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L'arte della resistenza
Allestendo un immaginario Tribunale Globale, Rau ha messo in scena la trasformazione del neoliberismo da processo scardinatore dei monopoli locali basato sulla libera concorrenza a sistema predatorio che sbaraglia le piccole realtà industriali. La liberazione promossa dall’universalismo occidentale mostra il suo lato oscuro: la schiavitù del Terzo Mondo e l’eliminazione della biodiversità costituiscono le sue condizioni necessarie. Così l’uomo postmoderno, incapace di solidarizzare con realtà esterne al suo egoismo, è colui che firma petizioni aderendo a una buona causa e che non trova però contraddittorio utilizzare un cellulare a basso costo fabbricato con lo sfruttamento di migliaia di lavoratori. L’arte che Milo Rau rivendica è il mezzo per opporsi al sistema dominante e per creare un mondo alternativo all’ingiustizia che ci avvolge. -
Piccole felicità. Malgrado tutto...
La tradizione del pensiero in Europa ha spesso collegato la questione della felicità a quella dello spazio, come nella metafora dei due cuori e una capanna. Altre concezioni pongono l’accento sul movimento, l’avventura, l’incontro. Ci si potrebbe chiedere se la ricerca della felicità così concepita non volti le spalle all’esperienza quotidiana di piccole felicità “malgrado tutto”, che consentono agli individui più bistrattati dal mondo attuale di sopravvivere. In questo saggio, mentre denuncia il mercato capitalista che propina costantemente ai consumatori falsi ideali di felicità, Marc Augé si interroga sui rapporti fra identità e alterità che sono al centro di tale questione, analizzando il tema dell’incontro nel mondo contemporaneo. Introduzione di Paolo Quintili. -
Mala capitale. Cosa resta della più grande inchiesta contro la criminalità capitolina?
Giuliano Benincasa esamina l’inchiesta Mondo di Mezzo e ci racconta il contesto genetico della criminalità romana, erede legittima dell’esperienza maglianese e prodotto malavitoso altamente globalizzato, per giungere alle contraddizioni della vicenda processuale che ha derubricato il capo d’accusa originario in associazione a delinquere semplice. Con un metodo d’analisi a cavallo fra ricerca storica e analisi giurisprudenziale, “Mala Capitale” mette in luce il ragionamento dei tre organi giudicanti nei diversi gradi di giudizio e l’assunto per cui, quando si parla di criminalità mafiosa a Roma, verità storica e giudiziaria non coincidono quasi mai. Prefazione di Giovanni Tizian. -
Il secolo della fraternità. Una scommessa per la Cosmopolis
Il tempo della complessità può essere il tempo della fraternità. Nel nostro sistema planetario, trasformato da un rapido e simultaneo aumento di potenza tecnologica e di interdipendenza, tutto è necessariamente in relazione. La pandemia ha messo in evidenza che nessuno si salva da solo: la fragilità ci accomuna. La fraternità rimane la promessa mancata della modernità, che però potrà essere la protagonista nel XXI secolo, dopo che la libertà e l’uguaglianza lo sono state nei secoli XIX e XX. E se queste si sono affermate, pur ancora debolmente, attraverso il conflitto sociale e con la mediazione del diritto, la fraternità deve diventare un modo dell’esserci umano. Essa si fonda sul sentimento di una mutua appartenenza e si vive nella coscienza di far parte della stessa comunità e di agire in questo senso. Oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, la fraternità può diventare, nel pericolo che tutti accomuna, concretamente universale. Introduzione di Michele Marchetto. -
Israele o la teologia politica della rinascita
