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Breve storia del casoncello
Dalla prefazione di Pier Carlo Capozzi: «Si fa presto a dire Casoncello. Il difficile, per noi curiosi dalla nascita, è sapere da dove viene, perché si chiama così, a chi è venuta l'idea, da quale angolo del nostro pianeta, che ingredienti ha sempre raccolto nel suo delizioso fagottino di pasta. A questo complicato cimento ha messo mano il mio fraterno amico Leonardo Bloch, che compone con me e altri due sodali, entrambi di nome Stefano, la congrega dei ""Moschettieri"""", quattro innamorati della scrittura e del buon cibo. Il mio percorso di vita ha fatto in modo che entrassi in contatto con diversi intenditori (e moltissimi presunti tali) di cultura enogastronomica. Ma uno come Leo è irraggiungibile, e non lo scrivo perché mi ha regalato l'onore di questa prefazione. È un conoscitore, profondissimo e appassionato, di quello che ti arriva in tavola e nel bicchiere. E ne capisce, che è poi quello che fa la differenza in un mondo infarcito di critici autoreferenziati, dove il termine """"esperto"""" viene spacciato molto più della polverina bianca a Medellin. E la cartina di tornasole di quello che penso è facilmente rintracciabile in quella serata in cui invitò il resto dei Moschettieri a casa sua. """"Accontentatevi, andrò io ai fornelli"""".» Icona culinaria della fascia di territorio lombardo racchiusa tra Adda e Mincio, il casoncello fa le sue prime apparizioni già nel basso medioevo, ma la sua storia affonda le radici addirittura nella gastronomia della Grecia classica. Questa monografia ripercorre, con un ampio corredo di riscontri filologici, le vicende del più antico tortello la cui presenza sia tutt'oggi vitale nella cucina della Penisola, fornendo chiarimenti determinanti a molti degli interrogativi rimasti sino ad ora senza risposta. Ma lo spettro dell'analisi si allarga a più riprese all'intero comparto delle paste ripiene, poco esplorato dalla storiografia gastronomica, contribuendo a ricostruire diverse tra le tappe cardinali che ne hanno scandito il percorso evolutivo."" -
Una presenza che sfugge
Una cronaca scritta in tre settimane da Bergamo, la città più colpita in Europa dal Covid-19, ma gli eventi coprono tutto il nostro continente in un arco temporale di sessant'anni, a partire dal 1961, data di costruzione del Muro di Berlino. Lo scrittore Donat Dora lascia Bergamo poiché si sente ""costretto"""" a riprendere un viaggio in compagnia di Marta, una sua vecchia conoscenza, che vuole raggiungere Berlino a ogni costo. Quando Donat rientra a casa, sempre nel picco della pandemia, non trova nessuno. Mancano la moglie, la figlia e il padre anziano. Cerca di mettersi subito sulle loro tracce, ma all'ultimo momento viene raggiunto nella sua abitazione da un ospite inaspettato, Artur, un detenuto al quale sono appena stati concessi gli arresti domiciliari in custodia cautelare."" -
Giancarlo Piccoli. Moroni sequel
«Meritava Giovan Battista Moroni un omaggio come questo in occasione del suo anniversario. Meritava un omaggio intelligente, sobrio e assolutamente contemporaneo: non capita spesso che un artista di oggi riesca ad entrare nelle fibre di un suo collega del passato come Gianriccardo Piccoli ha saputo fare con Moroni. È un omaggio che ha il sapore di una vera fratellanza capace di scavalcare i secoli. Partiamo intanto dall'idea: perché all'origine non c'è un sentimento ma un'idea. Il sentimento c'è, naturalmente ed è certamente intenso. Ma non è da lì che è scaturito questo omaggio di Piccoli a Moroni. All'inizio c'è un'idea. O meglio c'è il lavoro per portare allo scoperto l'idea che sta sotto la pelle del capolavoro di Moroni. È un'idea nella quale convergono geometria, forme, tonalità, invenzioni, luci. Tutti fattori che si compattano in quel corpo pittorico che sembra sbucato dal nulla. (...) È una Crocifissione che ha dovuto lacerare il velo della dimenticanza e che è stata sporcata dalle ingiurie e dalle ipocrisie del tempo. Riappare portando sul corpo il segno di catastrofi storiche, che