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Tutti i Totti del mondo. Storia dei calciatori che hanno indossato un'unica maglia. Da Boniperti a Baresi, da Jascin a Giggs...
Fedeli a vita. Italiani, europei, africani, asiatici, australiani: calciatori interpreti e protagonisti di una carriera vissuta interamente nello stesso club. Solo uno, proprio come Francesco Totti: venticinque anni di Roma. Gol, parate, dribbling, assist, vittorie e sconfitte, gioie e amarezze al servizio di un'unica causa. Combi, Boniperti, Facchetti, Sandro Mazzola Udovicich, Franco Baresi, Paolo Maldini, Beppe Bergomi: gli altri italiani. ""Tutti i Totti del mondo"""", a patto che abbiano almeno quindici anni di permanenza nella stessa società. Il club dei fedelissimi in ottant'anni di storia del calcio. Jascin, Nilton Santos, Billy Wright, Jack Charlton, Charles Pujol, Piet Keizer, Josè Arconada, Scholes, Ryan Giggs, e altri. Le storie, gli aneddoti, le carriere. Numeri, dati, cifre incredibili, pazzesche. """"Tutti i Totti del mondo"""" monitorati e censiti per la prima volta. Dentro al libro ci sono anche i fedeli parziali, che non hanno potuto o voluto legarsi a vita al club dove sono nati. Bulgarelli, Juliano, Uwe Seeler, Gigi Riva, Iribar, Bruno Conti, Costa Curta, Xavi, Iniesta, Steve Gerrard..."" -
La storia dei campioni
Storie di atleti che si distinsero non soltanto nelle arene e negli stadi, ma seppero realizzare imprese che sono rimaste nella storia. Dall'orgoglio pellerossa di Jim Thorpe, al coraggio dei ciclisti francesi nella prima guerra mondiale; dalla protesta dopo l'invasione russa di ungheresi e cecoslovacchi all'Olimpiade di Melbourne '56 al dignitoso rifiuto di Mathias Sindelar a unirsi alla Germania dopo l'Anschluss. Più di un secolo di vicende sportive che hanno saputo farsi largo e trovare un posto significativo anche nella storia, nel costume, nella politica, nella società. Tredici ritratti di campioni che non si sono mai tirati indietro, in dodici casi scegliendo l'eroismo, in un altro l'ignominia. -
Eravamo l'America. Gli anni Ottanta, magia di un'epoca in cui avevamo il mondo in pugno
Avventure, segreti, notti di confessioni, vigilie di peccato. A bordo ring della storia, quella di una boxe che scatenava passioni e creava campioni. Erano gli anni Ottanta, e l'Italia aveva il mondo in pugno. Un lungo viaggio inseguendo ricordi e testimonianze. L'autore rivela quello che ha visto e sentito in quei giorni vissuti da testimone privilegiato. Ci restituisce immagini, profumi, retroscena, parole e gesti di un periodo magico per il pugilato di casa nostra. Sfilano campioni olimpici, campioni del mondo. Tutti hanno un'avvincente storia da raccontare. Patrizio Oliva, i fratelli Loris e Maurizio Stecca, Gianfranco Rosi, Patrizio Sumbu Kalambay, Giovanni Parisi, Valerio Nati, Francesco Damiani riempiono con le loro imprese le pagine di un libro che ci riporta al tempo in cui eravamo re. Eravamo l'America. Match appassionanti, laceranti sconfitte, vittorie che ripagano di ogni sacrificio, ferite che porteranno dentro per sempre. Per uno strano caso del destino, ma forse non è un caso e il destino c'entra poco o niente, quei campioni hanno realizzato le loro imprese nello stesso arco di tempo. Questa è la storia di quei giorni. -
Bomber con i guanti
