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Per fili e per segni. Un percorso di ricerca
Sono raccolti in questo volume alcuni testi pubblicati dall'autore su riviste e volumi collettanei e qui ordinati secondo un'articolazione tematica, un ordinamento per ambiti se pure dai confini oggettivamente sfumati. Il senso complessivo che attraversa le pagine nate in occasioni diverse, tra il 1981 e il 2019, è da individuare nelle ragioni e nelle contraddizioni di un itinerario di studi dispiegato lungo i tornanti di una antropologia appresa e praticata in Sicilia negli anni in cui Antonino Buttitta ha traghettato la disciplina, sulla scia dell'insegnamento di Giuseppe Cocchiara. All'ombra del suo magistero, gli allievi hanno maturato e coltivato una attenzione nuova per l'arte popolare nelle sue diverse forme ed espressioni, la rilettura critica delle feste e dei riti secondo inedite griglie interpretative. Di questa intensa e feconda stagione di ricerche e di esperienze umane e culturali, i saggi qui riuniti sono in qualche modo testimonianze rapsodiche, esiti di sollecitazioni editoriali e di interventi in convegni, seminari e cataloghi di mostre, precari e parziali contributi ai numerosi stimoli offerti da quella Scuola e da quel clima fervido di idee e di progetti. -
Osservatorio outsider art. Ediz. illustrata. Vol. 19: Primavera 2020.
Il volume, riccamente illustrato, è dedicato in gran parte all'attuale riscoperta internazionale dell'arte medianica. I vari saggi esplorano la storia e il contesto dello spiritismo europeo dalla fine dell'Ottocento agli anni '50 del Novecento, il ruolo dell'arte medianica nelle vicende delle avanguardie artistiche, nella nascita dell'astrattismo e nella poetica surrealista, la sua presenza nella collezione di Art Brut di Dubuffet. Attraverso le opere degli autori più noti come Lesage e Crépin e di protagoniste femminili come Cecilie Markova e Gertrud Hontzatko-Mediz fino all'inedita Maria Orecchioni, si avvia una riflessione sulle analogie tra la medianità e il concetto di ispirazione artistica, e sulle possibili interpretazioni contemporanee del fenomeno. Una seconda sezione del volume raccoglie nuove scoperte artistiche e documentarie sull'outsider art in Sicilia e a Cuba. -
Antropologia museale. Ediz. multilingue. Vol. 43: Oggetti fuori posto, oggetti che parlano.
Questo incontro tra arte, antropologia e scienze sociali propone una riflessione sugli oggetti ""fuori posto"""" che possono diventare supporti di creazione basati sull'accumulazione, la derisione, l'appropriazione indebita o la sovversione. Gli artisti e i ricercatori che analizzano, creano, fanno prendere la parola a degli oggetti, ricorrono a volte a nuove strategie narrative. Deteriorabili, esposti all'usura del tempo, gli oggetti diventano tracce o frammenti, interrogano la memoria - la vita, la morte e la rinascita - e sollecitano l'immaginazione. Se gli oggetti industriali - dettati da mode effimere e destinati a un'obsolescenza programmata - sarebbero destinati ad essere distrutti, i manufatti delle società tradizionali esposti nei musei subiscono una morte simbolica e in alcuni casi una rinascita che provoca malintesi, disturba... Non possiamo descrivere le società senza preoccuparci degli oggetti con i quali viviamo. Spostarli implica rimodellarli, trapiantarli, caricarli di nuovi significati. Gli oggetti intrattengono un dialogo con chi li possiede. Secondo alcune religioni e tradizioni terapeutiche, certuni esercitano un potere di vita e di morte sui loro proprietari."" -
Não consigo ser moçambicana. Arti, antropologie e patrimoni culturali a partire da Maputo
