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Ognuno impazzisce a modo suo
La vita di una famiglia in una città della provincia albanese, dagli anni Sessanta alla morte del dittatore Enver Hoxha nel 1985. Mentre vige l'ateismo di stato, arrivano i primi televisori con antenne rivolte verso l'Italia e la Jugoslavia. Gli americani, tanto odiati dal regime comunista, effettuano il primo allunaggio della storia. La conversione di Cassius Clay all'Islam divide cattolici e musulmani, in un paese in cui il pugilato e la religione sono entrambi proibiti. I giovani vengono uccisi mentre cercano di attraversare il confine. L'installazione di un disturbatore di frequenze costringe gli spettatori a guardare solo la televisione di Tirana. Un sistema che voleva essere eterno, inventore del Nuovo Uomo, è durato solo quarant'anni: un breve scatto nella Storia. Non è una storia di 'eroi', è un punto di vista personale su una realtà vissuta in prima persona. L'autore già nelle prime pagine ci avverte: ""È possibile che i miei ricordi partano proprio da un carcere?! Ma sì, succede, non c'è niente da fare. Alla fine, la memoria stessa non è una prigione?"""""" -
Òcio ai piöcc. Attenzione ai pidocchi
"Fantasmi e indovinelli, bambini e pidocchi. Una favola moderna da percorrere a piccoli passi, alla ricerca delle strade più belle e delle fontane più misteriose di Bergamo Alta. L'idea di questo libro nasce da una storia vera, vera come la Fontana del Corno, un'antica fonte di Bergamo, in Città Alta. Un posto magico che vi invito a visitare. Anch'io ci sono stato e l'ho fotografata. Questa è la mia fotografia, questa è la seconda fotografia, e questa la terza col mio cavalletto. Questo è un libro a favore del diritto d'autore. Non è giusto ed è un peccato che qualcuno abbia pubblicato altrove la mia fotografia, senza chiedere il permesso, senza dire nemmeno di chi è. Purtroppo non è un caso insolito e coinvolge chi lavora con la fantasia. Ne fanno le spese fotografi, grafici, illustratori, scrittori e compositori. E così anch'io ho conosciuto i pidocchi, fastidiosi parassiti che succhiano il sangue dalla testa e ti viene da grattare. Per eliminarli, non basta una lozione meglio usare il pettinino. Tutti devono essere informati per evitare il dilagare di infezioni. Senza pidocchi la vita è più felice!"""" (Maurizio Grisa) Età di lettura: da 5 anni." -
Moroni dall'Accademia Carrara a Gandino. Catalogo della mostra (Gandino, 4 luglio-13 ottobre 2019)
"L'intensa e drammatica """"Deposizione"""" (1566) del grande artista lombardo Giovan Battista Moroni lascia temporaneamente la Carrara per essere esposta a Gandino, dove in origine si conservava il dipinto. Questa restituzione rientra nel progetto che da qualche tempo il museo intende sviluppare: mostrare le opere in quelle comunità di appartenenza da cui le vicende della storia le hanno strappate. Nel caso di Moroni questa presentazione avvia anche un interessante itinerario in Valle Seriana a illustrazione di una presenza diffusa di opere dell'artista in questo territorio"""". Dalla prefazione di M. Cristina Rodeschini (Direttore Fondazione Accademia Carrara)." -
Officina Liberty
L'edificio trattato nel libro è un modesto fabbricato in muratura di mattoni e pietrame, disposto su due livelli distinti e coperto da un tetto a padiglione. L'impianto originario presentava una rigida simmetria planimetrica e di alzato, spezzatasi a causa di un piccolo ampliamento che, pur ripetendo i rapporti dimensionali e i partiti compositivi della costruzione primigenia, ne ha compromesso l'originario equilibrio. I termini Officina Liberty, con i quali è generalmente conosciuta la costruzione di origine industriale che si trova all'interno del Parco del Mella di Gardone Val Trompia, sono del tutto inadatti a descrivere l'esatta consistenza del manufatto architettonico che non ha mai rivestito alcuna funzione produttiva, ma bensì direzionale, né, soprattutto, presenta alcun carattere rapportabile al periodo Liberty o a un più generico stile floreale. La palazzina fu costruita nella prima metà del XX secolo come ufficio direzionale della Radaelli SpA, una ditta specializzata nella realizzazione di cavi in acciaio già attiva nel lecchese e con stabilimenti produttivi dislocati in altri comuni italiani. -