Questa è una storia che parla di calciatori più o meno famosi. Portieri che hanno una caratteristica particolare. Non solo evitano i gol, loro sono capaci anche di segnarne. Sono i Bomber con i guanti. Dentro ci sono italiani come Michelangelo Rampulla, Massimo Taibi, Marco Amelia. O Alberto Brignoli, l’ultimo a riuscirci in ordine di tempo. Un giovane che ha così rinnovato una tradizione antica. Quella di Lucidio Sentimenti, che fece gol al fratello. O di Rigamonti, implacabile dal dischetto. Ma è all’estero che si trovano i portieri goleador più famosi. Josè Luis Chilavert, Jorge Campos, Renè Higuita. Istrioni che interpretano il ruolo del calciatore in ogni sfaccettatura tecnica e tattica. Cannonieri seriali come Dimitar Ivankov, Dragan Pantelic e Johnny Vegas. Portieri che hanno vissuto una sola volta quell’ebbrezza, Jan Tomaszewski e Peter Schmeichel. Segnano su rigore, su punizione, di piede, di testa. Segnano addirittura su rinvio, emuli di Igor Jankole: fiumano del Bancoroma negli anni Ottanta. E poi c’è il Bomber con i guanti per eccellenza. Si chiama Rogerio Ceni, è brasiliano e di reti ne ha fatte centotrentuno. -
La presa della Bastiglia. Tour de France 1975: la fine dell'era Merckx. La sconfitta più dura diventa un'impresa da raccontare
In un mondo che celebra i vincitori e relega all'angolo i perdenti, l'autore si chiede che valore possa avere la sconfitta. Eddy Merckx al Tour de France del '75 gareggia per superare la cinquina di Jacques Anquetil. Partenza da Charleroi con prologo a cronometro. A rovinargli la festa è un giovane Francesco Moser. Un duello che va avanti per tutta la prima settimana. Merckx riconquista la maglia gialla. Sul Puy deDome, Bernard Thevenetlo attacca, lui risponde ma a 200 metri dalla vetta un pazzo lo colpisce con un pugno al fegato.Eddy soffre, ma resiste e limita il passivo. Pensa di risolvere la questione sulle Alpi: sebbene imbottito di antidolorifici, scatta sulla penultima salita e si fionda in discesa dalCol d'Allos.Ha le mani sul sesto Tour. C'è un'ultima belva da ammansire, l'ascesa che porta all'arrivo di Pra Loup. È proprio su quelle rampe che il cannibale diventa agnello sacrificale. Sente l'odore della sconfitta, sino a quel giorno sconosciuta. Thevenet gli sfila quella maglia gialla per tanti giorni sua. Tra i francesi che celebrano la Presa della Bastiglia e la fine della tirannide, il Tour di Eddy Merckx si trasforma in un incubo. -
Ma quanto erano belli gli anni '60! Sport e non solo. Confronti e differenze con «l'irriverente» mondo di oggi
Prima con una certa comprensibile fatica, poi con grande dignità, l'Italia era riuscita a risollevarsi dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale e si apprestava a entrare in un periodo decisamente più tranquillo che sarebbe sfociato, di lì a poco, nel boom economico. Gli anni Sessanta hanno visto salire alla ribalta straordinari personaggi, da Papa Giovanni XXIII a Kennedy a Kruscev, che si adoperarono per scongiurare un terzo conflitto bellico; e hanno spinto la scienza verso il futuro inviando l'uomo sulla Luna e (grazie a Chris Barnard) aprendo la strada ai trapianti di cuore. Furono gli anni di programmi televisivi mitici, come Carosello, i primi sceneggiati (Maigret, Nero Wolfe, Belfagor) e dei Festival di Sanremo indimenticabili. Al centro di questo decennio così ricco di novità e speranze, lo sport rivive nel libro minuto per minuto, grazie alle imprese più alte... Il giornalista sportivo Ugo Russo è voce storica dell'emittente di Stato e narratore di molteplici prestazioni esaltanti degli atleti italiani nelle più grandi manifestazioni internazionali di quasi tutte le gare ""in terra, in acqua e sulla neve"""". Dai protagonisti delle differenti discipline agonistiche ai campioni con la C maiuscola del calcio, dalle grandi partite che giustificavano sempre il prezzo del biglietto all'Europeo vinto dalla nostra nazionale nel '68, che gettò le basi per il secondo posto al mitico Mondiale del 1970; dalle storie (aneddoti spesso inediti) che ruotavano dietro le grandi imprese olimpiche (1960, 1964, 1968), a tutte le medaglie vinte dai nostri portacolori."" -