Il volume, sulla base di un periodo di ricerca a Maputo pone in luce strategie, politiche e poetiche di artisti, curatori, storici, esperti d’arte, museologi e funzionari impegnati a reinterpretare e localizzare non solo le composite eredità storiche del sistema museale mozambicano, il cui impianto iniziale fu dato in epoca coloniale, ma anche gli attuali sistemi globali di classificazione, interpretazione e gestione dell’arte e della cultura. A partire da Maputo, guarda a quei sistemi come a villaggi multisituati ed esplora con sensibilità etnografica le loro tradizioni, credenze e rituali, così come questi si disvelano nella letteratura e presso alcune delle principali sedi delle performance pubbliche dei loro abitanti: la Biennale Internazionale d’arte di Venezia e i musei - etnologici, ma non solo (2006-2019). Restituisce, in particolare, la storia di famiglia, tra arte e antropologia, che ha gettato le basi del concetto/gabbia di “arte primitiva” nel quale tanti artisti nel mondo sono ancora costretti e le strategie consapevoli con cui - in Mozambico ma non solo - artisti ed altri rigeneratori di presente interagiscono con gli abitanti di quei villaggi. -
Carota sulla luna
Ogni volta che può, Carota e la zia Agata passano del tempo insieme e tutto diventa straordinario. Con la zia, la bimba condivide la passione per i racconti, per il parco, per i cuscini morbidi e per la bicicletta, con cui vanno in giro per la città. E, naturalmente, anche il colore dei capelli. Un giorno, però, la bambina si ritrova a un noiosissimo convegno, ""trascinata"""" dalla zia Agata, e si mette a girare per la stanza. Non si tratta di una stanza come tutte le altre, perché è popolata da pupi e marionette. Lì, Carota incontra Astolfo, e questa volta è lui a dovere essere aiutato. Soffre di vuoti di memoria, e si sa che esiste un solo luogo dove trovare quello che si è perso: sulla luna (dove il valente duca era peraltro già stato, alla ricerca del senno di Orlando). Così, Carota parte a bordo del fido Ippogrifo sulle tracce della memoria di Astolfo. E, insieme a questa, troverà, sulla luna, una valanga di emozioni da restituire agli abitanti della Terra. Emozioni non utilizzate da così tanto tempo che gli uomini hanno finito per dimenticarsene, pur essendo indispensabili. Età di lettura: da 8 anni."" -
«Tenui meditabor harundine». Tiritera su titiri, totare, tituelle, calamauli e cerauli.
Fin dall'antichità alcune parole designano degli strumenti a fiato minori e marginali, il cui tratto condiviso è che sono intesi come specialmente vicini alla natura, si ritiene appartengano a stadi primitivi dell'esistenza umana e sono usati da gente intesa essa pure come ""primitiva"""" e """"naturale"""": bambini, pastori, cacciatori, incantatori di serpenti. Questi oggetti sono poco rappresentati nelle arti figurative; qui si sono individuati e collazionati i documenti esistenti, e li si è messi a confronto con le testimonianze archeologiche e con quelle etnografiche. Gli stessi strumenti sono menzionati nei componimenti poetici di Teocrito, Lucrezio, Virgilio, Ovidio; poi sono di nuovo elencati e descritti dagli studi organologici del XVII e del XVIII sec.; infine sono ancora in uso nelle tradizioni musicali di molti luoghi: di nuovo in mano a pastori, bambini, cacciatori, incantatori di serpenti, musicisti. La persistenza nel tempo di tipologie, forme, denominazioni degli aerofoni minori o marginali è il terreno su cui si è indagato il rapporto tra attualizzazione del mito e mitizzazione della realtà, quale viene articolandosi nella poesia, nella letteratura, nelle immagini."" -
L' albero della memoria. Scritture e immagini
Per oltre quarant'anni, l'intera durata della sua esperienza scientifica e accademica, Francesco Faeta ha redatto note dedicate ad aspetti salienti della sua ricerca e a snodi centrali della vicenda sociale e del percorso intellettuale contemporaneo. Spesso la scrittura si è accompagnata alle fotografie, a volte da lui eseguite nel corso del suo girovagare per il mondo o nell'ambito dei progetti d'indagine cui ha dedicato attenzione, altre volte realizzate da amici, compagni di strada, venerati o ignoti autori. Dalla scelta antologica di tale esteso lavoro, attraverso una scrittura di elevata qualità letteraria e fotografie di puntuale efficacia comunicativa, scaturisce un complesso ritratto d'autore, una serrata rassegna di personaggi di rilievo della scena culturale odierna, un illuminante backstage di un peculiare approccio alla realtà (quello antropologico), una vigile coscienza critica, un amaro affresco di un'epoca, in anni di caotica e contraddittoria regressione della società occidentale. -
