Sfoglia il Catalogo ibs014
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 8301-8320 di 10000 Articoli:
-
Domenico D'Oora. Colore pensiero concreto. Catalogo della mostra (Firenze, 30 aprile-10 giugno 2016)
La pittura di Domenico D'Oora si offre senza limiti, in un territorio che non è certo quello della narrazione. Nella mostra fiorentina, intitolata Colore pensiero concreto, sono due le tipologie di opere, quelle di diversi materiali, in cui talvolta è inserito anche il plexiglass, e quelle su tela grezza, preparata sia nella parte anteriore che posteriore. Coinvolgente è il ponderato incontro tra un'arte senza tempo, la pittura, che è nella storia dell'uomo, e i materiali tecnici che richiamano al tempo in cui viviamo. La storia dell'arte, che mai per l'artista è citazione, è stata studiata e metabolizzata nel corso degli anni, sin dai tempi del liceo artistico e dell'Accademia. -
Maurizio Savini. Il mondo vola? Catalogo della mostra (Spoleto, 26 giugno-18 settembre 2016). Ediz. multilingue
Il nesso tra gorilla, uomo comune e burocrate del diritto si riassume nella spettacolare messa in scena di Maurizio Savini, che manipola il chewing gum, ne ricava figure appariscenti da teatro di posa, e proietta stati d'animo elementari che catturano lo sguardo con la forza immediata e persuasiva dello slogan. Savini predilige il colore rosa, che a volte può essere più vivo, più caldo, più profondo, o più scuro. Ed è evidente il perché: quel colore richiama direttamente il prodotto artificiale, la composizione chimica, gli additivi aromatici e originali del gusto Ultra Pop, nel senso che fa il verso anche alla Pop Art, come recente tradizione della cultura visiva di massa. -
Reimondo. Cromofonetica. Catalogo della mostra (Milano, 26 maggio-15 luglio 2016). Ediz. multilingue
Come poter immaginare il mondo silenzioso, senza segni, significanti o significato, e senza suoni interpretabili, se il nostro pensiero cosciente riflette su se stesso solo dopo aver acquisito una o più lingue e le logiche strutturali che ne regolano l'uso? A partire da un quesito così radicale, David Reimondo si cimenta in una privata tabula rasa linguistica per ripensare un sistema segnico e fonetico, e rispondere così alla necessità intima di trovare un dialogo più diretto con se stesso: un'utopia consapevole con l'intento di creare nuove forme di linguaggio o di scoprire, forse, la nascita della parola nelle sue radici più profonde. -
Mazzoleni 1986-2016. 30 anni d'arte. 30 artisti italiani. Ediz. italiana e inglese
Giacomo Balla, Felice Casorati, Gino Severini, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Fausto Melotti, Afro, Giulio Turcato, Alberto Burri, Emilio Vedova, Roberto Crippa, Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro, Piero Dorazio, Giuseppe Uncini, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Agostino Bonalumi, Gianni Colombo, Getulio Alviani, Gianfranco Zappettini, Giulio Paolini, Gianni Piacentino, Salvo, Nunzio: ecco i nomi dei trenta artisti menzionati nel titolo di questo volume con copertina in velluto; un volume che celebra la storia trentennale di una delle più importanti gallerie italiane con sede a Torino e a Londra... -
Gianfranco Zappettini. Il bianco e gli altri stati dell'essere. Ediz. italiana e inglese
