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Dante barocco. L'influenza della Divina Commedia su letteratura e cultura del Seicento italiano
Questo volume si propone di colmare una lacuna negli studi sul Seicento come anche in quelli su Dante, dimostrando l'importanza della ""Divina commedia"""" come testo di influenza sulla cultura del Barocco in Italia. E cultura intesa in senso ampio: letterario certo, con ramificazioni che toccano il poema epico, la lirica, la satira, la poesia religiosa e quella burlesca, ma anche ambiti molto diversi, quali la nascente scienza, la linguistica, la didattica, la manualistica, e la cultura orale e popolare. Si viene così a riscoprire la vitalità e varietà di interazioni che gli ammiratori secenteschi di Dante seppero operare a partire dal testo della """"Commedia"""", e questo a lato e anzi a dispetto di pur significative posizioni contrarie, quali l'ostilità della cultura controriformata e il gusto dominante per il """"moderno"""". Eppure anche le voci dell'opposizione, a ben vedere, non fanno che dimostrare in altra maniera come Dante restasse nel Seicento una figura di rilievo, con la quale perfino i suoi detrattori sentivano di doversi continuamente confrontare. Il che si fa solo per un nemico che si teme, e di cui si riconosce il potere."" -
Adespoti, prosimetri e filigrane. Ricerche di filologia dantesca
Nessuno è profeta in patria. La circostanza dell'esilio non semplificò questo problema a Dante Alighieri. Chi è egli per i suoi contemporanei, e perché scrive? La prima risposta la cercò e la dette nelle cose che scrisse e nei modelli, illustri e lontani, che si scelse. Ma il problema era scottante ancora quando, ad un anno dalla morte egli reinventò il genere bucolico per un certo Giovanni, professore riconosciuto e stipendiato, che si faceva chiamare Giovanni del Virgilio e che gli bocciava Inferno e Purgatorio. Ancora di più a Firenze, agli inizi, non fu profeta quando compose quel singolare libretto, la Vita nova, e lo dedicò allo sdegnoso Guido Cavalcanti. La ricerca filologica trova traccia nei testi e nei loro testimoni antichi di questa fatica di inventarsi un compito di scrittore: la vigile consapevolezza del proprio valore a un certo punto darà vita a un Oltretomba universale con un maestro elettivo, Virgilio, con un viaggio profetico, nuovo Paolo e nuovo Enea, e una prospettiva di giudizio su opere e pensieri di tutti. Ma prima di questo salto deificante, che si è miracolosamente realizzato, la Vita nova e alcune opere rimaste incompiute (il De vulgari eloquentia), contengono racconti e tentativi di un percorso intellettuale, cui non era garantito il successo. Restano poi i due poemetti, senza nome di autore e senza titolo (Fiore e Detto d'Amore), che accorciano e traducono un grande testo oitanico, il Roman de la Rose. -
Il genio del secondo futurismo fiorentino tra macchina e spirito
Nel 1909 nasceva il Futurismo. E, all'interno del movimento, un'anima milanese e un'anima fiorentina. Nell'indicare il gruppo che avrebbe dato vita al Secondo Futurismo Fiorentino (1916-1918), Mario Verdone osserva che ""costituiva l'ala magico-occultistica con poca o punta idolatria per la macchina e, viceversa, una gran passione per le attività inconsce dello spirito"""". Ma cosa succede nel momento in cui le """"attività inconsce dello spirito"""" vengono accelerate dal dinamismo rappresentato dalla macchina e sottoposte allo stesso rigore scientifico? E come vengono veicolate tali attività nel processo creativo? Questo lavoro ricostruisce la singolare concezione artistico-letteraria del gruppo attingendo ad un considerevole corpus di scritti teorici e articoli pubblicati lungo un arco di tempo di oltre otto anni (novembre 1909-febbraio 1918) e a corrispondenza finora inedita. Le posizioni teoriche si confrontano con l'analisi di scritti creativi, tra cui """"Il barbaro"""" di Mario Carli, che questo studio riporta alla luce. L'analisi si articola lungo un percorso che esplora il ruolo dell'artista, gli strumenti di cui dispone, le condizioni che favoriscono l'impiego di tali mezzi e le dinamiche che accompagnano la fase espressiva."" -