Il filo e la cruna. Saggi di storia dell'antropologia italiana
Il volume ""Il Filo e la Cruna"""", da una parte richiama il lavorio che gli individui e le comunità compiono per intrecciare reti di significato che diano orizzonte di senso al vissuto umano, dall'altra rinvia all'attività di ri-tessitura semantica che gli antropologi compiono su queste reti, nel tentativo di renderle comprensibili. Attraverso l'impiego di una metodologia di ricerca basata sull'analisi comparativa di un vasto corpus documentario e archivistico, il libro non cerca di annodare le fila di un discorso mai concluso sullo svolgimento degli studi demoetnoantropologici italiani. Piuttosto, concentrandosi su autori conosciuti come Mantegazza, Pitrè, Loria, de Martino, Tentori, Cirese, ecc., e su figure poco note e scarsamente investigate, esso è proteso ad evidenziare come si sia operata nel campo antropologico quella delicata calibratura tra obiettivi conoscitivi e strumenti di studio e di analisi. Più precisamente, il libro permette di cogliere, mediante l'anamnesi storiografica, le strategie di codificazione dell'ordine del discorso che inevitabilmente ruotano intorno a criteri ritenuti di volta in volta validi per riconoscere e agevolare il passaggio del filo nella cruna."" -
Mori e Cristiani nelle feste e negli spettacoli popolari
In questa raccolta di saggi, si intendono promuovere le forme teatrali tradizionali appartenenti al patrimonio di tradizione orale, e in particolare le performance centrate sull'incontro/scontro tra Mori e Cristiani, proponendo un percorso che parte dalle pantomime e dalle danze armate eseguite durante alcune feste calendariali e, attraverso i maggi epici della tradizione tosco-emiliana e i cantastorie, arriva all'opera dei pupi. La rappresentazione dell'incontro/scontro fra Cristiani e Musulmani nelle feste viene realizzata attraverso la semplice stilizzazione della lotta con movimenti ritmati, simmetrici e ripetuti, in forma di danza o di pantomima, come avviene anche nelle battaglie dell'opera dei pupi. Scritti di: Antonio Pasqualino, Janne Vibaek, Gabriella D'Agostino, Sergio Bonanzinga, Ignazio E. Buttitta, Jo Ann Cavallo, Alessandro Napoli, Mauro Geraci. -
Epica e storia
È un'analisi interdisciplinare sulle esperienze classiche, medievali e moderne della letteratura epico-cavalleresca: da Omero alla chanson de gestes, fino al teatro epico dell'opera dei pupi siciliani. Il teatro dei pupi è il dramma della vita che risolve le sue contraddizioni in rappresentazione scenica. È un tessuto narrativo costituito da fili intricati. Muoversi in questo mondo nel tentativo di ripercorrerne le vie dei cavalieri, è stata impresa possibile solo ad uno di essi: Antonio Pasqualino. Scritti di: François Hartog, Umberto Eco, Ezio Pellizer, Franco Ferrari, Lorenzo Braccesi, Claude Calame, Lia Marino, Lia Stefano Caruso, Vincenzo Rotolo, Alessandro Napoli, Giuseppe Giacobello, Raffaella Ceccarini, François Suard, Jean-Claude Vallecalle, Patrizia Gasparini, Maria Caterina Ruta, Michela Sacco Messineo, Angelo Morino, Franco Cardini, Andrea Fassò, Stefano Montes, Salvatore D'Onofrio, Gabriella D'Agostino, Gianfranco Marrone, Amalia Signorelli, Ottavio Cavalcanti, Patrizia Lendinara, Antonino Buttitta, Agata Pellegrini, Jean Cuisenier, Giovanni Canova, Joel Sherzer, Anselmo Urrutia, Janne Vibaek Pasqualino, Ignazio E. Buttitta, Mario Gandolfo Giacomarra. -
Marionetas en el mundo. Ediz. italiana e spagnola
