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Vedute. Poesie 1917-1923
La poesia di Fundoianu non si riduce a essere una semplice veduta, pastello, scorcio di un paesaggio descrittivo realisticamente riconoscibile o oggettivamente identificabile. I suoi poemi sono aperti allo scambio, disposti ad accogliere l'alterità più inquietante di cui sono profondamente intrisi. Anche quando accennano alla noia profonda e alla crudeltà della malinconia ""moldava"""", queste poesie non corrono il rischio di chiudersi in sé stesse, perché il loro """"soggetto"""" è fatto di immagini e di parola, e soprattutto perché questo """"soggetto"""" parla quando vede, e risponde anche quando resta in silenzio. Il """"soggetto"""" di """"Vedute"""" testimonia l'essere vedente, in cui si vede e si ascolta anche quando la struttura del mondo appare sorda e muta di fronte al reale desertico del disastro."" -
Uva di Cipro. Antologia della giovane poesia greco-cipriota
Nel presente florilegio gli autori nati tra il 1960 e il 1980 trovano posto in tre diversi gruppi generazionali: i più anziani costituiscono le ultime propaggini della generazione dell'80 (praticamente Galasis e Frangos e, cum grano salis, Kalosois e Papadòpulos), segue il nucleo centrale dei poeti propriamente del '90 (Loisidis, Theristì, Christodulidis, Ioannidis, Stavridis, Nikolaìdis, Jeorgallidis, Kefàla, Grigorìu, Kuzalis, Panaghì, Kiriàku, Papavassilìu, Reussis, Filussi) e concludono il panorama i più giovani rappresentanti di questa generazione (Avraamidu, Jeorghìu, Thomà, Panajòtu, Siakallì) - nati negli anni 1978-1980 con le prime pubblicazioni poetiche attuate dal 1998 in poi, in sostanza tutte nell'iniziale decennio del 2000. -
Il ventre della regina
Il protagonista di questo romanzo, un educatore psichiatrico, vive una vita nella quale sono fittamente intrecciati mascheramenti, giochi di ruolo e fantasie spesso erotiche (il ventre della regina è proprio l'accogliente grembo di una psichiatra). Con un linguaggio rutilante, ironico e ricco di sorprese l'autore ci consegna una storia cupa, dolorosa. Impossibile infatti seguire senza partecipazione il percorso della psiche del protagonista mentre si addentra in un viaggio senza ritorno, nel quale lacerti di quotidianità appaiono e scompaiono lasciando a loro volta tracce pesanti (il figlio rifiutato, la morte della madre anaffettiva, il rapporto con i colleghi spesso incompetenti o cinici) e annullando il confine tra realtà e allucinazione. -
Varianti di stupro
Questi testi sono legati dalla comune tematica della violenza. Il titolo collettivo proposto usa la parola forte ""stupro"""" in quanto carica di valenze storiche e sociali, ma è qui da intendersi nell'accezione ampia di violenza fisica e psicologica nei confronti di chiunque. Abbiamo scelto di mettere in scena vittime femminili perché indubbiamente la storia, le culture e l'indifferenza hanno consegnato soprattutto alle donne questo triste destino. Tuttavia l'analfabetismo emotivo che caratterizza la nostra epoca porta tutti noi a confondere, ancora, l'amore con il possesso, la riservatezza con la pavidità, la tradizione con la sopraffazione, la pazienza con la legittimazione della violenza. La violenza è infatti una ininterrotta catena che trova alimento e giustificazione in sé, e si irradia investendo ogni aspetto dell'esistenza umana. La letteratura e il teatro possono tentare di far riflettere non tanto sui singoli casi quanto sulle matrici profonde, sui tipi di op pressione, sui conflitti che generano altri conflitti, sulla storia che si ripete nelle gesta memorabili come nelle miserie e negli orrori della più sommersa quotidianità."" -
Io sono di piume e di carne
