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Shanghai narcissus Venezia. Un dialogo tra due città
Due punte di un iceberg sono le rappresentanti di un disegno globale sotteso: Shanghai, l'antonomasia della città metabolica, dinamica e cannibale per garantirsi la continua avanzata. Venezia, la lentezza personificata città, il controllo al proseguimento, l'attaccamento storico. La massima dinamicità di trasformazione e la massima lentezza evolutiva. Se messe sul piano globale, che è sempre un atto infruttuoso, le due nature sembrano decisamente distanti e distinte. Se si guardano astrattamente con l'inserimento di uno specchio spesso 8921 chilometri i due soggetti vedono curiose girate e giravolte fortemente articolate. Il confronto tra architetture d'oltreoceano è volto a mostrare la favorevole omologazione e l'influenzarsi tra i due eventi attraverso un inconsistente chiasmo. La visione è l'interconnessione e il mutuo imparare tra questi soggetti, tanto lontani temporalmente e geograficamente, quanto vicini nell'operare. -
Río ciudad. Monterrey. Space production, ecology and culture. Ediz. spagnola e inglese
Prefazione di Carlos García González. -
La composizione delle differenze. Il progetto di architettura come elaborazione del confine
Il libro conduce un ragionamento sui significati del progetto di architettura nella complessità della realtà fisica. L'interpretazione del contesto, il riconoscimento dei paesaggi delle dissonanze, la rappresentazione delle differenze sono questioni cruciali per affrontare le attuali sfide a cui l'architettura deve dare risposta. Riconoscere il limite quale intorno in cui operare l'indagine sullo spazio, tentarne il superamento, significa intraprendere il cammino fruttuoso che conduce all'autenticità dell'abitare. Così, riflettere sui recinti può aiutare a spiegare l'architettura come soglia: ambito in cui compiere l'esperienza di appartenenza alla terra, in cui si gioca l'inclusione e l'esclusione, la finitezza e il desiderio di infinito che ogni uomo porta con sé. -
Lo spazio sociale
Ha ancora senso parlare degli attributi fisici dello spazio pubblico nell'epoca dell'immateriale e della smart city, nel quadro degli sviluppi delle città del mondo, tra migrazioni totali e crisi ecologiche? Come possono le tematiche ambientali condizionare gli spazi pubblici? È sufficiente confidare nell'innesto salvifico della cosiddetta ""quota verde"""" all'interno delle nostre città o è necessario indagare con maggiore coscienza il significato dei termini ambiente, paesaggio, ecologia? Il volume riflette intorno agli antichi e nuovi rapporti tra gli spazi aperti e le comunità che li abitano: è chiaro da tempo che il feticismo storicista che per anni ha annichilito e annientato le istanze sociali, annacquandole nei cappuccini dello Starbucks degli ambienti sottovuoto da Truman Show degli shopping mall suburbani, non potrà più a lungo rappresentare il modello di spazio pubblico che ogni epoca reclama. Una società può essere definita tale solo quando ha modo di confrontarsi in quello che, proprio per questo motivo, viene definito lo spazio pubblico, nella sua dimensione fisica, sociologica e politica."" -
La città media
Le grandi metropoli sono molto affascinanti, continueremo ad esserne attratti, come siamo attratti dal ""Viandante sul mare di nebbia"""", da Corviale o da (e come) Bowman al cospetto del monolito nella sua Odissea nello spazio. Ma quanto ci costano! Le paghiamo per il loro essere prepotentemente sul territorio, dimentiche della topografia e dei toponimi, quasi topofaghe. Forme che tutto contengono, buchi neri nolliani. Questo libro si immerge nella normalità della città di sempre. Tra le reti che brulicano sui nostri territori, tra le soglie che attendono di essere riscoperte. Per scovare una traccia o intuire un percorso, per capire se esiste ancora e dove risieda un campo urbano comune di dialogo in Europa. All'interno del volume: interviste ad Alvaro Siza e a Massimo Carmassi, un saggio di Luca Reale e postfazione di Carmelo Torre."" -
Per forma
Negli ultimi quindici anni l'onda decostruzionista ha reso l'architettura più popolare, ma allo stesso tempo ha prodotto una degenerazione del linguaggio che pare essere irreversibile. Siamo stati spettatori ed artefici di una totale dissoluzione dei codici fondamentali della nostra disciplina. I nuovi edifici proliferano nel mondo globalizzato senza alcun limite figurativo, mentre il passaggio dalla geometria tradizionale alla nomografia ha aperto nuovi orizzonti. Se è vero che noi abbiamo perso il controllo di quello che disegniamo, ha ancora senso parlare di forma? Questo libro è una riflessione intorno al significato di questo termine, alla sua relazione con il concetto di corpo fisico dell'architettura, tra contenuto ed obiettivo, e sul suo ruolo all'interno del perimetro del nostro mestiere. -
