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Affetti familiari spiritualità e politica. Carteggio (1900-1942)
In questo volume è raccolta - in edizione critica - la corrispondenza intercorsa tra Giorgio Montini e il figlio Giovanni Battista (futuro Paolo VI) nel periodo 1900-1942. Si tratta per lo più di scritti inediti, che offrono al lettore l'occasione di entrare nell'atmosfera di una famiglia intrisa di forti valori religiosi e partecipe della vita e della cultura del tempo. Il carteggio, costituito da centinaia di documenti, apre illuminanti squarci sulla biografia dei due protagonisti, come ampiamente sottolinea e descrive Luciano Pazzaglia nella sua Introduzione. Attraverso lo scambio delle lettere fra padre e figlio è possibile ripercorrere, innanzitutto, l'itinerario di Giorgio Montini, che, dopo aver svolto importanti incarichi nelle organizzazioni cattoliche e civili bresciane, assunse significative responsabilità a livello nazionale fino all'elezione a deputato nelle file del Partito Popolare. L'impegno dell'uomo politico bresciano fu animato dal desiderio che Stato e Chiesa, superata la questione romana, potessero finalmente intessere rapporti di serena e fruttuosa collaborazione. Di questo e di molti altri problemi egli amava discutere con il figlio, cui manifestava i propri pensieri e dal quale attendeva pareri e consigli. -
Jacques Maritain ambasciatore. La Francia, la Santa Sede e i problemi del dopoguerra
Alla fine della seconda guerra mondiale Jacques Maritain fu scelto da de Gaulle in persona per dirigere l'ambasciata francese presso la Santa Sede e si trovò proiettato in una inedita e difficile esperienza. Nei tre anni di missione diplomatica, dal 1945 al 1948, egli frequentò il pontefice Pio XII e i maggiori esponenti della Curia romana, intessendo un rapporto privilegiato con mons. Giovanni Battista Montini, perorando con successo gli interessi della Francia e seguendo con attenzione le vicende politiche della nuova repubblica italiana. Dai suoi dettagliati resoconti al Quay d'Orsay emergono originali intuizioni sull'inquieta evoluzione della realtà europea e su delicate questioni quali la divisione della Germania, la sorte dei cattolici perseguitati nei Paesi comunisti, la tutela internazionale del Vaticano. La ricerca raccolta in questo volume traccia pertanto il profilo poco conosciuto di Jacques Maritain ambasciatore e propone un'interessante e qualificata lettura di un momento fondamentale della sua vita e della sua feconda carriera accademica. -
Dialoghi con Zaccagnini
Dopo vent'anni dalla scomparsa si sente ancora la voce di Benigno Zaccagnini, che indica la strada alla politica di oggi: una forte unità tra vita e valori, che parte dal mettere insieme le ""eccezioni di bene"""" che sono in questa società. Dopo un'introduzione di Agostino Giovagnoli, ne parlano il suo ultimo vescovo, Ersilio Tonini, in un dialogo con Domenico Rosati, già presidente ACLI e """"compagno di banco"""" di Zaccagnini al Senato, Achille Silvestrini, il cardinale romagnolo che continua ad essere una grande risorsa per la Chiesa e che è stato, con discrezione, vicino a lui nei momenti difficili dell'esperienza romana, Luigi Pedrazzi, l'amico intellettuale impegnato tra fede cristiana, comunità civile e comunità cristiana, il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, testimone della sua passione per la cooperazione, l'on. Bruno Tabacci, che lo incontrò in quella """"sinistra DC"""" che si era costituita per continuare a dare speranza ai cattolici impegnati in politica, Giovanni Bianchi, già parlamentare, che come presidente ACLI consegnò l'ultima tessera del suo movimento a Zaccagnini, Giorgio Tonini, senatore della Repubblica, uno dei tanti giovani che gridavano """"Zac, Zac, facci sperare"""", l'on. Giovanni Bachelet, la cui sofferenza familiare si incontrò con lui, ed infine Guido Bodrato, che continua ad essere la voce di Zaccagnini, con cui è stato in comunione fraterna."" -
