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Storie di ieri e di oggi
Una breve raccolta di racconti, tutti a sfondo rurale, che rimandano a ""un tempo che fu"""" nell'Abruzzo della gioventù dell'autore. Ricordi ancora vivi che si concretizzano nella costruzione di personaggi che sono in tutto e per tutto uguali alle persone che hanno popolato la sua gioventù. È un'Arcadia più moderna, alla quale Franco Monaco si accosta con nostalgia. Tra le privazioni che la sua generazione ha patito e i tabù imposti spesso per ignoranza, emergono convenzioni e abitudini che fanno pare del costume e perciò non soggetti al giudizio, a volte spregiudicato, delle generazioni più giovani. Alla fine quello che resta è il radicamento a una terra e alle sue manifestazioni."" -
Il giglio insanguinato
Parigi 1601. Il corpo senza vita dell'arcivescovo Marconi viene rinvenuto dal suo segretario con un giglio bianco fra le mani e la gola squarciata. Fiamma e Giulio Ranieri, baroni italiani ed emissari della Santa Sede, giungono nella città allo scopo di investigare sull'efferato omicidio dell'alto prelato e testare la lealtà del re e della sua corte al papato romano. Dagli sfarzi del Louvre di Enrico IV allo squallore dei vicoli più poveri di Parigi, la ricerca della verità li conduce indietro di trent'anni, a un periodo sanguinoso della Storia di Francia che ripercorreranno addentrandosi nel rigore dei monasteri e dei conventi benedettini, luoghi di assistenza e cura, ma anche di segreti e di lucida espiazione, contraltari dell'ambiente frivolo e lussurioso di una corte vendicativa. -
La toga nera
Benché si svolga in un'epoca lontana, ""La toga nera"""" è un romanzo di attualità, nel quale s'intrecciano le vicende di un magistrato che torna per indossare la toga di giudice nella sua città d'origine, e di un maresciallo dei carabinieri che vi viene trasferito. Ognuno nel rispetto del ruolo assegnato dalla funzione ricoperta, s'impegna a combattere il """"nero"""" che troppe volte oscura la visione corretta della giustizia. La loro è una battaglia resa difficile da comportamenti e ambiguità che ne condizionano il funzionamento e nella quale non ci sono vincitori. Resta la loro testimonianza, che sa restituire la speranza nella costruzione di argini in difesa di una giustizia finalmente """"giusta""""."" -
Sulla pupilla cerula
Clelia, insieme alla madre e alla sua amica francese, si prepara, piena di progetti e di dolci speranze, a godersi la sua vacanza invernale. Tutto sembra procedere bene, secondo i suoi desideri. Ma ella non sa, e dovrà impararlo a su spese, che può far parte del paesaggio della vita ciò che in un primo tempo non vediamo e che soltanto un'inaspettata avventura può farci scoprire. Sarà un'avventura triste o gioiosa? Solo la sua conclusione potrà rivelarlo, una conclusione che mai Clelia avrebbe potuto immaginare. -
Il rifugio dell'anima
L'itinerario poetico di Mirella Cellucci parte dalla dichiarazione programmatica dell'autrice, che proietta nella scrittura un mondo di ricordi e di affetti legati alla sua infanzia: è ""un atto d'amore"""" al quale si accosta indissolubilmente la scelta di non usare la punteggiatura. La grammatica del cuore - si sa - è svincolata da ogni norma e restrizione e segue un dettato emozionale, libero, imprevedibile e sfaccettato, in cui sono il respiro dell'anima e il flusso della memoria e della coscienza a segnare la pagina e a guidare il ritmo delle parole. La memoria dell'autrice è uno scrigno variegato di colori, di sapori e di profumi che accompagnano il lettore lungo un percorso costellato di volti, vicende, luoghi, oggetti e abitudini, tra immagini nitide di un tempo trascorso, trattenute e cristallizzate, però, in un vivido hic et nunc che le ferma come in un'istantanea eterna e le tiene sospese per sempre, salvandole e sottraendole al ciclo infinito della storia."" -
