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Esperienze e riflessioni
Sono trascorsi dieci anni da quando il sorriso cordiale e riservato di Leopoldo Pirelli si è spento per sempre. Una raccolta di sue «carte parlanti» non poteva che essere breve, sintetica e sobria, come lui era e avrebbe sollecitato. Carte scelte dagli appunti privati, dai documenti pubblici, dalle interviste, dalle lettere agli amici di un imprenditore gentiluomo che sentiva il peso morale e sociale di appartenere alla categoria dei «cittadini dirigenti di un’azienda». «Perché dirigenti – scriveva – non si è soltanto all’interno di un’azienda, ma anche nella vita del Paese», con doveri aggiunti, e pesanti, «che derivano dai privilegi di cui godiamo rispetto agli altri cittadini». Esperienze e riflessioni è il ritratto breve del capitano d’industria, e leader dei capitani d’industria, che mai nascose la sua più grande delusione: che non fosse stato capito e accettato il famoso «pacchetto» con cui, nel 1969, l’azienda Pirelli proponeva ai dipendenti una riforma del lavoro che prevedeva 40 ore settimanali, turni flessibili, lavoro ridotto per le donne, scaglionamento delle ferie; condizioni sorprendentemente sindacali che, forse solo per il modo verticale del loro proporsi, colsero il loro tempo impreparato ad accoglierle. Poche parole, di suo pugno, per ricordare le mai esibite qualità di una persona etica che si riconosceva in un artista come Claudio Abbado, musicista profondo, direttore dal gesto essenziale, «uomo parco nel parlare, che considerava quella dell’ascolto la più alta virtù»; e in un artista-architetto come Gio Ponti, che nel progettare il grattacielo simbolo non solo della Pirelli, ma di Milano stessa in un passo cruciale della sua storia, diceva: «bisogna ascoltare l’edificio come esso chiede di essere». Ovvero «forma finita, perfetta, al punto che nulla puoi aggiungervi o togliergli», ripeteva l’architetto. Con l’assenso e il sorriso di Leopoldo. -
J.M.W. Turner a Milano. Disegni inediti. Ediz. illustrata
1819, Milano, contrada dei Tre Re, davanti ad un’alba di fine agosto, Turner si riposa nella stanza d’albergo da un estenuante giro tra Torino e i laghi, con cui aveva inaugurato il primo, sospirato viaggio in Italia. All’età di quarantaquattro anni, era un artista oramai affermato, ma un travolgente impulso a conoscere e documentare un «intero sistema naturale», per dirla con Ruskin, lo aveva spinto a riempire senza sosta di minuti abbozzi ogni angolo dei quaderni di studio, portati in Italia assieme a qualche appunto trascritto dalle guide. Una di queste consigliava ai viaggiatori di sostare a Milano proprio in quella contrada dove si assiepavano i principali hotel, le diligenze e una gran folla. Turner fissò sul foglio le impressioni di quell’aurora accesa di rosso, contemplata dal poggio della propria stanza. Ne scaturì un acquerello con tetti e chiese, verso il campanile di San Giovanni in Conca e le torri e la cupola di Sant’Alessandro, di tale precisione da rappresentare un documento straordinario per l’analisi di uno scenario oggi quasi del tutto perduto. Non solo, il caldo cielo milanese rappresentò per il pittore il precoce incontro con la luce del Sud (ben prima di Roma) e contribuì a mutare, per sempre, la tavolozza di uno dei principali interpreti del suo tempo. Nei pochi giorni che si concesse in città, Turner non cessò di riempire i suoi cahiers di scene di vita e quadri urbani. Sono schizzi a matita dal tratto essenziale, ma intenso, che vengono presentati per la prima volta ai lettori grazie ad un’indagine accurata nel fondo disegni della Tate Britain di Londra. Nel complesso, restituiscono una sorprendente abilità nel selezionare gli aspetti distintivi di una specifica storia «locale» e di un irripetibile paesaggio cittadino e la non comune capacità di cogliere l’anima di una città uscita rinnovata dall’epopea napoleonica. -