Don Zama nella chiesa e nella società del Novecento
Il volume ripercorre, attraverso l'apporto di qualificati studiosi, l'intera parabola biografica di «don» Antonio Zama, inquadrata incisivamente nel saggio introduttivo di A. Monticone, che ne mette in luce il rilievo avuto nella storia religiosa e civile del Novecento italiano. U. Parente si concentra sulla stagione della formazione nella Chiesa di Napoli. E. Salvatore approfondisce la figura di biblista che si consuma tra «la cattedra e la gente». Il contributo di P. Trionfini si sofferma sul lungo assistentato fucino, che si dipana dal 1949 al 1967, sulla scia dei ""grandi"""" assistenti degli universitari cattolici, da Montini a Costa, fino a Guano. L. Rolandi delinea l'apporto di Zama nella ricezione del Vaticano II, come «vescovo del Concilio e per il Concilio», offrendo l'ideale testimone alla corposa ricostruzione del decennio (1967-1977) come ausiliare di Napoli, proposta da R. Violi. Il periodo dell'episcopato alla guida delle diocesi di Sorrento e di Castellammare di Stabia (1977-1988) è stato indagato da A. Cioffi, che ha messo in evidenza il peculiare stile di governo di Zama. F. Sportelli ha messo a fuoco con taglio originale la partecipazione di Zama alle istituzioni collegiali della Conferenza Episcopale Italiana e della Conferenza Episcopale Campana, nell'effervescente stagione del post-concilio. A E. Preziosi si deve l'approfondimento del ruolo esercitato all'interno del comitato istituito per «assistere» l'Università Cattolica del Sacro Cuore nel momento delicato del suo rinnovamento statutario. L'ideale ricostruzione biografica è sviluppata sulla base di una ricca documentazione, in particolare attingendo al fondo archivistico dello stesso Zama, di cui, nel volume, offre un'accurata panoramica S. Ferrantin. Nell'insieme, emerge un profilo a tutto tondo della figura di «don» Antonio Zama, nel contesto delle trasformazioni della Chiesa e della società civile nel corso del Novecento. Il volume, frutto di un progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Fuci e dall'Istituto per la storia dell'Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia «Paolo VI» è stato curato da Gaetano Crociata e Paolo Trionfini, che sono rispettivamente il segretario generale e il direttore dei due enti. Con il volume dedicato alla vicenda biografica di «don» Antonio Zama si inaugura una collana destinata ad accogliere testi, studi e ricerche sulla storia della FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, e del movimento cattolico. Nel promuovere l'iniziativa, la Fondazione Fuci, che all'atto della sua costituzione, nel 1995, ha avuto conferito l'archivio storico della Federazione, intende proseguire un percorso di salvaguardia e valorizzazione delle fonti documentali che si preannuncia non breve né facile. Un percorso d'altronde necessario perché solo muovendo dalle fonti, per lo più inedite, sarà possibile conseguire più ampi risultati ed acquisire più fondate interpretazioni. L'avvio della collana è perciò anche un progetto di recupero della memoria, di cui il presente volume evidenzia non solo l'approccio metodologico ma anche l'intento programmatico della collaborazione con istituzioni che si prefiggono analoghe finalità. A partire dall'Istituto per la storia dell'Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia «Paolo VI», fondato nel 1977, dove sono depositati i propri fondi archivistici, con il quale si è progettata una serie di ricerche, le cui risultanze... -
Apologia dell'ego. Per una fenomenologia dell'identità
