva nel suo piatto»; Mrs Arbuthnot, estremamente religiosa, è sposata a uno scrittore di biografie sulle amanti dei re: per una donna come lei, una cosa davvero sconveniente. Insieme decidono di rispondere a un annuncio per l’affitto di un castello a San Salvatore, piccola cittadina della Liguria, per tutto il mese di aprile. A loro si uniscono Mrs Fisher, un’anziana signora che incarna appieno la morale vittoriana nel portamento, nelle amicizie e nella rigida etichetta che esige sia rispettata, e Lady Caroline, giovane ereditiera di una bellezza sopraffina in cerca di requie dalla vita mondana e dagli innumerevoli spasimanti. Le quattro donne, che si conoscono a malapena, si lasciano così alle spalle la grigia e piovosa Inghilterra per godersi un mese di vacanza in Italia. Immergendosi nel calore della primavera italiana e nella bellezza placida del luogo, avvolte nei profumi dei glicini e dei narcisi che aiutano a mettersi a nudo, le signore imparano ad apprezzarsi, mentre ognuna, a turno, sboccia e ringiovanisce, riscoprendo l’amore e l’amicizia, ritrovando la speranza. Un delizioso e irriverente romanzo al femminile che, uscito per la prima volta nel 1922, fu subito un bestseller.rnDa Un incantevole aprile, uno dei romanzi di maggior successo dell’autrice, sono stati tratti due film. -
Elizabeth Jane Howard. Un'innocenza pericolosa
Artemis Cooper ci regala un ritratto strabiliante di una donna maledetta due volte, dalla sua bellezza e dalla sua acuta sensibilità, la cui innocenza fu innanzitutto un pericolo per se stessa.rnrn«Una scrittura travolgente» - The Guardianrnrn«Cooper ha raccolto con assiduità le testimonianze di tutte le persone che Howard ha incontrato: i dettagli e gli scenari che restituisce solleticheranno la vostra curiosità» - rnThe Timesrnrn«In questa biografia ammaliante, Cooper modella l’immagine di una donna complessa e complicata» - rnSunday Expressrnrn«Un tesoro inaspettato. Emozionante e unitario come un romanzo, riesce nell’arduo compito di esporre una densa e impegnativa storia personale. […] Questo libro fa onore alla letterarietà della biografia e, una volta terminata, anche i più affezionati lettori di Howard si fionderanno sui suoi libri per riscoprirli» - rnFinancial Timesrnrn«Ho assaporato ogni singola e incantevole parola di questa biografia. Il racconto triste e rivelatori, pervaso da una scrittura intelligentissima, della vita di una donna impegnata a scrivere, cucinare e fare sesso» - rnDaily MailrnrnL’immagine di Elizabeth Jane Howard è associata a quella della femme fatale: l’incedere altero, l’eleganza aristocratica che le donne di ricca estrazione riescono a esibire in ogni circostanza senza risultare fuori luogo. La sua infanzia fu tormentata dalla depressione della madre e dalle molestie da parte del padre, e da giovane cercò la propria emancipazione attraverso la carriera di attrice, ma vide il suo sogno infrangersi con il matrimonio e l’arrivo della guerra. Si diede quindi alla narrativa. Nei suoi romanzi, Howard rappresenta con precisione etologica e con la disinvoltura conferita da una lunga esperienza le dinamiche matrimoniali, le sottigliezze dei rapporti sentimentali, le sfumature e le contraddizioni dell’amore che solitamente si impiega un’intera esistenza a cogliere nella loro interezza. Eppure, se si guarda alla sua vita privata, è difficile cogliere tracce sia della sicumera sfoggiata nel portamento, sia della perspicacia riversata negli scritti. Il suo contegno era un paravento dietro il quale celare la propria profonda insicurezza, il suo sentirsi fuori luogo in ogni situazione, specialmente nei ricevimenti della buona società. La sua vita sentimentale fu un’infilata di matrimoni catastrofici – l’ultimo dei quali, il terzo, con Kingsley Amis – intervallati da legami sentimentali e avventure rapsodiche, rosicchiate dalla frustrazione, spesso umilianti. Mentre era in vita il suo lavoro di scrittrice venne adombrato e ostacolato dall’ego e dalle insistenti richieste degli uomini che le stavano accanto; solo di recente è stata riscoperta come una delle autrici più importanti del Novecento inglese, e i cinque volumi della saga dei Cazalet (da cui il produttore di Downton Abbey trarrà una serie tv) sono la sua opera più imponente. -
Il boulevard delle ossa
