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PCSP (piccola controstoria popolare)
Ribellioni, resistenze, renitenze, rivolte... Dov'è finita la Maremma raccontata dal Prunetti? Quella sì era roba pesante: gente che mangiava fiamme, sovversivi che facevano lo slalom tra rappresaglie, repressione e rastrellamenti, e qui dentro li trovi tutti, belli stipati e pronti al pum! come i chiodi e il sale grosso nella canna dell'archibugio. Anarchici e comunisti alla macchia... Gente che spara ai fascisti... Banditi che sciorinano poemi in ottava rima... Altra gente che spara ai fascisti... Disertori che nel '15-'18 vivono in caverne e magari li rivedi più tardi che sparano ai fascisti... Congreghe di santi dementi che sfidano l'ordine del mondo flagellandosi per le strade, mentre altri preferiscono sfidare l'ordine del mondo sparando ai fascisti... Domenico Marchettini detto ""Il Ricciolo"""", Robusto Biancani fu Patrizio che finì (non bene) in Urss, Giuseppe Maggiori che un rapporto di polizia definisce """"personaggio veramente importante per l'opera di preparazione di attentati"""", Chiaro Mori detto """"Chiarone""""... E Quisnello Nozzoli, e l'oste anarchico di Prata, e il compagno Attila... E aspetta, come si chiamava quell'altro, quello che sparava ai fascisti? Ce l'ho sulla punta della lingua... Quella Maremma non c'è più, ma PCSP la riporta in vita. Si può usare questo libro come un breviario: apritelo ogni giorno su una storia edificante a casaccio, e lasciatevene ispirare."" -
Storia delle storie del femminismo
I femminismi sono numerosi, non omologabili e spesso in conflitto tra loro. Tuttavia l'unicità del comune punto di riferimento (le donne) obbliga a usare all'occorrenza anche il singolare. Il femminismo è infatti il movimento sociale, politico e culturale con cui in tempi e contesti diversi delle donne hanno tentato di svincolarsi da una relazione di potere che non può essere assimilata ad altre. Dalle richieste di uguaglianza durante la rivoluzione francese al movimento suffragista; dalle rivendicazioni della ""differenza"""" agli studi sull'identità di genere; dalle conquiste degli anni Settanta fino alle ricerche sull'intersezionalità delle oppressioni di genere, classe e razza. Le autrici non propongono una vera e propria storia del femminismo, ma alcuni episodi significativi di una storia delle teorie e dei discorsi che lo hanno attraversato nel corso degli ultimi due secoli. Cercano le ragioni profonde dei differenti racconti, individuano i gruppi sociali e le culture di appartenenza delle donne che li hanno elaborati, le contraddizioni feconde e le trappole discorsive che talvolta ne hanno ostacolato le dinamiche progressive. Oggi le donne sono nello stesso tempo più libere e in maggiore difficoltà. Molti dei diritti ottenuti sono spesso esclusivo appannaggio di donne di settori sociali privilegiati, la """"femminilizzazione del lavoro"""" si è tradotta in precarietà, le società a capitalismo avanzato non hanno cancellato ma utilizzato il patriarcato come rapporto di potere. La storia narrata in questo libro ci dice a quale punto della vicenda siamo e da dove ricominciare una lunga marcia non ancora terminata ma che ha già molta strada alle spalle."" -
La mia guerra di Spagna
