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Giallo ciliegia. Le indagini di Lolita Lobosco. Vol. 2
Le indagini di Lolita Lobosco. I romanzi che hanno ispirato la serie tv in onda su Rai 1 con Luisa Ranieri, regia di Luca Miniero.Bari, 2010. È la vigilia di una torrida estate e pochi eventi italiani, tranne i vicini Mondiali di calcio, sembrano scuotere il ritmo levantino della città. Il sole è già alto quando due abitanti della Barivecchia si presentano in questura, con l'aria di essere uscite per la prima volta da quelle antiche mura. Lolita Lobosco, finiti i rituali del mattino - le spremute d'arancia e la vista del mare - arriva sul posto di lavoro come sempre di buon umore. Se non fosse per quelle due presenze inquietanti, venute apposta per lei, Lolita sarebbe già a sbrigare la montagna di pratiche che si sono accumulate sulla scrivania. Sabino Lavermicocca, bel pescatore con il vizio delle fujtine amorose, è scomparso nel nulla. Indagando nel mondo sotterraneo e omertoso annidato nel cuore di pietra della medina barese, Lolita si imbatterà in una serie di inquietanti personaggi che la condurranno fino in Montenegro. Affiancata dall'insostituibile Tonino Esposito e dal sedicente sciupafemmine Antonio Forte, la commissaria Lobosco si troverà così invischiata in una pericolosa rete di criminali e sfruttatori. -
Note in viaggio. Reti e strategie per il turismo musicale in Italia
I festival musicali, le stagioni dei teatri d'opera, i luoghi dei protagonisti della musica sono un patrimonio culturale straordinario e un'importante risorsa turistica in molti Paesi. Anche in Italia, tradizione e produzione musicale rappresentano un elemento di grande visibilità e attrattiva internazionale. Il nostro Paese è tra le principali destinazioni al mondo per gli appassionati di musica classica e i turisti internazionali sono una quota rilevante del pubblico di settore. Il volume indaga il mercato del turismo musicale in Italia, la sua domanda - sia auto-organizzata sia intermediata da operatori specializzati -, i trend di offerta e le possibili evoluzioni future. Approfondisce, inoltre, alcuni strumenti e proposte per la valorizzazione turistica della musica: dalla realizzazione di reti di offerta tra operatori alla costruzione di narrative territoriali efficaci, allargando la riflessione a come il turismo possa oggi essere una leva importante per promuovere e sostenere il sistema dello spettacolo, favorendo l'innovazione dell'offerta e portando allo sviluppo di nuove opportunità in termini economici e occupazionali. -
Lasciare un impronta. Sei anni di rettorato (2009-2015)
Il Centro per la storia dell'Università di Padova - Csup si propone di promuovere con rigore scientifico la conoscenza della storia dell'Università di Padova, dalle origini ai nostri giorni, e dei suoi rapporti con le culture veneta, italiana ed europea. A tal fine cura in particolare: l'edizione di fonti, la pubblicazione di collane scientifiche, monografie e quanto altro possa contribuire alla conoscenza della storia dell'Università; l'attività di supporto sia alla didattica, tramite seminari e incontri di studio, sia alla ricerca scientifica, anche attraverso l'organizzazione di convegni; la promozione di ricerche originali sulla storia dell'Università, predisponendo i mezzi occorrenti allo scopo; la conservazione, l'incremento, la catalogazione e la valorizzazione di una raccolta iconografica e di una raccolta bibliografica specializzata; il censimento e la riproduzione di fonti manoscritte e a stampa presenti in Italia e all'estero, nonché di epigrafi, cimeli e ogni altro documento esistente al di fuori dell'Ateneo. Il Centro ha sede nel palazzo del Bo. -
Storia del giallo italiano
