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La città di Vitruvio per Leonardo. Le mostre del cinquecentenario
Il volume raccoglie le testimonianze dei curatori delle più importanti mostre su Leonardo realizzate nel 2019 in occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte del Vinciano. Le iniziative sono illustrate in ordine cronologico e i testi dedicano particolare attenzione alle fasi di progettazione, ai restauri, all’allestimento, ai supporti multimediali, alle attività educative e promozionali, agli obiettivi e ai risultati. Le mostre sono raccontate con contributi originali, che restituiscono un’aggiornata documentazione sullo stato della conoscenza della personalità artistica di Leonardo e della sua scuola, sulle ultime novità, ipotesi, attribuzioni. Il volume diventa così uno strumento prezioso per l’approfondimento degli studi, oltreché per la diffusione della conoscenza sulla vita e l’opera dell’artista. -
Settecento veneziano. Studi letterari
Un viaggio attraverso il Settecento letterario veneziano alla ricerca delle sue espressioni più innovative e tuttora percepite come apertura alla modernità. Tali il giornalismo nelle sue varie declinazioni - dall'erudizione alla critica, all'informazione sulle novità editoriali -, la commedia di Goldoni, specchio di una realtà morale che è anche la nostra, e le nuove proposte teatrali di fine secolo, testimonianze di un'età di rivoluzioni politiche e sociali, dalla Francia a Venezia. -
Parole della nostra storia. Perché il greco ci riguarda
Il greco si annida anche là dove meno ce lo aspetteremmo. Basti pensare, per esempio, alla parola «attimo», che pronunciamo ogni giorno, e che probabilmente ha alle spalle àtomos, usato già da Aristotele nel senso di una «frazione di tempo indivisibile». Aveva dunque buon gioco Percy Shelley nel dichiarare, a inizio Ottocento: «Siamo tutti greci. Le nostre leggi, la nostra letteratura, la nostra religione, le nostre arti hanno le loro radici in Grecia». Ma è proprio così? O la nostra sensazione di intimità con questi antenati è fuorviante? E la casa dei greci è davvero confortevole? Non c'è nulla di perturbante in quelle antiche stanze? Con stile brillante e tono colloquiale Giorgio Ieranò ci guida alla scoperta di quella che non è affatto un'eredità racchiusa in uno scrigno prezioso di cui noi siamo i fedeli e pacifici custodi, ma un percorso accidentato e labirintico, in cui le parole greche sono state giocate su diversi piani e nei modi più imprevedibili. Un'indagine che investe il lessico dell'anima (da «psiche» a «eros»), del sacro (da «Cristo» a «teologia»), della cultura (da «filologia» a «scuola»), e della politica (da «democrazia» a «economia»), fino a un termine tornato drammaticamente in auge in tempi recenti, «epidemia». Attraverso riletture illuminanti, storie e interpretazioni inedite, l'autore racconta le vicende di forzature e riscoperte, contaminazioni e metamorfosi che si perdono nel vortice caotico della storia. E, parlando degli antichi, parla anche un po' di noi, di quel «noi» che siamo, o che vorremmo essere. -
Maurizio Cattelan. Index. Ediz. illustrata
Come le tessere di un mosaico, le interviste concorrono a creare un ritratto unico e inedito della cultura visiva degli ultimi decenni, così come della pratica di Maurizio Cattelan e della sua ricerca sull'identità, la società in cui viviamo e il potere delle immagini.«Domanda a Gianni Agnelli: ""La cosa più importante che ha fatto?"""". Risposta: """"Non capisco la domanda"""". Così è l'Index (Marsilio) di Maurizio Cattelan, attento a non rilasciare interviste, altrettanto scrupoloso nel collezionare quelle più o meno consistenti fatte da lui.» – Simone Mosca, la RepubblicaAlquanto sfuggente nel rilasciare interviste, Maurizio Cattelan riveste perfettamente il ruolo di intervistatore. Per vent'anni, dal 2001, ha tenuto costantemente conversazioni e dialoghi con altri artisti - a volte direttamente, talvolta per interposta persona, o qualche volta in spirito - per la prima volta. La lista degli interlocutori costituisce