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Materialismo culturale e crisi della comunicazione
Come si strutturano i luoghi in cui vivono e lavorano le persone? Come le nuove tecnologie di comunicazione hanno cambiato la loro vita? Il capitalismo moderno ha trasformato alla radice il tessuto urbano delle nostre città e il nostro abitarle, mentre nuovi dispositivi di comunicazione influenzano le modalità con cui facciamo amicizia, lavoriamo e acquistiamo. Di qui la necessità urgente di ripensare lo spazio pubblico e il nostro modo di abitare il mondo. Richard Sennett riflette su questi temi invitandoci a ripensare criticamente il capitalismo moderno e a immaginare un diverso intendere lo spazio della nostra convivenza. -
Le mille lingue di Roma
La lingua madre della Città Eterna è il latino, ma davvero gli antichi romani parlavano solo quello? E come siamo passati dal latino al romanesco? Si può dire che Roma non abbia un vero dialetto ma una parlata? Luca Serianni risponde a queste domande partendo dai primi insediamenti etruschi e latini per arrivare alle lingue contemporanee della capitale, passando per la fase cruciale dei Papi medicei del Cinquecento, la cui corte è principale artefice della “toscanizzazione” del volgare parlato a Roma. Ma sono tante le incursioni linguistiche che hanno modificato il romanesco arcaico. “Le mille lingue di Roma” è una mappa che segue le sorti alterne di una lingua forgiata da dinamiche costanti di integrazione e che ha per risultato l’essenziale e originario plurilinguismo della nostra capitale. -
Lo straniero che ci abita. Dialoghi intorno al corpo
Con il corpo si dice molto più di quanto non si abbia intenzione di dire. Il corpo ci tradisce in continuazione, comunica ciò che non vorremmo far trapelare, si sottrae ai nostri tentativi di controllo. Anarchico e arbitrario, è nostro compagno inseparabile. Di lui vogliamo godere a ogni costo e in ogni modo, anche forzandolo con droghe e alcool, fino a renderlo dipendente, trattandolo come se non avesse limiti e potessimo servircene a piacimento. Cinque psicoanalisti, un medico e una scrittrice esaminano l’immagine del corpo nella nostra società, i cambiamenti che avvengono nel corso delle normali mutazioni dell’adolescenza e della maternità, quelli che avvengono in seguito alla malattia, fisica o psichica, e alle diverse forme di segregazione o di autosegregazione. Contributi di Pier Giorgio Curti, Marisa Fiumanò, Eleonora Mazzoni, Paola Mieli, Laura Pigozzi, Lucilla Tedeschi, Silvia Vegetti Finzi. -
Siamo tutti della stessa carne. Dialogo su Fratelli tutti tra un cattolico e un agnostico
Due amici, un prete cattolico, Rocco D'Ambrosio, e un giornalista agnostico, Riccardo Cristiano, si scrivono scambiandosi le loro impressioni sull'enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. È un dialogo serrato e sincero in cui, esprimendo dubbi e apprezzamenti e restituendo la propria formazione e storia personale, i due autori affrontano i temi della lettera apostolica: il significato della fratellanza oggi, il pluralismo, la funzione sociale della proprietà, il globalismo e il localismo, l'economia che crea scarti e ingiustizie, la politica e il populismo, il ruolo delle religioni, l'uso corretto e costruttivo dei mezzi di comunicazione sociale e il ""grande tema"""" del lavoro."" -
L'idea di Unione Europea. Dal Rinascimento al Manifesto di Ventotene
L’Europa unita, per come l’abbiamo in mente oggi, non nasce dal nulla nel 1992 con la UE, e nemmeno nel ’57 con la CEE, ma è il frutto della lunghissima evoluzione di un’idea. La sua storia rimonta al Rinascimento ed è costellata di personaggi straordinari: da Enrico IV, il “re della tolleranza”, e il suo fedele ministro Sully, al quacchero William Penn, teorico dell’unità europea dalle sponde del nuovo mondo; e poi il socialista Henri de Saint-Simon; i fratelli Rosselli e Altiero Spinelli, uniti nel tentativo di scongiurare le miserie della guerra. “L’idea di Unione Europea” è il racconto delle esperienze intellettuali che produssero l’Europa, e delinea la mappa di una geografia culturale. Con i saggi di Daniele Archibugi, Franco Alberto Cappelletti, José María Pérez Fernández, Francesco Petrillo, Glauco Schettini, Luisa Simonutti, Valdo Spini, Andrea Suggi, Yves-Charles Zarka. In appendice, il “Discorso intorno alla pace presente e futura dell’Europa” di William Penn. -
