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Mediterraneo. Mitologie della figura nell'arte italiana fra le due guerre. Catalogo della mostra (Marsala, 12 luglio-18 ottobre 2008). Ediz. illustrata
Durante gli anni Venti e Trenta del Novecento l'arte italiana proietta sul mito e sul mondo classico un ampio ventaglio di suggestioni, all'interno del quale Sergio Troisi individua cinque filoni tematici fondamentali: enigma, origine, sospensione, attesa, disagio. ""Seduzioni"""" avverte l'autore """"tra loro concatenate e non di meno ambivalenti, contraddittorie e infine antagoniste: dal clima del 'ritorno all'ordine' proprio della stagione del primo dopoguerra alla tensione arcaicizzante della metà degli anni Venti, dal motivo del primordio al passaggio del decennio sino alla inquietudine generazionale che dalla metà degli anni Trenta investe miti e figure di una nuova carica ansiosa""""."" -
Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille
"Non c'è posto per le prosopopee individuali, né per le confidenze soggettive, né per gli stati d'animo particolari: l'Abba racconta solo di sé negli altri. Non c'è Garibaldi distinto dai suoi gregari, così non ci sono ricordi e impressioni di un testimonio o di un attore che si senta differente da tutta quella gente, con la quale si va come un cuore solo. Egli scrive per tutti e in nome di tutti; le sue sono le noterelle di uno dei Mille"""". (Luigi Russo)" -
Camminanti. Catalogo della mostra (Nairobi, 28 aprile-15 maggio 2011). Ediz. italiana e inglese
"Dalle coste africane la Sicilia e l'Italia appaiono come l'inizio di un cammino attraverso l'Europa, ma il traguardo di un cammino che ha avuto inizio molto lontano, tra fatiche inenarrabili e stenti. Gulino incomincia a dedicare la sua pittura all'epopea mai scritta dei migranti clandestini. In riva al mare raccoglie rottami di storia, sfasciami di barche abbandonate dopo la lunga traversata, relitti di naufragi. Una tavola trapezoidale, col fondo rosso accoglie un clandestinus bianco come un lemure, contorto in uno spazio insufficiente, la faccia contratta in uno spasimo come la donna di Guernica. Non è però questo il tipico clandestinus di Gulino. Più frequente è un tipo androgino, come constatazione della indifferenza dei sessi di fronte alla tragedia (ecce homo non è ecce vir) che in alcuni dipinti si svolge in una dissacrazione ironica del falso pietismo. La posa di un Cristo crocifisso, per esempio, è sormontata da una testa femminile col trucco pesante, mentre due figure tratte dall'art negre la sorvegliano calzando inverosimili scarpe col tacco a spillo. Dalla tragedia (porte inesorabilmente chiuse, di fredda geometria chiavistelli e catenacci) alla ballata più beffarda. Il clandestinus è colui che ha superato le barriere ed è inebriato di libertà. La sua metamorfosi irriverente è continua."""" (Carlo Bertelli)" -
Ehi tu, baby!
Che cosa può accadere a uno scrittore esordiente il cui equilibrio psicologico è stato definitivamente minato dall'improvviso e inaspettato successo? Cosa può e deve fare uno che è stato definito dal New York Times, dal Washington Post, dal Rolling Stone e da molti altri giornali ""l'autore culto degli anni 90""""? Tra biografia e finzione ecco la storia di un artista che ha perso il contatto con la realtà."" -
Prima della notte
Jack Taylor è il primo nemico di se stesso. Espulso dal corpo di polizia di Galway, la sua città, per abuso di alcol e per la cronica incapacità di tenere la bocca chiusa, è diventato una sorta di detective privato: il suo ufficio è un pub, i suoi collaboratori sono personaggi fuori dagli schemi come lui. Un giorno, una madre disperata gli chiede aiuto per far luce sulla morte della figlia sedicenne, caso archiviato come suicidio ma smentito da una telefonata anonima... Nella città irlandese, flagellata dalla pioggia e da stridenti contrasti, l'indagine di Jack tra vicoli oscuri e locali fumosi va di pari passo con il suo accidentato percorso interiore: la difficile ricerca di un equilibrio per un uomo sempre sull'orlo del baratro. -
Settanta. Autobiografia di un film