Se è vero che, secondo la tradizione occidentale, l'artista è il vate, colui che vede prima e con maggior chiarezza rispetto agli altri uomini, colui che agli altri uomini può aprire una porta e indicare la via, è anche vero che questa via non è mai un ritorno verso il punto di partenza iniziale: è sempre un percorso in avanti, durante il quale l'artista spoglia se stesso e la propria arte per raggiungere infine il proprio centro. E il centro è fatto di vuoto, un vuoto circondato e custodito dalla materia (i raggi e l'argilla). Osservando le opere che Gianfranco Zappettini realizzò negli anni Settanta del secolo scorso, siano esse i quadri ""bianchi"""" o le """"tele sovrapposte"""", quello che non vediamo è importante quanto ciò che vediamo. Nei """"bianchi"""" vediamo una tela ricoperta di acrilico bianco, ma non vediamo la superficie nera dalla quale l'artista ha iniziato; nelle """"tele sovrapposte"""" vediamo uno spazio vuoto sulla tela più esterna delimitato da un quadrato tracciato a matita, ma non vediamo gli spazi pieni o semipieni delle tele sottostanti..."" -
Apertura
Sara, una giovane fotografa, stupefatta di scoprire visioni e immagini nascoste nella propria carne, ma incapace di ascoltare e comprendere sino in fondo il richiamo degli organi. Carlo, un architetto professionalmente frustrato, che sottrae due taniche di benzina e fantastica di ritrovare dei vecchi nastri registrati da suo padre dopo un attacco terroristico. Manuel, uno psicoterapeuta distratto, e poi Erika, una sedicenne obesa, inutilmente in cura da Manuel. La loro esistenza, gli atti e gli eventi delle loro vicende - scrive l'autore - erano in qualche modo inscritti, avviluppati nella matassa di sogni che i miei organi avevano prodotto, suscitato e abitato. L'esistenza dei miei organi mi avrebbe obbligato a scrivere il libro che avevo in mente. Così come la statua della Grande madre, così come le intuizioni che volevo dettare al neonato, tutto il libro era il prodotto della mia reazione all'Apertura. Immaginavo me stesso in una sala operatoria, immaginavo di filmare il mio corpo, come se fosse un'aragosta mutilata. -
Faith & Fathom. Ediz. italiana e inglese
Le opere raccolte in questa collettiva, dipinti, fotografie, sculture, video fotogrammi, si collocano nel mondo delle ombre, tra fede e ragione, psiche e materia. Ecco i nomi degli autori delle opere: Christian Achenbach, Tjorg Douglas Beer, Slater Bradley, Jonas Burgert, James Capper, Zhivago Duncan, Max Frisinger, Andreas Golder, Norman Hyams, John Isaacs, Nick Jeffrey, Marin Majic, Polly Morgan, David Nicholson, Julian Rosefeldt, Andrea Stappert, Dorothea Stiegemann,Tim Noble & Sue Webster. -
Francesco Cervelli, Mauro Di Silvestre. Nel fondo del tempo. Catalogo della mostra (Roma, 3 maggio-31 luglio 2017). Ediz. italiana e inglese
Francesco Cervelli e Mauro Di Silvestre, autori di una riflessione sottile e complessa intorno al tema del tempo: un bene così effimero, che continuamente ci sfugge. Non possiamo possederlo né controllarlo direttamente, eppure fa parte di noi. Da una parte Di Silvestre, volgendosi al passato, si richiude in una memoria personale e intima, fatta di ricordi. Ci svela volti apparentemente familiari che si celano dietro vestiti d'infanzia, oppure gioca rappresentando giostre con cavalli in corsa, liberi da ogni vincolo. Diversamente, Cervelli volge lo sguardo verso una memoria collettiva della storia dell'arte. Così gli atelier e i grandi maestri, come Jackson Pollock, Francis Bacon e Théodore Géricault, vengono evocati nei titoli, ma le loro presenze non appaiono in scena. Entrambi gli artisti ci regalano un viaggio onirico e surreale, secondo citazioni colte che lasciano riflettere. -
Utopia e progetto. Sguardi sulla scultura del Novecento. Ediz. bilingue