Mika Etchebéhère, una delle grandi dimenticate dalla storia, scrisse questa sua autobiografia a quarant'anni di distanza dalla guerra, nel '76. Non fu una storica o una scrittrice bensì una combattente sul fronte aragonese insieme a suo marito Hippolyte ucciso mentre era al comando di una colonna del Poum, organizzazione anti-stalinista fondata da Andrés Nin. Priva di nozioni militari, capace a malapena di sparare, dopo la morte del marito Mika si trova suo malgrado a imbracciare il fucile, vincendo le diffidenze degli uomini e trasformandosi nell'unica donna ""capitana"""" di una colonna militare antifranchista. Le prime pagine del libro testimoniano l'impreparazione generale di fronte al colpo di Stato ma anche il coraggio con cui la popolazione reagì. La guerra di Spagna fu infatti la prova generale della Seconda guerra mondiale, ma anche la dimostrazione delle potenzialità di un popolo che si autorganizza per lottare in armi per una società migliore e della viltà dei governi """"democratici"""" europei che optarono invece per il """"non intervento"""". Solo l'Urss staliniana sembrò disposta a fornire un aiuto ai miliziani, ma ben presto scatenò la propria violenza contro le forze più radicali della rivoluzione. L' autrice ha vissuto quella storia da dentro ma la racconta da vera scrittrice: ci fa rivivere le trincee, l' avvicendarsi di tensioni e di pause, di discussioni politiche e sofferenze, di paure e speranze, in un racconto tanto epico quanto doloroso."" -
Giulio Regeni, le verità ignorate. La dittatura di al-Sisi e i rapporti tra Italia ed Egitto
A qualche giorno dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, alcuni attivisti in Italia producono un hashtag - #veritàpergiulio - e un banner che accosta l'immagine dell'italiano a quella di Khaled Said, il ventottenne egiziano ucciso di botte dalla polizia di Alessandria il 6 giugno del 2010. Khaled Said, considerato il ""primo martire"""" della rivoluzione egiziana del 25 gennaio 2011, è uno dei simboli, forse il più forte, di una stagione di lotte che, per molti versi, non è ancora finita."" -
Tabloid Inferno. Confessioni di una cronista di nera
Riguardo ai gialli più discussi si sente spesso parlare dell'esistenza di tre verità: fattuale, mediatica e giudiziaria. Ma i piani sono molto più intrecciati di quanto si pensi. Selene è una giornalista e per quattro anni esplora dall'interno il funzionamento della cronaca nera in Italia. Come freelance di tabloid di serie zeta scopre del paese in cui vive (e di se stessa) molte cose che avrebbe preferito ignorare. Qualsiasi pezzo scritto con coscienza, sensibilità e impegno viene trasformato in un capolavoro pulp a colpi di titoloni sensazionali e foto scabrose. Ma i titolisti non inventano nulla, pescano solo il lato più oscuro nel brodo avvelenato servitogli dal cronista. Confessando con schiettezza e autoironia il modo con cui ha narrato i principali fatti di cronaca nera degli ultimi anni, l'autrice svela i meccanismi che regolano l'universo dell'informazione giudiziaria e scandalistica. Un delitto non è mai un delitto ma una novel fiction che si sviluppa nell'arco del tempo, come una soap opera o un serial televisivo. Prevalgono i personaggi standardizzati, il codice fiabesco e l'abuso del colpo di scena. Le vittime che bucano la soglia dell'attenzione mediatica sono quasi sempre quelle che il pubblico trova piacevoli da guardare e i casi di femminicidio vengono trasformati in parabole lacrimevoli e morbose. -
Meccanoscritto. Con un racconto di Luciano Bianciardi