La filosofia ha ancora un ruolo nello spazio pubblico europeo e occidentale? Come si articola oggi il rapporto fra riflessione filosofica e istituzioni? Quale influsso ha la filosofia nelle scelte istituzionali, nella determinazione delle tendenze culturali e nella formazione delle correnti d'opinione? Partendo da queste domande e curvandole su un caso cruciale, cioè la progressiva scomparsa della figura dell«io» dalla scena principale in cui filosofia, cultura, sfera pubblica e azione istituzionale si incontrano, questo libro sviluppa un'articolata teoria fenomenologica dell'ego nella forma di riflessioni intorno alla coscienza e all'identità, e alla loro funzione nel percorso gnoseologico e nel destino storico dell'Occidente. Da alcuni decenni, nella filosofia e nell'orientamento culturale si è imposta una tendenza alla demolizione del concetto di «io» con le due principali nozioni che storicamente gli sono collegate: ragione e identità. La conseguenza è stata una profonda eradicazione della «prima persona» dal discorso filosofico e dalla coscienza collettiva, dalla sensibilità culturale e dalla percezione politica. Se la causa principale di questa emarginazione consiste in un'interpretazione che traccia un'equivalenza ovvero una relazione reciproca fra la filosofia della soggettività, le idee sociopolitiche del liberalismo e le tesi socioeconomiche del liberismo, allora è chiaro che una difesa delle ultime due sfere non risulterà efficace finché non implicherà la ripresa della prima, così come una rivalutazione della prima comporta chiaramente un giudizio positivo sulle altre due. Così, eliminando gli equivoci sulle possibili incrostazioni di ciò che Husserl chiamerebbe per un verso ingenuità naturalistica e per un altro arroganza positivistica, questa consapevole - critica e disincantata - apologia dellego vuole riproporre all'attenzione dell'attuale riflessione culturale occidentale, di quest'epoca e di quest'area cioè che sta perdendo il suo baricentro e, quindi, la sua prospettiva identitaria, un problema non più eludibile dal pensiero contemporaneo e una soluzione non più liquidabile con la sofistica decostruzionista e postmodernista. Il tema dell'io e dell'identità soggettiva, sia individuale sia collettiva, è infatti una questione di tale rilevanza, che intorno ad essa si gioca una partita cruciale, filosofica e politica. Mostrare gli scopi ideologici e le retoriche strumentali di questa esclusione dell«io» e del connesso rifiuto dell'identità, e contrapporvi una teoria dellidentità soggettiva è un compito urgente, possibile sulla base del metodo e del pensiero fenomenologico. Ed è anche la finalità di questo libro, che presenta una teoria unitaria dellidentità elaborata nel quadro metodologico e concettuale del pensiero husserliano. -
Il sorriso di Palinuro. Il visibile parlare nell'invisibile viaggiare di Ungaretti
Il saggio si colloca al punto d'intreccio delle due centrali coordinate ungarettiane del «sentimento» del «classico» e del «girovago», rievocando il viaggio temporale (esistenziale e culturale) del poeta e la sua esplorazione dei luoghi e delle realtà di alcune aree geografiche (Elea, Palinuro, Paestum), sulla cui descrizione germoglia la flessuosa divagazione intellettuale e fantastica dell'io narrante. Ed è grazie al viaggio reale del 1932 a sud della Campania, nei luoghi del mito virgiliano, che Ungaretti immaginerà quella terra promessa a lungo vagheggiata, cogliendovi gli spunti per il proseguimento della sua attività creativa, in particolare per il Recitativo di Palinuro - oggetto qui di una articolata quanto accurata analisi -, modulato sullo spartito virgiliano. Così, nell'intreccio e sulla scorta di alcuni lacerti delle prose di viaggio, si affida il messaggio ad una bottiglia, che, per mezzo del prodigio della scrittura, per dir così, ""itinerante"""", sarà destinata ad affrontare un viaggio infinito che attraversa lo spazio della parola nel tempo incessantemente presente della storia. In virtù di questa proposta di lettura singolare «scopriamo - come scrive G. M. Anselmi nella Presentazione - non solo la genesi di pagine poetiche fondamentali di Ungaretti (dove fonti letterarie ed esperienze dirette del viaggio cilentano si fondono inestricabilmente) ma anche il senso che la grande generazione di poeti e scrittori del Novecento [...] volle dare al viaggiare come primaria esperienza culturale e formativa. [...] De Marco ci conduce lungo questo percorso ermeneutico prima ancora che odeporico con capitoli di grande suggestione che ci aprono nuove e importanti acquisizioni sul la genesi di una certa poetica ungarettiana. Affidiamo perciò al lettore un libro prezioso e intrigante che lo solleciterà al viaggio letterario non meno che ad una nuova rilettura di Ungaretti»."" -