uno sbalorditivo coro di voci, oltre che un album di famiglia sui generis, spaziando da artisti emergenti ad altri affermati - alcuni dei quali scomparsi - e include figure di creativi quali architetti, designer, chef, pensatori, scrittori, editori, truccatori, celebrità di Instagram e personaggi del mondo della moda e dello spettacolo. Originariamente pubblicate su riviste e quotidiani, in monografie di artisti e cataloghi di mostre, queste oltre 130 conversazioni sono qui ristampate in copia anastatica, nella loro veste originale. Scorrendo i nomi degli intervistati e leggendo i testi, prende forma un coro strabiliante di voci, tra artisti giovani ed emergenti, altri affermati o passati alla storia e ormai deceduti, incluse figure creative come architetti, designer, chef, pensatori, scrittori, editori, truccatori, celebrità di Instagram o personaggi del mondo della moda e dello spettacolo."" -
Il figlio del figlio perduto
Nella Vienna della fine degli anni Venti, il giovane Alfred Mohylewski, appassionato studente di architettura affidato alla guida illuminata del suo tutore, Dr Frankl, è di ritorno da un viaggio a Berlino quando gli viene proposto di assistere al congresso mondiale degli ebrei fedeli alla Legge che si tiene in quei giorni in città. Figlio di un ebreo convertito che si è lasciato la religione alle spalle, entrando in conflitto con la famiglia di origine, Alfred è curioso delle proprie radici e accetta subito l'invito: una decisione che gli permetterà di incontrare in circostanze del tutto casuali, oltre che molto avventurose, lo zio che non ha mai conosciuto. Welwel è il fratello di suo padre e viene dalla Galizia orientale, dove è proprietario dei vasti terreni di Dobropolje. Insofferente a mondanità e frivolezze e, soprattutto, alla borghesia ebraica assimilata, alla modernità di Vienna lo zio Welwel preferisce di gran lunga gli shtetl e le campagne, dove le tradizioni sono rimaste tali. Cosa lo ha spinto a percorrere tutta quella strada sul suo carro, da est a ovest, dai campi della Podolia - oggi Ucraina - alla capitale? In questo suo primo romanzo, parte di quella che è stata definita la migliore saga ebraica scritta in lingua tedesca, Soma Morgenstern ritrae nei dettagli un mondo che non c'è più, spazzato via dalle due grandi guerre. Le sue pagine, finalmente tradotte anche in italiano, restituiscono con ironia e grande realismo paesaggi rurali e scorci urbani, una galleria di personaggi eruditi e ingenui, eleganti e miserabili, la varia umanità di una società in bilico tra innovazione e conformismo, alla ricerca di un'identità che, pur rispettosa di regole e rituali, sia in armonia con la comunità di cui vuole essere parte integrante. Con una nota di Wlodek Goldkorn. -
Fritz Lang
Autore di capolavori come Il dottor Mabuse, Metropolis, M, Lang persegue un’idea rigorosa di regia, definita «inesorabile» da Truffaut, in cui l’autore programma e dirige ogni fase del lavoro compositivo. I suoi film costruiscono con straordinaria abilità le immagini come forme dinamiche, strutture geometriche in movimento. Il suo senso della visione e la capacità di costruzione plastico-architettonica contribuiscono a definire la nuova estetica del film. L’itinerario cinematografico di Lang è diviso in due parti, perché l’avvento del nazismo lo spinge prima a Parigi e poi a Hollywood: a Berlino preferisce storie e personaggi carichi di valenze simboliche e di aspetti metaforici ed esemplari; a Hollywood si misura con la macchina produttiva americana e con i generi, delineando un mondo dominato dal crimine e dall’inganno. -
L'aurora boreale. Autointepretazione. Testo tedesco a fronte