Lecturae Dantis Lupiensis (2012). Vol. 1
Poiché l'opera di Dante è probabilmente il più grande e solido patrimonio culturale che la letteratura del passato abbia affidato non soltanto agli studiosi di oggi, ma ai lettori, agli appassionati, agli studenti e ai semplici cittadini di questa Nazione, in un contesto internazionale che questo stesso patrimonio avidamente studia, consuma e percorre in più modi, la Lectura leccese si propone assolutamente a ogni potenziale fruitore: conservando tutta l'elevatezza e la profondità della ricerca scientifica, essa vuole trovare la misura di una comunicazione ampia, disponibile a spiegare a ogni attenta intelligenza i nuclei di forza dei propri ragionamenti. -
Per Leopardi. Documenti, proposte, disattribuzioni
Chi erano Antonio Strozzi e Luigi Leoni che Leopardi conobbe a Bologna e frequentò poi a Firenze? Chi era il Camerlengo che gli negò la nomina a segretario dell'Accademia bolognese di Belle Arti? Chi il legista che consultò per conto dello Stella? Chi il cardinale bolognese cui non volle portare i saluti raccomandatigli dal conte Monaldo? Durante il soggiorno romano dell'inverno 1831-32 lui e l'amico Ranieri vissero quasi clandestinamente, o scelsero di non frequentare i circoli letterari, dove imperversavano gli antiquari, e frequentarono invece un salotto di gentildonne dilettanti di canto? Nei primi sette capitoli Pantaleo Palmieri, rispondendo a queste e a simili domande, restituisce un volto e una storia a tanti che sembrano semplici comparse nell'Epistolario o nella biografia del Recanatese, e che invece furono tutti segnati dalla sua intelligenza. Ma al centro resta lui, Leopardi, non solitario ma aperto all'amicizia, generoso verso i più giovani, fermo nei suoi convincimenti. Nei rimanenti tre capitoli, messo sull'avviso da un inedito scambio epistolare, Palmieri propone, sostenendola con argomenti di ordine stilistico e tematico, la disattribuzione di due lettere al Manuzzi, e ripropone, rafforzati da evidenze documentarie, i dubbi del Giordani sull'autenticità dell'Epigrafe a Raffaello. -
Piccolo museo di bambole e altri balocchi di Ravenna
Il museo sorge nel centro storico di Ravenna. Espone la collezione privata di bambole e altri balocchi raccolta con grande passione da Graziella Gardini Pasini, che l'ha aperta a grandi e piccini, esperti e curiosi, per mostrare da vicino il mondo e la storia del giocattolo più famoso: la bambola. Si trovano bambole costruite tra il 1850 e il 1950, tra cui pezzi di marche importanti come Jumeau, Armand Marseille, Lenci, Kathe Kruse, Furga, Tartaruga, Minerva. Tutte le bambole sono esposte in un ambiente in miniatura creato appositamente per loro, con corredi, mobili e suppellettili di ogni genere. Al museo inoltre si trovano raccolte di giocattoli di latta e di legno, di abbigliamento infantile e del mondo della scuola, di bambole del mondo oltre a una biblioteca di letteratura dell'infanzia. -
Gli «anni di piombo» nella letteratura italiana
"Gli anni di piombo nella letteratura italiana"""" prende in esame la produzione letteraria di autori che hanno affrontato il tema della violenza politica in Italia negli anni Settanta e Ottanta - da Fo a Volponi, da Sciascia ad Arbasino, da Castellaneta, Bernari, a Camon, Vassalli ed Eco, per arrivare ai più recenti Doninelli e Vasta. L'analisi riguarda in prevalenza romanzi, ma anche opere teatrali e lavori saggistici nei quali prevale la componente letteraria. Un'ampia trattazione è riservata ai testi prodotti nel nuovo millennio; tuttavia, uno degli obiettivi di questo libro è quello di dimostrare che anche precedentemente, a partire dagli anni '70, gli autori italiani hanno mostrato attenzione verso il fenomeno del terrorismo e hanno prodotto sul tema non poche opere letterarie. A queste si è data una sistemazione il più possibile completa e organica. Nel volume viene seguito un ordine prevalentemente cronologico, con una suddivisione per decenni. Ciò nonostante, vi sono continui riferimenti intertestuali e vengono tracciate delle linee di continuità e discontinuità tra opere anche distanti temporalmente. L'analisi dei testi verte non solo sui temi ma anche sullo stile, evidenziando la varietà formale con la quale il tema della violenza politica viene sviluppato nei diversi lavori presi in considerazione." -