Il giallo è il genere letterario in cui più di tutti si rispecchiano desideri nascosti e paure inconfssabili di una società- Analizzandone il percorso, che cosa è possibile capire delle vicende passate e presenti del nostro Paese? Esiste una «grammatica minima» specifica per il giallo tricolore? Dalla voce critica più autorevole in materia, un appassionante viaggio attraverso trame, autori e personaggi che diventa il romanzo di una nazione.«La vita è un pozzo delle meraviglie. C'è dentro di tutto, stracci, brillanti e coltellate alla gola» – Giorgio Scerbanenco«Che si potesse scrivere il giallo italiano io l'ho pensato subito, dal primo momento» – Andrea CamilleriCredo che la realtà fatta di giustizie e ingiustizie, di atti eroici e azioni criminali abbiamo costituito nel tempo la robusta colonna vertebrale del giallo italiano, un genere che ha permesso agli autori di mostrare pregi e difetti del paese Italia, i suoi costumi e malcostumi.Il fatto che la crime fiction in Italia non abbia mai subito cali di popolarità o di consenso si può considerare una prova del suo legame indissolubile col modo di raccontare e di raccontarsi nel Belpaese. Luca Crovi ne rilegge la storia da un punto di vista inedito, utilizzandola come sensore delle aspirazioni e delle paure, dei sogni e dei peggiori incubi di un'intera nazione. Il risultato è una brillante cartografia dell'inferno del Novecento e del primo ventennio del Duemila, dalla Milano di Augusto De Angelis e Giorgio Scerbanenco, alla Roma di Giancarlo De Cataldo, dal boom degli anni Sessanta al grande successo di Andrea Camilleri, dai noir di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Antonio Manzini e Maurizio de Giovanni ai legal thriller di Gianrico Carofiglio, fino ai gialli con humour di Marco Malvaldi e Francesco Recami, passando per i thriller di Giorgio Faletti e Donato Carrisi. Costruendo un percorso avvincente attraverso successi editoriali e repêchage di autori, più o meno noti, che hanno lasciato un segno nel panorama italiano e internazionale, Crovi mette in rilievo differenze e analogie fra trame e personaggi, ambientazioni e schemi narrativi del giallo, il «frutto rosso sangue della nostra epoca». Davanti a un universo narrativo che parla dei lettori e ai lettori, terrorizza e affascina nello stesso tempo perché sembra esorcizzare, con il rigore razionale di un'indagine brillante e intuitiva, la paura dell'ignoto, non si può fare a meno di chiedersi: è forse un caso che in tempi di feroce incertezza, come quelli che stiamo vivendo, il giallo sia ancora il genere più amato dagli italiani? -
Auschwitz. Storia e memorie
La storia di Auschwitz inizia il 14 giugno 1940, con l'apertura del campo simbolo del male assoluto, e ci dispiega nei decenni fino a fare ancora parte della nostra contemporaneità. Da uno tra i principali studiosi italiani dell'Olocausto, un'opera monumentale che raccoglie, riassume e dà conto in tre sezioni di ricerche, teorie e scoperte, fino alle più recenti acquisizioni.«La complessità di Auschwitz non sta solo nell'articolazione del progetto di insediamento della nuova Europa che i nazisti stavano disegnando, ma soprattutto nella stratificazione dei significati che si sono accumulati nel tempo nel tentativo di trovare a questo luogo e a ciò che che vi è accaduto una collocazione nel quadro della storia dell'umanità.»Chi visita oggi Auschwitz vede solo una parte di ciò che è stato e lo coglie nella sua fase finale, senza potersi fare un'idea degli scopi e delle trasformazioni che hanno portato a quel risultato. Frediano Sessi ci consegna una ricostruzione storica globale di quell'universo fisico e simbolico, in una poderosa opera, frutto di cinquant'anni di ricerche e collaborazioni con storici di tutto il mondo, ripartita in tre grandi sezioni. La prima ripercorre in modo essenziale i tratti ideologici, legislativi e amministrativi che, a partire dall'ascesa di Hitler al potere, caratterizzano il regime nazista, inquadrando il «progetto Auschwitz» nel più ampio contesto del «nuovo ordine europeo» ideato dal Reich. La seconda entra nello specifico della struttura e della vita del campo, dalle origini ai successivi ampliamenti: la scelta del sito e le caratteristiche geomorfologiche, la ricostruzione minuziosa della quotidianità nel Lager, gli alloggi e i luoghi di lavoro, i metodi di sterminio, le