La città informale. Approcci teorici
Le scienze umane hanno visto affermarsi nel dibattito degli ultimi anni un termine nuovo, “informalità”, a prima vista in conflitto con la loro funzione di dare ordine e forma ai fenomeni sociali. In questo libro, sotto il cappello dell’informalità sono riuniti – per provare a comprenderli – i comportamenti collettivi che rispondono alle domande sociali insoddisfatte e i processi di “democrazia dal basso”: contributi che mirano al rinnovamento dell’organizzazione dello spazio (urbano o non urbano), spesso non seguendo le traiettorie della legalità e delle istituzioni. I componenti del Laboratorio Comune Condiviso della Sapienza di Roma, autori di questo volume, confrontando approcci disciplinari diversi – politico, sociologico, economico e giuridico –, hanno realizzato una prima e originale riflessione sul tema, uno stimolo per i lettori a diventare protagonisti di una trasformazione virtuosa delle proprie città e della società, al fine di migliorarne, per tutti, le condizioni di vita e di ridefinirne il profilo. -
Vedere l'alba dentro l'imbrunire. Scenari plausibili dopo il COVID-19
Se il migliore scenario possibile, per molti, è un rapido ritorno alla normalità dopo la lunga parentesi del Covid-19, è lecito chiedersi come sarà questa normalità. Il ""domani"""" è da virgolettare, perché non si tratta solo di individuare l'orizzonte che segnerà la fine dell'emergenza: avremo una fase di benessere, pace serenità, più simile a una situazione post-bellica, e perché non post-patologica, di post-povertà? Oppure tutti questi post- potranno collassare in un dis-, un contesto dis-umano arido di valori condivisi e comunione sociale?"" -
Alternative per il socialismo (2020). Vol. 58: L' ignavia
In questo quadro di drammatica instabilità, senza un futuro prevedibile del mondo contemporaneo, quasi incredibilmente, l’Europa cerca solo di galleggiare, anche a dispetto degli imponenti marosi che la potrebbero travolgere e cerca di nascondere a sé stessa la profondità e il carattere strutturale, di fondo, della crisi che la pervade dall’interno. L’Europa è ormai diventata l’Europa dell’ignavia. Persino il mare della sua storia, il Mediterraneo, ci trasmette questa sua drammatica e impotente condizione. Non c’è bisogno di aver studiato Derrida per sapere che proprio sul rapporto tra la sponda sud e la sponda nord del mare nostrum si gioca tanta parte del destino storico dell’Europa. Invece, niente di niente, neppure una traccia è rimasta viva di una tradizione che aveva dialogato con i processi di decolonizzazione, con le conquiste di indipendenza nazionale, con la nascita del pan-arabismo, con i movimenti non allineati. Tanto meno si può scorgere nell’Europa politica uno sguardo rivolto al futuro dei popoli e delle civiltà del Mediterraneo, imprigionati nella gabbia dell’ultimo capitalismo. Al galleggiamento nelle politiche internazionali, l’Europa politica ha aggiunto una calma piatta nella superficie dei suoi ordinamenti politici. Una calma apparente, sotto la quale striscia e si approfondisce la crisi sociale e sotto la quale si scelgono, anche spregiudicatamente, politiche economiche e finanziarie fin qui drasticamente rifiutate dall’ultima ortodossia capitalistica e dalle sue classi dirigenti. Il nuovo corso della Bce e della Commissione europea rispondono, in primo luogo, a un’istanza dell’economia, del mercato europeo che possiamo considerare come vitale di fronte alla minaccia assai concreta di una recessione distruttiva. Lo stato politico dell’Europa ha favorito questa scelta puramente adattativa. Essa vive una crisi così profonda da apparire come conclusiva almeno per una fase della sua stessa politica e della democrazia rappresentativa. Il capitalismo dimostra, ancora una volta, la sua vitalità, la sua capacità straordinaria di adattarsi e di reagire alla crisi ma, contemporaneamente, e pour cause, mette in luce la sua incapacità strutturale di risolvere la crisi stessa. -