L' oro dei ricordi
"Kintsugi è il nome di un'antica arte giapponese per riparare un prezioso vaso rotto saldando i cocci con oro e evidenziandone le fratture. L'oggetto riparato diventa unico, irripetibile e aumenta la sua preziosità. Non conoscevo la parola e l'arte a cui si riferisce, me ne parlò un'amica che, a pochi mesi di distanza, ha perso suo marito e il loro unico figlio. Ecco, per me l'oro con cui tenere insieme i cocci rotti della mia vita sono i ricordi, ma questo oro costa carissimo. Lo scorgi all'improvviso in un volto, in una voce, in un oggetto e ogni volta è come una trafittura. I ricordi non sono consolatori, non leniscono. Sono come il sale su ferite aperte. Ti parlano di qualcosa che è esistito ma non tornerà più. Certificano il non ritorno, l'irrimediabile, l'irreparabile. Eppure sono preziosi e prezioso è il dolore che li accompagna, come un tributo da pagare per essere a loro sopravvissuti."""" (L'autrice)" -
Il nido. Ediz. illustrata
Un luogo. Un rifugio. Un nido. Un luogo familiare, che riconosciamo come nostro e del quale ci sono noti i confini. Un rifugio sicuro dove tornare, che ci isola e ci restituisce il respiro. Un nido avvolgente, che ci calma e ci rianima. Uno spazio vitale, a misura d'uomo. Una grande ellisse, pura geometria. Una curva perfetta concepita dal pensiero umano e assunta quale simbolo di armonia, ma non più compiuta e integra, bensì spezzata, ruotata e scivolata sul fianco. Una figura complessa, ma di nobile genesi, che, per estrusione, dà forma a un volume articolato e scomposto, le cui superfici laterali restituiscono profili diversi e inaspettati. Un volume aperto e chiuso al contempo dove i pieni dei tubolari di ferro si alternano ai vuoti degli interspazi e dove la percezione del fuori muta con il volgere dello sguardo: proiettandolo all'esterno, così da inquadrare i primi rilievi orobici, o trattenendolo al suo interno, facendolo vibrare al ritmo accelerato delle superfici metalliche stondate. Nel concreto, l'opportunità di dare una risposta architettonica a una latente esigenza urbanistica e sociale: ricostruire una terrazza pericolante e transennata, posta ai lati della via che attraversa il borgo montano. Un'occasione per trasformare un reliquato urbano abbandonato e cadente attivandone una metamorfosi fisica e formale, trasmutandolo da non-luogo - nell'accezione di Marc Augé - quale spazio irrelazionale e impersonale, a luogo, quale spazio relazionale e identitario. Restituire alla comunità un punto di sosta e d'incontro, affacciato sulla valle, nel quale riconoscersi e del quale sentirsi partecipi. Ecco allora una piccola piazza geometrica e misurata che si confronta con un paesaggio naturale, aperto e spazioso, composto da crinali e da vallate, da azzurri e da verdi, da luci e da ombre. Un luogo che isola e che si isola dal contorno, che accoglie e che respinge, che concede e che nega. Calcestruzzo, ferro e pietra: materiali naturali utilizzati al grezzo. Direttamente plasmati sul posto o prodotti dall'industria oppure coltivati in una cava. Un bulbo di béton brut che àncora a terra e sostiene come un piedistallo; un perimetro metallico che simultaneamente contiene e separa; un pavimento in ciclopiche lastre di Serpentino della Valmalenco che si spezza e, come deformato da una spinta ctonia, rende manifeste invisibili forze telluriche. Un luogo che nel tempo vedrà la sua partitura metallica rivestirsi e poi mutarsi in sostanza vegetale, assecondando e rincorrendo la natura metamorfica della pietra che ne ricopre il suolo. E poi il carattere quasi metafisico degli arredi in pietra artificiale. A-geometrici, pallidi e levigati; forme ovoidali e feconde; oggetti fuori scala, forse i prodotti di un'allucinazione, che sono al contempo organici e minerali e dei quali ne è sconosciuta la provenienza. Infine le ombre portate della recinzione metallica che tagliano la piazza ogni volta in modo nuovo: meridiane generate e mosse dal nascere e dal vagare del sole. Ritmate e geometriche sul piano orizzontale; mutevoli e sinuose quando lambiscono le indefinite sagome degli arredi: luce e materia che danzano insieme. Una piccola piazza ai margini della via, utile per... -
Biblioteche: luoghi comuni?