Questa storia inizia in un archivio speciale di una città particolare. È il 2012 quando Ivan Brentari spulcia falcioni all'Archivio del lavoro di Sesto S. Giovanni, la ""Stalingrado"""" d'Italia. Tra le scartoffie, spunta una risma di carta velina. Comincia a leggere e... no, non sono comunicati stampa o verbali di assemblee. Sono racconti, scritti da metalmeccanici, per un concorso della Fiom di Milano. Indetto nel 1963, al termine di un triennio di lotte, le prime vittorie dei lavoratori dopo la Liberazione. Racconti mai pubblicati, rimasti nella polvere per cinquant'anni, nonostante una giuria composta da Umberto Eco, Franco Fortini, Giovanni Arpino e Luciano Bianciardi. Ivan pensa che di racconti del genere ce ne sarebbe ancora bisogno: scritti dagli operai, senza filtri da giornalisti e false rappresentazioni. Nasce così il collettivo MetalMente, grazie a un laboratorio narrativo animato da Wu Ming 2 e da un gruppo di lavoratori iscritti alla Fiom. Ma a differenza del 1963, la scrittura è collaborativa, a più mani, per reagire a un mondo del lavoro così frammentato e precario da creare solitudine. Ne risulta un libro intessuto come una treccia. Tre filoni che si alternano tra di loro, disvelando vicende vere e di fantasia. Uomini, tempi e narrazioni saltano gli uni dentro agli altri, si mescolano, si confondono. Ci sono i racconti del '63 - compreso quello di Bianciardi, da cui nacque l'idea del concorso -, quelli collettivi del 2015 e le infrastorie di entrambe le epoche, scritte impastando documenti originali, dialoghi, aneddoti e testimonianze. Il risultato è un romanzo storico ipercollettivo, che racconta, dal punto di vista dei metalmeccanici, la trasformazione del mondo del lavoro."" -
Siria, la rivoluzione rimossa. Dalla rivolta del 2011 alla guerra
La Siria oggi è ridotta in macerie, più di un terzo della popolazione è fuggito all'estero e un altro terzo ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Le vittime civili sono più di mezzo milione e circa il doppio i feriti e mutilati. Tutto questo nella sostanziale indifferenza delle cosiddette ""democrazie avanzate"""". Ma prima di divenire teatro di questa guerra la Siria ha vissuto, dal 2011, una vera e propria rivoluzione. Un imponente quanto disorganizzato movimento di popolo ha intrecciato le aspirazioni dei giovani con le rivendicazioni della parte più svantaggiata della società. È stato il più importante tentativo di autorganizzazione dal basso nel contesto delle rivolte arabe, caratterizzato dalle parole d'ordine """"libertà"""", """"dignità"""" e """"cittadinanza"""", ma forse proprio per questo è stato cancellato nei discorsi prima ancora che nei fatti. L'autore racconta la storia di questi anni da un punto di vista preciso. Ritiene infatti che il principale problema della Siria oggi sia il regime di Bashar al-Asad e ne descrive le caratteristiche insieme alle condizioni sociali ed economiche che hanno prodotto la rivolta. Approfondisce le dinamiche della protesta, per arrivare alle terribili strategie di repressione attuate dal regime e all'attuale situazione di guerra. Con l'entrata in campo nel 2013 dello Stato islamico è stata proposta un'unica opzione: stare con l'Isis o con Asad. Ciò ha cancellato la possibilità di analisi approfondite su un conflitto che non può non essere letto su più livelli. Smontando alcuni miti e contestando le fonti su cui si basano molti giornalisti - oltre ai complottisti - l'autore analizza la deriva confessionale del conflitto, la strategia di compartimentazione della Siria attuata dal regime, l'economia di guerra e gli interessi diversi degli """"attori geopolitici"""" (Stati Uniti, Russia, Iran). Ma soprattutto rimette al centro del campo visivo i siriani e la loro rivoluzione, unica speranza per il futuro. Prefazione di De Michele Girolamo."" -
Il Che inedito. Il Guevara sconosciuto, anche a Cuba. Nuova ediz.
