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Qualche uscita. Postpoesia e dintorni
Dalla fine dell'Ottocento (dopo Rimbaud, per intenderci), alcuni autori hanno cercato di ""liberare"""" la poesia da sé stessa, per riconcepirla sotto altre latitudini. Pensandola prima di tutto come un modo per comprendere la realtà, questi altri autori si sono consequenzialmente impegnati a ricercare gli strumenti concettuali, verbali e formali più adatti a tale nuova intesa. I quindici interventi raccolti in questo volume partono tutti dal presupposto che esista un fuori e un dopo. E che non ci sia solo un modo per uscirne, ma che si possa contare su una pluralità di gesti, di atteggiamenti e di disposizioni (alla fuga), secondo le diverse maniere con cui può essere pensata una rifondazione (una riconversione) dell'""""industria logica"""" letteraria. I cantieri postgenerici che questo libro descrive (nel loro contesto e considerandone le finalità """"politiche"""") sono vasti. Si tratta in fondo di atti e di azioni: d'insubordinazione."" -
Il calendario perpetuo der gatto
365 giorni all'anno, volendo o non volendo, cor gatto e con le tavole ideate da Emanuele Kraushaar e disegnate da Enrico Pantani. Dopo il successo della serie der cane e dei magneti der gatto, un pratico e divertente calendario d'autore (e da parete) da usare e riusare ogni anno; così il protagonista indiscusso delle giornate sarà sempre e soprattutto Er gatto. -
In viaggio con Gianni, Celati
Di cosa potrà mai raccontare un libro che si intitola ""In viaggio con Gianni, Celati""""?. Di viaggi, ovviamente, come fa da secoli la letteratura, del resto. Ma nel libro non ci sono soltanto viaggi progettati, sconsigliati o abortiti, c'è anche la storia di una trasformazione: un viaggio che diventa diario il quale a sua volta diventa un racconto di viaggi. E vi si trova, soprattutto, il resoconto di un tentativo: si parte con una meta e se ne raggiunge un'altra. La propria il libro la trova nella descrizione di «località parzialmente attraenti», in pagine animate da una scrittura comica e stralunata. Quel tentativo - di viaggio e di diario insieme - si rivela dunque un sereno fallimento. Volente o nolente, Morelli si fa qui allievo di Beckett: «Ce ne fossero di fallimenti così, di fallimenti così bisogna andar fieri». Appunto."" -
Prosa in prosa
Forse l'evento più rilevante degli ultimi 20 anni della poesia italiana, di Prosa in prosa, come accade con i classici, si è parlato e scritto molto di più di quanto il libro non sia stato in effetti letto. A partire da una definizione di Jean-Marie Gleize, Prosa in prosa tentava, nel 2010, anno della sua prima pubblicazione, di portare una ventata spiazzante sulla scena asfittica della letteratura italiana, attraverso il travalicamento del concetto stesso di genere letterario. Da non confondersi assolutamente con poemetti in prosa, i testi qui compresi, installando la letteralità e l'insignificanza nel luogo in cui ci si attende massima significatività e figuralità, squadernavano le categorie con cui il pubblico legge la testualità lirica. Ma se questa rivoluzione rischia oggi di spegnersi nella generale dimenticanza, questa nuova edizione, arricchita di contenuti critici, torna a imporre il tentativo, sempre più necessario, di superare l'ultimo confine, quello tra letterario e letterale. -
Cecilia Sabatini
Chi sono io? Chi è Cecilia Sabatini? E la vita cos'è? Tutto parte da un numero di telefono scritto a mano sulla carta di una bistecca. Compare la trielina e la situazione degenera. Per fortuna la tartare di gamberi a volte ci trattiene da alcuni gesti inconsulti. Ma non da tutti. La strage immotivata è dietro l'angolo, già si sente puzza di bruciato. Enrico Pantani sa scrivere e disegnare. Lo fa in un modo tutto suo che fa divertire e pensare. Solo un consiglio: non dategli troppa confidenza. -
La gente non sa cosa si perde
In questo libro di prose che sorprendono la poesia, e di poesia che si fa prosa, Marco Giovenale continua il suo cammino quasi ventennale su quella strada che legittimamente chiamiamo ""prosa in prosa"""". Non narrazione e non poesia. Qualcosa di più e di meno di entrambe. Il libretto è una sequenza di quadri un po' folli, un discorso che dalla prima pagina si vuole """"chiaro"""" e comprensibile a tutti, e allo stesso tempo """"sfalsato"""", fuori sincrono, sorprendente. Le prose qui raccolte mostrano vicende e affermazioni al limite del surreale, e allo stesso tempo pienamente reali: parlano di alberi, democrazia, psicofarmaci, tasse, doppiaggio, Testaccio, corsi di chef, scatole nascoste, gente che ha il diritto di sapere, impiegati di banca in campagna, recintati. E poi ancora schermi, romanzi morali, mobili in vendita, Poseidone e altri dèi, microfoni e corrieri, locali di successo, per giovani, cantanti e carte di credito, YouTube, levrieri, interviste, e un generatore casuale di repubbliche. Insomma, un libro per tutti e per nessuno."" -
