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Acqua di fiori d'arancio amaro. Ediz. italiana e inglese
La distillazione di acqua di fiori d’arancio amaro pare fosse conosciuta, nell'estremo Ponente Ligure, già nel XVIII secolo: non c’era giardino, viale o terrazzamento che non ospitasse filari di melangoli. I fiori freschi vengono ancora oggi distillati, così come allora, per produrre sia acqua profumata che olio essenziale, il neroli. La storia dei sensuali e inebrianti fiori bianchi si snoda qui tra cosmesi, cucina e farmacopea, in un confronto tra i popoli del Mediterraneo Settentrionale e di quello Arabo, con particolare attenzione alla realizzazione dell'aiga nafra, l’acqua di fiori d’arancio, vero oggetto di questo viaggio. -
Eraldo Pizzo. Caimani come me. Il mito Pro Recco
Racconto (inevitabilmente epico) di un campione unico dello sport più duro, della squadra più vincente al mondo e di una città rinata grazie alla pallanuoto. Prefazione di Dino Zoff. -
Dopo la guerra. Gli anni grami della ricostruzione
Fu il tempo del ritorno alla normalità, ma anche della pace e della armi nascoste nei cassetti; fu l’era della rinascita della democrazia, vissuta tra grandi slanci ideali e pragmatismo politico, e della paura di nuovi autoritarismi. Fu la stagione della Costituzione e, insieme, quella angosciante della Guerra fredda. -
I monumenti Spinola
Il volume pubblicato in occasione del sessantesimo anniversario della donazione da parte dei marchesi Paolo e Franco Spinola (31 maggio 1958), raccoglie un insieme di contributi che, partendo dallo studio delle personalità di Giacomo Spinola (1780-1858) e Francesco Gaetano Spinola (1819-1905), si sono concentrati sull’analisi dei monumenti realizzati per la famiglia Spinola da Filippo Solari e Andrea da Ciona e da Francesco Baratta il Giovane, con particolare riferimento alle vicende legate al loro recupero (1826) e ricollocazione (1867) negli ambienti del palazzo di Pellicceria. La sistemazione nell’atrio e nello scalone del palazzo delle immagini dedicate al senatore Francesco Maria Spinola (1607ca.-1661), al Cardinale Giulio Spinola (1612-1691) e all’eroe di Gaeta Francesco Spinola di San Luca (m. 1442) fu una scelta compiuta nel corso del XIX secolo dalla famiglia per celebrare i propri avi. Inoltre tale recupero documenta come gli Spinola fossero legati a due realtà cittadine quali la chiesa di san Domenico e il complesso di Santa Caterina di Luccoli, entrambe distrutte nel corso dei primi dell’Ottocento. -
Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sánchez Cotán a Goya
Bozar di Bruxelles e Musei Reali di Torino si uniscono per costruire un omaggio alla Spagna attraverso il racconto della nascita e dello sviluppo della natura morta, genere nel quale i due paesi vantano una consolidata tradizione artistica. Ma proprio il caso spagnolo, con la sua commistione di influenze fiamminghe e italiane, rappresenta una peculiarità nel panorama europeo. Intorno alle prove di grandi artisti come Cotán, Velásquez, Meléndez e Goya, la mostra traccia il percorso di sviluppo di questo genere attraverso due secoli di produzione. Dalla silente concentrazione delle tele del Seicento, con l’indagine accurata e preziosa degli oggetti della vita quotidiana e della natura, attraverso le trionfanti composizioni barocche, ricche di decorazioni floreali e intrise di significati simbolici, si arriva all’età delle accademie e alla consacrazione del genere all’interno dei canoni artistici. Un itinerario che attraversa 35 opere provenienti da grandi musei d’Europa e d’America e da importanti collezioni private, suddivise in sette sezioni che marcano le fasi salienti della storia: le origini; i bodegones; i floreros; tavole e cucine; le vanitas; il primo Settecento... -
L'inquietudine del baricentro
Genova. Due spazi temporali distinti e paralleli: 1972 e 1997. A distanza di venticinque anni si dipana la storia di Rocco e delle donne che entrano nella sua vita, lasciando impronte indelebili, e vuoti che improvvisamente vengono colmati. Volti e amori diversi, uniti dal filo conduttore della musica. -
La cucina delle feste