Un romanzo finora inedito da uno dei grandi padri del noir francese.rnrnÈ primavera, e all’agenzia d’investigazione Fiat Lux è un gran giorno: Nestor Burma e la sua assistente Hélène hanno appena vinto due milioni alla lotteria. Bisogna festeggiare, pipa in bocca e bicchiere in mano. Ma non si può mai stare tranquilli. Suona il campanello e i festeggiamenti vengono interrotti da un uomo trafelato: è Goldy, un mercante di diamanti ebreo, e ha bisogno del loro aiuto. Le informazioni che fornisce sul caso sono piuttosto fumose, ma a quanto pare ci sono di mezzo la malavita cinese e un giro di prostituzione russa d’alto bordo. Abbastanza per incuriosire Burma, che si mette subito all’opera. Questa volta l’indagine si svolgerà su strade del tutto nuove: da un bordello di Shanghai, a una Casa d’aste di rue Drouot, fino al tesoro della Corona imperiale russa, mentre si apriranno scenari sempre più inquietanti e spunteranno elementi sempre più strani, come uno scheletro con una gamba sola che sembra appartenere a un generale scomparso nel 1939 e un cadavere che forse non è tale fino in fondo.rnL’investigatore privato sciupafemmine dalla lingua tagliente è tornato, in questa nuova avventura inedita confezionata con maestria da uno dei padri del noir francese. -
Basil
Uno spaccato della società inglese della seconda metà dell’Ottocento, divisa tra una classe nobiliare arroccata sui propri privilegi e una borghesia mercantile in piena ascesa, Basil, pubblicato nel 1852, è il secondo romanzo scritto da Wilkie Collins: quello che lo rivelò al grande pubblico. rnrn«La scrittura in questa storia è ammirevole. Fare la conoscenza di Basil è stato molto gratificante» - rnCharles Dickensrnrn«Le risorse di Wilkie Collins sono inesauribili» - rnT.S. Eliotrnrn«È impossibile smettere di leggere Wilkie Collins» - rnAlessandro Bariccornrn«I romanzi di Wilkie Collins sono viaggi irresistibili: agganciano subito il lettore, che quando parte non riesce più a smettere» - rnLeonetta BentivogliornrnGiovane rampollo di una famiglia aristocratica, Basil si innamora perdutamente e a prima vista della figlia di un commerciante, incontrata per caso su un omnibus. Da quel momento la sua vita cessa di scorrere sui quieti binari di sempre per imboccare la strada ignota e accidentata che conduce alla tragedia. La decisione di sposarsi in segreto con la giovane Margaret, tanto vanitosa quanto priva di scrupoli, per non scatenare le ire del padre, saldamente ancorato ai propri pregiudizi sociali; la condiscendenza con cui accetta, su richiesta del suocero, di aspettare un anno prima di consumare il matrimonio: ogni passo, ogni singola scelta compiuta da Basil in buona fede si rivelerà un errore, e il cammino che avrebbe dovuto condurlo alla felicità gli spalancherà improvvisamente le porte di un baratro di abiezione e di ferocia. E il lettore verrà trascinato con lui fino in fondo, oltre l’apparenza della ordinaria, ma non per questo meno angosciosa, normalità. Uno spaccato della società inglese della seconda metà dell’Ottocento, divisa tra una classe nobiliare arroccata sui propri privilegi e una borghesia mercantile in piena ascesa, Basil, pubblicato nel 1852, è il secondo romanzo scritto da Wilkie Collins: quello che lo rivelò al grande pubblico. Il sesso, la violenza, l’adulterio, la follia e la morte sono trattati con un’audacia che all’epoca fece molto scalpore, scandalizzando la stampa benpensante e deliziando il pubblico. -
Crescita selvaggia
A prima vista, la famiglia Li assomiglia a tutte le altre: un nonno scontroso, due genitori oberati di lavoro, quattro fratelli e una casa piccola in cui vivere tutti insieme. Ma siamo nella remota campagna cinese, e lo sguardo affilato di Xiaohan, la figlia più giovane, destinata a diventare giornalista, rivela molto di più. Sullo sfondo della grande storia della Cina – dal 1911, anno della caduta del millenario impero, sino ai giorni nostri –, in una straordinaria commedia umana si snodano così le vicende di questa ramificata compagine. Come rivoli delle acque che attraversano la terra da cui provengono, le vite dei membri della famiglia, generazione dopo generazione, scorrono sospese fra la campagna d'origine, fatta di povertà e meraviglie, e la città foriera di fortuna. Qui, impegnati a rincorrere i propri sogni, i protagonisti si scontrano costantemente con l'arbitrio del potere, le imposizioni del patriarcato e la violenza di una società dove l'unico valore sembra essere rappresentato dal successo personale a scapito del prossimo. -
Fuga di morte