Il falco bianco
Un viaggio, donato come premio in seguito al conseguimento della laurea in veterinaria, si trasforma per Caterina in una lotta per la sopravvivenza. Le terre di un'Austria incontaminata dal passaggio dell'uomo, fanno da sfondo ad un'avventurosa vicenda, intrisa di scoperte emozionanti, prove da affrontare, delusioni da superare. Non mancano, nel racconto di Leonida Mammarella, elementi magici e soprannaturali, come la presenza di un falco bianco che guiderà la protagonista durante il fatidico viaggio diventato ormai simbolo del cammino verso una nuova vita, del passaggio all'età adulta e di un percorso di crescita interiore. -
La rajetta
Una gemma fulgida e di ineguagliabile bellezza ci riporta indietro nel tempo, quando cruente battaglie sui monti delle Dolomiti segnarono la nascita delle genti Ladine. Fissata sull'elmo della fiera Dolasila, segno del suo valore in battaglia, la Rajetta ne segue il percorso sugli altipiani in cui la giovane muove i primi passi di guerriera e dove cerca dapprima una realizzazione diversa per il suo destino di donna: tscheduya e non solo regina, come invece lo è stata la fondatrice della sua stirpe, Moltina, o come lo è sua madre, Moltara, salvo poi il rimpiangere e pagare amaramente la sua scelta. Un romanzo che vagheggia anche le brevi ma cruente lotte tra le leggendarie tribù ladine - Cajutes, Catubrenes, Landrines, Peleghetes Duranni, Lastojeres, Bedojeres e Fanes - per il possesso di una terra feconda, di un corso d'acqua, di un bosco ricco di legna, elementi essenziali nella povera economia di quelle sterili rocce, mentre già a sud, nella più fertile pianura, cominciava ad affermarsi la cultura e la civiltà di un nuovo popolo, i Paleoveneti. -
Esperia, la fuga
Menè, libera, appartiene di nuovo agli Afri. Hermia, vedova del governatore, cela la propria identità per salvaguardare i figli nella sua fuga attraverso terre senza più legge; Kya, comandante degli Afri di Asghar, deve dimostrarsi all'altezza del suo titolo e vendicarsi dell'Impero; l'anima guerriera di Rudiana è combattuta fra orgoglio e passione. Nel frattempo, gli abitanti dell'isola di Espera sono schiacciati tra le macerie del dominio atlantideo e la rivolta afro-hamaxhone, che spinge per costruire un futuro diverso. La rivolta si sta diffondendo nelle città vicine e le comandanti si preparano a entrare in azione: ad Asghar, Asgalan e nella piccola Ittragh. Ma gli aiuti partiti da Menè arriveranno in tempo? Riuscirà Shana, in pena per la sorte delle sue figlie, a impedire che le ferite lasciate dai morsi dell'oppressione atlantidea trasformino la lotta per la libertà in un sanguinoso regolamento di conti? -
Il giardino delle farfalle
Primi anni del dopoguerra. Nella, una bambina di sette anni, trascorre l'estate a casa delle zie, dove vive anche la nonna materna, afflitta da quello che oggi chiameremmo morbo di Alzheimer. La vacanza si prospetta noiosa. Ma, oltre il muro del cortile dove si ritira a giocare, la bambina scopre un giardino pieno di fiori e di farfalle. La proprietaria, una donna schiva e ombrosa che vive pressoché segregata, nasconde un segreto. La scoperta di quel segreto si trasformerà per Nella in una esperienza di vita che coinvolgerà anche la nonna. Lo sguardo puro della bambina saprà vedere oltre, al di là del muro e dei preconcetti e delle paure che isolano le persone. -
Un anno e altri giorni
