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Democrazia e ignoranza politica. Perché uno Stato più snello sbaglia di meno
La democrazia è il governo da parte del popolo, ma può funzionare se il popolo ignora cosa fanno i governanti? Uno dei maggiori problemi delle democrazie contemporanee riguarda proprio la scarsa preparazione dei cittadini, che non sono attrezzati per esaminare con cognizione di causa il contenuto delle decisioni politiche. Ciò è spesso la semplice conseguenza di un comportamento razionale: molti comprendono che il loro voto non può cambiare l'esito di un'elezione e pertanto non sono incentivati a informarsi sulla politica. Inoltre l'attività dello Stato è sempre più pervasiva e complessa: è pressoché scontato che gli elettori saranno incapaci di valutare le iniziative dei loro rappresentanti quando riguardano questioni sulle quali non hanno strumenti per maturare opinioni consapevoli. Ilya Somin ragiona su cause ed effetti dell'ignoranza politica. Le persone prendono decisioni migliori e più consapevoli se percepiscono in maniera evidente che la loro scelta avrà ricadute dirette sulla propria vita: come avviene per le decisioni che assumono, da consumatori, sul mercato. -
Sull'economia e gli economisti
Cosa differenzia il mercato dei beni da quello delle idee? Quanto è ancora attuale la ""Ricchezza delle nazioni"""" di Adam Smith? Cosa vuol dire """"struttura istituzionale della produzione""""? In questi saggi sull'economia e gli economisti vengono chiaramente alla luce i riferimenti intellettuali e tutti i principali temi oggetto delle ricerche di Ronald Coase. Nei quindici contributi del volume emergono la complessità e la profondità di un pensatore che ha esercitato un'enorme influenza sulle scienze sociali, gettando anche le basi per la nascita dell'analisi economica del diritto. Il libro si apre con la conferenza di accettazione del Premio Nobel, in cui Coase affronta lo stato della ricerca sull'organizzazione industriale e spiega cosa bisognerebbe fare per rendere più penetranti gli studi in questo ambito. Contiene poi anche due saggi su Adam Smith, nei quali l'autore rivela la grandezza del filosofo scozzese. Il volume si chiude con una rievocazione della London School of Economics degli anni Trenta, dove Coase entrò come studente nel 1929 e dove insegnavano Lionel Robbins, Friedrich A. von Hayek e John Hicks."" -
I beni comuni oltre i luoghi comuni
L'ideologia dei beni comuni è entrata ormai nel linguaggio accademico, politico e culturale. Intorno ad essa sono nati e cresciuti movimenti, associazioni, iniziative che si propongono di diffonderla nella società civile e di mettere in atto pratiche ad essa ispirate, vedendovi la premessa per lo svilupparsi di rapporti sociali basati sulla condivisione, sulla solidarietà e su forme partecipate di democrazia. Ma cosa sono i beni comuni? E in cosa si distinguono dagli altri modi di gestire i beni? Cos'ha di diverso e cosa implica una forma di solidarietà basata sul benicomunismo, rispetto alle altre forme di coordinamento sociale? I saggi raccolti in questo volume sottopongono a un radicale esame critico le idee benicomuniste e contestano la visione caricaturale dei rapporti privatistici e di mercato su cui esse si fondano. Il libro intende dimostrare come la nozione di beni comuni che viene solitamente proposta manchi di basi solide e coerenti e dia contributi assai modesti alla comprensione sia dei molteplici intrecci che legano la sfera privata a quella comune, sia degli effetti delle innovazioni tecnologiche e istituzionali degli ultimi decenni. -
Le origini del capitalismo
Perché l'Occidente è diventato ricco? Perché il capitalismo è nato in Europa? Perché la rivoluzione industriale è avvenuta in Inghilterra e non altrove? Sono questioni ormai ""classiche"""", sulle quali si sono esercitati pensatori del rilievo di Karl Marx e Max Weber e, più di recente, intere generazioni di storici dell'economia. Nel 1971, Jean Baechler avanzava una tesi originale, destinata a influenzare profondamente gli studi successivi: è soprattutto per ragioni """"politiche"""" se il capitalismo è nato in Europa. Le sue radici vanno ricercate nel pluralismo della società feudale: nel fatto, cioè, che un'area culturalmente omogenea non diede origine a un solo Impero, ma al contrario divenne un mosaico di unità politiche differenti e impegnate a limitare le une le pretese delle altre. È stata, di conseguenza, una politica """"a bassa intensità"""" che ha consentito la fioritura dei commerci, lo sviluppo delle imprese, le sperimentazioni scientifiche e organizzative e, infine, quella """"crescita economica moderna"""" che è coincisa con un miglioramento delle condizioni di vita senza precedenti nella storia dell'umanità."" -
L' arbitrio del principe. Sperperi e abusi nel settore dei trasporti. Che fare?