Fermare il mondo significa vederlo, capirlo, conoscerlo. Le descrizioni della vita come negazioni del non essere, contenute nelle liriche d'amore, nelle poesie riflessive, si concentrano attorno a ogni inezia - lo scaffale dei libri, il letto, una lampada, un mazzo di fiori. Troviamo congiunti l'atteggiamento possessivo e quello contemplativo, una consapevolezza fortemente marcata della propria corporeità e l'ascolto in se stessa. È la definizione del soggetto che è stato chiamato Halina Poswiatowska. Un'osservazione fredda, distaccata, a volte con tenerezza, ma senza eccessiva emozione. Halina Poswiatowska - creatura corporea, a volte vegetale, verde stelo, foglia, ripresa mentre si accoccola, mentre si tinge le unghie o aspetta un bacio. È lei che osserva il lavoro del proprio cuore, che guarda i piedi oziosi immersi ""fino alle caviglie nella filosofia""""."" -
Un' idea senza fine. Così nacque la Croce Rossa: il Risorgimento italiano e oggi
Dalle sue idee ispiratorie ai giorni nostri, la Croce Rossa viene celebrata, avendo raggiunto l'importante traguardo dei 150 anni di attività. Il libro illustra le figure di Ferdinando Palasciano, medico di Capua che prestò servizio nell'esercito borbonico, che per primo enunciò il principio della Neutralità applicato agli individui, e poi quella del ginevrino Jean Henry Dunant, che da civile si adoperò nella sanguinosa battaglia di Solferino nella seconda guerra d'Indipendenza italiana e che da quella esperienza trasse lo spunto per far nascere l'istituzione. Quale sia stato il cammino della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa fino ad oggi, lo sottolinea l'intervista a Massimo Barra, italiano da tempo ai vertici internazionali dell'organizzazione. -
Abbiamo tempo per tutto
"Più noto come memorialista, saggista e prosatore che come poeta, Paler espone nella sua poesia una parola carica di eventi in cui vengono a raccogliersi suggestioni memoriali, segni culturali, allusioni sentimentali, che racchiudono l'ostinata ricerca di una forma mitica, di un'immagine appropriata che, oltre a rinviare a se stessa, riproduce l'idea, la raffigurazione di verità che il sacro tradizionalmente contiene. La poesia di Paler - che include nel suo essere il percorso da cui nasce - rinvia all'enigma tragico dell'apparenza, muore per poi rinascere nella silenziosa gestualità dell'origine. Essa spinge a guardare nel segreto mitico dell'origine, nella luce e nel buio dell'origine. La memoria poetica di Paler è della stessa natura dell'ossessione. Il passato che ritorna - e che trascina un'aura di colpevolezza assillata dai ricordi - rievoca una rappresentazione mentale in cui l'ethos culmina nel pathos. In una sofferta messa in discussione del mandato del poeta - in cui il tragico e il mitico si sposano con la lamentazione biblica - si gioca la partita della poesia di Paler, che lo porta verso una parola in grado di articolare la vita e la morte, la speranza e il dolore""""." -
Antologia del premio internazionale per l'aforisma «Torino in Sintesi» 2014. 4ª edizione
Il Premio, così come la presente antologia, serve innanzitutto a permettere agli autori di uscire allo scoperto leggendosi a vicenda, conoscendosi ed arricchendosi, e facendosi conoscere presso il pubblico amante di questo genere. Non smetteremo di ribadire la necessità di una reale attività sinergica tra autori, critici ed editori, la necessità di confronti e dibattiti sull'aforisma, ma soprattutto di un confronto autenticamente interessato al prossimo. Troppo spesso infatti si registrano, anche da parte di autori di indubbia qualità, personalismi eccessivi, narcisismi quasi patologici, egoismi, gelosie e tutti quei comportamenti dai quali emerge come l'ego dello scrivente sia più importante della cosa scritta, a tutto svantaggio di quest'ultima e in palese tradimento di ogni sana e fruttuosa idea di letteratura. Qualsiasi operazione letteraria che consideri la letteratura come un territorio privato, o un mercato, è destinata alla morte, e soprattutto alla rapida scomparsa di chi così la intende. -