Chi può dire cosa ""pensa"""" una determinata pellicola cinematografica? Quali emozioni e sentimenti l'attraversano? Un titolo-culto racconta, per bocca dell'autore, le sue esperienze, stimolando il lettore a """"rivedere"""" insieme a lui opere immortali di grandi registi, produzioni della Hollywood anni Cinquanta """"nello splendore dei settanta millimetri"""". Un itinerario nel tempo, per celebrare una forma d'arte che forse meglio di ogni altra sa rappresentare l'epoca contemporanea."" -
Clara e la penombra
Anno 2006. Nei claustrofobici salotti intellettuali della vecchia Europa l'arte ha raggiunto la sua massima espressione. L'iper realismo è il principio estetico dominante e l'uso del corpo umano come tela la sua più alta realizzazione. Ma l'omicidio di una ragazza di quattordici anni che lavora come ""tela"""" sconvolge il mondo dell'arte e semina il panico tra i modelli. La ragazza è stata sfigurata con un coltello, quasi fosse un quadro da deturpare."" -
Niente in vista
Un soldato della marina tedesca e un pilota americano ondeggiano dispersi nell'Oceano Atlantico su di un gommone. L'americano, con un braccio amputato a causa della cancrena, si spegne il terzo giorno, il tedesco morirà disidratato una settimana più tardi. Unico spettatore di questa tragedia l'oceano, imperturbabile e disinteressato verso ciò che si consuma sulla sua superficie: la negazione di ogni valore umano a causa della guerra. Le negazione della vita stessa. Il libro è stato pubblicato per la prima volta in Germania negli anni Cinquanta. -
Un serpente, un diluvio e due arche. Ediz. illustrata
"Per i piccoli lettori italiani che oggi incontrano queste storie narrate da un grande scrittore e illustrate dalla matita di Lele, per questi piccoli e speriamo anche grandi lettori, le storie della Bibbia non sono né roba da scuola né roba da sinagoga (o da chiesa). Sono ormai per la gran maggioranza dei nostri figli (e di noi stessi) un oggetto sconosciuto. Peccato, perché senza conoscere questo libro è difficile guardare un quadro, leggere un testo classico, affrontare con sincerità il nostro comune passato, alla radice della nostra civiltà. Le storie della Bibbia sono bellissime. Sono di tutti noi ed è proprio un peccato non conoscerle."""" (Elena Loewenthal). Età di lettura: da 6 anni." -
Storia del re trasparente
"Sono donna e scrivo. Sono plebea e so leggere. Sono nata serva e sono libera."""" Con queste parole Leola inizia a parlare di sé e della sua straordinaria esistenza nell'Europa delle crociate. Impegnata a tirare l'aratro mentre gli """"uomini di ferro"""" impregnano di sangue il terreno in uno dei tanti insensati scontri feudali, Leola sogna di andare lontano, al fianco del suo Jacques. E invece un signore getta lo sguardo rapace su nuove terre le mutila i sogni con noncuranza. Ma la contadina adolescente si ribella e prende una decisione folle: indossare l'armatura di uno dei giovani guerrieri morti attorno a lei e fingersi uomo per ritrovare l'amato." -
Figli di Noè
"Sono ritornata a Khinalug, il più alto degli àoul, come qui chiamano - alla turca - i villaggi dell'alto Caucaso, fortezze arroccate, blindate da leggi secolari e codici d'onore. Luoghi dove l'ospite è sacro e l'esilio è una pena peggiore della morte. Qui, dove le strade finiscono, in un centinaio di case in pietra a duemilacinquecento metri d'altezza, si è conservata una delle più misteriose lingue del mondo, una lingua frusciante, da uccelli, dalla grammatica bizzarra e dalle consonanti impronunciabili."""" Monika Bulaj, fotografa e scrittrice, ha pubblicato reportage sui confini estremi della fede. Ha pubblicato """"Libia Felix"""" e """"Gerusalemme perduta"""" e ha realizzato, insieme a questo libro, il documentario """"Figli di Noè""""." -
Manifesto subnormale. Riflessione e farsa contro la normalità
L'unica possibilità di non sottostare all'inquisizione del presente è astenersi dalla normalità. Base teorica delle istanze presentate in ""Questioni marxiste e Happy end"""","""" Manifesto subnormale"""" - saggio-poema-romanzo fondamentale per comprendere l'intera opera di Vàzquez Montalbàn e l'infinita saga di Pepe Carvalho - è la conseguenza dell'impossibilità rivoluzionaria del reale. Di fronte alla normalità neocapitalista del produrre, di fronte alla rappresentazione del mondo come un drugstore, la sola reazione possibile passa attraverso l'ironia, l'uso consapevole della parola come arma dissacrante, e attraverso la rottura di ogni schema razionale che il cuore non comprende. Perché la storia non finisce con la caduta delle ideologie, e l'indegna negazione dell'evidente, la subnormalità del quotidiano, verranno assaltati come Palazzi d'Inverno da chi ancora crede nel futuro. Ecco dunque l'invito irresistibile di un intellettuale """"subnormale"""": sopravvivere giocando."" -