Testimoni nel mondo. Per una spiritualità della politica
Può apparire sorprendente, ma assai rara è la riflessione propriamente spirituale sulla politica, nonostante l'immensa mole di studi dedicati a questo aspetto della vita sociale. In queste pagine - partendo da una rapida ricostruzione del non sempre facile rapporto fra Cristianesimo e potere - si propone una rilettura del travagliato rapporto fra il cristiano e la politica, muovendo dalla ripresa della categoria evangelica del ""servizio"""" e tentando di esplorare la difficile conciliazione, per il cristiano impegnato in politica, fra """"etica del successo"""" ed """"etica della testimonianza"""". Il costante riferimento al dibattito svoltosi su questi temi nella stagione postconciliare pone in evidenza la necessità di una rinnovata attenzione ad un problema, quello del rapporto fra etica e politica, troppo spesso rimosso. La """"profezia"""" della Gaudium et Spes è l'ideale linea-guida del discorso qui condotto."" -
Anni vertiginosi. Il cinema europeo dalla Belle Époque all'età dei totalitarismi (1895-1945)
Questo studio intende segnalare alcune problematiche determinanti del cinema europeo dalle sue origini sino alla conclusione della seconda guerra mondiale. Scaturito dall'insegnamento universitario, il volume fornisce originali chiavi di interpretazione della contemporaneità e descrive l'affermazione della cinematografia a livello sociale e artistico quale prezioso indicatore dei comportamenti umani, pur in un contesto di radicale secolarizzazione. Nell'epoca del dominio universale della tecnica, quella dei fratelli Lumière fu l'ultima, straordinaria invenzione della supremazia europea sull'Occidente. Con il cinema l'arte si impegnava, in nome dell'avanguardia, a distruggere ogni barriera e indicava un grandioso ""destino"""" di progresso per l'umanità, giunto all'apice nella Belle Époque ma destinato a frantumarsi sugli scogli di due conflitti mondiali. Con il cinema, inoltre, molti elementi dell'ideologia artistica originata dai movimenti rivoluzionari di inizio secolo finirono per confluire nel linguaggio dell'arte totalitaria, traduzione delle idee di avanguardia e arma di distruzione del nemico. Gli """"anni vertiginosi"""" conobbero così prima il massimo splendore e poi il suicidio dell'Europa. La cinematografia percorse lo stesso cammino."" -
Pensieri sul Natale. Venticinque anni di auguri dell'Istituto Paolo VI
Sono raccolti in questo volume diversi brevi scritti inediti di G. B. Montini Paolo VI sul natale, accompagnati dalla riproposizione a colori di opere d'arte di diversi autori moderni e contemporanei. Entrambi questi elementi danno vita ai biglietti di auguri natalizi che per 25 anni l'Istituto Paolo VI di Brescia ha predisposto per il natale, che riflettono il profondo messaggio di fede di papa Montini e vanno al cuore del mistero della natività. -
Il realismo dell'amore di Cristo. La Caritas in veritate. Prospettive pastorali e impegno del laicato
