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La toga nera. Vol. 2
Dalla Procura della Repubblica della sua città natale, alla Procura Generale della capitale: un passo impegnativo per Marco Giordani, giovane magistrato che si ostina a credere nei valori della giustizia. Un nuovo, prezioso incarico affrontato con la fiducia di poter risolvere i dubbi legati al nero di una toga che troppo spesso oscura giudizi e comportamenti degli addetti al funzionamento della bilancia. È la seconda parte di un racconto sullo stato della nostra giustizia, che ricostruisce in maniera romanzata fatti realmente accaduti nel nostro Paese e di cui il magistrato è stato protagonista, eventi tragici e di grande effetto mediatico che negli anni passati hanno interessato l'opinione pubblica. Anche in questo libro come nel primo, si offre una testimonianza finalizzata a dare concreta speranza che a prevalere non sempre sia la parte oscura della toga. -
Le varie note del dolore e dell'amore
La storia di una donna, Eleonora, alla continua ricerca di se stessa, un viaggio nella sua interiorità. Attraverso la scelta del narratore interno, l'autore fa un'analisi introspettiva, attenta, precisa ed efficace della protagonista e degli altri personaggi. Dal ""cassetto della memoria"""" riemergono sia i momenti più belli, quelli """"del cuore"""", sia quelli penosi e tristi che costituiscono i tanti tasselli di una vita vissuta con l'intensità delle passioni e, oramai, giunta al termine. L'incontro con Carlotta fa scoprire alla protagonista la forza rigeneratrice dell'amore materno e quello con Dio la rasserena e le dà il coraggio di affrontare le nuove prove che ancora l'attendono. I temi sono quelli caratteristici del romanzo di formazione, che D'Ovidio predilige: l'adolescenza con le proprie inquietudini, il desiderio di libertà, il rapporto con i genitori, spesso difficile; un matrimonio subìto e la scoperta dell'amore vero e passionale, la malattia e gli imprevisti della vita, l'amicizia, il continuo interrogarsi sui perché della vita e sugli accadimenti personali e il desiderio di capire sé stessi e il mondo e cercare delle risposte """"ai tanti perché...""""."" -
Senza arte né parte
Il tentativo di recupero della scienza e dell'arte degli antichi (al di fuori di qualsiasi bucolico ""rimpianto"""" su quanto fosse bello il mondo dei nostri avi) anima questi articoli comparsi su varie testate giornalistiche e alcuni inediti in questo testo di Dalmazio Frau. L'oggettiva precipitazione nella volgarità e nella celebrazione del provvisorio e del contemporaneo a tutti i costi caratterizza la nostra epoca di profonda barbarie animica e d'autentica cacofonia spirituale. È incredibile come l'Italia sia riuscita a diventare la capofila di abomini """"artistici"""" d'ogni genere, dimenticando di essere il più straordinario e grande museo vivente, animato dalla memoria di millenni di storia, di religiosità e di civiltà in ogni centimetro quadrato del suo territorio. In un mondo affogato in un caos etico, spirituale, psichico ed estetico, non può nascere un'arte che non sia, essa stessa, uno sfacelo. L'immagine assai dinamica e quasi """"giornalistica"""" che ce ne dà questo libro, oltre a servire quale denuncia delle innumerevoli abiezioni perpetrate con la connivenza (e con l'ignoranza) della politica, auspica soluzioni che non sono affatto irraggiungibili, ma richiedono un passo eroico e gigantesco, incommensurabile: ricominciare dall'educazione, anzi, dalla cultura."" -
Il presepista
"Te piace, 'o presepio?"""" Questa è la domanda che rivolge Luca Cupiello, presepista per eccellenza, al figlio Tommasino, nella nota commedia di Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello. Il presepista si distingue in maniera netta dall'alberista, così scriveva Luciano De Crescenzo. Con l'avvicinarsi del Natale, il presepista avverte inevitabilmente il riaccendersi di una fiamma mai spenta, e pensa a come costruire con cura e devozione il proprio presepe, quale innovazione introdurre e dove collocarlo. Il testo ripercorre le vicende autobiografiche di un presepista e la storia di una passione crescente per la nobile arte presepiale, assieme alla voglia di dare risposta alle