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Morale del giocattolo. Testo francese a fronte
"La Morale del giocattolo"""", nella classificazione delle opere di Charles Baudelaire, appartiene ai """"Saggi estravaganti"""". Si tratta di poche pagine sorrette da intuizioni improvvise, svincolate dai progetti in corso, ma che portano alla luce un pensiero intimamente legato a esperienze personali in grado di rivelare accenti e sfumature di un articolato sistema di valori. In questo caso, al centro dello scritto c'è la relazione tra il gioco e il bambino dove il giocattolo svolge un compito pedagogico rilevante. Più in generale, il tema si allarga al confronto tra la stagione dell'infanzia e quella della maturità, all'influenza dei genitori, al rapporto tra gioco e arte, al nesso con l'immaginazione fino allo sviluppo della sensibilità artistica. Il testo viene pubblicato il 17 aprile 1853 sul periodico «Le Monde Littéraire». Baudelaire da una settimana ha compiuto 32 anni. Che sia una riflessione per leggere, accompagnare e sostenere un anno iniziato all'insegna di non pochi problemi? Un autoregalo? Non è da escludere." -
Il velo scostato. Testo inglese a fronte
"Il velo scostato"""", romanzo breve di George Eliot, è un racconto davvero suggestivo. Uscito per la prima volta nel 1859, può essere considerato una sorta di novella gotica che vuole fare chiarezza sulla parte più irrazionale dell'essenza umana. Oggetto di diverse traduzioni, è un testo singolare e atipico, nel quale è impossibile non scorgere una grandissima poeticità. Il genio di George Eliot è quello di aver creato una figura stupenda e dannata ai limiti dell'inconcepibile. Latimer, protagonista e voce narrante del racconto, è dotato di una facoltà mentale eccezionale: riesce a vedere il futuro e a sapere cosa pensano le altre persone. Grazie a questa straordinaria chiaroveggenza ha previsto che morirà nel giro di un mese, esattamente il 20 settembre 1850. L'unica cosa da fare, a questo punto, è usare il tempo che lo separa dal fatidico giorno per riavvolgere il nastro della propria esistenza." -
Amore e morte nei tragici greci
Nel 1935 Ernesto Buonaiuti tenne un corso di lezioni all'università di Losanna come Gastprofessor, iniziando così un'attività che si protrarrà fino allo scoppio della guerra. In Italia, le sue conferenze ebbero a oggetto l'affacciarsi delle concezioni dualistiche nel mondo greco: Buonaiuti lo individua nella reinterpretazione, in termini di religiosità orfico-dionisiaca, della vecchia tradizione mitologica operata dai tragici greci; rielaborate, esse vennero pubblicate a Roma nel 1938 con il titolo ""Amore e morte nei tragici greci"""". Tra i temi trattati: l'amore nei tragici greci (passando dalle Supplici di Eschilo alle donne di Sofocle); il dolore nei tragici greci (sia il dolore fisico sia quello morale); il rimorso e la morte nei tragici greci; la religione e l'arte (la religione blasfema di Euripide; l'entusiasmo e l'estasi in Platone e Aristotele). Introduzione di Carlo Carena."" -
Questione sull'alchimia (1544) nell'edizione di Domenico Moreni (1827)
Opera incompiuta dell'umanista Benedetto Varchi, Questione sull'Alchimia è strutturata secondo la classica forma della quaestio di matrice aristotelica, con un esame dei pro e contro che riflette alcuni dei cardini principali di una polemica che si protraeva dal Medioevo, e che continuava, nel XVI secolo, a essere alimentata da detrattori e partigiani. Benedetto Varchi non fu alchimista, e il suo interesse per la materia non fu che episodico; ciò nonostante, proprio per il carattere occasionale della Questione, che non puntava a rivolgersi a un pubblico specialistico ma rispondeva piuttosto alla richiesta di un autorevole potente del tempo (essa viene scritta alla corte fiorentina di Cosimo I, a istanza di Pedro da Toledo, vicerè di Napoli) desideroso di dirimere le difficoltà di un dibattito culturale che doveva essere percepito come attuale e rilevante attraverso la sintesi di un autorevole intellettuale del tempo, essa costituisce un indice prezioso della percezione che, dell'alchimia, poteva avere una parte della classe colta del XVI secolo. Introduzione di Massimo Marra. -