La scultura si presenta come misura dello spazio, come forma possibile che si esercita su un limite e svela la propria misura. Un processo nel quale sembrano convivere la dimensione del progetto e quella dell'utopia; regola e passione; virtù e furore. Chi pensa che la scultura sia immobile deve ricredersi, perché ogni forma, nella sua apparente staticità, in verità muta continuamente fino a trasfigurarsi, capovolgersi, decomporsi. La sua linfa è la luce, il suo abito è la risposta. È interessante indagare il materiale con cui l'artista ha deciso di proporre la propria poetica: pietra, metallo, legno, materiali sintetici sono il colore delle emozioni, non soltanto l'abito della forma. E lo stesso colore dell' ""abito"""" sembra mutare sotto l'influsso inesorabile del tempo che lo aggredisce. Non solo; si manifesta anche il tentativo di produrre il movimento, quasi generando la sensazione di poterlo provocare. Alcuni degli artisti in catalogo sono: Sandro Chia, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Nino Franchina, Luigi Mainolfi, Marino Marini..."" -
Cristiano Pintaldi. Spy. Catalogo della mostra (Londra, 28 giugno-30 agosto 2017). Ediz. italiana e inglese
Cristiano Pintaldi (n. 1970), artista romano, aggiunge minuziosamente piccoli tocchi di pittura rossa, verde e blu ad una tela che crea un'immagine immediatamente decifrabile. Tra i suoi soggetti ci sono un fulmine che colpisce la Tour Eiffel, una pagina di login di Facebook e una scena finale di sesso, tratta dal film di Stanley Kubrick, ""Eyes wide shut"""". I quadri in catalogo consistono sicuramente in una serie di pennellate che cercano di cogliere l'aspetto di qualcos'altro, di opere non astratte per lo meno, in cui Pintaldi comincia a usare in modo contemporaneo tre specifici colori, esattamente nello stesso modo in cui vengono utilizzati nei pixel di uno schermo televisivo o di un computer. Essi si uniscono per creare una vasta gamma di colori (conosciuto come spettro RGB) e, se le combinazioni dell'artista sono sbagliate, anche di poco, c'è il rischio che l'immagine venga sfuocata e, quindi, rovinata."" -
Nicole Voltan. Piano cielo-Piano terra. Ediz. italiana e inglese
Nicole Voltan osserva la dimensione macro dell'esistente, producendo analisi ramificate, seguendo un'estetica di rarefatta bellezza e aderenza al pianeta, lungo soluzioni eterogenee che includono disciplina, talento minuzioso, controllo fisico del metodo, sublimazione visionaria. Il legame tra il progetto e lo spazio si risolve fin dal titolo: un'azione tra terra e cielo, una mostra divisa per ubicazione ma unita nel profondo; cielo sopra e terra sotto, impalpabile e fisico, dinamismo e staticità, macro e micro, futuro e passato. Nicole Voltan immagina astronomie ad ampio spettro, conteggia il tempo sulla tabella dei miliardi di anni, affronta la mineralizzazione della materia e la tensione fossile dell'universo. Il suo pensiero non ha un vincolo al presente, ma ha una prospettiva che s'irradia verso l'origine primordiale e il futuro cosmogonico. Una direzione ambiziosa che disegna progetti spugnosi, modulati attraverso stratificazioni, densità, aperture di senso, invenzioni coscienti. -
Gianni Asdrubali. Zanorre. Ediz. italiana e inglese
"Il vuoto è al centro della ricerca pittorica di Gianni Asdrubali, lavorandovi da sempre secondo modalità formali prossime ma diverse, all'interno di una sostanziale coerenza che evita ogni ripetizione, che sposta continuamente l'asse dell'indagine. La scommessa è muoversi dentro una cornice stretta, dentro un limite segnato, agire per spostamenti del punto di vista attraverso cui trattare pittoricamente il vuoto. Sono spostamenti della forma che, letti gli uni accanto agli altri, raccontano la storia di una ricerca in continuo divenire. Questo procedimento lo definirei un metodo, anche se l'artista forse non si riconoscerebbe in un termine simile, perché è applicazione, rigore, assenza di cedimenti alla soluzione più facile, alla via spettacolare ed anche regola. Metodo cioè sistema, è una condizione ineludibile per una creazione artistica che voglia dirsi effettivamente tale; condizione naturalmente connaturata alla pratica dell'arte, che appare tanto più necessaria e ineludibile oggi per ragioni che definirei estetiche ed etiche ad un tempo"""". (Lorenzo Mango)" -