Questo libro nasce dalla voglia di ripercorrere la storia, la tradizione e le diverse declinazioni del menù classico delle feste dei genovesi, prima fra tutte il Natale. Partendo dall’Ottocento, con l’aiuto dei versi di poeti e scrittori dell’epoca, racconteremo come la città viveva l’aria di gioiosa aspettativa dei giorni precedenti la vigilia, preparandosi a celebrare la tavola della festa, fino ad arrivare a proporre, riletto in chiave attuale, un menù completo adatto ai nostri giorni. Non solo ricette quindi, sapientemente illustrate con la tecnica dell’acquarello, ma tutto ciò che ancora oggi dà un senso alla solennità del pranzo natalizio, tra rispetto della tradizione, sapori della memoria e identità regionale. -
Schiavi. A Genova e in Liguria
Gli schiavi sono gli uomini e donne di condizione servile che svolgono i lavori più pesanti nell'agricoltura come nell'artigianato e, nelle dimore private, le mansioni di serve domestiche, balie, badanti, concubine del padrone e oggetto delle attenzioni degli altri uomini della casa. Vittime di guerre, razzie e povertà, provengono dalle coste saracene, dalla Sardegna, poi dal grande mercato del mar Nero: sono tartari, russi, abkhazi, circassi, zichi, magiari, ungari, bulgari, greci, mingreli, lazi, più tardi albanesi, bosniaci, valacchi, mori di Malaga e Granada, ebrei della diaspora sefardita, turchi. Sono la ""merce umana"""", voce primaria nell'economia della Genova medievale. Come schiavi non hanno diritti; se liberati, si integrano nella società, formano una famiglia, diventano a tutti gli effetti cittadini di Genova..."" -
War is over? Arte e conflitti tra mito e contemporaneità. Catalogo della mostra (Ravenna, 6 Ottobre 2018-13 Gennaio 2019)
Il catalogo si collega idealmente al centenario della conclusione della prima guerra mondiale, proponendo un percorso che, attraverso l’arte di due secoli, riflette sui conflitti non a livello puramente storico ma in maniera più ampia, artistica e poetica, personale e collettiva, estetica ed etica. Si tratta di un itinerario che suggerisce e testimonia letture molteplici sulla guerra: uno (e non l’unico) tra gli esiti possibili verso cui spinge la necessità antropologica della relazione tra diversi; il più crudele e distruttivo, ma anche il più potente creatore di mitologie. L’arte si è da sempre misurata col tema del conflitto – o ne è stata condizionata – non solo attraverso la sua rappresentazione ma, spesso, anche attraverso il rifiuto, la rimozione, l’introiezione. Le opere scelte intendono illustrare, con media diversi, la tensione che esiste da sempre tra la creatività individuale e l’urgenza di misurarsi con un tema così pervasivo e onnipresente alle coscienze più vigili. -
Sestri Levante. Botteghe storiche e locali di tradizione. Ediz. italiana e inglese
Guida alle botteghe storiche e i locali di tradizione di Sestri Levante. -
Teatro Cargo 1994-2017. Fuori dal centro, fuori dagli schemi
Dal 1994 al 2017 a Genova è nato e cresciuto un teatro anomalo e indipendente che ha dato vita a spettacoli ed esperienze pilota uniche e irripetibili. È stato fondato da un gruppo di donne ed è stato sempre ad alta percentuale femminile. Il Teatro Cargo dopo anni di vita raminga, si insedia a Voltri, periferia genovese, dove apre due sale: la prima in un ex cantiere navale sulla spiaggia; la seconda è il più antico teatro storico ligure, nella Villa Duchessa di Galliera. Mentre continua a produrre spettacoli che girano l'Italia e l'Europa, il Cargo mantiene salde le radici nel territorio, dove forma un pubblico che prima non c'era, coinvolgendo spettatori dai 3 anni in su. Produce spettacoli memorabili per l'identità cittadina come ""Donne in guerra"""", a bordo dello storco trenino Genova-Casella, o """"Partenze"""" sulla Gru Maestrale """"Langer Heinrich"""", ancorata nel Porto Antico di Genova. Coinvolge centinaia di artisti, spesso giovani, prediligendo storie di donne e di memoria, di eroi dimenticati e viaggiatori intercontinentali di oggi e di ieri. Lungo i rocamboleschi anni della sua storia, Teatro Cargo resta fuori dagli schemi, sfugge alle etichette e non si omologa a nulla."" -
Maraglianeschi
Il volume affronta, con l'apporto di specialisti e di giovani studiosi, il tema della 'grande scuola di Anton Maria Maragliano' tentando un affondo negli accadimenti successivi al 1739. Le linee di indagine hanno seguito un doppio binario: da un lato l'approccio alle varie generazioni di allievi di Maragliano, con una serie di approfondimenti sulla diffusione e persistenza dei modelli, sulle scelte iconografiche e sulle tipologie produttive, dall'altro la distribuzione sul territorio, per mappare la fortuna delle iconografie ma soprattutto per constatare il monopolio esercitato dagli eredi diretti della bottega del maestro, i cugini Agostino Storace e Giovanni Maragliano, con 'isole' di predilezione per l'uno o per l'altro. La quantità della loro produzione, e di quella dei loro allievi, è consistente fino alla fine del secolo non tanto sulla piazza genovese, per certi versi satura, ma soprattutto nelle due Riviere, alle estremità dei confini e in ogni più profonda vallata. Un esito nuovo, dunque, che apre inattesi campi di indagine e che ribalta, in questo caso, il giudizio di Alizeri per il quale ""vediamo de' seguaci scarse produzioni""""."" -
