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Il canto decimo dell'Inferno e altri scritti su Dante
Dante è al centro degli interessi di Gramsci fin dall’inizio della scrittura dei Quaderni del carcere. La Commedia è uno dei libri richiesti subito dopo l’arresto; è dantesco uno degli «argomenti principali»; Dante è spesso associato a Machiavelli come rappresentante della corrente laica della letteratura italiana; la penultima nota è una riflessione sulla «quistione della lingua» a partire dal De vulgari. Ma all’interno dell’opera di Gramsci è possibile individuare un nucleo più definito che ruota attorno al canto decimo dell’Inferno e a Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, che prende avvio da uno scritto del 1918 e si concretizza in una sezione del Quaderno IV e in un gruppo di lettere. In tutte queste pagine – che qui si raccolgono – Gramsci usa Dante per riflettere su alcuni dei temi fondamentali dei Quaderni: il rapporto tra poesia e struttura, il ruolo degli intellettuali, la “popolarità” della letteratura italiana. -
Dante specchio umano
Sono poche le situazioni, come quella dell’esilio, in cui si presentano, come in un rito iniziatico, le prove della condizione umana». Per questo le opere di Dante – che dell’esilio è figura emblematica – non sono soltanto il racconto di una vicenda personale, ma trascendono i confini dell’individualità e si fanno metafora della stessa esistenza umana. Il poeta come «uomo universale», «specchio di umanità», centro di tutte le esperienze: in questa veste lo rappresenta María Zambrano. Allontanandosi dai canoni tradizionali, la filosofa spagnola legge il viaggio dantesco in chiave mistica, all’incrocio tra pitagorismo, neoplatonismo e tradizione ermetica, e vi ritrova l’influsso del sufismo. Due saggi inediti che ci consegnano un Dante eterodosso, dal profilo variegato e complesso, da scoprire. Postfazione e cura di Elena Laurenzi. -
Soggiorno a Optina. Discesa nell’anima russa
Questo è un diario redatto nell’aprile 1993, durante un soggiorno presso il monastero di Optina Pustyn’, e poi integrato negli anni 2018- 2020. A Optina sostarono Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, i fratelli Kireevskij e riposano due zie di Tolstoj, i citati fratelli e il genero di Puškin. Optina fu anche casa editrice e centro propulsore dello starčestvo. Lungo un percorso nutrito di letteratura, storia, iconografia e ortodossia – e non esente da risvolti noir – il narratore s’immerge gradualmente nell’anima russa. Gli è guida Vasilij, uno ieromonaco circondato da un’aura di inafferrabilità e di mistero. -
Il grido del gatto
Flavio è un ragazzo difficile e tormentato. Odia sua madre ritenendola responsabile, insieme all’amante, della tragica morte del fratellino Enrico, affetto da una rarissima sindrome denominata “le cri du chat”, ‘il grido del gatto’. I bambini che ne sono affetti emettono vagiti, che ricordano il lamento del gatto. Lo stesso grido che Flavio sente dentro di sé, voce del proprio tormento interiore a cui non riesce a dare voce. Quando il ragazzo scopre che il padre, morto suicida, era solito scrivere sui margini bianchi delle migliaia di libri che possedeva i propri pensieri inespressi, riafferra il filo perduto della vita di quel genitore che aveva sempre sentito distante. È un fil rouge casuale e poetico con cui ricostruirà il racconto di una vita e anche la propria identità. Sullo sfondo l’amore dissonante per una ragazza persa nelle ombre della sua anima e una città, Napoli, opaca e guasta quanto mai lontana dal brodoso stereotipo oleografico. -
I guardiani delle aquile
Tristan Ek, imbarcato sul brigantino Clementina diretto nelle Indie delle spezie all’inseguimento di una promessa, e Arkadjy Makarov, ufficiale russo in missione diplomatica, attraversano mari e deserti fino a incontrarsi nelle steppe dell’Asia centrale. Contaminati dalla natura predatoria della guerra di spie tra Russia e Gran Bretagna che occupò gran parte dell’800, si muoveranno tra le grandi carovane, i cosacchi, i cacciatori di schiavi, in un paesaggio eterna preda del destino di terra di conquista. -