Rifiutato in Cina per il suo contenuto controverso e pubblicato per la prima volta in inglese, Fuga di morte rappresenta il coraggioso tentativo da parte della sua autrice di confrontarsi con l'eredità della protesta di Tienanmen e della sua aspra repressione. Sheng Keyi costruisce due immagini contrapposte di deriva totalitaria e, misurandosi con il tabù che aleggia sugli eventi del 1989, si afferma come una delle voci più interessanti della narrativa cinese contemporanea.rnrn«Sheng Keyi è una scrittrice coraggiosa e talentuosa. Il suo stile audace e stravagante è pieno di vitalità» – Mo Yanrnrn«Sheng Keyi è un astro nascente della letteraura» – The New York TimesrnrnSulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda: un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo, dall'altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scomparirà in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si metterà alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritroverà in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni: un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivelerà invece sottoposto a imposizioni ferree dall'alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze. -
All'inizio del settimo giorno
«Un romanzo fiume, cinquecentocinquanta pagine di fraseggio ritmato, che si regge dalla prima all’ultima parola sulla fusione sorprendente di una velocità mozzafiato, quella dell’auto lanciata senza senso a centottanta chilometri orari, con una lentezza estenuante, quella della scansione secondo per secondo della scoperta di una verità scomoda cui il protagonista, nell’atto stesso di cercarla, tenta di sottrarsi a mano a mano che ne scopre le proporzioni insospettate.» - Gabriella Bosco, Tuttolibri – La StamparnAlle quattro di notte squilla il telefono. È la polizia, che informa Thomas che sua moglie è in rianimazione a causa di un incidente d'auto. L'uomo non sa perché Camille si trovasse su quella strada, né perché andasse così veloce e tantomeno come abbia fatto a perdere il controllo del veicolo su un rettilineo. Era in pericolo, o c'è dell'altro? E come dire a Elsa e Anton, i figli di otto e dieci anni, che la madre è in coma e non si sa se tornerà mai a casa? E poi le consegne urgenti per il nuovo progetto, i clienti che scalpitano e la concorrenza dei nuovi soci: Thomas cerca disperatamente di tenere tutto insieme, ma non è facile, qualcosa continua a sfuggirgli. A dire il vero, sono molte le cose che gli sfuggono: segreti nascosti dalla moglie sulla loro vita di coppia, ma anche segreti sepolti nella storia della sua famiglia, che coinvolgono i genitori e i fratelli in vicende dolorose sulle quali tutti hanno sempre preferito tacere. L'infanzia serena e l'incontestato successo della sua vita adulta hanno avuto un costo che qualcuno si è addossato al suo posto. Da Parigi a Le Havre, dai Pirenei al Camerun, Thomas attraverserà territori intimi e distanze incolmabili per andare fino in fondo nella ricerca della verità. -
Cifre della trascendenza
Nelle sue ultime lezioni all’Università di Heidelberg, tenute nel semestre estivo del 1961, Jaspers affronta il tema della relazione tra filosofia e rivelazione, un tema che ha occupato gran parte della fase finale del suo pensiero.rnrnÈ proprio qui che le riflessioni più squisitamente esistenziali del filosofo trovano un’affinità, attecchiscono e sbocciano in un terreno prettamente teologico. Jaspers cerca di conciliare due dimensioni in apparenza contradditorie dell’uomo: la sua limitatezza e il suo anelito verso il trascendente. All’appello di questa dimensione altra, di fronte alla quale il linguaggio e la comprensione dell’uomo subiscono un eterno scacco, ci sono due risposte fondamentali. Una è quella che passa attraverso le cifre: esse sono il raccordo, e il racconto, con cui l’esistenza umana si riappropria della sua origine. Sono i gesti esistenziali, le immagini, i momenti, uniche istanze per noi comprensibili, attraverso cui la trascendenza ci fa pervenire il suo richiamo. «Le cifre sono moltissime. Non è possibile ricondurre a un denominatore comune quelle apparse nel corso della storia o nell’Antico e nel Nuovo Testamento. […] È fondamentale che le cifre siano storiche, cioè uniche nella loro forma. Pertanto non si parla di Dio in sé, ma del Dio di Abramo e Giacobbe, o del Dio che parla a Mosè. Si parla in modo concreto e storico, ma in cifre». L’altra risposta, invece, è quella del buddhismo, che mira al superamento delle cifre, al rifiuto dell’immagine e, in un certo senso, del pensiero stesso.rnrnGrazie a queste brevi e dense otto lezioni possiamo ascoltare la viva voce di Jaspers, seguirla nelle sue improvvise intuizioni, nei suoi inaspettati collegamenti concettuali e farci irretire da uno dei pensatori più profondi del suo secolo. -
