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Concordanze liriche
Il volume attraversa opere e autori significativi della lirica novecentesca con analisi e riletture di testi condotte secondo una precisa metodologia concordanziale di pedinamento lessicale all’interno di un sistema poetico di riferimento. Ripercorrere l’evoluzione intratestuale delle parole dei versi, rintracciare la rete che le lega sotterraneamente l’una all’altra e che rivela un di più di senso è la linea guida che governa gli studi critici qui raccolti, articolati in dittici dedicati a voci poetiche di primo piano nel canone lirico italiano del XX secolo. Dopo un saggio di apertura, di taglio tematico e trasversale, si succedono gli approfondimenti sui versi di Sbarbaro, Rebora, Saba, Montale, Quasimodo, Luzi e Sereni che puntano di volta in volta l’attenzione verso segmenti specifici del loro mondo poetico, aggiungendo ulteriori tasselli interpretativi su aspetti più o meno noti e indagati della loro produzione lirica. -
Il Gramsci di Pasolini. Lingua, letteratura e ideologia
I saggi raccolti in questo volume analizzano il complesso e problematico rapporto che Pasolini ha intrattenuto con Gramsci e il suo lascito intellettuale e politico. Con il contributo di specialisti provenienti da ambiti e tendenze anche molto diversi, in particolare dagli studi storici, dalla linguistica e dalla critica letteraria, il libro propone un'accurata indagine della ricezione delle categorie gramsciane di nazionale-popolare, egemonia e mediazione. Numerose pagine sono inoltre dedicate allo studio delle Ceneri di Gramsci, tra i componimenti maggiori di tutta l'opera pasoliniana, anche per la posizione problematica del poeta nei confronti del pensatore sardo: «Con te e contro te; con te nel cuore, / in luce, contro te nelle buie viscere». -
Obscuritas
Nell'estate del 2003, mentre gli americani stanno invadendo l'Iraq, a Stoccolma un arbitro di calcio di origini afgane viene picchiato a morte. Dell'omicidio è accusato Giuseppe Costa, uomo dal temperamento focoso, nonché padre di uno dei giocatori della squadra. Ma, al solito, non c'è nulla di definitivo. Di fronte alle insistenze di Costa, che continua a dichiararsi innocente, il capo della polizia decide di chiedere aiuto a Hans Rekke, professore di psicologia ed esperto mondiale di tecniche di interrogatorio, noto per aver trovato in passato la soluzione di enigmi apparentemente indecifrabili. Rekke fa parte dell'alta società di Stoccolma, è sofisticato, colto, grande esperto di logica e musica, ma è anche dipendente dai farmaci, ed è un uomo fragile. Dopo un avvio non particolarmente fruttuoso, si ritrova a collaborare gomito a gomito con Micaela Vargas, giovane poliziotta di origine straniera, cresciuta nei bassifondi della capitale e tirata dentro all'indagine quasi per caso. Una coppia decisamente originale, che decide di andare a fondo di un caso che li trascina nella caccia della Cia ai terroristi e nella guerra dei talebani contro la musica. Chi era davvero l'arbitro ucciso? È ragionevole considerarlo una vittima? La ricerca della verità costringerà Rekke e Vargas a cambiare continuamente prospettiva, in un crescendo di suspense e colpi di scena. -
Non nel mio nome
Davanti alle tragedie collettive degli ultimi mesi Michele Santoro sente il bisogno di lanciare un grido d’allarme contro l’orrore che ci lascia ormai indifferenti. In questa sconvolgente e appassionata denuncia non fa sconti e sottopone a una feroce critica tutte le grandi contraddizioni che ci hanno condotto sull’orlo del baratro: una democrazia bloccata da una politica inconcludente e impreparata, che non vede alternative se non affidarsi a tecnici e cavalieri salvifici; la parabola del populismo che ha mostrato tutti i suoi limiti nella disfatta del Movimento 5 Stelle, che pure era emerso come forza dirompente in grado di smuovere le acque di una politica insensibile ai problemi dei cittadini; un’informazione ormai megafono della propaganda, da cui è bandito non solo il dissenso ma qualsiasi interrogativo, e che si riduce a inseguire e ingigantire questioni pretestuose, senza incidere sulle sorti del paese.rnUno non si è mai piegato alla logica del consenso. L'altro ne ha fatto l'arma con cui espugnare il paese. Uno ha cercato la verità per raccontarla. L'altro è maestro nell'arte di dissimularla: entrambi magnetici e capaci di catalizzare l'attenzione, quelle di Silvio Berlusconi e Michele Santoro sembrano vite parallele. Parallele, ma destinate a incontrarsi generando alcuni scontri tra i più accesi a cui l'Italia abbia assistito negli ultimi trent'anni. Con il suo stile documentaristico e narrativo, partendo proprio dai contrasti di cui sono stati protagonisti, Santoro traccia una appassionante controstoria del Cavaliere, della sua ascesa e degli eccessi, dei trionfi e dei passi falsi. Un'epopea a colpi di misteri, incontri, diktat e editti, personaggi e volti più o meno noti, comprimari e comparse, dalle maratone antimafia che il giornalista condusse a reti unificate alla discesa in campo di Berlusconi, dalla frattura plateale del 2001 da Sofia alla puntata-duello di Servizio Pubblico del 2013. Fino alle ultime, inaspettate, aperture: «La statura politica, le capacità umane e imprenditoriali di Berlusconi sono fuori discussione»; «A Santoro non hanno mai fatto difetto né l'intelligenza, né la capacità giornalistica di individuare il punto delle questioni». Una pace definitiva? Una tregua? O una nuova fase del duello per arrivare alla verità? -
