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Bebuquin. Testo tedesco a fronte
In un'atmosfera irreale, simile a quella di certi film espressionisti, e tra bar, strade notturne, tendoni di circo, baracconi di luna park e celle di convento, l'artista Giorgio Bebuquin e un gruppetto sparuto di tipi bizzarri, per scelta o per necessità, discutono animatamente di come sia possibile produrre il ""miracolo"""", spezzare la logica del linguaggio e di un mondo progressivamente sempre più asservito agli oggetti, alle merci, e dare un senso all'arte. Romanzo sperimentale in senso molto radicale, """"Bebuquin"""" di Carl Einstein mette in questione il confine netto tra prosa e poesia e tra letteratura, arti visive e musica."" -
La piena del Po. Con testo latino a fronte. Ediz. bilingue
Ennodio compone un carme in esametri in cui ricorda la visita recata a una parente per consolarla dopo la tragica morte del figlio. Il poeta tuttavia si concentra su un momento particolare del viaggio, il problematico attraversamento del Po nel momento di un'eccezionale piena autunnale, di cui descrive le diverse fasi, l'esondazione, l'allagamento dei terreni circostanti e delle abitazioni, fino al deflusso delle acque e il ritorno del grande fiume all'aspetto consueto e incoraggiante. La tradizione manoscritta titola il testo Itinerarium, come se obbedisse soltanto alle convenzioni della letteratura di viaggio; in realtà si tratta di un pezzo di bravura descrittiva e rappresentativa, attento ai modelli poetici di tradizione classica che coniuga ai riferimenti alla morale cristiana della pietas e della misericordia. Questa edizione presenta un'introduzione che cerca di inserire il carme nella tradizione della poesia odeporica, rilevandone tuttavia i tratti originali, il testo latino, la traduzione - che è la prima in assoluto - e un commento che intende valorizzare gli aspetti stilistici e allusivi, che rendono il componimento un documento di grande interesse dal punto di vista storico-letterario ma non meno da quello storico-culturale. -
Una relazione per un'Accademia. Testo tedesco a fronte
Pietro il Rosso, il protagonista del racconto Una relazione per un'Accademia (Ein Bericht für eine Akademie), è una delle tante figure di animali (quasi animali, non più/ non ancora animali) che affollano le opere di Franz Kafka. Ma il fatto che si tratti di uno scimpanzé, ovvero della figura di transizione per eccellenza tra l'uomo e l'animale, lo rende particolarmente significativo. [...] L'apprendimento del linguaggio, e con esso della ""via umana"""", è l'unica soluzione che si profila agli occhi di Pietro il Rosso, quando, in seguito alla cattura, viene rinchiuso in gabbia nel ventre di una nave (uno Zwischenraum, un """"luogo di mezzo"""", quasi un non-luogo) e deportato dalla Costa d'Oro verso l'Europa. [...] E allora, autoimponendosi come un imperativo categorico l'apprendimento di una rudimentale forma di linguaggio, Pietro il Rosso compie lo strappo che gli permette di sopravvivere."" -
Epistola a Tiberio. Chronica Pisonum. Vol. 1
Durante il regno di Tiberio Cesare Augusto, Marco Calpurnio Pisone, legato imperiale, giunge a Gerusalemme una sera di un giorno imprecisato di settembre dell'anno 789 a.U.c., penultimo della vicenda terrena dell'imperatore. Su mandato dell'imperatore stesso egli deve portare a termine un'indagine che lo vedrà coinvolto per alcune settimane sull'oscura vicenda del processo e della condanna a morte di un uomo della Galilea: quest'uomo si chiamava Gesù. -
Gaspara Stampa e altre poetesse del '500