Io qui, tu là
E se un giorno ti rendessi conto di essere prigioniero di un amore malato? Che faresti? Mollare? Insistere? Esiste una soluzione?rnrn""Che cosa ti aspetti quando dici a una persona che è finita? Ti aspetti che dica: «Va bene», oppure, «Non va bene», o che si metta a ridere o a piangere. Ma lei invece aveva fatto una cosa che secondo me non ha mai fatto nessuno nella storia delle relazioni amorose: aveva fatto la gnorri. Si era comportata come se, invece di dire: «Non voglio più stare con te», avessi detto: «Devo ricordarmi di passare in tintoria». E alla fine mi aveva spiazzato e non avevo più trovato la forza di mollarla.""""rnrnEugenio è uno scrittore la cui prima aspirazione è sempre stata quella di essere felice. A trentacinque anni, però, si ritrova stretto in una relazione frustrante, non ha veri amici, è sempre più solo, senza speranze né prospettive. Da troppo tempo ormai vive una storia soffocante con Addolorata: i due si disprezzano, stanno male insieme, ma non riescono a prendere lunica decisione che sarebbe opportuno prendere, quella di lasciarsi. A salvare Eugenio dallo sconforto e dallapatia che ormai caratterizzano le sue giornate è lincontro telematico con unintraprendente lettrice, nonché sua ammiratrice, che grazie a uno scambio di email dapprima sporadico, poi sempre più intenso, riuscirà a strappare il protagonista alla sua cronica insoddisfazione, dandogli motivo di rinnovare la sua voglia di vivere nella ricerca della felicità. Il vero amore alla fine soppianterà quello malato, portando la storia a un lieto fine che poteva non essere così scontato. I complicati meccanismi che regolano lattrazione tra uomini e donne, portando spesso a fraintendimenti e inganni, sono al centro di questo libro che è un po trattato filosofico, un po diario di vita vissuta. Un romanzo vivace che, con estrema leggerezza e ironia, affronta il tema dellamore e dei rapporti di coppia per una disamina elegante delle dinamiche, spesso perverse, spesso viziate, che stanno al fondo dei legami sentimentali in questepoca, ancora incomprensibile e così piena di insidie."" -
Otto mesi a Ghazzah Street
Hilary Mantel, la più grande scrittrice inglese del nostro tempo, prima e unica donna a ricevere due volte il Man Booker Prize, torna con un romanzo avvincente e attualissimo, in cui racconta il difficile mondo saudita con una sapienza e un talento senza pari.rnrnrn«Terribilmente avvincente. Costringe il lettore a sospendere la vita quotidiana fino alla fine della lettura» - rnSunday Times rnrn«Un incubo orwelliano sbalorditivo» - rnLiterary Reviewrnrn«Un romanzo incredibilmente scioccante con un umorismo infernale» - rnThe GuardianrnrnArabia Saudita, Gedda, Ghazzah Street. Uno strano posto. Un luogo senza passato, un luogo di passaggio dove nessuno si ferma per più di qualche anno e dove la gente, in casa, tiene le sue cose negli scatoloni. Anche la terra e il mare, laggiù, sono in continuo mutamento: ci sono ville costruite da pochi anni con vista sul mare che oggi si affacciano su un muro.rnrnFrances Shore è una cartografa, ma quando il lavoro di suo marito la porta in Arabia Saudita si ritrova come una prigioniera sperduta, incapace di orientarsi nelle zone oscure del paese. Il regime che impera è corrotto e inflessibile, molti degli stranieri che incontra non sono che avidi faccendieri in cerca di denaro accompagnati dalle mogli e i vicini musulmani si muovono furtivi ma hanno occhi per ogni cosa. Le strade non sono il posto adatto per le donne, e Frances – il marito Andrew è spesso assente – si ritrova confinata nel suo appartamento cercando di dare un senso a tutto ciò. Ma la battaglia è ardua. Le giornate diventano un susseguirsi di vuoti e di silenzi, interrotti soltanto dagli inspiegabili rumori provenienti dal piano superiore, che però, a quanto le è stato detto, dovrebbe essere disabitato. Quello dell’appartamento al piano di sopra diventa un mistero tutto da sciogliere, che obbligherà la protagonista a scontrarsi con le mille contraddizioni di un mondo infernale: un mondo asfittico, fatto di sofferenze celate, silenzi strazianti, segreti inconfessabili. Un mondo di cui le donne sono vittime ma anche complici. -
In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo
Una fiaba metropolitana ambientata sul palcoscenico minimalista della Berlino dei nostri giorni. Una silenziosa parabola del cercare, del morire, del bere, del perdersi e del ritrovarsi.rnrn«Un romanzo potente, straordinariamente impetuoso e contemporaneo – una narrazione ad anelli avvincente e perturbante» – Der Spiegelrnrn«Schimmelpfennig connette il quotidiano con il mitico, e lo fa con una leggerezza che è tedesca quanto García Márquez in un giorno di sole» – The Village Voicernrn«Un libro commovente, che cattura in modo delicato ed esperto un'atmosfera predominante nella società: quella del disorientamento, della desolazione, dei sentimenti inespressi» – Deutschlandradio Kulturrnrn«Una geniale favola dai molti risvolti» – Financial TimesrnrnIn un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo un lupo attraversa il confine polacco-tedesco e si dirige verso Berlino. Un manovale polacco bloccato in autostrada a causa di un incidente lo vede e lo fotografa. La sua compagna fa pubblicare la foto. Negli stessi giorni due adolescenti scappano di casa e dalla provincia brandeburghese si mettono in viaggio per raggiungere la capitale, dove sperano di rintracciare un amico; un padre alcolista esce dalla clinica e si mette sulle tracce dei due ragazzi; una madre depressa torna nei luoghi della sua radiosa gioventù; un losco cileno proprietario di un locale tinteggiato di nero ospita i due ragazzini... E mentre la città, coperta di neve, s'impregna di un misto di paura e attrazione verso il lupo e crede di avvistarlo in ogni angolo, l'animale si nasconde, si sottrae, per poi apparire dove nessuno se lo aspetta. Una silenziosa parabola del cercare, del morire, del bere, del perdersi e del ritrovarsi segna il debutto narrativo del drammaturgo tedesco più tradotto al mondo. ""In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo"""" è una fiaba metropolitana ambientata sul palcoscenico minimalista della Berlino dei nostri giorni: Schimmelpfennig posiziona i riflettori in modo da illuminare di volta in volta un solo angolo della scena, mostrandoci personaggi incapaci di uscire dalla solitudine del loro cono di luce; sullo sfondo, i fantasmi della DDR incontrano i mostri della gentrificazione."" -
La morte nomade. Yeruldelgger
Dopo Morte nella steppa e Tempi selvaggi, ecco il terzo capitolo della trilogia che sta conquistando i lettori di tutto il mondo: il commissario Yeruldelgger ritrova la Mongolia e le sue terre estreme in un grande thriller di un’originalità assoluta.rn«Yeruldelgger è uno dei personaggi più originali, forti e convincenti apparsi negli ultimi anni nel panorama del noir europeo» - rnGiancarlo de Cataldo, «la Repubblica»rnrn«Mongolia immensa, spirituale, nera, nel romanzo rivelazione di Ian Manook. Un racconto inesauribile, che risuona ben oltre la rivelazione del male e lo svelamento del colpevole. L’esordio di Manook impone lo spaesante scenario mongolo nell’immaginario del poliziesco, così come vent’anni fa Mankell impose la Svezia» - rnRoberto Iasoni, «Corriere della Sera»rnrn«Ian Manook mette in scena un giallo dai sapori forti, in un paese ricco di contraddizioni. L’autore è molto abile a trascinare il lettore in una trama violenta e in luoghi esotici. Un romanzo giallo e al tempo stesso un libro di viaggio.» - Brunella Schisa, «il Venerdì»rn«Il thriller di Manook è un magnifico reportage in un mondo perlopiù sconosciuto.» - Fabrizio D’Esposito, «Il Fatto Quotidiano»rn«Il futuro del noir? Uno sbirro stile Gengis Khan. Yeruldelgger è il nome del protagonista di un noir che in Francia sta spopolando.» - Caterina Maniaci, «Libero»rnrnrnrnrnStremato da anni di lotta inutile contro la criminalità, l’incorruttibile commissario Yeruldelgger ha lasciato la polizia di Ulan Bator. Piantata la sua yurta nell’immensità del deserto del Gobi, ha deciso di ritornare alle tradizioni dei suoi antenati. Ma il suo ritiro sarà breve. Suo malgrado, ben presto Yeruldelgger si ritrova alla testa di una sorta di improbabile armata Brancaleone: Tsetseg che cerca la figlia rapita, alcuni pittori girovaghi, un bambino che scava nelle miniere e Guerlei, un’irascibile poliziotta che nei momenti di confusione sale sul tettuccio di un fuoristrada per sparare in aria. La scalcagnata compagnia attraversa la steppa per raggiungere un nadaam, festività nazionale dove Yeruldelgger vuole gareggiare con l’arco. Durante la lenta cavalcata, però, l’ex commissario s’imbatte in una serie di omicidi, tutti perpetrati secondo un antico rituale… Sventrata dalle multinazionali, sfruttata dagli affaristi, rovinata dalla corruzione, la Mongolia dei nomadi e degli sciamani sembra aver venduto l’anima al diavolo. Yeruldelgger verrà coinvolto in un’avventura ancora più sanguinosa del solito, con un nuovo nemico da fronteggiare e nuovi scenari da scandagliare. Dalle aride steppe asiatiche al cuore di Manhattan, dal Canada all’Australia, Manook fa soffiare su queste pagine un vento più nero e selvaggio che mai. -