Rebecca e la pioggia. Viaggio tra i ciristiani del profondo Sudan. Ediz. illustrata
"Il mondo della pioggia comincia di colpo. A nord un mare di deserto pietroso, più pietroso del Sahara. In mezzo divaga il Nilo, senza rendere fertile nulla, con una cornice minimale di verde coltivato che diventa subito sterile. Il Sudan ha il numero più grande di displaced people del mondo, profughi in guerra tra loro per un pugno di sorgo, per l'accaparramento o il controllo di un fiume di aiuti umanitari che diventano la forma più perversa di divide et impero. Nella regione maledetta del Darfur è esattamente questo che accade. La guerra, di cui nessuno qui ricorda l'inizio, ha inghiottito generazioni. Non ci sono anziani; solo nugoli di bambini, e poi, ovunque, uomini giovani, appoggiati al fucile come fosse un bastone da passeggio, a far nulla. Rosa e Rebecca, le due donne senza corpo, mi portano nell'universo femminile dei dinka. Il fiume delle donne che vanno a lavorare nei campi si gonfia, ma è una fila di gente zoppa, storpia e malformata come in un quadro di Brueghel il Vecchio. Eppure, quei corpi segnati ballano, saltano e cantano. Ridono, soprattutto. In Africa incontro la gente più bella più colta, più forte della chiesa. Noi europei, che abbiamo imposto all'Africa le nostre misure, i nostri meridiani, i nostri dei, noi che abbiamo disegnato la geografia a nostro esclusivo profitto, forse avremmo bisogno di imparare da loro, di farci evangelizzare da queste missioni africane."""" Con un'intervista di Paolo Rumiz a Monsignor Cesare Mazzolari, missionario comboniano e vescovo di Rumbek." -
Ingrid Bergman
"Era come se la Vergine Maria fosse discesa dal cielo direttamente da Disneyland."""" Così Federico Fellini descriveva l'arrivo di Ingrid Bergman a Roma, nel 1949. La diva svedese, garanzia di successo per i produttori cinematografici americani, giungeva in Italia per girare un film ma di lì a poco si sarebbe innamorata del regista, Roberto Rossellini, separandosi dal primo marito e suscitando scandalo in tutto il mondo. Da esempio di pura bellezza a simbolo del peccato, subito esiliata da Hollywood. Che lei, però, avrebbe saputo riconquistare. Non mancano le scelte coraggiose, le battaglie combattute, le passioni vissute senza nascondersi, nell'avventura umana di una delle interpreti più amate della storia del grande schermo, che qui lascia cadere tutte le maschere imposte dai personaggi incontrati nella sua carriera. Intrecciando le sincere e sorprendenti confessioni dell'attrice con i ricordi di numerosi interpreti del mondo del cinema - da Cary Grant a Liv Ullmann, da Anthony Quinn a Michelangelo Antonioni, con un ruolo speciale per una delle figlie della Bergman, Isabella - Charlotte Chandler traccia il ritratto inedito di una donna che fece innamorare Alfred Hitchcock e sfidò il carisma di Ingmar Bergman." -
Il desiderio e la rosa. Testo spagnolo a fronte
Tra memoria intima e memoria storica, le poesie di Montalbàn ruotano intorno a due figure dominanti: Barcellona e la madre. La rosa e la Rosa. La città degli affetti e la prima donna amata sono infatti in tutta la sua poetica due figure estremamente simbiotiche e correlate tra loro. Due forze capaci di scuotere la condizione umana, la libertà dell'immaginazione, l'amore e l'erotismo, intorno al presente e al futuro. Un'opera in cui l'autore si interroga sul mondo e sul suo destino. -
La voce del fuoco
