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Le strade del bacio
"Bisogna sentirsi a proprio agio con la vita per scrivere di paesi notturni attraversati in un abbraccio, di stazioni ferroviarie complici di addii e ritorni, di paesaggi immersi nel profumo dei gelsomini e riuscire a mantenere un equilibrio nell'estensione del gesto poetico, che non risulta mai eccessivo o inappropriato, anzi contiene una sua misura. Le strade del bacio è una raccolta che punta decisa sui sentimenti, uno in particolare: il motivo dell'eros che non conosce regole se non quelle che in molti passaggi ripropongono le atmosfere del Cantico dei Cantici [...] vive di proiezioni e di attese, non è un camminare per orizzonti monotoni, piuttosto una gradazione di immersioni in un sottosuolo già affollato di piccole verità da assumere a riferimento. Esiste un passato che somiglia a un continente interiore, da cui poi l'autrice torna ogni volta più ricca. La Lucania è la terra d'origine (dell'autrice), Roma è la terra di elezione, ma è come se fra le due geografie ci fosse dialogo non semplicemente distanza, entrambi scenari che favoriscono i movimenti del cuore, aiutano a circoscrivere meglio la resistenza all'usura del vivere, che è il vero nemico contro cui fronteggiano questi versi. Un nemico subdolo, antico, a cui non c'è da opporre nulla se non l'originaria limpidezza della parola"""". (Dalla prefazione di Giuseppe Lupo)" -
Terra arsa, tempo dovuto
«Con Terra arsa/Tempo dovuto Moreno Gentili dà seguito al precedente poema in versi Illibertà, ""una serie di cento pezze di poesia [...] sudario di locuzioni, allocuzioni, persino sproloqui dolorosi e dolenti buttato sopra l'Italia, l'Europa, l'Occidente..."""". Una raccolta che torna a proporci una lettura dell'oggi, attuando un cammino diverso, ma ugualmente innovativo da un punto di vista formale e direi prospettico. [...] In Terra arsa tornano le tematiche proprie di Gentili (presenti con diverse modalità nel Festival Letteralmente che cura da anni e nella Giornata della Memoria che organizza regolarmente al teatro Parenti), ma, se possibile, la violenza delle immagini, dei sentimenti, della parola appare qui accresciuta: pochi, se non inesistenti gli spazi di contemplazione e di pace. La struttura di Terra arsa richiama quella di Illibertà: sono cento tasselli poetici, ciascuno di sedici versi, ciascun verso di sedici sillabe, in formato grafico 7x7 cm; nuove, ritmate """"pezze di poesia"""": la prima, con un conteggio matematico a ritroso, porta il numero 100 e il titolo Conseguenze, l'ultima porta il numero 01 e il titolo Big Bang, come a sottolineare un arretramento, di umanità e di civiltà. Siamo chiamati a contemplare le conseguenze delle nostre azioni, a riflettere su un arretramento di civiltà, un arretramento di identità.» (dalla prefazione di Gabriella D'Ina)"" -
Lavorare stanca. Ediz. integrale
Edizione del 1936 con le poesie censurate e le poesie aggiunte nell'edizione del 1943. In appendice: Il mestiere di poeta (a proposito di Lavorare stanca) e A proposito di certe poesie non ancora scritte. -
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"""", pubblicato postumo, comprende dieci poesie (otto in italiano e due in inglese), tutte scritte tra l'11 marzo e il 10 aprile del 1950 a Torino e tutte inedite, ritrovate fortuitamente tra le carte di Pavese dopo la sua morte, in duplice copia, nell'ordine in cui sono state pubblicate. La raccolta, pubblicata da Einaudi nel 1951, comprende anche i versi appartenenti al gruppo La terra e la morte, che furono composti nel 1945 a Roma e pubblicati nel 1947 sulla rivista «Le tre Venezie». Si tratta di liriche d'amore, permeate di una struggente nostalgia e scritte con uno stile insolito per Pavese. Sono dedicate all'attrice statunitense Constance Dowling, l'ultimo suo amore non corrisposto, conosciuta alla fine del 1949. Con la raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, l'autore riprende i temi già sperimentati nei componimenti più tardi di Lavorare stanca e nelle poesie di La terra e la morte. La donna, la cui liricizzazione avviene attraverso le metafore dei grandi temi dell'autore come la terra, la vigna, il vento, la vita e la morte, è il motivo unico e assoluto che pervade tutte le liriche dell'opera e, come ben scrive Gianni Venturi, «non è più e solo il termine di paragone della realtà simbolica, ma è la realtà, la speranza e la disperazione». Prefazione di Tommaso Di Dio." -