Il mio nemico mortale
Willa Cather, talentuosa autrice americana vincitrice del Premio Pulitzer, ci regala un piccolo capolavoro: pagine davvero indimenticabili, intrise di una grande carica drammatica.rnrnrn«Cather non è solo una brava scrittrice: è unica, è grandiosa. Il mio nemico mortale è una vera tragedia costruita a partire da una vera storia d’amore. La scrittrice che è in me pensa a questo libro più che a ogni altro dell’autrice. Ogni breve episodio è la rivelazione perfetta di qualcosa di nuovo e inaspettato. Non c’è una sola parola superflua o ridondante. È un romanzo al tempo stesso distaccato e dolorosamente commovente» - rnA.S. ByattrnrnUna notte, la giovane Myra Driscoll scappa di casa portando con sé solamente un manicotto e un portamonete. A passo svelto e testa alta, se ne va per sempre. Raggiunge Oswald Henshawe, giovane spiantato di cui è innamorata, e lo sposa in gran segreto, rinunciando così alla cospicua eredità che le spetterebbe. Un gesto audacemente romantico, che in famiglia diventa una leggenda. Quando, molti anni dopo, una giovane amica le chiede se lei e Oswald sono stati felici, la risposta è glaciale: «Felici? Oh, sì! Come la maggior parte della gente».rnE allora a che cosa è servito quel sacrificio? Che senso ha avuto barattare grandi fortune per una vita banalmente normale? Quelle che emergono, in questo romanzo breve ma stratificato, sono le mille sfumature di una figura ambigua e tormentata, una donna tanto risoluta nelle sue clamorose rinunce, quanto incapace di godere di una felicità che di clamoroso non ha nulla. Uno spirito libero che si trova a combattere contro i limiti della quotidianità e la crescente, esasperante consapevolezza di essere una donna totalmente diversa da quella che pensava di essere in giovane età. -
L' ultima estate e altri scritti
Nel 2009, all’età di 72 anni e già malatissima, Cesarina Vighy esordì con L’ultima estate, un romanzo dai forti spunti autobiografici che divenne presto un vero caso letterario vincendo il Premio Campiello Opera Prima e qualificandosi nella cinquina del Premio Strega. rnrnTradotto all’estero e sorretto da un grande successo di pubblico, è diventato nel tempo un modello di resistenza al dolore per il suo strenuo stoicismo e la sua affilata ironia.rnrnrn«Dicono che si nasca incendiari e si muoia pompieri. A me è successo il contrario: brucerei tutto, adesso».rnrnrn«Camminare eretti e parlare, due facoltà che hanno fatto della scimmia un uomo: io le sto perdendo entrambe. Restano l’inutile pollice sovrapponibile e l’insopportabile coscienza di me».rnrnZ. è malata. Gravemente. Dallo spazio ristretto da cui guarda il mondo, osserva il tenace manifestarsi della vita: l’andirivieni dei vicini, un merlo che fa il nido, i piccioni in cerca di cibo. Per lei, ogni gesto è enorme, difficilissima la quotidianità, in equilibrio sui nervi e sugli orari delle medicine. La notte però, con la gatta a farle compagnia, i sogni intervengono ad alleviare il fastidio di resistere a se stessi e sulla pagina, così, il resoconto di un’esistenza vicina alla fine diventa il ricordo di una vita che finalmente appare bella.rnrn«Eccoci qua dopo anni di quiete che si potrebbero chiamare anni felici se solo sapessimo, mentre la si vive, che quella è la felicità».rnrnCon una lingua nitida, a tratti feroce, mai retorica, Cesarina Vighy ha affrontato il più evitato degli argomenti: la sofferenza. Definito «un De Senectute intriso di dolorosa saggezza», L’ultima estate ha messo al centro una donna giunta alla fine del suo ciclo vitale ma non per questo priva di un’arma potentissima, specie se innata: lo spirito dell’umorismo. -
L' ora della caccia
Aprile 1975. Parigi. Un uomo viene trovato impiccato a una corda di pianoforte. Il suo nome è Dieter Bock, un ex capitano delle SS. La tesi del suicidio non regge e l'indagine viene affidata all'ispettore Cesar Dreyfus, unico superstite di una famiglia ebrea sterminata ad Auschwitz. Le piste sono innumerevoli e complesse, dal Mossad ai servizi segreti occidentali che si sarebbero serviti della collaborazione di Bock nel dopoguerra. Ma quando l'ispettore scopre che le morti di un banchiere svizzero, di un industriale belga e di un diplomatico inglese sono collegate, è l'inizio di una serie di colpi di scena in cui ogni certezza si rivela infondata. In una caccia senza tregua, Cesar estenderà le sue indagini in Austria e in Germania sulle tracce del complotto più occulto e paradossale della Storia. Perché niente è ciò che sembra, la sete di vendetta può attendere decenni e tra le pieghe delle tragedie d'Europa si nascondono segreti che hanno condannato a morte chiunque li conoscesse. -