Anno 304 dopo Cristo. Si chiama Agnus, ma per i cristiani è la ""Voce del fuoco"""". Vagabonda nelle province dell'Impero romano e compie prodigi sovrannaturali: risana ciechi, resuscita morti. Eppure, quando l'imprenditore Marco Lupo muore per la seconda volta pochi giorni dopo la sua """"resurrezione"""", l'inviato imperiale Elio Sparziano comincia a sospettare che dietro quei miracoli possa nascondersi qualcosa di assai più terreno, e sinistro. Soldato e investigatore al servizio di Diocleziano, Elio si getta sulle tracce di Agnus. Da Treviri a Milano, fino al Danubio infestato dai barbari, la sua inchiesta lo costringe ad affrontare mille pericoli, mentre gli omicidi si moltiplicano e ai vertici la lotta intestina per il potere si fa feroce. Passo dopo passo, tra insidie letali e ambigue seduzioni femminili, Elio si avvicina sempre più al cuore dell'enigma, finché, nell'ultimo atto dell'indagine, eccolo a tu per tu non solo col vero volto dell'assassino, ma col cuore rovente di una fiamma che potrebbe incenerire tutto ciò che ha di più caro: il suo mondo, i suoi valori, la sua stessa vita."" -
Il ragazzo e la colomba
Sullo sfondo tormentato della storia di Israele, Yair Mendelson inizia a tessere la sua vicenda, dal momento magico in cui è nato fino a quando realizza il sogno di costruirsi una nuova casa con la donna che ama. Il suo racconto si intreccia con la meravigliosa storia d'amore tra due quattordicenni che condividono la passione per i piccioni viaggiatori, che nutrirà negli anni il loro rapporto, nonostante le distanze e le difficoltà. E se la prima lettera tra i due è solo l'inizio di una grande avventura, la colomba che spicca il volo dal campo di battaglia portando un'ultima irripetibile missiva è qualcosa che non ha precedenti né nella storia del volo, né in quella della letteratura. È la dimostrazione che l'amore sa volare al di là di tutto: dell'odio, dei confini, del tempo. -
Galateo ovvero de' costumi
Il ""Galateo ovvero de' costumi"""", trattato nel quale, sotto la persona di un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, si ragiona de' modi che si debbono tenere o schifare nella comune conversazione, così precisa il sottotitolo, fu pubblicato nel 1558 da monsignor Della Casa, nunzio pontificio a Venezia, temperamento mondano, autore di quello che sarà poi l'""""Indice dei libri proibiti"""". Vengono esposte norme sul modo di vestirsi, enumerati tutti i gesti e le cose spiacevoli da evitarsi; è riprovato lo scherno, la beffa, la parola che morde e offende; si suggeriscono i modi del parlare, si consigliano i vocaboli da usare e quelli da evitare. Insomma, biasimando ogni eccesso, l'autore incarna il culto della proporzione proprio del Rinascimento."" -
Collezionisti si nasce. La galleria di Matteo Campori a Modena
Il volume è il catalogo dell'esposizione di Rocca di Vignola (dicembre 1996 giugno 1997) e ricostruisce la quadreria di uno dei più interessanti collezionisti vissuto a Modena tra i due secoli. Non sono solo raccolte le opere (oggi proprietà del Museo Civico modenese) ma è ampiamente illustrata la figura di Campori e il suo stesso museo è riprodotto in un ""percorso per immagini"""" che ha il sapore di una vera e propria visita ricostruita a partire da una serie fotografica d'epoca."" -
De architectura. Testo latino a fronte
Il ""De Architectura"""" si presenta come un trattato eclettico - un tentativo di costituire una sintesi organica delle acquisizioni teoriche greco-ellenistiche e dei dati desunti dalla pratica dell'ars aedificatoria - e nello stesso tempo come un testo canonico, summa articolata e composita, ricca di innumerevoli implicazioni e suggestioni, comunque unica testimonianza dell'elaborazione di teorie architettoniche dell'antichità classica. L'opera di Vitruvio anticipa in senso umanistico la centralità della figura dell'architetto e della sua arte, ed esprime come presupposto irrinunciabile l'esigenza di un'armonica sintesi del sapere e della conoscenza che lo renderanno non un semplice organizzatore e codificatore di uno spazio, ma il suo interprete ed ermeneuta. A partire dal Quattrocento in avanti il trattato diverrà la fonte interpretativa, il modello interlocutorio e il presupposto ispiratore dei fondamenti teorici dell'arte architettonica, tanto che Vincenzo Scamozzi, architetto e trattatista veneto del Cinquecento, dopo una lettura attenta ed assidua dell'opera afferma che Vitruvio """"ha ragionato di tutte, o almeno le più difficili e bisognevoli parti dell'architettura e bisogni dell'architetto, il che se molti conoscessero, non così facilmente si vanterebbero di essere architetti, che appena sanno quello che gli appartiene"""".""