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«Linea nuova» 1964-1967. Antologia della rivista
Nel panorama delle riviste culturali del Novecento, «Linea Nuova» (1964-1967) si ritaglia un posto tutto suo. Nacque a Palermo per iniziativa di un appassionato filosofo, Erminio Cavallero, formatosi vicino a Pietro Mignosi prima e durante gli anni della «Tradizione». Intellettuale versatile, Cavallero fu anche poeta, drammaturgo e saggista, nonché acuto osservatore del suo tempo. Sull'onda del Vaticano II, «Linea Nuova» si fece interprete del sentimento post conciliare, cercando di abbracciare ogni campo del sapere entro l'orizzonte di un rinnovato umanesimo cristiano. Rivista di «cultura e interessi umani», come annunciava il sottotitolo, prese in esame diversi aspetti salienti di quella vivace congiuntura storica, segnata da trasformazioni profonde, sfide impegnative e grandi attese, delineando un significativo aggiornamento della figura e del ruolo dell'intellettuale cattolico. Pur nella pluralità delle voci, va riconosciuto in particolare al direttore di aver saputo cogliere tempestivamente e mettere a fuoco le tematiche più stringenti di quel decennio, sollevando questioni politiche, etiche e culturali d'indiscutibile rilievo. Cavallero riuscì a coinvolgere nel suo progetto un bel manipolo di pensatori (Santino Caramella, Michele Federico Sciacca, Giulio Bonafede, Oreste De Seta), critici (Marcello Camilucci, Salvatore Orilia) e poeti (Diego Valeri, Margherita Guidacci, Mariella Bettarini, Gioacchino Caprera), che ne condivisero lo slancio umano e la passione per la verità. A «Linea Nuova» collaborò assiduamente anche Carlo Betocchi, di cui l'antologia ripropone tutti i testi poetici, solo in parte confluiti, e con varianti, nella raccolta ""Un passo, un altro passo""""."" -
La morte confortata. Riti della paura e mentalità religiosa a Roma nell'età moderna
La morte confortata - la cui prima edizione risale al 1982 - affronta il tema della pena di morte partendo dal ruolo che, tra XVI e XVIII secolo, ricoprì a Roma la Confraternita di San Giovanni Decollato nella gestione delle esecuzioni delle condanne. Questa seconda edizione riporta in aggiunta l'intero testo di Pompeo Serni, Trattato utilissimo per confortare i condannati a morte per via di giustizia, il quale offriva ai ""confortatori"""" - ossia a coloro che dovevano stare accanto ai carcerati dal momento della sentenza esecutiva fino all'esecuzione - un bagaglio di temi biblici, spirituali e psicologici utili a guidare i condannati verso la conversione e comunque ad accettare l'inevitabile esecuzione. Attraverso una ricca documentazione d'archivio, l'autore indaga su un tema poco studiato, la storia della pena di morte, che apre importanti squarci sulla cultura, la religiosità, la mentalità della società d'epoca moderna nella sua costante tensione tra """"giustizia"""" e """"misericordia"""". Ma soprattutto rappresenta un utile momento di riflessione generale sulla morte, occultata da una società - quella moderna e contemporanea - che l'ha come """"esculturata"""" dal suo orizzonte. L'autore, che ha pubblicato nel frattempo altri due volumi sul tema, Sorella morte, la dignità del vivere e del morire (Milano 2016), e Vivere per sempre, l'esistenza, il tempo e l'Oltre (Milano 2018), ritiene indispensabile tornare a riflettere sulla morte per ricomprenderla nell'orizzonte dell'esistenza umana. E quanto è stato vissuto in passato ne è parte decisiva."" -
Frammenti di esegesi carducciana
I ""Frammenti di esegesi carducciana"""" di Roberto Tissoni affrontano la poesia del giovane Giosuè Carducci, raccolta dal Poeta nel libro degli Juvenilia. Destinato originariamente ai due volumi carducciani previsti nella storica collana «La Letteratura italiana. Storia e testi» dell'editore Ricciardi e in parte pubblicato come specimen fuori commercio nel 1975, il commento a questi ventitré componimenti di Juvenilia si caratterizza come uno dei vertici dell'esegesi carducciana. Con una tensione quasi agonistica, Tissoni si è cimentato con alcuni tra i testi più complessi e letterariamente difficili di Carducci, offrendo agli studiosi e ai lettori un modo nuovo ed efficace di intendere la poesia italiana degli anni compresi tra il 1848 e l'Unificazione. Il volume è corredato di una presentazione, ampi indici e documenti inediti che ripercorrono la storia di questo commento: vi compaiono illustri protagonisti della cultura italiana novecentesca, come Raffaele Mattioli, Riccardo Bacchelli, Piero Treves e la redazione della gloriosa Casa Editrice Ricciardi."" -
La storiografia della nuova Italia. Vol. 2: 1870-1945.
