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Ritratto della madre da giovane
Roma, gennaio 1943: un pomeriggio tiepido avvolge la città che, immersa in una pace innaturale, sembra quasi presagire la rovina imminente. Una giovane tedesca percorre le strade del centro diretta alla Christuskirche, dove sta per tenersi un concerto. Di lei non conosciamo nulla - solo i pensieri che fluiscono sulla pagina, dapprima lentamente, poi sempre più rapidi e densi, in un crescendo emotivo che sbozza alla perfezione il ritratto di una ventunenne giunta in Italia dalle coste del Baltico, all'ottavo mese di gravidanza, in ansia per le sorti del marito, un ufficiale della Wehrmacht improvvisamente richiamato in Africa. Di pagina in pagina, i pensieri della protagonista e gli scorci di Roma si intrecciano fino a confondersi, e la mente ricostruisce avvenimenti, sogni, speranze per il bambino che sta per nascere. Poi la semplicità quasi fanciullesca delle prime riflessioni lascia spazio a domande più profonde e inquietanti sul futuro della guerra, della Germania, dell'Europa, domande dinanzi alle quali la ragione si smarrisce. Soltanto la fede e la musica di Bach, in questo pomeriggio romano, sembrano poter suggerire una risposta, facendo vacillare le certezze della protagonista fino a smascherare in modo inequivocabile la perversione della menzogna nazista. -
Il libro degli elogi
Alberto Manguel ci propone qui una serie di saggi brevi, come sempre per lui irrituali nel punto di vista e allegramente trasversali rispetto a scrittori, culture ed epoche. Si tratta di undici ""elogi"""", dissertazioni colte e spiritose, dalla Bibbia al libro tascabile, dalle fiere librarie ai racconti per bambini; un elogio, innamorato e profondo, è rivolto alla personalità, all'anima della lingua spagnola; infine, alcuni elogi - personalissimi dell'orrore e del piacere, degli animali, del regalo, dell'impossibile. Quest'ultimo è un'appassionata disamina della situazione dell'amato paese d'origine, l'Argentina, nella sua crudezza e """"impossibilità"""": un viaggio individuale e oggettivo insieme, pieno di brividi e malinconia, con un improvviso guizzo finale che ha la forza così singolare di questo scrittore, il quale sa davvero andare oltre le parole. La scelta del termine """"elogio"""" sembra un omaggio al grande Borges (di cui Manguel fu amico e allievo) e al suo """"Elogio dell'ombra""""; Vila-Matas, altra voce di spicco della cultura in lingua spagnola, sta al gioco e intitola la sua prefazione """"Elogio di Alberto Manguel""""."" -
Tanti saluti
Visioni e atmosfere di luoghi vissuti nelle cartoline che Tullio Pericoli ha disegnato per gli amici; la stessa leggerezza nel racconto di Antonio Tabucchi che costeggia le immagini. -
Conversazione con Adonis, mio padre
Nel corso di dieci conversazioni assai intime, Ninar Esber interroga il padre, il poeta Adonis, sulla sua formazione, il suo rapporto con l'Islam, con la poesia, la Siria natale e il Libano, dove entrambi hanno vissuto fino alla guerra, e ancora sulle donne, il velo, le religioni monoteiste, il terrorismo. Adonis, refrattario a ogni indottrinamento religioso e a ogni forma di fanatismo, parla di desiderio, sessualità, matrimonio, fedeltà, amicizia e sensualità oltre che, naturalmente, della creazione poetica. Ninar, giovane donna provocatoria e sincera, è aspramente critica nei confronti del modo in cui sono considerate le donne nei paesi musulmani. Una duplice lezione di libertà. -
Invito al viaggio