Il settore dei trasporti è caratterizzato da un intervento e da una spesa pubblica rilevanti. La necessità dell'intervento dello Stato in tale ambito è generalmente data per scontata; spesso ritenuta inevitabile alla luce di obsolete convinzioni, mai riviste nonostante i radicali cambiamenti sociali e tecnologici sopravvenuti. Ma è davvero tanto indispensabile l'intervento dello Stato? E, se sì, è bene che avvenga con i margini di discrezionalità correnti? Questo libro mostra come la necessità dell'intervento dello Stato non sia affatto ovvia e debba essere invece sempre provata. Se si ricorre al settore pubblico, peraltro, è necessario che la sua azione sia vincolata da regole, e non caratterizzata dalla piena discrezionalità. Se l'azione pubblica è del tutto imprevedibile, anche investitori e cittadini agiranno in condizioni di costante incertezza e faranno a loro volta scelte sbagliate. -
Il carattere della libertà. Saggi in onore di Aldo Canovari
A trent'anni dalla nascita della Liberilibri, alcuni studiosi si chiedono quali siano stati i meriti, le conquiste e le battaglie della casa editrice e del suo fondatore e direttore Aldo Canovari. Nato come omaggio alla sua attività, il libro offre uno sguardo approfondito e ampio sulla cultura politica italiana degli ultimi decenni e sul posto del pensiero liberale nel dibattito pubblico del nostro Paese. Ad esso hanno contribuito Luigi Marco Bassani, Pierluigi Battista, Raimondo Cubeddu, Giancristiano Desiderio, Pietro Di Muccio de Quattro, Giuliano Ferrara, Carlo Lottieri, Antonio Martino, Armando Massarenti, Alberto Mingardi, Manuel Orazi, Giovanni Orsina, Quirino Principe, Florindo Rubbettino, Serena Sileoni, Guido Vitiello e Adelino Zanini. -
Homer economicus. L'economia spiegata dai Simpson
L'economia è dappertutto, anche a Springfield. Utilizzando il celebre cartone dei Simpson, gli autori di Homer Economicus spiegano le basi della scienza economica. E così un episodio come ""Marge e la monorotaia"""" aiuta a riflettere su spesa pubblica e grandi opere, """"Mr. Spazzaneve"""" illumina le logiche della concorrenza, """"Caro vecchio denaro"""" ci avvicina ai misteri della moneta e dell'inflazione.La prima sezione del volume analizza questioni teoriche: le caratteristiche del comportamento e delle scelte individuali. Nella seconda parte si riflette invece sulla moneta, sui mercati e sul ruolo dell'intervento pubblico. Nella terza sezione, infine, ci si accosta ai temi dell'immigrazione, del lavoro, del proibizionismo, del gioco d'azzardo e della sanità. Homer Economicus è uno spassoso manuale di economia, perché pure a Springfield è al lavoro la """"mano invisibile"""" di Adam Smith, anche se ha solamente quattro dita... """"D'oh!""""."" -
Repubblica o democrazia? John C. Calhoun e i dilemmi di una società libera
La riflessione politica e costituzionale di John Caldwell Calhoun (1782-1850) è il prodotto più sofisticato scaturito dall'esperienza americana di autogoverno prima della Guerra Civile. Per quanto noto solo a pochi esperti fuori dal suo paese, il suo pensiero politico è di grandissima rilevanza per comprendere come le questioni poste dalla ""sovranità popolare"""" - che assillano oggi tutte le società democratiche - fossero già ben visibili agli albori delle istituzioni democratiche. Nella sua analisi di Stato, federazione, nazione, interessi (legittimi e inconfessabili), Calhoun non si muove sulle coordinate del diritto pubblico europeo, ma si interroga su come costruire convivenze umane fondate su principi di giustizia. Autorevolissimo indagatore della politica come fenomeno autonomo, Calhoun è anche una sorta di Marx rovesciato: la fonte dei privilegi ingiustificati dei quali godono individui e gruppi deve essere ricercata nei meccanismi del potere politico e non nel modo in cui la ricchezza viene prodotta."" -
Tutti gli errori di Piketty. Saggi su Il capitale nel XXI secolo