Questo secondo volume, che segue la pubblicazione di La storiografia della nuova Italia. I. Introduzione alla storia della storiografia italiana (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2018), prosegue nella esplorazione della storiografia italiana ed europea, soffermandosi sul periodo tra la fine dello Stato Pontificio e la Seconda guerra mondiale. Come per il I volume Giuseppe Giarrizzo non esita a scrutare le radici settecentesche del pensiero storiografico, procedendo in una narrazione autorevole che muove da alcune prospettive, in primis quella regionale di generazioni di storici che egli riconsegna al loro alveo di provenienza, fondamentale per seguire la genesi del loro pensiero. -
Kant e la metafisica della forza. Un'interpretazione dei primi scritti
Prima di dare alle stampe, nel 1781, la ""Critica della ragion pura"""", Immanuel Kant ha già all'attivo un numero molto alto di opere, sufficienti a restituire il profilo di un autore prolifico e originale. La filosofia del cosiddetto periodo precritico è affidata a opere molto diverse fra loro e presenta uno straordinario repertorio di approcci innovativi ai problemi che impegnano il pensiero europeo del periodo. Nella fase iniziale di questa filosofia, Kant delinea un modo nuovo di concepire la 'forza', uno dei concetti cardine della tradizione leibniziana, e fornisce una nuova sistemazione tanto degli aspetti fisici quanto di quelli metafisici di esso. """"Kant e la metafisica della forza"""" ricostruisce questa impresa, adottando una metodologia di indagine che evita di porre in contrapposizione gli interessi più propriamente scientifici dei primi scritti kantiani con la concezione metafisica che essi esprimono. L'apparente eclettismo degli interessi del giovane Kant rimanda, in realtà, a un progetto complessivo di riforma della metafisica che comporta il confronto con figure capitali della tradizione metafisica e scientifica sei-settecentesca, come Leibniz e Newton. La posizione di Kant assume così un rilievo che spicca rispetto al panorama estremamente mosso di autori coevi, in vario modo concorrenti nel rivendicare l'eredità teorica di Wolff. Importanti opere di Kant, come i """"Pensieri sulle forze vive"""", la """"Storia universale della natura e teoria del cielo"""" o le dissertazioni in latino degli anni 1755-1756, essenziali per ricostruire la genesi stessa del suo pensiero, ricevono nel libro una rinnovata interpretazione. Non solo la successiva fase della filosofia precritica ma lo stesso criticismo si rivela essere, in larga parte, una riflessione dello stesso Kant sulla sua prima filosofia e sui suoi limiti."" -
Bob Dylan and the arts. Songs, film, paintings, and sculpture in Dylan's universe
"Bob Dylan and the arts"""" è un dialogo tra voci che, da prospettive transdisciplinari, si sono occupate del genio di Bob Dylan. L'opera di Dylan, che ha il suo centro nella forma della canzone, si estende dalla poesia alla performance, dalla pittura alla scultura, dalla radio al cinema. Gli artisti, critici, docenti e musicisti qui convenuti hanno esplorato, ognuno da un diverso punto di vista, l'inesauribile creatività dylaniana. Le loro indagini conducono il lettore a scoprire non solo le molte facce della sua Musa, ma anche l'influenza su Dylan di Norman Raeben, poco noto maestro di pittura newyorchese, finalmente indagato in tutta la sua rilevanza. """"Bob Dylan and the arts"""" propone un Dylan dalle molte maschere ma dall'ispirazione fortemente unitaria, un impulso al fare arte che, nelle sue molteplici sperimentazioni e declinazioni, si muove entro un processo creativo che non ammette confini." -
Voglia di Paradiso. Persone e fatti nella «invasione mistica» a Bologna fra Cinquecento e Seicento
Il volume si propone di indagare la religiosità e l''invasione mistica' diffusa a Bologna fra Cinquecento e Seicento, nel delicato periodo seguito al Concilio di Trento (1545-1564), durante il quale erano state tracciate le linee entro cui la Chiesa cattolica avrebbe potuto riprendere il suo cammino dopo la frattura dell'unità verificatasi con la Riforma protestante. Attraverso l'ausilio di una fitta documentazione l'Autore richiama l'attenzione su aspetti e momenti di vita individuale e sociale, ma anche sulla produzione pittorica di soggetto sacro degli artisti che operarono in quel tempo. Prendendo in esame Bologna - la seconda città dello stato pontificio dopo Roma - Mario Fanti riesce ad operare la ricostruzione complessiva di un passato che ci appare ancora oggi coinvolgente e problematico. -