Un'antologia di estratti fra i più diversi della letteratura di viaggio. Nella scelta si è privilegiato lo humour e l'interesse esotico dei paesi visitati. Tra gli autori, alcuni sono molto famosi come Charles Dickens o Mark Twain, altri, come Alexander Kinglake o Eliot Warurton, sono meglio conosciuti come scrittori di libri di viaggio. Molto rilevante è la presenza femminile: al contrario degli uomini che focalizzano l'interesse sul cosa e dove, le donne si concentrano maggiormente sul come e perché, risultando, spesso, più divertenti, lucide e perspicaci della loro controparte maschile. Gli estratti sono ordinati per tema: la partenza, le prime impressioni, l'architettura, la natura, gli incontri, gli usi e costumi, l'abbigliamento, le avversità, l'euforia, il ritorno, in breve tutti gli aspetti dell'essere altrove, a formare un unico, grande viaggio virtuale, pur nella diversità degli stili, dei caratteri, dei resoconti di questi autori. -
Piccolo elogio della dolcezza
Il titolo stupisce: in una società aggressiva come la nostra, un elogio della dolcezza? E quale dolcezza poi? Quella che - dice l'autore - non è affatto una forma di debolezza, non è un aspetto del non poter fare, anche se rifiuta di essere uno dei volti del potere. Quella che possiede una sua forza, e ci fa vivere con pienezza tutte le facoltà di un'esistenza libera. La lettura di questo curioso libriccino è stimolante. Seguendo il gusto dell'autore per la divagazione e per l'anticonformismo, scopriamo come rendere più lieta la vita, come imparare a godere di istanti, sentimenti ed esperienze raffinati, e d'altro lato impariamo a riflettere sugli aspetti negativi e sgradevoli del nostro panorama sociale, per cercare di evitarli. Citando i testi più vari, e dando prova di un gusto marcato per la trasgressione, Audeguy invita a sottrarsi, senza fanatismi e senza contrapposizioni violente, al totalitarismo della società contemporanea, ai suoi imperativi futili, per recuperare autonomia e uno sguardo disincantato e lucido, ma attento alla dolcezza. -
L' Occidente spiegato a tutti quanti
Cos'è l'Occidente? Troviamo questa parola dappertutto, nelle notizie del giorno e nei libri di storia. Ma i significati sono così numerosi e così diversi che spesso regna la confusione. L'Occidente è una regione del mondo? È l'Europa? Gli Stati Uniti d'America? Europa e Stati Uniti insieme? O la totalità dei paesi ricchi? Forse l'Occidente è un tipo di società? Un sistema economico? Una morale? Una religione, un modo di vivere, una mentalità? Dobbiamo rallegrarci della sua esistenza o maledirlo? Ma insomma, dov'è oggi l'Occidente? In alcune parti del globo? O è diventato un fenomeno mondiale? Per farla finita con le immagini confuse e le idee vaghe, che generano odio e violenza, bisogna approfondire questi interrogativi. Questo è l'obiettivo che il libro si propone. -
Poeta delle ceneri
Questo poema autobiografico è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista ""Nuovi Argomenti"""" nel 1980, a cura di Enzo Siciliano. Curioso è lo spunto di partenza: una risposta a un non identificato intervistatore degli Stati Uniti, riguardo al proprio lavoro. """"Testo brutale, episodico, intenzionalmente epidittico per la volontà di presentarsi a un ipotetico pubblico nuovo, quello americano, che non lo conosce probabilmente che come cineasta; ed ecco Pasolini ripercorrere in excursus momenti salienti del suo passato, gangli vitali della sua creatività, il Friuli di Casarsa, la madre, la morte del fratello, il rapporto col padre, la fuga a Roma, le prime pubblicazioni, i processi: avvenimenti e episodi che il lettore italiano di allora conosceva bene, perché disseminati in tante opere o perché pertinenti alla cronaca; poi nella parte ultima due lunghe sequenze sull'attualità: la prima concernente lo stato dei lavori in progress, e l'altra che sta a metà tra una dichiarazione di poetica, un manifesto filosofico-esistenziale e una disperata comunicazione."""""" -
Parole salvate dalle fiamme
Nel novembre del 1953, reduce da diciassette anni nel lager della Kolyma, Varlam Sˇalamov va a trovare Boris Pasternak, per cui nutre una stima sconfinata. La corrispondenza e gli incontri con quest’ultimo, incentrati sulle «cose essenziali», cioè sulla creazione artistica e sulla poesia, lo aiutano a riacquistare interesse per la vita. -