Apologia per John Brown. Testo americano a fronte
John Brown, vissuto tra il 1800 e il 1859, fu un combattente antischiavista. In sua difesa Thoreau scrisse questo discorso, che ripeté più volte in pubblico. Tra il 1856 e il 1859, insieme a un manipolo di uomini, Brown tentò di suscitare una rivolta di schiavi neri. Contrario all'atteggiamento degli Stati del Nord, che ritenevano di dover combattere la schiavitù solo con mezzi politici e ideologici, Brown portò a termine diversi attacchi armati contro gli schiavisti. L'ultimo fu il 16 ottobre 1859, quando attaccò l'arsenale di Harper's Ferry, in Virginia. Ma fu catturato, giudicato colpevole di cospirazione, omicidio e insurrezione armata, condannato a morte e impiccato il 2 novembre dello stesso anno. -
Il viaggio di Urien. Testo francese a fronte
Non c'è emozione, per quanto speciale e nuova possa sembrare, che non abbia in natura tutti i suoi equivalenti - la collezione completa - uno per ogni mondo. Ma l'emozione centrale di questo libro non è un'emozione particolare: è proprio quella che ci ha regalato il sogno della vita, dalla nascita attonita fino alla morte non convinta: e i miei marinai senza carattere a loro volta diventano o l'intera umanità, o si riducono a me stesso. Ignorano il loro destino e non governano più la loro nave, ma il desiderio di volontà li attira e fa prendere loro per risolta la rotta che seguirà la loro pericolosa nave. - Prima si privano di tutti i piaceri, non in vista di ricompense future che non li soddisferebbero, ma in vista di azioni gloriose in cui la loro forza viene messa alla prova, in modo da mantenerla integra... Tutto quello che potrei ancora aggiungere, Urien lo dice o lo racconta. Se parliamo bene di queste cose, è perché ne abbiamo sofferto: povera generazione che vorrebbe l'eroismo in un tempo che non l'appaga più di bellezze; - in modo tale che possiamo dire: Chiesero al romanzo di sostituire le grandi avventure che non avevano fatto: gli chiesero di soddisfare al meglio il vago desiderio di eroismo che la loro immaginazione conservava e che il loro corpo non riusciva a realizzare. -
Confusi dalla vostra scienza. Note medievali sul binomio doctrina/ignoranza
Fra la fine dell'XI e gli inizi del XIV secolo, quando l'Europa latina conosce il fiorire della cultura ""scolastica"""", emerge a più riprese una forte antitesi fra sapere e ignoranza. Questa dialettica non si esaurisce sul solo terreno della distinzione fra chi accede al sapere che parla latino di scuole e università e chi ne è escluso. Le strutture sociali, le tensioni spirituali, i nuovi movimenti religiosi, la consapevolezza dell'intreccio fra politica e cultura, sono direttrici storiche che si intersecano attorno alla polarità fra sapienza e ignoranza. Attraverso questa chiave di lettura il volume traccia una sorta di itinerario fra snodi storici che rivelano, dentro la vicenda europea, un rapporto profondo, a tratti contraddittorio ma certo insolubile, fra sapere e società."" -
Gli annali. Testimonianze e frammenti. Testo latino a fronte
Roma, 25 d.C. Sotto lo sguardo vigile dell'imperatore Tiberio, lo storico Cremuzio Cordo viene processato per aver definito Bruto e Cassio, leader della congiura che settant'anni prima aveva liquidato Giulio Cesare, ""gli ultimi veri Romani"""". La sentenza è in realtà già scritta: gli Annali di Cremuzio saranno dati alle fiamme e il suo stesso autore finirà per togliersi la vita. Eppure, le tracce di quell'opera incriminata sono riuscite a sfuggire alla censura e a giungere sino a noi: appena un pugno di testimonianze e frammenti, sufficienti però a raccontare una pagina appassionante del lungo conflitto fra cultura e potere."" -
L' anima. Testo latino a fronte
