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Numquid et tu? Testo francese a fronte
Sempre inquieta, l'anima del grande scrittore francese, pronta ad affrancarsi da ogni fede e ideologia per cercare ancora e ancora. Eppure, se mai fu vicino a un approdo, è in queste prose intitolate Numquid et tu?, una raccolta di frammenti del 1922 in cui, sia pure per breve stagione, André Gide sembra avvicinarsi a una vera e propria conversione, a seguito del periodo di crisi religiosa causato dalla Prima guerra mondiale, e sentire il Cristo con l'adorante intensità di un mistico. -
Poesie. Testo americano a fronte
In questa breve antologia poetica, che non ha la pretesa di essere esaustiva, viene presentata una scelta molto personale di alcune liriche di Herman Melville, caratterizzate da una ben accetta e una riconosciuta disciplina poetica. Le poesie sono state scelte dai tre volumi pubblicati in vita dallo scrittore: ""Battle-Pieces and Aspects of the War"""" (1866), """"John Marr and other Sailors with some Sea-pieces"""" (1888) e """"Timoleon"""" (1891), gli ultimi in edizione privata di soli 25 esemplari. Gli ultimi tre testi sono stati selezionati dai manoscritti melvilliani studiati da Francis Otto Matthiessen e raccolti nella collana di «New Directions», The Poets of the Year."" -
Pensieri sulla musica. Testo latino a fronte
Boezio compose il trattato in latino tra il 500 e il 507 circa, riprendendo fonti classiche greche come gli ormai perduti testi di Nicomaco e gli Armonici di Tolomeo. Consta di 5 libri e fonde in un'unica teoria il diverso pensiero musicale dei pitagorici, dei platonici e degli armonici. Fu un testo fondamentale per gli sviluppi successivi delle teorie musicali, oltre che mezzo di trasmissione di dottrine, che altrimenti per noi sarebbero oggi inconoscibili. -
Incontri d'amore. Storie reali e surreali
"Dopo la felice esperienza della curatela dell’antologia 'Sguardi di donne. Racconti autobiografici al femminile', l’indomita Silvana Ceruti tesse una nuova tela di inviti chiedendo la disponibilità di autrici/autori per raccontare una situazione indimenticabile della vita di ognuno: l’incontro d’amore. Anche se Jung asserisce che non esiste la casualità, bensì la sincronicità ovvero coincidenze significative come lo sono quei collegamenti tra persone, oggetti, entità varie che pare non abbiano alcuna attinenza tra loro ma assumono un significato e un senso per chi li vive, una specie di chiaroveggenza interiore che crea stupore ed emozione, gli incontri accadono e molto spesso ne scaturisce una magia di coinvolgimento. In molti hanno risposto all’invito di Silvana e l’antologia 'Incontri d’amore' raccoglie le testimonianze di ottanta autrici/autori con testi, in prosa e poesia, in cui il tema è stato interpretato in modi differenti e originali. Non tragga quindi in inganno il titolo che potrebbe suggerire unicamente l’incontro tra una “lei” e un “lui” con relativo e reciproco colpo di fulmine. Nei racconti si trovano rimandi a diadi inconsuete, nelle quali l’oggetto dell’innamoramento a prima vista può essere uno strumento musicale, la luna, la poesia, una quercia, un luogo, un gatto, un campione sportivo, una pala, il profumo di un vino o una canzone."""" (Dalla prefazione di Diana Battaggia)" -
Piccola orchestra. Antifavole e dicerie
"Ogni pagina di questa nuova opera di Tiziano Rossi apre a un intreccio di voci, di vite e di pensieri, facendoci assistere a una prova d'orchestra capace di porci in ascolto. Piccole prose poetiche che si dipanano in sei sezioni dove una sorta di ragione kantiana (pura, pratica ed estetica) le renderà il luogo scritturale adatto a rivelare le più strabilianti e varie condizioni dell'umano. [...] Personaggi che diventano caratteri, animali che parlano pensando, situazioni che incarnano modi di mondi da vivere sono le traiettorie che Tiziano Rossi imposta per noi, offrendoci tratteggi di vite che, dalla loro ordinarietà, sanno come mostrarci spazi di straordinaria umanità. Ognuna di queste piccole storie sa regalarci, infatti, le sinfonie (armoniche e disarmoniche) che più ci appartengono per somiglianza, come a un nome proprio appartiene sempre un volto. L'Alterità apre all'incontro di un mondo possibile e da questi frammenti le esistenze sembrano raccontarci di antichi e consueti nomi propri; di paradossali e distopiche vicende umane che portano tutte il nostro nome: ognuna la sua veridicità."""" (dalla prefazione di Stefano Raimondi)" -