Made in America. The thousand lights of New York. Catalogo della mostra (Prato, 18 novembre 2017-27 gennaio 2018). Ediz. italiana e inglese
La ""scuola di New York"""" sta quindi sbocciando tumultuosa sul finire degli anni Quaranta, accomunando i cultori del segno e del gesto pittorico (gli action painters) e coloro che invece prediligono le relazioni tra forma e colore (i color field painters). Nel 1950, gli irascibili (come spregiativamente li chiama il quotidiano """"Herald Tribune"""") contestano vivacemente il progetto di mostra presentato dal Metropolitan Museum. Tra di essi ci sono Barnett Newman, Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Robert Motherwell, Franz Kline, Clifford Still, Arshile Gorky: il cuore di quell'Espressionismo astratto che sta ricercando un equilibrio originale tra vigore del segno e """"sublime"""", tra astrazione e visione interiore."" -
More than words... Ediz. italiana e inglese
L'uso di parole o lettere nel contesto dell'arte visuale ha origini lontane. Molti sono gli esempi possibili nella pittura del passato e innumerevoli le opere che utilizzano le parole o il linguaggio, percorrendo la storia dell'arte dall'antichità fino ai giorni nostri. È però con la stagione delle avanguardie storiche che questa pratica assume una forte connotazione: lo dimostrano numerosi capolavori di grandi movimenti di rottura, come il Cubismo, il Futurismo, il Dadaismo o il Surrealismo. La compresenza di immagini e parole nello spazio visivo del quadro, della pagina, o nell'ambiente, assume diversi significati e veicola di volta in volta messaggi che tendono a porsi in relazione stretta con il contesto artistico di riferimento, oggi che la distanza storica è tale da poter guardare alla ""parola nell'arte"""" con la giusta messa a fuoco storico-critica."" -
Ipergrafie. Ediz. inglese e italiana
La grafia si dispone ora stampata in rilievo su ardesia, ora su lastre d'alluminio, ora infine in strati di ""cementina"""" (un mix di pietre, sabbia, colla e acqua) ricoperta da tinte acriliche su tele di varie misure. L'esito è una vera e propria tecnica di scrittura, destinata a incedere in forme di visualità specifiche, rituali, che restituiscono la trasposizione plastica di uno stato di trance estatica autoindotta. Con avi illustri, dalle parole in libertà futuriste al poème-objet surrealista. Per Francesca Matarazzo, infatti, l'opera non vuole essere il prodotto, ma il tramite di una meditazione o di un'esperienza ipnotica compiuta attraverso quelle lettere che scorrono tra le sue dita nell'atto di plasmarle, come grani di un Rosario o di un Mala induista o buddhista. La fase della creazione coincide con quella estatica, attivata da parole che fungono da esclusivo innesco mentale, per consentire al pensiero di cedere il passo a quell'inconscio che da anni l'artista partenopea scandaglia indossando uno scafandro grave quanto doloroso."" -
Eyedentity. Ediz. italiana e inglese
I progetti di Stephane Graff dal 1991 ad oggi possono apparire alquanto diversificati, eppure sono tutti interconnessi da un filo connettivo costituito da identità e dissimulazione. Nel 1995 iniziò una serie ancora in corso di dipinti chiamati Black Box, in cui gli occhi dei soggetti sono oscurati da un rettangolo nero. Ciò nasconde la loro identità, perché la misura e la posizione degli occhi, in relazione ad altri punti di riferimento facciali, è necessaria per il riconoscimento. Allo stesso modo, l'ossessione verso l'identità si combina con un bisogno di realizzare lavori relativi all'anti-identità. Mentre la sua opera si ricollega alla dissimulazione, Graff paragona il processo creativo ad uno scavo nell'inconscio dove vi è qualcosa di nascosto che aspetta di essere rivelato dall'artista. -