Il buio oltre l'azzurro. Sconfitte, intrighi, sospetti e polemiche. Dal 1962 al 2018. Storia delle partite da giocare un’altra volta
Un libro per raccontare le sconfitte della nazionale azzurra di calcio, quelle famose e soprattutto quelle che hanno provocato maggiori polemiche, scatenando sospetti di intrighi, veri o presunti. Un lungo viaggio che al Cile 1962 porta fino all’esclusione dell'Italia dal Mondiale di Russia 2018. Dentro ci sono molti eroi della nostra storia pedatoria. Da Helenio Herrera a Gian Piero Ventura .Sfilano Sivori, Altafini, Barison. Epoi Albertosi, Facchetti, Mazzola, Rivera, Riva. C’è lo scandaloso arbitraggio di Aston, quello interra di Corea di Bryon Moreno. I sei minuti di Rivera a Città del Messico. Nulla è lasciato nell'oblio. Il libro è diviso in due parti. La prima è quella dell'analisi certosina, diremmo scientifica, e va dal mondiale cileno del 1962 a quello nippo-coreano del 2002. Grandi delusioni che sono costate titoli mondiali, europei e soprattutto la credibilità di Nazionali che erano state costruite per vincere. La seconda parte riguarda l'epoca che va dal 2004 a oggi. -
Storie di boxe, lacrime e sorrisi
Un libro che racconta gli angoli bui del pugilato. Storie emozionanti, divertenti, a volte malinconiche. Uomini che hanno conquistato il mondo, per poi precipitare nella disperazione. L'inquietante declino di Gustavo Ballas tra droga e alcool. La tristezza di Nikolay Valuev, il re dei massimi, un gigante terribilmente solo. A una festa in suo onore, mentre gli altri ballano, lui piange disperato. L'incredibile vigilia di una coppia di pugili, gonfi di birra e mortadella prima di andare a combattere. Vincere è bello, ma per campare si fa qualsiasi cosa. E poi, le zanzare. Quelle che, a Copparo in Emilia, assalgono i pugili fino a farli fuggire dal ring e mettono ko l'arbitro. L'intrigante avventura di Reggie Strickland, perdente di professione. La pazzesca vicenda di Nick Blackwell, il pugile che ha sconfitto la morte. Come dice la scrittrice americana Joyce Carol Oates: ""La vita è come la boxe per molti e sconcertanti aspetti. La boxe però è soltanto come la boxe"""". E non sono sempre e solo i protagonisti a ispirare le storie più belle, anche i comprimari ne hanno di meravigliose."" -
L'ombra atlantica
Da Las Palma di Gran Canaria a S.Lucia dei Caraibi. Una regata ormai storica. La chiamano semplicemente ARC, Atlantic, Rally, Cruising. Dicono che il mare inviti a riflettere su se stessi... Ma farlo sull'oceano, è meglio! Dopo ""Sotto una nuvola a forma di banana"""", Maurizio Lamorgese torna alla sua """"seconda professione"""" (la prima, ovvio, è quella di skipper) per raccontare ai lettori l'esperienza di una regata atlantica nella quale, sebbene si navighi in equipaggio, i momenti di solitudine sono molti e spingono spontaneamente nella rete delle """"riflessioni"""", non così comuni nella """"vita terrestre"""". Lo spazio immenso, la distesa d'acqua senza confini, il movimento dello scafo, il vento da ogni parte, il brutto tempo, le veglie di guardia, il sonno perso, il condividere spazi, le manovre, gli orari