Da trent'anni il mito di Guevara cresce ma questo non significa che lo si conosca meglio. Anche a Cuba, per decenni, si è preferito venerare l'icona del ""guerrillero eroico"""", senza fare i conti, ad esempio, con la sua riflessione critica sul """"socialismo reale"""". Così a Cuba si è continuato a pubblicare poco mentre all'estero sono stati venduti libri soprattutto fotografici e del periodo giovanile, spesso solo per operazioni commerciali. È solo negli ultimi anni che si sono potute finalmente conoscere a Cuba le critiche di Guevara all'Urss e alla sua influenza su Cuba. Questo libro, che riproponiamo con una nuova e aggiornata introduzione e conclusione dell'autore, si concentra su questo aspetto, tracciando un vivace ritratto del """"Guevara sconosciuto"""", ricostruendone aspetti poco noti - tra cui la vicenda discussa della morte - o deliberatamente taciuti, corredati da nuovi documenti. Tracciando un bilancio di cosa rimane del Che a Cuba - specie dopo la morte di Fidel -, in America latina e nel mondo occidentale."" -
Hevalen. Perché sono andato a combattere l'Isis in Siria
"Rojava"""". In curdo vuol dire """"ovest"""", ma per arrivarci dobbiamo andare verso est, giungere nelle terre che un tempo chiamavamo Asia minore. """"Rojava"""" è il Kurdistan siriano, dove dal 2011 è in corso una rivoluzione, il grande esperimento delle comuni e del """"confederalismo democratico"""". Un movimento di liberazione egualitario, libertario e femminista, ispirato al pensiero di Abdullah Ocalan e cresciuto come un bosco in pieno deserto, nel più devastato - e strategico - teatro di guerra del pianeta. Un processo sociale accerchiato da forze reazionarie e sanguinarie: l'Isis, il regime di Assad a Damasco e il regime del Caudillo turco, Erdogan, appena oltre il confine. Nel 2014 abbiamo trepidato per Kobane, città assediata dall'Isis e difesa da forze popolari chiamate Ypg e Ypj. Abbiamo visto le immagini di donne guerrigliere sorridenti scalzare dai media quelle dei tetri tagliagole di Daesh, e poi la riscossa: da Kobane, divenuta la """"Stalingrado del Medio oriente"""", è partita una controffensiva che ha meravigliato il mondo. Meno di tre anni dopo è stata liberata Raqqa, sedicente """"capitale"""" dello Stato islamico. Come non accadeva dai tempi della guerra civile spagnola, uomini e donne da tanti paesi hanno deciso di raggiungere la Siria e partecipare alla rivoluzione, armi alla mano. Uno di loro era Davide Grasso, militante del centro sociale torinese Askatasuna e del movimento No Tav. A fargli prendere la decisione è stata la strage al Bataclan di Parigi, il 13 novembre del 2015. Hevalen, che in curdo significa """"gli amici"""", """"i compagni"""", è la storia - ibrida, ruvida, entusiasmante - del suo viaggio, della sua guerra, delle contraddizioni che ogni rivoluzione si porta dentro e deve affrontare." -
L' aurora delle trans cattive. Storie, sguardi e vissuti della mia generazione transgender
Abbracciando un periodo di circa quarant'anni e i suoi profondi cambiamenti socio-politici, Porpora traccia la propria genealogia trans aggiungendo tasselli essenziali alla ricostruzione storica di una cultura spesso relegata al margine. E lo fa da protagonista del percorso collettivo, ancora privo di una lettura condivisa, di chi si è posto consapevolmente nello spazio di confine tra i generi. Con una scrittura ""visiva"""" in grado di rendere in immagini ciò che ha visto e vissuto, Porpora ci accompagna in un mondo popolato di leggendarie trans che hanno dato vita, forma, scena e sceneggiatura a un'esperienza per molti versi più vicina alla dimensione spettacolare o performativa che a quella della vita reale, da cui erano del resto assolutamente escluse. Vivere quella vita presupponeva avere muscoli, calli, scorza dura. L'assenza di riconoscimento e di diritti non poteva che favorire l'illegalità, e la prostituzione - fenomeno per molti aspetti con