Sottolineando la sorprendente resilienza del libro come ""tecnologia"""" per la trasmissione del sapere, il volume ripropone l'ineliminabile dimensione fisica della biblioteca, quale luogo all'interno del quale i processi culturali vengono agiti, parallelamente alla nuova spazialità rappresentata da internet. In questo senso le biblioteche generano valore pubblico, legato alle grandi sfide della contemporaneità che uniscono come un filo rosso realtà lontanissime, da Milano a Medellín: migrazioni e multiculturalità, criminalità e disagio sociale. A fronte della difficoltà della società a rispondere ai mutamenti, la missione della biblioteca è sempre più orientata a offrire opportunità per migliorare la qualità della vita urbana, favorire la convivenza e potenziare l'accesso all'informazione. In questa prospettiva, la Biblioteca di Mediazione ha promosso occasioni di confronto e dibattito tra il mondo accademico e quello professionale intorno ai valori positivi legati alla diversità culturale, di cui i contributi qui raccolti offrono alcune testimonianze. Testi: T. Morocutti, M.V. Calvi, G. Turchetta, D. Spagnolo Martella, M. Novo, P. Lietti, A. Terreni, R. Taddeo, F. Cosenza, M. Bonomi, M. Ferrario."" -
La solitudine diseguale
Il fascino talora drammatico, spesso discreto della solitudine, con tutte le sue sfaccettature, chiare e limpide come un cielo o un paesaggio oltre una porta non porta che si schiude, e quelle più oscure e inquiete di una nuvola apparentemente innocua ma che in fretta si incupisce e vela la luce. La solitudine fisica, ma ancor più la solitudine interiore. Non è questione di presenze fisiche o di assenze, è qualcosa di molto più profondo. Evoca stati d'animo di sofferenza, di inquietudine, ma non è sempre così. Per qualcuno è una meditata e precisa scelta di vita, una situazione con cui convivere senza problemi ma che impone un'implosione, un distacco dal mondo ordinario, se non fisico sicuramente interiore. Un disallineamento. Non esiste un'unica solitudine. Ogni personaggio è solo, ma a suo modo. Il libro è una collezione di solitudini, che vanno a comporre la solitudine diseguale. C'è la solitudine delle escursioni in solitaria di Luca - testimoniate dalle fotografie, parte irrinunciabile dei testi - e ci sono le solitudini della gente di montagna, dei personaggi frutto della fantasia di Ines. -
Una fiaba bergamasca. Ediz. illustrata. Vol. 3: Casa è dove batte il cuore.