sballati, il buio profondo delle notti, albe e tramonti da brividi, e infine l'assenza di contatto con il resto del mondo, rendono la regata una bella prova di carattere, per chiunque. «Ed è qui», racconta Lamorgese, «che certe """"domande"""" trovano acqua per germogliare. Non penso di dare delle risposte, ma portare il lettore a riflettere su quegli spazi personali che sempre più spesso allontaniamo, mentre il mare, con la sua immensità, i silenzi, fa emergere dalle infinite profondità». Una """"voce"""" interiore che proviene dal più magico e vitale elemento di questo meraviglioso pianeta. L'acqua."" -
I Gordini. Una fameja ad fénómen. Un padre, un figlio. Storie romantiche tra ciclismo e boxe, sport di sacrificio per capire la vita
Un padre e un figlio romagnoli. Vite difese con coraggio, in guerra o sul lettino di un ospedale. Meo è il figlio. Pugile grazie a un prete che legge il futuro, lascia per un terribile male. Oggi è un maestro di boxe che spiega la vita tirando cazzotti. Pronto a dare tutto sé stesso, pur di far diventare adulti i ragazzi che si affidano a lui. Un po' filosofo, un po' visionario. Studia le parole, le sue e quelle degli altri. Se gli piacciono, le scrive su grandi fogli che affigge alle pareti della Casa di Carta, la palestra al civico 88 della via Chiavica Romea. Michele era il papà. Lo chiamavano Bucaza, forava sempre quando era in testa e così non vinceva mai. Sei Giri d'Italia e tre Tour. Un'avventura cominciata dopo aver speso tutti i risparmi per comprare una Romagna: bicicletta di seconda mano con le ruote di ferro e i copertoni con camere d'aria separate. Una sera del '21, al Caffè Centrale di Cotignola, la sfida che gli avrebbe cambiato la vita. “Sono più veloce di quel cavallo di razza!”. Un km con partenza da fermo sul Canale Naviglio. Lui primo, il cavallo dietro. Loro sono i Gordini, una famejaad fénómen. Una famiglia di fenomeni. -
Driver's Anatomy. Dieci incroci pericolosi tra piloti per svelare il lato umano della F1
Settant’anni di Formula Uno riletti attraverso quelle particolarità fisiche che hanno reso famosi i piloti. Un punto di vista anatomico su un mondo costruito nell’alta tecnologia motoristica, dunque del tutto nuovo, seppure non sconosciuto ai tanti appassionati che hanno saputo cogliere attraverso le singolari particolarità fisiche dei protagonisti e l’uso che essi ne fanno in gara, l’aspetto più umano del circuito più veloce e futuribile che vi sia. Perché è grazie a quei corpi che questo sport è entrato nell’immaginario collettivo come sinonimo di grinta, coraggio, rischio e adrenalina. Corpi donati alla scienza della velocità. Corpi normali ma capaci di far eseguire cose che proprio normali non sono. Corpi attraverso i quali passa la gioia, il dolore, la vita, la morte e la gloria. Dentro quei corpi si nasconde la grandezza del pilota, come il “fegato” di Villeneuve, sinonimo di coraggio e follia, o il cuore di Alonso, caldo quanto lui ma a volte traditore. E poi gli occhi di Cervert, spenti per sempre in un pomeriggio americano, le spalle di Senna, abituate a calibrare la guida del suo bolide come a portare il peso di una nazione. Particolari curiosi come il ventre di Juan Manuel Fangio o le braccia di Nuvolari, i primi campionissimi. Prefazione Fabio Tavelli. -
Felice di essere preso a calci. Il pallone racconta la sua storia dal 2500 a.C. ai giorni nostri. Maradona, Paolo Rossi, Pelé: ventuno mondiali tra primati, curiosità e divertenti aneddoti