forme di oppressione e quelle di resistenza, i processi e le sentenze seguiti alla liberazione. La terza parte approfondisce i percorsi della memoria emersi e consolidatisi nel tempo, ponendo l'accento sulle diverse declinazioni nazionali e sulle modifiche del complesso museale, sulle testimonianze di vittime e carnefici, e sulla ricezione da parte della comunità internazionale. Uno sguardo d'insieme imprescindibile per riflettere sul perché il campo sia ancora un termine di paragone, una matrice di linguaggio, un confine morale ma anche uno stimolo all'emulazione per le menti più deboli e impreparate. «Questa percezione di Auschwitz è il motivo che ci ha spinto a ripercorrere la sua storia, mettendo insieme non solo il prima e il durante ma anche il dopo, studiando gli aspetti materiali e quelli simbolici, ricostruendo i fatti, che sfidano la capacità della nostra immaginazione». -
Migrating Objects. Arte dall'Africa, dell'Oceania e delle Americhe nella Peggy Guggenheim Collection
Nella sua vita di mecenate e collezionista Peggy Guggenheim, famosa per la sua raccolta rivoluzionaria di arte moderna europea e americana, amava spingersi oltre i limiti. Questo volume intende esaminare un momento cruciale, seppur meno conosciuto, delle sue peregrinazioni: l'interesse mostrato negli anni cinquanta e sessanta per le arti dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe. In quegli anni Peggy Guggenheim acquista opere di artisti appartenenti a culture di tutto il mondo, incluse sculture di inizio Novecento provenienti dal Mali, dalla Costa d'Avorio e dalla Nuova Guinea, e opere delle antiche culture del Messico e del Perù. Migrating Objects presenterà gli oggetti provenienti da quelle lontane aree raccolti da Peggy Guggenheim e affiancati a opere europee della sua collezione. -
I am an architect. Alfonso Femia. Architettura e generosità. Ediz. illustrata
Questo volume testimonia venticinque anni di progettazione e passione al servizio di un'architettura generosa. Un sentimento, questo, che ispira l'architetto Alfonso Femia fin dalla nascita del suo studio ed è diventato una filosofia: ""L'architettura è l'incontro di due anime: quella del luogo e quella dell'Uomo"""". In uno spirito di continuità e rinnovamento assieme, lo studio Atelier(s) Femia / af517 segue la strada tracciata da 5+1aa. Tra contesto e apertura, il """"codice morale"""" dello studio si basa su tre principi fondanti: adattabilità, offrire sempre di più e coltivare l'immaginazione, una qualità che ha contraddistinto i costruttori italiani sin dall'antichità."" -
Il marmo bianco e la peste nera. Giusto Le Court alla Salute. Ediz. italiana e inglese
Venezia 1630. La peste imperversava, la popolazione veniva decimata. Il Doge fece un voto alla Beata Vergine: impegnava solennemente la Serenissima a erigere un magnifico tempio in suo onore in cambio della cessazione di quell'infernale morbo. La basilica, progettata da Baldassarre Longhena, fu consacrata alla Madonna della Salute e diventò un luogo centrale del tessuto urbano veneziano. Ma fu solo nel 1670, quarant'anni dopo il voto, che si decise di commissionare a un artista fiammingo la decorazione del presbiterio e dell'altar maggiore. Si trattava di Giusto Le Court, scultore arrivato a Venezia da Amsterdam nel 1655 e che nel giro di pochi anni avrebbe monopolizzato la scena artistica lagunare, inaugurando la stagione della scultura barocca veneziana. Questo volume si concentra proprio sul gruppo eseguito da Le Court per l'altar maggiore e in cui il voto, allegorizzato, prende realmente vita. Grazie a questo volume - illustrato con le immagini realizzate per l'occasione da Mauro Magliani - oltre a celebrare la grandezza dell'arte di Giusto Le Court mediante l'indagine del capolavoro della sua maturità, si mette in luce finalmente uno degli aspetti meno conosciuti del Barocco veneziano: quello riguardante la scultura. -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2019). Vol. 13: fondo lastre dell'archivio: restauro e digitalizzazione, Il.