La Beatrice di Dante. Ragionamenti critici
Opera tra le più importanti dell'esilio londinese di Gabriele Rossetti, La Beatrice ottenne vasta risonanza in patria per le rivelazioni dei messaggi esoterici sottesi alla Commedia. Apprezzata, in particolar modo da Giovanni Pascoli, insieme al ""Comento analitico alla 'Divina Commedia'"""" del 1826-27, l'opera si basa sulla dimostrazione dell'appartenenza di Dante alla setta segreta detta dei Fedeli d'Amore, il cui fine era una riforma radicale della Chiesa nel senso della fine del suo potere temporale e della sua restituzione piena al regno della spiritualità. In quest'opera Gabriele Rossetti, grande e controverso dantista, si sofferma sulla figura di Beatrice, che rappresenta l'allegoria sia della «sapienza delle divine cose», sia dell'idea imperiale ghibellina."" -
La morte di Cicerone (libro CXX). Testo latino a fronte
Il 7 dicembre del 43 a.C. sul Tirreno tirava un forte vento. La spiaggia di Gaeta era deserta; tanto più incongrua sembrava perciò la piccola imbarcazione ormeggiata nel porto, preda del mare grosso. All'improvviso, una piccola pattuglia fece la sua comparsa sulla spiaggia e prese posto a bordo. Dopo qualche minuto la barca mollò l'ormeggio e provò a spingersi al largo. Era un'impresa quasi disperata, ma il timoniere era un uomo che sapeva il fatto suo. Alla fine la furia del mare ebbe la meglio. Dopo il terzo, inutile tentativo, la piccola nave rientrò in rada e il suo unico passeggero scese a terra. Era un uomo dell'apparente età di sessant'anni; aveva con sé solo una toga di lana pesante e nessun bagaglio. Gli schiavi che poco prima lo avevano scortato sino al porto di Gaeta, portandolo a spalla in lettiga, lo sollevarono nuovamente sulle spalle, senza dire una parola. Era certo difficile riconoscerlo, ma quel vecchio era stato uno degli uomini più potenti di Roma. Ora stava andando a morire: il 7 dicembre del 43 sarebbe stato l'ultimo giorno della sua vita. Ma come si era arrivati a quel giorno? -
Intervista a Plutone
Nel quinto episodio della collana Dialoghi sul filo, un ""atomo pensante"""", di professione giornalista scientifico, incontra il pianeta """"cadetto"""" del sistema solare, l'ultimo e il più lontano dal sole, cui è stato imposto il nome romano del dio dell'aldilà. Plutone mostra la saggezza dell'anziano filosofo, non priva di arguzia e ironia, ma anche l'irriverente vivacità del bimbo curioso. Non curandosi affatto di non essere considerato più un pianeta vero e proprio, egli si scontra gioiosamente con la supponenza dell'umano impaurito e a tratti cinico ma arroccato nelle pseudocertezze della sua conoscenza codificata che ammette solo a fatica eccezioni e diversità."" -
Il Naviglio
"Il Naviglio, il glorioso canale che da secoli stringe con amplesso fecondo la nostra Milano, dopo aver reso tanti servigi, all'agricoltura, all'industria, all'arte, alla viabilità, chiamato innanzi al tribunale dell'Igiene, ha subito una condanna feroce e presto o tardi dovrà scomparire. Ha contribuito alla costruzione del maggiore dei nostri monumenti: il Duomo; ha dato vita a centinaia di opifici; ha raccolto pazientemente i rifiuti della città per fecondar le campagne; ha servito alla navigazione, è stato, ai suoi tempi, una vera provvidenza per Milano, e ora, anche lui, fatto vecchio, pantanoso, insalubre, lo vogliono morto e sepolto a ogni costo. Innanzi che egli scompaia come già sono scomparsi il Coperto dei Figini, l'isolato del Rebecchino, la Torre di San Giovanni in Conca, e tante altre caratteristiche impronte della vecchia città; i poveri Rachitici, che pure al vetusto Canale non debbono riconoscenza, hanno pensato raccoglierne pietosamente le memorie in questo volume, colla speranza che possa loro tornare di conforto e di vita anche ciò che ad essi fu argomento di pena."""" (Gaetano Pini)" -