"La Caritas in veritate, enciclica tanto attesa e significativamente indirizzata non solo ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate ma anche ai fedeli laici, apre nuove prospettive sul piano ecclesiale e civile. Può essere considerata la magna charta dell'evangelizzazione del sociale di questo inizio di Terzo Millennio e della nuova presenza dei cattolici nella società, nelle istituzioni, nell'economia, nella politica, in una parola, nella famiglia umana, nell'attuale contesto di globalizzazione. Si desidera qui, in un primo momento, sottolinearne alcune dimensioni pastorali, dopo averne illustrato brevemente la continuità col precedente magistero sociale e dopo averne tratteggiato la valenza culturale. Ci si ferma, poi, a presentare le linee portanti di alcune vie dell'impegno dei cattolici nella storia, così come emergono ad un primo approccio."""" (dalla Premessa)" -
Per una spiritualità del quotidiano
Questo volume tocca la sfera della spiritualità della vita quotidiana. Attraverso una serie di dense riflessioni l'autore sviluppa un'attenzione al quotidiano articolata in tre livelli: la meditazione su eventi e frammenti di bellezza che provengono dall'esistenza; un commento empatico delle Scritture, con la ripresa di brani soprattutto dal Nuovo Testamento; la proposta di alcune""quasi-preghiere"""" in cui l'invocazione si serve talvolta della forma poetica. Nella Postfazione al volume padre Ermes Ronchi afferma che queste pagine affidano al lettore tre verbi evangelici: """"Conservare, cioè sottrarre le cose all'oblio, accendendo la lampada della memoria; meditare per cogliere il filo d'oro che tutto tiene unito, anche nei giorni della fatica del cuore; confrontare tra loro cose, volti, eventi e parole per distillarne una sintesi pacificata. [...] Sono i verbi che consegnano a ciascuno la sapienza di un metodo spirituale che permette di dare una profondità unica alla vita, di salvare lo stupore, di cogliere il mistero di epifania racchiuso nel quotidiano e nell'istante, dove il quotidiano diventa lievito e seme d'altrove; dove l'istante trascolora nell'eterno e l'eterno germina in ogni istante; dove l'atteggiamento della gratitudine davanti al dono del tempo nasce come frutto maturo di una vita liberata, al tempo stesso leggera e solida""""."" -
Antitesi e partecipazione in Platone
Ernst Hoffmann (1880-1952) appartiene a quel fronte di studiosi di filosofia antica che, nel primi decenni del Novecento, hanno dischiuso un nuovo accesso alla speculazione dei Presocratici. A questo proposito, di lui è da ricordare, soprattutto, un testo: Il linguaggio e la logica arcaica (1925). La sua riflessione testimonia una fedeltà ininterrotta allo studio di Platone e del platonismo. Esemplare, al riguardo, è il suo volume, uscito postumo: Platonismo e filosofia cristiana (1960): una ricognizione storico-teoretica del paradigma platonico di filosofia, dalle origini, attraverso il Medioevo, fino all'età moderna. Nel presente volume sono raccolti tre testi di Hoffmann - finora mai riuniti insieme - caratterizzati da un comune riferimento a Platone. Nel terzo di essi, in particolare, viene chiaramente in luce il presupposto teoretico che guida l'interpretazione della problematica della ""partecipazione"""", proposta nei primi due. Il dualismo platonico, che è la chiave di volta di tale problematica, è visto come una forma di antitesi fra due termini di cui l'uno non è l'opposto polare dell'altro, ma vi si approssima secondo le gradazioni del più e del meno. Solo concependo la contraddizione in termine di """"partecipazione"""", Platone sarebbe riuscito a """"salvare i fenomeni"""", nonché a fondare la possibilità stessa del pensiero come atto sintetico di giudizio."" -
Scritti liturgici. Riflessioni, appunti, saggi (1930-1939)