Il problema dell'anima è cruciale per il primo cristianesimo. Vi è, da un lato, la nuova autorità delle Sacre Scritture; dall'altro, quel ricco patrimonio filosofico pagano con cui un apologeta non può fare a meno di confrontarsi. Tertulliano ci offre in quest'opera una visione dell'anima che non finisce di sorprenderci. Essa, apprendiamo, è corporea ma immortale; di più, è generata insieme con il corpo al momento del concepimento; infine, se il suo distacco dal corpo avviene in seguito al martirio, il suo accesso in Paradiso è immediato. Filosofia, medicina, Sacre Scritture sono tutte chiamate in causa a sostegno di queste tesi che presto sarebbero state considerate eretiche. Presentazione di Mario Vegetti. -
La peste di Milano
Nel ""De Pestilentia"""" di Federico Borromeo vi è il ritratto di una città che sta soffrendo e dell'anima di un uomo. La città è Milano, tormentata dalla peste del 1630, percorsa dai carri colmi di cadaveri, monatti e untori. L'uomo è lui, il cardinale, cugino di san Carlo: uomo deciso e imprevedibile, che affida alle pagine di un trattatello la descrizione terrificante di un incontro con il vasto spettacolo allestito dalla morte. Ma il De Pestilentia è anche altro. Scritto di getto durante i giorni del contagio, queste pagine sono una sorta di commiato tra Federico e la sua Milano. Un addio straziante, attuato con una descrizione minuziosa degli avvenimenti e della follia che ben presto si impadronì degli animi. In questa breve opera vi è anche un raro compendio: in poche pagine si avverte quel che poteva essere una pestilenza. Milano è lo spunto, ma la descrizione riguarda i terribili effetti del morbo in ogni tempo. Da Tucidide a Boccaccio, da Omero a Federico, il teatro di morte invita lo scrittore alle supreme riflessioni."" -
Di alcuni editori. Con una bibliografia degli scritti e dei discorsi (1865-1921)
Il ruolo dell'editore, sin dai tempi di Manuzio, riveste una grande importanza culturale, soprattutto nei momenti in cui si cerca di progettare e edificare il futuro, e l'Ottocento fu uno di quei momenti. I sei saggi che ristampiamo riguardano appunto alcuni editori ottocenteschi e le loro imprese, non sempre fortunate. Conosceremo così le vicende avventurose e travagliate di Nicolò Bettoni, David Passigli, Vincenzo Batelli e Paolo Galeati; come visse gli ultimi anni Gaspero Barbèra e quale parte abbiano avuto gli editori nel compiersi del Risorgimento italiano. Il tutto attraverso le parole appassionate e partecipi di uno che quella professione l'aveva scelta come fosse una vocazione ineluttabile: Piero Barbèra. Accompagnano i saggi alcune sue riflessioni sul mestiere di editore e sulla diffusione del libro ancora valide e condivisibili ai nostri giorni. Completa il volume la bibliografia degli scritti e dei suoi discorsi. -
Il tempo. Testo latino a fronte
"Fai così, o mio Lucilio, rivendica te stesso per te, e il tempo che finora ti veniva portato via o sottratto o ti sfuggiva, mettilo da parte e custodiscilo. Persuaditi che queste cose stanno come ti scrivo: parte del nostro tempo ci è strappata via, parte sottratta, una parte scorre via. Ma lo spreco più vergognoso è quello che avviene per trascuratezza. E se vorrai farci attenzione, gran parte della vita scorre via nel far male, la massima parte nel non far nulla, tutta la vita nel fare altro.""""" -
Ti ho lasciata con gli alberi
"Ti ho lasciata con gli alberi"""": un “romanzo in versi” che rincuora insieme il bisogno di ricordo, l'elaborazione del lutto e della perdita, ma soprattutto il diario cadenzato, parcellizzato, di una vera e propria educazione sentimentale – in nome dei valori veri, dell'eredità di affetti semplici e assoluti, sempreverdi come certe piante sempre amate, o egualmente i fiori di cui è stata adornata la loro vita... Quella di Maria Santini e Rolando Olivi [...] E come sempre, con Terry, nei suoi libri/giardino, nei suoi testi a berceau, pensili approdi o pergolati di verde e fiori, linfa e colori d'ogni Bellezza – sfilano i fiori, chiedono quasi la parola. Può la Poesia accompagnare – relazionare – la Storia? Certo che sì, e forse con un garbo, con una grazia infinitamente più provvida, delicata e suggestiva... Terry Olivi qui è stata figlia per tutti, a nome di tutti. Ha raccontato, romanzato ogni istante della vita ulteriormente, nobilmente senile della madre, e ne ha fatto un decretale, un decreto-legge sull'Amore. """"Ti ho lasciata con gli alberi"""" è un continuo, devoto Inno all'Amore per la vita [...] un offertorio all'estrema età senile, un ringraziamento agli Ottuagenari et ultra. E non sarà mai bastevole. Rimane il tutto dell'amore – la radice sempre vera e sacrale della luce, il nutrimento trasparente, semplice ed essenziale, che di questo bel vaso filiale di poesia fa consuetudine e miracolo, appuntamento di versi e petali. Nel corso trasfuso e forse già nuziale, danzante, di tutte le nostre stagioni, affollate, stanche ma poi redente avventure d'Anima." -