Carteggio. 1910
Il carteggio tra Palazzeschi e Lucini abbraccia il breve arco cronologico compreso tra la primavera e l'inverno 1910, per un totale di 14 missive (9 pezzi di Aldo e 5 di Gian Pietro). Dopo questa data non resta alcuna traccia epistolare nei rispettivi archivi, confermando così che per lo più entro questi limiti temporali occorre ricercare l'origine di quella distanza critico-ideologica, che qualche anno più tardi finisce per separare definitivamente due personalità poetiche, solo in apparenza simpatetiche. L'epistolario si apre con una lettera di presentazione che Palazzeschi scrive all'«Illustre Maestro» dalla «solitudine francescana di Firenze» nell'aprile 1910, dopo aver ricevuto in dono il «Meraviglioso libro ""Revolverate""""». All'indomani dell'adesione al Futurismo e in un momento di forti tensioni tra Marinetti e Lucini, Palazzeschi prova a stabilire con il Melibeo un breve ma intenso contatto epistolare, riconoscendo al «Maestro» Lucini una sorta di primato tra la schiera dei poeti futuristi («Voi siete il primo»), in quanto precursore con l'uso del verso libero di una nuova e moderna proposta lirica. L'invio di una copia di Poemi, il «libretto di versi» che precede la svolta dell'Incendiario, conferma il tentativo da parte di Palazzeschi di stabilire con Lucini un legame diretto, senza la mediazione deformante dell'etichetta futurista. La moderata lode per l'«originalità» dei versi di Poemi non influisce però sul sostanziale giudizio negativo nei confronti dell'Incendiario e del movimento futurista. La corrispondenza epistolare dopo pochi mesi si interrompe bruscamente. Nel 1910 Palazzeschi non è ancora disposto a sottoscrivere contro il «Duce futurista» l'accusa, fino a quel momento formulata pubblicamente dal solo Lucini, di «forgiare a sua immagine e somiglianza tutta quanta l'attività del gruppo»."" -
Storia di Ester e vita di Tubia
Lucrezia Tornabuoni (1427-1482), madre di Lorenzo il Magnifico, è autrice di alcune laudi e di cinque poemetti che rielaborano soggetti biblici. Questa edizione commentata della Storia di Hester e della Vita di Tubia colloca i due poemetti in terzine nell'ambito della produzione di Lucrezia e individua le numerose affinità che essi presentano con le opere poetiche scritte nell'ambiente del Magnifico, principalmente quelle di Feo Belcari, dello stesso Lorenzo e di Angelo Poliziano, ma soprattutto di Luigi Pulci. I numerosi prestiti danteschi, petrarcheschi (e, in misura inferiore, boccacciani) e le formule che risalgono alla tradizione canterina e cavalleresca sono gli altri elementi che vanno a comporre la parole poetica di Lucrezia in queste opere. Il confronto con i due volgarizzamenti della Bibbia pubblicati nell'agosto e ottobre del 1471 fa emergere, inoltre, alcune evidenti somiglianze soprattutto con quest'ultima versione. L'edizione prende infine in esame anche grafia, lingua e prosodia dei poemetti per come appaiono nel manoscritto originale. -
Il giudizio universale
"Il giudizio universale"""" è una commedia di spregiudicata attualità che mette a nudo le ipocrisie, le menzogne, le miserie morali di una onesta e austera famiglia borghese nella Vestfalia del 1880. Al termine di una lunga notte che vede ogni personaggio svelare orribili segreti e maneggiarli come pugnali appuntiti, l'annunciato «giudizio» non avviene, e le ferite aperte dalle reciproche confessioni si rimarginano all'alba, senza lasciare tracce visibili. Qui riproposto in volume, il testo pone ancora oggi interrogativi sulla natura bifronte dell'animo umano." -
Teatro. III. Le cinque rose di Jennifer