La Procuratoria di San Marco dedica il tredicesimo numero dei suoi Quaderni, nell'anno che celebra il 180° anniversario dalla nascita della fotografia, al prezioso e cospicuo fondo lastre dell'Archivio, analizzandone il restauro e la digitalizzazione. I saggi raccolti nel volume trattano il tema dal punto di vista storico e tecnico: Gianantonio Battistella racconta una breve storia di arte e scienza della fotografia in un ricco saggio corredato da immagini di dagherrotipi e negativi di William Henry Fox Talbot, mentre Paolo Crisostomo esamina la messa in sicurezza del fondo lastre. Samantha Banetta analizza il processo di digitalizzazione delle lastre mentre Antonella Fumo condivide un pezzo di storia della basilica raccontata attraverso meravigliose immagini storiche. Mario Piana presenta i lavori di restauro eseguiti o in corso d'opera e infine Giuseppe Fioretti regala una memoria dei tragici eventi avvenuti durante i bombardamenti su Venezia nel periodo della Grande Guerra. -
Aspetti del nuovo radicalismo di destra
Una lettura di sorprendente attualità sull'intreccio tra democrazia, propaganda e capitalismo. Un testo inedito che, dopo più di mezzo secolo, fornisce una preziosa chiave interpretativa dei fenomeni che scuotono la scena mondiale.rnrn«I movimenti fascisti potrebbero essere indicati come le piaghe, le cicatrici di una democrazia che non è ancora pienamente all'altezza del suo concetto. In questi movimenti la propaganda costituisce la sostanza della politica. L'antisemitismo rappresenta uno degli ""assi della piattaforma"""". Se così si può dire, è sopravvissuto agli ebrei, e su questo si basa la sua forma spettrale.»rnrnIl 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all'Università di Vienna il cui valore va ben oltre l'aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell'ascesa dell'NPD, formazione di destra che all'epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l'antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l'individuazione di un capro espiatorio e l'odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell'agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia». La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale."" -
Il libro dei giorni migliori. Ritratto di un Paese ad altezza d'uomo
Attraverso le parole di un osservatore attento e ironico, il racconto quotidiano di un Paese in cerca di se stesso, dalla politica all'antipolitica, dal giustizialismo alle migrazioni, dai sovranismi alla nostra memoria condivisa.«Scrivere per un pubblico è sempre un atto di presunzione. Bisogna almeno concedersi la decenza di rifuggire dall'infingimento, dalle false modestie, dagli ammiccamenti, dalle accondiscendenze. Prendersene la responsabilità e dire quello che c'è da dire, se necessario essere distanti, sgradevoli, persino elitari, essere contraddittori perché il pensiero coerente è un pensiero sterile.»Giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, ripercorrere i racconti del nostro presente che quotidianamente Mattia Feltri con il suo Buongiorno dispone come tessere di un mosaico o elementi di un affresco è come sfogliare un romanzo popolare a puntate, in cui piccoli e grandi personaggi si alternano senza soluzione di continuità a storie minime o eventi straordinari. Dalla politica all'antipolitica, dal giustizialismo al sempiterno dibattito sulla memoria condivisa del Novecento, dallo spettacolo della nostra cultura millenaria alla cultura dello spettacolo di Tv e social media, fino ad arrivare a fenomeni epocali come l'emigrazione di massa e il femminismo, Feltri prende spunto da episodi di cronaca che fanno eco agli stessi, eterni vizi degli italiani, ed è capace di rileggerli con sguardo diverso e leggero, fornendo ogni volta una chiave di lettura spiazzante. E lo fa sempre con lo stesso obiettivo: spingere il lettore a riflettere, senza incattivirsi o scadere nell'indignazione fine a se stessa, e produrre così un moto di cambiamento innanzitutto individuale e, in seconda battuta, collettivo. A caccia di particolari sempre nuovi e rivelatori della nostra identità, questo libro è un viaggio avvincente attraverso le contraddizioni di un Paese in cui tutto si trasforma in un Italian derby, e ogni giorno può capitare di chiedersi: «Si può essere tifosi del Toro e di buonumore anche dopo il solito derby perso?». Ma soprattutto: «Era rigore o no?». -