Pudore selvaggio. L'estate in Corsica di Sibilla Aleramo
Breve biografia romanzata sulla terza vita come errabunda et libera amante di Sibilla Aleramo. Si narra il viaggio della scrittrice nel 1912 in Corsica per iniziare a vivere del suo lavoro di poeta. Si racconta di come, dopo il successo del romanzo Una donna, Sibilla dia un taglio alla seconda fase della sua vita di scrittrice affermata, ma spiritualmente e carnalmente non appagata. Nella sua traversata dell'isola Sibilla incontra vari personaggi - tutti realmente esistiti - che la iniziano all'archeo-mitologia. Diventa amica di Marie-Anne Comnène, aspirante scrittrice. Giunta a Evisa, cade in depressione in seguito alla rottura della relazione con Giovanni Papini. Di Sibilla si innamora Joe, un ragazzo corso di 19 anni residente a Tunisi. Lei si lascia corteggiare e con lui raggiunge il piacere erotico condiviso. In ogni capitolo sono riportati in corsivo frammenti di diario, di articoli e di corrispondenza storicamente documentati che riportano all'ambiente laico e progressista della Belle Époque. -
Urashima e altri racconti giapponesi. Testo giapponese a fronte
Il volume raccoglie quattro racconti tradizionali giapponesi, tramandati a partire dall'VIII secolo. Dopo la favola di Urashima che salvò una tartaruga e fu ricompensato con una visita al leggendario palazzo sottomarino del Drago Ry?g?j? è la volta di Peschino, La favola del vecchio Sbocciafiori e La storia dell'Imperatore Nintoku. -
Gitanjali. Con testo Bengalese a fronte
Gitanjali, che significa ""offerta di canti"""", è una raccolta di poesie scritte originariamente in lingua bengalese, tra il 1906 e il 1910. Le liriche qui raccolte si rivolgono sempre a un destinatario preciso - ora chiamato """"maestro"""", ora """"signore"""", """"re"""", """"sole"""" e perfino """"amico"""" -: dio. Il dio di Tagore, identificabile con Krishna fanciullo, tuttavia, è allegro, gioviale, perfino giocoso. A lui Tagore si rivolge con un tono confidenziale, tanto affettuoso da apparire simile a una relazione amorosa. Per quanto giochi e si faccia """"desiderare"""", il dio presente nelle poesie di Gitanjali, però, non è mai un'entità indifferente e distante: si avvicina all'uomo, questa creatura transitoria e imperfetta, per offrire il suo amore; sorride al fianco del poeta, gli chiede di cantare, gli fa percepire la sua presenza e il rumore dei suoi passi. Nelle poesie del Gitanjali sono presenti, oltre al rapporto tra il dio e il poeta, anche temi più popolari: la siccità della terra, le miserie della gente bengalese, l'arretratezza culturale del Bengala."" -
Le più belle poesie sulla mamma
L'antologia ""Le più belle poesie sulla mamma"""" raccoglie le liriche che alcuni poeti, sia italiani che stranieri, presentati in rigoroso ordine cronologico di nascita, hanno dedicato alla propria madre. Si tratta di autori senza tempo, perché la loro opera è sopravvissuta alla loro esistenza. Sono i poeti che più sento miei o vicino a me, quelli che mi appartengono di più. Accanto a liriche più importanti se ne trovano alcune più allegre e divertenti, ma - quando la voce del poeta si rivolge alla propria madre -, troviamo sempre e solo voci di esperienze e sofferenze diverse, momenti a volte evocati da un banale particolare: una porta che si apre, un canto sommesso e lontano, una semplice carezza. Nelle poesie ispirate dalla madre si può trovare nostalgia, rimpianto, dolore, un vuoto del cuore che attende di essere riempito, difficilmente parole di letizia e gioia e, se affiorano, saranno sempre mescolate al rimpianto."" -
