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Lacrime e destino a Luckenwalde
Questo libro narra le vicende di guerra del contadino nonché artigliere cremonese Eliseo Tonani, classe 1924. Un nuovo capitolo che si aggiunge alle ricerche sugli I.M.I. Internati Militari Italiani - quei soldati che, dopo l'armistizio dell'8 settembre '43, preferirono la prigionia o la morte, piuttosto che porsi al servizio dei nazisti. Eppure su quei tanti soldati italiani calò un velo di oblio al quale, però, essi stessi contribuirono, alimentando, con il loro silenzio, la dimenticanza collettiva. Molteplici furono i motivi perché i soldati di questo ""esercito di ombre"""" preferirono tacere: """"per non rinnovare il dolore di vicende sofferte, per il rimpianto degli amici che non erano riusciti a sopravvivere, per il rammarico di una guerra perduta"""". Eliseo dopo moltissimi anni ha voluto raccontare la sua storia come se - con la vecchiaia che rende saggi e distaccati - anche lui avvertisse la necessità di liberarsi di un peso, di far conoscere una parte della propria vita finora tenuta nascosta. """"Mi chiamo Eliseo Tonani [...] il 30 maggio del 1943 fui arruolato. Ero un ragazzetto inesperto, mai andato fuori dal paese..."""". Prefazione di Giovanni Scotti."" -
Troppo presto per andare altrove
Artemisia Ranni ha solo vent’anni quando scopre che la vita può diventare ancora più complicata di prima se si muore. Un volo dal quinto piano di un palazzo nel centro di Roma, invece di regalarle un presumibile oblio, la scaraventa in un orizzonte persino più frenetico e incasinato di quello consueto quotidiano trantran assegnato d’ufficio ai viventi. Nell’Aldiquà, intanto, la perdita di Artemisia scaverà un abisso dentro le persone a lei più vicine: tutti quanti sono devastati, ognuno a suo modo, da un interrogative crudele. Perché Artemisia si è suicidata? Bella domanda, non sa spiegarselo bene nemmeno la diretta interessata. Gli interrogativi e i dubbi, piuttosto che scomparire, si moltiplicano. “Alcuni giovani si affidano al web che offre ogni giorno possibilità nuove, unite al fascino di potersi esprimere in modo diverso, con poche parole e pochi rischi. Alcuni però non si accontentano. E dopo aver fatto queste esperienze sul web sentono il bisogno di scrivere di più e veramente, di scrivere un libro, ad esempio l’autrice Elisabetta Pasca, che pure si muove bene nei canali della multimedialità e ha un sacco di lettori, ad un certo punto cerca qualcuno che l’ascolti davvero”. -
Trieste vittoriana. Ritratti
Trieste Vittoriana raccoglie i ritratti dei viaggiatori britannici che nel corso dell’800 vissero a Trieste o vi fecero tappa. Vittoriani più o meno famosi che hanno lasciato tracce del loro passaggio nella Trieste che era il principale porto dell’Impero austro-ungarico in travelogue, memorie, lettere o romanzi in cui descrivono le genti e i luoghi che andavano scoprendo. Tra le tante, il libro ripercorre le orme del cacciatore Robert Dunkin, dell’archeologo Sir John G. Wilkinson, del diplomatico Andrew A. Paton, di Emily A. Beaufort viscontessa Strangford, dell’architetto Sir Thomas G. Jackson e di coloro che lavorarono a Trieste, quali lo scrittore Charles J. Lever, l’esploratore Richard F. Burton, il musicista Michael W. Balfe e lo “scienziato”, l’ineffabile (J.) Joyce. Questi ritratti tracciano un panorama storico-culturale di un momento cruciale della storia europea e offrono una occasione per scoprire Trieste ed il mondo che la circondava attraverso gli sguardi attenti e ironici di lungimiranti e spesso eccentrici vittoriani. -
Sette riflessioni sulla religione