«Non intendiamo stabilire il genere letterario ""poetesse"""", contrapposto al genere """"poeti"""", sebbene nella inanità critica dei generi letterari, tanto cara a chi non cerca la sostanza poetica ma si appaga dei suoi casellari notarili, esso avrebbe non minor senso dell'egloga piscatoria o della ilaro-tragedia satiro-pastorale. Chi si contenta di osservazioni generali, più o meno approssimative, dirà che la poesia femminile è sempre romantica, anche quando tocca la suprema, l'aurea perfezione, di Saffo. [...] Ma queste osservazioni non devono distrarci dall'essenziale, da quella sostanza poetica cioè che è la sola legittima ricerca della critica. Noi intendiamo valerci di uno spontaneo aggruppamento pratico, con l'intesa che ciascun poeta di quel «terribile sesso» di cui parlava, attratto e pure atterrito, Alessandro Manzoni, va considerato nella sua particolare originalità umana, e diciamo pure nella particolare virtù inventiva, espressa solamente nello stile e nel tono del suo testo. Una considerazione di storia del costume può servire a meglio spiegare questo legittimo raggruppamento, ricordando che il Cinquecento è ricco di poetesse.» (Dall'introduzione di Francesco Flora)"" -
Il messicano. Testo inglese a fronte
Vivere, nutrire le viscere, torcerle e magari metterle in esposizione sul piatto della scrittura. Sì, molti sono concordi nell'affermare che Jack London dovesse vivere per poter scrivere e che scrivesse per poter vivere. Per quanto riguarda Il Messicano, storia di boxe e disperato riscatto, apparsa sul «Saturday Evening Post» nel 1911, è cosa buona ricordare che il pugile dilettante London galvanizzato da quello sport primordiale, a volte non disdegnasse di avere come sparring partner Charmian Kittredge, la sua seconda moglie, e che probabilmente fu incaricato di seguire la Rivoluzione messicana di Pancho Villa e di Emiliano Zapata, proprio dai ricchi industriali nordamericani che volevano soffocarla. Nonostante London - che spesso non esitava a crogiolarsi nel suo superomismo di bianco robusto, biondo e ottusamente fiducioso -, in tale racconto si narra tutt'altro. È l'urlo dei diseredati e il tentativo folle di placarlo ad alimentare la vita vera e autentica del protagonista: il piccolo servo della rivoluzione Felipe Rivera. La sua sete di giustizia ridicolizza i gringos, persi in stupidi riti collettivi, e non si dimentica di farci osservare con sarcasmo gli intellettuali rivoluzionari e il loro fardello di desideri inconcludenti. -
La sirena. Testo inglese a fronte
Non è un caso che proprio nel 1900 (anno di stesura del romanzo, ambientato due anni prima e che verrà pubblicato a puntate nel 1901 dal ""Pearson's Magazine"""", e poi raccolto in volume dall'editore Methuen l'anno dopo) Herbert George Wells (1866-1946) inauguri il secolo - un secolo decisivo e ambiguo - utilizzando la figura di una Sirena, """"nata secoli e secoli fa in qualche orribile maniera miracolosa, in qualche luogo terribile vicino a Cipro"""", come simbolo della natura stessa del tempo che si rinnova per l'ennesima volta nell'eternità. Facendo ciò precede tutta una serie di grandi scrittori che scriveranno di sirene: da Kafka a Joyce a Pound, per non parlare dei nostri Malaparte e Tomasi di Lampedusa. Adottando il linguaggio della fantasia, mescolato con un pizzico di romanticismo e una buona dose di satira sociale, The Sea Lady - la cui versione italiana mancava dalla fine degli anni Venti - esplora gli argomenti della natura e del sesso, del desiderio e degli ideali, così come erano vissuti nel mondo edoardiano, un mondo in cui i vincoli morali si stavano fatalmente allentando e il perbenismo imperante cominciava a sgretolarsi."" -
Le odi. Testo latino a fronte
Un testo è ""classico"""" perché considerato monumento letterario tale da vincere i secoli sia per bellezza artistica, contenutistica e formale, sia per il significato storico, in quanto rappresentativo di un periodo dell'umanità e delle problematiche del momento. Ma non solo. Il tempo dimostra la validità dell'opera in ogni periodo, in ogni luogo, se riesce, al di là della contingenza di determinati fenomeni temporali, a interpretare i problemi esistenziali umani così come si snodano nella vita in ogni aspetto: logico, sentimentale, intuitivo, istintuale, negli splendori e nelle miserie della quotidianità. Allo stesso modo l'autore classico, come Orazio, arriva alla connessione con una società che potrebbe essere