Verità parallele
Questo nuovo libro di Leonidas Donskis, intellettuale di primo piano della vita politica e accademica della Lituania e già deputato presso il Parlamento Europeo, segna un ulteriore e forse definitivo distanziamento dell'autore dalla politica militante e un suo deciso avvicinamento alla letteratura. Ecco realizzarsi sotto i nostri occhi quel passaggio dalla politica all'estetica, ""giacché l'estetica è la madre dell'etica"""", che Josif Brodskij aveva già visto e preconizzato.""""Verità parallele"""" raccoglie e presenta aforismi che Donskis ha pubblicato in tre libri pubblicati in Lituania durante l'ultimo lustro. La raccolta riunisce le riflessioni in forma di aforisma di un sociologo ed ex politico sulla società, la politica e l'individuo in un'epoca di declino della politica. Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che vi sia solo questo. Le cinque sezioni in cui si articola il libro, ognuna caratterizzata da una specifica triade tematica, mostrano bene tanti mondi a prima vista anche molto distanti l'uno dall'altro, pure tutti accomunati da quelle """"verità"""" racchiuse negli aforismi che non solo si richiamano reciprocamente, ma creano anche un ordito di realtà esperite come """"parallele""""."" -
Umafeminità. Cento poeti per un'innovazione linguistico-etica
Cento tra le voci più rappresentative, significative e attive del panorama nazionale dicono ""no"""" coralmente agli obbrobri infiniti, senza soluzione di continuità, della umanità passata e presente e rilanciano il sogno dell'inderogabile cambiamento. A cominciare da un nome nuovo e più giusto che li identifichi: umafeminità. Un nome che, nulla togliendo all'uomo, rivendica un ruolo di visibilità alla donna. Nella speranza che l'uscita linguistica alla luce la spinga ad una maggiore consapevolezza di sé e responsabilità verso tutt*. Le ricordi che troppo nei millenni, per misericordia, ha tollerato, permesso, concesso. Troppo ha dimenticato. Di essere soprattutto la fonte della vita, la culla dell'esistenza, che deve tornare a proteggere, come al tempo della Grande Madre. Per far rivivere il matriarcato? No assolutamente. La dimensione dell'umafeminità è all'insegna della complementarietà e della parità tra i sessi. Dimensione che può essere attuata solo col rispetto reciproco, nell'equa effettiva ripartizione dei compiti senza prevaricazioni e soprusi. Nella costituzione di una forma amministrativa nuova che l'avveri. In una società felice. Per la riconquista del Paradiso perduto."" -
Un destino chiamato Nilo. Storia dell'avv. Virginio Mogliazza
Un giorno dell'autunno 1871 un giovane di 18 anni lascia la casa natale e l'amato paese, Garbagna, per cominciare l'università. Il destino lo porterà, suo malgrado, a Torino, a Roma e a Napoli, tre città che stanno vivendo, ciascuna in modo diverso, le grandi trasformazioni del secondo decennio post-unitario. In ognuna si pone come protagonista attivo, iniziando una brillante carriera forense, senza mai dimenticare il paese di origine e il territorio circostante, coinvolti in progetti complessi e articolati: vuole fortemente che il vento del progresso e della modernità che percorre l'Italia del tempo raggiunga le sue terre, donando loro prosperità e benessere. Anche a costo di mettere in gioco la carriera, la propria salute e la stessa vita. -
La persuasione e la rettorica