Boccaccio umanista. Studi su Boccaccio e Apuleio
II volume mette in luce i debiti letterari e filosofici di Boccaccio verso Apuleio di Madaura, uno dei più influenti autori latini dell'età argentea. L'analisi filologica e paleografica dei principali manoscritti della tradizione apuleiana, copiati, annotati o consultati da Boccaccio, si affianca al raffronto intertestuale condotto su tutto il corpus delle sue opere e gli esiti della ricerca mostrano, da prospettive differenti, come la cultura classica e l'atteggiamento intellettuale dell'autore fossero quelli di un vero umanista. Modello di arte narrativa e di inesausta sperimentazione linguistica, filosofo autorevole, Apuleio stimola Boccaccio al dialogo con i classici (Platone, Aristotele, Virgilio, Ovidio, Seneca) e con i moderni (Cavalcanti, Dante, Petrarca). Al centro dell'indagine è l'influenza della favola di Amore e Psiche, uno dei miti fondanti dell'immaginario poetico boccacciano dal Teseida alle Genealogie. La favola è indicata per la prima volta come fonte della novella di Criselda (Dee. X, 10), il cui disegno inventivo è dettato dall'imitazione del racconto apuleiano. Nelle Genealogie, invece, l'allegoria della favola invita alla lettura del modello in prospettiva teologica e filosofica. Per Boccaccio, come per tanti intellettuali medievali che non leggevano il greco, Apuleio rappresentava il tramite privilegiato per la conoscenza della dottrina platonica. -
Abiti di pietra. Riflessioni sulla letteratura italiana da Manzoni a Paola Capriolo
Dal convento di Gertrude all'albergo in cui è ambientato ""Il doppio regno"""" di Paola Capriolo, i fondali narrativi assumono spesso una funzione determinante, interagendo attivamente con i protagonisti di romanzi e racconti, e balzano con piena evidenza in primo piano. Strutture architettoniche, paesaggi urbani o naturali, panorami d'ogni sorta, reali o immaginari si incaricano in ultima analisi di avvincere il lettore e di condurlo passo dopo passo nel cuore della storia. Autori e testi difformi """"vengono parlati"""" tutti indistintamente dal linguaggio delle strutture spaziali, ciascuno secondo le proprie specificità. A volte imponenti abiti di pietra si modellano su misura addosso a coloro che vi dimorano, potenziandone in tal modo la visibilità e amplificandone tratti, gesti, ruoli; altri personaggi al contrario sono costretti a vivere entro contenitori rigidi così potenti da """"liquefare"""" caratteri e vicende al proprio interno e modellarne la forma come in uno stampo. Ogni testo narrativo insomma si presenta come uno spazio strutturato, come un territorio disegnato su una mappa con strade e case, percorsi e frontiere, ambienti chiusi e/o scenari en plein air: su tali planimetrie, figure itineranti si contrappongono ad altre stanziali, ricoverate in luoghi chiusi: rifugi che diventano prigioni e viceversa."" -
L' ordine dei fati e altri argomenti della «religione» di Leopardi
In difesa di Leopardi, bersaglio a tre anni dalla morte di polemiche e accuse di empietà accoppiate alla gesuitica leggenda di un finale pentimento, l'amico Giordani testimoniò nel 1840 che ""la sua religione, come la sua letteratura"""" era non sacrilega bensì """"diversa"""" da quella dei suoi avversari. """"L'ordine dei fati e altri argomenti della 'religione' di Leopardi"""" indaga tale diversità intorno alla quale si osteggiarono, anche per assoggettarla ai loro propositi, classicisti e romantici od opposte schiere confessionali e laiche. Dopo un lungo percorso di studi leopardiani (e una biografia del poeta che ha avuto echi all'estero) Rolando Damiani tratta con un taglio originale la questione, divenuta spesso una pietra d'inciampo per gli interpreti, dell'abbandono della dogmatica cattolica, preliminare nel giovane erudito recanatese, per una """"conversione"""" non solo alla filosofia e alla poesia, ma anche a una sapienza vivificata da idee basilari della tradizione classica e cristiana. I capitoli del libro ne tracciano una mappa, indagando il potere del fato su dei e uomini, narrato come mito genesiaco nella """"Storia del genere umano"""", o l'annuncio del """"mondo nemico del bene"""" portato dal Cristo, al centro di due note del 1820-21 rifluite nella raccolta dei """"Pensieri"""" allestita dal poeta sul finire della vita, o la sua inesausta esegesi della noia quale """"vuoto dell'anima"""", o ancora il particolare culto della Luna instaurato in Canti e Operette quando ormai i culti svanivano."" -
1512. La battaglia di Ravenna, l'Italia, l'Europa
La battaglia di Ravenna, combattuta l'11 aprile 1512, domenica di Pasqua, ha rappresentato un evento cruciale nelle guerre d'Italia che dalla fine del Quattrocento sconvolsero per molti decenni il Paese. Un evento cruciale in primo luogo sul piano militare, con l'impiego innovatore delle artiglierie e lo sterminio mai visto di migliaia di combattenti di entrambe le parti. Ma non solo. La morte di Gaston de Foix, l'incertezza dell'esito reale dello scontro e il rimescolamento delle alleanze e delle strategie delle potenze europee sullo scenario italiano segnarono una nuova fase della lotta per la supremazia nella Penisola e l'egemonia politica, economica, culturale in Europa. Il volume, che raccoglie gli atti del convegno promosso nel V centenario della battaglia, ha inteso ricostruire la geografia dei poteri, il contesto economico, la dimensione socio-culturale in cui si collocò quell'evento e indagarne le conseguenze e le rappresentazioni mentali, anche di lungo periodo, che ha lasciato nella storia e nell'immagine del Paese e di Ravenna. -
Musica pop e testi in italia dal 1960 a oggi
In Italia, forse più che in altri paesi europei, la canzone d'autore ha indicato, anticipato e accompagnato temi e proposte che poi sono diventate una conquista sociale, di costume e culturale. In diversi casi, la lezione affidata alla musica anticipa o salta le generazioni, non invecchia e, anzi, si ripresenta prepotentemente a distanza di anni. In questo libro proponiamo una serie di saggi sulla canzone d'autore italiana senza alcuna pretesa di essere esaustivi per quanto riguarda i nomi e i temi toccati. Questa, quindi, non è un'antologia che vuole dare un panorama complessivo, ma un libro curato con l'intento di offrire un discorso critico sulla vitalità intellettuale e artistica di parte della musica pop italiana. In un mondo post-industriale e post-ideologico, le conquiste sociali e di costume, anche grazie ai tanti gadget mediatici, sembrano aver ceduto il passo ad un acclamato e agognato benessere che pare poter spazzar via ogni nube scura dal cielo. Eppure, si continuano a cercare molte delle stesse risposte affidate all'ironia e alla sincerità della musica e dei testi qui studiati. Ma si sa, come ha cantato uno dei più talentuosi e sfortunati cantautori di quegli anni, in ogni epoca, c'è sempre qualcuno che ci ricorda che il ""cielo è sempre più blu""""."" -
Il mosaico di Giulietta e Romeo. Da Boccaccio a Bandello
La più celebre storia d'amore che sia mai stata raccontata nasce nel terzo decennio del Cinquecento dalla penna del vicentino Luigi Da Porto. Disegnata sul canovaccio del mito di Piramo e Tisbe, la vicenda di Giulietta e Romeo accoglie, come un mosaico, tessere provenienti dalla cultura orientale, classica e romanza. Attraverso questi tasselli - temi, motivi narrativi e personaggi -, il libro indaga le fonti e gli antecedenti della ""Hystoria novellamente ritrovata di due nobili amanti"""" daportiana e della sua riscrittura da parte di Matteo Bandello, giungendo a delineare una morfologia della novella d'amore a infelice fine. Da Boccaccio a Bandello, passando da Sermini, Sercambi, Masuccio Salernitano, Sabadino degli Arienti, Da Porto e alcuni anonimi, la diversa combinazione dei tasselli crea mosaici sempre nuovi, caratterizzati da effetti cromatici e illustrativi del tutto differenti, fra i quali però è possibile scorgere una rete di continuità narrativa. Dai contorni del disegno del mito di Piramo e Tisbe, grazie a Boccaccio e ai suoi epigoni, nasce un altro amore destinato a farsi mito: quello di Giulietta e del suo Romeo."" -
