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Delirium. Il lungo viaggio
Il viaggio dei Delirium comincia a Genova nei primi anni Settanta, dalla metamorfosi dei Sagittari, un gruppo che andava forte nelle sale da ballo e dei cui esordi discografici non è rimasto che qualche sbiadito ricordo. La formazione iniziale - della quale faceva parte anche Ivano Fossati - dopo il successo di Canto di Osanna, il primo singolo, esplose sul palco del Festival di Sanremo 1972 con Jesahel, una canzone che diventò una bandiera generazionale e sbancò tutte le classifiche di vendita. La vicenda artistica di questa band di culto del prog italiano ha attraversato poi fasi alterne, compreso un lungo periodo di sonno, fino alla ricostituzione del 2001: una vera e propria rinascita, segnata dal costante affetto del pubblico e coronata dal successo internazionale. Mauro La Luce Ligure di Bordighera, ha scritto alcuni libri scientifici editi da UTET. L'attività di paroliere è iniziata da giovanissimo - grazie ai preziosi insegnamenti del famoso Maestro Pippo Barzizza - per la casa discografica Fonit Cetra, accanto al celebre Sergio Bardotti. Ha scritto tutte le liriche dei Delirium dall'album Lo scemo e il villaggio in avanti, lavorando a stretto contatto con il gruppo. -
Vicolo Tobagi. Black Market
Antonello De Stefano è il fratello di Manfredi De Stefano, condannato a 28 anni e 4 mesi per l'omicidio del giornalista Walter Tobagi e morto in carcere nel 1984. L'autore ha consultato le fonti disponibili e le carte processuali, in maniera ragionativa, né prettamente narrativa, né giornalistica. -
Il ritmo del cuore genera colore. Poesie e altri frammenti
"Raccolgo in questo libro poesie e frammenti scritti tra il 2012 e il 2017, nel tempo di una vita cadenzata dalla gioia dello scrivere come finestra spalancata alle emozioni, sensazioni, visioni, per rendere voce e campo al sentimento interiore del vivere, alla percezione di quelle che Anna Maria Ortese chiamava """"le piccole persone"""" e spingermi oltre - o indietro e in parallelo - nel tempo, nella distopia o nel fantastico, come in un caleidoscopio che accenna a un mondo differente e assieme se ne duole. Dimensione amplissima fin dalla mia infanzia - la letteratura, poi la filosofia e il cinema - nella relazione intima con l'apprendere e l'insegnamento. Alcuni degli autori che restano incisi nel profondo compaiono qui in brevi scritti, in omaggio rispettoso, una costellazione che mi appare infinita e si muove oltre il tempo e lo spazio. Come quando leggevo di notte, sotto le coperte: la felicità totale, la commozione, l'immaginare mondi e vite, un magico baule di nastri colorati di parole""""." -
Resto due. 44 bagatelle per gatto e carillon
Uno scrittore sarcastico, un poeta tagliente, un castigamatti come Guido Caserza si apre in questa raccolta a un'insolita e inattesa tenerezza. Leggendo le 44 bagatelle di ""Resto due"""" - parafrasi evidente di 44 gatti, la celebre canzone vincitrice del 10º Zecchino d'Oro 1968 - è facile incantarsi con l'autore davanti agli animali più frequentati dalla letteratura di tutti i tempi. E cogliere, nelle sfumature inedite ed eleganti che ce ne offre Caserza, tutto il legame intimo tra il poeta e le amate creature che accompagnano la sua esistenza, ritratte da Marta Ferrarini."" -
À crovi e reixe nue. Poexie zeneixi
Ricordo che quando definii il genovese la mia “lingua padre” in una nota biografica, qualcuno si prese la briga di correggerlo pensando a un refuso. Ma è proprio così, il genovese mi è stato “inoculato” dal ramo paterno della famiglia, che parlava un polceverino pieno di vocaboli antichi e desueti. Qualcuno addirittura sbagliato, secondo i criteri generali della lingua ligure. E sì, non troverete scritto in questo libro il vero verissimo verissimissimo genovese, ma quello parlato in casa Pedemonte, con tutti suoi sguaroìn. Quando scrissi queste poesie, molte non erano state pensate per essere condivise con sconosciuti, quindi accomodatevi nel mio cuore, spero di essere sufficientemente ospitale e che vi sentiate accolti. [Bruna Pedemonte] -
Il cuore è ovale