Amici pittori. Da Guttuso a Morlotti
A dieci anni dalla scomparsa (dicembre 2007) di Dante Isella, vede la luce questo libro che risponde a un progetto da lui già delineato con precisione. Sono qui raccolti gli interventi dedicati dal grande filologo a «testi» figurativi, ma non solo, di artisti amici: tutti compagni di viaggio per tratti di vita più o meno lunghi, con cui Isella aveva instaurato un dialogo ricco di suggestioni reciproche, in una comune tensione verso valori condivisi. «Sono tutti scritti su artisti a lui contemporanei, quasi che il referto del critico fosse sempre e necessariamente accompagnato - come infatti avviene qui di regola - da un incontro umano» (così Pier Vincenzo Mengaldo nella sua nota introduttiva): Morlotti, Guttuso, Francese, Della Torre, Broggini, Valenti, Negri, Guccione, ecc. sono le presenze amiche colte nel farsi del proprio lavoro, attraverso una «lettura» in cui «Isella ha saputo far proprio il meglio del linguaggio della critica d'arte, e forse soprattutto di Roberto Longhi». Prefazione di Pier Vincenzo Mengaldo. -
Giuseppe Telfener. Precursore degli imprenditori globali
Giuseppe Telfener è un insolito personaggio ottocentesco, cosmopolita e imprenditore globale. rnrnNato in una famiglia di commercianti della Val Gardena poi trasferitisi a Foggia, studia matematica all’Università di Napoli e inizia a lavorare con alcuni dei principali ingegneri ferroviari italiani. Ben presto si reca in Argentina e qui si distingue per aver strappato l’appalto per la costruzione delle ferrovie al monopolio anglo-americano e per aver realizzato la più lunga linea ferroviaria dell’America Latina dell’epoca. Conquistata un’elegante e ricca moglie americana, soggiorna tra Parigi e Roma in ville splendide e grandiose. A Roma acquista dai Savoia Villa Ada e qui, grazie alla sua ricchezza e alle relazioni con la casa reale, vive una vita fastosa fatta di ricevimenti e corse di cavalli, ricca di nuovi progetti, dal museo industriale alla ristrutturazione del Teatro Corea. Si dedicherà anche ad altri progetti ferroviari negli Stati Uniti e in Europa. -
La luce di taglio
Lo sguardo che l'autrice rivolge al mondo e alle sue vicende è uno sguardo limpido e controllato: ma controllo non significa mancanza di adesione, di partecipazione al ritmo della vita e dei suoi giorni. rnrnL'equilibrio è un taglio orizzontale / tra la gola e il petto. / È la bolla d'aria ferma / in mezzo alla livella / quando neanche il respiro / è più certornrnL'intensità dei sentimenti non prevede alcuna facile effusione, tuttavia non c'è rigidità. Una tenerezza costante e accorata pervade questi versi. E un libro articolato e complesso pur nel rifiuto di ogni sbavatura sperimentale. Nella prima sezione, Dentro il cerchio, predomina uno sguardo interiore e familiare: la nascita della figlia, le sensazioni provate di fronte ad un giardino di novembre, la malinconia composta evocata dal suono d'un carillon. Nella seconda sezione, la dolorosa vicenda della malattia viene trasfigurata e rivissuta attraverso immagini che certo non ne significano l'oblio, ma la compongono in un difficile e sempre insicuro superamento: l'altalena, l'onda, la pazienza della risacca. In Storie e miraggi compaiono personaggi del mito e della storia con i quali l'autrice si immedesima attraverso un dialogo diretto e assolutamente privo di ogni dimensione erudita. Infine compaiono luoghi e paesaggi presenti e familiari ma carichi di una dimensione emotiva e lievemente sublimata: Elisabetta Pigliapoco ha scritto a suo tempo pagine importanti sul concetto di patria poetica. -