Il «De arte saltandi et choreas ducendi» di Domenico da Piacenza. Edizione e commento
Il ""De arte saltandi et choreas ducendi"""" di Domenico da Piacenza, teorico e compositore attivo alla corte ferrarese degli Estensi tra il 1439 e il 1476, è uno dei più importanti trattati di letteratura artistica dell'Umanesimo nonché primo documento noto di teoria coreutica dell'Età moderna. Di pertinenza della sfera intellettuale prima ancora che fisica, con l'opera di Domenico da Piacenza il movimento del corpo viene per la prima volta affidato a un'indagine di carattere razionale: scomposto nelle sue parti, analizzato, posto in relazione con la musica, lo spazio circostante. Nella sezione teorica del trattato, che precede la parte dedicata alle descrizioni coreografiche, affiora il taglio speculativo della ricerca: accanto ai requisiti morali del danzatore messer Domenico si sofferma sull'eleganza del portamento, l'influenza della sfera emotiva sul movimento del corpo, il valore etico della danza. Il lavoro che qui si presenta intende essere un contributo alla conoscenza di questo importante quanto poco studiato trattato umanistico."" -
Ecomuseo delle erbe palustri di Villanova di Bagnacavallo
L'Ecomuseo detiene una delle principali raccolte nazionali di manufatti in fibre naturali di origine paludosa. In particolare espone prodotti datati tra il 1850 e il 1970, anni in cui questa originale forma di artigianato locale conobbe la più ampia diffusione sui mercati, anche esteri, e coinvolse tutta Villanova, specialmente le donne, che raggiunsero così una rilevanza economica e sociale d'avanguardia. Ai reperti esposti si affianca una rappresentazione della storia idraulica locale, del ciclo di raccolta e trattamento delle erbe e un parco circostante con le ricostruzioni dei tipici capanni romagnoli in canna palustre. -
Questione di lingua. L'ideologia del dibattito sull'italiano nel Cinquecento
Alla luce di riflessioni provenienti da varie discipline - critica letteraria, linguistica, retorica e filosofia del linguaggio - questo volume ripercorre la questione della lingua nel momento fluido del suo inizio, dall'""Epistola delle lettere nuovamente aggiunte nella lingua italiana"""" (1524) di Giangiorgio Trissino all'""""Ercolano"""" di Benedetto Varchi (1570), riflettendo in particolare sulla pressione esercitata sui difensori della norma linguistica dai sostenitori dell'uso e di un approccio descrittivo piuttosto che prescrittivo alla grammatica. Senza necessariamente mettere in dubbio la triplice armonia di mondo, pensiero e linguaggio, i moderni si accorgono infatti che essa non descrive lo specifico e ormai irrinunciabile contributo del volgare alla loro esperienza nel mondo. Dalle affascinanti teorie linguistiche del Cinquecento emerge così la visione condivisa che affermare, mettere in discussione e cambiare se stessi e le conoscenze, i valori e le tradizioni della propria comunità è una questione di lingua."" -
Per me, Dante. Incontri e riflessioni con alcuni canti della «Commedia»
I saggi presentati da questo volume, sotto il comune denominatore dantesco, hanno strutture e finalità assai diverse: gli ultimi due, originariamente prefazioni alle edizioni critiche di due importanti commenti danteschi dell'Otto e del Novecento, quelli di Tommaseo e di Torraca, indagano sui modi, gli elementi e i fini con cui gli autori presentano e spiegano Dante al loro pubblico, quel che pensano della ""Commedia"""" e quel che vogliono far pensare alle masse crescenti dei suoi lettori: tappe decisive della fortuna di Dante negli ultimi due secoli. I primi cinque saggi, quasi tutti affidati alla forma della """"Lectura Dantis"""", sono invece il frutto di una ricerca, naturalmente inconclusa, sugli interessi di Dante, razionalista di formazione tomistica e complessivamente rispettoso della interpretazione del mondo