Sacro, magia e tradizioni in Brianza
Franca Pirovano è da sempre studiosa delle tradizioni e del folklore in Brianza. Ha recuperato, salvandole dall'oblio, feste, credenze, canti, giochi dell'infanzia, usi e costumi che si sono protratti nei secoli fino alla prima metà del Novecento. ""Sacro, magia e tradizioni in Brianza"""" presenta una serie di ricerche dove è centrale il rapporto con la natura e la sua simbologia. Il mondo rurale viene raccontato andando a illustrare una cultura che aveva forte il rispetto dell'ambiente e la dimensione del sacro. Una fede semplice ma tenace si manifestava nel culto dei santi protettori, nei riti per il buon raccolto fino alle pratiche da adempiere per propiziare la pioggia e per scongiurare la grandine. Si parla delle fonti e dei poteri dell'acqua, di piante, di nuvole. Spaccati di vita che consentono di rivivere la cultura e le relazioni interne al mondo contadino. Il volume affronta anche i temi del dramma popolare, della presenza celtica nel personaggio della Gibiana, delle festività, dei santi minori venerati esclusivamente in Brianza. Un libro dalle numerose suggestioni, prezioso per rintracciare le peculiarità culturali e umane della gente di Brianza. I brianzoli ricorrevano alla magia soprattutto quando scienza ed esperienza non erano sufficienti a risolvere un problema o a evitare un pericolo: solo, per così dire, in caso di necessità, e senza che per questo venisse meno il loro attaccamento al cattolicesimo. La contraddizione tra religione e magia, così evidente per la Chiesa, non lo è altrettanto per i fedeli, capaci di vivere senza apparenti contrasti la fede nel soprannaturale magico e religioso, o, più spesso, magico-religioso. Eppure i contadini sapevano bene che «var piissé la fedascia che ul legn de la barcascia». Il detto nasce da una storiella probabilmente inventata: una donna malata aveva chiesto una reliquia a un mercante in partenza per la Terra Santa. Il mercante dimenticò l'incarico ma pensò di consegnare una scheggia del legno della sua barca alla donna, che guarì. Era fede o magia? La ricerca, partendo dal piccolo osservatorio della Brianza, esplora il mondo magico di cui tutti possiamo avere esperienza, forse senza neppure accorgercene. È un mondo di tanti anni fa, ma che a volte sopravvive in parole, modi di dire e in piccole manifestazioni quotidiane. Prefazione di Giovanni Santambrogio."" -
Ritratto di goliarda sapienza
"Ritratto di Goliarda Sapienza"""", oltre a essere un omaggio, per quanto possibile obiettivo, di chi l'amò e le stette vicino sino all'ultimo, si può considerare un libro di cui molti lettori avvertivano il bisogno per penetrare in quella conoscenza di un autore che va al di là dell'opera letteraria e che solo una testimonianza diretta può dare." -
Come libellule fra il vento e la quiete. Fluttuando tra Giappone e Occidente
Nella lunga e complessa vicenda della scoperta dell'Oriente da parte dell'Occidente, il Giappone occupa un ruolo del tutto a sé. Radicato in regioni inafferrabili dello spirito ma tanto flessibile da assorbire con estrema rapidità e precisione usi e costumi occidentali, regno dei colori tersi e delle sfumature, della forza guerriera e della grazia, degli infiniti cerimoniali e della più profonda naturalezza, della nudità e del mistero, il Giappone sfugge a ogni descrizione semplice, univoca. Paolo Lagazzi, uno tra i più fini e originali saggisti italiani, da quarant'anni esplora il mondo nipponico, e in questo libro raccoglie le pagine migliori che ha dedicato ad esso, molte finora inedite. Il volume si articola