Das Nordlicht, il ciclopico poema di Theodor Däubler che conta più di trentamila versi, esce a Monaco di Baviera nel 1910, dopo una lunga gestazione iniziata ai piedi del Vesuvio. Viene ripubblicato a Lipsia tra il 1921 e il 1922, riveduto e arricchito di un brano introduttivo in prosa, voluto dallo stesso Däubler, che ne aiuta la lettura. Di questo testo, intitolato Die Selbstdeutung, è qui proposta per la prima volta la traduzione italiana, cui seguirà quella dell'intero Nordlicht. Un'opera in cui l'autore, come ha scritto Ladislao Mittner, «si sforza di stringere tutto il passato ed intanto anticipa genialmente l'avvenire», ispirandosi al mito dell'aurora boreale: in grado di svelarci non solo la sopravvivenza del sole all'interno di una terra che ne era parte e anela a ricongiungervisi, ma anche l'incessante cammino dell'umanità verso la vittoria dello spirito. -
Non fiori ma opere di bene
La protagonista di questo romanzo si chiama Elisa Fuksas, come l'autrice, ed è Elisa Fuksas, almeno nelle intenzioni e nei desideri. Soprattutto nella ricerca. Tre anni or sono, Elisa era in piedi, la notte di Pasqua, nel battistero di Firenze, aveva trentasette anni e, dopo un periodo di avvicinamento e studio della religione cattolica, aveva deciso di battezzarsi, sollevando un coro di santità ed eccezioni, dalla famiglia, al confessore, al vescovo, fino a lei stessa e ai passanti. Ma in fondo sono le incertezze e le certezze che rendono umani, l'accesso a un'eternità a venire. Alla santità, anche, perché no. Non fiori ma opere di bene, a metà tra videogioco e romanzo cavalleresco, racconta le vicende della protagonista che, ormai battezzata e convinta delle possibilità e delle promesse del battesimo, si mette alla ricerca, nel cimitero del Verano a Roma, della tomba di famiglia del nonno paterno. Tomba di famiglia di cui tutti parlano e dicono, sulla quale tutti conoscono aneddoti e storie, della quale il padre - con la memoria architettonica e quantitativa che forse aveva già ma che il mestiere gli ha esercitato - indica addirittura la posizione. Solo che questa tomba, come certe radici, certe origini, certe appartenenze pure, non si trova. C'è, ma non si trova, non è dove tutti dicono che sia. E così, tra arciconfraternite che gestiscono porzioni di cimitero, vite che si intrecciano alle bacche dei pioppi, a vialetti che paiono condurre in un certo luogo e invece divergono verso un altrove non sempre confortante, e medium torinesi, la protagonista, così come si è appropriata, attraverso il battesimo, dell'eternità a venire, si appropria e soprattutto ci regala l'unica eternità accessibile agli esseri umani, come ha scritto Simone Weil: il passato. Con tono comico e tragico, e una lingua che riflette e pensa, Elisa Fuksas aggiunge un altro tassello alla propria biografia desiderata.Proposto da Francesco Rutelli al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Non fiori ma opere di bene è un viaggio reale e metafisico in una città, che è Roma, e in un suo quartiere che è anche il suo storico cimitero, e che diviene campo di una battaglia contro lo spazio, il passato, la morte. Elisa Fuksas gioca abilmente con il tempo, nemico e amico, che trasforma tutto e sembra rendere impossibili anche le cose più semplici: cercare la tomba di un misterioso nonno lituano morto nel 1950 e sepolto appunto al Verano. Trovare e capire le nostre origini è esercizio difficile e riappropriarsene richiede lavoro e immaginazione. Per farlo la protagonista si perde nella città dei morti, molto simile a quella dei vivi, cerca una tomba che è metafora di tutte le sparizioni e degli spariti di qualsiasi vita, per poi capire che in fondo non è così importante arrivare a una soluzione. Grazie a una lingua cristallina e lucida il romanzo apre a interpretazioni e riflessioni sulla paura della fine, certo, ma di contro e inevitabilmente sulla vita e i suoi continui cambi di stato: i ricordi, le verità, un... -
Il mercato dell'informazione. Notizie vere, false e sensazionali nella Venezia del Cinquecento