John ha deciso di lasciare la squadra in cui gioca, i Dallas Cowboys. La sua già fragile personalità è andata in pezzi dopo l'abbandono di Anna. Nulla ha più senso per lui. Unica soluzione la fuga, una fuga sbrigativa dalle sue paure e da un nonno opprimente, con destinazione Italia. In un piccolo e remoto paese dell'Appennino emiliano avrà inizio una dura e necessaria ricerca di sé, un aspro confronto con i fantasmi di un passato che non vuol essere dimenticato. Il ritorno sui campi da gioco e un nuovo amore lo aiuteranno a riprendere il controllo dell'esistenza. Ma un'inattesa, sconvolgente verità minerà le sue certezze e metterà in pericolo la tanto attesa vittoria al Super Bowl. -
Fabrizio De André artigiano della canzone
In questo saggio l'autrice analizza il metodo di lavoro di Fabrizio De André, che trova nella tradizione un essenziale e irrinunciabile punto di riferimento, con un'importante avvertenza: ""La tradizione non è mai, per De Andrè, qualcosa da difendere, da conservare e da tramandare così com'è, ma qualcosa di cui è necessario, innanzitutto, appropriarsi a fondo, e che bisogna poi contribuire a inventare e reinventare, garantendone così non la mera sopravvivenza, ma la vera e propria vita"""". """"Vera e propria vita"""" è sicuramente quella che Fabrizio De André è riuscito a infondere - proprio grazie al suo intelligente e accorto rapporto con la tradizione - nelle sue canzoni, che sono patrimonio trasversale di numerose generazioni, fino a quelle più giovani, che hanno scoperto il cantautore solo dopo la sua scomparsa."" -
Il teatro-canzone. Storia, artisti, percorsi
Quando si parla di teatro-canzone in Italia ci si riferisce quasi sempre alla figura di Giorgio Gaber, senza neanche ricordare l'apporto della drammaturgia di Sandro Luporini. Il ragionamento è corretto dal punto di vista dell'identità di genere, perché Gaber ha fissato e costituito ""il concetto"""" di teatro-canzone, come cantante e come attore, ma non si è mai parlato di genere al di là del profilo gaberiano. Il teatro-canzone è l'incontro di due arti: è un solo performante che riassume in sé doti da attore e da musicista-cantante allo stesso tempo. Non si tratta quindi di scrivere canzoni per il teatro, ma di proporre dei contenuti articolati e coerenti con un accompagnamento. In questo senso c'è un post-Gaber ma anche un pre-Gaber: scopo di questo libro è rintracciare (o ri-tracciare) le origini e gli esiti del format che ci è noto attraverso le figure del passato e del presente, con qualche motivata esclusione, e argomentazioni documentate e convincenti. Con una introduzione di Eugenio Buonaccorsi."" -
L'ordine alfabetico
In una lingua poetica matura e sonora, storie reali e avventure improbabili si dipanano, nei versi di Stefano Mura, in un flusso vitale regolato dall'ordine alfabetico, come si trattasse di un ordine intrinseco, quasi insito alle cose. L'ordine alfabetico è dunque una semplice ma cruciale forma di dialogo con la sistemazione del mondo, per com'è percepita dall'autore. Costante di ogni esperienza attraversata giorno per giorno - intessuta di persone, situazioni, oggetti e domande - è la volontà di vivere, fondata sulla realtà e i suoi elementi che, annodati dal collante delle passioni, sono l'essenza del ricordare, dell'agire e del comprendere. -
Evviva Sanremo. Il festival della canzone italiana tra storia e pregiudizio
Sanremo è vittima di uno storico pregiudizio: essere il trampolino della canzone commerciale, nazional-popolare, ""leggera"""", mentre la canzone d'autore - d'arte, di qualità o come la si voglia chiamare - avrebbe casa da un'altra parte. Magari al Premio Tenco, che col Festival divide sia il Teatro Ariston della città dei fiori che il fondatore Amilcare Rambaldi, e che non casualmente è dedicato al cantautore che ha segnato la storia del Festival con il suo disperato gesto di protesta. Ma il discorso - per Paolo Jachia e Francesco Paracchini - è più vasto e complesso di così, ed è forse il momento di fare un ragionamento di più ampio respiro, di raccontare la storia del Festival alla luce di tutto il bello e il buono che ha dato alla canzone italiana. Il punto, secondo gli autori, è rivendicare la possibilità della canzone di essere grande, di essere arte, """"a prescindere"""" dal palcoscenico che potrà o vorrà utilizzare per proporsi al pubblico. Senza sottovalutare, appunto, i moltissimi brani destinati alla storia che il Festival ci ha regalato e sicuramente continuerà a regalarci."" -
Amazzonia. Io mi fermo qui. Viaggio in solitaria tra i popoli invisibili