Questa fiaba nasce dalle domande poste dai tanti bambini che hanno ascoltato e letto ""Una fiaba bergamasca vol. 1"""" e """"Una fiaba bergamasca. vol. 2: Dov'è finita Santa Lucia"""" e cioè: """"Ma dove è la mamma di Boculina?"""", """"Come è possibile che Boculina cerchi costantemente papà Grappa e mai la mamma?"""". Ecco quindi la fiaba di Chicca, mamma di Boculina. Età di lettura: da 4 anni."" -
Sviando
Questo libro nasce all'ombra di un gigante, uno dei più grandi scrittori di lingua tedesca del Novecento, insieme a Kafka e a Musil. Si chiamava Robert Walser e morì da uomo fortunato mentre stava compiendo una delle due attività che più gli piacevano: passeggiare. La prima era scrivere. Lo trovarono nella neve, aveva settantotto anni e nella sua vita aveva percorso molta strada a piedi. Camminava per tutto il giorno, pioggia, neve, calura non lo fermavano. Leggendo ""Spaziergang"""" (""""La passeggiata"""", 1919), uno dei suoi libri più interessanti, si capisce bene che passeggiare era il suo modo di incontrare il mondo e preparare la scrittura. Anche Sviando, a suo modo, racconta storie di passeggiate. Narra di una città - Bergamo - ripercorsa da alcuni personaggi e riletta a partire da un segno evidente, ma non sempre avvertito nel paesaggio urbano: le targhe viarie. Oggetti che tutti quotidianamente incrociamo, presi qui nel loro senso primo, di """"indicatori"""" di percorso. Testi di Bianca Maria Goggia, Giulia Gotti, Maria Teresa Goggia, Patrizia Paganelli, Miriam Eise, Maria Teresa Goggia, Annalisa De Rosa."" -
Baran Ciagà, architetto. La comunione tra le arti. Catalogo della mostra (Bergamo, 14-29 dicembre 2019). Ediz. illustrata
Nel panorama architettonico bergamasco, il periodo compreso tra la seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso e i primi anni del XXI secolo ha visto emergere personalità diverse tra le quali si annovera l'architetto Baran Ciagà (Istanbul, 1934), bergamasco d'adozione, autore di oltre 150 progetti molti dei quali realizzati in collaborazione con altri colleghi. Nel 1968 con Walter Barbero, Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni ha dato vita a un intenso sodalizio professionale che ha portato alla progettazione e realizzazione di edifici commerciali, terziari e residenziali che sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra i quali si distingue l'edificio Mobili Bergamo esposto nel 1979 al Moma di New-York nell'ambito della mostra ""Trasformations in modern architecture 1960/1980"""". La mostra, dal sottotitolo """"La comunione tra le arti"""", allestita non a caso nell'edificio che ha ospitato l'Ateneo di Scienze, Lettere ad Arti, pone in evidenza il particolare interesse che Baran Ciagà ha sempre avuto per la contaminazione dei saperi e per il """"lavoro di gruppo"""" con architetti (anche di fama internazionale) e artisti (pittori e scultori)."" -
Bachi nella seta
"Questo testo non può e non vuole essere una trattazione sistematica dei grandi problemi della vita, delle buche e dei bachi che infestano il tessuto della nostra società. Poiché è tutto connesso, tutto collegato, non è possibile ricucire una per una le imperfezioni ragionando per compartimenti stagni, come se il polsino di una camicia non fosse connesso al colletto - e lasciatevelo dire da chi di tessuti se ne intende. Andrò a sprazzi, a tentoni nell'oscurità in cui siamo avvolti. Talvolta salterò di palo in frasca, ogni tanto vi sembrerà di aver perso il filo, ma presto lo riprenderete, ve lo assicuro. Per essere più chiaro, diciamo che mi limiterò a quella che ritengo la strategia migliore: immaginare di tornare ancora una volta sul Lungomare Trieste, nella mia Salerno, in compagnia dei miei amici, stenderci al sole e farci cullare dalle onde mentre ci confrontiamo con i nostri pensieri, i nostri timori, le nostre gioie, senza una scaletta o una divisione per argomenti. E da questo confronto immaginario è venuta fuori questa specie di lunga lettera che indirizzo a tutti voi"""" (L'autore). Introduzione di Giulio Mastropietro." -
Abitare le biografie nell'esecuzione penale esterna