Prima dei giornali e delle gazzette, la stampa di largo consumo italiana del primo Cinquecento è dominata dai racconti in versi e in prosa legati all'attualità, solitamente venduti nelle piazze da ambulanti o cantastorie. Sono narrazioni che confondono frequentemente il vero e il falso, la realtà e la finzione; cronache spesso partigiane, talvolta esagerate e non sempre attendibili. Siamo agli albori del mercato dell'informazione e assistiamo alla nascita di un pubblico di ascoltatori, lettori e consumatori, colpito da quella febbre per le notizie che contagia ampi strati del popolo urbano del tempo. In questo ambito, Venezia ricopre un ruolo fondamentale, grazie all'industria tipografica più fiorente d'Europa, all'intensa attività diplomatica e alla centralità nello scacchiere politico-commerciale del Mediterraneo. Il mercato dell'informazione pubblica del primo Cinquecento è caratterizzato da fenomeni che rimandano a dinamiche del mondo della comunicazione contemporaneo: la presenza di fake news, la propaganda, la rivendicazione della veridicità della notizia e la nascita del sensazionalismo. -
Tutti i bambini perduti. Le indagini di Jackson Brodie. Vol. 4
«Un bambino smarrito è la cosa più brutta che ci sia; uno ritrovato, la cosa più bella del mondo.» Lo sa bene Tracy Waterhouse, ex poliziotta ora a capo della sicurezza in un grande centro commerciale di Leeds, una donna dalla condotta irreprensibile fino al giorno in cui, seguendo un impulso a dir poco azzardato, decide di fare un acquisto non proprio legale e di comprare una bambina. Ora ha finalmente qualcuno da amare, ma il gesto istintivo potrebbe costarle tutto ciò che possiede. Da quel momento, la routine della sua vita si trasforma in modo drammatico. Per di più, all'improvviso spunta un certo Jackson Brodie (quel Jackson Brodie, il detective), alla ricerca delle radici di una cliente e di informazioni su una vecchia indagine che Tracy vuole solo dimenticare. Ma la natura umana, si sa, sente il bisogno di trovare la verità, anche se la verità, in questo caso, non fa che rendere ancor più profondo il mistero di ciò che è davvero accaduto. E così, a tutti i personaggi coinvolti in questa tormentata e ilare avventura, che sfiora i nodi più critici dell'essere genitori e dell'essere figli, sarà presto chiaro che il passato non si cancella, e che le buone azioni non restano impunite. Sfaccettati, palpabili, reali, i protagonisti di questo romanzo, che sovverte le regole del genere intrecciando fili neri, rosa e gialli in un arazzo complesso e ricchissimo, offrono al lettore una gamma profonda e variegata di vicende umane. -
La sirena di Black Conch
Sono secoli che Aycayia nuota nelle acque dei Caraibi, al largo dell'isola immaginaria di Black Conch. Tantissimi anni fa era una donna giovane, la più bella del suo villaggio, che la maledizione delle mogli gelose aveva trasformato in una creatura marina, intrappolandola nel corpo di un pesce. Perché Aycayia non era solo bella, era anche sensuale, sprigionava un'energia erotica che risvegliava inquietudine e faceva paura. Per questo era stata punita. Da qualche tempo, alba dopo alba, il suo corpo di sirena emerge dal mare, attratto dalla melodia intonata da un pescatore solitario. Un giorno, mentre crede di avvicinarsi alla barca che conosce, Aycayia si ritrova preda di uomini senza scrupoli, che la catturano e la trascinano a terra come un trofeo. Sarà David, il pescatore dalla bella voce, a liberarla, e le sue cure e il suo amore la spoglieranno di pinne e squame, rimutandola in donna. Tra i loro due mondi, così infinitamente distanti, comincerà a vibrare un sentimento di fiducia, che diventerà indifeso abbandono, fino all'esplosione della passione, delicata e primitiva insieme. Ma non tutte le trasformazioni sono per sempre e, si sa, la gelosia – come l'amore – può avere la forza di un uragano. Un racconto che si snoda con la purezza delle favole, una fiaba moderna e dolceamara che intreccia con ironia gli ingredienti del mito al pungente realismo del quotidiano. -
A che cosa serve l'arte