"La poesia è espressione del mondo, il suo linguaggio più vero e profondo, capace di essere sentito da tutti, la voce più antica, il dire migliore che riesce a raccontarci in un lampo tutte le sfumature dell'esistenza e lo fa meglio di qualunque spiegazione razionale. Poesia è suono, musica, armonia, connessioni tra l'anima e il mondo. La parola evoca la realtà insieme al suo mistero. Diventa incantesimo, affascina e seduce. Daniela D'Alimonte ci rivela mondi con stile e attenzione, sceglie con cura i termini e questa cura è responsabilità verso i lettori e amore verso i contenuti"""". [Federico Moccia] """"Cara Daniela, ho letto le tue poesie e ne ho ricavato un'impressione molto positiva e forte di calore, di intensità emotiva"""". [Antonio Riccardi]" -
La via del ritorno
In questa raccolta di Sandro Marano si intrecciano mito e storia, ragione poetica e ragione storica attorno a tre temi principali: il sentimento del tempo che scorre e pare tutto travolgere, la sacralità della natura oltraggiata e minacciata da un modello di sviluppo dissennato e distruttore, il sogno d'amore con al suo centro la donna quasi uno squarcio d'azzurro nel cielo bigio. Verso la modernità il poeta nutre un sentimento di rivolta, perché, come ha avuto modo di notare lo storico della filosofia Gaetano Bucci, «il Novecento e questo scorcio del nuovo millennio stanno a dimostrare quanto incredibilmente rischiosa e, soprattutto, irreversibile possa essere la china su cui sta scivolando l'uomo, la società che è la sua famiglia, e l'intero pianeta che è la sua casa.» E nella prefazione Daniele Giancane scrive che «il fil rouge di questo poeta è una sorta di senso di cosmico pessimismo non solo sul futuro del pianeta Terra, ma proprio di fronte all'esistenza umana che è - alla fine, per tutti - il destino di una sconfitta. La storia, che è un leit motiv della poesia di Marano, in realtà riconduce al tempo che trascorre inesorabile e alla ""nebbia inesorabile""""."" -
Spigolature storiche e d'arti visive
"Sono tante le suggestioni che assalgono il fruitore mentre sfoglia il libro-catalogo di Bruno Paglialonga. A uno sguardo superficiale, l'Ovale decorativo informale del 1986 può facilmente evocare qualcuna delle mille immagini di arte moderna e contemporanea che assai di frequente ci vengono proposte, a volte come supporto di spot pubblicitari o come riproduzioni da arredamento. Ma lo sguardo consapevole, invece, coglie tutto il fascino di un'opera che attrae, quasi ipnotica per la sapiente scelta delle tecniche, per l'impasto del colore. Un fascino che permane, forse anche accresciuto dalle piccole dimensioni dell'opera. Sarebbe eccessivamente didascalico proseguire in una lettura sequenziale, sistematica, dei testi e delle opere che popolano le pagine di questo libro, ma come resistere al fascino di due ex libris, con titolo, rispettivamente, Pulcinella e L'uovo di C. Colombo, minuscoli gioielli che se mai ve ne fosse bisogno, testimoniano non solo il talento, ma la poliedricità dell'Autore, che padroneggia le tecniche più diverse, tutte però al servizio di un'ispirazione sempre ben presente""""." -
Poema minimo
"Una delle prime caratteristiche di """"Poema minimo"""" a colpire il lettore è, inevitabilmente, il titolo. Minimo come volutamente sotto le righe, ridimensionato o relativo, si potrebbe sospettare. Minimo come frammentario, asistematico, alieno o addirittura ostile a ogni """"grande narrazione"""" o mitopoiesi, si potrebbe supporre. Nulla di più sbagliato. Come e più che negli altri suoi testi, qui il poeta lascia che l'esperienza e il vissuto si trasformino in carne e sangue, o, che è uguale, in versi e parole che non si limitano a dire l'Essere. Piuttosto, l'incarnano. E l'unico modo per evitare che le forme concettuali e linguistiche lo cristallizzino, lo violino e lo tradiscano è mettere su carta accadimenti, biografici ed emotivi, sensazioni, fantasmi, precognizioni, chimere. Dare consistenza ontologica a presentimenti, disillusioni, ma anche a speranze, a convinzioni che non si piegano, a una resilienza che rinasce ostinata come i fiori ai bordi delle strade di campagna. Fragili e semplici all'apparenza, in realtà vitali e forti come l'acciaio""""." -