Con l'obiettivo è dare visibilità alla realtà dell'esecuzione penale esterna, si è deciso di affrontare questa tematica con una scelta metodologica ben definita, ovvero, ascoltando le storie di vita di coloro i quali avevano beneficiato dell'esecuzione penale esterna nella sua forma più completa, grazie ad un progetto di housing sociale in abbinamento ad un percorso di avviamento al lavoro. Fin dal principio si è desiderato che al centro di questo scritto vi fossero le parole dei testimoni. Il testo è composto da un susseguirsi di citazioni dirette delle interviste che meglio di qualsiasi traduzione, rendono conto delle varie vicende con intensità e chiarezza. Buona parte del lavoro è quindi, di fatto, merito degli intervistati e della loro generosità nel raccontare. Raccogliere storie di vita significa lasciare che il proprio testimone possa ripercorrere la sua intera storia, dall'infanzia all'età adulta, navigando tra differenti periodi e temi del proprio percorso. Vengono poste domande, certo, ma nel rispetto del flusso narrativo di chi parla. -
Oscar Giaconia. Bhulk. U.P.D. Catalogo della mostra (Roma, 21 febbraio-26 giugno 2020). Ediz. italiana e inglese
"Dal 2016 ogni mostra personale di Oscar Giaconia è associata ad un'edizione, appositamente ideata in relazione al progetto espositivo. La ricerca editoriale è una componente integrante del tentativo di tassonomizzazione dell'inclassificabile: quello dell'artista è un lavoro smisurato ed incontinente, il che porta a delle complicazioni di molteplice natura, non solo di fruizione, ma anche d'orientamento. I cataloghi, contenitori il cui contenuto è incontenibile, strumenti di lavoro affrancati al loro impiego, grazie anche ai contributi degli autori coinvolti divengono utensili ambigui. L'apparenza da manuale tecnico, libretto d'istruzioni o ricettario confondono circa la natura ibrida della materia cui alludono, alla stregua dell'immaginario dell'artista, sottratto a sua volta all'interpretazione simbolica e alla ritenzione del riconoscimento"""". (Claudia Santeroni)" -
La biblioteca della città. Storia e patrimonio della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo
"La Biblioteca Civica Angelo Mai si dota di uno strumento essenziale per la comprensione della sua storia e del ruolo che ha svolto e continua a svolgere nella vita culturale della città. Fu il cardinale Giuseppe Alessandro Furietti a dare origine alla Biblioteca, quando decise di donare «la nostra Libreria [...] all'Illustrissima Città di Bergamo nostra carissima Patria; con obbligo però che la medesima debba servire per commodo ed uso pubblico della stessa Città e Cittadini». E fino a oggi la Biblioteca è sempre stata fedele al mandato del suo fondatore di essere un luogo di democrazia, che garantisce a ogni cittadino l'uguaglianza nell'accesso alla conoscenza. In molti hanno seguito l'esempio di Furietti, rendendo la Biblioteca specchio di una comunità che ne ha costantemente incrementato il patrimonio librario e archivistico. È testimonianza della munificenza di tanti per la crescita culturale di tutti e per la custodia della memoria di una città intera. La pubblicazione di questa guida segna una tappa importante verso l'ampliamento della sede della Biblioteca, che, nei prossimi anni, aprirà al pubblico anche i rinnovati spazi di Casa Suardi e dell'ex chiesa di San Michele all'Arco. Piazza Vecchia è così destinata a diventare ancora di più il cuore culturale della città, che pulsa in un unicum monumentale civile e religioso, dove si integrano e collaborano alcune tra le maggiori istituzioni culturali cittadine."""" (Maria Elisabetta Manca)" -
Gianni Reina. Collezione privata
Il lavoro presentato e raccolto in immagini in questo libretto svela il risultato di una ricerca progettuale importante. Le sedie esposte, riprodotte in scala 1:6, realizzate in 10 esemplari, numerati e firmati, sono modelli che ripercorrono per sommi capi la storia del mobile moderno. La selezione ""tipologica"""" delle sedie è una scelta personale di Gianni Reina, guidata dalla sua personale volontà di comprendere le fasi progettuali del processo creativo di progettisti per lui degni di attenzione. La ricerca si è sviluppata con lo studio di libri d'epoca, disegni e documenti fotografici. La produzione dei modelli in scala, eseguiti con fedeltà di materiali e proporzioni, ha permesso a Gianni Reina la perfetta comprensione del processo creativo dei vari autori."" -
Marcello Venier. Un casaro con un'idea: fare impresa