benissimo la nostra attuale e non solo la dipinge a vivi colori, ma suggerisce gli antidoti ai tempi tormentati del vivere, meglio se in modo sommesso, con animo laico e con leggerezza """"spicciola"""" ma profondamente filosofica. L'obiettivo di tutti, sempre e da sempre, è la possibilità non del tutto utopica della felicità, a livello personale ma anche collettivo, politico-sociale. Da una visione aperta al confronto e al dialogo nasce quindi la speranza e la volontà di adoperarsi per non lasciare in eredità ai posteri un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato. Così avveniva per Orazio, così avviene per gli uomini illuminati della nostra contemporaneità."" -
Viaggio e rapporto sullo stato attuale del Regno di Persia. Con una curiosa dissertazione sui costumi, la religione e il governo di questo Stato, scritto dal signor Sanson e arricchito di figure
Il racconto di Sanson ci restituisce un quadro imparziale della Persia di fine Seicento. Vi sono grandi criticità - l'esercizio della giustizia, la neutralizzazione per accecamento dei fratelli del re perché non attentino alla stabilità del regno, la reclusione delle dame nel serraglio -, ma queste sono compensate dalla grande saggezza del sovrano, aperto nei confronti sia delle missioni cattoliche che dei viaggiatori e dei mercanti europei, magnanimo con i suoi sudditi e saggio nel conservare la propria indipendenza dalle potenze che lo circondano. Ma il Rapporto di Sanson è anche un avvincente affresco degli usi e costumi dei Persiani di allora. -
La madre svagata e altre storie
Nicoletta Mondadori ritorna con questo libro ad affidare la sua scrittura, sorvegliata e - al tempo stesso - attraversata da inaspettate tensioni, alla forma del racconto. Come nella più intensa scrittura di donne, al centro di una varietà di storie e di eventi, di vite e di vicende, grottesche e dolci, dolorose e feroci, irridenti e desolate, pulsa il grande tema della genealogia. Il garbuglio umido e inestricabile dei rapporti fra la madre e la figlia è solo il modello di un gran numero di storie e biografie. Storie di vite in attesa di narrazione, vite esposte alla sorte e all'inaspettato, ma al tempo stesso vite i cui fili e il cui disegno sembrano essere già iscritti in un qualche bizzarro progetto. -
La mia primavera. Testo giapponese a fronte
Ne La mia primavera il quotidiano viene sublimato in situazioni emotive universalmente condivisibili. La presenza di bambini orfani o adottati, di madri premurose o crudeli, di esserini bisognosi di dare o ricevere affetto, finiscono per rendere quest'opera una grande metafora sull'amore genitoriale, che si declina attraverso non tanto i legami di sangue, ma piuttosto attraverso l'affetto, la protezione e la salvezza che un essere vivente può regalare a un altro. -
Tutto l'amore è sogno-Todo el amor es sueno. Testo spagnolo a fronte
«La poesia di Eduardo Lizalde ha tracciato una linea di estrema bellezza e orrore nella poesia iberoamericana, dal suo primo libro, La mala hora, del 1956 fino ad Algaida, del 2004. La sua opera è stata raccolta in volumi singolarissimi come le prose del Manual de flora fantastica del 1997 o l'elegia Tercera Tenochtitlan del 1983. Questi libri e altre poesie sparse sono state poi riunite in Nueva memoria del tigre del 2005. Quando leggiamo una poesia, leggiamo anche di nuovo l'uomo nella sua semplicità, nella modesta convenzionalità non eroica dei suoi infiniti atti; leggiamo in quel verso la stessa pulsione che ha governato il battito dell'aedo; e leggiamo il poeta futuro, quello che ritornerà a cantare con nuovi accenti le melodie antiche. Quando ci avviciniamo all'opera di un poeta vero, come Eduardo Lizalde, ci avviciniamo alla storia dell'anima umana...» (Dalla Presentazione di Mario Bojórquez) -
Agesilao. Testo greco a fronte