La gemma del fiume rosso
Riduzione e adattamento dall'omonimo romanzo di Emilio Salgari. Il romanzo di Emilio Salgari ""La Gemma del Fiume Rosso"""", ambientato nel Tonchino (l'attuale Vietnam), racconta in un'affascinante cornice esotica una vicenda melodrammatica tipicamente salgariana. Due spietati pirati, San-Pao e Kin-Lung, desiderano entrambi la bella e coraggiosa Sai-Sing, dopo averne neutralizzato il fidanzato. Sono disposti a tutto pur di averla, anche a uccidersi tra loro. In un contesto da favola orientale, vengono abilmente dispiegati avventura, amore, odio, tradimento, vendetta, espiazione, elementi principali di un romanzo caratterizzato da quell'inconfondibile senso del ritmo e dell'azione proprio di Salgari. Pubblicato per la prima volta nel 1903 dalle edizioni Belforte, viene ora presentato in una versione curata da Antonio Tentori, cultore dell'opera di Emilio Salgari."" -
Risate e suspire e altre poesie in dialetto abruzzese
Lamberto De Carolis ha saputo raggiungere [...] risultati negli studi di quel ricco patrimonio di usanze con cui le piccole comunità del territorio abruzzese sono riuscite a organizzare la propria lettura del mondo e le proprie dinamiche sociali, i propri riti della fede e quelli anche del sorriso, dell'amore, dell'urto e dei mille fatti quotidiani, chiariti via via nei giorni e nelle rotondità delle stagioni per i figli, per i nipoti e per la gente che sarebbe venuta poi ad accrescerli e magari a sostituirli. De Carolis, infatti, oltre che poeta in vernacolo, è stato un appassionato ricercatore dei costumi e delle modalità popolari, di quel folclore, cioè, e di quei dati antropologici che alimentarono il suo lavoro di giornalista: una attività, che egli esercitò lungo tutta la sua esistenza. E insieme al folclore trovarono spazio, nel suo impegno e fra le sue passioni, anche la storia civile, i segmenti dell'azione, i valori chiamati a colmare il divario fra la civiltà e la barbarie, fra la bontà e il male, fra la luce e il buio, con un cifrario solitamente prezioso, vigile, intelligentemente denso di accrediti e di slanci umanitari. -
Aggrappata ad una nuvola
"La nuvola a cui si aggrappa la poesia di Ivana Bartolini Curiotto è senz'altro la nuvola del sogno, nella sua forza dinamica, capace di costruire futuro - «E se la vita fosse / solo sognare?» - ma anche quella della memoria, nella sua dimensione nostalgica di ricostruzione del passato - reminiscenza leggera e gioiosa, come «certi giorni d'estate / sotto la pergola dei nonni», o faticosa zavorra di «molecole nell'aria / di cose antiche». Leggere questi componimenti è, dunque, essere assoggettati alla doppia tensione, che lascia sospeso il tempo presente; l'Autrice si rivela abile nella custodia di tale sospensione, con tanto di detto, quanto di non detto - entrambi portatori eloquenti del suo messaggio. Lo spazio poetico di Ivana Bartolini Curiotto è, però, anche quello della riflessione sul momento stesso della scrittura - «Scrivere è come aspettare / che qualcosa accada.» - e dunque la concentrazione sulla responsabilità dell'essere un Poeta nel nostro mondo"""". (Francisco de Almeida Dias)" -
I diari della bicicletta