Perché ci siamo salvati
Un dialogo intenso e illuminante fra generazioni di due famiglie della borghesia ebraica romana scammpate alla più grande tragedia del secolo scorso.rnrn«Se da un lato non c'è parola che io abbia scritto che non sia implicata con il mondo irrimediabilmente perduto evocato in questo epistolario; dall'altro, non ce n'è una, delle mie parole, che sia stata capace di sfiorare il garbo, l'indulgenza, la tenerezza di cui hanno dato prova questi due attempati corrispondenti: cugini e fratelli di latte, nati a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, sotto false generalità, in un mondo che ha smarrito decenza e dignità» – Alessandro PipernornrnIn piena guerra, dopo cinque anni di vessazioni, due giovani coppie di ebrei poco più che ventenni non solo si sposano, ma concepiscono subito dei figli. Follia, incoscienza, sprezzo del pericolo?rnrn«Perché lo facciamo? Per rispettare la necessità della Storia, che non ha bisogno soltanto di accadimenti straordinari ma vive della vita segreta delle persone, del riflesso che i grandi fatti hanno su quanti ne sono stati vittime ed eroi insieme». Forti di questa convinzione, Claudio e Stefano, cugini romani, rievocano ciò che hanno conosciuto solo attraverso il racconto di nonni e genitori: quanto avvenne in Italia dai primi decreti antiebraici del 1938 alla Liberazione. Per ritrovare le proprie origini, scelgono di avviare una fitta corrispondenza in cui rivivono quegli anni tra memoria collettiva e ricordi familiari, note personali e preziosi documenti, in particolare il diario tenuto in quei terribili mesi da Maurizio Bondì, padre di Claudio, le cui parole interrogano, decifrano, citano. Sorprendentemente, ciò che ne ricavano non è affatto il plumbeo resoconto di un precipitare nell'abisso né uno sconfortato chiosare su un tragico destino, ma l'esatto opposto: una vitalità che le pagine stentano a contenere, una quotidianità gioiosa fatta di oggetti, stoffe, arredi, ricettari, di relazioni, scorci e paesaggi che appartengono a un'Italia ormai scomparsa. Tra ricostruzione storica e riflessione sul significato della memoria, gli autori restituiscono intatti la tenacia e l'entusiasmo di quei ragazzi che trasformarono la debolezza in forza e non permisero che fossero l'angoscia o il risentimento a dettare l'agenda emotiva dei loro anni a venire. Un flusso di coscienza che non si interrompe, ma si lega alle riflessioni che Alessandro Piperno, figlio di Stefano, ha voluto consegnare a un lungo testo conclusivo, nella consapevolezza che «non c'è nulla di più ebraico di un commento al commento: lo sfrenato dialogo intergenerazionale in cui la memoria si mescola all'eloquenza, l'eloquenza al sentimento, il sentimento alla storia». -
L' interiorità oggettiva
Nel sentire di Sciacca ""L'interiorità oggettiva"""" è un testo fondativo e insieme programmatico: porta infatti in sé le questioni che più gli stanno a cuore e che - come l'autore stesso precisa - intende sviluppare e approfondire in opere successive. Tutti o quasi i temi sciacchiani sono presenti: la centralità dell'uomo come questione e come soggetto-oggetto concreto del filosofare, l'esperienza interiore del pensare come luogo in cui situare l'indagine metafisica, la verità come interlocutore ineludibile della coscienza pensante, che se non è in dialogo, davvero non è. Il volume - uscito per la prima volta nel 1952 in francese - ha avuto tre edizioni italiane: in questa viene offerto al lettore in modo fedele alla redazione che ne fece lo stesso Sciacca nel 1957. Prefazione di Pier Paolo Ottonello."" -
L'ottava vita (per Brilka)