Storie di un vecchio signore milanese
La testimonianza di Giuseppe Barbiano di Belgiojoso attraversa quasi un secolo e tocca pagine fondamentali per la storia di Milano e d'Italia. Nato in un'antica e aristocratica famiglia milanese, l'autore rievoca un'infanzia vissuta negli anni Venti del secolo scorso e un'educazione improntata sui valori della modestia, della frugalità e dell'understatement. Nel libro scorrono le vicende personali dell'autore, dei suoi familiari e dei tempi in cui ha vissuto: gli studi, il regime fascista e la guerra, la monarchia e la repubblica, l'arresto per antifascismo del fratello Lodovico - uno dei maggiori architetti milanesi del Novecento - e il suo ritorno dal campo di concentramento tedesco di Mauthausen, l'esperienza di Giuseppe da consigliere comunale nelle giunte Aniasi e Tognoli, gli anni da vicepresidente del Teatro alla Scala e le tournées nelle più importanti capitali del mondo, il sodalizio con Paolo Grassi, l'attività di uno studio professionale per clienti di una regione che vive di industria, ma non intende voltare le spalle al mondo rurale. La passione per la natura e l'agricoltura e le accurate descrizioni dei ritmi della campagna e della vita dei coloni, dell'allevamento dei bachi da seta nella provincia di Varese e dei paesaggi della pianura padana punteggiati di ""alberate"""" conducono il lettore in un mondo del tutto scomparso nel giro di soli cinquant'anni."" -
Montale tedesco. Giancarlo Scorza traduce Eugenio Montale. Testo tedesco a fronte
Volte in tedesco intorno al 1960, le diciannove composizioni montaliane di questo libro sarebbero dovute apparire nella Biblioteca Minima di Giambattista Vicari, direttore in quegli anni de «Il Caffè», la rivista d'avanguardia e creatività cui Giancarlo Scorza collaborò soprattutto con traduzioni da autori d'area germanica (Robert Musil, Heinrich Boll, Adorno, i Galgenlieder di Christian Morgenstern) tanto quanto francese (Jacques Vaché, Jean Cocteau) o russa (Bachtin), e con rassegne della stampa umoristica mondiale. Tradurre per Scorza equivaleva a muoversi attraverso l'intimo delle cose appropriandosi con discrezione dell'oggetto ma in un processo di ripetizione che fosse originale, nel senso di un avvicinamento progressivo al segreto dei testi. Il che era accaduto nel suo caso con i versi di Paul Celan e di Rilke sui quali aveva lavorato. In particolare da alcuni enunciati delle rilkiane Lettere a un giovane poeta, Scorza aveva potuto derivare un'idea di complessità e pluralità implicanti il ricercare attraverso il difficile. Tradurre era per lui non solo un atto linguistico e emotivo ma anche un sospingersi all'interno delle diverse scritture rifuggendo da ogni gesto meccanico a segno di calarsi in qualcosa di concreto e ugualmente imprevisto. Eugenio Montale tradotto in tedesco da un italiano equivaleva a somministrare o anche solamente lambire nuove immagini cariche di multipli echi, metafisici e fisici come pure esistenziali, ma all'interno di un codice europeo che ne mettesse in luce i valori tonali e le valutazioni rilevanti e ne comprovasse tramite la lingua d'arrivo l'accertata e necessaria contemporaneità. -
Diario con variazioni. Ricordi di un giudice e utente di giustizia