Le riflessioni di questo percorso “autunnale” – compiuto da una persona che ha alle spalle la parte maggiore della sua vita e guarda con timore ma anche speranza la morte – tocca sette aspetti della religione: l’impossibilità dell’uomo di farsi un’immagine di Dio; il mistero del male; la secolarizzazione del sacro e l’affermarsi di un cristianesimo che rischia di far coincidere il religioso con il sociale; la rottura tra cristianesimo e ebraismo; l’interrogativo se Dio si è rivelato in una o in più e diverse religioni; la burocratizzazione dell’esperienza religiosa; il confine poroso tra il considerare la terra come un sistema vivente e la rinascita, sotto le vesti dell’ecologia profonda, del panteismo; e infine come ulteriore segno della rimozione del sacro, l’ostilità di parte della gerarchia ecclesiastica nei confronti di alcune apparizioni mariane. Un percorso, insomma, che parte da quella relativa alla difficoltà dell’uomo contemporaneo, a causa della desacralizzazione del cielo, di immaginare il luogo dove dimora Dio per giungere a quella che affronta l’interrogativo, angosciante, se dopo la morte vi sia la nullificazione dell’identità individuale oppure la sua sopravvivenza. -
La fine del gatto-La fattoria degli umani
"La fattoria degli umani"""" e """"La fine del gatto"""" hanno conferito ad Ali Shams la fama di figura di punta dell'ultima generazione di playwright iraniani d'avanguardia. """"La fine del gatto"""" è lo specchio di un momento chiave nell'Iran di oggi; la storia di una generazione che scopre che non c'è nulla di peggio di non avere la possibilità di decidere, subendo senza appello le scelte fatte da chi l'ha preceduta. """"La fattoria degli umani"""" tratta invece del rapporto tra oppresso e oppressore e di come gli esseri umani, in circostanze differenti, agiscano in maniera completamente differente e siano capaci di abituarsi alla normalizzazione del più disumano dei comportamenti. Sono due opere che entrano di diritto nel panorama del teatro postmoderno e aprono la collana Parlato Semplice che la casa editrice dedica al teatro e al cinema. Con presentazione del cineasta iraniano Ebrahim Golestan." -
Uomini condannati a sognare
Il poeta non è uno con la testa tra le nuvole, ma un uomo o una donna che si misura con le nuvole nella testa. Accetta la sfida del pensiero e dei suoi turbamenti. Pensieri come visioni, frammenti di percorsi tentati e poi abbandonati, cogliendo gli aromi dell'estate e l'odore pungente della neve. Impronte sulla sabbia e nel fango, come a dire: io una volta ci sono stato/a, c'ero. Pochi segni, che lasciamo intorno, prima che il grande oblio, come un umido, impalpabile lenzuolo, ricopra i piccoli resti. Per questo abbiamo bisogno di guide, testimoni che hanno camminato sulla terra prima di noi: filosofi, pittori, scrittori, poeti, musicisti. I loro itinerari disegnano un universo geografico emotivo al quale non possiamo sottrarci, se siamo condannati a sognare. Anche gli uomini e le donne che accompagnano la nostra vita, per un istante o per lunghi tratti, sono compagni indiscreti del pensiero che diventa parola e la natura, gli animali, l'acqua, gli alberi, le foglie, le pietre. Un'infinità di attori che recitano sul palcoscenico dell'immaginario nutrendo le nostre visioni. -
Viola (non è una donna è il colore del mio moleskine)