Un ricetta segreta, sette donne, un secolo di storia.rnrn«Una pietra miliare della letteratura» – The Guardianrnrn«Commovente, straziante, sublime» – The New York TimesrnrnCi lega un secolo. Un secolo rosso. Questa storia doveva essere raccontata solo per arrivare fino a te, Brilka. A te e quindi all'inizio.rnrnLa famiglia Jashi deve la sua fortuna (e la sua sfortuna) a una preziosa ricetta per una cioccolata calda molto speciale, destinata a essere tramandata di generazione in generazione con una certa solennità. Gli ingredienti vanno maneggiati con cura, perché quella bevanda deliziosa può regalare l'estasi, ma porta con sé anche un retrogusto amaro... Al tempo degli ultimi zar, Stasia apprende i segreti della preparazione dal padre e li custodisce nel lungo viaggio che, da una cittadina non lontana da Tbilisi, in Georgia, la porta a San Pietroburgo sulle tracce del marito, il tenente bianco-rosso arruolatosi pochi giorni dopo le nozze. È convinta che quella ricetta, come un amuleto, possa curare le ferite, evitare le tragedie e garantire alla sua famiglia la felicità. Ma allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre, quando il destino della stirpe degli Jashi cambierà per sempre, capirà che si sbagliava. Tra passioni e violenze, incontri, fughe e ritorni, sei generazioni e sette donne – da Stasia, nata nel 1900, a Brilka, che vedrà la luce nel 1993 – attraversano l'Europa, da est a ovest, fino all'inizio del nuovo millennio, inseguendo i propri sogni e arrendendosi solo alla Storia. Alla ricerca del proprio posto nel mondo, le discendenti del famoso fabbricante di cioccolato percorrono il ""secolo rosso"""", dando vita a una saga familiare avventurosa e tragica, romantica e crudele, in cui per il lettore sarà dolcissimo perdersi, e ritrovarsi."" -
Le affinità elettive. Testo originale a fronte
«La vita era per loro un enigma la cui soluzione trovavano soltanto insieme.»rnrnTra tutte le opere di Goethe, Le affinità elettive è forse la più ambigua, e proprio qui risiede il suo fascino. Insieme impietosa critica e riluttante celebrazione dell'amore romantico, questo romanzo della maturità ci mostra con straordinaria esattezza psicologica il graduale irrompere del caos in un mondo ordinato. Le nitide geometrie ancien régime sulle quali si fonda inizialmente la vita dei personaggi vengono inesorabilmente travolte dal furore passionale che spinge Eduard e Ottilie l'uno verso l'altra; il tutto, però, riflesso nello specchio limpidissimo di uno stile che è l'opposto di quello del Werther e sembra negarne deliberatamente il vertiginoso abbandono. L'anziano poeta manovra i suoi simboli con rigore quasi scientifico, come si addice a un romanzo che prende in prestito dalla chimica il suo stesso titolo; ma oltre il cristallo che lo scherma con tanta cura, in ogni riga sentiamo divampare l'incendio degli affetti. -
Il mercato delle traduzioni. Tradurre a Venezia nel XVIII secolo
Durante il Settecento, in tutta Europa si verifica un deciso incremento della produzione di traduzioni e, parallelamente, si assiste all'intensificarsi dei dibattiti sulla loro importanza come strumenti di disseminazione ""controllata"""" di tutte quelle opere – dai romanzi ai testi teatrali, dai manuali tecnicoscientifici ai libri di storia o di viaggio – che potevano soddisfare gli interessi e le esigenze di un pubblico in graduale crescita. Per quanto riguarda la specifica situazione della penisola italiana, è soprattutto Venezia a distinguersi come uno dei principali centri di produzione di traduzioni. Questo volume intende delineare un primo, parziale quadro di tale fenomeno, mettendo a disposizione dei lettori una selezione di documenti (in prevalenza lettere dedicatorie e prefazioni di stampatori e traduttori) che riassumono efficacemente alcune delle principali riflessioni settecentesche sull'utilità delle traduzioni e sulle modalità di intervento testuale e paratestuale più adatte per portare a compimento i vari progetti editoriali. I testi raccolti, da un lato, consentiranno di cogliere alcune delle caratteristiche dei processi di ricezione della cultura europea nel territorio italiano nel corso della tarda età moderna e, dall'altro, permetteranno di entrare più direttamente nel merito del lavoro compiuto dai traduttori, figure che – allora come ai giorni nostri – svolgono un ruolo indispensabile di mediazione culturale."" -
Il metodo. Vol. 1