in tre parti: nella prima Lagazzi ripercorre alcuni testi e autori cruciali della lirica giapponese antica e moderna; nella seconda esamina gli echi e i riflessi della poesia, dell'arte e della sensibilità giapponese nella poesia italiana dal tardo Ottocento fino ai nostri giorni; nella terza dialoga con tre celebri maestri della tradizione Zen (Sen no Riky?, Sengai Gibon, Taisen Deshimaru) e con tre occidentali (Nikos Kazantzakis, Henri Cartier-Bresson, Fausto Taiten Guareschi) che di quella tradizione hanno nutrito, in modi diversi, la loro opera e la loro vita. Conclude il libro, come un brindisi ideale al Giappone, una riflessione su ciò che significa bere del ""vero"""" sakè a Tokyo. Il quadro complessivo che queste pagine offrono dell'arte, della lirica e dell'anima giapponese, e della loro fortuna in Occidente, è tra i più poetici e limpidi, seducenti e intensi mai apparsi in Italia."" -
Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne
Le poesie che questa antologia presenta vogliono essere un'esperienza di lettura, non hanno presunzione di voler dare un valore ad alcune autrici e ad altre no. Per un caso, le 50 poesie qui raccolte sono di autrici donne. Anna Toscano le ha scelte per disparati motivi, alcune provengono da antichi amori letterari, altre da recenti scoperte che hanno appiccato una passione immediata, altre ancora sono predilezioni di amiche e amici; in generale sono il frutto di una quantità spropositata di letture. Per ogni autrice qui presentata è stata scelta la poesia, tra tutti i suoi testi, che è sembrata quella che maggiormente ne racchiuda i temi e lo stile, in un certo qual senso la summa di tutti i suoi scritti in versi; alla poesia scelta è stato poi aggiunto un breve testo che ne va a raccontare le caratteristiche anche alla luce di tutta l'opera. Nell'indice, infine, si possono trovare le notizie essenziali per ognuna, e l'indicazione bibliografica da cui è stato tratto il testo. Questa selezione è nata da un progetto che ha coinvolto l'autrice per alcuni anni: Venerdì in versi, una sua rubrica per le pagine web della testata «La Rivista Intelligente». -
Il principe felice e altri racconti. Ediz. italiana e inglese
«Accade non di rado che in opere cosiddette minori si esprimano, più o meno consciamente, velati da una sorta di discreto pudore o magari lasciati affiorare per stanchezza delle solite ""maschere"""", certi segreti umori della sensibilità di un autore, certe sfumature del suo essere che a un'analisi appena un po' attenta si rivelano poi tutt'altro che casuali e irrilevanti, anzi al contrario essenziali per la comprensione di una poetica e, ancor di più, di un'anima. È il caso delle novelle di Oscar Wilde contenute nella raccolta Il Principe Felice, novelle che per molti aspetti possono essere considerate favole, anche se di un genere speciale: favole per adulti più che per bambini. È Wilde stesso a dichiarare - in una lettera a un amico, proprio come Dante a Cangrande della Scala a proposito della Divina Commedia - che scrive queste storie con un intento preciso, quello di proporre """"uno specchio della vita moderna in forme lontane dalla realtà, di trattare problemi contemporanei in modi ideali, metaforici e non direttamente rappresentativi"""": l'intento di comunicare delle verità, anche e soprattutto tristi, e di proporre degli """"esempi"""" di comportamento morale.» (Dall'introduzione di Silvio Raffo)"" -
Alice nel paese delle meraviglie-Attraverso lo specchio