Sono raccolti in questo volume testi editi e inediti di Giovanni Battista Montini dalla fine degli anni '20 alla fine degli anni '30. E precisamente: il commento alle feste dell'anno liturgico apparso sulla rivista della FUCI, «Azione Fucina », dal Novembre 1930 al Novembre 1931; due quaderni (inediti) di appunti stesi per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della Messa e delle Messe domenicali e festive relativi agli anni 1926-1933 e 1936-1937; il commento (inedito) ai «Vangeli domenicali su Gesù Cristo» degli anni 1938-1939; un gruppo di saggi di argomento liturgico-artistico risalenti a quegli anni. Alcuni dei documenti hanno più la forma di appunti che non di completa stesura. Tuttavia nelle note, dettagliate e meticolose, il Curatore ha cercato di svolgerli, completando riferimenti e allusioni e mettendone in luce il vario contenuto in apposite introduzioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura questi scritti rivelano singolare importanza: indicano cioè quanto fosse versatile e approfondita, sotto diversi aspetti precorritrice, la cultura liturgica del giovane Montini ed ampia e multiforme la sua informazione bibliografica. In particolare, egli aveva un'autentica e precisa teologia della liturgia, intesa sempre come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. Montini concepiva la liturgia come principio e risorsa primaria dell'esperienza e della spiritualità cristiana. Non mancava di sottolineare con vigore la funzione educativa della pietà, ponendone in evidenza la dimensione ecclesiale. Coglieva inoltre l'importanza della storia della liturgia, che dava prova di ben conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro arte e poesia. Una visione che in quegli anni ben pochi possedevano e che troveranno pratica attuazione anche negli anni dell'episcopato milanese, trovando poi compiuta sistemazione nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. -
Zaccagnini nel futuro della politica
Sono ancora attuali oggi, a vent'anni dalla scomparsa, i valori che ha testimoniato Benigno Zaccagnini? Una lettura non facile perché in Zaccagnini c'era il politico, disponibile all'ascolto, l'uomo toccato dalle sofferenze, il cristiano attento al Concilio Vaticano II, il profeta inascoltato, che guardava oltre il presente, senza dimenticare il passato. Il Card. Ersilio Tonini, il suo ultimo Vescovo, ha voluto chiamare a Ravenna per una riflessione Mons. Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso, per sottolineare quella unità interiore tra fede ed impegno nel temporale, in cui Zaccagnini riteneva poggiasse l'autonomia dei laici non dalla Chiesa, ma nella Chiesa, poi gli amici Guido Bodrato, Bruno Tabacci, Dario Franceschini, accanto a Massimo D'Alema, la cui storia familiare si intrecciò con quella di Zaccagnini, e a Pierluigi Bersani, che nel suo intervento ha saputo cogliere, dalla vita e dalla testimonianza del politico faentino, due grandi lezioni, quella della laicità e quella dell'uguaglianza. Arricchiscono il volume la testimonianza di Livia Zaccagnini sui «valori respirati in casa», che ci presenta il ""babbo"""", attento ai figli ed alla famiglia, l'intervento del Card. Tonini, che rende evidente il «bisogno di santi» proprio dei nostri tempi, e l'omelia dell'Arcivescovo di Ravenna, Mons. Giuseppe Verucchi, incentrata su Zaccagnini, «l'uomo dove non c'è inganno ». Domenico Rosati nella postfazione ha cercato di cogliere il desiderio dei vari interlocutori di non disperdere i valori che la biografia di Zaccagnini ci tramanda. Aldo Preda, nell'introduzione, risponde alla domanda «Cosa resta di Zac?» richiamando quanto il politico ravennate scriveva a Giorgio La Pira: «[...] mi richiamo, come tu spesso ami fare, a una frase di Teilhard de Chardin: """"Il passato mi ha rivelato la costruzione dell'avvenire"""" e la riferisco alla situazione storica di oggi». «Caro Zaccagnini - rispondeva La Pira -, sì, questo non è il momento delle debolezze e delle incertezze, è il momento del coraggio [...]. Tu mi inviti a riprendere il progetto della casa comune che noi costituenti concepimmo con una architettura armonica e, in un certo senso, unica e originale»."" -
«Hai riempito gli abissi del mio cuore». Lettere a Carla