Il metodo è l'ultima opera teorica di Sergej M. Ejzenštejn, lasciata incompiuta alla sua morte (1948). In queste pagine il regista riattraversa molti dei temi della sua riflessione, allo scopo di sciogliere i nodi teorici di una ricerca che accompagna costantemente la pratica artistica, da quella teatrale a quella cinematografica, senza dimenticare il disegno. Il risultato è un lavoro concepito per chiarire in via definitiva «il problema fondamentale» dell'arte: quello che, nella fattispecie, contiene il segreto del suo funzionamento o, per essere più precisi, della sua «efficacia». La messa a punto di un vero e proprio «metodo» consente a Ejzenštejn di svelare i meccanismi che regolano la vita di un'opera d'arte, dal momento in cui viene ideata fino a quello in cui entra in relazione con il suo spettatore. La tesi che si delinea è tanto chiara, quanto radicale: la forma di pensiero attivata dall'arte e dai suoi prodotti corrisponde, per struttura e funzionamento, a quella del pensiero primitivo. Il «metodo» di cui stiamo parlando diviene così uno strumento prezioso per scrivere, a partire dalla comprensione di una singola opera, non solo una più generale storia delle arti, ma anche una storia naturale delle forme viventi. -
L' uomo con la valigia
Come ci si sente a poter premere il bottone del giorno del giudizio?rn«Quello che poteva essere un noir mozzafiato tra i tanti si trasforma in ben altro: un thriller filosofico che rimette in discussione il dibattito sugli armamenti nucleari dopo che negli ultimi anni le nostre paure si erano raffreddate ma anche una lezione di storia, da Einstein e Curie a Hahn e Oppenheimer, da Sakharov a Lise Meitner, la scienziata definita ""la madre della bomba atomica""""» - Stefania Parmeggiani, Robinson«Diabolico, inquietante e ricco di emozioni, una sorta di sinfonia profetica sul nostro tempo. Era dai tempi del """"Nome della rosa"""" di Umberto Eco che non si leggeva un romanzo d'avventura così profondamente filosofico e realistico, e allo stesso tempo così avvincente» – Göteborgs-Posten«Thriller e satira, fisica nucleare e storia delle idee: uno dei romanzi più ambiziosi e spettacolari mai pubblicati in Svezia» – Kulturnytt, Sveriges Radio«Una storia emozionante a sfondo filosofico» – Expressen""""Eravamo stati addestrati a dominare gli elementi. Attraverso l'aria e il fuoco, nelle viscere della terra e sott'acqua, eravamo pronti per tutto ciò che era innaturale. In definitiva, per la fine del mondo.""""Ogni volta che il presidente degli Stati Uniti è in viaggio, Erasmus Levine si trova al suo fianco. Sempre e dovunque. Ufficialmente è un professore di filosofia, in realtà è la persona che ha il potere di annientare il mondo per come lo conosciamo. È lui l'uomo con la valigetta nera – il nuclear football –, membro di una squadra di agenti supersegreti guidata da un capo dall'identità sconosciuta che tutti chiamano Alpha. Nella sua doppia vita fatta di manipolazioni, Erasmus è sempre stato appassionato e professionale in entrambi i suoi ruoli. Fino a quando il peso specifico della valigetta, l'assurdo carico di quel compito, comincia a essere troppo per lui. Per anni ha ricevuto messaggi criptati da Alpha, e ora è pronto a mettere in pratica il piano che hanno in comune. Sono loro due contro il mondo, nella prima epoca della storia in cui l'umanità corre il rischio di distruggersi con le proprie mani. L'occasione si presenta nel corso di una visita di stato in Svezia, quando, dopo una corsa all'ultimo respiro nel labirinto di cunicoli e bunker scavato sotto Stoccolma, Erasmus si trova coinvolto in un'azione che mira ad annientare l'arsenale nucleare mondiale. Ma è davvero questo l'obiettivo? O c'è invece chi manovra per provocare un'apocalisse controllata? Ed Erasmus, da che parte sta? In una spy story ispirata a fatti reali, Mattias Berg dà voce proprio a colui che, più di ogni altro, incarna l'insanabile conflitto tra il buonsenso e le conquiste tecnologiche, e pone un interrogativo fondamentale: perché abbiamo creato qualcosa di così potente da essere in grado di distruggerci tutti?"" -
La bambina senza il sorriso