Romanzetto estivo
L'aspirazione di Gherardo Bortolotti è forse quella di scrivere romanzi senza trama, fatti di momenti, immagini, scenari, canzoni. E questo è un romanzo composto di tanti romanzetti, nelle molteplici accezioni che si possono attribuire al termine. Com'è ovvio, il diminutivo sta a indicare innanzitutto la forma breve (della quale Bortolotti è un vero campione), ma anche, soprattutto se accostato all'aggettivo del titolo, la diminutio con cui si tende spesso a liquidare le esperienze amorose adolescenziali e giovanili. Tuttavia, la radice più autentica del termine, e quindi del libro, sta nel termine inglese romance, che significa anche, appunto, storia d'amore. Perché di questo, in fondo, tratta 'Romanzetto estivo', semplicemente d'amore. E la rievocazione «dei giorni dell'amore» (secondo le parole di Hölderlin poste in epigrafe) passa attraverso un recupero della tradizione del romanzo sentimentale, a cavallo tra Settecento e Ottocento, che Bortolotti ha intrapreso già con 'Storie del pavimento'. -
Pomodori
In questo libro di Nathalie Quintane, tradotto e curato per Tic da Michele Zaffarano, le piantine di pomodori del titolo funzionano come altrettanti campi minati. Associando presto queste piantine alle vicende dei giovani militanti arrestati nel novembre del 2008 con l'accusa di terrorismo (il famoso ""caso Tarnac""""), l'autrice dissemina i propri desideri e le proprie indignazioni (identica battaglia) e avanza divagando tra riflessioni sulla politica, sul fascismo, sulla letteratura e su quanto la società si aspetta dagli scrittori e dalla loro voce. Un testo a metà strada tra la """"poesia"""" e il saggio socio-filosofico in cui Quintane offre dal proprio orticello di campagna un punto di vista ideale sul clima politico francese (e non solo). Se alcuni cercheranno sicuramente di far rientrare questi «Pomodori» nel grande insieme della """"poesia in prosa"""", o in quello ancora più vasto di """"romanzo"""", qualcun altro, invece, più avveduto e consapevole degli anni che passano, lo inserirà con maggiore accortezza fra i risultati più interessanti di quella che ormai non può che definirsi come """"prosa in prosa""""."" -
Noi
Tutti e quattro avevano un mondo e ciascuno pensava che il proprio fosse quello che contava, in ogni parola pronunciata risuonava la loro soggettiva presenza, l'immagine del ruolo che rappresentavano era la propria immagine di sé, attraverso cui avevano mantenuto un'identità e un nome: Eleonora, Maurizio, Norberto, Tania, chi sono e quando agiscono questi personaggi? Possono dare per buone le proprie rappresentazioni e interpretazioni, oppure la creazione delle nostre credenze avviene sempre e comunque con dati parziali, che hanno un futuro davanti che li integra incessantemente? Allestendo un sistema di ascolto e osservazione che suggerisca punti di partenza, stimoli per domande e provocazioni, ciò che questo travelogue allegorico pone al centro è però il luogo: il paesaggio e il suo attraversamento, l'immersione e insieme lo specchiamento, figure dietro cui si celano macro-temi quali lo spazio e il tempo, i mondi possibili e il ruolo costitutivo dell'immaginazione, realtà/finzione delle nostre impalcature narrative quotidiane, soggettività e identità, morte e utopia. -
Micromicoenciclopedia
"L'esimio professore. Chiuso in casa per anni. Per decenni. Ossessionato dalle muffe. Intravedo qualcosa, diceva, ho motivo di credere che esistano delle società microbiche organizzate. Noi ridevamo delle sue idee, delle sue follie. Ma lui non se ne crucciava. La ricerca era la sua ragione di vita. L'unica cosa importante. Se ne è andato senza il tempo (o la voglia?) di spiegare. Pile e pile di fogli ordinate agli angoli del suo studio. Carte prive di senso o tessere di una nuova scoperta? In ogni caso non possiamo che sentirci in colpa. Questa pubblicazione è il nostro modo di chiedere scusa. Nessuno merita una fine così. Nessuno. La muffa era dappertutto.""""" -
Nodulo