Pietruccio dei Dik Dik. Da rock star a esploratore della foresta pluviale. ""Qual è il vero scopo dei miei viaggi pericolosi, cosa voglio dimostrare, e a chi? Niente, non voglio dimostrare niente a nessuno, solo a me stesso..."""" Due mesi di vita nei luoghi più selvaggi di Ecuador e Perù tra rischi di ogni genere e incontri emozionanti, alla scoperta degli indios che non si sono piegati né agli Incas né ai conquistadores e che ancora vivono del solo rapporto con la natura nel folto della foresta. Un ambiente estremo, dove il confine tra vita e morte è labile ma, proprio per questo, assume tutt'altro valore. Pietruccio Montalbetti, chitarra dei Dik Dik, ha affrontato tutto questo da solo, o insieme a occasionali compagni di viaggio, sfidando sé stesso e le proprie capacità di sopravvivenza in un'esperienza ch'è un'appassionante lezione su ciò che veramente unisce gli uomini, a ogni latitudine e al di là di ogni pregiudizio. Un libro d'avventure ispirato ai grandi classici del genere: avventure autentiche, vissute e raccontate da un musicista con la vocazione dell'esploratore."" -
Il dottor Faust. Dramma in due atti
Il grande mito di Faust rivive nell’alienazione e nell’astrusità del nuovo millennio attraverso la fervida e inarrestabile penna di Menotti Lerro che ne traccia un disegno sottile e densissimo di significati e di bellezza, tra sete conoscitiva, voglia di ribellione e sfida alle sfere onnipotenti che creano e determinano ogni cosa. Una commedia profondissima, ironica, sapiente e tenebrosa, frutto della luminosa complessità contemporanea. Ancora una volta l’autore salernitano innova un grande personaggio della più alta e classica letteratura, facendoci da guida con la sua umile ma prorompente genialità. -
Vìxita à Palaçio Inreâ. Poexie zeneixi
In questa nuova raccolta, Alessandro Guasoni si conferma autore di valore, nella capacità sempre più fine, stilisticamente riconoscibile e ben connotata, di declinare nel ritmo a volte dolce a volte aspro della lingua genovese, con la sua spiccata musicalità, una lirica-antilirica del quotidiano fatta di immagini vivide e forti, che assumono forma di piccoli dipinti nei quali esultano le luci e le ombre della Liguria. Dietro l'ampio orizzonte del mare c'è il buio delle colline, e si guardano come in uno specchio. Il Palazzo Reale si trasforma, in quello specchio, in un Palazzo Irreale, a segnare il quasi impercettibile punto di frattura di questa poesia tra verità e metafora. -
Come le foglie
Il fotografo, artista e poeta genovese Carlo Accerboni studia da tempo il rapporto tra natura, paesaggio urbano e arte, a cui ha dedicato numerosi lavori fotografici. Alcune di queste immagini accompagnano nel libro sue liriche che si rifanno ai motivi del distacco e della trasformazione. Quel che scivola via dalla pianta e muore è destinato a rinascere in altra forma. Accerboni si sofferma su ciò che precede e segue, la perdita e la mutazione dell'esistente. Di fronte alla quale restiamo muti e ""senza sorpresa""""."" -
Mediazione comunitaria e polizia locale
Nel nostro paese cala il numero dei reati contro la persona (dati Viminale 2017) ma la percezione della sicurezza è lontana da questa evidenza. Vuoi per il ruolo dell'informazione “ufficiale” - sempre propensa al clamore e allo scandalo - che dei social network, la paura domina la scena sociale. Lo dimostra anche - nello specifico del territorio di pertinenza - una ricerca dell'Osservatorio per la Sicurezza Urbana della Regione Liguria. C'è dunque bisogno di interventi che aumentino la coesione sociale, invece di frammentarla, e in questo possono giocare un ruolo importante le forze della polizia locale. La Polizia Municipale di Genova ha seguito uno specifico percorso di formazione, che qui si riporta come utile esempio di buona prassi istituzionale. -
L' idilliaco malanno