"Alice nel Paese delle Meraviglie"""" è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll. La storia venne scritta su richiesta di una bambina di dieci anni, Alice Liddell, figlia di amici di famiglia dell'autore. Il personaggio ne prende il nome mentre, come affermato dallo stesso autore, non era basato su alcun bambino realmente esistito ma era interamente inventato. Alice è rappresentata come una ragazzina curiosamente logica, a volte addirittura pedante. Ha sette anni e mezzo, ma si comporta come fosse più grande. La vicenda narrata in """"Alice nel Paese delle Meraviglie"""" si sviluppa nel giorno del 4 maggio, compleanno di Alice Liddell. Il racconto è pieno di allusioni a personaggi, poemetti, proverbi e avvenimenti propri dell'epoca in cui Dodgson opera e il """"Paese delle Meraviglie"""" descritto nel racconto gioca con regole logiche, linguistiche, fisiche e matematiche che gli hanno fatto ben guadagnare la fama che ha. Il libro ha un seguito chiamato Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Età di lettura: da 9 anni." -
Allegro ma non troppo
"'Allegro ma non troppo' rispecchia in pieno la poetica di Fonseca ma la porta avanti, così come hanno fatto i libri precedenti: sempre un passo avanti nelle nuove raccolte, un'evoluzione, un continuo mai uguale a se stesso. In ogni suo libro colpisce l'eleganza del versificare, direi la compostezza: quel modo che ha di infilare ogni parola nel verso, una dopo l'altra come se fossero perle di vetro, fragili e forti al contempo, e poi ogni verso, uno dopo l'altro, fino a chiudere la poesia. [...] In questa raccolta il filo dell'ironia che ha sapientemente intessuto tutte le liriche precedenti lascia lievemente il posto a una nitidezza quasi sacrale. È la sacralità laica della vita che emerge anche laddove il sorriso ironico di Fonseca si fa largo. Ma è la risata, e non più l'ironia, che apre alla poesia: una risata che «fu chiarore negli oscuri vicoli/ e amari della vita/ora è levità e sofia [...]». Fonseca cuce i pensieri del passato e i pensieri del presente sapientemente nei versi come da suo intento - «ricucirli vorrei, all'uncinetto». Nelle precedenti raccolte cuciva anche gli oggetti e le persone ai versi, ora sembra essersi acclimatata nel disperdersi della realtà - «Se n'è andata la permanenza delle cose» -, una dispersione che ai suoi occhi di poeta non è perdita ma occasione, supporto alla poesia. [...]"""" (dalla postfazione di Anna Toscano)" -
Gridi e preghiere. Poesie dal carcere. Laboratorio di lettura e scrittura creativa
“Che rapporto c’è tra poesia e preghiera? Non tutte le preghiere sono poesia, perché a volte rimangono al balbettio inespresso oppure ripetono formule rituali. Ma in ogni vera poesia – io credo – c’è una segreta preghiera: la parola poetica dice di Dio e, ultimamente, è detta a Dio. Anche se fosse un grido, o addirittura una delirante maledizione. In questa seconda raccolta antologica, Gridi e preghiere in forma di poesia, creazione di persone detenute che frequentano il Laboratorio di Lettura e Scrittura Creativa nel carcere di Opera, si raggiunge spesso quell’intensità di vissuto e di espressione che fa mirabilmente, della preghiera, poesia.” (dalla prefazione di Madre Maria Ignazia Angelini) -
Senza indicazione di tempo
"Questo libro di Angela Suppo sorprenderà i lettori di poesia: l'autrice lo intitola """"Senza indicazione di tempo"""", prendendosi la libertà musicale di andare e venire tra i toni del linguaggio e le esperienze della vita con una grande sapienza, con una orchestrazione attenta, con la capacità di ascoltare i battiti minimi del cuore. Eppure questo libro parla costantemente del tempo, naturale, metafisico o esistenziale che sia. Le stagioni dell'esistenza ci sono tutte, in un testacoda tra adolescenza e anzianità, con i papaveri audaci, impudenti, l'allegro scampanellare del tram, le magie del ghiaccio di una pescheria e le panchine su cui i vecchi siedono, con il loro stupore di esserci, la loro curiosità rivolta ai disegni delle nuvole. Angela Suppo, in questo suo canzoniere che non fa mai sopravanzare le ragioni esteriori dell'io, ci parla di sé viaggiando sulla nave del suo cuore. Nella seconda parte, il libro assume toni più legati a una privata esperienza esistenziale, con un tu incombente, tra separazione, dolore, desiderio. Sul finire, affiora una vena biblica, in una religiosa, dolcissima richiesta al Signore: «dacci oggi ancora / il palpitare delle stelle, / un anticipo di Te». Per la preghiera non esistono """"indicazioni di tempo"""": esiste l'eternità, e l'autrice lo allude, con la grazia che percorre tutto questo libro"""". Dalla prefazione di Giuseppe Conte." -