Perché una nuova edizione de ""La persuasione e la rettorica""""? La domanda, ineludibile e diretta, trova risposta nella necessità di offrire al lettore la possibilità di confrontarsi con il manoscritto di Michelstaedter, attraverso un'opera che ne racconti il lungo percorso editoriale nel secolo scorso. L'operazione rivelerà la coerenza e la distanza che le pubblicazioni anteriori evidenziano rispetto al manoscritto autentico, e quindi le eventuali cause di un'eccessiva od ingombrante impronta """"ideologica"""", da parte dei curatori. Con la presente edizione pertanto non si vuole soltanto tornare al testo originale per usufruirne in modo chiaro, ma ipotizzare che l'infedeltà al manoscritto, plausibilmente, abbia indotto a conclusioni teoretiche spesso condizionate a causa della disinvoltura di cui sopra. La pubblicazione dunque ha come proposito di sottolineare la frattura filologica e concettuale tra manoscritto originale ed opere (Vallecchi, Formiggini, Sansoni, Marzorati, ed in parte Adelphi) che non si evince solamente da scelte incoerenti, ma da un ingiustificato o eccessivo esercizio correttivo e sostitutivo."" -
E poi più nulla. Antologia di haiku finlandesi
Haiku, numero della superstizione, ovvero diciassette. Gioco di sillabe che amiamo tessere a imitazione di un modello esotico, distillato nelle nostre visioni. In questi peculiari luoghi letterari abita l'haiku moderno, al di fuori della letteratura nipponica, stanze di ludica attività ri-creativa; un piccolo scongiuro, o giudizio, sulla quotidianità, quasi un atto apotropaico. Questa l'opinione di una persona che pratica la lettura in modo frammentato, raccogliendo le briciole di quell'ostia chiamata poesia comunque cadano. L'haiku davvero si presta ad essere considerato un cascame rispetto alle nostre forme tradizionali (comprendendo nel ""traditum"""" ovviamente anche il modo moderno di poetare), ma come scampolo di sciàmito prezioso di cui adornarsi. Nemmeno questi dardi finlandesi, dove la sillabazione della lingua, fluida ma secca, rassomiglia quella originaria del Giappone, si sottraggono al gusto dell'estetica, del gioco combinatorio dei toni e dei sensi, antenne di emozioni. Eppure, spesso, l'esorcismo è potente, arresta la fantasia, rinnova l'antico modulo dell'haiku come pausa della natura e nella natura."" -
Lo scongiuro di Sesamo
Nella poesia di Anna Kamienska sono rilevanti soprattutto l'atteggiamento etico, la sensibilità per la sofferenza umana, per la fragilità delle cose, per il trascorrere di tutto ciò che è terreno. Vita-morte è il binomio fondamentale che traccia le linee del pensiero in questa lirica. Non si può comprendere la vita se non si capisce a fondo, con tutto il proprio essere, che senza la morte la nostra vita non meriterebbe di essere amata. L'essenza della vita, dice Anna Kamienska, è il desiderio insito nelle persone, nelle cose, nelle forze naturali. Esso impone di superare tutti i limiti, di esigere l'impossibile, di tendere all'infinito, di cercare ciò che è eterno e stabile. L'eroe lirico di questi versi è l'uomo che desidera fermamente. E il tratto comune che emerge da questa poesia è il rifiuto dell'esaudimento. Chiedete, perché non vi sarà dato - potrebbe essere questo il motto di gran parte della creazione di Anna Kamienska. -
I costituenti immediati
Albert Lázaro-Tinaut ha definito Umberto Indi ""circospetto, sfuggente, un poeta quasi occulto... non precoce"""", autore di una """"poesia non facile... quasi scritta solo interiormente e per se stessi""""; versi in cui si celano spesso parole ricercate e neologismi."" -
99 storie del Baltico
I 99 chilometri del litorale lituano permettono di abbracciare non soltanto quella piccola porzione di costa, ma l'intera Regione Baltica. ""99 Storie del Baltico"""" è un viaggio di esplorazione che tocca tutte le principali città e luoghi importanti che si affacciano sul Baltico mare nostrum: da Klaipeda a Stoccolma, da Helsinki a San Pietroburgo via Riga, spingendosi talora fin nell'interno continentale (Königsberg-Kaliningrad, Vilnius, Tallinn)... Non si tratta di 99 narrazioni letterarie o storiche, piuttosto di 99 associazioni con luoghi, vicende, fatti e figure umane, con i loro sentimenti, la loro immaginazione e le loro forme di identità. In questo periacquoreo peregrinare urbano, umano e storico-geografico matura gradualmente l'idea di un'identità della Regione Baltica. Il Mar Baltico è il """"póntos"""" che unisce."" -