L'inganno
Una potente macchina di dolore umano nonrngiustificato e non giustificabile, che adoperarnun diritto dei cattivi introdotto «dopo l’Unitàrnd’Italia per combattere i briganti, usato a pienernmani dal fascismo per perseguitare i dissidenti,rnignorato dai repubblicani» e riportato in augerndai moderni paladini della giustizia. È questarnoggi l’Antimafia, un sistema dove l’eccezionerndiventa regola e l’emergenza permanente è l’altarernsul quale sacrificare la libertà in nome della lottarnal crimine. Così confische e sequestri colpisconornmigliaia di cittadini e imprenditori mai processati,rno piuttosto assolti. Così sentenze anticipanornleggi, pene crescono al diminuire dei reati e unarnfalsa retorica professa l’idea che il rovesciamentorndello Stato di diritto sia necessario alla vittoriarnsulla malavita. È un’illusione o, peggio ancora,rnun inganno, sostiene Alessandro Barbano,rnche in questo libro svela «gli abusi, gli sprechi,rni lutti e l’inquinamento civile perpetratirnda un apparato burocratico, giudiziario, politicorne affaristico cresciuto a dismisura e fuori da ognirncontrollo di legalità e di merito». Come un virusrnche infetta ogni cellula, la menzogna di unarnlegislazione antimafia che tutti i paesi del mondornvorrebbero imitare e l’intimidazione nei confrontirndi chi si azzarda a criticarla dilagano incontrastate.rnPer indebolire questo potere senza freni, che harntradito il compito assegnatogli dalla democrazia,rnbisogna revocare la delega che una politicarnmiope ha fatto alla magistratura e che alcunernprocure hanno trasformato in una leva perrnmettere la società sotto tutela. Oggi più che mairnè necessario tornare a un diritto penale basato surnfatti e prove, estirpare il peccato originalerndel sospetto, definire univocamente il confinernfra lecito e illecito. Solo così si può capire cherncos’è la mafia. E combatterla davvero. -
La svolta. Novembre 1942. I giorni che cambiarono il destino del mondo
Se sul finire del 1942 tutto lasciava presagire la sconfitta degli Alleati, nell’arco di pochi giorni lo scenario cambiò. Il punto di svolta di uno dei conflitti più drammatici della storia viene raccontato da Peter Englund attraverso lettere, resoconti militari, poesie e frammenti di diario di personaggi anonimi e noti – da un’impiegata belga al comandante di un cacciatorpediniere giapponese al largo di Guadalcanal, da Albert Camus a una casalinga inglese, da Vasilij Grossman a un macchinista su un convoglio di navi nel Mar Glaciale Artico, dallo scrittore tedesco Ernst Jünger a Leona Woods, la fisica che lavorò con Enrico Fermi al Progetto Manhattan. Nel caldo afoso del deserto nordafricano, nel fango di una trincea sul fronte orientale, in un lussuoso appartamento berlinese o in un sordido bordello di Mandalay, soldati e civili, uomini e donne di tutto il mondo hanno conosciuto la lotta tra brutalità e compassione, lo spietato scontro fra barbarie e civiltà, lo scarto tra gli scopi grandiosi della guerra e una realtà tragica e sanguinaria.rnUna testimonianza letteraria toccante e rigorosa, un magistrale affresco costituito da trentanove ritratti che riporta alla luce un «materiale di solito invisibile, relegato in una noticina in calce», e dà voce a sentimenti, ossessioni, paure, superstizioni, piccole gioie quotidiane, illusioni e speranze, sogni e aspirazioni dell’umanità nella sua ora più buia.rn«Nella convinzione che la complessità degli eventi emerge al meglio proprio a livello individuale». -
Teatro 1975-1979
Dell’ampio corpus di opere teatrali scritte da Franco Scaldati in più di quarant’anni di attività, soltanto tredici sono state pubblicate. Il suo teatro ha avuto in Italia una ridotta circolazione sia in forma di testo letterario che di spettacolo. A distanza di dieci anni dalla scomparsa, vede la luce un progetto editoriale di tutta la sua produzione per il teatro, articolato in otto volumi ordinati cronologicamente. Ciascun testo è presentato nell’originale disposizione del dattiloscritto con la traduzione a fronte e integrato con schede introduttive. Ciascun volume include inoltre saggi di contestualizzazione storico-critica relativi alle opere incluse nel volume, che analizzano trasversalmente varie dimensioni della drammaturgia di Franco Scaldati. Un’accurata nota biografica e una ragionata