L'opera, considerata uno dei primi esempi di scritti biografici, è un encomio dedicato al re e generale Agesilao II, nato a Sparta nel 444 a.C. e morto a Cirene nel 360 a.C. Senofonte conobbe Agesilao nelle piane dell'Asia nel 396 a.C. Il sovrano lacedemone era impegnato in una spedizione contro i Persiani, il gentiluomo ateniese vagava con un manipolo di mercenari da ormai quattro anni. Senofonte non si separò più da Agesilao e al suo fianco combatté nel 394 a.C. a Coronea contro la sua stessa città che aveva stretto un'alleanza antispartana con Tebe, Corinto e Argo. La sua scelta gli costò cara: il popolo ateniese lo condannò all'esilio. -
Anche le parole hanno la pelle d'oca
«Tullia Ranieri è incisora, pittrice, artista teatrale, cantante, e con questa raccolta tripartita (nelle sezioni D'acqua e d'impudenza, In tratti di sanguigna e La forma della follia), anche poeta. È talmente connaturata all'arte che sembra impastare i propri versi con la stessa sensibilità e modalità degli altri suoi attributi. Poesie ora puntute, come scritte con il bulino, ora sentimentali, ma senza sentimentalismi, simili a canzoni colte, virate talvolta verso una sofferta sincerità. La sua estrosa vitalità è ben espressa in versi guizzanti, in grafiche accensioni, la parola sa farsi volo chimerico, salvo ritrovarsi poi sconsolatamente a terra nel gorgo della disillusione non soltanto sentimentale. Tullia Ranieri accenna in modo diretto o traslato alle difficoltà del rapporto esistenziale, quasi che il suo intelletto d'amore ne sortisse offeso, ma la sofferenza non la limita. Ogni volta ricomincia fiduciosa ed è pronta a lanciarsi in un nuovo volo icarico.» (dalla prefazione di Beppe Mariano) -
Poesie del ritorno
Una raccolta di poesie questa di Lauretta D'Angelo che, come l'autrice stessa ci dice già nella dedica del volume, è un viaggio nel quale si rivisitano alcune ""stazioni"""", snodi di una vita che appartiene non solo a lei, ma a tutti coloro che vorranno avvicinarvisi attraverso la lettura. In ogni stazione si incontrano persone - uomini e donne -, immagini di luoghi, colori e profumi. Ogni incontro rievoca ricordi, nostalgie, passioni e speranze per approdare, infine, al """"ritorno"""", il luogo della consapevolezza del presente e di ciò che è stato. Come sottolinea Paolo Massari nella sua prefazione - il viaggio avviene """"on the road"""", senza limiti, «nessuna costruzione metrica e totale libertà inventiva che spazia dallo haiku alla filastrocca ironica» l'accompagnano. Ed è proprio questa libertà formale, a tratti quasi stridente con i significati sottesi, che «attraverso le parole delle testimonianze poetiche dell'autrice ci induce a riflettere sul senso della vita e di un cuore denudato di baudelairiana memoria»."" -
Apostrofi di gioie sovrumane
«Trovo delicato e parecchio suggestivo e persuasivo il modo con cui la poetessa esprime le sue sensazioni, il sentimento di attaccamento alla vita vissuta nelle varie manifestazioni e atmosfere. Una poesia intima e personale e ciò non è poco; la Bartone scrive per far conoscere il suo animo, il suo modo di guardare e di esprimere le diverse situazioni della vita. Ciò che ancora colpisce dell'originale poesia della nostra poetessa è la variabilità ritmica che dice sempre la natura, lo stato dell'io poetante, che alimenta una poesia per accompagnare poi i vari istanti dell'essere dell'autrice e la sua presenza nella realtà, nelle cose. Poesia di alto sentire e delicatezza linguistica eccezionale.» (dalla prefazione di Carmine Chiodo) -
Gli echi della vita
«Gli echi della vita sono, naturalmente, ""la nostalgia dell'epoca più illesa"""" su cui possono condensarsi ricordi, fantasie, sogni, rimpianti, che inseguono il fantasma davvero imprendibile, la lepre che fugge sempre al suo inseguitore: (La raccolta) poi, scorre sui volti, le figure, protagonisti e comparse della vita affettiva, della stagione dei ricordi, quasi una galleria di volti amabili e amati che la parola rincorre per fissarne un gesto, una parola, il senso di un incontro, il tesoro che sì è depositato nella memoria. (...) mi sembrano abbastanza miscelate l'impostazione della voce che scrive con l'atteggiamento psicologico, i dati dell'esperienza, i fantasmi dell'immaginazione. È la ricetta sufficiente ed essenziale che Italo Calvino chiedeva alle pagine di un manoscritto per diventare libro e che si può applicare a quello di Daniela Basti per augurargli davvero bon voyage nell'affollato oceano dei libri in versi che si pubblicano.» (dalla prefazione di Renato Minore)"" -