Sopravvivere alla DAD. Scuola a distanza: vademecum per docenti e studenti
Sembrano tutti d'accordo: dattica a distanza non sostituisce la presenza fisica di ragazzi e la diinsegnanti nelle aule. Proprio a partire da questo assunto, però, possiamo cercare di rendere questo strumento, così come le forme di didattica mista, un’occasione per rendere gli studenti i protagonisti della vita scolastica, e provare a cambiare la scuola anche oltre l’emergenza. Raffaele Mantegazza segue lo svolgimento di una giornata di didattica a distanza, dal primo saluto tra insegnanti e ragazzi fino alla fine delle lezioni, passando per le spiegazioni, l'intervallo, i lavori di gruppo, le verifiche, la socializzazione, i momenti in cui ci si prende cura gli uno degli altri. La comunità scolastica è fatta di relazioni intense, e non viene distrutta dalla distanza, ma un errato utilizzo della DAD può disaffezionare i ragazzi alla scuola e rendere più difficile il rientro e la continuità educativa. Concentrarsi sui bisogni dei ragazzi e sui riti dell’insegnamento può portare a un uso consapevole e creativo di questo strumento. -
Ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese
La testimonianza dell’uomo che ha scoperto la grande truffa ai danni della sanità in Calabria: nascosta nelle omissioni contabili, nei registri incompleti, negli atti non impugnati; nella tecnica perfetta con cui si liquidavano le stesse fatture più volte. Santo Gioffrè, medico e scrittore, come commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria ha svelato – e qui racconta – i meccanismi e le perpetuazioni criminali di un sistema rimasto fino ad allora inattaccabile. Per sei mesi, resistendo a indicibili pressioni, ha fatto tremare l’organizzazione responsabile della voragine nei conti, prima di essere destituito: «Quando qualcuno sta per realizzare qualcosa di importante viene allontanato». -
Le due Italie. Perché il Paese è sempre più diseguale
No, non sta andando “tutto bene”. La crisi economica prodotta dal Covid-19 rischia di esacerbare, ancora di più, le diseguaglianze sociali latenti o visibili nell’economia italiana: poveri ancora più poveri, lo scollamento fra Sud e Nord, le disparità fra nuove e vecchie generazioni, i divari fra donne e uomini, il gap fra garantiti e precari, fino ai tanti invisibili del nostro mercato del lavoro. Lo scenario, compromesso prima del Coronavirus, sta diventando ancora più esplosivo dopo il trauma della pandemia. Tra storie personali e analisi economiche, il libro ripercorre un Paese sempre più spaccato e diseguale, spiegandoci come siamo arrivati fin qui e dove rischiamo di andare quando torneremo alla normalità. Con una domanda: siamo sicuri di voler tornare a quella normalità? -
È tempo di intervenire. Contro l’abbrutimento del mondo
Appartenere a una comunità o a un luogo non deve portare all’isolamento e alla limitazione della facoltà altrui di appartenere a qualcos’altro. Per Carolin Emcke la vicenda privata di persona omosessuale diventa un ponte per denunciare le sclerosi identitarie del nostro tempo e per ricordarci che la risposta all’odio non può essere delegata. «La libertà non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si fa» vivendo, così come la democrazia non è una conquista inscalfibile e richiede, dunque, un esercizio costante. Il suo è un appello all’unicità rivolto a ciascuno di noi: un’assunzione di responsabilità a cui siamo tutti chiamati. -
Perché sono discesa all’inferno?