«Fra pochi giorni dovrò affrontare la carica di procuratore generale. Ma stamattina, a un'enorme distanza, nel mondo del bosco dopo la pioggia, fra i suoi odori, mormorii e trasalimenti, estirpo rovi e libero tronchi dai viluppi delle vitalbe.» La responsabilità di alto magistrato (è stato Primo presidente della Corte di cassazione) non esaurisce vita e pensieri di Ferdinando Zucconi. La sua memoria è segnata dagli alberi e dalla natura quanto dalle responsabilità sociali e dai rapporti umani. È devota a una casa di campagna quanto al suo dovere di amministratore di giustizia. Ne sortisce un diario irrequieto e vario, irriducibile alla consueta disciplina della memorialistica o dell'autobiografia, il cui bilancio è ancora pienamente aperto: non chiude i conti con la vita, con gli esseri umani, con gli affetti, con le delusioni e con le dispute. «Da molto vecchi, increduli di esserci ancora, si guarda intorno con occhi nuovi, bambineschi, dubbiosi. Si guarda e ci si meraviglia. Ci si stupisce di cose guardate mille volte con indifferenza.» La vivacità di questo libro è tutt'altro che senile. È in una scrittura accurata, riflessiva, eppure mai sentenziosa. Come se scrivere non servisse a dare delle risposte, ma a ridefinire continuamente le domande che contano. Scrivere di se stessi non per celebrarsi, ma per interrogarsi. Nella sua affettuosa prefazione un altro illustre vecchio, Andrea Camilleri, loda, dell'autore, l'ironia, che «percorre tutto il libro come un fiume carsico, la avverti scorrere sotterranea ma a un tratto esplode in superficie». L'ironia come antidoto alle lusinghe del potere? Zucconi è stato un uomo di potere, ma leggendo questo diario si intende che non ne ha approfittato. Le domande più profonde - specie nell'ultima parte, dedicata al presente e alle riflessioni sulla vecchiaia e sulla morte - rimangono intere, non consumate. Non sono un peso, semmai una compagnia: anche per il lettore. -
Il musico fuggiasco
Dopo Il principe dei musici e Orfeo barocco, dedicati a Gesualdo da Venosa e ad Alessandro Stradella, in questo nuovo libro Giovanni ludica racconta l'avventura umana e artistica di Henry DesmarestrnrnNotevole compositore di musica sacra e profana, vissuto tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento, grazie alle splendide qualità vocali e a uno straordinario talento musicale, Desmarest ebbe la fortuna di entrare giovanissimo a far parte dei «paggi della musica» di Luigi XIV. Cresciuto all'ombra di Lully e del Re Sole, a stretto contatto con i più importanti compositori dell'epoca, divenne famoso per aver portato la forma dei Grands Motets ai suoi vertici e per aver creato, nel teatro musicale, il genere dell'Opéra-ballet. Ma Desmarest è anche protagonista di una appassionata e appassionante vicenda amorosa che lo spinse a compiere un delitto punibile con la pena dì morte. Per questo dovette abbandonare la favolosa corte di Versailles, l'adorata Parigi e l'amata terra di Francia, gabbando coraggiosamente il suo re con una fuga che mise in ridicolo la polizia e tutto l'apparato della giustizia francese. Riparò prima a Bruxelles e poi alla corte di Spagna, trovando infine rifugio presso la raffinata corte di Lorena, dove creò la celebre Scuola di musica lorenese che ancora oggi si identifica con il suo nome. -
Il mio Novecento
Un libretto di istruzioni per la vita da mettere in tasca alle generazioni che non hanno visto e agli scettici d'Europa che hanno perduto coscienza della vittoria che l'Unione rappresenta, in settant'anni di pace.Due guerre mondiali, 187 milioni di morti, quattro imperi che si dissolvono, un sistema coloniale che si disgrega, l'Unione Sovietica che implode, l'era atomica che impone un equilibrio del terrore. Perché dovrebbe essere «breve» il Novecento? Perché uno storico di valore, Eric J. Hobsbawm, lo vide iniziare il 28 luglio del 1914, con gli spari di Sarajevo, e finire con la caduta del Muro, e le due guerre saldate fra loro, continuazione l'una dell'altra. Del secolo da poco (o molto?) concluso, Bernardo Valli scrive «a memoria» tragedie e progressi, in una lectio che di magistrale ha la sintesi, non la lunghezza. Acuta come un saggio ma lesta come la «conversazione di un cronista». -