Il prefetto della Giudea. Testo francese a fronte
"Il prefetto della Giudea"""" (titolo originale """"Le Procurateur de Judée"""") è un breve racconto storico di Anatole France pubblicato nel 1902. L'autore racconta l'incontro di due patrizi dell'antica Roma ormai anziani. Sono vecchi amici, accomunati da sfortunate vicende politiche: Ponzio Pilato, prefetto della Giudea, ed Elio Lamia, esiliato e costretto a viaggiare per le province dell'Impero, specie in quelle d'Oriente. Ritrovarsi diventa per loro l'occasione per rievocare il passato, il tempo in cui entrambi si trovano lontani dalla Roma imperiale. Il libro, oltre che racconto storico, è anche un apologo sulle ragioni che portano a dimenticare o a conservare un ricordo." -
Un fiore per la regina
Un tempo nella Terra di Robur tutti i giovani erano chiamati a intraprendere un viaggio attraverso Campo Fiorito per raggiungere il Palazzo della Regina di Leucos, esperienza necessaria per l'ingresso nell'età adulta. Campo Fiorito era un'immensa regione collinare i cui piccoli villaggi apparivano, a chi avesse potuto vederli dall'alto, immersi in un picchiettio di colori talmente armonioso che nessun quadro d'uomo sarebbe stato in grado di riprodurne la bellezza. Il colore intenso e brillante era quello dei fiori di ogni specie esistente che ricoprivano l'intera superficie dei campi. Era tradizione che al momento dell'ingresso al Palazzo ciascuno dei giovani pellegrini, accompagnato da una fanciulla scelta fra quelle incontrate lungo il cammino, presentasse in offerta alla Regina un cesto di fiori raccolti strada facendo. Quella della compagna, o del compagno, con cui essere ricevuti al Palazzo era la scelta più importante e per questo la più difficile per i giovani roboresi, poiché quella sarebbe stata la persona che, da quel momento in poi, li avrebbe affiancati nella cura del bel campo affidato loro dalla Regina di Leucos come ricompensa dell'offerta ricevuta. Con scritti di Gianpaolo Cavaliere, Tiziana Micelli Alberto Figliolia, Çlirim Muça e Clelia Esposito. Età di lettura: da 6 anni. -
E l’angelo non gli fermò la mano. La violenza sulle donne in prosa e in versi
"Per un essere umano, esperienza dolorosa, in alcuni casi drammatica, è la separazione dalla persona un tempo amata. Abbiamo delineato un ampio panorama di problemi psicologici e socio-economici, tratteggiando quei tipi di personalità per i quali separarsi è un evento destrutturante, soprattutto quando a volerlo è la donna o le condizioni economiche della famiglia sono precarie. Le interviste di Daniela a professionisti di diversa competenza delineano i più importanti aspetti della violenza sulle donne. Da parte mia, debbo una spiegazione al lettore sull’impiego di versi liberi, mezzo alquanto insolito nella trattazione di problematiche psico-sociali. Freud scrive: «Non è facile parlare scientificamente dei sentimenti» [...] «I poeti... hanno la sensibilità necessaria per percepire negli altri i moti reconditi della psiche...» Confortato da tali osservazioni, sono stato tentato dalla narrazione poetica, con una silloge a tema da leggere come una storia che permetta di cogliere, da diversi vertici d’osservazione, l’indicibile dei sentimenti e il clima emotivo dei più comuni conflitti di coppia. Meta ambiziosa, raggiungibile forse da “poeti laureati”. Mi riterrò abbastanza soddisfatto se sarò riuscito a raccontare la drammaticità degli affetti per il dolore arrecato e subito."""""