fornita dal grande filosofo aquinate, per la formazione, lo sviluppo e il ruolo dei desideri umani, l'influenza della volontà e del piacere, le forme arazionali o prerazionali del conoscere - intuizioni, predizioni, sogni, visioni -, il ruolo insomma della corporeità, della fisicità """"naturale"""" nel prendere decisioni, nel fare le necessarie scelte esistenziali. Se, con la maggior parte dei suoi critici, possiamo tranquillamente affermare che la sua guida, finale e vincente, è sempre la ragione, specie se illuminata dalla Grazia, la poesia della """"Commedia"""" nasce spesso dalla descrizione della battaglia fra sensi e ragione, fra dovere e volere..."" -
La prima guerra mondiale nel cinema italiano. Filmografia 1915-2013
Tutta la produzione cinematografica italiana sul primo conflitto mondiale riunita in un unico volume, contenente una scheda per ognuno degli oltre 200 titoli reperiti. I due autori hanno analizzato la storia ed i generi del cinema italiano per creare una filmografia ricca ed accurata, arricchita da un saggio in cui viene presentata l'evoluzione dell'immagine della grande guerra nel cinema italiano. Dalla filmografia emerge la rilevanza quantitativa dei film di fiction nel primo anno del conflitto e lo scarso numero di questo tipodi pellicole nel primo dopoguerra (compreso il lungo ventennio fascista). Particolare importanza nell'evoluzione dell'immagine della prima guerra mondiale è legata alla questione Trieste (che ritorna all'Italia nel 1954), capace di favorire la produzione di pellicole con un forte sapore irredentista. Il volume è corredato da dettagliati indici analitici: il primo, tematico, relativo agli eventi storici, il secondo riguardante i personaggi e il terzo (con le parole chiave) che riporta i vari temi rilevabili nei film. Nel volume, oltre ai film di fiction italiani, sono analizzati anche le coproduzioni e i film per la televisione dedicati al tema. Presentazione di Alessandro Faccioli. -
Confessioni di una mente pericolosa: Dante Alighieri
La vita di Dante Alighieri è un tema tanto affascinante quanto relativamente poco conosciuto. Poco conosciuto dagli storici, messi in difficoltà dalla scarsità di documenti. Poco conosciuto dai letterati, concentrati sulla bellezza e sulla complessità delle opere. Poco conosciuto dal grande pubblico, ingannato dalle sovrapposizioni tra Dante personaggio e Dante autore. Alberto Puoti, autore e regista televisivo, ha viaggiato per luoghi danteschi e ha intervistato studiosi di molteplici discipline per servizi, reportage e documentari. Ne sono nate queste ""Confessioni di una mente pericolosa: Dante Alighieri"""" che sono andate in scena per il festival ravennate """"Dante2021. L'indagine in forma di spettacolo"""", pur densa di attenti riferimenti testuali e critici sull'autore della """"Divina Commedia"""", risulta anche un leggero volo di fantasia sorprendente per le originali prospettive."" -
Spettri d'Italia. Scenari del fantastico nella pubblicistica postunitaria milanese
Nelle prime due decadi postunitarie, con grande ritardo sul resto d'Europa, il fantastico si diffonde in Italia grazie ad autori come Iginio Ugo Tarchetti, Arrigo e Camillo Boito, Emilio Praga. Questa letteratura riveste un ruolo di primo piano nelle appendici di molti giornali degli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento. La stessa pubblicistica testimonia la presenza di topoi e suggestioni del fantastico nel dibattito politico e nella letteratura di costume, anche grazie all'influenza di fenomeni quali il magnetismo e lo spiritismo che raggiungono un'enorme popolarità nel periodo in questione. Questo lavoro indaga le declinazioni del fantastico nel contesto della pubblicistica postunitaria, in particolare nel vivace panorama milanese, attraverso lo studio di diverse tipologie testuali, dal racconto alla satira politica agli articoli di argomento scientifico e di costume, con l'intento di mostrare come questo modo letterario dia forma ad ansie, ossessioni, aspirazioni, al confine tra naturale e soprannaturale, razionale e irrazionale, reale e illusorio.