La voce scarna e plurale che dà vita a questo monologo di versi spezzati, pieni di fratture interne, è «più dicente che recitante»: è la voce di un corpo esposto nella sua assoluta nudità di fronte all'occhio del medico, dell'apparecchio diagnostico, del lettore. Perché questo è 'Nodulo', l'esposizione di un corpo, di cui si disvelano in un intreccio pressoché indissolubile l'interiorità e le interiora; e tale esposizione ha luogo su una scena che presenta i tratti di una teatralità dalle tonalità quasi sacre, a ricordare che di carne e frattaglie siamo fatti, ma che quanto di più sacro abbiamo è il nostro corpo. E che la nostra vita è tutto ciò che abbiamo. Il libro non è un'indagine sulla malattia, la quale non si può oggettivare, bensì un viaggio attraverso di essa, giacché il corpo da cui non possiamo distaccarci è consustanziale alla malattia stessa. E siccome «malattia va detta», la scrittura vi affonda come l'ago penetra nel polmone. -
Planimetria sentimentale del disastro
La fine è sempre dietro l'angolo. Accanto c'è l'amore. Il crollo di un palazzo, un aereo in panne, un meteorite che precipita, un terremoto, una pandemia. Il disastro è multiforme e inevitabile. Il futuro, in fondo, non è altro che ""una promessa di disfacimento"""". Le catastrofi ci danno la misura dei limiti e della precarietà, ci fanno sentire piccoli e in bilico. Ci fanno riflettere sulla grandiosità e sulla pochezza dei nostri sentimenti. Ma il regime dell'incidente è più grande di così, è più subdolo. Si insinua anche nella vita di tutti i giorni, nelle fratture quotidiane, nelle collisioni senza importanza, nelle incomprensioni. Basta poco per prospettare la possibilità di una caduta. """"Planimetria sentimentale del disastro"""" è una raccolta di scenari apocalittici. E dentro lo sfacelo di ognuno di questi, Graziano Graziani crea le condizioni per poter parlare d'amore. Due discorsi che si intrecciano tanto profondamente da diventare inseparabili, l'uno la controparte dell'altro, come le due facce di un foglio."" -
Nella città più fredda
La città è nata calda, ma le cose non rimangono come sono. È una legge scritta nella pietra dura. Succede sempre qualcosa. Spesso si tratta di eventi insignificanti che si sedimentano nella consuetudine. È allora che all'improvviso si delinea la possibilità di un pericolo invisibile, come ghiaccio nelle tubature. Da qualche parte si forma una crepa. E le crepe, si sa, sono la promessa distratta di un crollo. A poco a poco, la città nata calda perde le sue estati perenni. Il calore si affievolisce in un ricordo trasparente, un fantasma di cui si arriva a mettere in dubbio l'esistenza. La vita rallenta intorpidita, si congela. Cambiano i desideri e l'amore diventa difficile. Vengono i brividi. La scrittura di Elisa Davoglio è una scrittura di neve. Sembra innocua. Scende a fiocchi, lenta e silenziosa si raccoglie. A un certo punto ci si guarda intorno e tutto è bianco. -
Birra. Per un avvicinamento felice e consapevole
Un manuale spillato fino ai bordi. Dentro c'è la birra. Ora sedetevi, osservate bene alla luce. Avvicinate al naso e odorate, portate alla bocca e bevete. Ma piano. Sorseggiate. La degustazione esige lentezza, pazienza, la disposizione d'animo di chi vuole apprendere. La birra e la sua storia, una disanima dei suoi ingredienti, un prontuario degli stili e tutto il percorso brassicolo, dalla fermentazione alla produzione e conservazione, fino alla vendita e al mercato. Un'ode alla birra. Leggerla fa venire una gran voglia di bere, sì, ma in modo diverso. Più felice e consapevole. -
Totem
È da Silvia Tripodi, enfant terrible dell’area di ricerca della letteratura italiana, che viene uno dei libri più problematici, inaspettati e innovativi di questi anni. Le ragioni di questa capacità di innovare sono presto spiegate: rivitalizzando la tradizione della prosa d’arte attraverso la “prosa in prosa”, Tripodi produce un testo creativo che è un frammento di teoria della letteratura. Risponde alla domanda: perché la letteratura fatica così tanto a restituire in prosa o versi il momento storico che stiamo attraversando? Tripodi ci riesce, attraverso il confronto con molti mondi estetici, cinema e arte, in primis. Riesce a costruire il suo totem, fatto di metatestualità e letteralismo: una risposta in prosa alla poetica del non-senso che anima oggi il discorso mediatico collettivo. -
Spin-off