La Bielorussia, oggi al centro del conflitto tra un vecchio regime con tentazioni autocratiche e un movimento della società civile che scende in piazza per difendere le istituzioni democratiche, è stata tra i luoghi protagonisti della parabola sovietica. Di quel tempo racconta Svetlana Aleksievic, che nel «laboratorio della sperimentazione comunista» ha vissuto gran parte della vita e che a una «cronaca russo-sovietica» ha dedicato la sua intera opera. Aleksievic ripercorre i crimini sovietici, il terrore politico, la guerra, raccogliendo le parole delle persone che li hanno sofferti in prima persona, in maniera umile, silenziosa, senza che nessuno le abbia mai interpellate, e che ora finalmente hanno una voce. -
Gigi Proietti. Non mi trucco e so' Mandrake
«Gigi Proietti se n'è andato in fretta, troppo. È uscito dallo spettacolo come i colleghi Federico Fellini, Alberto Sordi, Carlo Lizzani. Nato nel 1940, era un ruscello fresco, un bell'atleta della durata, un pischello, un malandrino, con sorrisi in corsa. Non ha potuto battersi e vincere, fino in fondo, contro Roma: immobile, confusa, dominata da incapaci. Non come i suoi colleghi illustri, che avevano trovato continuità, successi, premi, protezioni nella Roma più corrotta di ieri e ieri l'altro. Avrebbe voluto impedire, allontanare la città da inganni, affarismi, pigrizia, bande, malaffare; ma doveva battersi contro le scene e gli schermi, cantare, giocare, soprattutto non farsi prendere dal deterioramento nelle abitudini. E poi, a un certo punto, non ce l'ha fatta più. Roma è rimasta sola? Sola, senza la forza dei suoi artisti, dei grandi nomi fondatori di avventure? Gigi si è impegnato nello spettacolo, nella televisione, nel teatro unendosi a personaggi come Carmelo Bene, alle avanguardie, ha fatto tutto e anche di più. Era impetuoso e irresistibile. Ha lavorato con passione, genialità. Ma si è trovato solo». -
Forte come la morte è questo amore. Otto lezioni sul Cantico dei cantici
«Il mondo intero non è degno del giorno in cui il Cantico dei cantici fu donato a Israele». Rabbi Achivà commentava così l’eccezionalità di un poema difficilmente situabile, che oggi appartiene non solo al canone biblico ma alla letteratura universale. Poema erotico-pastorale che celebra l’amore umano? Dialogo d’amore tra Dio e il suo popolo? Colloquio intimo tra il Signore e ciascun essere umano? Chi sono l’amante e l’amata che fremono, palpitano e si toccano, e poi si rincorrono, si cercano, si perdono e si ritrovano? Verso dopo verso, sondando i segreti delle parole ebraiche originali, Teresa Forcades ci invita a un’apertura ermeneutica audace e arrischiata. Mentre ci restituisce il contesto storico e scandaglia le diverse traduzioni e le infinite letture offerte nel corso dei secoli, l’autrice commenta il testo in un’analisi tanto rigorosa quanto appassionata, e coglie nella ricerca d’amore che il Cantico mette in scena una sensibilità specificamente femminile, un nuovo posto per la donna e l’assoluta centralità del corpo e del desiderio, tanto umano quanto divino. -
Nova theoretica. Manifesto per una nuova filosofia
Con i contributi di Massimo Adinolfi, Massimo Donà, Federico Leoni, Carmelo Meazza, Marco Moschini, Gaetano Rametta, Rocco Ronchi. “Nova Theoretica” è il risultato di una ricerca autonoma e libera condotta da sette filosofi italiani. Un lavoro portato avanti da alcuni anni con il proposito di tracciare i lineamenti di un nuovo approccio filosofico che segni una discontinuità con il recente passato e disegni un possibile inizio. La filosofia delle nostre università è stanca, troppo spesso ripiegata su se stessa, quasi rassegnata alla sua marginalità. Per questo si è pensato di cominciare con la proposta di un lemmario chiedendo ai sette interpreti di questo percorso teoretico di impegnarsi in prima persona, come autori, su di una parola che fosse ai loro occhi feconda di futuro speculativo. Non una enciclopedia, dunque, e nemmeno un’opera di divulgazione, ma un manifesto filosofico scandito da parole chiave che possano anche funzionare come parole d’ordine. Una proposta di rinnovamento dei modi del pensare che si rivolge a tutti coloro che ritengono che la filosofia resti l’ambito privilegiato nel quale devono essere posti i grandi problemi del nostro tempo, quale che sia la loro origine e il loro dominio disciplinare. -