però l'hanno resa ancora più necessaria. C'è un altro indizio che rivela la natura di questo esercizio di Piccoli: è il ricorso alla serialità. L'aver concepito il ciclo come una sequenza di immagini uguali, seppur con qualche variazione di note luminose e cromatiche, suona come un'implorazione. Le tele sono come i grani di un rosario contemporaneo, da parte di un uomo che ha visto correre il secolo e che ora innalza sulla tela il Crocefisso, chiedendo che da lì arrivi un'indicazione sul senso di quello che abbiamo vissuto. La serialità, con la sua ossessività assolutamente contemporanea, fa sì che questa domanda di senso si trasformi in un grido. Se c'era da rendere un omaggio a Moroni, non si poteva fare niente di più pertinente. Ora sappiamo che quel capolavoro ha davvero la forza di un archetipo capace di bucare il tempo.» (Giuseppe Frangi) -
Caro Christopher. Lettere a Christopher Isherwood (1929-1939)
Conosciutisi a Oxford nel 1928, Spender e Isherwood, interpreti della «red decade», strinsero un’appassionata amicizia che resistette al tempo e alla lontananza. -
Fine al tormento. Ricordo di Ezra Pound
Un affascinante viaggio nel passato, sotto forma di diario, compiuto da H. D. alla ricerca del suo rapporto con Ezra Pound, compagno di studi, amico del cuore e infine mentore letterario: il testamento di due tra le maggiori personalità creative del Novecento. -
Elogio del riposo
In quest’epoca di nevrosi del fare, Paul Morand ci illustra con ironia e leggerezza come fare tesoro del tempo libero. -
Legami e conflitti (lettere 1931-1965)
La storia di un sofferto confronto fra due generazioni, protagoniste, pur in modo diverso ma critico e costruttivo, di uno squarcio di storia italiana al bivio tra liberalismo imprenditoriale e socialismo rivoluzionario. -
Ifigenia in Aulide
Dalla tragedia di Racine Gluck mette in musica il mito greco di Ifigenia, giovane e innocente principessa, figlia di Agamennone, che affronta il proprio tragico destino con dignità e coraggio. -
Lettere a Scottie. Con lettere inedite di Scottie Fitzgerald
Una serrata corrispondenza con cui Fitzgerald guida la figlia adolescente, indicandole corsi e letture, parlandole di matrimonio, di ragazzi, spaziando sugli eventi dell’epoca e la guerra ormai alla porte. Per la prima volta accanto alle lettere di Fitzgerald sono pubblicate quelle di Scottie al padre, inedite anche in America. -
La verità su mio padre
Narrando la vita di famiglia, dapprima pacifica e in seguito segnata dalla grave crisi che coinvolse lo scrittore dal 1880, il quartogenito di Lev Tolstoj descrive i travagli morali del padre e i sospetti e gli intrighi della madre per impossessarsi di un testamento che la escludeva dall’eredità. -
Cartoline-lametta
Novello non è stato nella vita italiana soltanto un personaggio del costume, ma la parabola intellettuale che c'è stata nella sua vita conferma il contrario e dimostra la sua capacità di vedere lontano più che da vicino, avanti più che nel passato. Novello stesso è sempre stato il primo bersaglio della sua ironia, della sua satira, come affermano del resto anche queste cartoline, dove Novello al mare e ai monti viene ironizzato senza pietà. In queste cartoline-lametta infatti, cancellando qua e là con una lametta da barba che teneva sempre nel taschino, Novello si inserisce nel paesaggio con una poesia sottile e scherzosa e con un inconfondibile spirito ironico. Prefazione di Alberto Cavallari. -
Lettere di Ernesto a Ernesto e viceversa
19 novembre 1938, viene pubblicato sulla ""Gazzetta Ufficiale"""" il decreto legge n. 1728 intitolato """"Provvedimenti per la difesa della razza italiana"""". Dopo pochi giorni Ernesto Nathan Rogers, ebreo, giovane architetto razionalista e membro dello studio BBPR, comincia a scrivere """"Lettere di Ernesto a Ernesto"""" e vicevena, che porterà a termine nel marzo del 1939. Il manoscritto, tornato finalmente alla luce, viene presentato in tutta la sua drammatica realtà. Una sequenza di brevi, intense lettere che l'autore rivolge a se stesso instaurando un doloroso dialogo interiore in cui indagare la nuova condizione di anonimo tra la folla. Gli scritti di Rogers, che inizialmente erano una naturale reazione al trauma subito, diventano con il passare del tempo una lucida riflessione sulla condizione dell'individuo nella società moderna. Insieme essi testimoniano di un cambiamento nella percezione di sé nel mondo che risulterà fondamentale per capire il ruolo che Ernesto Rogers acquisirà nel dopoguerra italiano e internazionale."" -