Si tratta di un ""diario di versi"""" che si distende e si contrae, dove l'anelito per l'autenticità - scrive Renato Minore nell'introduzione - trasforma la lingua poetica in """"una sorta di invisibile filo di ferro che riorganizza intorno a sé pensieri, passioni, emozioni"""". Il precipitare nella """"gabbia"""" di una patologia cronica cambia tutto nella vita di Massimo Pedroni. """"Ero diventato molto più attento. Anche alle piccole sfumature. Magari di una frase orecchiata casualmente, o all'osservazione di qualcosa, o qualcuno, che avevo sempre avuto sotto gli occhi ma che solo ora compiutamente 'vedevo'. Questo incremento di materiale emotivo, mi portò a 'inciampare' nella poesia. Quasi automaticamente. Con essa non si cade mai a terra. È un'inspiegabile, efficace, liturgia di pacificazione con il mondo. Tutto rimane sospeso, ma chiaro, di quella chiarezza che conduce a sciogliere i nodi dell'essenziale"""". Pedroni - scrive ancora Minore - è consapevole che un """"verso ti da una scossa, cioè la speranza di una risposta più che la risposta stessa. E quella speranza ha il senso celato e incessante di una tensione continua, il pathos di una domanda che vuole essere essenziale""""."" -
Cemeterio, cimiterio, cemetero. Il camposanto di Porto. Fiumicino 1893, nascita di una borgata marittima
La storia e le vicende del camposanto di Porto e dei suoi sepolcri più antichi, rappresentano lo spunto per ricostruire la storia della borgata marittima di Fiumicino, e dei suoi primi abitanti, pionieri in un territorio ostile, almeno fino ai primi anni del Novecento, quando, grazie alle bonifiche idrauliche e ai progressi degli studi sulla ""mal-aria"""", si riuscì a rendere la zona alla foce del Tevere più accogliente e vivibile. La nascita del Borgo marittimo di Fiumicino viene colloca simbolicamente dall'autore nel 1823, quando, con la costruzione di moderni fabbricati, di edifici pubblici, di una nuova chiesa e della strada di collegamento con Roma il vecchio porto canale, dogana dello Stato pontificio, assunse le caratteristiche di un piccolo e vivace centro urbano e inizia a connotarsi come un'importante centro portuale, frequentato da funzionari e impiegati, barcaioli, e pescatori, dove aprono alcune attività commerciali e locande, e dove cominciano a risiedere stabilmente alcuni abitanti. L'analisi e lo studio dei sepolcri più antichi edificati nel cimitero rappresenta un piccolo contributo per il recupero di una memoria storica collettiva condivisa."" -
Nessuna notte è infinita. Rollback on the stage
Sergio è un affermato manager, duro nel suo lavoro e insoddisfatto nella vita. All'apice della carriera scopre che vivrà ancora per poco. Così decide di fare un Rollback e tornare a com'era molti anni prima: s'inventa un lavoro a Parigi e nel frattempo si costruisce una vita parallela nella zona dove era nato. Incontra gente diversa da quella a cui è abituato e riscopre la realtà di una quotidianità semplice e popolare, spesso problematica, ma che lo aiuterà a recuperare il vero Sergio. Sulla scena si alterneranno oltre a Sergio, il protagonista, Gabriella la sua algida moglie e Chiara la sua adoratissima figlia. Nella sua seconda vita, invece Sergio incontra Lucilla Ardenzi titolare del bar omonimo e, in mezzo ad altri personaggi che circolano nel locale di Lucilla, anche il simpatico Gnafelli. Una doppia vita è comica? Drammatica? Sicuramente, questa è romantica. -
Storie. 3 in 1: racconti, poesie e una novella