Sofonisba. La turbinosa giovinezza di una pittrice
Le donne nelle epoche passate non erano libere di gestire la loro vita e tantomeno di affermarsi come artiste. Questa sconfortante prospettiva non toccò in sorte alla cremonese Sofonisba Anguissola che, grazie a un padre che potremmo definire ""femminista ante litteram"""", poté studiare discipline riservate esclusivamente al sesso maschile, e tra queste la pittura. Grazie al suo innato talento per quest'arte è divenuta la capostipite delle pittrici italiane dal XVI secolo in poi. Le informazioni sulla sua gioventù sono scarse e frammentarie, ma sono bastate per immaginare un romanzo che la vede da bambina divenire giovane donna, attraverso le più svariate esperienze. Sofonisba girerà infatti l'Italia con curiosità e spirito d'avventura, incontrando i personaggi più svariati, in un turbine che accompagnerà il lettore in un viaggio attraverso l'arte, la bellezza, i paesaggi, la politica e gli intrighi delle famiglie nobiliari dell'Italia del Cinquecento."" -
Onomasticon. Le maschere del teatro antico. Testo greco a fronte
Unica opera di Polluce pervenutaci in un ampio estratto, l'Onomasticon è composto da un elenco di vocaboli e sinonimi distribuiti in dieci libri e organizzati per argomento: dalla tradizione religiosa, bellica e agricola all'anatomia, dalla politica alla scienza e ai costumi, dalla caccia all'alimentazione, dal commercio alla giustizia, dall'urbanistica all'artigianato. Il libro IV è fondamentale per comprendere il teatro, le ingegnose macchine da palcoscenico e le misteriose maschere utilizzate nella tragedia e nella commedia greche e romane. -
Gli ultimi giorni di Radetzky
Il 5 gennaio del 1858 alle 8 del mattino, in una giornata fredda, bigia, il vento di tramontana che piegava le fronde degli alberi sibilando fra i comignoli delle case, costringendo i pochi milanesi che già si avventuravano per le strade a stringersi nei loro mantelli, a premersi in testa il copricapo, a chinare il viso per non farsi accecare dalla polvere si spegneva nella Villa Reale di Milano all'età di novantun anni Josef Wenzel Radetzky. Era il crepuscolo di un'era e la vigilia dell'unità d'Italia, ma per l'anzianissimo feldmaresciallo il mondo era una giostra immobile da governare con lo scintillio delle sciabole e il paternalismo del vincitore. -
Epopea di un fiume. Il Lambro e la sua storia
Il fiume è memoria. Ovunque lo si osservi e a qualsiasi ora del giorno e della notte, ogni fiume porta con sé le tracce di un'origine e, con essa, frammenti di vita vissuta di ciascun territorio lambito. È il testimone di stagioni che si sono succedute, è lo specchio di un paesaggio, è la voce del tempo. ""Epopea di un fiume. Il Lambro e la sua storia"""" racconta il viaggio delle acque in una terra, la Brianza, dal ricco passato e anticipatrice di cambiamenti profondi: qui si è insediato il regno longobardo, la regina Teodolinda - artefice della diffusione del cristianesimo - ha scelto Monza come sua residenza. Leonardo ha progettato un collegamento tra il Lago di Lecco e il Lambro; i mulini, dal Medioevo al Novecento, hanno sostenuto lo sviluppo dell'economia, da quella agricola a quella industriale delle filande. Sempre il Lambro è protagonista e testimone dei cambiamenti dell'ambiente. Il suo corso ha ispirato poeti e letterati, il suo nome compare nell'opera di Salvatore Quasimodo, premiata con il Nobel nel 1959. Carlo Emilio Gadda lo ricorda in racconti e romanzi. Luigi Santucci ne parla, così come lo descrivono Carlo Annoni, Alberto Airoldi, Piero Marelli. Nell'Ottocento aveva conquistato i coniugi Carolina e Federico Lose, Cesare Cantù, l'abate Luigi Polidori, Augusto Serena. Tutti testi che il volume raccoglie."" -