Ironicamente allusiva, nel titolo, al ben più noto ""Diari della motocicletta"""", questa raccolta di racconti offre molteplici punti di vista nel rapporto assai particolare che in genere intercorre tra un proprietario e la sua bicicletta. Ben più che un semplice mezzo di trasporto, la """"bici"""" diventa strumento di introspezione, ma anche occasione per voli della fantasia, viaggi nella memoria di persone e situazioni, occasione di ritorno all'infanzia. Non manca nemmeno un elemento negativo, quello dell'arroganza e della prepotenza che a tratti caratterizzano i rapporti umani, ma sempre prevalgono valori positivi, prima tra tutti l'amicizia. Ne esce un ritratto indiretto, affettuoso e pieno di gratitudine, per questo mezzo di trasporto che da sempre ha ispirato storie e racconti."" -
Il mare e la memoria
Sensazioni e sentimenti vigorosi, immagini che si susseguono evocate come in una rapida rassegna mentale, eppure capaci di produrre una profonda unità: è il tono di questa raccolta che, con un linguaggio asciutto e incisivo, tocca temi fondamentali, primi tra tutti quello del mare, che evoca infinite suggestioni, e quello della memoria, che rende incancellabili e fecondi i momenti dell'esistenza. E tali momenti, tali tracce e segni, vengono accolti dall'Autore con orgogliosa consapevolezza. Ricchi riferimenti accompagnano il canto del poeta e ne testimoniano la profonda cultura, senza ostentazione e senza cedere a facili effetti o al sentimentalismo, anche quando i versi toccano temi ben presenti nella poesia di ogni tempo, quali ad esempio il mare o l'amore. Sono versi da leggere ad alta voce per coglierne tutta l'intensità. -
Altre nostalgie
Il titolo di questa silloge di racconti di Maurizio Grasso è il filo conduttore che in un modo o nell'altro li lega. La nostalgia (""dolore del ritorno"""") è un sentimento multiforme: nostalgia per la perdita di una persona cara, per un luogo lontano e al momento irraggiungibile (es. la propria patria), per un periodo felice della nostra vita, che ovviamente non potrà più tornare. Così, in ciascuno di questi racconti la nostalgia è declinata diversamente. In La strada di Dorina, è l'addio a un progetto di vita infranto per sempre; in Il nespolo sul tetto è la nostalgia dell'infanzia come momento costruttivo del nostro essere, delle nostre inclinazioni. L'aforisma di Jünger presenta un sentimento più sottile, il desiderio di ritrovare una verità sepolta da troppo tempo; in La gazza ladra la nostalgia viene ribaltata e per un caso fortuito diventa """"gioia del ritorno""""... alla vita. Quattr'occhi torna con il tema dell'infanzia, in cui finiamo per riconoscere le radici della pianta che saremmo diventati."" -
Poesie in lingua e in vernacolo
Il libro raccoglie un congruo numero di poesie in lingua italiana e un'altrettanta selezione di scritture dialettali, in un insieme che - nella sua unitarietà - fornisce al lettore la misura dell'arguta sensibilità dell'Esposito e gli intimi percorrimenti del suo animo, nonché le espressioni genuine ed immediate del suo eloquio. Le poesie dialettali, in particolare, sanno mettersi un sintonia con l'animo del popolo e con la memoria di quella civiltà contadina che un tempo sapeva fornire le occasioni di una vita placida e serena, entro i ritmi di un'esistenza priva di arroganze e di storture: un mondo, dunque, reso ideale dall'autore e fatto rivivere sui fiati lunghi della poesia e dei ricordi. Tutta la comunità, infatti, con le sue abitudini e con i suoi ritmi domestici e sociali ritrova, attraverso le parole di questo libro, le sue modalità più suggestive e le ragioni per essere oggi consegnata alle nuove generazioni e a quanti vorranno conoscerla ed apprezzarla.