Riviera
"Credevo di leggere un libro sui paesi e sui luoghi della Riviera, e certo il libro è anche questo. Ma man mano, leggendo, si entra, in un'altra dimensione una dimensione dell'anima, metafisica, e inizia un viaggio fantastico in cui i luoghi sono soltanto il punto di partenza. Anche la scrittura si adegua a quest'altra dimensione e diventa sottile, immaginosa, assume i toni della favola, a volte del romanzo d'avventura e addirittura dell'epopea. Una scrittura da 'mare aperto' che però è anche in molti tratti autobiografica e struggente quando rievoca il paese antico, i personaggi di quel mondo, il paradiso perduto..."""" (Raffaele La Capria)" -
Amarti è come entrare al cinema. Poesie 1990-2018
Mario Orfini è stato forse uno dei più grandi fotografi italiani di reportage degli anni Sessanta e Settanta. Lo testimonia il suo magnifico album di immagini, intitolato ""Anni felici"""", pubblicato nel dicembre 2010. Alcune di quelle indimenticabili fotografie figurano anche in questo libro insolito e affascinante, un libro di poesie che Orfini ha intitolato: """"Amarti è come entrare al cinema"""". Il Cinema, l'altro grande amore del nostro autore: dal 1978 in poi ha diretto e prodotto cinquanta film, sempre attento alla loro qualità e originalità. È Orfini che ha introdotto nel cinema la «banda Arbore» con Renzo, Roberto Benigni, Riccardo Pazzaglia, Luciano De Crescenzo e Marisa Laurito. Oltre ai film del gruppo ha prodotto o partecipato alla realizzazione di molte pellicole d'autore, compreso """"Vento dell'Est"""" di Jean-Luc Godard ma anche """"Porci con le ali"""" di Pietrangeli. Le poesie raccolte in questo libro parlano di amori felici e infelici ma hanno a che fare con il mondo del cinema. Certo, è soprattutto la sala cinematografica a funzionare come un simbolo. Entrarvi è dimenticare tutto, aspettando la parola «Fine». Con una nota di Mario Nicolao."" -
Giro del mondo
Giulio, sepolta la moglie nella Cappella del Monumentale, vive con Claudia che chiama affettuosamente «vecchia ragazza», ancora bella e sempre malata. Assieme partiranno per il giro del mondo sulla lussuosa nave da crociera. Svenimenti improvvisi di Claudia, disperazione del suo compagno che l'ama. Una sera nel grande salone delle feste tiene una conferenza lo strepitoso (così pensano le signore) Gottfried Heinz-Gobbi. All'ultimo scalo del viaggio, nel Giardino delle orchidee di Singapore Gottfried dirà all'ultima delle sue «incantate»: «Questa sera pensami come ti ho spiegato e prendi dieci gocce di Xanax. Dormirai come un angelo». Ai ferri corti con l'idea del romanzo. Anzi, cortissimi. -
Riga di mezzeria
Feliciano Paoli è il cantore di una quotidianità popolata di presenze antiche e silenziose, come orologi, fontane, strade di passo, eventi minimi visti nella loro dirompente capacità di scoperta. I suoi temi sono un certo stupore di vivere, (come osserva Bianca Garavelli su ""L'Avvenire"""") pur nella più consueta quotidianità, e una ricerca di senso attraverso il viaggio, con tutte le sue implicazioni anche pratiche, fisiche, come corollario. Il territorio del Montefeltro e dell'Alpe della Luna, luogo natale dell'autore, terra storicamente di confine, è come una palestra della mente, un laboratorio di scoperta del reale che non risparmia asprezze e svolte impervie. L'orizzonte espressivo di Paoli si è allargato, via