Il film dei miei ricordi
Tra le carte di casa Pasolini sono stati trovati alcuni quaderni scritti a penna con grafia ordinata, sintassi chiara e pulita, chiusi in un involucro di cartone legato con lo spago. È il manoscritto di un romanzo compiuto; l'autore però non è il noto scrittore, ma sua madre, Susanna Colussi, che ha vissuto tutta la vita accanto al figlio. Molto probabilmente Pier Paolo non ha mai letto quelle pagine. Non sapeva che la madre si chiudeva in camera sua, spesso alla controra, per scrivere un lungo racconto dedicato ai Colussi, nati in Friuli, a Casarsa della Delizia, provincia di Pordenone. È la storia della famiglia di Susanna, dal periodo napoleonico alla prima decade del Novecento, una rassegna di ritratti e di fatti descritti con dovizia meticolosa di dettagli. Ne vien fuori un affresco storico che racconta in modo solare e insieme drammatico la povertà dignitosa con cui l'Italia entra nel nuovo secolo. Alcuni degli episodi e dei personaggi presenti in questo romanzo compaiono nell'opera giovanile di Pasolini, nei suoi versi in friulano. Segno che Susanna ha trascorso del tempo con il figlio dedicandosi al racconto delle storie vere della sua famiglia, e facendolo così appassionare alla narrazione della realtà. (Con poesie in friulano di Pier Paolo Pasolini) -
Lettere a Missy
Nella tumultuosa vita sentimentale di Colette, accanto ai tre mariti (Henry Gauthier-Villars alias Willy, Henry de Jouvenel e Maurice Goudeket), la marchesa de Morny (detta Missy) occupa un posto particolare. Di nobili natali, dopo un matrimonio combinato con un aristocratico durato pochi anni, Missy si ritrova in possesso di un'immensa fortuna e, in spregio di tutte le convenzioni, decide di affermare la propria mascolinità: porta i capelli corti, veste in completo da uomo, calza stivali troppo grandi imbottendoli di fogli di giornale, fuma il sigaro e si fa chiamare Max o zio Max. La corrispondenza inizia nel 1907, quando Colette si separa da Willy. In questi anni, che vanno annoverati tra i più difficili della scrittrice, Missy porta dolcezza e conforto e al contempo un sostegno materiale. Ma da bambina incorreggibile, viziata, collerica qual è, Colette mal si adatta all'inguaribile malinconia dell'amica. Se le lettere che le scrive parlano di amore e di passione, lasciano anche presagire che, mossa da un impulso naturale, non ci metterà molto a lasciare questa figura materna, come aveva fatto con la vera madre, Sido. Quando, nel dicembre del 1931 sul ""Gringoire"""" inizia la pubblicazione di """"Ces plaisirs..."""", nel cuore del racconto si profila una maestosa ed enigmatica figura chiamata la Cavallerizza."" -
Quei maniaci chiamati collezionisti
Due grandi personaggi - Guido Rossi, insigne giurista e professore emerito e Pier Luigi Pizzi, regista e scenografo - raccontano se stessi e la loro passione per il collezionismo in due conferenze tenute alla Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi a Firenze. -
Siamo tutti libertini. Lettere a Sophie Volland. 1759-1762
"Nella conversazione tutto si collega; solo che talvolta è assai difficile ritrovare gli anelli impercettibili che hanno congiunto idee tanto disparate""""; la magica fluidità dell'arte più tipica del Settecento colto rivive nelle lettere che Denis Diderot scrive alla donna amata, Louise-Henriette Volland, che lui chiama Sophie come affettuoso tributo alla sua intelligenza. Per restituirle l'atmosfera dei salons parigini da cui si è allontanata, il philosophe riproduce sulla carta brillanti dispute, felici apologhi, aneddoti bizzarri con quello spirito libero e amante del paradosso che renderà la sua Enciclopédie l'opera del secolo." -