Il grande Grabski
Libro brillante, pieno di dialoghi irresistibili trarnil protagonista e il dottore, Il grande Grabski è larnparodia di ogni cura che travalichi il buon sensorne il desiderio di un’esistenza semplice fatta dirncuriosità e voglia di stare al mondo.rnrnChi non ha mai pensato, almeno per una volta,rndi andare dallo psicanalista?rnLa storia di un uomo e del suo analista nella parodia,rnriuscitissima, di una grottesca, strampalata,rncaotica terapia psicanalitica.rnMaurizio, quarant’anni, cuoco sopraffino, è unrnuomo fondamentalmente sano. Ha alle spallernuna famiglia normale, è amante del buon cibo erndelle belle donne ma, convinto dalla moglie chernlo ritiene malato, finirà per affidarsi alle cure delrndott. Grabski, per anni.rnIl dottore, psicanalista freudiano, ma anche lacanianorno junghiano, a seconda del momento erndell’estro, coinvolgerà il protagonista in un improbabilernpercorso psicoterapeutico passandorndal classico lettino ai giochi con la sabbia, dall’ascoltorndelle “voci” alla drammatizzazione di scenernfamiliari con i pupazzetti. Metodi ortodossi ernmeno ortodossi si alterneranno in sedute al limiterndel cialtronesco nello stravolgimento di tappernfondamentali, secondo i manuali, come la “forclusionerndel nome del padre”, il complesso di Edipo ornil viaggio dell’eroe.rnMaurizio, sotto la guida di Grabski, si ammalerà,rnlitigherà con tutti, compresi i suoi parenti, perderàrnil lavoro, i soldi, e divorzierà. Ma alla fine riusciràrnfatalmente a prendere coscienza delle suerninclinazioni e delle sue vere passioni che inizieràrna seguire subito per una nuova vita all’insegnarndel benessere.rnLibro brillante, pieno di dialoghi irresistibili trarnil protagonista e il dottore, Il grande Grabski è larnparodia di ogni cura che travalichi il buon sensorne il desiderio di un’esistenza semplice fatta dirncuriosità e voglia di stare al mondo. Feng shui,rntao, yoga e altre discipline alternative sono preserndi mira dall’autore, capace di trasformare inrnmateria comica qualsiasi argomento riguardanternla cura della mente (e anche del corpo). -
Da duemila anni
Uscito per la prima volta nel 1934, un romanzo che è una tragica testimonianza dell'ascesa dell'antisemitismo in Europarnrn«Una lettura memorabile, spietata e deflagrante. Vi si narra – con scrittura implacabile, potentissima – la discesa agli inferi di uno studente ebreo rumeno pestato di botte un giorno sì e l'altro pure, [...] ma l'intuizione dell'autore sta nel compiere l'estremo passo: perfino il protagonista, vittima del branco, perde in verità la bussola e si lascia disumanizzare, [...] l'immagine di un virus che contamina i sani, innestandosi a catena nelle cellule.» - Stefano Massini, Robinson rnrn«La sua prosa potrebbe provenire dalla penna di Cechov: ha la stessa umiltà, lo stesso candore e la stessa sottigliezza nell'osservazione» – Arthur Millerrnrn«Cattura magistralmente l'atmosfera anteguerra in Romania, la sofisticatezza, la bellezza, l'orrore... Amo il coraggio di Sebastian, la sua leggerezza e il suo umorismo» – John Banvillernrn«Incredibilmente attinente al nostro tempo, ai nostri luoghi. Non si riesce a fare a meno di pensare che Sebastian ci stia mandando un messaggio attraverso le generazioni» – The New York Times Review of Booksrnrn«Pungente, contemplativo, complesso, provocatorio… Oltre a essere un affascinante documento storico, è un romanzo coerente e convincente.» - Financial TimesrnrnRomania, anni Venti. L'antisemitismo è sempre più diffuso e violento. Il protagonista, uno studente ebreo dell'Università di Bucarest, insieme ai colleghi correligionari subisce quotidianamente angherie e soprusi, un martirio che gli altri sposano quasi fosse un processo di redenzione, mentre lui si sente intimamente antisionista eppure incapace di rinnegare la propria religione. Questo insanabile dissidio interiore lo induce al vizio. Il suo tempo trascorre infatti in lunghe passeggiate solitarie e notti alcoliche che spartisce con rivoluzionari, fanatici e libertini. Ed è attraverso il suo vissuto quotidiano e le conversazioni con i suoi compagni di