Il disprezzo del mondo. Testo latino a fronte
Durante gli anni di vita in convento, grazie ai quali Erasmo accrebbe la sua istruzione, perse, però, a poco a poco, l'affezione per la vita monastica. Nel carteggio di quel periodo non vi è traccia di argomenti religiosi e vi è insofferenza per i suoi superiori, che non comprendono e frenano la sua passione per la poesia. Nella sua prima opera, tuttavia, una Lettera sul disprezzo del mondo (De contemptu mundi), scritta intorno al 1489, egli loda la vita solitaria dei monaci come mezzo per realizzare l'ideale umanistico della formazione di uno spirito eletto, pur non giungendo mai a esaltare il ritiro conventuale quale espressione di una compiuta vita cristiana. -
Tutte le forme di vita
«Parlare e scrivere fanno emergere lo strato profondo e arcaico della conoscenza, la vox di un'innocenza originaria, pur nell'accettazione di una learned helplessness, la consapevole impotenza. Individualizzata è la scrittura, non l'autore. È un dono poter fare ascoltare la voce della poesia. Le parole soffrono dell'azione riduttiva del parlare, oggi, nella lingua italiana immiserita. Si specchia nel fare poetico la frantumazione del discorso - pur mantenendo la scelta dell'endecasillabo quale naturale forma espressiva dell'italiano. L'irrompere dei fatti è impersonale, a volte sembra non avere un fine né un destino, per cui ""gli altri"""", """"i contemporanei"""", che pure sono testimoni del tempo, nel sogno, nel respiro, oscurano le istanze individuali, ci appaiono anche incomprensibili, nel teatro di tutto ciò che accade, ma lo spazio interiore è più ricco: anche l'incompletezza accade, il fiume accade, l'aquila accade, il filo d'erba accade. Nella compattezza del testo (testo, contesto), l'Autore, che sia narratore o poeta, si rifà all'etimo di """"autorità"""", per come usa la lingua che è il materiale della fabula, della poetica, con anche residui di vulnus incistati nella historia. Tutte le forme di vita sono nell'organismo della poesia, nella réve-rie naturale del gatto, nell'essere veggenti delle cicale, nell'espressione improvvisa, a-logica del discorso. L'Impero spiana, omologa: si fa strada fulmineamente, nel flusso ignoto alla scrivente, l'imago cercata, giusta, nel senso che esprime l'enunciato di Wittgenstein: """"Noi ci facciamo immagini dei fatti"""" (Quaderni 1 9 1 4- 1 9 1 6), rivelando anima e designando mondo. Designare mondo è il fine della scrittura. Il dramma è tutto nello spazio interiore. Non Autore onnisciente, quindi, ma il garante del senso da contenere e trasmettere nel lasso della propria esistenza, e a seguire.» (Claudia Azzola)"" -
Perdonateci l'imperfezione
"Perdoniamo l'imperfezione? Oppure la accettiamo per se stessa vera, o veritiera, l'unica forma forse onesta di un itinerario senza soluzione di continuità? Alessandra, con questa nuova e bella raccolta di liriche, ci riporta nella sfera dei sentimenti imperfetti, dei sorrisi al buio su labbra impossibili, delle carezze tenute in tasca. [...] l'autrice, come pochi, riesce a incasellare immagini che saprebbero vivere da sole ma che scelgono di fondersi, come le pietre preziose adoperate per i mosaici delle ville romane: splendenti anche da sole al sole, ma immense, se insieme, in scene di caccia, di amori, di alcove. Non vi è frase - ci provi il lettore attento - che non vivrebbe anche da sola. [...] parole """"sparute"""" non se ne trovano tra queste righe che paiono fughe. E se questa è l'imperfezione, troviamo altre parole per descrivere il suo opposto. E lasciamo la perfezione agli astri e queste splendide """"imperfezioni"""" a noi. Perché dell'imperfezione «ci s'innamora senza soluzione»... """" (Dalla Prefazione di Santino Mirabella)" -
La corteccia del mondo