Il catalogo, scritto in spagnolo e italiano, include testi di approfondimento e immagini della mostra Marionetas en el mundo. Las collecciones del Museo Internacional de Marionetas de Palermo allestita al Casino de la Exposición di Siviglia (Spagna) in occasione della XII Fiera internacional del Títere (7-31 maggio 1992). Una ampia panoramica del variegato universo del teatro di figura, «microcosmo senza frontiere» come scrive Andò: pupi siciliani, marionette a filo e burattini delle tradizioni europee; ombre turche e greche; figure epiche dell’Asia sud orientale: dalle ombre indiane dell’Andra Pradesh, ai wayang balinesi, al Kathputli del Rajastan, e ancora lo Yoke thay thabin birmano, il Mua roi nuoc vietnamita e i burattini cinesi; infine, le figure africane: le marionette Do del Mali e i Gelede degli Yoruba. Testi di: Roberto Andò, Omar Calabrese, Antonio Pasqualino e Janne Vibaek, Maurizio Scaparro. Fotografie di Sandro Scalia. -
Opra dei pupi. Sicilianske marionetter. Ediz. danese e inglese
Nel 1996 viene allestita a Copenaghen (Danimarca) la mostra Opera dei pupi. Marionette siciliane - cultura popolare siciliana su invito del Museo nazionale danese e con il sostegno dell'Assessorato del Turismo, delle Comunicazioni e dei Trasporti della Regione Sicilia. La mostra, realizzata nell'anno di Copenaghen come Capitale della Cultura, offriva un ampio panorama dell'opera dei pupi siciliana attraverso l'esposizione di pupi di Palermo, Catania e Napoli, cartelli pubblicitari e fondali. Testi e immagini del catalogo bilingue (danese-inglese) offrono un in-sight di questa pratica culturale tradizionale siciliana analizzandone il contesto sociale di fruizione e tracciando un filo con il più ampio quadro della cultura europea. Scritti di: Bent Holm, Salvatore Palazzotto e Janne Vibaek Pasqualino, Roberto Andò. Prefazioni di: Antonino Strano, Niels-Knud Liebgott, Leoluca Orlando, Umberto Eco. -
Festa in immagine. Ediz. illustrata
Le immagini presenti in questo catalogo esprimono diversi modi di guardare, vedere, osservare e rappresentare la realtà dei rituali festivi in Sicilia. Quattro fotografi: Giacomo Bordonaro, Dario De Blasi, Angelo Maggio e Calogero Russo, quattro formazioni ed esperienze diverse. La rappresentazione di immagini fotografiche comporta una serie di processi di trasformazione della realtà: vere e proprie operazioni di traduzione, attraverso le quali una porzione del reale viene trasferita sulla pellicola sensibile. L'immagine fotografica non è mai semplicemente denotativa, ma contiene sempre al proprio interno almeno le motivazioni che hanno portato alla sua realizzazione e che assumono il valore di veri e propri ""significati"""". «Il lavoro di ogni artista, qualunque sia il mezzo di cui si serve, non è solo quello di comunicare, bensì, che egli stesso ne abbia più o meno consapevolezza, di convertire la realtà in memoria... di trasformare l'attimo (nulla è più dipendente dall'attimo dell'immagine fotografica) in durata, il mutamento in permanenza, il divenire in essere, come dire: la morte in vita» (Antonino Buttitta)."" -
I mercati storici di Palermo. Ediz. illustrata
Trentacinque immagini in bianco e nero di Giacomo Bordonaro ritraggono scene di alcuni momenti della vita del Capo, di Ballarò e della Vucciria, cogliendone gli aspetti più critici legati alle trasformazioni in atto, di mercati a riposo: lungo i vicoli deserti del Capo alcuni bambini si rincorrono, altri girano in bicicletta, ovunque ponteggi edili e residui dei materiali da costruzione annunciano processi di ristrutturazione in corso. Nulla sembra ricordare il frastuono caotico e la vita pullulante di un tempo. Accanto al vuoto e all'impoverimento umano, accanto a un silenzio così ""assordante"""", alcuni scatti attestano tuttavia nuovi segnali, nuove presenze, confermando quella funzionalità comunicativa che resta prerogativa del mercato. Il mercato resta un deposito della memoria che si configura come luogo del cambiamento, in cui vecchio e nuovo, arcaico, moderno e postmoderno convivono in una sorta di miracoloso equilibrio."" -