"Esponente di spicco del giornalismo vaticano negli anni della ricostruzione postbellica e nella straordinaria stagione conciliare, Enrico Zuppi (1909-1982) merita di essere ricordato degnamente per le doti di professionalità, di serietà e di forte e convinta idealità di cui ha dato prova nella direzione di varie testate, ma soprattutto dell''Osservatore della Domenica', settimanale di vasta diffusione, che egli guidò con criteri moderni e innovativi dal 1946 al 1979. Elementi essenziali della personalità e della spiritualità di Zuppi affiorano nei carteggi con amici e maestri che compaiono in questo volume: Giovanni Battista Montini, Raimondo Manzini, don Giovanni Rossi, Giuseppe Prezzolini, il giovane giornalista Giancarlo Zizola. [...] Ma questi elementi acquistano una nitidezza e una forza particolari nelle lettere a Carla Fumagalli, scritte da Zuppi nel breve periodo del loro fidanzamento (marzo-ottobre 1946) e poi negli anni del matrimonio. Le 'Lettere a Carla' gettano luce sul lato intimo, segreto, vitale della prorompente personalità di Zuppi e offrono un ulteriore, decisivo contributo per cogliere a fondo la nitida testimonianza di uomo e di cristiano da lui resa. In realtà impegno pubblico e dimensione privata si fondono in Zuppi in una luminosa, trasparente autenticità."""" (dalla Prefazione del Cardinale Achille Silvestrini)" -
John Henry Newman e l'abito mentale filosofico. Retorica e persona negli «Scritti dublinesi»
Le riflessioni formulate da John Henry Newman durante la sua permanenza a Dublino (1851-1859) sono qui considerate per la prima volta nella loro totalità e nel loro pieno significato, nel tentativo di dimostrare come la loro unità non sia solo meramente cronologica ma anche concettuale. L'analisi dei volumi, degli articoli e dei sermoni, oltre a ricostruire lo sfondo storico e le ragioni che portarono alla decisione di erigere una Università cattolica in Irlanda, consente un'originale comparazione del pensiero di Newman con quello di tre autorevoli figure discusse negli Scritti Dublinesi: Aristotele, Cicerone e Locke; l.influenza del primo viene presentata in una nuova luce e accostata alla retorica ciceroniana e all.utilitarismo di Locke e dei suoi seguaci. Vengono inoltre analizzate le differenti dimensioni della persona umana che si evincono dagli Scritti, il concetto di unità della conoscenza e di abito mentale filosofico, offrendo così un'ampia considerazione critica sulla relazione tra moralità e sapere, sulla difesa della conoscenza liberale, sulla dimensione artistica e morale dell'essere umano, in opposizione a tendenze dell'etica moderna quali l'utilitarismo, il deontologismo e il sentimentalismo. Non manca un'interessante riflessione sull'attualità delle questioni sollevate dagli Scritti Dublinesi con riferimento all'inquieto evolversi del mondo universitario e ad alcuni grandi autori del pensiero contemporaneo. -
Architettura, Chiesa e società in Italia (1948-1978)
Nei primi trent'anni dell'Italia repubblicana, la costruzione di chiese è un fenomeno che s'intreccia con processi storici diversi: la ricostruzione, il boom economico, la conflittualità politica, la crescita delle città e delle periferie, ma soprattutto il rinnovamento ecclesiale che trova un nodo di svolta nel Concilio Vaticano II e nella sua prima recezione. In tale contesto, l'architettura delle chiese può essere considerata una fonte preziosa per lo studio delle comunità cristiane e della società civile: la storiografia si è però finora limitata a sottolineare il valore delle opere dei più noti ""maestri"""" dell'architettura italiana. Il volume, che raccoglie due saggi di Carlo Tosco e Andrea Longhi, si propone d'indagare l'architettura di alcune chiese italiane nel proprio contesto, tentando di restituirne la densità del vissuto liturgico, comunitario e sociale. L'opera di alcuni progettisti chiave del dopoguerra (Quaroni, Michelucci, Muratori, Figini e Pollini, Gabetti e Isola, i fratelli Castiglioni) e gli interventi edilizi più rilevanti promossi dalla Chiesa italiana e dalle associazioni cattoliche vengono letti alla luce del pensiero di alcuni protagonisti della vita ecclesiale (da don Milani e don Mazzolari a Luigi Gedda e Carlo Carretto) e del magistero pontificio (da Pio XII a Paolo VI). Un'attenzione particolare ai percorsi di committenza e di realizzazione consente di mettere in luce aspetti poco indagati del rapporto tra Chiesa italiana e cultura architettonica, tra vita liturgica ed autocomprensione ecclesiologica delle comunità."" -