"Tutto cominciò quando, finitamente capimmo l'incestuosità tra vita e morte; qui nascemmo per non perir d'altro che di noi, nel noi, per poi senza noi. Ecco, che gli Dei ottemperano alla plausibile viltà deistica, pur di non ceder il passo a miseri mortali-immortali; essi intesero ch'essendo mortalmente attivi, altro non v'è se non lasciarci un po' d'eternità; nell'amore, nell'odio, nel gustoso-disgusto di ciò che mai fummo. È nell'Ubi-Maior-Minor-Cessat che l'atto infantile prende forma, una forma letteraria; il bambino attivo e puro, diventerà uomo sol quando si sarà sentito un simil-umano e giammai un simil-altro. Qui finisce la forma e comincia la Ptôsis perpetua. Qui comincia, in realtà, il capimento-dissenso. Augusto de' Villa, nacque fra i silenzi indisposti del secolo scorso, in terra straniera (Marc'Aurelio docet); ebbe per amico un ego manifesto e come mentore il piacere d'esserne avverso; visse tra i bordi dell'insito possibile e morì, come ogni grande sognatore, sul palco della propria spirituale teatralità."""" (Augusto de' Villa)" -
Kunzertu 77 18. Memorie di bordo per una musica del terzo millennio
Kunzertu 77 18 misura il tempo ad anni luce come le navicelle spaziali ed è infatti un diario di bordo, di incontri con persone straordinarie, gente di folk, di etnica, di classica orientale, di contemporanea e di jazz: storie di musica e di musicisti. Nell'era dell'occhio e del display la musica non può più prescindere dalla sua stessa narrazione poetica, letteraria e cinematografica. In questo libro ch'è in realtà un doppio libro [Kunzertu 77 18 e il Kunsertu pubblicato da Cinque nel 1977], il tracciato di oltre quarant'anni di ricerca e sperimentazione da parte dell'autore, musicista, regista, artista crossmediale e scrittore, con molti illustri compagni di strada. Kunzertu 77 18 racconta la ""liquidazione"""" del popolare nel nostro tempo. Luigi Cinque ha collaborato con il nuovo teatro, l'arte visiva e la nuova danza europea - tra gli altri, con Carlo Quartucci, Pina Bausch, Jannis Kounellis, Carmelo Bene - e con gli scrittori Nanni Balestrini, Vs Naipaul, Paco Taibo II. Diplomato in clarinetto e composizione e laureato, ha insegnato a lungo storia della musica in vari atenei. Lavora da sempre alla postcontaminazione tra musica etnica/popolare, jazz e moderna."" -
Pertanto
"Il metro di Valerio non è classicamente in rapporto con sé stesso: non trasforma la realtà in una struttura retorica, neppure limita a priori i propri temi. Al contrario, funziona come un abnorme fagocitatore, tanto da arrivare a esperire persino modi eccentrici di una metrica mimetica."""" (dalla prefazione di Guido Caserza). """"Quando ti parla Valerio dice un sacco di simpatiche (e grevi) belinate. Per forza. Le parole giuste (pure Hemingway era dello stesso parere) bisogna che le tenga per costruire trappole, armi improprie, buche che sembrino invitanti sentierini boschivi."""" (dalla postfazione di Gianni Priano)" -
L'uomo-numero 151217
Entusiasta della vita, qualunque esperienza gli riservi, il prigioniero numero 151217 decide di accettare la realtà del campo di concentramento di Auschwitz così com'è, di viverla al meglio delle proprie capacità, così come viene. Il protagonista ha un grande dono che, nella più tragica delle situazioni, si rivela una preziosa risorsa: la magia, suo lasciapassare per la salvezza. Ma egli non è soltanto colui che salva la propria vita grazie alla sua arte: diventa l'uomo sensibile, empatico e profondo che si mette a disposizione dei propri compagni, strappandoli a un destino segnato. Il suo atteggiamento dignitoso, fatto di immensa generosità e altruismo, conquista anche i meno sensibili: molto uomo fin dall'inizio, senza paura di mostrare i suoi lati più deboli, la propria fragilità, ""L'uomo-numero 151217"""" racconta nella neve perenne del campo una storia di umanità e redenzione."" -
Mediazioni traduzioni linguaggi. Da Genova al Messico andata e ritorno
Quando le tecniche di mediazione comunitaria si applicano all'interno di contesti multietnici, o tra gruppi e persone di diversa provenienza, vi sono fattori importanti da tenere in considerazione: tra questi, il multilinguismo innanzitutto, con i problemi connessi a traduzione e interpretazione, e le differenti culture d'origine, in quanto espressione di modi diversi di concepire, comunicare e affrontare le cose della vita. In questo libro sono raccolti gli esiti di un interessante esperimento bilaterale tra le università di Genova e Iztapalapa (il distretto federale di Città del Messico dove ha sede la UAM-Universidad Autónoma Metropolitana), insieme ai contributi - sintesi delle rispettive tesi di laurea magistrale - di cinque studenti italiani che dal 2014 al 2017 sono stati ospiti della UAM per interventi sul campo, più una sintesi dell'esperienza ""gemella"""" degli studenti messicani in Italia.""