Nel nostro tempo, pochi hanno affinato l’arte di fare domande come Hans Ulrich Obrist, che dagli anni novanta intervista architetti, scienziati, filosofi, artisti e scrittori, stabilendo con ciascuno di loro un dialogo vitale e costruttivo. Fin dalle prime mostre «fuori formato» in cucina o all’interno di una stanza d’hotel, quest’uomo insieme «giovane e antico, elegante e dinoccolato» non ha mai smesso di interrogarsi sul ruolo dell’arte contemporanea in un’epoca caratterizzata da traumi continui, accelerazioni drammatiche e fenomeni estremi, tecnologici e sociali. Negli anni, grazie anche alle figure che ne hanno influenzato la formazione e la visione del mondo – da Giorgio Vasari a Gerhard Richter, da Édouard Glissant a Nathalie Sarraute, da Fischli e Weiss a Maria Lassnig –, Obrist ha riposto nuovi strumenti nella sua cassetta degli attrezzi, con i quali prova a rivendicare, mostra dopo mostra, incontro dopo incontro, la centralità della «parte più acuta e qualitativa dell’arte» nella storia dell’umanità. Nel tentativo di delineare un orizzonte sempre più ampio, in cui l’arte crei ponti, metta in contatto realtà, persone, conoscenze e saperi diversi, il curatore immagina un futuro che contempli il cambiamento. Ecco forse a che cosa servono l’arte e il suo valore di profezia: ad affermare con voce limpida che il cambiamento è possibile, che l’utopia non è un sogno, ma un progetto non ancora realizzato, inconcepibile finché non viene annunciato. Passando con disinvoltura dagli aneddoti personali alla riflessione sul suo lavoro come pratica culturale utile, Obrist conduce il lettore lungo un cammino per sua natura divagante e illumina gli aspetti latenti del panorama artistico degli ultimi anni. -
La coppa dell'amore. La saga di Poldark. Vol. 10
Cornovaglia, 1813. Una coppa d'argento giace abbandonata in una grotta, insieme ad altri oggetti rubati. Porta incisa un'iscrizione in latino, amor gignit amorem, ""amore genera amore"""". È il motto che sembra governare le pagine di questo nuovo episodio della saga, che si apre con il ritorno a casa, dopo lunghi anni di guerra in Europa, di Geoffrey Charles, il cugino di Ross. Per celebrare l'evento Geoffrey organizza una grande festa, che è l'occasione per rivedere in scena i principali personaggi e aprire il sipario sulle loro incandescenti passioni. La turbolenta storia d'amore tra Clowance e Stephen ha di nuovo cambiato rotta, e questa volta conduce i due addirittura al matrimonio, anche se le improvvise ricchezze da lui ottenute con la rapina alla banca di George Warleggan destano più di un sospetto. Jeremy invece continua a venire respinto dall'ambiziosa Cuby Trevanion ed è colto dalla disperazione quando si sparge la voce che la sua amata sta per sposare il cinico e affascinante Valentine Warleggan. Intanto nelle trame sentimentali si inseriscono altre figure, come la solitaria Selina Pope, da poco rimasta vedova in circostanze oscure. Ma anche nelle vite, apparentemente tranquille, di Ross e Demelza stanno per intervenire grandi cambiamenti."" -
Dentro la gabbia
Moreno Zanon è un campione di Mma, le arti marziali miste che vedono i combattentirndarsi battaglia all’interno di una gabbia. Ha il corpo ricoperto da tatuaggi e un passatorningombrante. Lui è convinto di esserselo lasciato alle spalle, ma il caso è pronto a farglirncapire che si sbaglia. Proprio nel momento in cui le cose sembrano girare per il versorngiusto, infatti, con un incontro importante alle porte e una storia d’amore appena nata, ilrnmaresciallo Di Ciolla gli comunica che il fratello Marco è stato accoltellato in carcere arncausa di un debito con un ex appartenente alla Mala del Brenta, accanito scommettitore.rnPer ripagarlo, Moreno sarà costretto a diventare l’attrazione principale del Combat Circus,rnuna sorta di moderno Colosseo dove i lottatori si affrontano in feroci incontri clandestini.rnMa nulla è come sembra, e l’unico modo che Moreno troverà per uscire dalla spirale dirnricatti in cui è finito sarà lottare e allearsi con chi, come lui, sembra essere destinato allarnsconfitta.rnCosmo afferra il lettore e lo trascina tra le ombre di una periferia urbana e umana dovernlegalità e illegalità si confondono: con la lente del noir, là dove l’estasiante bellezza dirnVenezia è soltanto un miraggio, racconta una zona grigia, popolata da persone chernfuggono dal proprio passato in cerca di riscatto. -
Fine di un matrimonio