Con ""Spin-off"""" Giulio Marzaioli prosegue la sua indagine in quel mondo che, pur non appartenendo all'umano, con quest'ultimo intrattiene spesso un rapporto piuttosto stretto, se non altro perché costituisce il paesaggio visivo e sonoro in cui è immerso. Si tratta di quel «correlato mente-ambiente» che, da semplici oggetti di osservazione, trasforma la neve, la cicala, il volo (delle macchine o degli uccelli) e i sassi in """"luoghi"""" di una meditazione, se non addirittura in soggetti pensanti, collocati dunque sullo stesso piano dell'umano. Viene così meno la «discrezionale e arbitraria presunzione di superiorità» che il mondo umano esibisce nei confronti degli elementi naturali e artificiali. Gli oggetti che compongono il dispositivo chiamato 'Spin-off' sono prose e immagini nati, come indica il titolo, da opere precedenti dello stesso Marzaioli: il risultato è una sorta di ipertesto d'autore, fitto di rimandi interni e di qualche reprise, in un'operazione che da alcuni testi fa scaturire altri testi o delle sequenze fotografiche."" -
Il colorabile. Cerca, trova, colora! Ediz. illustrata
Uccellini, cinghiali, lumachine, pesci e tantissimi altri animali da trovare e colorare. Segui la tua creatività oppure fatti ispirare dai modelli alla fine del libro… Il Colorabile è un libro da scoprire e colorare liberando la fantasia al ritmo di questi tre imperativi: cerca, trova, colora! Lorenzo Terranera ha ideato vari livelli di difficoltà, dal più semplice al più complicato, per mettere alla prova dai più piccoli e inesperti, ai novelli Raffaello e Frida Kahlo. Età di lettura: da 4 anni. -
Diario involontario
Le date sono un appiglio per non andare alla deriva. Giorni sparsi, pensieri caotici. Gli anni passano veloci. Ma poi anche le date falliscono, perdono di senso e si trasformano in numeri feticcio, incapaci di fare ordine. Il diario non tende più verso niente e non tiene traccia di alcun cambiamento. Le pagine si susseguono all'insegna del nonnulla: ""anche oggi il diario porta dove non c'è motivo di andare"""". Un filo conduttore è il gioco, perché ogni cosa può diventare tutt'altro e così via, secondo l'arte dell'accumulo e del rotolamento, che fa della palla di neve una valanga. Altro filo conduttore è l'ironia, perché si intravede la presenza costante di un sorrisetto in filigrana. E chiuso il libro si ha l'impressione che quel sorrisetto rimanga insieme a noi, anche se nascosto tra le pagine di questo """"Diario involontario"""". Filippo Balestra scrive parole senza bussola. Leggerle vuol dire rischiare di smarrirsi o di ritrovarsi insieme a lui, come lui, in bilico sulle sue lettere."" -
Antonio Syxty Fan Club
Più che un libro, ""Antonio Sixty Fan Club"""" è un’operazione di arte concettuale: un oggetto da collezione, portato con sublime sprezzatura in una collana di libri. Consiste infatti nella presentazione di un mannello di materiali degli anni Ottanta, quando l’autore istituì un fan club sulla rivista """"Lanciostory"""", ricevendo un gran numero di lettere da giovani lettrici, qui pubblicate senza interventi salvo la cancellazione delle circostanze biografiche. Ecco dunque che l’autore ha saputo trasformare un episodio goliardico della sua gioventù in qualcosa di più di un esperimento situazionista: ha piuttosto convertito un materiale documentario di una certa rilevanza sociologica in un’installazione artistica degna di alcune delle esperienze più rilevanti dell’attualità poetica: i documenti poetici di Franck Leibovici, o i lavori di Kenneth Goldsmith, dove la lenizione dei confini tra letterario e non letterario non destituisce l’esperienza di lettura di piacere; anzi, si esce dal confronto con tutte le minime infrazioni alle leggi della testualità che caratterizzano queste lettere, divertiti e commossi dall’empatia che un volume come questo può suscitare."" -
Language
Se «Il poeta è una radio» che «Riceve troppi messaggi», il poeta Jack Spicer non può che scrivere nel modo in cui scrive. Come la radio trasmette molti programmi, in un flusso linguistico pressoché ininterrotto e continuamente variabile grazie al semplice gesto di cambiare canale, il poeta costruisce, decostruisce e ricostruisce la lingua (come dichiara già il titolo 'Language') attraversandone tutti i registri possibili, dal lirico al comico fino al metalinguistico. Si respira, in questi testi, un’aria di grande libertà, che non risparmia, riutilizzandoli, nemmeno materiali linguistici preesistenti come canzoni o testi classici. «Inventiamo un linguaggio diverso per la poesia / E per il cuore – agrammaticale», scrive programmaticamente Spicer. E, in maniera quasi altrettanto programmatica, nelle ultime tre delle sette sezioni del libro, l’inventiva e la libertà investono la lingua e la grammatica nelle loro componenti minime, in una sorta di esplosione finale che ha per protagonisti morfemi, fonemi e grafemi.