Opera fondamentale nel percorso artistico di Annibale Ruccello, Le cinque rose di Jennifer segna l'inizio di una drammaturgia autonoma, fortemente marcata per tematiche e linguaggio, che porterà a Ferdinando, il capolavoro del 1984. Andata per la prima volta in scena nel 1980 con lo stesso Ruccello nei panni del 'travestito' Jennifer, nella pièce domina un senso estremo di claustrofobia. La storia si consuma in un'asfittica abitazione, mentre nel quartiere impazza un pericoloso serial killer. I telefoni non funzionano, le chiamate giungono in maniera casuale: i personaggi vorrebbero interloquire, ma sono in balia delle interferenze, la comunicazione è negata. Siamo di fronte a un'umanità ai margini, che vive una realtà trasognata dove la solitudine è la dimensione dell'intera esistenza. E Jennifer, che decide alla fine di togliersi la vita, diventa l'emblema dell'umana condizione nell'alienante società contemporanea. -
Atti e memorie dell'Arcadia. Vol. 8
Fin dall'Ottocento l'Arcadia ha pubblicato una propria rivista, a periodicità irregolare, e con diversi cambi di titolature: 1) «Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti» (1819-1868); 2) «Nuovo giornale arcadico di scienze, lettere ed arti» (1869-1889); 3) «L'Arcadia. Periodico mensile di scienze lettere ed arti» (1889-1897); 4) «Giornale arcadico. Rivista mensile di lettere scienze ed arti» (1898-1916); 5) «L'Arcadia. Atti dell'Accademia e scritti dei soci» (1917-1926); 6) «Atti dell'Accademia degli Arcadi e scritti dei soci» (1927-1941); 7) «Arcadia. Accademia letteraria italiana. Atti e Memorie», in tre serie (1948-1988/1989). Oggi l'illustre tradizione è rinnovata dal periodico annuale «Atti e Memorie dell'Arcadia», pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura all'interno della «Biblioteca dell'Arcadia», che propone articoli inerenti a tutte le discipline proprie del contesto culturale in cui la nostra Accademia si muove, dalla letteratura alle arti e alla musica. In fascia A per l'Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, per i settori: B1 - Storia dellarte; c1 - Teatro, musica, cinema, televisione e media audiovisivi; f1 - Letteratura italiana, critica letteraria e letterature comparate; f2 - Letteratura italiana contemporanea; f3 - Linguistica e filologia italiana. -
Piccola metafisica della medialità. Medium, messaggero, trasmissione
L'antica figura del messaggero viene riproposta in questo libro come il prototipo più calzante di una comunicazione in cui i media - più che i messaggi e le informazioni - si trovano al centro dell'attenzione teoretica. Sybille Krämer apre così una 'terza strada' tra modello tecnico (ispirato agli studi di Friedrich Kittler) e modello dialogico (di derivazione habermasiana) e, attraverso lo studio di alcune figure emblematiche che rivelano la natura ibrida e ambivalente dei media, costruisce una vera e propria fenomenologia della medialità. Gli angeli, i virus, il denaro, il traduttore, lo psicoanalista, il testimone: tutti messaggeri, soggetti terzi che creano relazione e mediano tra mondi altrimenti distinti. -
Scholia graeca in Odysseam. Vol. 4: Scholia ad libros ?-?.
Nella seconda metà del XX secolo molti progressi sono stati fatti per quanto riguarda l'edizione critica del materiale esegetico antico sull'Iliade. Per contro, da oltre 150 anni si attende una nuova edizione - condotta con criteri moderni - di quanto rimane dell'esegesi antica all'Odissea: l'invecchiata edizione degli Scholia in Odysseam di W. Dindorf (Oxford 1855) è molto lontana dall'offrire agli studiosi uno strumento affidabile. Nel volume Sguardi su Ulisse del 2005, Pontani ha delineato la storia dell'esegesi odissiaca e ha fornito le basi storiche e filologiche per l'edizione critica degli scolî, di cui questo volume costituisce il quarto tomo. Qui sono raccolti tutti gli scolî greci ai canti VII e VIII conservati dai manoscritti antichi e medievali, distinti - ove possibile - per provenienza e tipologia e corredati di un apparato critico e di un ricco apparato di testimonia e loci similes, essenziale per comprendere e collocare storicamente ogni singola spiegazione. Per la prima volta è stata condotta una collazione completa dei codici recanti scoliografia odissiaca: molto del materiale qui presentato era inedito e contribuirà a migliorare la nostra conoscenza del modo in cui i versi dell'Odissea sono stati letti e intesi dall'antichità fino all'epoca bizantina, nonché a far luce sulla storia della grammatica e della filologia nel mondo antico, che ebbero sempre al loro centro proprio i poemi omerici. -
L' ontologia della materia. Giordano Bruno tra Otto e Novecento. Nuova ediz.