Fine di un matrimonio comincia con la fine del matrimonio tra Berta e Libero. Berta ha unarngalleria d’arte e Libero ha un’altra. Berta non ascolta cosa le stia dicendo Libero, Bertarnnon capisce perché quest’altra donna di cui non ha mai sospettato nulla, di cui nonrnconosce il nome, appaia e si mangi il futuro. Libero, invece, quella sera – in cui tutto finiscerne tutto comincia – esce di casa, e scompare. È vero, diceva sempre di essere stanco delrnsuo lavoro e della sua vita, ma che c’entra un’altra donna? Perché ne aveva bisogno? Bertarnnon lo sa, e nel tentativo di capirlo parla d’altro: di sé, del proprio corpo, di cosa farnernadesso che è sola, ha quasi cinquant’anni e non è né giovane né vecchia, adesso che èrnesattamente com’era prima di sposarsi. Berta racconta la fine del suo matrimonio perrniniziare a raccontare se stessa. Perché i romanzi – certi romanzi, e di sicuro questo –,rnproprio come la vita, non sono solo “fatti”: tra una vicenda e un’altra, tra la fine di unrnmatrimonio e l’inizio di qualcosa di diverso, ci sono pensieri, parole, opere e omissioni. Cirnsono rimpianti – è tardi per avere un figlio? e per recuperare il rapporto con la propriarnmadre? –, dubbi e paure. C’è il bisogno disperato di dimostrare a se stessi di essere vivi.rnInnamorarsi, in fondo, è più semplice che tenere in piedi un matrimonio o una relazione,rnricominciare è meno faticoso che provare a riparare: questo racconta, a ogni riga,rnl’esordio di Mavie Da Ponte. O, forse, mostra che definirsi “innamorati” è troppo facile, ernper questo – come ha scritto Fleur Jaeggy – non bisognerebbe mai dirlo. Così Berta,rnquando scegliere non sembra più una possibilità e le difficoltà dei suoi rapporti paionorninsormontabili, capisce che frequentare il salone di bellezza di Sara – la chiama così perrnsemplificare, ma quale sarà il suo nome cinese? – ha più a che fare con il pensiero e l’arternche con le unghie; anzi, le unghie e il corpo certe volte sono il pensiero e l’arte. -
Gibellina. Memoria e utopia. Un percorso d'arte ambientale
La notte fra il 14 e il 15 gennaio del 1968 diverse città della Valle del Belice in Sicilia furono colpite da un violento terremoto. La città di Gibellina, un piccolo centro dell'entroterra, venne rasa al suolo e ricostruita venti chilometri più a valle. Il saggio indaga il virtuoso processo creativo che, grazie all'impegno di Ludovico Corrao, ha convertito la distruzione in un'occasione di rinascita e prende per la prima volta in esame in maniera esaustiva le opere realizzate sul territorio di Gibellina da artisti come Alberto Burri, Pietro Consagra, Carla Accardi, Nanda Vigo, Arnaldo Pomodoro. Tutte le più cruciali tendenze artistiche dell'età contemporanea sono rappresentate: dall'Informale all'Arte ambientale, dalla Land Art all'Arte pubblica, e tutte sono riconducibili alla dialettica opera/ambiente. Questo saggio studia la relazione tra il centro e la periferia, la dislocazione forzata, lo slittamento visivo e la possibilità di recupero come alcune delle componenti che concorrono a rendere Gibellina luogo metaforico della condizione esistenziale contemporanea, e propone una ricognizione aggiornata delle opere d'Arte ambientale realizzate a e per Gibellina offrendo spunti inediti di riflessione su una realtà in cui rovine e arti visive, distruzione e cultura si incontrano per dare vita a un'utopia ancora oggi attuale. -
Matasaburo del vento e altri racconti
In un paesino di montagna, l'improvvisa comparsa di uno strano ragazzino dai capelli rossi all'inizio dell'anno scolastico porta scompiglio tra gli alunni di una piccola scuola elementare. Il misterioso nuovo arrivato, Takada Saburō, verrà presto etichettato dai suoi compagni come Matasaburō, una divinità del vento, poiché ogni sua azione sembra essere accompagnata da impetuose folate. Nell'arco di dodici giorni, i ragazzini protagonisti del racconto stringeranno amicizia con Saburō, rimanendo però coinvolti in situazioni ed eventi inspiegabili che li spingeranno a insospettirsi sempre di più circa la vera identità del loro compagno. Oltre a quello che dà il nome alla raccolta, nel volume sono contenuti altri racconti che illustrano i temi più rappresentativi e ricorrenti della poetica di Kenji: l'amore per la natura sublime, il rapporto con l'alterità e con il divino, la rielaborazione originale delle suggestioni buddhiste e degli studi scientifici, l'uso innovativo e peculiare della lingua. -