Museo Nazionale di Ravenna
Situato nel complesso monumentale di San Vitale, il Museo Nazionale di Ravenna raccoglie importanti reperti archeologici, tra cui stele sepolcrali ed epigrafi romane, e collezioni di arti minori. Il nucleo primitivo del patrimonio museale fu costituito nel Settecento dalla paziente ricerca e cura dagli eruditi monaci delle grandi abbazie cittadine. Al primo piano sono esposti, nell’ordinata architettura benedettina, i leggiadri bronzetti rinascimentali, una pregevole raccolta di avori, un ricco nucleo di icone, una sezione dedicata alle ceramiche e un’affascinante collezione di armi antiche. Tra i reperti di maggior prestigio si annoverano capitelli in marmo orientale, sarcofagi decorati e altri manufatti di V e VI secolo. I più noti sono quelli provenienti dai monumenti paleocristiani e bizantini Patrimonio dell’Umanità Unesco, tra cui le transenne e la croce da San Vitale e la sinopia preparatoria al mosaico di Sant’Apollinare in Classe. All’interno del museo si trova anche l’importante ciclo di affreschi del Trecento, capolavoro di Pietro da Rimini, staccato dall’antica chiesa di Santa Chiara in Ravenna. -
History of the future. Vol. 2: Dear prudence.
"Dear prudence"""" è il secondo capitolo delle cronache di History of the Future, viaggio nel diorama architettonico del XX e XXI secolo. Il progetto didattico raccontato nella presente pubblicazione si è svolto durante l'anno accademico 2016-2017, nell'ambito del 'Laboratorio di Progettazione Architettonica 2A' diretto da Valter Scelsi, con la collaborazione di Francesco Bacci, Elisabetta Canepa e Angelo Torre, e offerto dal Dipartimento Architettura e Design (dAD) della Scuola Politecnica dell'Università di Genova. A ogni gruppo di studenti è stata affidata una porzione della città di Genova, divisa longitudinalmente in quattordici settori. All'interno di ogni porzione gli studenti hanno progettato, anche tramite il ricorso allo strumento della demolizione, un tracciato continuo da percorrersi a piedi. L'unione dei frammenti ha generato un unico percorso." -
Giovanni Boldini. Opere su carta. Ediz. illustrata
Il volume offre un ampio tracciato della produzione grafica di Giovanni Boldini (Ferrara 1842-Parigi 1931), ponendo particolare attenzione alla sua virtuosa capacità espressiva nell'arte del disegno e dell’incisione. Quella del disegno è una tecnica sperimentata da Boldini fin dalla tenera età, al punto che una leggenda di famiglia racconta che l’artista imparò a disegnare ancora prima di leggere. Aneddoto a parte, il disegno fu per lui regola quotidiana di vita, un imperativo categorico che gli consentì di indagare, analizzare e riprodurre tutti i particolari della realtà circostante e che lo lasciava libero di sperimentare, lontano dal suo pubblico, nuovi motivi, nuove soluzioni compositive e approcci stilistici. Boldini era un disegnatore compulsivo; aveva la mania di schizzare con guizzo da spadaccino, e senza mai sbagliare nulla, tutto quello che cadeva sotto il suo sguardo: un bicchiere o un tozzo di pane sopra una tovaglia di un anonimo caffè parigino, il profilo vezzoso di una fanciulla alle corse di Longchamps, gli occhi stanchi dei cavalli del fiacre, la ragazzina con il tutù alla sbarra, e così via... -
La Cappella di Nostra Signora delle Vigne a Genova
Nella prima intenzione, il presente volume avrebbe dovuto trattare dei lavori di restauro condotti fra la fine del 2012 e il maggio 2014 nella cappella di testa della navata destra della chiesa delle Vigne, cosiddetta dell'Incoronata, vero e proprio santuario all'interno di una delle chiese più eminenti della città: un atto dovuto a conclusione di un intervento articolato e complesso, finanziato dalla Compagnia di San Paolo, diretto da Claudio Montagni con Elena Leoncini, e svoltosi sotto l'alta sorveglianza delle allora Soprintendenze per i beni architettonici, storici e artistici. Le strettissime e spesso imprescindibili relazioni fra la cappella-santuario e la chiesa, tuttavia, così come l'assoluta importanza dei committenti e degli artisti a vario titolo coinvolti, nel volgere di almeno due secoli, nel dare forma, decoro e restigio al sacello, le stesse abbondanti testimonianze delle fonti letterarie e archivistiche, hanno convinto i promotori dell'iniziativa della necessità di estendere gli studi, celebrando, in modo più consono, una fondazione che rappresenta, a tutti gli effetti, uno dei cardini della storia artistica e religiosa di Genova... -