Mentre si celebrava nel 2018 il settantesimo anniversario della fondazione dello Stato d’Israele (1948) e la gente ballava nelle piazze di Tel Aviv, al confine con la Striscia di Gaza giovani palestinesi morivano sotto il piombo di soldati israeliani. Inoltre, il dibattito interno sorto dopo la cosiddetta “Legge sulla cittadinanza” del 19 luglio 2018 sta lì a dimostrare come la questione dell’identità per Israele sia rimasta aperta anche dopo decenni dalla fondazione dello Stato. Nell’attuale discussione prendono forma motivi di carattere teologico, che caricano oltre ogni proporzione odierni conflitti con simbologie della tradizione religiosa giudaica e cristiana. -
Clistene l'ateniese. Sulla rappresentazione dello spazio e del tempo in Grecia dalla fine del VI secolo alla morte di Platone
Unanimemente riconosciuto come un classico della letteratura sulla storia greca, “Clistene l’ateniese” viene finalmente tradotto in italiano. I due autori, tra gli storici più autorevoli del Novecento, offrono una ricostruzione accurata del progetto politico, sociale e culturale della riforma di Clistene, opera che segna un profondo ripensamento delle istituzioni ateniesi e un’inedita trasformazione del tempo e dello spazio in senso civico. La travagliata storia del riformatore che anticipa l’introduzione della democrazia ad Atene si accompagna all’affascinante percorso che tratteggia l’evoluzione del pensiero sulla polis dai primi filosofi ionici a Platone. Prefazione di Francesco Fronterotta. -
Le macchine nubili
Palomilla è una macchina in grado di reagire agli impulsi luminosi, inventata dal padre della cibernetica Norbert Wiener negli anni Quaranta. Rachael è l’ignara replicante nel film Blade Runner di Ridley Scott. Sophia è il più avanzato robot dalle sembianze umane, sviluppato nel 2015 dalla Hanson Robotics di Hong Kong. Sono solo alcune delle «macchine nubili» protagoniste di questo «libro ibrido sugli ibridi», che Brunella Antomarini ambienta in un indeterminato futuro in cui le macchine hanno pacificamente assunto il controllo del pianeta, e l’umanità sopravvive solo in giardini, allevata e studiata come in laboratori di ricerca. In un dialogo filosofico, le macchine discutono la loro origine e genealogia, alla ricerca del fine ultimo – telos – della propria esistenza. Il loro interrogarsi è lo specchio del nostro: Antomarini traccia una storia dell’umanità postulando il suo superamento, riproponendo l’inesausta domanda su cosa sia l’«umano». -
L'ultimo ritorno
Prendendo le mosse dal romanzo familiare, L'ultimo ritorno incrocia prima il giallo e poi il noir nel racconto di una verità che preferiamo ignorare: ciascuno conosce poco gli altri, e pochissimo se stesso.rn«Noir non è la definizione adatta a L'ultimo ritorno; Cassani gioca con questi topoi di genere per costruire un romanzo di formazione» - Demetrio Paolin, la LetturaQuando a Lucio Mantovani arriva notizia della morte di suo padre Giovanni - travolto da un'auto, a notte fonda, nella periferia di Milano -, per lui è come se fosse scomparso un estraneo. Non si vedevano da ventidue anni. Lucio non ha avuto bisogno del padre per farsi uomo e rispettare le tappe della vita di provincia: una bella casa sulle Prealpi, un matrimonio soddisfacente con figlio; un suocero che conduce da impresario gli affari di famiglia. Eppure gli è sufficiente mettere piede nell'appartamento milanese di Giovanni, e inscatolare i ricordi di una vita che non è la propria, per scoprire quanto sia fragile e modesta la sua felicità. L'incontro con una ragazza misteriosa di nome Sara gli insegna la banalità del tradimento, mentre il compito in apparenza semplice di svuotare la casa si protrae in modo inspiegabile. Più scava nel passato di suo padre, più Lucio ha la sensazione di essere sempre stato ingannato: sul vero motivo che ha spinto Giovanni a lasciare moglie e figlio per trasferirsi a Milano; sulle sue reali possibilità economiche, visto che chi lo ha conosciuto è convinto che nascondesse un «tesoro» da qualche parte. Ma soprattutto, sulle circostanze della sua morte. -