Storia di un motto d'amore e d'amicizia «Usque dum vivam et ultra»
Concepito come un'inchiesta, il saggio insegue le tracce del fortunato motto latino «Hyeme et aestate, prope et procul, usque dum vivam et ultra» («D'inverno e d'estate, vicino e lontano, finché vivrò e oltre»), prendendo le mosse dalla sua comparsa nelle prime pagine di Una questione privata di Fenoglio e dal suo più noto antecedente, il Daniele Cortis di Fogazzaro, per risalire, attraverso le epigrafi di due monumenti perduti, alle sue origini nel classicismo settecentesco, e indagarne la preistoria nell'iconografia rinascimentale dell'amicizia e la sua gestazione nell'imago amoris sive amicitiae della didascalica medievale. Terminato il percorso à rebours, il saggio ripercorre quindi le tappe della fortuna moderna del motto soffermandosi sulla sua straordinaria diffusione tra Ottocento e Novecento, con le sue sorprendenti riprese, da Pirandello ad Ada Negri, da Jolanda a Buonaiuti, da Brecht a Elsa Morante, e avanzando un'ipotesi nuova (e cinematografica) per la fonte della sua conoscenza da parte di Fenoglio. Un viaggio appassionante nella letteratura di autori e periodi lontani tra loro, che attraversa anche altre e diverse discipline, dalla storia dell'arte all'architettura dei giardini, dall'iconografia all'emblematica, dalla filologia alla storia del cinema. -
Indossare la trasformazione
Gli abiti trasformabili contengono in sé il cambiamento e, con pochi gesti, possono assumere diverse forme una volta indossati. Sono più di un'istanza funzionale alle esigenze della vita moderna: educano l'occhio all'instabilità della moda, forniscono una risposta strutturale al desiderio di cambiamento delle persone, danno corpo allo spettacolo della modernità privilegiando il movimento alla materia. Il libro affronta la fascinazione modernista per questi abiti in relazione alla mutevolezza della moda e sullo sfondo delle sue implicazioni culturali all'inizio del xx secolo in Italia, mettendo in connessione ricerca artistica, cultura visiva e sartoriale. Dal design anonimo promosso dalle riviste femminili per rimodernare il guardaroba della stagione precedente agli abiti della creatrice di moda, femminista e attivista Rosa Genoni; dal trasformismo dell'attore Leopoldo Fregoli all'eleganza pittorica e interspecie dell'artista Filippo de Pisis, l'autrice accompagna il lettore alla scoperta del processo di metamorfosi delle sensibilità moderne, attingendo a una pluralità di fonti che includono fotografia, teatro, letteratura, pittura e cinema degli esordi. -
Commento alle Orazioni di Cicerone. Testo latino a fronte
Quinto Asconio Pediano è il più importante esegeta antico delle orazioni di Cicerone. Di lui ci rimane il commento, scritto in età neroniana, a cinque discorsi (due senatorii e tre giudiziari) dell'Arpinate: In Pisonem, Pro Scauro, Pro Milone, Pro Cornelio, In toga candida. Composto nella forma del commentario lemmatico, in un linguaggio semplice e scorrevole, l'apparato asconiano, qui per la prima volta tradotto in italiano, illustra le orazioni di Cicerone non tanto dal punto di vista linguistico quanto da quello storicogiuridico, gettando viva luce su alcuni momenti delicati e importanti della storia di Roma repubblicana e fornendoci numerose notizie non trasmesse da altre fonti. Da sottolineare, al riguardo, la grande affidabilità dell'autore, che non di rado fonda il suo commento sulla diretta consultazione di autorevoli documenti d'archivio (quali gli Acta Publica, ove era data notizia degli avvenimenti di interesse pubblico e dei fatti della vita politica della capitale) e su testi di cronaca contemporanea di difficile reperimento (come l'Expositio consiliorum suorum, il ""diario segreto"""" scritto da Cicerone in difesa della sua azione politica).""