via, anche alla prosa, con brevi testi narrativi che approfondiscono i temi espressi in poesia, ma il contenuto è sempre lo scandaglio delle impressioni che luoghi e relazioni umane ci sollevano nel cuore. Yves Bonnefoy ha fatto notare il dinamismo profondo, interiore, di questa appartenenza a un luogo, scelto ogni volta dall'autore e non semplicemente accettato come la propria terra natale: «la bellezza affiorante nelle parole non si potrà capire se non ci si ricorda che è radicata in una terra». La complessità del vivere trova la sua espressione allegorica nell'antitesi esterno-interno che ben si esprime attraverso l'amore per le finestre, «paradosso del ritirarsi da uno spazio esterno, senza limiti, per andare entro uno spazio limitato e da lì poi risortire, per le vie degli occhi, da un semplice ritaglio rettangolare». Il libro di Paoli composto dagli ultimi inediti e da testi di precedenti raccolte è un felice insieme di prosa e versi che ridona il piacere della lettura anche a un pubblico non abituato alla poesia."" -
La mano scrive il suono
I luoghi, la memoria, lo straniamento della lontananza. Marco Conti scandisce questi versi in pagine che attraversano un intero decennio del nuovo secolo. Il tema del tempo scaturisce da scenari collocati nell'ambito del viaggio o dell'anabasi, cioè del ritorno verso un paesaggio interno, visitato come luogo originario, mitico, e continuamente interpellato. -
Due scritti. La valle oscura & Noi americani
Questa edizione italiana di The Dark Valley e Us - snodi forse secondari ma comunque emblematici nella vicenda di Auden tra le morti della Seconda Guerra Mondiale e le morse della Guerra Fredda - è curata da due autoritraduttori, Leonardo Guzzo e Marco Sonzogni, e impreziosita da uno scritto di Edward Mendelson, esecutore letterario di Auden e suo principale studioso.Il poeta anglo-americano Wystan Hugh Auden (1907-1973) è stato uno degli scrittori più prolifici, versatili e controversi del ventesimo secolo - profondamente legato al suo tempo e alla sua cultura eppure in dialogo costante e creativo con altre epoche e tradizioni. Se le sue opere principali in versi e in prosa - anche grazie alla potente mediazione della cultura popolare - hanno già permesso a lettori e spettatori di generazioni e profili diversi di confrontarsi con una delle menti più colte e raffinate del nostro tempo, c'è ancora tanto di Auden da conoscere. Questi Due scritti - inediti in traduzione italiana e poco noti anche in inglese - danno ulteriore testimonianza non soltanto dell'avvolgente virtuosismo linguistico di Auden ma anche della sua impertinente sincerità: un classico contemporaneo per dare voce a quella che oggi più che mai ha i connotati di un'interminabile «età dell'ansia». The Dark Valley (1940) è una pièce radiofonica scritta per il network radiotelevisivo statunitense Cbs (Columbia Broadcasting System) e andata in onda il 2 giugno 1940 con la direzione di Brewster Morgan e le musiche di Benjamin Britten. La matrice allitterativa di quest'opera anticipa quella adottata tra il 1944 e il 1946 per scrivere L'età dell'ansia (The Age of Anxiety), l'«egloga barocca» con cui Auden vince il Premio Pulizter nel 1948. In una lettera non datata ma redatta quasi certamente nell'aprile del 1939, Auden ammette di faticare a finire questo scritto e di credere che la vecchia protagonista sia invece lo scrittore norvegese Knut Hamsun. Us (c. 1967) è il copione di un documentario diretto da Francis Thompson e Alexander Hammid e proiettato al padiglione degli Stati Uniti in occasione dell'Expo internazionale di San Antonio, nel Texas, dal 6 all'8 ottobre del 1968. Ancora una volta Auden si dimostra generoso - guarda le immagini e scrive più di quanto serva - e geniale - commenta senza peli sulla lingua anche le pagine più buie della storia americana scegliendo non a caso un messaggio promozionale e un medium universale. (A cura di Leonardo Guzzo e Marco Sonzogni) -