La nave di Ulisse
Un misterioso capitano raccoglie uno strano equipaggio del nostro tempo e lo guida in un viaggio verso l’ignoto. Un romanzo scritto sull’onda della grande emozione suscitata dalla lettura del canto dantesco di Ulisse. -
Carte italiane 1930-1944
Per la prima volta vengono riunite in un libro, in Italia, tutte le prose critiche che Pound ha scritto in italiano e pubblicato su giornali, riviste, periodici, documentando la sua partecipazione ai dibattiti contemporanei su temi letterari, ma anche sull’architettura, l’urbanistica, il cinema. -
Un grande amore
Alcune lettere sino a oggi inedite ci presentano un aspetto del tutto sconosciuto del «Divin Marchese», quello di un uomo che seppe conservare e onorare, sino alla morte, il ricordo della donna che, in gioventù, era stata il suo grande e sfortunato amore. -
Corrispondenza e documenti
Un libro che ci restituisce il clima di un’epoca difficile per due illustri rappresentanti dell’avanguardia, che avrebbero poi incarnato le due correnti più divergenti della musica contemporanea. -
Alla luce del Sud
Entusiasmi, progetti, inquietudini e povertà raccontati nelle lettere scritte dalla Ortese all’amico fraterno di quegli anni, Pasquale Prunas. Gli anni di «Sud», giornale fondato e diretto da Prunas al quale, quasi timidamente, nel ’46 la Ortese chiese di collaborare. -
Lettere a Pontiggia
Dalla Carinzia, dove trascorre l’estate, Orsenigo scrive a Giuseppe Pontiggia. La sua ammirazione e il suo affetto per il grande scrittore trovano un felice espediente: scrivere a Peppo raccontandogli quanto s’impenna e si agita nei comuni interessi letterari e nel luogo remoto in cui si trova. -
Le due sponde
Un volume in cui si intrecciano costantemente un filo evocativo-esegetico, che ripercorre le tappe emotive e mentali del lento avvicinamento dell’autrice a opere di pittori che ha amato e un secondo filo, esperienzale-spirituale, che narra di episodi reali ed epifanie esoteriche, capitati da quando ha incontrato il Buddismo. -
Uno scherzo fulmineo. Cinquecento anni di fulmini dal 1929 al 1447
Per Vico il fulmine e il susseguente tuono agiscono come catalizzatori del pensiero umano: l'evento terrificante induce i ""bestioni"""" ad alzar gli occhi al cielo, ad ingraziarsi la ignota Creatura irata ma, sostanzialmente, a cominciare ad emettere ipotesi sul loro destino, quaggiù. Per Walt Disney il fulmine è un delizioso giocattolo igneo lanciato, in un giorno estivo, a sconquassare una festa di centauri azzurri e far correre a gambe levate un Bacco perfettamente ebbro. Per il composto e compassionevole pittore Sablet il fulmine che si articola in segmenti rettilinei dietro la piramide Cestia è un attrezzo scenico razionalizzante e classicamente funebre. Per Turner quello che si abbatte con fragore abbacinato entro il cerchio magico di Stonehenge è un chiaro segno della tragica instabilità della storia umana. Per Hokusai il fulmine che si snoda dietro le spalle indifferenti del Signor Fuji è un drago millenario e sostanzialmente benevolo. Per Paolo Uccello è un fuso di fuoco che si infila dentro un albero incenerendolo assieme al punto di fuga. Per, per, per... Questo """"Scherzo fulmineo"""" altro non è, e non pretende di essere che uno """"scherzo"""" appunto. Una serie di partite a scacchi, non tutte vinte, con questa luce istantanea, elettrica o solforosa, apportatrice di morte o solo di un delizioso senso di protezione se goduto al sicuro, nel proprio letto: in attesa del prossimo scroscio di pioggia contro i vetri della finestra. E del tuono che non si farà attendere troppo a lungo.""