Identity Theft. Ediz. italiana e inglese
Dopo oltre millecinquecento anni abbiamo capito che il ritratto non è mai sincero. L'identità di un volto dipinto o fotografato è sempre il risultato di una mistificazione, di un'interpretazione frutto della collisione tra l'emozione del modello e l'interpretazione dell'artista. Meglio allora intervenire in modo radicale ed eliminare la fonte di questa mistificazione. Stephane Graff lavora per sottrazione, nascondendo occhi, evitando ogni elemento che sottolinei l'individualità di un volto, obbligando i suoi modelli ad uscire da loro stessi per quella frazione di secondo che dura uno scatto. Egli sfida quindi il ritratto cercando di aggiungere un nuovo tassello alla sua storia millenaria e comprendendo il paradosso di fondere l'iconografia ideale greca con l'individualità romana. Graff ritrae persone non per descrivere la loro anima, ma - se è concesso dirlo - per rubargliela. L'artista ha compreso che ogni racconto è fallace, ogni immagine episodica, ogni ritratto un concentrato di limiti ed errori. -
Flag. Mucciaccia contemporary. Ediz. italiana e inglese
Attraversare il confine significa farsi travolgere dagli eventi e sviluppare impressioni profonde. Mostrare il passaporto, vedere una bandiera, attraversare fisicamente quel confine da una casa all'altra. Lo stesso ambiente può essere diviso da una linea che conferisce alle due parti un'identità specifica. La prima parte del catalogo rappresenta gli elementi fisici che caratterizzano il viaggio attraverso i confini: terre, mappe, bandiere. L'artista ha rappresentato tutto ciò realizzando delle bandiere e ritraendo masse di terra dall'alto. Le bandiere e le masse di terra rappresentano colori e sensazioni che fanno parte di lui, e non quelli imposti da altri. Con la bandiera egli ha un luogo a cui appartenere. La seconda parte del catalogo rappresenta il viaggio interiore della mente, la costante ricerca di un'identità. Le bandiere rappresentano un processo continuo di attraversamento dei confini e il risultato della ricerca di una casa, della vera identità di Daniel Youseff. -
John Isaacs. Archipelago. Ediz. bilingue
John Isaacs, l'artista inglese che ai suoi esordi ha fatto parte della YBA - Young British Art, produce con il suo lavoro modalità alterate di percezione della storia: approcciando materiali che dichiarano il loro tempo Isaacs trasforma passato e novità in categorie ambigue. La prima esposizione dell'artista presso la Galleria Poggiali prevede la presentazione di un progetto unico consistente in tre elementi: una scultura in ceramica, gomma lacca, resina epossidica e foglia oro 23 carati, un neon e una fotografia realizzati appositamente per questa occasione. La scultura ha la forma di una benna di una ruspa a grandezza naturale, che ha però l'apparenza di un relitto, ed essenzialmente rappresenta un sistema di credenze generato dalla sua stessa immagine, quindi la pala sembra essere stata un oggetto di culto di una cultura lontana. -
Il canto quotidiano di Giorgio Laveri
L'universo artistico di Giorgio Laveri è costellato di molti pianeti artistici, dal teatro alla filmografia, dalla performance alle arti visive, dalla riflessione sociale all'impegno civile, per arrivare, soprattutto negli ultimi decenni, alla ceramica, linguaggio di antica tradizione, che le sue origini savonesi conoscono molto bene. La poetica di Laveri è pop, raffinata ma di immediata riconoscibilità, e il suo essere trasversale alle discipline gli ha consentito negli anni di affrontare con assoluta libertà un linguaggio millenario, che racconta civiltà, culture accomunate da un fare che riporta alla terra, alle origini, alle radici universali, alla nostra storia.