"Ho perso mio padre a quattro anni: non l'ho conosciuto. Per tutta la vita ho desiderato conoscerlo e, maturando, ho pensato di ricostruirne la figura basandomi sui documenti che ne avevano segnato la vita. Ero certo che la sua vita presentasse momenti, vicende e variazioni che meritavano di essere conosciute almeno da me. Ho girato molto attorno a questo desiderio di ricerca per rispondere a un bisogno mio, ma anche quasi per segnare una origine a me, ai miei figli e ai miei nipoti, quasi per assegnare a ciascuno un punto di passaggio per la propria storia. Alla fine della ricerca mi accorgo che la vita di mio padre non è diversa da quella di altri imprenditori, solo che a me, che ho promosso e condotto la ricerca, interessava conoscere questa vita e questa personalità più di altre e per concretare la ricerca mi ha spinto e sostenuto una affettuosa curiosità"""". (Marco Venier)" -
Pensieri contagiosi. Ripensare la normalità nell'emergenza pandemica
"Pensavamo che tutto fosse alle spalle: e invece non era così. Non era così, non solo per le decine di migliaia di morti e il dolore di molti che non potevano essere un evento del passato (né mai lo diventeranno), e che non potevano essere solo un dolore privato. Non era così non solo perché la pandemia è tornata a farsi sentire, nei numeri dei ricoveri, negli ospedali - che significano morte e malattia, e non solo statistica -, nelle restrizioni alla nostra vita, nella percezione e nelle urla - costantemente strumentali - dei media. Non solo per questo, nulla era alle spalle: non lo era perché la pandemia ha imposto una serie di riflessioni che non possono essere eluse, e che ci vietano di pensare, per sempre potremmo dire, che sia, o sia stata, solo storia. Vivere la paura e la malattia, vivere un ricovero che diventava un distacco, senza più parole e comunicazione; comprendere cosa abbia significato affrontare la cura e la sofferenza, per pazienti, medici e infermieri, in condizioni mai viste; pensare a cosa sia stata la ricerca di fronte a una malattia che non aveva risposte - quando non c'era il tempo per fare ricerca e si dovevano dare risposte; pensare ai diritti venuti meno - in nome della vita, certo, ma comunque dentro lo stato di eccezione; ripensare alla normalità nell'eccezionalità; comprendere che le scelte sulla sanità, sulle risorse, sulla loro distribuzione, non sono un grafico da lasciare agli economisti ma la misura di quanto sia reale il principio dell'uguaglianza."""" Dalla prefazione di Mauro Angarano e Claudia Zilioli." -
Di male in peggio
"In attesa che il Sommo gli si manifesti per una resa dei conti, siccome per Paolo Boggi arrendersi non è un'opzione contemplabile e bisogna combattere fino all'ultimo, ecco che dà alle stampe questa nuova operetta morale dal titolo luminoso e intensamente positivista: """"Di male in peggio"""". Che nessuno osi prenderlo sul serio per carità, lui risponderà che non è «mica Tolstòj» e che se solo il garagista o la guardarobiera o il venditore di castagne dovessero incrociare il libretto e avere un lieve stimolo cerebrale lui si sentirebbe l'uomo più felice del mondo. Che poi con i libri non si sa come va a finire. Tra settant'anni con gli uomini smistati in una colonia su Marte (tutto made in Cina ovviamente) qualche studioso potrebbe interessarsi a questa testimonianza, una voce proveniente dall'«epoca Umana», nella quale Umano voleva ancora dire qualcosa"""". (dalla prefazione di Alessandro Di Lecce)" -
Piante e animali del mondo contadino bergamasco
Il libro prende in esame il rapporto che si è instaurato lungo i secoli tra l'uomo da un lato e le piante e gli animali che hanno accompagnato la sua esistenza, dall'altro. È un'incursione ricca di notizie di prima mano nel mondo tradizionale legato alla terra e ai suoi ritmi con frequenti richiami all'eco che questo mondo ha avuto nel campo della cultura popolare e della letteratura. Gli animali della cascina e delle sue pertinenze (la stalla, il porcile, il pollaio, l'aia) e i prodotti indispensabili del campo coltivato, dell'orto, del prato e del bosco sono i protagonisti di altrettanti capitoli che tracciano il profilo della vita quotidiana in un'epoca trascorsa ma non perduta, la cui eco è giunta sino a noi. Il frumento e il granoturco, il noce e il nocciòlo, il lino, il castagno, il gelso e il baco da seta, il fico, le patate, i cavoli, l'aglio, il sambuco e il corniolo, la clematide e il pungitopo, l'alloro e il salice, la vite Isabella; tra gli animali la vacca, la capra, l'asino, il maiale, il coniglio, la gallina e il gallo: sono alcuni dei temi del volume.