Macchine vive. Dalle marionette agli umanoidi
Questo volume riporta gli esiti del seminario Macchine vive: dalle marionette agli umanoidi, organizzato al Museo delle marionette “Antonio Pasqualino” di Palermo nel 2011 con la collaborazione del gruppo di ricerca internazionale (GDRI) Anthropologie et histoires des arts del Museo del Quai Branly di Parigi. Alcuni antropologi, un artista e uno storico dell’arte hanno studiato le relazioni singolari che alcuni individui stabiliscono con degli esseri inanimati: santi portati in processione, marionette, meccanismi animati inventati da artisti, robot ecc. I saggi raccolti in questo volume studiano le condizioni in cui si può sviluppare, davanti ai nostri occhi un nuovo tipo di animismo che vada al di là delle distinzioni tra umano e non umano. Marionette, statue, automi, robot sono macchine semoventi che hanno in comune il fatto di essere dei sostituti dell’uomo. Come vedono gli esseri umani questi oggetti così particolari? Quali strategie adottano per fare sì che queste macchine siano identificate come esseri umani, animali o entità divine? -
Osservatorio outsider art. Vol. 21
Un ampio ventaglio di temi e problematiche attuali per gli appassionati di Outsider Art: dall’Australia al Belgio le pratiche artistiche inclusive che delineano l’evoluzione contemporanea del concetto di Art Brut; un dossier dedicato alla difficile tutela dei ‘patrimoni controversi’, come le grandi opere ambientali, con un focus sulle Torri di Rodia a Watts; umorismo e grafomania tra follia ed eccentricità; l’ipertrofia decorativa di artisti riconosciuti internazionalmente come Paul Amar e Giovanni Battista Podestà; cronache pittoriche dalla Padania di Ligabue; il concetto pop di “arte modesta” e ancora molto altro. -
Tra musei e patrimonio. Prospettive demoetnoantropologiche nel nuovo millennio
Questo volume nasce dal desiderio di raccogliere e sistematizzare la più recente produzione di Pietro Clemente su temi museali e patrimoniali (testi che vanno dal 2003 sino al 2019). I testi raccolti in questo volume mostrano la vivacità e l'andamento della produzione di Clemente su quello che è uno degli assi tematici principali del suo lavoro di ricerca. Questo volume è stato pensato per la didattica ed è stato testato, in una forma un po' diversa, come dispensa, nel corso di Antropologia dei Patrimoni Culturali dell'Università di Firenze. Per facilitarne la lettura, i testi sono stati organizzati per temi e, all'interno del tema, cronologicamente. Nella prima sezione ""Testi"""" sono stati collocati articoli e saggi che hanno un carattere maggiormente """"di cornice"""" e che, per questo, possono essere d'aiuto, soprattutto agli studenti, per comprendere i testi più tematici, legati a musei e situazioni particolari e specifiche, poi raccolte nella sezione successiva: """"Musei""""; l'ultima parte del libro, raccoglie scritture piuttosto recenti (dal 2015 in poi) legate ad un tema di ricerca che l'autore ha cominciato a transitare in questi ultimi anni, quello dei piccoli paesi, che a volte ha intersecato temi museali e patrimoniali. I lettori troveranno spesso in questo volume riferimenti a musei piccoli, locali, con pochi finanziamenti nel migliore dei casi, che vivono spesso grazie al lavoro volontario di pochi. Grandi protagonisti di queste scritture sono in certi casi figure carismatiche di importanti collezionisti, Ettore Guatelli fra tutti, ma anche tante «comunità di eredità» diffuse, laboriose e resilienti, a volte sconfitte. Questi protagonisti, singoli o gruppi di persone, in qualche modo danno concretezza e anima ai dati e alle statistiche prodotti dai censimenti. Uno su tutti l'indagine ISTAT """"I musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia"""" del 2019, che su un totale di 4.889 musei censiti, la maggior parte espone collezioni di etnografia e antropologia (12,8%), di archeologia (12,7%) e di arte antica (12,3%). In questa indagine, i musei etnografici sono definiti come """"il più significativo aspetto del sistema museale italiano""""."" -