Sisto IV, Innocenzo VIII e la geopolitica dello Stato Pontificio (1471-1492)
Questo libro rappresenta una significativa novità nel panorama degli studi sulla Storia della Chiesa e, in particolare, sui Pontificati di Sisto IV e di Innocenzo VIII, la cui politica estera è stata sinora poco meditata dalla storiografia; grazie ad una vasta documentazione archivistica ed una aggiornata bibliografia, l'autore riesce a coniugare la comparazione delle fonti con una nuova interpretazione dell'azione di Sisto IV, l'iniziatore della fase matura del Rinascimento per lo Stato Pontificio. La cronaca delle battaglie e delle congiure è corredata dalle schede biografiche dei protagonisti e dalla descrizione delle magistrature; di notevole interesse l'analisi delle bolle pontificie dirette contro Lorenzo de' Medici e delle fonti dottrinali cui si ispirarono. La disamina dell'evoluzione della politica estera si accompagna così allo studio delle complesse vicende istituzionali dei singoli Stati italiani. -
I fondamentalismi nell'era della globalizzazione
Il fenomeno della globalizzazione è ormai un dato con cui le società civili e le comunità religiose devono fare i conti. L'economia, l'arte, lo sport, la politica, la religione, vivono o subiscono i condizionamenti di questa forma particolare di interdipendenza. Il presente volume intende esaminare i fondamentalismi alla luce del fenomeno della globalizzazione, la quale, in varie forme, provoca e condiziona la nascita di rivendicazioni socioreligiose. Il testo si divide in due parti. La prima riporta i saggi che prendono in esame soggetti, processi, contraddizioni vecchie e nuove della globalizzazione e delinea il quadro della globalizzazione, con i suoi inevitabili riflessi sociali e culturali e le pesanti ricadute sul mondo dell'economia, della politica, dei diritti e della comunicazione. Nella seconda parte si passa ad esaminare il problema particolare dei fondamentalismi, che hanno acuito le rivendicazioni identitarie e sono ragione di continui conflitti e tensioni internazionali. -
Diario della mia prigionia (1943-1945)
Giovanni Ostinelli (Como, 1922-2009) è stato uno dei circa 615.000 militari italiani che, catturati dai tedeschi nel settembre 1943, hanno preferito restare nei Lager piuttosto che porsi al servizio del nazismo. La sua storia non è dunque molto diversa da quella dei suoi compagni di sventura e di resistenza. Il suo diario di prigionia, scritto e conservato con grande cura e finora inedito, è tuttavia un documento di notevole interesse, con tratti di novità rispetto a opere simili. In primo luogo perché Ostinelli non subì soltanto le angherie dei tedeschi, ma anche quelle dei francesi, che lo tennero nei loro campi di concentramento fino al dicembre 1945. In secondo luogo perché si tratta di una delle rare testimonianze provenienti dai campi riservati alla truppa, mentre la gran parte dei diari fin qui pubblicati riflette l'esperienza degli ufficiali. Infine perché la sua vicenda mette bene in luce le differenze che pure ci furono tra gli aguzzini e le guardie e rende così omaggio anche a quegli austriaci che seppero aiutare e confortare i nostri internati. Soprattutto, però, il diario di Ostinelli è documento della straordinaria maturazione di un giovane cristiano che, nella dura esperienza della deportazione, seppe tener fermi gli ideali appresi nella FUCI (di cui fu presidente a Como) e nell'Azione Cattolica, facendosi testimone del Vangelo e rileggendo alla luce della fede il proprio presente e il proprio auspicato futuro.