"Il capitale nel XXI secolo"""" di Thomas Piketty è il libro più influente di questi ultimi anni. Ha fatto discutere e ha prodotto un acceso confronto fra economisti e studiosi. Secondo Piketty, le differenze di reddito tra ricchi e poveri tendono inesorabilmente a crescere in un'economia capitalista, che per questa ragione avrebbe bisogno di forti """"correzioni"""", ovvero di un robusto intervento pubblico. I saggi raccolti in questo volume - opera di importanti economisti come Martin Feldstein, di divulgatori come Matt Ridley e di uomini di finanza come Charles Gave - criticano l'impostazione e i risultati di Piketty, contestando le inesattezze metodologiche così come le discutibili prescrizioni di policy dell'economista francese. L'edizione italiana include anche tre contributi di Anthony de Jasay, Antonio Foglia e Deirdre McCloskey." -
I fuochisti della vaporiera. Gli economisti del consenso
Le analisi degli economisti seguono le mode? I fuochisti della vaporiera, che Sergio Ricossa scrisse nel 1978, è un viaggio alla scoperta delle principali tendenze succedutesi nel secolo scorso: da quella ""liberale"""" a quella """"eurocomunista"""", passando per quelle """"keynesiana"""", """"della programmazione"""" e """"sindacale"""". Il libro passa in rassegna gli entusiasmi, più o meno temporanei, che hanno condizionato il pensiero degli economisti. Proprio questa rassegna conduce a un certo scetticismo sulle capacità e sulle virtù degli economisti quali consiglieri del principe. Secondo Ricossa, che sia «chiara od oscura» ogni economista ha «una sua filosofia della vita di un tipo o dell'altro», da cui deduce anche il proprio modo di sentire l'economia e impostarne i problemi. In questo non c'è nulla di male, a condizione che le preferenze personali non vengano contrabbandate al grande pubblico come """"scienza"""" e che proprio questa """"scienza"""" non venga utilizzata per indirizzare e limitare la libertà dei singoli."" -
Potere e mercato. Lo Stato e l'economia
Come sarebbe un mondo senza tasse e spesa pubblica? Davvero le politiche pubbliche riescono a risolvere i conflitti fra gli attori economici? O invece li creano? Esiste infine una ""giusta misura"""" di interventismo? In """"Potere e mercato"""" Murray N. Rothbard analizza gli effetti dell'azione dello Stato in campo economico. Nella sua visione la coercizione esercitata dal potere s'oppone sempre alla libertà permessa dal mercato. Per questa ragione, l'economista americano prova a immaginare istituzioni volontariamente scelte, le quali assolvano anche a quei compiti (difesa, polizia, giustizia) che nelle nostre società sono oggi affidati allo Stato. È il tema delle """"agenzie private di protezione"""", quale alternativa radicale al monopolio statale della violenza. Quello che viene alla luce è un liberalismo estremamente coerente, rigoroso, che non ammette compromessi: il tutto all'insegna di una riflessione sul migliore ordine sociale secondo cui gli uomini hanno diritti naturali che nessuno, e per nessun motivo, può violare."" -
Lo Stato
Cosa faresti, se fossi tu lo Stato? Comincia così, con questa domanda semplice e sorprendente, uno dei più importanti libri di teoria politica degli ultimi cinquant'anni. Anthony de Jasay, il suo autore, arrivò tardi a occuparsi di filosofia politica, dopo un'intensa vita professionale. Con straordinario rigore analitico, in questo lavoro compie un'operazione apparentemente paradossale e nello stesso tempo fondamentale per comprendere come funzionano le istituzioni politiche della modernità. De Jasay considera lo Stato come una entità che vive di vita propria. In questo modo, contraddicendo solo apparentemente la grande lezione dell'individualismo metodologico, ci porta a ragionare sulle conseguenze delle azioni dello Stato, che sono l'esito dei fini che è plausibile attribuirgli. Esiste, sostiene de Jasay, una logica che è propria dello Stato e che lo conduce a monopolizzare sempre più compiti e attività. A spese della libertà del singolo e della società. -
Gesù economista. Ricchezza, proprietà privata e giustizia sociale