Etnografie ad Arte. Agency, mimesis, creatività e pratica degli artworks
Il volume raccoglie alcune delle relazioni tenute all'interno del ciclo di seminari Antropologia dell'arte, organizzato nel 2019 dall'Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Palermo e curato da Rosario Perricone. Il seminario ha offerto l'occasione di riflettere insieme a studiosi di diversi ambiti disciplinari su concetti, nozioni e oggetti che si pongono al crocevia tra le discipline dell'antropologia, della storia dell'arte, della semiotica, degli studi culturali, dei visual culture, delineando fenomeni di ibridazione delle pratiche artistiche ed etnografiche e, talvolta, di dissolvenza delle une nelle altre. Ai contributi del seminario se ne aggiungono altri che arricchiscono il dibattito che si pone l'obiettivo di far dialogare diverse prospettive euristiche che a nostro avviso trovano la giusta sintesi nell'alterità dell'approccio epistemologico proposto dai diversi autori. -
Il corpo della parola. Inni, poemi e performance nell'India antica e contemporanea
Nella storia culturale dell'India la riflessione sulla Parola e sui suoi molteplici significati attraversa ambiti e discipline diversi, intersecantisi a loro volta tra loro, nelle riflessioni che riguardano il mito, il rituale, la poesia, la scienza, la storia, il teatro, in una serie incessante di implicazioni e di allusioni che potremmo descrivere come un albero, le cui vertiginose ramificazioni abbracciano un arco di tempo che si estende dal corpus vedico all'India contemporanea. I diversi aspetti e i vari usi della parola investono sia il contesto pubblico sia quello privato, la sfera politica così come quella religiosa, dove performance, dottrine, riti e speculazioni fissano i confini tra ambiti ordinari ed extra-ordinari, creando una rete di corrispondenze che spesso mettono a dura prova lo studioso che intende cogliere i molteplici aspetti della Parola, soprattutto quando tali aspetti accompagnano e giustificano una dimensione di indicibilità e inesprimibilità, di cui solo gli dèi custodiscono la complessità. Questo universo di parole, nelle descrizioni degli autori antichi, fornisce a noi lettori moderni una ricchezza culturale difficile da dominare, dove le parole prodotte sono state tramandate, dibattute, difese, credute, un universo di parole dove la verità si mescola sempre con la menzogna. Su questo regno del verosimile, ingannevole e al tempo stesso rivelativo delle verità più profonde, la Parola in persona rivendica la sua sovranità: «io sono la regina [...] la prima tra coloro a cui si deve offrire». -
Il valore delle differenze. Tipicità e terroir nella cultura alimentare
DOP, IGP, tipico, tradizionale, a chilometro zero, terroir, identità: negli ultimi decenni il cibo è entrato prepotentemente nelle nostre vite come fenomeno geografico e sociale, ancor prima che alimentare. Questo lavoro propone un'analisi semiotica del fenomeno attraverso quattro casi emblematici di costruzione della tipicità alimentare: quello del sistema dei marchi di qualità europei DOP, IGP e STG e del problema dell'origine; quello di un relais in Sicilia dove l'esperienza di permanenza è incentrata sull'apprendimento della cucina tradizionale; quello del linguaggio dei ristoranti ""stellati"""" e della loro evoluzione - ormai d'obbligo - in templi dell'alta cucina locale; quello relativo alla vicenda italiana americana e il contributo dei ristoranti italiani a New York City nella definizione di stereotipi culturali complessi e in conflitto reciproco. Da nuovo genius loci, il cibo tipico trasforma i luoghi in origine o destinazione, e i loro abitanti in eredi e popolazione. È la cifra contemporanea del nostro essere autoctoni.""