Per mezzo di un'analisi dettagliata e coerente che ad oggi manca, 'L'ontologia della materia' ricostruisce le più significative interpretazioni della filosofia di Giordano Bruno (in particolare del 'De la causa, principio et uno') nella contemporaneità. Abbracciando un periodo di circa due secoli, a partire dal Bruno di Schelling del 1802, attraverso il positivismo italiano e Dilthey, l'autore traccia il percorso bruniano che sfocia ai giorni nostri in una molteplicità di campi, dalla cosmologia alla logica, dalla storia alla semiotica. -
«Artefiziosa natura». Leonardo da Vinci dalla magia alla filosofia
Il mondo degli studi vinciani appare singolarmente sbilanciato: a fronte di una proliferazione quasi preoccupante di pubblicazioni dedicate, a vario titolo, a Leonardo, i reali contributi alla ricerca sono decisamente meno numerosi e, tra questi, la maggior parte è da ricondurre alla storia dell'arte e della scienza e, in minor misura, a quella della letteratura. Recentemente è stata avviata - grazie all'impulso ideativo e organizzativo proveniente dal compianto direttore della Biblioteca Leonardiana di Vinci, Romano Nanni - una feconda stagione di ricerche di storia della lingua, che sta rinnovando profondamente il quadro complessivo. Manca, invece, un interesse a vario titolo ascrivibile alla storia della filosofia. In effetti, le ricerche su Leonardo rientranti nell'ambito di una qualche disciplina filosofica si sono tradizionalmente concentrate nell'ambito dell'estetica. Non per caso, dato che fin dal 1651, anno della pubblicazione dell'editio princeps, curata Raphaèl Du Fresne, della versione abbreviata del Trattato della pittura, il pensiero vinciano è entrato nella discussione colta in Europa primariamente per via della teoria dell'arte, in particolare della pittura. La pubblicazione e lo studio dei suoi codici sono posteriori, risalendo alla seconda metà dell'Ottocento. Ma in ogni caso, mentre i precetti contenuti ne', Trattato potevano essere ricondotti a una qualche tradizione viva prima e dopo Leonardo, tutto il resto dei suoi appunti, oltre ad apparire ancora meno organici del già frammentario Trattato, suscitarono più di una perplessità a causa della loro ardua ascrizione a una qualsiasi delle discipline scientifiche o filosofiche consolidatesi nel frattempo. Questa valutazione è valida, in parte, ancora oggi, nonostante i profondissimi cambiamenti che la concezione della filosofia ha subito dalla fine del secolo XIX. Se tale giudizio non riflette interamente lo stato della questione, ciò si deve ad alcune importanti ricerche che hanno contribuito a mettere a fuoco la peculiarità dell'approccio di Leonardo, la sua concezione del sapere e del suo ordinamento. Queste, tuttavia, sono quasi interamente attribuibili ad autori appartenenti alla storia dell'arte, della scienza, della letteratura...» (Dalla Prefazione) -
Il popolo nel Settecento
Nel corso del Settecento il concetto di «popolo» è sfuggente e poco indagato, anche se ben presente nella riflessione politica e filosofica del tempo. Scarso rimane, in particolare, il contributo storiografico italiano alla conoscenza delle strutture materiali e mentali della vita popolare, tema considerato forse secondario rispetto alla cultura delle élite. Eppure la produzione di rappresentazioni del e di discorsi sul 'popolo' è centrale nella politica e nella cultura europea del XVIII secolo, e lo diventa sempre più negli ultimi decenni, fino a quando gli eventi rivoluzionari conferiscono un inedito protagonismo a gruppi sociali che fino a quel momento sembravano relegati ai margini della vita pubblica. Questa raccolta di saggi tenta, quindi, di approfondire queste tematiche e di colmare il vuoto storiografico, proponendo una rinnovata riflessione sui termini 'popolo' e 'popolare', sulle realtà storiche cui tali concetti erano e sono riferiti, sulle varie forme di interazione tra ceti e gruppi diversi. -
Archivio della Regia Scuola superiore di medicina veterinaria di Milano (1807-1934). Inventario