Il racconto di un viaggio speciale. Quello cominciato in Cina, 25 secoli prima di Cristo, dal pallone. È lui stesso a narrarci questa incredibile storia. Il primo pallone era fatto con le viscere degli animali, poi sono arrivati il caucciù, il cuoio, fin ai materiali sintetici di ultima generazione. Ha vissuto momenti storici, divertenti, drammatici. È stato compagno dei legionari romani; custodito con amore, o addirittura nascosto nelle trincee durante le guerre mondiali del XX secolo. Ci racconta ventuno campionati del Mondo, a partire dal 1930. Scopriamo le stranezze dei campioni, ma anche l'evoluzione di un look che è cambiato edizione dopo edizione, diventando con il tempo un sogno per collezionisti. La storia racconta come, a metà degli anni Cinquanta, sia nato il ""Pallone d'Oro"""". Un trofeo inseguito, desiderato e vinto dai più grandi calciatori di tutti i tempi. È stato testimone diretto dei 1281 gol di Pelè, dei primati di Lionel Messi, della """"Mano de Dios"""" di Maradona, degli exploit di Cristiano Ronaldo, delle tragedie di Superga e dell'Heysel, di Pablito al Mundial di Spagna, fin al gol rubato da un raccattapalle a Beppe Savoldi..."" -
Colpi di scena. Le dieci magie del tennis d'autore
Nel tennis i punti non sono tutti uguali. Esistono “quindici” speciali. Quelli realizzati grazie ai colpi di scena. Soluzioni che emozionano il tennista e seducono lo spettatore. Dalla veronica di Panatta alla Sabr di Federer, il mondo della racchetta è fatto di idee estreme che i campioni trasformano in realtà. E alle quali spesso danno anche un nome. Colpi pop, riproducibili solo dai titolari del diritto d’autore. Una galleria di soluzioni artistiche che rubano l’occhio e cambiano il corso delle cose. Gesti bianchi ma anche curiosi: dai primi tweener di Vilas e Noah allo slice della Vinci, dalla volée della Navratilova all’uncino di Nadal. Colpi che hanno permesso ai nostri eroi di conquistare il mondo. Maestri e allievi: il rovescio bimane di Borg e quello di Djokovic. Una selezione che libera il campo da statistiche e percentuali, premiando esclusivamente la bellezza del gesto. Come se il tennis fosse ginnastica artistica. A Wimbledon come sul campetto sotto casa, fare un punto bello è molto più bello. -
Gli eroi Ducati. Piloti, tecnici e dirigenti che in Italia e nel mondo hanno scritto la storia delle rosse di Borgo Panigale
Dal successo del meccanico-pilota Recchia con il Cucciolo, sul circuito ricavato all’interno dei Giardini Margherita di Bologna nel 1946, fino a Marco Lucchinelli che nel 1988 si aggiudica la prima gara di Superbike. La rivoluzione dell’ingegner Taglioni, che perfezionò il sistema desmodromico e progettò circa mille modelli. Una scelta che i progettisti che l’hanno seguito non hanno mai cambiato, ottenendo decine di titoli mondiali in Superbike e allori iridati anche in Moto GP. Circa 700 profili di piloti italiani che (a partire dal 1946) hanno portato sul podio il nome della casa. I grandi progettisti, gli ingegneri, i preparatori, i tecnici e i meccanici delle scuderie che hanno tenuto vivo nel mondo il nome Ducati. Quattrocento profili di piloti stranieri che hanno vinto in sella a quelle moto. Dai meccanici-volanti, decisivi per i trionfi nel Motogiro, ai piloti dei grandi raid, a quelli dei primati mondiali. Lucchinelli e tutti i campioni del mondo Superbike, fino a Capirossi e Stoner in Moto GP, non avrebbero avuto le opportunità trovate in Ducati se dal dopoguerra in poi con ci fossero stati altri appassionati ad aprire la strada. -
I miei giochi. Da LA '84 a Rio 2016. Nuova ediz.