Il futurismo europeo
Alberto Bragaglia è pittore e filosofo. La sua produzione copre gran parte del ventesimo secolo: dagli impulsi futuristi accanto a Boccioni e Balla allo sviluppo di una propria ricerca lontanissimo dagli schemi. 227 le opere (oli, acquarelli, tempere), moltissime astratte, altre riguardanti la scena, il teatro, la danza, l'anatomia dell'immagine. Questo catalogo presenta globalmente la sua opera, dagli scritti d'arte, dalla policromia spaziale astratta - che è la formalizzazione di un aspetto della sua pittura - alla panplastica, fino a un libro inedito dal titolo ""Problematiche figurali"""", in cui si tratta di estetica, filosofia e critica d'arte."" -
Da Pitagora a Colombo. Il sogno dell'America. Ediz. italiana e inglese
Un libro illustrato, in edizione bilingue, dedicato all'idea che la terra abbia forma sferica. Un'analisi storica che segue le motivazioni ed i percorsi di un'ipotesi ardita, risalente a 19 secoli prima che Colombo ne facesse la verifica sperimentale. Infatti è durante il periodo aureo della Magna Grecia dominato dal genio di Pitagora e Alcmeone - che si svilupparono i ragionamenti matematici a sostegno dell'intuizione che il pianeta non fosse piano; poi l'idea cadde nell'oblio fino al Rinascimento, quando nella cosmologia e nell'astronomia ci fu la piena affermazione di quella dottrina. Un sogno ai limiti della fantascienza, divenuto realtà nella circumnavigazione del pianeta. -
Luisa Ferida, Osvaldo Valenti. Ascesa e caduta di due stelle del cinema. Ediz. illustrata
Un risarcimento etico, storico e artistico a due figure emblematiche della nostra storia, una vicenda tragica archiviata troppo in fretta. La fine violenta della celebre coppia del cinema italiano degli anni '30 e '40: una condanna a morte da parte dei partigiani originata nei controversi rapporti con lo squadrista repubblichino Pietro Koch. L'autore espone la sua originale tesi innocentista, dimostrando come l'esecuzione nacque non da responsabilità personali degli attori ma dalla resa dei conti al regime fascista, sullo sfondo di imprecisioni, falsità, depistaggi e complicità. -
Per ragioni di salute. San Carlo Borromeo nel quarto centenario della canonizzazione 1610-2010
Questo è l'itinerario intellettuale di san Carlo Borromeo. La sua lingua, i suoi interventi, il suo approccio pragmatico a ciascun dettaglio della vita ne fanno un intellettuale moderno, che va oltre ogni muro e oltre ogni territorio. In occasione del quarto centenario della canonizzazione vengono restituiti alla lettura i testi di san Carlo Borromeo, attraverso dieci capitoli di approfondimento e l'Index Opera Borromeo, un pratico glossario e dizionario con circa 800 lemmi e migliaia di occorrenze, tratte dall'opera edita (Omelie, Acta Ecclesiae Mediolanensis, Discorsi e Lettere). Il volume è impreziosito da un ricco corredo iconografico con riproduzioni originali di manoscritti e codici antichi e una galleria di 62 opere inedite. La figura di san Carlo si delinea infine attraverso le numerose testimonianze di papi e cardinali tra il XVI e il XVIII secolo, le note di Pio X, Pio XI, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, e di intellettuali quali Francesco Panigarola, Torquato Tasso, Federico Borromeo, G.B. Visconti, Giovanni Fratta, Giuseppe Ripamonti, Carlo Maria Maggi, G.A. Sassi, Alessandro Manzoni, Cesare Cantù, Aldo Gerbino.