"Storie"""" riunisce i primi tre lavori di Maurizio Carletti dedicati ai racconti, poesie e novelle riproponendoli in un unico volume riepilogativo. Perché """"Storie""""? Perché di queste si tratta. Storie narrate sotto forma di racconti, come poesie o novelle che hanno come denominatore comune raccontare la vita di persone magari sfiorate diventate """"personaggi"""" di carta, attraverso la fantasia dell'autore. Incontreremo di nuovo l'ingenua figura di Alvaro guardiano dello sfascio, la ruvida bonarietà di Anna la strappona, lo sfortunato giornalista aggredito da un morbo spietato, il simpatico Zio Romoletto e tutti gli altri fino ad arrivare al candido Mario protagonista della novella """"L'Outsourcing e la fine del mondo"""". Scopriremo (ri)leggendo """"Storie"""", pagina dopo pagina, che loro sono ancora tutti là, pronti a riproporci le loro storie e a donarci la loro compagnia." -
L' anima è tenebra: Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi, Anton Cechov
"L'anima è tenebra"""" dello scrittore triestino Claudio Grisancich contiene tre monologhi, dedicati rispettivamente a Manzoni, Leopardi e Cechov, che vengono pubblicati solo ora, molti anni dopo che furono scritti. """"Nella diversità dei personaggi monologanti messi in scena e sulla pagina, il denominatore comune di queste confessioni è in quel tono elegiaco, mesto, ma alto e variamente appassionato, con cui Claudio Grisancich traghetta chi narra e chi legge, e forse lui stesso che scrive, verso un altrove misterioso, in cui sembra già di avvertire tutto quello che, per quel poco che conosce, al cuore mancherà""""." -
Città senza mura
Flavio Pagano mostra come la creatività scaturisca dalla quotidianità che improvvisamente irradia nuovi significati, poiché letta da una percezione che vede lo straordinario nell'ordinario, capace di narrare non solo le più piccole delle ""sfumature"""" della vita, ma anche gli eventi più dolorosi. Nella sua poesia c'è un'idea di stringersi a raccolta, fare muro, difendersi a oltranza. Ma i suoi versi - sciolti, esametri, settenari o endecasillabi - diventano trasparenti a svelare pensieri e sentimenti, a sbloccare l'anacronismo di scrivere che, da sempre, è il culmine di un percorso di resistenza. Perché l'intento è di resistere disseminando poesia che, malgrado tutto, continua a essere motore di conoscenza e meraviglia. Il titolo di questa raccolta di versi prende spunto dalla poesia """"Felicità"""". La metafora della felicità come stato di grazia, inverosimile e tuttavia irrinunciabile, è resa dall'immagine della città senza mura, la cui vera difesa è di tutt'altra natura. Solo l'amore offre all'uomo riscatto dalla sua condizione di precarietà, colmando il vuoto che il nostro stesso desiderio genera dentro di noi."" -
La cognizione del colore. Antologia poetica
Scrivono della Cognizione del Colore, Oreste Bisazza, Ennio Cavalli, Valentina Colonna, Claudio Damiani, Laura De Luca, Luciano Luisi, Dante Maffia, Serena Maffia, Anna Manna, Piera Mattei, Daniele Mencarelli, Renato Minore, Alfredo Morganti, ArnoldoMosca Mondadori, Paolo Parisi Presicce, Vittorio Pavoncello, Elio Pecora, Massimo Pedroni, Paolo Pelli, Daniela Pericone, Daniele Piccini, Giancarlo Pontiggia, Antonella Radogna, Stefano Raimondi, Ruggero Ramella, Mariù Safier, Anna Santoliquido, Gabriella Sica, Alberto Toni, Mattia Záccaro Garau, Michela Zanarella, Zingonia Zingone. -
Tutti ricoperti di terra e pietre, stavamo in attesa. 1918-2018. Centenario della Grande Guerra. Le testimonianze dei Monterotondesi, diari, documenti, lettere, immagini, reperti, itinerari e tracce