Un figlio del nostro tempo
«È freddo, questo è il mio primo ricordo». Questa sensazione di freddo accompagna il romanzo di Horváth, un gelo che avvolge il paesaggio morale e naturale che circonda il protagonista, giovane aspirante poligrafo rimasto disoccupato che decide di arruolarsi nell'esercito. Siamo in uno scenario di guerra, in una Germania nazista e predatoria che marchia a fuoco i più giovani con la sua ideologia della purezza della razza e della superiorità della Patria. Ciò che emerge è la personalità egoistica e cinica del protagonista, che non nasconde il suo profondo disprezzo per le donne e per il padre, Franz, uno zoppicante cameriere di età avanzata che non manca di criticare la guerra come un profitto per le industrie di armamenti. Ciò che Horváth mette a nudo è la condizione psicologica di abbrutimento che colpisce il protagonista in seguito al potere conferito dalla divisa e dall'essere parte di un unicum organico militare. ""La guerra è la madre di tutte le cose"""", ripete incessantemente. Ma la mattanza della guerra, il suicidio del suo comandante e la menomazione a un braccio durante una raffica di colpi di mitragliatrice costituiranno degli eventi traumatici che sovvertono la visione del giovane mettendone in crisi le convinzioni."" -
Ferite nella pioggia
Nel 1898 gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Spagna per il controllo dei Caraibi e del Pacifico, e Stephen Crane è già un classico della letteratura. Ha ventisette anni e la tubercolosi che lo ucciderà in meno di due. Approda a Cuba come corrispondente, per raccontare l’azione da vicino: nella foresta che fischia di mille proiettili, sul mare che si alza al colpo della cannoniera. I cablogrammi che invia dal fronte diventano la materia prima per la stesura di undici racconti da cui Ernest Hemingway prenderà a piene mani. In cui il realismo esasperato della battaglia cede volentieri il passo al grottesco, quando si dà conto delle disfunzioni dell’esercito, della mediocrità dei colleghi cronisti, del nazionalismo a tutti i costi. Fino alle pagine superlative che descrivono i marines feriti; e mostrano quel che attraversa un essere umano che considera la morte. Con uno scritto di Willa Cather. -
Baruch l'infernale. Spinoza e la democrazia degli uguali
Amsterdam, 1648. La Spagna firma l'atto di pace con le Sette Province Unite dell'Olanda, ed è l'evento con cui si apre questo piccolo racconto teatrale incentrato sulla figura rivoluzionaria di Baruch Spinoza. Come Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Spinoza è la mente radicale che rovescia il senso comune e i fondamenti della cultura del suo tempo: spoglia di ogni carattere sacro la Bibbia, mostrando in maniera inoppugnabile la natura laica di quell'insieme di testi, scritti in tempi diversi e importanti solo per il messaggio etico di cui sono espressione (motivo per cui verrà espulso dalla comunità ebraica di Amsterdam). In più, è convinto che la democrazia sia la forma più equa e più felice di organizzazione sociale, e che può realizzarsi solo tra individui liberi, perciò annuncia la necessità di una società egalitaria, l'unica che può assicurare la serenità e la pace. Abolendo l'idea di un Dio che giudica e condanna, infine, lo identifica con la Natura di cui tutti gli esseri viventi sono parte inscindibile (l'uomo così come la stella e il moscerino). E questa Natura sacralizzata di Spinoza è oggi anche la nostra, perché mostra come la Terra, ferita e sconvolta dal nostro operato, trascina nel suo corso anche la sorte delle società umane. -
I borborigmi di un'anima. Lettere a Luciano Anceschi