Dante, nostro contemporaneo. Perché leggere ancora la «Commedia»
Il mondo di Dante Alighieri era completamente diverso dal nostro: era un mondo in cui tutti gli uomini sapevano dove avrebbero vissuto, che lavoro avrebbero fatto, quali premi o castighi li avrebbero attesi nell’aldilà. Benché Dante abbia fatto un lavoro diverso da quello che si potevano aspettare i suoi genitori e abbia vissuto in esilio per metà della sua esistenza, aveva delle idee molto precise sulla vita dopo la morte ed era sicuro che fossero condivise dai suoi lettori. Oggi, quando queste certezze non ci sono più, perché leggiamo ancora la Commedia? Perché è bella? Perché parla nella nostra stessa lingua? Perché ci insegna qualcosa del mondo di ieri? Marco Grimaldi cerca di rispondere a queste domande, spiegando cosa ci interessa ancora del contenuto più profondo del poema dantesco. -
Terra promessa. Storie di civiltà e migrazioni
Parlare di flussi migratori significa raccontare paure e incertezze dei viaggi della speranza, persone con un volto, una voce. una storia, ma anche misurare le dimensioni politiche e sociali di un fenomeno senza precedenti. Giorgia Butera e Tiziana Ciavardini si mettono in ascolto di tutti i punti vista: le istituzioni. i tribunali, le Ong, i media, ma anche il sentire dell'opinione pubblica sui social network — dove la migrazione è uno dei temi più discussi e divisivi. Ciò che restituiscono è il quadro aggiornato della situazione oggi, un'accurata analisi socio-antropologica e una toccante prospettiva a più voci della fuga forzata dall'inferno libico, dallo Yemen. e tanti altri luoghi ancora. per comprendere cosa significhi lasciare la patria e la famiglia per la Terra Promessa: dove si spera di lasciare la miseria. Prefazione di Nello Scavo. Con un contributo di Emergency -
Il potere. Uno spazio inquieto
Con la crisi cambiano relazioni, potere, politica, economia, religioni, Europa, mondo globale. Le crisi svelano il meglio di una comunità nazionale, o il peggio. Anche in termini di potere. Il tentativo di rispondere alle domande fondamentali sul potere non appartiene solo alla ricerca scientifica, ma anche alla vita quotidiana, all’esperienza che ognuno di noi fa nelle varie istituzioni in cui è inserito, da quelle più semplici come la famiglia, o una piccola associazione, a quelle più complesse, come aziende, scuole, università, comunità di credenti, sindacati, partiti politici, strutture burocratiche, organismi nazionali e internazionali. Rocco D’Ambrosio analizza i tanti aspetti antropologici ed etici che stanno alla base di queste dinamiche, perché chi esercita il potere è prima di tutto uomo o donna, con tutto il suo carico fisico, intellettuale ed emotivo. -
La vita che ci state rubando
Marzo 2020, ha inizio la reclusione forzata. I media rilasciano notizie allarmanti e contraddittorie, gli stessi medici che minimizzavano sono in tv a fornire cifre catastrofiche. C’è un’emergenza reale, il collasso della sanità, che viene affrontata in maniera fallimentare: molti dei malati non sono curati adeguatamente o non sono curati affatto, e la strategia del “contatto zero” ha come risultati l’isolamento del paziente, innumerevoli morti evitabili e azioni disumane. C’è poi un’altra emergenza che esiste soprattutto nella propaganda, si nutre di capri espiatori, è assecondata dai giornalisti e arriva a reti unificate; il popolo rimane in balia del copione che perpetua il lockdown per tutti, nelle regioni più colpite come in quelle con bassa circolazione del virus, e chi dissente da questa narrazione viene stigmatizzato. “La vita che ci state rubando” è un’analisi critica dei numeri della pandemia che racconta gli effetti sociali del virus, le inadempienze nella risposta delle istituzioni, il ruolo dei mass media, lo smarrimento del senso di libertà dei cittadini, e della stessa capacità di reagire agli abusi.