... Da quell'inebriante profumo di fresie
Quasi cent'anni di storia attraversano questo libro che parte dai primi del Novecento a Colle di Val d'Elsa - un paese della Toscana in provincia di Siena - e hanno come protagonista Ada, nipote del Canonico, che in seguito a particolari e tristissime vicende personali, viene strappata brutalmente alla terra natale e portata in Sicilia, a Roma, a Venezia, dove calcherà le scene dei maggiori teatri inseguendo un sogno che le sfugge. Tornerà alla sua terra solo dopo moltissimi anni, sotto una nuova luce che la farà godere della stima e della considerazione dovutele. Dal mazzolino di fresie appena acquistato parte la narrazione autobiografica, caratterizzata da un magnifico estro poetico e narrativo, in particolare in alcune descrizioni della natura che rendono quadri di immenso valore artistico. Gli appunti di Ada terminano bruscamente, ma riprendono nella narrazione della nipote Ambra, a lei legata dal volere del destino in modo quasi indissolubile. -
Paesaggio con viandanti
Un'amicizia eretica. Riconoscersi in un amico, in un suo gesto. Con le parole e con la negazione delle stesse, come se l'altro fosse sempre lì, a prendere il senso nel momento stesso in cui uno lo lascia andare. Eppure ad ogni sosta, ogni contemplazione, ogni tentativo di azzeramento, di tensione verso l'orizzonte, la vita erompe, eccede, con i suoi gesti, i suoi desideri, i rumori. L'aforisma diventa la forma in equilibrio, tra il dire tutto e il non dire niente, quella centratura che tiene il passo. Una lettura che scaraventa sui muri della stanza, in continua opposizione tra la stanza e il fuori. Tra la stanza, la pagina, il chiuso, un osso dove sbattere le mani. E la natura che spalanca e respira, il sole il bosco il cielo il vento. Non un'opposizione, un ossimoro perfetto. Come il dentro e il fuori, il muro e lo specchio, la luce e l'ombra, l'infinito e il limite. Il silenzio e la parola. Sono ossimori che ci definiscono: solo su entrambi gli estremi, possiamo muoverci e pensare. -
Qualcuno nella stanza comincia a parlare. Poesie e prose scelte. Ediz. multilingue
"Une voix qui ne vient de nulle part"""". In questo verso Claude Esteban sembra voler tracciare insieme il ritratto della propria poesia e di se stesso: il poeta e la sua poesia non esibiscono un Io protagonistico, sembrandoci entrambi inafferrabili, ineffabili e semplici al tempo stesso, talvolta quasi ingenui. Sono una voce che non viene da nessun luogo. """"Une voix qui ne vient de nulle part"""". Anche altri titoli della sua opera suggeriscono un'atmosfera calma, segreta e di attenta sospensione. """"Poeta cortese"""" lo definisce il critico Jean-Michel Maulpoix: """"...in lui c'è una vigilanza intellettuale realizzata con una misura e un pudore sempre presenti. Sia che commenti l'opera di Octavio Paz o Yves Bonnefoy, Tal Coat o Chillida o traduca Jorge Guillén e Francisco de Quevedo o scriva dei versi in proprio, Claude Esteban accorda la sua voce con sorvegliato rigore alla separazione, al vuoto, alla distanza, all'irreparabilità""""." -
Ritorno sempre alle mie montagne
Paolo Urbani ha vissuto parte della sua vita all'estero per motivi di lavoro ma ha sempre mantenuto acceso il suo amore per le montagne. Non è passata stagione in cui non abbia percorso sentieri, scalato rocce, dormito nei rifugi, nei bivacchi veri e in quelli da lui allestiti all'aperto. I monti sono una costante in cui l'autore trova sempre i legami con la fede, la famiglia, gli amici, la natura.