Menzogna
Un incontro casuale o causale? Alberto e Alma si conoscono per caso a una festa e restano legati tra reale e virtuale. Verità e bugia si intrecciano in un dialogo che lascia il lettore sospeso nell’enigma della vita: amore o illusione? Un’indagine sull’animo che mostra stereotipi e comportamenti per svelarne le trappole e gli inganni in cui spesso si cade quando si ama. -
Di specchi e di riflessi
Giovanni vuole fare carriera nell’azienda del nuovo Re Mida dell’industria degli specchi parlanti. Quel mondo però non è come se lo aspetta ed inizia a condizionare la sua vita fino al giorno in cui si ribella a quel sistema e decide di aprire l’antico scrigno ricevuto in eredità dal nonno. Lì dentro ci sono verità e rivelazioni che gli offriranno la prospettiva di una nuova vita lontana e diversa dalla sua realtà. Quale delle due realtà sceglierà di vivere? -
La lupa dell'Aspromonte
È dai tempi di Antigone e Creonte che vive l’umano dilemma tra la legge positiva degli uomini e la legge naturale dell’individuo. Luisa Diamante è costretta a scegliere segnando per sempre la sua vita. Una storia antica, di amore e di passione, di violenza e amicizia, nella quale i senti menti selvaggi riflettono la natura dell’Aspromonte, teatro della scena, dove si intravede la figura poderosa di un lupo, che giocherà un ruolo quasi magico e straordinario. La protagonista scrive dal carcere e ripercorre gli anni spensierati dell’infanzia, spensierata fino a quando a dieci anni la vita le procura la prima cicatrice. La parola “assassina” pronunciata dal giudice durante la sentenza è un marchio, un’altra cicatrice, e le cicatrici sono visibili solo quando la ferita coinvolge gli strati più profondi della pelle, dell’anima. -
L'età del ferro (2021). Vol. 2
L'età del ferro non è una rivista di letteratura, né di ""critica"""" o di """"poetica"""". Non è una rivista di sociologia, antropologia, psicoanalisi o delle più varie humanities. È una rivista militante senza engagement. Forse è addirittura una rivista politica. La letteratura è una forma irriducibile e insostituibile di conoscenza. La letteratura non ha compiti di intrattenimento o di """"impegno"""" immediato, ha la profondità """"sociale"""" delle parole. La letteratura ha a che fare con altri ambiti della cultura, anche con quelli in apparenza più lontani e diversi. La letteratura non è democratica, è critica. Non abbiamo ideologie e comunque fedi, credenze o religioni – neppure la religione della razionalità. La differenza tra tecnologia hard e tecnologia soft – la differenza tra il Novecento e il Duemila – è solo apparente: l'espropriazione non cambia, ma, e non è poco, si sposta dal corpo alla mente, e così incide sulla qualità dell'antropos, decide della sua essenza. Esiste un problema di ecologia della cultura, ovvero di ecologia di quello che siamo. Noi leggiamo il mondo (quindi anche la polis) consapevoli che ciò che ci caratterizza come specie animale, e ci fa diversi da tutti gli altri esseri viventi, è la creatività della nostra mente. Questa è la nostra militanza: rimettere al centro la potenza gnoseologica dell'arte, della poesia. Questa è appunto una funzione politica: combattere per la salute della specie cui apparteniamo."" -
Aver cura della vita. Dialoghi a scuola sul vivere e sul morire
Di quale parola, di quale ascolto può farsi capace la scuola di fronte all’esperienza del soffrire e del morire? Una parola che non voglia spiegare né risolvere ma sappia custodire domanda, singolarità, cura e dedizione. In una scuola che sia comunità di ricerca e comunità di senso, crocevia delle diversità, dei radicamenti e delle storie: aperta, rispettosa, esigente. Che permetta anche l’elaborazione del dolore. Crescere è tracciare vie tra il sapere e l’enigma, coltivare senso della consegna, vivere il corpo a corpo tra amore e giustizia. Come molte donne e molti uomini – vulnerabili e non innocenti e pure giusti – mostrano e hanno mostrato nel tempo. “Aver cura della vita” richiama a uno stile di ricerca più raro di quello solitamente praticato nei luoghi formativi; indica percorsi narrativi ed ermeneutici che costruiscono interpretazioni, responsabilità e prossimità attente e competenti. Percorsi nei quali è fondamentale ciò che avviene tra le generazioni, nei pensieri, negli ascolti. Con la vita che fiorisce e patisce, che finisce e che si rigenera. -