caratteristiche differenti da quelle odierne - diveniva l'asse portante dell'esistenza. Ma proprio questo percorso ha prodotto la capacità di parlare di sé in un tempo in cui esisteva solo lo sprezzante appellativo di """"travestito"""" e nel vocabolario non c'erano ancora parole come transgender o gender variant. Gli aneddoti, i miti, le storie """"scandalose"""" che Porpora racconta con il suo stile ironico e """"favoloso"""", si intrecciano con le riflessioni sulla presa di coscienza collettiva, sulla nascita del Mit (Movimento identità trans) e sulla conquista del riconoscimento giuridico con la legge 164 del 1982. Porpora recupera l'epica trans delle origini per rivendicare il percorso straordinario di persone perseguitate, violentate, ferite nella loro dignità umana, che hanno avuto la forza di incrinare la narrazione dominante che fa della transessualità una dimensione patologica, raccontando un'esperienza di vita unica. Che rifugge anche i tentativi di normalizzazione dell'epoca postmoderna."" -
Israele, mito e realtà. Il movimento sionista e la Nakba palestinese settant'anni dopo
Sono trascorsi settant'anni da un evento che ha trasformato il Medio oriente e il mondo intero, la fondazione dello Stato di Israele e la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese. Questo libro ripercorre la storia e l'attualità dell'idea di Israele, ricostruendo la genesi del movimento sionista e le sue conseguenze sulla popolazione palestinese attraverso analisi, ricerche, ricorso a fonti israeliane, palestinesi e internazionali, e con il racconto diretto di studiosi, esperti e protagonisti. Gli autori mettono a fuoco alcuni concetti ideologici fondanti lo Stato ebraico e le politiche concrete che ne sono conseguite in questi decenni. Un puzzle composto di frammenti diversi, ognuno dei quali fornisce un angolo di visuale sul progetto sionista e la sua attuale realizzazione: l'uso della terra e del lavoro, i concetti di cittadinanza e nazionalità, la proprietà e la sua confisca, il concetto di ritorno, lo « Stato unico, il sionismo e il neosionismo. E anche la dimensione planetaria, culturale e politica della questione israelo-palestinese che influenza non pochi governi e mobilita tante società civili. In questi settant'anni si è passati dà un sionismo ""socialista"""", fondato sul mito della conquista della terra e del lavoro, a un nazionalismo religioso, con inevitabile spostamento a destra della società israeliana. Oggi a prevalere è la narrazione sionista della storia della Palestina e una costante rimozione: che nella terra promessa del racconto biblico dove i sionisti intendevano fondare uno Stato c'era un altro popolo, che sentiva quella terra come propria per il semplice fatto che ci viveva da secoli e secoli. Ed è questa l'origine della contraddizione irrisolta tra il mito di un focolare ebraico dove far tornare un popolo a lungo perseguitato, e la realtà di un progetto coloniale di insediamento."" -
Fútbol. Una storia sociale del calcio argentino
Dopo aver raccontato le lotte operaie e il ruolo liberatorio dell'emigrazione proletaria nell'Argentina del Novecento, Osvaldo Bayer scrive un libro sul calcio. Inizia a farlo quasi per gioco, spinto da un incarico di lavoro: la scrittura di una sceneggiatura per un documentario sul fútbol argentino dalle origini fino a Diego Armando Maradona. Accetta l'incarico, forse perché marcato stretto dal suo eterno amico, Osvaldo Soriano. Ma non cambia il metodo: applica al calcio il lavoro storiografico sulle fonti, la pratica dell'inchiesta della storia orale e un punto di vista orientato verso le dinamiche materiali della società. Il risultato è una storia sociale del calcio argentino, lontana dai tecnicismi e vicina ai subalterni e agli oppressi. Come i fotogrammi di un film, il libro di Bayer scorre pagina dopo pagina raccontando una storia di calcio postcoloniale. Lo sport dei gentleman inglesi - proprietari di ferrovie e estancias - si creolizza, diventa un fenomeno quasi nazional-popolare - come direbbe Gramsci - ma poi viene preso in ostaggio dal professionismo prima, dal potere militare poi, infine dalle logiche immateriali dello spettacolo. Eppure sopravvive sempre, nelle pieghe del fútbol, oltre i margini imposti dalle logiche dell'estrazione di profitto, la magia di uno sport ribelle. Perché la palla è tonda, ma per mandarla in rete oltre la linea bianca della storia a volte serve la mano de dios. Prefazione di Osvaldo Soriano. -