Dal legno al marmo. Un giudizio di Leon Battista Alberti e l'architettura a Roma nell'età dello scisma d'Occidente (1378-1450)
Nel libro VIII del De re aedificatoria Leon Battista Alberti esprime un giudizio sulle trasformazioni delle città italiane da una fase prevalentemente lignea a una riedificazione più monumentale e ricca basata sull'uso del marmo. Poiché questo passo è scritto durante il lungo soggiorno romano dell'autore, sorge spontaneo chiedersi su che basi l'umanista poggiasse le sue considerazioni. Questo saggio si propone di indagare questa fase di passaggio dalla città bassomedievale alle formulazioni moderne, incentrando l'attenzione soprattutto su Roma. Viene ripercorso un terreno poco frequentato dagli studi, gettando un po' di luce sul lungo cono d'ombra che ancora si proietta sul periodo, epoca di forti tensioni, di instabilità politiche, di tormentate vicende della storia della Chiesa che viene attraversata dal grande scisma d'Occidente. Le condizioni degli operatori, il ruolo degli architetti, la tipologie abitative, il mercato immobiliare, i restauri, le forniture, i materiali, gli usi edilizi, le macchine di cantiere: tutto un mondo poco noto ma ricco di fermento viene gradatamente riportato alla luce permettendo di cogliere il valore e i limiti, della testimonianza albertiana. -
Trattati di architettura e liturgia. Il numero plastico, lo spazio architettonico, gioco di forme
Questo volume raccoglie i tre libri del monaco e architetto olandese Hans van der Laan (1904-1991): tre tesi rifondative di una straordinaria potenza osservatrice, intellettuale e creativa. Nei suoi libri, nelle sue opere architettoniche e nei suoi numerosi disegni di vestiti, vasellame, mobili e vari altri artefatti, Van der Laan propone un'unica visione d'insieme sui rapporti tra l'uomo, la natura e il loro Creatore. La sua teoria del ""Numero Plastico"""" riconnette l'ordine quantitativo dell'architettura alla natura percettiva e cognitiva dell'uomo e ridefinisce la proporzione come una delle radici dell'intelligenza umana, universale e oggettiva. Ne """"Lo Spazio Architettonico"""", Van der Laan raccoglie questa ridefinizione della proporzione all'interno di una delle teorie architettoniche più sviluppate e comprensive che la storia abbia mai conosciuto. In """"Gioco di Forme"""", poi l'autore allarga la sua ricerca fenomenologica a tutto il mondo della cultura umana che non solo trasforma e completa il mondo della natura, ma serve anche a fondare il mondo degli artefatti liturgici."" -
Vincenzo Corazza e gli anni Trenta a Matera. Architetture e piani di un progettista delle istituzioni
Molta critica architettonica ha esaminato la prima metà del Novecento con contributi a volte discordanti, avendo spesso intrapreso strade che hanno messo in secondo piano altre produzioni rispetto a quella più razionalista del Movimento Moderno. Ne è conseguito che gran parte dell'operosità d'ingegneri e architetti ""minori"""" è stata tenuta a margine se non esclusa dalle trattazioni sull'architettura del periodo. Così protagonisti di primo piano come Vincenzo Corazza sono stati tralasciati per ricercare in quegli anni più chi si era espresso in totale concordanza con il pensiero radicale dei modernisti. Questo libro vuole assumersi il compito di riscoprire un progettista delle istituzioni, che ha operato con un'altra modernità, mettendo in primo piano la sua opera intellettuale, prestata quasi tutta agli uffici tecnici, e tenendo sullo sfondo la cultura e la storia di Matera in età moderna. Vuole restituire al mondo della cultura una figura cardine e operativa per la città dei Sassi; patrimoni, quelli di Corazza, che difatti hanno condizionato le vicende urbane post-moderne e contemporanee di una singolare città oggi Capitale Europea della Cultura 2019."" -
L' empatia creativa e la città
La dimensione empatica dell'architettura si manifesta della sua capacità di instaurare relazioni e connessioni. Con i luoghi, con le persone, con gli eventi. La trascrizione della lecture ""Creative Empathy"""" dell'architetto Mario Cucinella, tenutasi a Pescara il 9 Novembre 2018, apre la pubblicazione che raccoglie anche le riflessioni sul tema dei curatori e di docenti universitari attenti alle tematiche più attuali della ricerca progettuale. Il volume presenta, inoltre, i risultati di un workshop intensivo di dieci gruppi di lavoro formati da studenti di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Design dell'Università """"G. d'Annunzio"""" di Pescara che hanno impiegato l'empatia creativa come presupposto per la riqualificazione di altrettanti """"coriandoli urbani"""" della città. I momenti catturati e la mostra a conclusione dell'evento culturale sono raccontati nelle pagine tramite disegni e fotografie."" -