Questo non è un libro sulla religione, ma un saggio di economia che si basa sui Vangeli. Mentre molti hanno trovato nel Nuovo Testamento una giustificazione di natura morale al socialismo e all'intervento dello Stato, Charles Gave accosta i testi sacri per mettere in risalto il messaggio di libertà e responsabilità individuale che caratterizza la predicazione di Gesù Cristo. Secondo l'autore, gli scritti di Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono stati adeguatamente letti e compresi dagli economisti, con il risultato che il loro significato sociale è stato in larga misura travisato. Con la semplicità delle sue parabole, Gesù ha invece saputo parlare in maniera assai interessante di questioni economiche, riuscendo a piantare i semi di una riflessione che è tuttora attuale per comprendere la realtà produttiva e finanziaria dei nostri giorni. -
Venticinque% per tutti. Un sistema fiscale più semplice, più efficiente, più equo
La flat tax serve solo ad ""aiutare i ricchi""""? In Italia sarebbe incostituzionale? Scardinerebbe il meccanismo della progressività fiscale e lo stesso Stato sociale? Questa ricerca suggerisce che i luoghi comuni sulla flat tax hanno davvero scarso fondamento. In parte perché il sistema dell'imposta sul reddito, in Italia, è progressivo di nome e non di fatto: il suo disegno è ormai caotico e contraddittorio, e i suoi effetti sono ormai impredicibili per il singolo contribuente. In parte perché la flat tax è concepita come complementare, secondo la lezione di Milton Friedman, a una misura universale di contrasto alla povertà: il """"minimo vitale"""". A determinate condizioni queste due misure sono fatte per stare insieme e completarsi. E potrebbero ridefinire la struttura (e la natura) tanto del nostro sistema fiscale quanto del sistema di trasferimenti."" -
In difesa dei combustibili fossili
Tutto quello che sappiamo sui combustibili fossili è falso? Per decenni ci è stato detto che il loro utilizzo avrebbe portato il nostro pianeta alla distruzione. Eppure, durante gli stessi anni, secondo ogni indicatore del benessere umano - dall'aspettativa di vita all'acqua pulita, dal livello di prosperità alla sicurezza del clima - la qualità delle nostre esistenze è andata migliorando. C'è infatti un legame incredibilmente forte tra uso di combustibili fossili, aspettativa di vita e reddito, specialmente nei Paesi che si stanno sviluppando più rapidamente degli altri. In questo libro Alex Epstein ci racconta quali sono gli aspetti positivi dell'uso di petrolio, carbone e gas naturale: in primo luogo, la loro capacità di fornire energia economica e affidabile a un mondo popolato da sette miliardi di persone. E ci spiega come molte delle critiche non reggano alla prova dei fatti: i benefici che derivano dall'uso dei combustibili fossili sono ampiamente superiori ai rischi. È anche grazie a queste fonti energetiche che il mondo è diventato un posto migliore per gli esseri umani. -
Storia e cambiamento sociale. Il concetto di sviluppo nella tradizione occidentale
Saggio vincitore dell'edizione 2018 del Premio letterario Amerigo delle Quattro Libertà promosso dall'Associazione Amerigo, un riconoscimento inteso a valorizzare quelle opere letterarie che si ispirino alle libertà fondamentali del convivere civile e della pace internazionale quali: la libertà di parola, la libertà di religione, la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura.rnCome viene scritto nelle motivazioni del premio: «Siamo di fronte ad un libro che vuole farci rileggere la storia del pensiero occidentale attraverso una ""storia"""", la storia dell'idea di progresso e di civiltà. Così facendo, l'autore descrive e, al tempo stesso, smonta un pezzo alla volta la nostra idea di cambiamento sociale: nella cultura occidentale, il concetto di cambiamento rimanda a quello di sviluppo e lo sviluppo sociale viene di solito pensato in termini di crescita. Cambiare significa svilupparsi e crescere. Dietro a questa metafora per noi ormai radicata c'è l'idea che, come ogni essere vivente, anche gli Stati e le civiltà nascano, crescano, e, infine, finiscano. Per Nisbet, invece, l'evoluzione della società, il cambiamento, il progresso è il risultato di tante