strada – il determinato marxista S.T. Haim, il sionista Sami Winkler o il carismatico professor Ghita Blidaru – che il protagonista ricerca il senso di un mondo che sta cambiando e dell'oscurità che sta scendendo sul suo paese e minaccia di distruggerlo. Uscito per la prima volta nel 1934, il romanzo è una tragica testimonianza dell'ascesa dell'antisemitismo in Europa. Un documento inestimabile e un racconto doloroso su uno dei periodi più feroci della storia europea che, in questi tempi oscuri di irragionevoli spinte nazionalistiche, ci insegna a dare un senso al passato offrendoci un ritratto dei molti volti dell'antisemitismo e provando a dare una risposta all'inevitabilità dell'odio. -
Il ragazzo
Con Il ragazzo, Marcus Malte si inserisce nella tradizione e nel mito dell'enfant sauvage con una voce originale, dando vita a un'importante riflessione su cosa significa essere uomo e ricordandoci come eravamo, come siamo stati e come potremmo tornare a essere.rnrn«Questo romanzo lascia a bocca aperta: Marcus Malte è uno scrittore incredibile, che oscilla tra poesia, noir ed epica. Ha la capacità di sorprenderci ed è una delizia per il lettore» – Libérationrnrn«Senza mai parlare, ma con carisma e autenticità, il ragazzo tocca chiunque incontri. Compreso il lettore» – Lirernrn«Il linguaggio è denso, le immagini di un'inventiva e di una forza folgoranti. Una narrazione magistrale» – La ViernrnAgli albori del Novecento, un ragazzo senza nome si aggira per le campagne della Francia meridionale. Non ha mai visto altro essere umano all'infuori della madre, che porta sulle spalle. La donna, morente, chiede che le sue ceneri siano sparse in mare, e il figlio decide di assecondarne la volontà. Poi si mette in cammino, alla scoperta del mondo e degli uomini. Prova ad avvicinarsi ai suoi simili, lui che non parla, non sa parlare, è più bestia che uomo. Nel suo lungo percorso costellato di tante iniziazioni, girerà la Francia insieme a Brabek, l'orco dei Carpazi, lottatore filosofo; scoprirà i segreti del sesso grazie a Emma, che per lui sarà amante, sorella e madre al tempo stesso; conoscerà la barbarie e la follia dell'uomo durante la guerra, dove tornerà selvaggio fra le trincee e si farà un nome per la sua brutalità, indirizzata stavolta ai suoi simili. Soltanto alla fine, rimossi gli strati di violenza cieca e riguadagnato il suo stato di purezza originale, tornerà a sentire, forte, l'odore della madre e, con esso, il richiamo del mare. Con «Il ragazzo», Marcus Malte firma un romanzo potente e profondo che in Francia è stato un grande successo: pubblicato da una piccola casa editrice indipendente, ha vinto il prestigioso Prix Fémina e ha raggiunto i vertici delle classifiche. L'autore si inserisce nella tradizione e nel mito dell'enfant sauvage con una voce originale, dando vita a un'importante riflessione su cosa significa essere uomo e ricordandoci come eravamo, come siamo stati e come potremmo tornare a essere. -
Due occhi azzurri
Terzo romanzo di Hardy, fu il primo che lo scrittore pubblicò a nome suo: una grande storia sulla gelosia e sui dubbi del cuore da uno dei massimi esponenti della letteratura vittoriana.rnrn«Nessuno mi ha più insegnato niente da quando è morto Thomas Hardy» - rnEzra Poundrnrn«È innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti» - rnVirginia Woolfrnrnrn«Credo di capire la differenza tra me e te… forse tra gli uomini e le donne, in genere. Io mi contento di costruire la felicità su qualsiasi bene accidentale mi si possa presentare a portata di mano, tu vuoi creare un mondo che si adegui alla tua felicità».rnrnLa bellissima e volubile Elfride, orfana di madre e unica figlia del pastore Swancourt, si innamora di Stephen Smith, giovane architetto di Londra erroneamente ritenuto di nobili origini. Poi, quando questi per poterla sposare accetta un incarico in India, Elfride conosce l’affascinante e maturo Henry Knight, antico mentore di Stephen; ben presto Knight, come già era accaduto al suo pupillo, perde la testa per la fanciulla. Elfride, divisa tra la promessa di fedeltà a Stephen e la nuova passione per Knight, infine accetta la proposta di matrimonio di quest’ultimo. Ma ancora una volta le cose non vanno come immaginato: una presenza oscura dal passato di Elfride insinua in Knight il tarlo del sospetto sull’onestà della sua futura sposa e il fidanzamento è sciolto. Smith e Knight si incontreranno casualmente qualche anno più tardi, entrambi si scopriranno ancora innamorati di Elfride, ma ormai sarà troppo tardi.