Dall'autoreclusione al ritono alla vita
L'“Autoreclusione”, ovvero la tendenza a chiudersi in se stessi in qualsiasi ambiente ci si trovi a vivere, è una pratica purtroppo molto diffusa. Conoscerla è il primo passo per superarla. Per questo Leggere Libera-Mente ha promosso un Concorso internazionale di Scrittura fin dal 2014... In questi anni abbiamo ricevuto circa 400 testi, da scuole, carceri e singoli individui che ci hanno scritto dall'Italia e dall'estero: una banca dati molto interessante per conoscere un fenomeno che coinvolge milioni di persone, anche giovanissimi. Un concorso che anticipava, tra l'altro, i tempi del coronavirus, dove la reclusione forzata ha riguardato tutti. Come ci ricorda il prof. Gustavo Pietropolli Charmet, tra reclusione e autoreclusione, benché le motivazioni all'origine siano diverse, non c'è molta differenza in termini psicologici, emotivi, relazionali, cognitivi. Un motivo in più, quindi, per dar voce a quanto vissuto in queste due condizioni. -
Lo strano diario di un tramviere. Poesie per un nuovo inizio
Impegnato da sempre nel diffondere e propagare poesia altrui, Sblando preferisce modulare i propri versi nel silenzio: autore discreto e riservato intesse i propri testi avvalendosi di un'osservazione attenta di ciò che avviene fuori e dentro sé, ponendo il suo narrare in contesti ampiamente condivisibili per situazioni ed emozioni. La raccolta propone scenari riferiti alla città dove vive (Torino) con onde di ritorno verso la terra di origine (Sicilia) e ad altri ambienti visitati e vissuti; importanti gli interrogativi sulla società, sulla scrittura e sull'amore: tema sul quale si innesca superbamente il rapporto con il padre. Sblando, fedele a se stesso, non ricerca effetti strabilianti ma cura la parola per renderla efficace, pulita, fluida, mai ridondante o superflua. A volte solo delicatamente avvolta da fili di fumo di un sigaro. -
Grammatica dell'esistenza
«Cosa fa un poeta se non interrogare continuamente le parole? Sì, perché la loro presenza può assolvere o condannare ciò che si vuole dire, sfidando il silenzio, che resta la grande accusa della poesia, nella sua continua sfida con l'indicibile, cioè con quella parte della condizione umana che trova difficile da dire. Tutto questo è quello che si obbliga a fare la poesia di Anna Maria Pellegrino, ponendosi, come se fosse la prima volta, a sfida dell'incomunicabilità; sfida che ha più volte tentato una parte della poesia contemporanea. In queste pagine il lettore troverà il modo di ripercorrere una poesia che è prima di tutto, per l'autrice, un modo per affidarsi a quella parte di se stessa che vuole solamente risignificarsi negli altri e in Dio, rifiutando l'affermazione sartriana che «l'inferno sono gli altri», preferendo una lotta, un corpo a corpo con la parola, le sue parole, che si aprono riconoscendo e riconoscendosi attraverso un desiderio di partecipazione e conoscenza, pronte a fondersi con le ragioni più importanti di intere esistenze. Lasciando, a questo punto, l'ultima parola all'autrice che non ignora la fragilità e, nello stesso tempo, l'indispensabile valore della poesia.» (Dalla ?refazione di Piero Marelli) -
Col cuore spezzato... ma sempre a testa alta
«Questo scritto che io, con un po’ di insolenza (o di supponenza), mi ostino a chiamare “libro” ha visto la luce per diversi motivi. Innanzitutto il libro è stato scritto per Jacopo Carlo Maria, Carletto, il mio ragazzo speciale dall’anima fragile e bellissima, che a sedici anni è stato travolto da un’angoscia senza nome e ha scelto di rinunciare alla vita lasciando alla sua famiglia l’onere di portare questo macigno sulle spalle. Per chi lo conosce e lo ama sarà l’occasione di ricordarlo e di scoprire qualche fatto inedito; per chi non lo conosce sarà tutta una sorpresa, un viaggio attraverso il mio cuore di madre per analizzare, capire, accettare e soprattutto continuare ad amare nonostante tutto e anche di fronte all’imponderabile». Presentazione di Sergio Astori. -