domande di sempre, per meglio capire e rappresentare la venuta al mondo del Salvatore: quando è nato veramente Gesù? Era il mese di dicembre? Era inverno? Dov'è nato, in una grotta, in una stalla, o in una casa ? C'era davvero nel cielo una cometa? E quanti erano realmente i Magi? L'autore propone un'analisi storica dettagliata del più importante evento dell'umanità, che nel corso dei secoli è diventato anche un'opera d'arte realizzata in tutto il mondo e declinata in base ai diversi usi e costumi, con uno sguardo particolare alla tradizione del presepe napoletano, del quale si spiega la preziosa simbologia. Perché, come diceva il grande artista e architetto Giuseppe Cuciniello, """"il presepe è un pezzo di Vangelo in dialetto napoletano""""." -
L' arte ninja del condominio
Molti di noi, se non tutti, hanno un portiere che bada agli uffici condominiali. Costui sa sempre tutto di tutti, ma non indaga mai; consegna la posta, ma nessuno lo vede; passa lo straccio e non lascia orme sul bagnato; non rimane mai bloccato in ascensore ma soprattutto, da solo, riesce a gestire tutte le teste matte che girano nel condominio, persino la Giarmani-Chiappatana e quella fabbrica di letame del suo chihuahua non gli tengono testa... Ma come diavolo fa? La risposta affonda le sue radici nelle ombre del Sol Levante. L'unificazione del Giappone - operata dallo shogunato Tokugawa - conobbe un'ovvia conseguenza: l'insorgenza di guerre più o meno fredde interne allo stato. I ninja, in questo nuovo teatro bellico, erano ormai inutili come ombre da guerra e divennero spie in incognito: geisha, mercanti e guardie di palazzo e... portinai! Dopo secoli in cui quest'arte è cresciuta tra le tenebre delle nostre guardiole, un maestro ninja - con l'aiuto del Santo Gatto Nekoshimo - ci svela i segreti di questa casta occulta che converte lo zen e il nin-sha-do alla via del portinaio secondo i precetti della via ancestrale. -
Libro perduto (otto movimenti e un canto di uscita)
"Eppure occorre che il cuore si apra/e si offra in sacrificio perché nasca/un gesto che spezzi l'incantesimo/ e ci restituisca alla vita vera,/ all'affettuoso incontro di mani,/al respiro che non si distingue/dal vento, al lampo d'amore"""". In queste poesie l'aria è tersa, pulitissima, sede di immagini primeve, anzi delle immagini della magica infanzia vissuta da ciascuno di noi. Alla formalizzazione quasi tattile del rapporto con elementi e oggetti fa eco una motilità sonora della frase. Al lettore abituato alla visibilità della poesia, alla presa fantasmatica, non sfuggirà che la qualità saliente di questi versi è la mobilità, il mutamento. Sullo sfondo del """"Libro perduto"""", forse più dei greci si staglia il Grande Negatore, Nietzsche - sia pure un Nietzsche riletto, anzi riascoltato, attraverso la trascrizione sinfonica operata nel 1869 da Richard Strauss dello """"Zarathustra"""", quindi uno della linea neuedeutsche, un wagneriano, gli ultimi struggenti spasimi del Vecchio Ordine europeo, poco prima di essere distrutti dalla Grande Guerra e negati, rinnegati per sempre..." -
E un giorno divenimmo il nulla
Nella vena poetica di un giovane pulsano ormoni. I quali danno una forza e una pressione particolari a ciò che scrive; quando tratta d'amore, ad esempio. L'amore a vent'anni non sarà mai uguale a quello delle età successive perché è la giovinezza, la ""polyanthemos ore"""", la stagione della grande fioritura, per dirla con un poeta greco di quasi due millenni e mezzo fa. E quindi ben s'intende come la pagina del ventunenne Davide Fiorentini raccolga parole d'amore con la violenza e la tenerezza con cui eros si insedia nel cuore alla sua età. Ma l'essere un poeta genuino lo svincola dal mero dato anagrafico. I vent'anni da poco varcati riemergono anche nel parlare dell'amicizia, altra dimensione della sua poetica, ampiamente presente in questa raccolta. Agli amici vengono riservate preziose parole di affetto. Il poeta è consapevole di quale tesoro sia la vera amicizia nella vita; di come vada coltivata; di quanto fragile possa rivelarsi a fronte degli allontanamenti, dei silenzi - talvolta senza ragione sopraggiunti - in grado di interporre gelide distanze siderali tra pianeti prima riscaldati dallo stesso sole."" -