piccole e grandi contingenze, di eventi, di scelte, di persone. La storia è tutt'altro che predefinita, ma è sempre legata all'imprevedibile e all'individuale».rn""""Storia e cambiamento sociale"""" è la biografia di una metafora. Per più di due millenni il pensiero occidentale ha spiegato l'evoluzione sociale attraverso un'immagine presa in prestito dal mondo degli organismi viventi: la metafora della crescita. Così come una pianta nasce, cresce e muore secondo una sua dinamica interna, lo stesso accade per i fenomeni sociali. Questa impostazione è alla base di quella che Nisbet chiama la teoria """"sviluppista"""", che ha caratterizzato gran parte delle riflessioni di filosofi, storici, letterati e sociologi, dai greci fino ai giorni nostri. Esiste infatti un nesso molto stretto tra la teoria greca dei cicli e quella moderna del progresso, entrambe figlie della stessa metafora e della medesima concezione della storia come sviluppo verso un fine. Prefazione di Sergio Belardinelli."" -
Nati per la libertà. L'inutile tentativo di sopprimere lo spirito umano
«Gli stipendi dei manager sono troppo alti», «a nessuno dovrebbe essere permesso di possedere yacht lussuosi», «le aziende non dovrebbero licenziare i dipendenti per aumentare i profitti»: ogni giorno, al bar, in treno, a cena, sentiamo ripetere frasi come queste. Sono opinioni di buon senso o solo luoghi comuni? Una sera anche Louis Carabini si trovò a dover ribattere a tesi di questo tipo. Proprio quelle sue discussioni sono all'origine di ""Nati per la libertà"""": un libro scritto per replicare, in modo semplice e con stile colloquiale, alle principali critiche indirizzate al libero mercato. In queste pagine Carabini tocca temi come le disuguaglianze di reddito, la redistribuzione delle ricchezze, l'occupazione, la moneta, la tassazione delle imprese e dei patrimoni, il ruolo dello Stato, il processo democratico e molto altro ancora. Argomenti di taglio etico ed economico s'intrecciano per offrire una solida difesa dell'ordine di mercato e quindi di un'economia capitalistica senza interferenze statali."" -
Lasciare in pace gli altri. Una prospettiva etica
Perché vogliamo sempre imporci sugli altri? Per quale ragione il nostro comportamento ci appare normale e quello altrui inevitabilmente da correggere? Com'è possibile, soprattutto, che altre persone sembrino conoscere il nostro bene perfino meglio di noi stessi? Secondo John Lachs è necessario riscoprire il piacere di scegliere e, ancor prima, imparare a lasciare in pace gli altri, affinché tutti possano condurre la loro vita come meglio credono. Consentire alle persone di cercare il proprio bene significa riconoscere tacitamente l'esistenza di una pluralità di modi in cui è possibile condurre vite degne. Questo non vuol dire essere indifferenti o egoisti, abbandonando il prossimo nel momento del bisogno, ma aiutarlo in forme che siano rispettose della sua autonomia. Ogni sostegno deve essere allora di natura temporanea, così da non incoraggiare comportamenti passivi e limitanti la responsabilità personale. Solo in tal modo si può creare una comunità virtuosa, tollerante e partecipe delle esigenze altrui. Dobbiamo insomma imparare a non immischiarci troppo nella vita del prossimo, anche se pensiamo che sia a suo beneficio. -
Beni comuni, diritti individuali e ordine evolutivo
I beni comuni sono spesso evocati quale strumento di lotta nei confronti del mercato e delle libertà individuali. Questo volume mostra invece come una società aperta veda emergere in maniera spontanea proprietà condivise e in questo senso comuni, le quali non sono una negazione della proprietà e dell'ordine giuridico, ma anzi ne rappresentano una possibilità fondamentale. I beni comuni non sono dunque un'alternativa alla proprietà, bensì una forma specifica della proprietà stessa e un'istituzione che, se lasciata crescere, è in grado di erodere quel potere coercitivo che lo Stato continua a esercitare sugli individui e sulle comunità. -
Progresso. Dieci motivi per guardare al futuro con fiducia
Prefazione di Francesco Giavazzi.