«""La corteccia del mondo"""" è un'antologia poetica che svela e rivela, non solo il riassunto di una ricerca formale durata tutta una vita, e le vicende, le vicissitudini, gli accadimenti di questa. L'avventura di uno stupefacente architetto della parola, pronto ancora e sempre a stupirsi intorno al miracolo di un albero le cui foglie dondolano al musicale soffio del vento che proviene da arcani siti, alla variabile infinità della pianura, al segreto che si nasconde in ogni piccola cosa e nel nostro stesso agire, al mistero che governa il destino e i casi d'ognuno. Einfühlung si dice in tedesco: immedesimazione, empatia, """"simpatia simbolica"""". Giacomo Graziani, le sue poesie, noi... in armonia.» (dalla prefazione di Alberto Figliolia)"" -
Disamore. Poesie 2016-2017
«Disamore è l'insieme degli aspetti distruttivi di ogni relazione affettiva, dell'amore di un amico, di un figlio, di un genitore, di un nipote, di un collega, di un maestro. Disamore è il buio intraneo a qualsiasi anima bella, un buio pericoloso e incombente che, quando non si è più attenti a se stessi, rischia di manifestarsi inconsapevolmente. E, proprio perché inconsapevole, il soggetto attraversato dalla pulsione distruttiva del disamore è sordo a qualunque richiamo alla umanità, credendosi nel giusto e non avendo alcuna percezione del male che commette. In queste poesie il lettore troverà la sorpresa di una moglie cattiva, di una madre violenta, di una famiglia che ti espelle, di un figlio che continua a giocare mentre la casa brucia. Questo male, puntualmente sottolineato, non vuole significare la fine di una relazione coniugale o filiale o amicale; né vuole dire che quella moglie, quell'amico, quel figlio o quella famiglia, è ""cattiva"""" o disamorata, no. Il disamore è l'aspetto necessario, inscindibile dell'amore. È il """"rovescio"""" della pellicola fotografica di una vita che scorre bene.» (dal saggio critico di Rocco Mario Morano)"" -
Toto corde
«Maria Grazia Palazzo disegna e stende gli spazi del territorio ideale dettando tutto ciò che vede nel quotidiano, ma soprattutto, ci svela il sotteso, il pre-agito ponendosi nella posizione privilegiata di osservatrice e mediatrice tra la causa e l'interazione con il mondo, quasi come una aggiustatrice del suo tempo. È il titolo che guida il lettore verso lo stupore e lo spostamento simultaneo tra la dimensione sensoriale e l'esperienza tattile che ogni essere umano fa con il reale. Nella locuzione latina 'Toto corde' è inclusa la consapevolezza di una interdipendenza universale tra realtà e immaginario: con tutto il cuore. Quindi, è con la forza straordinaria dell'amore che si possono trovare, meticolosamente e miracolosamente, connessioni misteriose, fili logico-enigmatici e lessicali tra ciò che è codificato e la complessità dell'invisibile/indicibile. La parola poetica in questo libro si fa personalità e centro focale dell'avventura umana. L'autrice è disposta a denunciare le ingiustizie che vengono taciute scegliendo la strada dell'amore concreto, fertile e suggestivo con la finalità di smentire la persuasione, accompagnare il lettore alla ricerca della verità e, soprattutto, pacificare il ricongiungimento del qui e dell'oltre.» (dalla prefazione di Rita Pacilio) -
Pienezza dell'occhio. Poesie scelte (1949-2001). Testo spagnolo a fronte
«La poetica di Bianca Varela supera il luogo comune, optando per la ""parola elusa"""", quel silenzio scoperto sulla sua strada per Babele. L'enigma frena una falsa scoperta: non è il canto delle sirene a offuscarla, ma il suo ostinato silenzio, quel necessario """"sgozzato splendore"""". Varela taglia il collo all'apparente prima luce della poesia superficiale, senza essere esageratamente oscura non crede più nella pienezza dell'occhio. Ecco i suoi fari: Paul Celan e César Vallejo. Da entrambi assimila il silenzio e la precisione, l'esigenza fondamentale di non dire tutto nella poesia, nonostante il dolore e la farsa di vincere il divenire incerto...» (Dall'Introduzione di Miguel Angel Zapata)""