I miei vuoti pieni
La poesia di Angela Sammarco è una poesia della quotidianità, della normalità. Una poesia che ricama le pagine del libro della vita e sa stupirsi ancora per ciò che essa può offrire. È una lirica che non ha bisogno di grandi cose, di eventi, di un vivere ""inimitabile"""", ma si accontenta del giorno che passa, del fiore, del sorriso, dell'estate. Le parole sono semplici, schiette, pulite. È una scrittura che non insegue termini ricercati, le basta la parola ordinaria, il dire le cose in maniera schietta e immediata. Una poesia, inoltre, dai toni delicati, quasi che la scrittrice si ponesse a lavorare con una certa ritrosia, in punta di piedi, finanche con un po' di vergogna. Una poesia del quotidiano, strappata al quotidiano scorrere del nostro essere - e quindi del nostro pensare - e offerta a noi con molto pudore."" -
Sospesi ai margini della notte
L'amore sfiorato, perduto, desiderato al punto di non riconoscerlo: è questo che emerge nelle poesie di Annalisa Di Bello, insieme con sogni, tratti autobiografici, ricordi, paesaggi. L'autrice racconta di tristezze e nostalgie, ma anche di bellezza e luminosità, tra luci e ombre, con l'affiorare di temi più ""forti"""" quali la depressione, l'Alzheimer, la violenza sui minori, il bullismo, le differenze razziali, la dipendenza dalla droga. Senza pretenziosità, ma con sensibilità, attenzione e rispetto verso l'altro, il dolore recitato a tinte forti, ma sempre con garbo, trova nei versi il proprio riscatto emotivo e sociale. Aleggia nella raccolta la leggerezza degli acquarelli, l'eco di emozioni profonde, che danno forza alle parole e ci narrano di una persona forte e nello stesso tempo delicata."" -
Il paese dei sogni sospesi
Non conosciamo il nome del protagonista, sappiamo che vive in una casa per anziani solo e sempre in silenzio. Una domenica, Stefano, un bambino in visita al nonno, anche lui paziente della casa per anziani, osserva il vecchio e gli regala il disegno del suo cane di pezza. Per il protagonista niente sarà più come prima. Quel disegno sarà la chiave per un mondo fantastico: incontrerà un buffo bambino che vuole diventare cavaliere, poi una bambina con il suo gatto bianco che adora la pasta frolla. Ma quel mondo fantastico è in grave pericolo: una strega lo sta lentamente ricoprendo con la sua oscurità malvagia. Un cavaliere bambino, una principessa da salvare e una terribile strega. È scritto per tutti, per adulti e bambini, è la storia di come sconfiggere la rassegnazione, di come trasformare le insoddisfazioni, di come riempire i vuoti dell'esistenza e di come basti poco per riprendere la vita nelle proprie mani e cambiarne il destino. Per chi non vuole rinunciare ai propri sogni. Età di lettura: da 6 anni. -
Lettera 22
Le poesie di questa raccolta hanno la costante caratteristica di non frapporre mediazioni rispetto alle parole con le quali il pensiero poetico si è affacciato alla mente. Lungi da facili metafore, nei versi traspare spesso il riconoscimento e la catalogazione del botanico, la freddezza di osservazione e la verifica dell'entomologo, ma si avverte sempre il battito del cuore del poeta quando parla della natura, che lo commuove profondamente e della quale è anche appassionato descrittore. Non mancano giochi linguistici e ricami di parole e di immagini, che spesso sembrano farsi suono e giungere con immediatezza all'orecchio e alla mente del lettore. Tutto, in questa Lettera 22, dalla giocosità al tono drammatico, si riporta all'«incanto eterno della dolcezza delle parole / che ha in sé la vita / dove restano le favole ignote, non raccontate, / disperse nell'aria e nei sogni, mute»; alle «favole d'oro, / scintillanti fosfeni, / pensieri di pezza. /""; alla """"essenziale purezza dal tempo, / tra le scintille giganti»."" -
Musicanimalia. Ediz. illustrata
Una giovane megattera che canta il Nessun dorma, un coccodrillo che suona il violino e un rinoceronte che balla il Rock and roll sono solo alcune delle storie che vengono raccontate nelle pagine di questa raccolta di favole moderne in cui uomini e animali si incontrano al ritmo della musica. Età di lettura: da 5 anni. -
Capolavori in poesia