Pauropolis
La questione della sicurezza ha acquisito un ruolo centrale nel dibattito contemporaneo. Le conseguenze sull'abitare e sugli spazi urbani sono ormai evidenti, così come l'inevitabile strumentalizzazione della paura da parte dei soggetti più diversi: politici, amministratori, sociologi, pubblicitari, opinion-leader. Questo libro cerca di individuare quale sia il grado di trasformazione indotto nell'architettura e come sia cambiato il processo di progettazione architettonica sotto la pressione della questione securitaria. Come sia cambiato il rapporto tra città e insicurezza nel corso della storia recente, la crescente attenzione del design industriale, le differenti strategie progettuali attuate per rispondere alla necessità, reale o percepita, di sicurezza. -
I fratelli di Midgard. Vol. 2
Nel secolo XI il Sud Italia è una babele di lingue e di popoli. Eserciti provenienti dai deserti armeni, dalle montagne anatoliche, dalle coste del Mar Nero o dal rus' di Kiev. Principi longobardi che si combattono lungo l'Appennino con il sostegno del papa, dell'imperatore tedesco o di quello di Costantinopoli. Predatori maghrebini musulmani che dalla Sicilia infestano le coste pugliesi, dove vivono fiorenti comunità ebraiche. In questo ribollire si insinuano alcuni avventurieri vichinghi: mercenari come i Drengot Quarrel, i primi a ottenere un feudo in Italia, o come gli Hauteville, destinati a cambiare il corso della storia. Sono gli uomini della terra di mezzo, i fratelli di Midgard. -
La città selvatica. Paesaggi urbani contemporanei
Ecosistemi selvatici e porzioni di natura brada sono sempre più frequenti nelle città europee contemporanee. Si diffondono piante ""invasive"""", che turbano il nostro sovranismo etnobotanico. Fitti brani di giungla prendono possesso dei parchi, così come dei tetti e delle facciate degli edifici più alla moda. Le città tendono a inselvatichirsi per le ragioni più diverse. Talvolta accade per effetto della latitanza di cura e progetto. Talvolta è invece per intenzione e lo spazio urbano diventa il campo di un rapporto tendenzialmente più mutualistico tra le società post-industriali e ciò che ci si ostina a chiamare """"natura"""". In questo scenario, il progetto ricorre al selvatico per rigenerare aree in abbandono, progettare infrastrutture sostenibili, rivitalizzare spazi pubblici di pregio, migliorare l'impronta ecologica di nuovi insediamenti, suggerire nuove pratiche e rituali sociali, soddisfare il """"desiderio di natura"""" degli abitanti. Questo libro da un lato esplora il valore proattivo dei paesaggi selvatici per migliorare la qualità urbana; dall'altro, si interroga sui rischi del selvatico come strumento di pratiche e politiche di verdolatria consensuale a buon mercato."" -
Tuñón arquitectos. Ediz. italiana e inglese
Il lavoro di Tuñón si comprende all'interno delle sue molte attività. In effetti, oltre quella professionale dentro uno studio-laboratorio, c'è anche quella dell'insegnamento presso l'ETSA di Madrid (e diverse altre prestigiose università al mondo), della scrittura, del contatto costante con l'arte, la fotografia, il viaggio. Attività apparentemente separate, da considerare invece legate per poter comprendere che tutte, simultaneamente, alimentano quelle ""quattro carte"""" fondanti - uguaglianza e differenza, ambiguità e possibilità - a cui si riferivano Luis Moreno Mansilla (1959-2012) ed Emilio Tuñón in uno testo del 2003. """"Carte"""" come metafore di questioni che ancora oggi, malgrado la scomparsa di Mansilla, sono lì amalgamate con la realtà per svelarla, ovvero per """"avvicinare l'architettura alla vita, o meglio, l'architettura a chi la abita"""". È così che alla condizione di generale scetticismo che caratterizza la società contemporanea Tuñón Arquitectos oppongono una via fiduciosa, attraverso un'architettura aperta, anticonformista e anti monumentale, un'ambizione di fare città cercando d'integrare e non d'escludere."" -
AB Chvoya. Architectural bureau. Ediz. italiana e inglese