Bodyscript. Corpi in relazione
"BodyScript. Corpi in relazione"""" è dedicato all'esperienza del corpo, ai modi di pensarlo e considerarlo oggi, nelle relazioni interpersonali. Esplora il ruolo della dimensione del corpo e della sensorialità nei processi di cura e particolarmente nella relazione terapeutica. Emerge una visione intersoggettiva della cura, dove vengono sottolineati i processi di embodiment e i vissuti di transfert e controtransfert che entrano in risonanza nel campo interpersonale, permettendo al corpo di parlare la sua lingua e al terapeuta di intenderla. I contributi scelti per questo numero dei «Quaderni» prendono in considerazione, da prospettive diverse, il corpo come traccia somatica dell'esperienza umana, luogo di fondazione ed evoluzione del sé, attraverso le relazioni interpersonali. Il termine BodyScript sottolinea lo specifico sguardo dell'Analisi Transazionale coniugando la corporeità con il concetto di copione, elemento centrale nel pensiero di Eric Berne, """"incarnandolo"""" letteralmente nello svolgersi della narrazione di vita. L'importanza attribuita al """"protocollo"""" di copione, ovvero alla qualità emozionale delle esperienze nei primissimi anni di vita, riporta l'accento sugli aspetti """"agiti"""" della conoscenza primaria, inscritti nella sensorialità del corpo, nel movimento e nella memoria, tra mente e cervello. Il testo, rivolto agli psicoterapeuti, può essere letto agevolmente da quanti abbiano interesse per il tema e lavorino in diversi ambiti professionali. La ricchezza nella teoria, negli esempi e nelle riflessioni proposte lo rendono un testo di grande attualità." -
Come un filo di seta. Haiku per ogni stagione. Ediz. italiana e giapponese
«Davvero questi haiku serbano lo spirito dei maestri giapponesi, senza mai esserne sterile copia. Essi si collocano nel solco della migliore tradizione e, nel contempo, hanno un delizioso/poderoso marchio di originalità; vi vibrano lo stupore del vuoto – che invero non è mai tale – e il senso d'invincibile meraviglia che il ""Creato"""" evoca. (La traduzione in giapponese, completa di traslitterazione, aggiunge icasticità alla """"rappresentazione"""".) [...] Yugen (il mistero nella sua insondabile profondità), shiori (delicatezza ed empatia), wabi (l'inatteso, la meraviglia), karumi (la semplicità) permeano questa splendida commovente serie. E tutta la incalcolabile forza evocativa del silenzio. Quel silenzio che, a porci in ascolto, nonostante e contro la presente e fastidiosa epoca di rumori, sa parlarci... sa parlarci... un dolce sussurro... Da 17 sillabe un'eco d'incommensurabile vastità. E bellezza.» (dalla prefazione di Alberto Figliolia)"" -
Un medico riformatore. Luigi Ripa nella Brianza delle epidemie (1820-1884)
Il saggio storico di Vittorio A. Sironi ricostruisce la vita e le vicende professionali di Luigi Ripa, che per più di trent'anni ha esercitato la sua professione sanitaria in Brianza. Solerte medico condotto nella cura dei malati durante l'epidemia di colera a Tregolo (ora Costa Masnaga), la sua azione fornisce ancora oggi spunti di attualità nell'affrontare la pandemia presente. Attento ufficiale sanitario per la difesa della salute degli operai e abile riformatore della sanità municipale a Seregno, dinamico propugnatore della solidarietà umana per i feriti sui campi di battaglia, realizzando a Monza una delle prime strutture della Croce Rossa in Italia, il suo impegno organizzativo testimonia la persistente rilevanza istituzionale per una sanità efficiente. La sua idea di medicina sociale si concretizza nelle due vocazioni del mestiere di medico: cura degli ammalati e salvaguardia dei sani, l'una; necessità di incidere sulla società per rimuovere le cause esterne della malattia, l'altra. Questa ""socialità medica"""" si trasforma in medicina politica con due modalità di realizzazione: individuale, attraverso la solidarietà umana verso il malato; collettiva, mediante l'attuazione di un impegno civile in favore della comunità. Un insegnamento ancora moderno e attuale. Prefazione di Giovanni Santambrogio. Presentazione di Giorgio Cosmacini.""