Uccidi Paul Breitner. Frammenti di un discorso sul pallone
Riorganizzazione nazionale, così viene definita l'operazione perpetrata dai generali argentini negli anni Settanta, attraverso sequestri e desapariciòn. Mentre la repressione nel 1978 giunge al culmine dell'abominio, all'Estadio Monumental di Buenos Aires Olanda e Argentina giocano la finale dei mondiali di calcio. L'obiettivo del regime è che il grande evento distolga l'attenzione dal bagno di sangue in cui è immerso il Paese. Invano cerca di scomparire anche Arcadio Lopez, misteriosa figura costretta in un bunker che guarda la finale da un piccolo televisore, tormentato da urla strazianti e voci interiori. Quasi quarant'anni dopo, e ancora nel sud del mondo, i mass media puntano i riflettori sui campi di calcio del Brasile, lasciando nell'ombra le proteste contro gli sperperi e le brutali operazioni di ""decoro"""" del governo. Intanto tra i palazzi più alti di Rio de Janeiro si aggira Mr. M., un lurido super poliziotto intento a coprire gli intrallazzi della Fifa. Quindi il nastro si riavvolge a Usa '94, quando il calcio subisce la definitiva trasformazione in prodotto televisivo, a cui assistiamo attraverso gli occhi di un bambino che fissa uno schermo all'interno di un enorme centro commerciale dall'atmosfera distopica e ballardiana. Nel limbo sottilissimo tra realtà e finzione in cui si muovono questi personaggi, si apre il ventaglio delle riflessioni politiche sulla storia del calcio: dal totaalvoetbal olandese al catenaccio italiano; da Giuseppe Meazza che incarna la funzione ideologica del fascismo a Rachid Mekhloufi che gioca per il Fronte di liberazione nazionale algerino; dalla disciplina dei reds di Bill Shankly all'anarchismo pirata del Sankt Pauli; dal sedicente comunista Paul Breitner al re ribelle Eric Cantona. Quale scuola di gioco, bandiera o concezione del pallone è riuscita a sfuggire alle logiche del capitale? Tutte, nessuna. Perché il gioco del pallone nasce già moderno. È una merce, un dispositivo dello spettacolo e un apparato del potere. Ecco la relazione indissolubile da cui è impossibile sottrarsi. Per dimostrarlo Luca Pisapia usa la finzione quanto l'archivio, l'inchiesta quanto la saggistica pop, offrendo una narrazione non pacificata che porta a galla le molteplici contraddizioni del pallone. Per farle detonare."" -
Ruggine, meccanica e libertà
Dalla fabbrica alla galera, andata e ritorno. Due luoghi che si somigliano, un percorso tipico di tante scritture working class. In fondo i proletari un tempo potevano permettersi di scrivere solo se andavano in prigione: il tempo morto del lavoro poteva allora convertirsi in scrittura. Valerio Monteventi racconta in autofiction un percorso carico di consapevolezza politica: figlio di operai vicini al Partito comunista italiano, cresciuto col mito della classe operaia, entra da studente universitario in fabbrica. Critica il lavoro salariato dall'interno smontando il mito del ""chi non lavora non mangia"""" coltivato dalla generazione dei padri. La repressione dei primi anni Ottanta lo porta, con una falsa accusa, nelle patrie galere. Ne esce con un'assoluzione e si lancia nella politica e nel lavoro sociale, spingendo a testa bassa come un giocatore di rugby. Fino a quando il suo nuovo lavoro lo riporta dentro la prigione, stavolta come tutor di un gruppo di giovani detenuti che imparano da vecchi maestri di meccanica l'arte del tornio e della fresa. Vecchi con le mani d'oro, capaci di fare gli scarpini di metallo a un moscerino. Ad ascoltarli lima alla mano giovani proletari, spesso immigrati, costretti a imparare un mestiere e rapidi a percorrere ogni strada possibile per la libertà. La ruggine da un lato e il disco tagliente della mola dall'altro: quando si incontrano sul testo, liberano scintille."" -