Dopo una lunga e complessa attività di riordinamento condotta dall'autore di questo Inventario, è stato di recente reso disponibile agli studiosi l'Archivio della Regia Scuola superiore di medicina veterinaria di Milano, una delle più antiche scuole di veterinaria in Europa (la sua istituzione risale al 1791), che operò fino al 1932, quando fu aggregata all'Università di Milano trasformandosi nell'attuale Facoltà di medicina veterinaria. Questo Inventario rappresenta l'esito del lavoro di riordinamento e fornisce una descrizione accurata, completa e organica dell'archivio, formato da 247 unità tra cartelle e registri e fisicamente conservato in due sedi distinte (nella nuova sede di Lodi della Facoltà e presso il Centro Apice dell'Università). L'interesse storico di queste carte, che iniziano con gli anni napoleonici, è notevole, per almeno due ragioni. Da un lato, non vi sono in Italia altri casi di archivi di vecchie scuole di medicina veterinaria conservati con una continuità nel tempo e una consistenza paragonabile a questo caso; dall'altro, i documenti dell'Archivio della Scuola di Milano sono in grado di illuminare i molteplici risvolti dell'attività di questa istituzione, attraverso diversi regimi politici: come istituto di formazione delle leve della giovane professione di veterinario, come stabilimento strettamente collegato alle esigenze del territorio in cui operava (attraverso, per esempio, le sue cliniche per la cura degli animali), e infine - soprattutto a partire dagli anni Ottanta dell'Ottecento - come centro di ricerca e di divulgazione scientifica. -
La critica del testo. Nuova ediz.
"La critica del testo"""" di Paul Maas è probabilmente l'introduzione in assoluto più rigorosa e affidabile a questo particolare ambito degli studi filologici. Diffusissima tra i classicisti, ma largamente utilizzata anche da studiosi (e studenti) di altre discipline, è ancora oggi il più classico degli strumenti per acquisire i primi rudimenti critico-testuali, e al tempo stesso per misurarsi con una teoria della critica del testo di inarrivabile coerenza logica ed eleganza. La nuova traduzione di Giorgio Ziffer, condotta sulla 4a edizione del 1960, contribuisce a una migliore comprensione del testo, spesso ritenuto in passato ostico per astrazione e concisione." -
Un «Ponte» per la democrazia. Lettere 1937-1956
«Preparo il numero di dicembre del Ponte dedicato al Piemonte (...). Anche tu naturalmente sei stato messo in prima linea tra le vittime designate a fare da collaboratori: e bisogna che tu non mi dica di no». È con questa sorridente determinazione che Calamandrei imposta il rapporto di collaborazione col più giovane collega e compagno azionista, Norberto Bobbio. Il carteggio tra queste due figure fondamentali della cultura e della politica italiana del Novecento consente di ricostruire alcuni retroscena della stagione del «Ponte» e della rinascita democratica dopo la Seconda guerra mondiale: il disperdersi e propagarsi della rete azionista, i tentativi di dialogo fra socialismo liberale e comunisti, il ruolo delle nuove riviste nel tener vivo lo «spirito della Resistenza». Nella confidenza di un colloquio fra amici, emergono gli interessi comuni, l'attenzione alle nuove correnti filosofiche e giuridiche, la difesa della cultura liberale dei diritti, le speranze nel laburismo inglese, i timori per il nascente assetto globale della Guerra fredda, l'interesse per il socialismo cinese, l'impegno in difesa di Danilo Dolci e delle sue battaglie per il lavoro e il rispetto della Costituzione, la preoccupazione per le inerzie fasciste nel nascente sistema giudiziario repubblicano. Nel corso degli anni, dall'ammirazione reciproca nascerà una profonda amicizia, che farà dire a Bobbio di Calamandrei: «era quello che avrei voluto essere». Pur con piglio e attitudini diverse, i due vivranno l'immediato dopoguerra come un periodo di impegno ineludibile, di cui il carteggio ci restituisce in controluce le speranze, i timori e le ragioni ideali.