Los Angeles '84. Sfido Damiani nella palestra di Rocky. In spiaggia con Maurizio Stecca: oro al collo e sella da monta in spalla. La prima Olimpiade da inviato, ne seguiranno altre nove. Stranezze ai confini della realtà, ma anche ritratti di personaggi che hanno scritto la storia dello sport. Seul '88. Le Luis Vuitton imitazioni originali, l'alba di Ben Johnson. Le tapas boquerones en vinagre nelle notti di Barcellona 92, la tragedia di Ron Karnaugh. Atlanta '96. La casa di Martin Luther King. Entusiasmo per Michael ""Bip Bip"""" Johnson. Sydney 2000 e i surfisti di Bondi Beach. Fioravanti e Rosolino ci fanno sentire grandi. Atene '04. Le ragazze del windsurf pompano come canottieri nella passata in acqua. L'allegro VDH porta in tasca la foto di un ragazzo gonfio di birra e di peccati. Pechino '08. Ferragosto sulla Grande Muraglia, al mercato del cibo tra grilli e scarafaggi. Michael Phelps, l'alieno. Cammarelle, gigante che odia il ko. Federica Pellegrini, lacrime e gioia. Londra '12, il talento di Mangiacapre, la guasconeria di Russo. E poi i Giochi invernali: Il mistero di Nagano '98 con la strana coppia del bob e Torino '06 dove vince Giorgio, l'altro Di Centa."" -
Ho visto la rivoluzione
È il 13 giugno del 1974, al Waldstadion di Francoforte si gioca Brasile-Jugoslavia, è la partita inaugurale di un campionato del mondo già annunciato come il più bello di sempre. Sono i giorni che per l'universo calcistico segneranno il passaggio al futuro, la rivoluzione industriale. Un confronto diretto tra conservatori, riformisti e radicali. I primi, tra cui noi italiani, fedeli all'ancien Règime, pensano che classe e talento siano ancora sufficienti per essere i migliori, e che a calcio si possa ancora giocare passeggiando sull'erba. Si accorgeranno presto che non è più così. I riformisti irrobustiscono la qualità con organizzazione e forza atletica. Alla fine avranno ragione loro, i tedeschi. I forieri della rivoluzione, gli olandesi belli e impossibili, rimarranno a mani vuote, è vero, ma conquisteranno le simpatie del mondo intero: passeranno alla storia per aver messo la firma sul big-bang che cambierà per sempre il volto al calcio. Da quell'estate del 1974, nulla sarà più come prima. Prefazione di Roberto Beccantini. -
Un bellissimo spreco di tempo
"Un bellissimo spreco di tempo. È questa l’essenza dello sport, per chi lo guarda da lontano e ne assapora i momenti, che poi entrano a far parte della vita. Una serie infinita di fatti e di personaggi, di vittorie e sconfitte, di gioie indicibili e di penose sofferenze. Di ricordi che poi ti accompagneranno per sempre, insieme alle persone con le quali hai condiviso un’emozione. E gli abbracci, la disperazione, il pianto, la risata, la commozione e tutto quello che un campione, o un’impresa, può rappresentare. Per poi capire come la vittoria più mirabolante, o la sconfitta più rovinosa, è proprio roba da un minuto o poco più. E che l’emozione, per quanto intensa, svanisce in fretta: destinata ad essere ben presto immagazzinata nel cosiddetto tempo sprecato della nostra esistenza. Poi c’è il ricordo, che quell'emozione si porta dietro. E quello è bellissimo. E non svanisce mai."""" Prefazione Giancarlo Brocci, Andrea Bacci." -
La lunga attesa. Nel mare infinito per ritrovare se stessi
Rinunciare alle ipocrisie della vita ""dentro il sistema"""", per ritrovare se stessi, navigando tra albe e tramonti, mari amici e mari agitati... È ancora possibile? Maurizio Lamorgese (un successo il suo primo libro per Edizioni Slam -Absolutely Free Libri, """"Sotto una nuvola a forma di banana"""") racconta come c'è riuscito...C'è sempre una rinuncia dietro a ogni cambiamento. Lamorgese ha cominciato dalla rinuncia a lavorare nel campo cui lo avevano consegnato i propri studi. Forse la rinuncia più facile da individuare, certo una delle più difficili da porre in atto. È nata lì la sua vita in barca, con i mille ruoli che si è saputo garantire grazie al proprio animo eclettico. Questo libro trasforma le riflessioni di un marinaio che ha cinque traversate atlantiche alle spalle, nel racconto di una vita """"a parte"""", nei mesi di stop forzato dovuti alla pandemia. Una vita dalla quale si possono cogliere molti spunti, ma su tutti, quello su come cambiare se stessi."" -
Clamoroso a Wembley. Inghilterra-Ungheria 3-6. Il giorno in cui Puskas fece crollare l'impero. Storia di Jimmy Hogan, traditore e maestro...