Séraphine. La vita sognata di Séraphine de Senlis
1906, Senlis, cittadina medievale a pochi chilometri da Parigi: nella solenne cattedrale gotica, la Vergine Maria ordina a una donna di quarantadue anni di dipingere. Séraphine è una domestica, figlia di povera gente, e ha sempre obbedito. Obbedisce anche ora, senza esitare; del resto il suo desiderio di dipingere è più forte del pensiero. Séraphine è un'ispirata. Non ha mai preso una lezione di pittura né di disegno, né mai vorrà prenderne. Dipinge di notte, al lume di una lampada a petrolio, cantando salmi, dopo aver portato a termine i ""lavori neri"""" del giorno, le umili fatiche quotidiane che le permettono di guadagnarsi da vivere e sono l'opposto dei suoi """"lavori colorati"""" notturni. Dipinge unicamente fiori, frutta, alberi, forse un ricordo della sua infanzia in campagna - è nata nel 1864 ad Arsy, un villaggio dell'Oise, nel Nord della Francia. Mai una figura umana nelle sue tele, mai un volto. Questa routine è spezzata dall'incontro con il collezionista Wilhelm Uhde, scopritore di Picasso, Braque e del doganiere Rousseau, che la fa conoscere ai più importanti galleristi di Parigi. Séraphine continua a dipingere grandi tele di impressionante intensità, ma la sua mente è destinata a smarrirsi. Nonostante le premure di Uhde e i tentativi di guidarla su una via di regolare creatività, la donna è sempre più in preda alle sue ossessioni. Nel 1931 viene ricoverata nell'ospedale di Senlis e l'anno successivo nel manicomio di Clermont dove resterà fino alla morte."" -
Il dottor Livingstone, suppongo... Incontri e confronti di viaggio
Se, come sosteneva Alexander Pope, lo studio dell'umanità è essenzialmente studio dell'uomo, ne consegue che un viaggiatore che si rispetti dovrebbe essere più interessato agli abitanti del paese visitato che al paese stesso. Raramente accade, vuoi per la differenza della lingua, vuoi per quella culturale, e anche quando si superano queste barriere, si è a corto di soggetti di conversazione. Ci si può parlare a gesti come succede a Harriet Martineau, ma due ore di conversazione gestuale possono sembrare incredibilmente lunghe, oppure si può imparare il tono della comunicazione in cinese, che rischia però di suscitare risate imbarazzanti. Tuttavia, volenti o nolenti, si è costretti a vivere spalla a spalla con gli indigeni, e sono loro il soggetto di questo libro. In qualche caso non sono nativi nel senso stretto della parola, o meglio, se lo sono, sono talvolta figli di coloni che non si sono mai integrati, come la famiglia inglese dei Trawnbeigh descritta da Charles Macomb Flandrau, un americano in visita nella loro fattoria in rovina nella campagna messicana. Come diceva Karl Baedeker, il primo autore e editore di guide di viaggio (1827) nei suoi consigli ai viaggiatori in Oriente: ""Si dovrebbe sempre evitare l'intimità. La vera amicizia è rara in Oriente... Quelli che capiscono come si trattano gli indigeni saranno spesso colpiti dalla loro dignità, fierezza ed eleganza di modi. Lo straniero deve perciò essere attento a mantenere un contegno al loro stesso livello""""."" -
Amarti non è stato un errore. Lettere 1929-1944
Un centinaio di lettere distribuite nell'arco di un quindicennio cruciale per la storia del Novecento - dal 1929 al 1944 - testimoniano la storia d'amore di due personaggi straordinari. Da una parte Victoria Ocampo, editrice e raffinata intellettuale, dall'altra Pierre Drieu la Rochelle, uno dei massimi scrittori francesi del Novecento. L'iniziale, travolgente passione dei sensi si trasforma pian piano in un'amicizia amorosa, che si riflette in un fitto scambio epistolare e si tramuta man mano nella storia di due anime, di due modi di concepire il mondo, negli anni che portano al secondo conflitto mondiale. Entriamo nell'incandescente officina di Drieu saggista e scrittore ma ci addentriamo, al contempo, nel suo complesso e travagliato pensiero politico, che dall'iniziale fascinazione per il comunismo approderà a quel ""socialismo fascista"""" che molti intellettuali di destra pagheranno a caro prezzo, e che per Drieu culminerà nel tragico epilogo della sua esistenza terrena."" -