Nell'immaginario collettivo gli animi poetici vivono ""con la testa tra le nuvole"""". Ivana Bartolini Curiotto, raffinata poetessa, vive invece aggrappata ad una sola nuvola, quella che ha dato il titolo alla sua prima raccolta e che, a guardar bene, ha felicemente ispirato anche questa seconda, intitolata Capolavori in poesia. Un'operina singolare e coinvolgente, dedicata, appunto, ai capolavori che hanno accompagnato la sua vita di avida onnivora lettrice. Dedicare una poesia a ciascun libro che più ha amato, è stato un po' come innalzare un monumento a ciascun libro del cuore. Tra i libri amati e scelti dalla Curiotto, poi, ce ne sono alcuni che già sono monumenti della letteratura mondiale. In quei casi il compito della poetessa è stato ancora più difficile: fare un monumento ad un monumento è un'iperbole, un'esagerata esagerazione - direbbe Giorgio Manganelli - sommariamente invitante. L'invito è quello di risvegliare in noi lettori l'interesse verso il nostro libro del cuore, passando dalla lettura del breve incipit e della poesia che ne è scaturita, ad una più approfondita rilettura dell'opera, magari indimenticabile, ma colpevolmente dimenticata sugli scaffali polverosi delle nostre domestiche librerie."" -
Esperia, la rivolta
Atlantide, un Impero in declino; ""La Caccia"""", una pratica disumana; gli Afri, un popolo oppresso in cerca di libertà. Su questo mitico sfondo, risalente a qualche secolo prima della guerra di Troia, si stagliano i due principali antagonisti: Awras, il governatore spietato di Menè, preda delle sue ossessioni di potere e della sua ambigua passione per la sua irriducibile oppositrice; Shana, la giovane sacerdotessa degli Afri, indomita e pronta a superare le proprie paure per guidare il suo popolo verso la libertà. Intorno a loro si muovono molti altri personaggi secondari ma non meno complessi nelle loro fragilità, incoerenze, dubbi e evoluzioni: Hermia, una madre disposta a tutto, anche ad opporsi alle follie del marito, per garantire un futuro ai suoi figli; Mhemba, un gigante dalle dolorose cicatrici dotato di un grande cuore e infine le Hamaxhoni, donne dalla bellezza sfolgorante, nate dall'amore ma votate alla guerra per riportare giustizia in una terra dominata dalla barbarie dove sta scomparendo qualsiasi forma di umanità. Il romanzo, rielaborando il mito delle Amazzoni libiche, costruisce un mondo fantastico in cui Odio e Amore, Pace e Guerra, Giustizia e Vendetta, si scontrano e si confondono."" -
Dentro e fuori le valve
Uomini, donne, adulti, giovani, vecchi, bambini: tutta una varia umanità attraversa questi dodici racconti di Sandro de Nobile, che ci restituiscono lampi di una storia passata, con i suoi slanci ed i suoi scacchi, e di un presente fatto di speranze ed incertezze. Personaggi allo stesso tempo soli, perché assorti nella contemplazione di sé e dei propri percorsi, ma anche immersi profondamente in un tempo collettivo che li coinvolge e travolge dentro le sue pagine più difficili, dalla guerra all'emigrazione, dagli anni di piombo al caporalato, pagine che li mettono a dura prova. In questo libro l'autore, pur non rinunciando al gusto per il ribaltamento di senso che era già delle sue prime prove, e pur ribadendo la centralità di una scrittura mai scontata nelle scelte stilistiche e linguistiche fortemente espressive, fa dunque più direttamente i conti con la Storia, con la politica, con la società. Ne viene fuori un movimento bivalente, in cui alla vocazione alla chiusura nel proprio guscio, spesso fatto di nevrosi e idiosincrasie, corrisponde una altrettanto forte tensione ad uscirne fuori e ad entrare in contatto (per quanto pericoloso possa essere) con il mondo. Sta tutto qui il gioco di queste storie, nel continuo azzardo sul limite di ciò che è dentro o fuori dal nostro guscio rassicurante, di ciò che sta dentro o fuori le valve in cui troppo facilmente ci nascondiamo e da cui troppo sconsideratamente evadiamo. -
Ai miei tempi... Recenti