Io sono una poesia. Parole sui muri e le arti negli anni Sessanta tra Modena e Reggio Emilia
Con un’ampia selezione di opere, il volume offre uno spaccato inedito del clima artistico e culturale che ha caratterizzato Modena e Reggio Emilia in una stagione cruciale della nostra storia contemporanea: gli anni sessanta. Curata da Stefano Bulgarelli, Francesca Piccinini e Luciano Rivi, la mostra ""Io sono una poesia. Parole sui muri e le arti negli anni Sessanta tra Modena e Reggio Emilia"""" costituisce un’indagine volta a restituire il clima culturale e artistico tra Modena e Reggio Emilia negli anni ‘50 e ‘60, un periodo particolarmente fertile sotto questo punto di vista per entrambe le città e caratterizzato da continui scambi e relazioni molteplici. Sullo sfondo di un benessere diffuso, di significativi cambiamenti nella società e negli stili di vita, il variegato fermento creativo è evidente in tutti i campi del fare artistico e la convergenza tra volontà istituzionali e ricerche individuali produce un evento come quello organizzato nel 1967-68 a Fiumalbo, la prima manifestazione nazionale di avanguardia diffusa alla quale partecipano decine di artisti italiani e stranieri."" -
Castel del Monte. Andria and the federician route
Castel del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione delle sue forme, l'armonia e la fusione di elementi culturali venuti dal nord Europa, dal mondo musulmano e dall'antichità classica. È un capolavoro unico dell'architettura medievale, che riflette l'umanesimo del suo fondatore Federico II di Svevia. Queste le motivazioni con cui il Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO ha inserito il monumento federiciano nella World Heritage List. La guida, riccamente illustrata con splendide fotografie, accompagna il lettore nella visita di Castel del Monte e contiene anche un percorso attraverso il centro storico di Andria e la Murgia. -
Vetri da laboratorio e farmacia nella produzione della S.A.V. di Altare. Ediz. italiana e inglese
La produzione vetraria di Altare, piccolo borgo nell’entroterra savonese, si caratterizza per essere da sempre legata alla vita di ogni giorno e soddisfare con il vetro le esigenze del quotidiano. Oltre quindi a bottiglie, bicchieri, vasi, contenitori per i dolci e per l’olio, anche di dimensioni davvero straordinarie, nonché ai famosi acchiappamosche, acchiappapesci, al gancio per appendere le carni, ai beverini per gli uccelli... Altare ha prodotto oggetti per la farmacia e strumenti da laboratorio. Un settore che vedeva coinvolti i maestri vetrai più esperti, in grado di realizzare oggetti affascinanti nella forma, ma soprattutto funzionali e declinati, in molti casi, in dimensioni e capacità differenti: vera espressione di un design ante litteram, che rende la vetraria altarese un caso straordinario nel panorama della cultura e della tradizione artigiana e protoindustriale italiana. Se Altare è sinonimo di vetro da oltre mille anni con moltissime fornaci dislocate sul suo territorio, è la S.A.V. (Società Cooperativa Artistico Vetraria) a sviluppare questo settore, i cui articoli erano particolarmente apprezzati per la maestria esecutiva. -
Bernardo Strozzi. Allegoria della pittura
Al consistente nucleo di opere di Bernardo Strozzi già in essa presenti, si affianca l’""Allegoria della pittura"""", acquistata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Galleria Nazionale della Liguria. Il volume consente di entrare in contatto diretto con la suggestiva esperienza pittorica di Bernardo Strozzi, uno dei protagonisti della cultura figurativa ligure, e non solo, del primo Seicento: una sfaccettata panoramica della sua produzione, dai suoi precoci anni genovesi, sino agli esordi dell’attività veneziana, di cui l’Allegoria della Pittura è felice espressione. Testi di: Gianluca Zanelli, Manuela Serando, Paolo Antonino Maria Triolo, Matteo Moretti e Marie Luce Repetto.""