Il Manganelli amico affettuosissimo, a volte goliardico, ma sempre onesto e sincero – proprio lui che aveva sempre sostenuto che «non si parla delle cose che ti stanno a cuore, mai, e meno che mai con le persone a cui si vuole bene». In questo carteggio con Luciano Anceschi, collega carissimo e mentore, Giorgio Manganelli si presenta con i suoi marasmi, le sue angosce, ma anche con quella capacità dissacratoria ben nota a tutti. Sono momenti in cui si lascia andare ad ogni genere di schiettezza, confessione, confidenza; pagine scritte a mano – o a macchina – in cui non mancano giudizi letterari, indicazioni di lavoro e continui rimandi al Gruppo 63. Non teme, il Manga, il giudizio del suo “Magister” ma, anzi, sembra ricercarlo: forse solo sotto la sua ala protettiva riesce a trovare, a volte, un minimo di pace. -
Cinque anarchici del Sud. Una storia negata
I1 26 settembre 1970 muoiono in un incidente stradale cinque giovani di Reggio Calabria, noti nella loro città come ""gli anarchici della Baracca"""". Portavano a Roma i risultati di un'inchiesta sulle infiltrazioni neofasciste nella rivolta di Reggio e sulla strage di Gioia Tauro — allora attribuita alla mera fatalità — in cui erano morte sei persone e rimaste ferite più di settanta. Erano partiti convinti che le loro scoperte avrebbero """"fatto tremare l'Italia"""". I documenti dell'inchiesta non saranno mai ritrovati. Il lungo oblio su quelle vicende terminerà vent'anni più tardi, con le indagini che ricondurranno la strage di Gioia Tauro al più ampio disegno eversivo della """"strategia della tensione"""". Solo allora le straordinarie figure dei cinque anarchici saranno riscoperte e torneranno a proporsi i dubbi sulle cause dell'incidente in cui hanno perso la vita. In questo libro, ripubblicato in un'edizione riveduta e ampliata, Fabio Cuzzola racconta per la prima volta le loro vite nel contesto della nascita di una coscienza politica alla fine degli anni Sessanta, tra le persecuzioni poliziesche e i giorni difficili della rivolta di Reggio."" -
Bergoglio o barbarie. Francesco davanti al disordine mondiale
La devastazione ambientale e l’estensione di questa Terza Guerra Mondiale a pezzi, i terrorismi e il nuovo trend illiberale, una pandemia che toglie vite e sembra esasperare razzismo e paura dell’altro: ecco le grandi sfide del nostro tempo. L’unica alternativa possibile a odio e disprezzo, secondo il vaticanista Riccardo Cristiano, è papa Francesco. L’accordo provvisorio con la Cina e il Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi, sono i segnali di una Chiesa che sfida globalizzazione uniformante e identitarismi, mentre l’importante sinodo sull’Amazzonia ha unito il tutto nel concetto di ecologia umana integrale. “Bergoglio o barbarie”, in un dialogo aperto con il lettore, ci propone un’attenta riflessione su come Francesco, con il suo pontificato, porti la Chiesa ad essere non più succube del clericalismo, ma Chiesa dei battezzati, amica di un mondo plurale, alleata del Vangelo e non del potere politico. Bergoglio, con la sua innovativa “teologia dei popoli”, è l’unica scelta possibile, il leader morale del mondo. Prefazione di Marco Impagliazzo. -
Sardine in piazza. Una rivoluzione in scatola?
La notte insonne di quattro giovani che decidono di sfidare Matteo Salvini con il primo flash mob “ittico” della storia. Bologna, e poi Modena, Palermo, Genova, Firenze, Napoli, Roma... un travolgente moto di cervelli che, come uno tsunami, centuplica le 6.000 sardine dell’iniziale sogno bolognese di partecipazione e di riscatto. Massimo Arcangeli ricostruisce la genesi del movimento che da mesi sta mobilitando l’Italia e cerca di indagare le ragioni del fenomeno nel contesto più ampio della politica degli ultimi dieci anni. -
Cosa si prova ad essere un pipistrello?