Il piano ribaltabile dei banchi di scuola era nero. Neri erano anche i grembiulini indossati da noi scolari, guarniti da un colletto bianco chiuso da un bel fiocco azzurro. C'è un particolare, però, che mi lascia ancora oggi perplesso: con l'inizio delle scuole medie il grembiule veniva dismesso, ma solo dai maschi. Per le femmine rimaneva anche negli istituti superiori. Ricordo le mie compagne di liceo, tutte rigorosamente uniformate in nero. Eravamo nella prima metà degli anni Sessanta, quando nel mondo stava entrando prepotentemente la moda della minigonna. Che fosse proprio questa la causa dell'obbligo del grembiule in una Italia in bilico tra un passato un po' bacchettone e un presente troppo disinibito? -
Il crocifisso tra i banchi di scuola e le aule giudiziarie
Il dibattito sulla Croce tra i banchi di scuola è ormai più che ventennale e riesplode ciclicamente appassionando e dividendo l'opinione pubblica. Il ricordo dell'indagine all'inizio del nuovo millennio svolta da Contardo Romano, ispettore scolastico in pensione, nell'occhio del ciclone della prima grande polemica nazionale sulla legittimità della presenza del Crocifisso all'interno della scuola, è la molla di un memorial sulla presenza della Croce nel corso della sua esistenza di fedele. Sfogliando carte e documenti del suo studio sulle tante attività svolte, riemergono altre vicende in cui domina il simbolo per eccellenza della cristianità. Dall'angoscia di una notte trascorsa da dispersi alla ricerca della Croce posta sulla vetta del Monte Rotonaria nei Monti Ernici; all'analisi delle molteplici sentenze di giudici di vario grado e ordine in merito alla questione. Fino a quella della Corte di Giustizia Europea che, con una sua sentenza, ha forse messo fine alla questione confermando al Governo italiano il diritto di tenere negli uffici la Croce. -
Ex o. P.
Il romanzo verte sull'incontro di Marchesa, con un vissuto di ospedalizzazione psichiatrica, e Nennè, con un'esistenza ai margini della società. Il loro rapporto si articola sull'ambiguità tra realtà e visione, tra giochi di proiezioni reciproche e le cicatrici mappate sulla vita cruda dei due personaggi. La Marchesa dice: ""I matti ripetono i gesti per riprendersi un'abitudine. Agiscono per moltiplicazione di un gesto, sottraendolo ad altri superflui. Arrivano così alla divisione di se stessi. Alcuni arrivano allo zero: immobili e taciturni. Qualche volta si scuce dalla labbra una parola. Rotola giù sul pavimento e fa un clan clan di poesia."""" Nennè racconta: """"Vidi i miei occhi nel tè ed ebbi fame. Fame di me. Mi ingoiai pure un mozzicone di sole. Spegneva la sua ultima brace dentro il liquido ambrato. Mandai giù anche quello, anche qualche goccia di sole."""""" -
Parlème. Poesia pescarese
Nella silloge di poesia ""Parlème"""" ci viene proposto lo stile di un poeta attento, tanto da dare onore alla terra pescarese, in Abruzzo, attraverso componimenti in dialetto, contribuendo a significare, in vernacolo, il carattere incisivo e autentico della poesia scritta in libertà. Maurizio Teodoro offre, peraltro, di ogni componimento, una versione in lingua italiana, oltre al commento di esso prezioso per la comprensione autentica del testo poetico. In questi difficili tempi di nascondimento delle coscienze, di difficoltà nelle manifestazioni della fede, del tentativo di annullamento dello spirito d'amore avvolto dagli esagerati richiami materiali del mondo di oggi, è auspicabile che si alzi una voce ad indicare una tradizione che non può né deve morire, e che promuova una fraternità, nel dolore e nella gioia, oltre ogni confine."" -
Di mondo in mondo
Aleggia a tratti nella raccolta un senso di dolore e di impotenza, un profondo sentimento della ""terribilità"""" del reale. Non ne derivano però sgomento o frustrazione, anzi nasce l'occasione di una profonda riflessione sui grandi temi dell'esistenza. I versi dipingono così progressivamente un viaggio alla ricerca di una nuova consapevolezza, perché solo così la vita potrà alla fine dirsi pienamente vissuta. Tutto questo non può però avvenire nella solitudine: occorre il rapporto con l'altro, poiché «la mente cerca un'altra mente non solo per amarla, ma per capire sé stessa.» Ma l'acquisizione della consapevolezza ha bisogno di parole che portino in sé il segno della vita vissuta e l'aspettativa per la vita da vivere. Ha bisogno delle parole della poesia: «le forze del caso / governano il mondo, / eppure si può dare una mano / alla buona sorte.»""