Elogio di niente dedicato a nessuno
Un brevissimo, fulminante divertissement retorico in cui paradosso e logica si fondono in pagine effervescenti, polemiche e di grande intelligenza. Ragionamenti serratissimi e virtuosismo linguistico costringono il lettore a seguire d'un fiato ogni parola di questo ""Elogio di Niente dedicato a Nessuno"""", per scoprire alla fine del libro che """"Niente"""" è degno di lode: non i potenti, non le opere umane, non la gloria. Neppure la vita. Con un'ironia bonaria, mai tagliente e mai amara, l'autore dell'""""Elogio di Niente"""" esorta ad accettare la relatività delle vicende umane per poter vivere meglio con se stessi e con gli altri, reinterpretando in chiave sorprendente un genere letterario antico: quello dell'elogio paradossale, cui appartengono grandi capolavori del passato, tra cui il celebre """"Elogio della calvizie"""" di Sinesio di Cirene. Prefazione di Michele Serra."" -
Un caffé a Saint-Germain
"Un caffè a Saint-Germain"""" è un racconto per immagini, il racconto """"disegnato"""" di un quartiere di Parigi ricco di storia, di memorie, di suggestioni, di echi culturali, visto attraverso le facce dei frequentatori di quattro celebri caffè - il Flore, il Deux Magots, il Bonaparte e lo Chai de l'Abbaye. L'uomo ritratto in copertina è """"l'uomo"""" di Saint-Germain: chi va a Saint-Germain non può non vederlo. Da decenni, tutti i giorni, siede accanto all'edicola intento a leggere o a fare parole crociate, all'angolo tra la rue Saint-Benoìt e il boulevard. Con una nota di Antonio Tabucchi e introduzione di Carlo Carabba." -
Amami e credimi. Lettere a Bianca Ronzani (1856-1861)
In queste lettere discrete, comprici, appassionate e sofferte, la Storia e la nascente Italia unita appaiono sullo sfondo di un anomalo, estremo romanzo d'amore. Protagonista, nei messaggi che Cavour scrisse all'ultima donna della sua vita, Bianca Ronzani, è la passione sincera di un uomo conscio delle proprie fragilità e dei propri sentimenti. Non c'è spazio per simulazione o compiacimento in questi messaggi spesso frettolosi, scritti tra il 1856 e il 1861. La politica stessa vi si mostra per quel che è, nella sua dimensione meno nobile, e i suoi protagonisti appaiono alla luce di una quotidianità che li rende più umani e ne svela tratti insospettati e inimmaginabili tristezze. In una prosa schietta, ironica e autoironica, Cavour non teme di confrontarsi con il tempo che passa, con l'amore per una donna molto più giovane e con i bilanci di una vita che non lo soddisfa più. Lasciati alle spalle tutti i desideri, la gloria e la vita mondana, uno solo è l'antidoto al peso dei giorni: ""la Bianca"""" - con lei, il tepore del suo affetto. Prefazione di Lucio Villari."" -
L' ora di punta
L'ora di punta a Parigi. Nello stesso istante in metropolitana: viaggiatori si sfiorano, si osservano, s'ignorano o si attraggono, forse si parlano. Che cosa dissimulano quei volti falsamente imperturbabili? Che cos'è quel giglio bianco che una sconosciuta sventola come una bandiera? A cosa pensa quella vecchia signora melanconica al binario? Che cosa complotta quella coppia che ride in fondo al vagone? Che febbre rode quella ragazza attaccata al palo come un naufrago? Dietro a tante facce sconosciute si nasconde un mondo, un'esistenza, un amore inconfessato. Simonnet ci narra in quattordici microstorie sotterranee quattordici intrighi legati l'un l'altro da sorprendenti coincidenze. Segreti racconti dietro la quotidiana fatica di difendersi dagli altri.