Faenza e dintorni. Ediz. illustrata
Una raccolta di immagini storiche di Faenza e dei Comuni vicini, testimonianza di una terra strategica, al centro di importanti vie di comunicazione, ieri come oggi. Una guida alla memoria della cultura e dell'arte della ceramica, che ha reso Faenza una delle città d'arte più belle e famose del mondo. Un viaggio nel tempo di un territorio antico e quanto mai attuale e moderno. Un punto di riferimento per i turisti, per i cittadini e per tutti coloro innamorati della bellezza. -
Il mio amico scartapesto
"Il mio amico Scartapesto"""" racconta come un bambino molto dispettoso riesce a diventare buono e gentile in un solo pomeriggio. Età di lettura: da 5 anni." -
Barbie, una società di vinile
Un compendio semiserio sulla bambola tra le bambole, regina di bellezza che ha fatto sognare intere generazioni di bambine e di donne. La sua vita, i suoi amori, le sue amicizie, i riflessi della società americana ed europea nel microcosmo di vinile di Barbie. Un universo costellato di abiti rubati all'Haute Couture, di amori che sembrano eterni ma nascondono le loro magagne, di case di lusso, cavalli e macchine sportive. Barbie come musa ispiratrice di artisti, oggetto del desiderio dei collezionisti di tutto il mondo, esaltata e denigrata, eletta a simbolo del femminismo e dell'antifemminismo, icona pop che si eleva algida sul crudele mondo terreno col suo aeroplano. Di vinile. -
Raccontiamo Ravenna. Da Giulio Cesare ad oggi-Tales of the city. From Julius Caesar to today
Dal 402 al 476 d.C. Ravenna fu capitale dell'Impero Romano d'Occidente, e molto prima di allora il suo porto di Classe è stato un'importante base per la flotta imperiale. Fu uno dei più importanti centri politici e culturali del mondo antico, ma è stata poi abbandonata sia dai grandi uomini di quell'epoca che dal mare. Ravenna, però, oltre ad essere ricca di avvenimenti storici, ha continuato attraverso i secoli ad essere protagonista del suo tempo ed è di nuovo una prospera città marittima. Questa è la sua storia, raccontata ed illustrata. -
Giuseppe D'Arimatea. Alle origini della leggenda del Graal
"Glastonbury è una cittadina del Somerset, una regione dell'Inghilterra occidentale, che si estende verso il canale di Bristol. Un tempo era perlopiù ricoperta dall'acqua. I mezzi più utilizzati per raggiungere questi luoghi erano semplici imbarcazioni, che venivano ormeggiate sui fianchi di quelle che adesso sono le colline. Le nebbie che si formavano dense trasformavano queste terre palustri in labirinti e le rare colline che si ergevano apparivano come isole. Attraverso queste nebbie si credeva che alcuni prescelti, perdendosi, potessero accedere all'isola di Avalon, il luogo più sacro della cultura celtica. Si narra che proprio qui, sulla collina di Wearyall, nel 64 d.C. sbarcò un gruppo di uomini provenienti da molto lontano. Il loro capo portava con sé testimonianza di una grande storia, che diede origine ad una grande leggenda. Questo libro prova a raccontarvi qualcosa di quest'uomo""""." -
Bambole maledette
"Bambole maledette"""" è un viaggio lungo i sentieri del paranormale, dove bambole dall'apparenza innocente si muovono e parlano, scagliano oggetti e si ribellano alle imposizioni dell'uomo. Bambole che contengono anima di defunti. Leggende. Leggende conservate nella tradizione dei musei del mondo e nella paura dell'umanità verso l'inanimato. Che, improvvisamente, palpita. Leggende, sì. Ma nelle leggende, si sa, c'è sempre un fondo - spesso solido - di verità."