Raccontare la guerra per vaccinarci contro questa ""patologia"""" dell'uomo e arrivare alla pace universale attraverso l'antidoto brechtiano: il pensiero. Da cultori di storia locale Enrico Angelani e Edgardo Prosperi si sono cimentati, dopo il libro sulle Resistenze a Monterotondo (Conquiste democratiche, sociali e di libertà dal 1867 al 1944), in una ricerca volta a far emergere quale e quanto fosse stato il coinvolgimento dei monterotondesi nella Grande Guerra (1915-18), includendo quella di Libia (1911-1912). Il filo conduttore è l'intreccio dei racconti desunti dai diari inediti lasciati da due di loro, Mazzini Angelani e Omero Mancini, coetanei (1897) e amici, che si sono ritrovati a vivere la cruenta battaglia dell'Ortigara, nota come il """"Calvario degli Alpini"""", con i suoi 35.000 caduti. Dalla ricerca è scaturito che almeno 599 eretini sono stati mobilitati (qui censiti per la prima volta) e che tra i caduti, oltre ai 52 del Parco della Rimembranza, ve ne sono altri due da includere nella stele.;"" -
Carlo Orelli, l'ultimo fante. La Grande Guerra sul Carso
Carlo Orelli nacque a Perugia il 23 dicembre del 1894. Tra i primi soldati a superare il fronte austro-ungarico, fu l'ultimo fante italiano a poterlo raccontare. Vissuto tutta la vita a Roma, a 21 anni, dopo una breve esperienza come operaio, si arruolò. Grazie alla penna del narratore e poeta Nicola Bultrini, Orelli ha descritto ciò che la sua memoria ha sempre conservato. Con la mente ha lasciato Roma e la sua Garbatella per tornare sul Carso, dove ha combattuto. Ne esce un diario equilibratissimo senza ridondanti emozioni, ricco di particolari che di quella guerra trasmettono disumanità e dolore, coraggio e senso del dovere, in molti casi eroismo e martirio. ""Lo sai che significa una guerra? È la morte. E nessuno ha piacere... alla guerra"""". La vicenda di Carlo Orelli - che è morto nel 2005 - è una testimonianza storica oggi quanto mai preziosa."" -
Poesie scelte
"Kishwar Naheed è un'autrice pakistana di straordinaria grandezza, le cui poesie in lingua urdu hanno segnato in modo profondo la storia della letteratura del Pakistan. Vengono in mente i racconti dell'immenso Sadaat Hasan Manto, lo scrittore 'nato indiano e morto pakistano' che aveva sempre condannato la Partizione del subcontinente. Anche Kishwar Naheed è nata indiana e si trova oggi a essere cittadina del Pakistan. Anche le opere della Naheed non celebrano un solo paese e non sono espressione di una sensibilità femminile esclusivamente pakistana. I versi contenuti in questo libro, sono la voce lirica, vibrante e temeraria di una donna che ha scelto di parlare per sé e, nell'utilizzare la parola come una spada, ha incalzato, combattuto e ferito una folta schiera di benpensanti, bigotti e ottusi moralisti di regime. Nonostante i tentativi di contenere la sua voce critica e sferzante, le poesie di Kishwar Naheed hanno conosciuto un successo straordinario. Sono certa che questa prima collezione di poesie, dedicate in particolar modo alle battaglie delle donne, conquisterà anche le lettrici e i lettori italiani."""" (La curatrice)" -
Viale Carso. La panchina delle riserve
La signora con la crocchia che sembra un gelato al cocco; la donna con gli occhi di pietra bagnata; il piccolo Eugenio che è un genio ma in fondo non lo è; la signora che porta al collo una collana di piccole mele verdi; Alina che fa i mestieri; i buddisti cattivi; i ragazzi delle scuole; il venditore ambulante di pecore; le zie del podista; Luigina la postina; Giorgio, a una cert'ora il solo umano nei paraggi; il fantasma di un poeta ribelle; Andrea il fumatore di scarpe; i pazienti del dottor Villa; la madre di Cicciobomba cannoniere; il pappagallo Mao... e tanti, tanti altri personaggi che nella loro quotidianità popolano una porzione di marciapiede in viale Carso. Una comunità transitoria di provenienza periferica che si raccoglie attorno a una panchina, protagonista assoluta un po' legnosa ma molto umana, e a un panama color crema. -
Er pennino rosso