Inghilterra contro Ungheria, 25 novembre 1953. La Partita del Secolo, come venne definita all'epoca. L'Inghilterra non aveva mai perso in casa contro una squadra del Vecchio Continente. L'Ungheria era considerata la nazionale più forte del momento, vincitrice dell'Olimpiade del '52. Una sfida giocata anche in ambito politico ed economico. Un confronto, secondo la retorica in uso allora, tra l'Imperialismo o il Capitalismo, di cui l'Inghilterra era portabandiera, e il Comunismo dell'Est. C'erano più di centomila spettatori a Wembley. Tra questi, uno più interessato degli altri: Jimmy Hogan, al tempo settantunenne, allenatore dalle idee rivoluzionarie che aveva insegnato il calcio ai ragazzi ungheresi durante la Prima Guerra Mondiale, inimicandosi così l'establishment inglese. Attraverso i suoi occhi e le sue emozioni, la Partita del Secolo prende vita e diventa qualcosa che va oltre il campo di gioco. Ci sono Puskas e Stanley Matthews che si battono sul prato di Wembley e c'è la memoria di Jimmy Hogan che ripesca antiche storie e vecchi amici. Fino alla gioia più grande, quando il presidente della Federcalcio ungherese, sconfitta l'Inghilterra con un clamoroso 6-3, attribuisce il merito della vittoria agli insegnamenti di Jimmy Hogan. A fare da contrappeso c'è la figura di Winston Churchill, primo ministro inglese stanco e malato, costretto a seguire la partita dallo studio di Downing Street e a dannarsi l'anima perché gli inglesi non riescono a mostrare il loro carattere battagliero. Alla fine non gli resta che prendere atto del crollo di un impero che lui stesso ha contribuito prima a rinforzare e poi a difendere. È tutto finito. Il nuovo avanza e spazza via, nel calcio e non solo, il vecchio che resiste. -
Il tesoro di Rio. Il primo mondiale dell'Italia di Velasco. Brasile, anno 1990: la storia ha inizio. Diventerà leggenda
Il racconto, trent’anni dopo, del leggendario primo titolo mondiale vinto in Brasile dalla Nazionale di pallavolo guidata da Julio Velasco. Ci sono campioni come Lucchetta e Zorzi, Bernardi e Cantagalli, Tofoli e Gardini, solo per ricordare i sei titolari dello squadrone che dominò il 1990, conquistando World League, Goodwill Games e Campionati del Mondo, piantando il seme di un ciclo azzurro che seppe essere vincente e comunque sempre ad altissimo livello anche dopo l’addio del ct che l’aveva fatto sbocciare, mancando solo l’oro olimpico. Un viaggio in un’epoca lontana, ma fondamentale per il boom del volley in Italia, quando si giocava con il pallone bianco e il cambio palla. Un salto indietro nel tempo per rivivere un’emozione indimenticabile e il capolavoro di una squadra di grandi giocatori. Uomini di spessore, capaci di restare uniti e superare anche difficili momenti individuali, all’inseguimento di un sogno comune. Le liti tra la Fipav e la Fivb, il processo di crescita e le crisi del gruppo, i dubbi della vigilia e il dilemma delle scelte, la rivalità con Cuba. La cronaca dei giorni iridati: da Brasilia a Rio de Janeiro, dal Nilson Nelson al Maracanazinho, dall’esordio col Camerun alla finale con Cuba. Ripercorrendo le tappe di quel 1990, problematiche incluse, che avrebbe trasformato per sempre la pallavolo italiana.