Rotte di poesia, rotte di civiltà. Il Mediterraneo degli dei nella «Genealogia» di Boccaccio e Piero di Cosimo
La “Genealogia degli dei gentili” è un invito al viaggio: partendo dall’Elsa della natia Certaldo, Boccaccio ci conduce sulla nave della poesia e del mito in una travolgente traversata nel “Mare magnum” degli antichi. In rotta verso i luoghi in cui si sono snodate le vicende degli dei, questo nocchiero d’eccezione disegna un’affidabile e concreta mappa geografica dei siti della poesia e della civiltà. Una galleria mitologica che Piero di Cosimo (1462-1522) ha tradotto in preziose immagini: Prometeo, Vulcano, Eolo, Giasone, ma anche Isifile, Minerva e Iside, restituiscono il ritratto e l’ingegno di uomini e donne che si sono adoperati per il progresso e la civiltà. A vele spiegate, l’avvincente storia dell’uomo e la poesia trovano il proprio “dove” geografico e filosofico. -
Gilbert Simondon. Del modo di esistenza di un individuo
Il mosaico filosofico di Gilbert Simondon si ricompone in questo testo attraverso le tessere provenienti dalle numerose testimonianze di amici, conoscenti e colleghi. In un’analitica disamina delle sue opere maggiori e partendo dalla vicenda biografica dello studioso, l’autore indaga le relazioni fra la vita e il pensiero di una personalità rimasta nascosta da un velo di mistero per quasi un cinquantennio, ma che pure ha segnato, indelebilmente, la storia della filosofia delle tecniche, sviluppando, peraltro, un’innovativa riflessione sulla Natura. -
Il decalogo. Dieci parole di vita
Nella Bibbia, lo scenario in cui viene rivelato il Decalogo (erroneamente noto come “i Dieci Comandamenti”) è il deserto: è dunque proprio in una situazione in cui manca l’essenziale per vivere ed è concreta la possibilità di morire che vengono donate le “parole di vita”. Tra tuoni e lampi, una densa nube cala sul Sinày, mentre sempre più forte si ode nel silenzio circostante il suono dello shofàr. Ha-Shem scende sul monte, Moshèh vi sale: ha così inizio il dono della Toràh. «Faremo e ascolteremo» rispondono i figli d’Israele, a significare che l’ascolto delle Parole cresce man mano che esse si incarnano nella vita di ognuno, perché «di fronte alla Toràh siamo tutti uguali, ma ognuno ode la sua voce in modo diverso». -
L'arte serve a qualcosa? Sei lezioni per capire l’arte del XXI secolo
Sempre più spesso sentiamo – o ci poniamo – la domanda: «A cosa serve l’arte?». E molti altri dubbi sorgono se ci riferiamo in particolare a quella contemporanea: si può capirla con gli stessi parametri dell’arte del passato? Qual è il ruolo concreto di questo tipo di arte? Se tutto può diventare arte, allora cos’è davvero l’arte? E chi è il “vero” artista? Ludovico Pratesi, che ha fatto della divulgazione uno dei punti di forza della sua attività di critico e curatore d’arte, cerca di sciogliere queste legittime perplessità attraverso sei brevi lezioni, concepite come un percorso per comprendere l’utilità dell’arte contemporanea, e offre una chiave creativa per interpretare la complessità del mondo attuale. -
Il teatro di Oklahoma. Miti e illusioni della filosofia politica di oggi
Nel finale del romanzo di Kafka “America” si immagina un mitico Teatro di Oklahoma che promette di assumere chiunque si presenti: Sergio Benvenuto lo interpreta come un’evocazione, in parte satirica, degli ideali politici universalisti del socialismo, e non solo. A partire da questa allegoria, prende avvio una critica serrata delle principali filosofie politiche di oggi: la sinistra marxista e socialdemocratica, il neoliberismo, i nazionalismi e sovranismi vari. -