Requiem a due voci
«Viviamo il Requiem di un Novecento che chiude l'eredità di un tempo che va via: la celebrazione della fine del maschile e del femminile che si ricongiunge in un unico destino, insieme al requiem delle piante e, perfino, all'agonia di ciò che non esiste. Il Requiem è la rappresentazione dell'eternità, del fallimento che lascia spazio ai germogli: uno spartiacque, la possibilità di cantare i nostri morti. Come ogni opera finale diventa il racconto dell'uomo: la nascita del mondo, la luce perpetua dell'anima. Uccisa la memoria, l'uomo di Sicilia sanguina eternamente con il polso che batte, rimanendo cadavere per gli altri poiché nell'isola il gesto finale si compie solo quando è necessario. Con il suo ""Requiem per le vittime della mafia"""", Cetta Brancato, in quest'opera, conferma il senso dell'eternità dell'esistenza. Le due voci liriche che compongono i versi si alternano in un canto. Sembrano essere la voce di un uomo a cui risponde quella di una donna, ma le anime s'intersecano, si confondono, s'incrociano, si mescolano.» (dalla prefazione di Marco Betta)"" -
La storia dei Re Magi
Scritto nel 1364 in occasione del 200° anniversario della traslazione delle reliquie dei Re Magi a Colonia, il Liber de Trium Regum corporibus Coloniam translatis è l'ultimo, in ordine di tempo, dei racconti leggendari sui tre Re Magi. L'autore ha messo insieme il materiale documentario raccolto in anni di ricerca e lo ha trasformato in una narrazione libera da inceppi critici, infarcita di stranezze e di curiosità. Il ciclo leggendario dei Re Magi ha, per secoli, offerto a generazioni oppresse dal chiuso ritmo della vita dei feudi e delle campagne un sentiero di evasione verso i sognanti mondi di un Oriente immaginario. Lo scarno testo di Matteo sull'adorazione dei Magi è stato trasformato così in un florilegio mitico che recupera i temi iranici e mongoli del culto del fuoco, le confuse vicende del trasferimento delle reliquie dei Magi da Milano a Colonia, le prime informazioni sulle tre Indie e così via. -
Io torno di notte. Lettere tra l'Italia e il Perù dal 1914 al 1947
"Io torno di notte - frammenti di un diario e raccolta di lettere tra l'Italia e il Perù dal 1914 al 1947 curata da Mario Ferrando - è una miniera di informazioni che fanno luce sulle vicende di un gruppo famigliare incentrato sulla figura di Giovan Battista Viani (detto """"Giobatta"""" o """"Baciccin"""": e lo citerò da qui in poi con quest'ultimo ipocoristico, bello e affettuoso), classe 1881, nato a Villa Viani frazione del Comune di Pontedassio in provincia di Imperia, ultimogenito di quattro figli maschi di una famiglia benestante. Baciccin fu in Perù in due momenti diversi: una prima volta tra il 1915 e il 1920 e poi, una seconda volta, tra il 1927 e il 1947. E il suo diario e le sue lettere raccontano moltissime cose: dal viaggio per l'Atlantico tra gente varia (ballerine spagnoleggianti, chanteuses francesizzanti, coppie distinte ma anche qualche signora """"disinvolta"""" e perfino un prete """"disinvolto""""...) all'impatto con l'ambiente sudamericano, dalle condizioni di vita di emigranti nell'America Latina nei primi decenni del secolo scorso ai riflessi che grandi fatti della storia mondiale ebbero sia sulla vita della famiglia di Baciccin che, più ampiamente, sul quadro sociale italiano e internazionale: due guerre mondiali terribili, la '15-18 e la '39-45; l'eco dei regimi dittatoriali dell'Europa di quei decenni; ma anche l'eco della colonizzazione italiana nel Corno d'Africa e, più generalmente, riferimenti ai problemi economico-sociali di un mondo sconvolto da grandi mutamenti"""". (Emanuele Banfi)"