"Poesie di Angiolo S. Novaro, lette sui libri di scuola, spingevano Carla Nibaldi Martini (1927-2015) a eccellere nel ventennio fascista. Medaglie, anche di platino - in un Italia che avrebbe raccolto le fedi nuziali, per far fronte alla guerra. Maestre, intimorite dalla visita di un Gerarca, interrogavano l'alunno di turno: Chi sono i Quadrunviri? E quello: Il cane, il porco... Sembra di vederle sprofondare - interrompendolo - Ma no, ti confondi coi quadrupedi! La mamma Margherita, che negò di partecipare alla premiazione nelle Colonie Estive organizzate dal Fascio - sostenendo lo sguardo del Gerarca - Come? Voi non aderite alle iniziative del Regime? - Saranno pure cose belle, ma a mia figlia ci penso io! Trilussa e l'animo trasteverino, le trecce intinte nell'inchiostro, dalla compagna di dietro al suo. Tutto questo ha forgiato uno sguardo, rutilante, entusiasta, che negli anni è divenuto attento, carezzevole e carico di nostalgia. Piazza Mastai dove: (...)""""Mo c'è 'na pora piazza sfigurata Che me se stregne 'n groppo 'n de la gola. ...Lemme lemme, 'gni tanto c'aritorno Mo che già cala er sole: Arzo la testa a ricercà quer volo P'aritrovà... la giovinezz'n core""""" -
Nel mondo e nella vita. Etica, poesia e amore nel «Padmavat» di Jajasi
Il Padm?vat (""Il poema della donna di loto"""") è una delle opere più importanti delle letterature di ogni tempo e cultura. Scritto nella prima metà del '500 dal poeta sufi Malik Muhammad Jayasi, celebra l'amore come strumento di perfezionamento della vita umana e come fondamento di un'etica di positiva partecipazione al mondo. Basato su narrazioni regionali dell'India del nord e su eventi storici precedenti, il Padm?vat è anche un'enciclopedia della cultura indo-musulmana del tempo: un amalgama di tradizioni colte e popolari, di città e villaggi, di corte e di ascesi, popolato di personaggi dalle qualità e debolezze universali. Questo libro conduce il lettore alla scoperta della poesia, dell'umanità, della bellezza dell'opera di Jayasi, illustrandone i versi più criptici come quelli più lirici, contestualizzandone trama e influssi narrativi, proponendo una valutazione del contributo dei sufi indiani alla costruzione di una cultura inclusiva e moderna. Adatto a un pubblico colto come ai semplici appassionati di religioni dell'India, ai praticanti di yoga o coloro che apprezzano il fascino delle grandi storie d'amore."" -
Omaggio a Guru Gobind Singh. Un ritratto di Khushwant Singh
Al di fuori della comunità Sikh, Gobind Singh (1666-1708), decimo e ultimo Guru dei Sikh, rimane una figura sostanzialmente sconosciuta. E quelle poche informazioni che sono comunemente note, riportano molto spesso una versione distorta della realtà. ""Da qualunque punto di vista lo si osservi - scrive Khushwant Singh, autore di questa eccellente biografia, inedita in Italia - Guru Gobind fu uno degli uomini più straordinari di tutti i tempi. Aveva il dono della poesia, era un guerriero coraggioso e intrepido e un'idealista convinto che fosse necessario lottare per i propri ideali. Ed egli lottò contro pesanti avversità, sacrificando i quattro figli e migliaia di seguaci per quello che credeva fosse un dharma yug: una battaglia per il bene. Tutto ciò per cui i Sikh sono nati, il loro valore in battaglia, il loro spirito di iniziativa, il loro cameratismo e il loro amore per la vita, lo devono a quest'uomo: Gobind Singh. Se le tradizioni inaugurate del Guru sono destinate a scomparire, è indubbio che morirà con loro anche la comunità Sikh. Questa, costituisce di per sé una ragione sufficiente a riesaminare la vita e gli insegnamenti del Guru"""".""