Ciò che vediamo, capiamo, viviamo non è mai svincolato dalla peculiare percezione «coscientizzata» che ci isola nella nostra specificità di individui e di esseri umani. Così per tutti, pipistrelli compresi. Ecco allora che a partire da una domanda semplice e apparentemente ingenua si spalanca tutto un ampio panorama di grandi questioni filosofiche, che in un irresistibile crescendo conducono il pensatore dal problema del rapporto soggetto-mondo e mente-corpo a un’interrogazione sulle possibilità e i limiti della scienza e di una conoscenza oggettiva in generale, fino alla prospettiva di un linguaggio a venire che permetta di aprire un varco tra i tanti vicoli ciechi in cui sembriamo destinati ad arenarci. -
Ritmi universali
Negli anni Venti Piet Mondrian è a Parigi, e nel clima di apertura intellettuale della capitale francese sviluppa il suo percorso verso un’arte di astrazione. Fondamentale in tale progresso è la musica: dal jazz ai balli da sala americani fino alle sperimentazioni rumoristico-sonore dei futuristi. “Ritmi universali” raccoglie tre scritti di quel periodo, nei quali Mondrian illustra le corrispondenze tra musica e pittura in coerenza con la sua visione estetica, il neoplasticismo. Ciò che egli riconosce nel jazz è il ritmo aperto che rinvia a quello veloce della vita moderna: l’espressione pura di uno spirito nuovo, la promessa di una vita libera da costrizioni, in un principio d’equilibrio che, come la pittura neoplastica, ha il potere di riconciliare ogni singolo individuo con l’essenza universale del mondo. -
Perché l'uomo ha due occhi?
Nella seconda metà dell'Ottocento, il fisico e filosofo Ernst Mach, allora giovane professore alle università di Graz e Praga, organizza una serie di lezioni di ""scienza popolare"""" rivolte a un pubblico non specialistico né accademico, perlopiù femminile. Tra i temi proposti, spiccano per interesse e originalità le riflessioni sui concetti di simmetria, armonia e prospettiva, considerati secondo una lettura epistemologica in cui le intuizioni filosofiche si confrontano con l'osservazione empirica dei processi naturali. Attraverso esempi presi non solo dall'arte, dalle scienze e dalla storia, ma anche dalla vita quotidiana, Mach riesce a spiegare con ragionamenti scorrevoli e un linguaggio chiaro e diretto questioni classiche della tradizione filosofica e scientifica legate alla percezione visiva e all'esperienza spazio-temporale. L'uomo, insegna Mach, deve tendere a una comprensione razionale della realtà che lo circonda, senza mai perdere la consapevolezza, però, di essere una piccola parte del tutto."" -
Che cos'è una nazione?
La conferenza che Renan tenne alla Sorbona nel 1882 aveva alle spalle una lunga riflessione sulla drammatica sconfitta subita dalla Francia a Sedan nel 1870, che determinò la perdita dell’Alsazia e della Lorena, inglobate nel nuovo Impero tedesco. Nonostante Che cos’è una nazione? sia un testo così legato a una vicenda storica particolare, si è affermato da allora fino ai giorni nostri come una delle più note e apprezzate riflessioni sul principio di nazionalità. La ragione di ciò sta sia nel punto di partenza della riflessione di Renan, cioè il rifiuto del principio della razza e della lingua come fondamento della nazione moderna, sia nel punto di arrivo: gli Stati moderni si fondano sulla comune esperienza storica che tiene uniti i loro abitanti, ma anche sulla volontà continuamente rinnovata di voler vivere insieme. Introduzione e cura di Giovanni Belardelli. -
Chopin
Scritto a pochi mesi dalla morte di Frédéric Chopin, questo libro non è una tradizionale biografia, ma un intenso esercizio di ammirazione, in cui l’affetto per l’uomo e il riconoscimento del genio convivono indissolubili. Franz Liszt – amico generoso, osservatore critico e interprete appassionato di Chopin – analizza con cura le radici polacche della sua musica, ricostruisce la storia d’amore con George Sand, racconta il tormentato rapporto con il pubblico e scandisce la cronaca dell’acuirsi della malattia, mentre la membrana che separa le passioni dell’anima dall’espressione artistica sembra farsi sempre più sottile. Ed è proprio l’identificazione romantica di arte e vita, incarnata all’estremo dal compositore polacco, che costituisce il cuore del libro. Attorno a questo centro pulsante, Liszt intreccia il filo dei ricordi e dissemina le sue profonde, divaganti riflessioni sulla musica e sul processo creativo. A introdurlo, una prefazione di Michele Campanella, considerato uno dei maggiori interpreti lisztiani a livello internazionale.