Un giallo pieno di suspense e ironia, una storia corale di padri e figli.rnrn«Che ci facciamo io e una bambina sconosciuta di nove anni nel minuscolo salotto di casa mia, alle otto e dieci di una mattina di marzo, seduti come due professionisti che devono concludere un affare o parlare di una loro guerra personale? ""Le spiego subito tutto"""" dice all'improvviso. Le sorrido. Lei no. """"Ieri mattina camminavo per via Speranzella con il mio papà. E l'ho smarrito."""" Dice proprio così. Smarrito.»rnrnChiaretta ha nove anni e non ha il sorriso. Lei ride, in realtà, ma non si vede. A causa di un disturbo che ha dalla nascita, quando il cervello lancia lo stimolo la sua bocca rimane immobile, come di gesso. Uno, però, che quando lei ride se ne accorge c'è: il padre, Carmine. Solo lui. Una mattina di marzo, mentre i due passeggiano nei Quartieri Spagnoli di Napoli, la bambina all'improvviso lo perde di vista. L'uomo scompare. Nessuno se ne preoccupa, dato che negli ultimi anni Carmine è andato via già altre volte, per poi tornare a casa. Ma Chiaretta sì, e cercando di avere sue notizie finisce per suonare alla porta di Tony Perduto, giornalista precario che vive da solo in quella zona della città partenopea. Tony le apre diffidente e l'ascolta, per poi venire risucchiato al centro di un mistero su cui costruisce, un poco alla volta – contro tutti e anche contro voglia –, un'indagine minuziosa, guidata solo dalla sua curiosità e animata dalle mille voci dei vicoli di Napoli. Si compone così, pezzo dopo pezzo, un giallo pieno di suspense e ironia, una storia corale di padri e figli che scorre – come il Sebeto, fiume perduto nel sottosuolo di Napoli – al di sotto delle vite ufficiali, per ricomporsi, a sorpresa, nelle ombre, nelle pieghe più nascoste, in quella verità che, come il sorriso della bambina, in fondo c'è. Anche se la vede solo chi sa guardare."" -
Una giornata nera
Tra Friedrich Dürrenmatt e Patricia Highsmith, un thriller psicologico ad altissima tensione e di grande livello letterario. Con una magistrale abilità nel dosare la tensione drammatica e scandagliare le pieghe più riposte dell'animo dei suoi personaggi, Aldo Costa cesella un piccolo grande gioiello narrativo che avviluppa il lettore nelle spire di una suspense sottile e implacabile.rnrn«Una palpabile inquietudine cattura immediatamente i lettori in questa ""Giornata nera"""" di Aldo Costa. Una breve vacanza estiva si trasforma in un baratro di bugie nelle quali cova l'abnorme. Crudo, essenziale, un racconto che ci dice che a volte è troppo tardi, definitivamente tardi, per porre rimedio alle menzogne» – Gianni FarinettirnrnSi avvicina lentamente al baratro. Quando vede il mare, viene colta dalla nausea. La superficie schiumosa è laggiù in fondo, molto più in basso di quanto credesse. Forse sono centro metri, forse di più. Inspira profondamente per ricacciare indietro il panico, poi volta la testa e cerca di intercettare la direzione dello sguardo di lui per sapere dove cercare. Che cosa o chi, lo sa già.rnrnUna brutta costruzione di cemento in equilibrio su un precipizio appare tra le curve della strada costiera. Sarà un bar? Una trattoria per camionisti? È comunque il primo locale pubblico dopo chilometri di curve percorse sotto il peso di un'afa opprimente. L'uomo e la donna viaggiano da ore sotto il sole implacabile, e sono di pessimo umore per qualcosa che è successo la sera prima. Quella breve vacanza avrebbe dovuto riavvicinarli, ma niente sta andando per il verso giusto. Hanno proprio bisogno di un caffè, così decidono di fermarsi. La breve pausa distensiva si prolunga però oltre ogni possibile previsione, caricandosi di una tensione crescente. L'oste, un personaggio sgradevole e untuoso, li stordisce di chiacchiere e continua a servirgli piatti che loro non hanno ordinato. All'arrivo del conto, esorbitante, l'irritazione dell'uomo raggiunge il culmine. È una catena di eventi che sarebbe possibile spezzare in qualsiasi momento, e che invece si dipana inesorabilmente fino all'attimo in cui tutto collassa, così che una giornata storta come ne possono capitare a chiunque si trasforma in un incubo senza ritorno.""