I progetti presentati in questa monografia sul giovane studio pietroburghese Chvoya sono un viaggio dalla dimensione più domestica a quella pubblica. Da una casa per artisti dispersa nella foresta alla via pedonale che collega la Nevsky Prospekt a Piazza del Palazzo nel centro di San Pietroburgo. Superando il problema della scala, ogni progetto di Chvoya è un dispositivo per farsi guardare, per prepararsi a guardare, e infine guardare. Chvoya ci mostra un'architettura che finalmente si allontana dal lirismo contemporaneo lavorando sulla verità del linguaggio della costruzione. Come nelle pellicole di Dziga Vertov, forma e tecnica sono preminenti ma gli attori non devono accorgersi del regista. Impongono un ritmo serrato a tutti gli spazi per poi trascenderlo senza abbandonare la chiarezza compositiva. Un modo di progettare che racconta di San Pietroburgo ma si rivolge al panorama internazionale. -
Urbanità spontanee
A partire dall'osservazione delle pratiche architettoniche ""di azione"""", questo volume cerca di rivelare la rete di interpreti contemporanei che hanno lo spazio pubblico come ambito d'intervento e i cui progetti affrontano la ridefinizione dell'idea di comunità. Attraverso un percorso retroattivo, si analizzano e si catalogano modalità d'intervento che condividono con le cosiddette """"pratiche d'azione"""" intenti, presupposti teorici ed esiti progettuali. La selezione dei progetti attraversa tipologie spaziali differenti: dal mercato alla piazza, dal centro culturale all'edificio per attività sociali di quartiere, dall'Expo universale all'""""inflatable"""" per eventi. Le diverse situazioni spaziali condividono una serie di aspetti: la flessibilità d'uso, la temporaneità, la processualità nella costruzione, la reversibilità, l'adattabilità, il riutilizzo (materiale e funzionale), l'essere progetti site-specific, l'indeterminatezza spaziale. Questo libro è anche un tributo a quegli autori che hanno immaginato il progetto non come qualcosa di inalterato nel tempo, ma come processo mutevole in tutte le sue fasi vitali."" -
Ri-Poliba. 2013/2019 Progetti per gli spazi dell'università . Ediz. multilingue
Questo volume, dedicato ai progetti per gli spazi del campus universitario del Politecnico di Bari, affronta il tema della riqualificazione e del ripensare il patrimonio architettonico esistente. I vari contributi sono una serie di esperienze, relative all'ultimo quinquennio 2015-2019, che mostrano come ci possa essere integrazione tra ricerca scientifica, attività didattica e professionale, nel ripensare i luoghi dell'università. -
Guida alle chiese «chiuse» di Venezia
A volte cose, edifici, luoghi perduti tornano, sono riscoperti. Molte architetture attendono oggi una nuova occupazione, alcune di queste sono eredità, monumenti dai muri secolari. Il sempre più evidente abbandono che caratterizza il patrimonio ecclesiastico in Italia e in Europa testimonia quanto l'uso ""disegni"""", anche in sua assenza, le città. Trenta chiese presenti nel centro storico di Venezia, non più utilizzate per il culto, la cui porta è prevalentemente chiusa sono qui guardate come ritrovamenti. Questi vuoti sono letti come un'""""arcipelago"""" per sottolineare un'intenzione di progetto, un voler vedere in modo sistemico elementi difformi, per ipotizzare una rifondazione della città a partire di nuovo da questi luoghi ritrovati."" -
Bramy, l'amore per la natura
Questa è la favola di Bramy, la Bramea Europea, un relitto assai antico, che ha saputo sopravvivere ed adattarsi durante i millenni in un ambiente relativamente protetto quale ancora oggi appare il cratere del monte Vulture in Basilicata. La piccola falena ha deciso di descrivere l'habitat in cui vive per farlo diventare un modello nella tutela di quel fragile ecosistema chiamato pianeta Terra. Le illustrazioni sono di Andrea Carbone. -
Melfi. L'angolosa modernità degli edifici
Il volume è il tentativo di fissare un'immagine dell'architettura moderna così come si è declinata all'interno di una piccola realtà urbana come quella di Melfi (Basilicata), una città dalla forte caratterizzazione storica legata ai normanni e a Federico II. Questa ricerca all'interno della trama urbana si avvale delle fotografie di Peppe Piumelli e di Silvia Iazzetti e si confronta da un lato con la grande dimensione e con l'architettura tecnologica della vicina fabbrica FCA, ora Stellantis, un'opera degli anni Novanta di Marco Visconti, dall'altro con la singolare convivenza di una rovina moderna e i ruderi storici di un'antica abbazia, nell'affascinante contesto ambientale e paesaggistico dei Laghi di Monticchio. Di questa singolare vicinanza e del comune destino, i disegni visionari di Franco Pedacchia svelano stimolanti scenari. I testi critici che accompagnano la narrazione sono di Pietro Valle e Raffaele D'Andria.