Cibo ed etica. L'altro e la fame
Il cibo ci riporta ogni giorno alle sfide fondamentali dell’esistenza: noi e gli altri, bisogno e libertà, mangiare e lavorare, sano e malato, consumo ed eccesso, giusto e ingiusto. La fame pensa, parla, insegna l’umiltà di dipendere, di vivere grazie all’ambiente e agli altri; la solidarietà e la compassione per chi è nella fame, l’ingiustizia di riferire tutto a sé, consumare tutto ciò che è. Franco Riva torna sul tema dell’ethical food, e lo fa dapprima smontando icone e luoghi comuni del cibo fin troppo scontati e per nulla innocenti, poi affrontando l’intreccio tra cibo, lavoro e giustizia, che pone le basi della solidarietà con gli altri e con il mondo, vero banco di prova della democrazia. -
Lettere da Guantánamo. Dall'inferno al limbo, dove sono i detenuti del 9/11
Il più che controverso campo di prigionia di Guantánamo, aperto vent’anni fa dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre, è attivo ancora oggi, nonostante tutte le promesse. Avvalendosi di un corredo fotografico e di documenti esclusivi, Laura Silvia Battaglia ne ripercorre la storia, dandone una preziosa e aggiornata visione d’insieme: le vicende delle persone ancora trattenute nella struttura, le testimonianze di carcerieri e avvocati, l’incontro con gli ex detenuti. Ne esce uno dei capitoli più oscuri dell’intera storia americana, al quale sia l’intensificazione del terrorismo globale sia la mancata difesa dei diritti umani hanno impedito di mettere la parola fine. -
Una strada per Marta
Lory ha ormai perso fiducia nel suo ragazzo e negli uomini in generale; è scostante perché nel pieno del suo desiderio di diventare scrittrice, è ossessionata da una storia del passato forse raccontatale, forse trovata da lei stessa in qualche archivio, così a volte si distrae e trascura Alberto, che lei ritiene essere uomo meraviglioso. Durante il viaggio che intraprendono da Roma a Torino, Lory e Alberto si separeranno, e questa volta sembra per sempre. Lei si nega al cellulare, mentre un quaderno dopo l’altro continua a scrivere la sua storia. Un viaggio d’amore e di conoscenza con sullo sfondo una biografia aspra, le fabbriche torinesi tra gli anni ’50 e ’70, una famiglia di migranti che pagherà il prezzo dell’immensa fiducia che la gioventù ripone verso ciò che non conosce, forte della speranza e del desiderio di cambiamento. -
Non è lei
Villasimius, Cagliari. La stagione balneare è finita, quando una donna magistrato viene uccisa a pochi passi dal mare. Nessuno ha visto né sentito nulla e gli inquirenti non sanno da dove cominciare. Allora si concentrano sulle sue attività social e le relazioni private, e mettendo a nudo la vita della vittima ne svelano le umane debolezze. Come spesso accade, le informazioni intime finiscono sui giornali e l’esistenza di una donna riservata viene esposta alla pubblica curiosità, in una sorta di massacro postumo. Ma c’è qualcuno che non ci sta: Annalisa, cronista televisiva, userà qualsiasi mezzo affinché la memoria della sua amica sia ripristinata e la verità, anche investigativa, venga finalmente a galla. -
Sofia aveva lunghi capelli
Matteo, ergastolano, insegue il sogno di commutare con una causa senza precedenti il proprio “fine pena mai” in pena trentennale: per salvare la speranza, e non sancire una condanna a morte in termini. In una vita carceraria scandita nell’assurdità minuta e quotidiana (gelo relazionale, distruzione di ogni cenno di umanità, annientamento lento e incolore della persona), Matteo metabolizza l’assurdo giuridico e filosofico della detenzione perpetua, e fa tutto il possibile per arrivare al cuore del sistema giuridico, che stigmatizza ogni ergastolano come «colui che ha ucciso la Terra». Lo studio serrato e la passione per una Giustizia ideale lo tengono in piedi. Ma è l’amore per Sofia, sempre fedele nel mantenere lunghi i suoi capelli, come pegno simbolico di un sentimento più forte di ogni mostruosa deformazione sociale, che assurge per Matteo a vera ragione di vita. Con una nota di Filippo La Porta.