nota alle traduzioni completano il volume. Franco Scaldati (1943-2013) è stato un drammaturgo, poeta, attore e regista siciliano, autore di una vasta produzione di opere teatrali scritte principalmente in palermitano, per buona parte inedite. Si deve a Franco Quadri la pubblicazione per Ubulibri di una prima raccolta di testi, Il teatro del sarto (1990). Il suo è stato un percorso in solitudine con una predilezione per la dimensione del laboratorio. Negli anni novanta, con l’Associazione Laboratorio Femmine dell’Ombra, ha svolto un lavoro teatrale nel quartiere popolare di Palermo dell’Albergheria con gli abitanti del luogo. Nel 2002 nasce la Compagnia Franco Scaldati con un’attività di produzione e promozione delle opere del drammaturgo. Nel biennio 2005-2006 Scaldati è direttore artistico del festival Orestiadi di Gibellina. All’attività teatrale ha affiancato il lavoro cinematografico con registi quali i fratelli Taviani, Pasquale Scimeca, Ciprì e Maresco. Durante la sua carriera, ha ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra cui due premi speciali Ubu. -
Teatro 1981-1990
Dell'ampio corpus di opere teatrali scritte da Franco Scaldati in più di quarant'anni di attività, soltanto tredici sono state pubblicate. Il suo teatro ha avuto in Italia una ridotta circolazione sia in forma di testo letterario che di spettacolo. A distanza di dieci anni dalla scomparsa, vede la luce un progetto editoriale di tutta la sua produzione per il teatro, articolato in otto volumi ordinati cronologicamente. Ciascun testo è presentato nell'originale disposizione del dattiloscritto con la traduzione a fronte e integrato con schede introduttive. Ciascun volume include inoltre saggi di contestualizzazione storico-critica relativi alle opere incluse nel volume, che analizzano trasversalmente varie dimensioni della drammaturgia di Franco Scaldati. Un'accurata nota biografica e una ragionata nota alle traduzioni completano il volume. Franco Scaldati (1943-2013) è stato un drammaturgo, poeta, attore e regista siciliano, autore di una vasta produzione di opere teatrali scritte principalmente in palermitano, per buona parte inedite. Si deve a Franco Quadri la pubblicazione per Ubulibri di una prima raccolta di testi, Il teatro del sarto (1990). Il suo è stato un percorso in solitudine con una predilezione per la dimensione del laboratorio. Negli anni novanta, con l'Associazione Laboratorio Femmine dell'Ombra, ha svolto un lavoro teatrale nel quartiere popolare di Palermo dell'Albergheria con gli abitanti del luogo. Nel 2002 nasce la Compagnia Franco Scaldati con un'attività di produzione e promozione delle opere del drammaturgo. Nel biennio 2005-2006 Scaldati è direttore artistico del festival Orestiadi di Gibellina. All'attività teatrale ha affiancato il lavoro cinematografico con registi quali i fratelli Taviani, Pasquale Scimeca, Ciprì e Maresco. Durante la sua carriera, ha ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra cui due premi speciali Ubu. -
Elena. Variazioni sul mito
Tra i tipi femminili tramandati dall'antichità, Elena rappresenta un unicum. Indescrivibile, indecifrabile, essa si identifica con l'eros e nello stesso tempo è simbolo di una bellezza pura e incorruttibile. È tutto e il contrario di tutto: donna, madonna, puttana, strega. Delle tre opere qui presentate, due fanno riferimento alla leggenda che vuole Elena libera da ogni colpa, mentre, ignara di quanto accade a Troia, simile alla Bella Addormentata, soggiorna in Egitto nella reggia di Proteo, in attesa che il suo sposo, il suo unico uomo, Menelao, venga a riprenderla. È l'immagine che inseguono, in modo diverso, Euripide e, molto più tardi, in pieno Ottocento romantico, Hofmannsthal, che non le nega il potere seduttivo, ma non intacca la sua onestà di sposa virtuosa e fedele. L'«altra» Elena, quella che Omero ci ha fatto intravedere nel terzo canto dell'Iliade, rivive nei ricordi di una donna che è uscita dal tempo mitico per percorrere un cammino «umano», il cammino del tempo e della storia. Ed è appunto quella di Ritsos, l'Elena che non sconfessa il suo passato, del quale però non le rimane più nulla se non il ricordo di una bellezza che lei stessa contempla ormai come un miraggio. -
Chiedi al portiere
Quando Eleonora Piazzese telefona per annunciare la morte improvvisa della madre, Lidia capisce, dalla viva voce della sua amica del cuore, che oltre al dolore c'è altro. Eleonora sospetta infatti che la malattia per cui la signora Aurora è morta non abbia niente di naturale. Così, quando Lidia accompagna l'amica dal fidanzato, l'ispettore Mario Fagioli, per chiedergli di investigare, il Gladiatore le consiglia di sporgere subito denuncia. Eleonora però non vuole, ha paura: si tratta pur sempre della sua famiglia. Mario insiste ma non troppo, perché nel frattempo il commissario gli ha passato un'altra rogna: Albina Santalmassi, la giornalista che nel suo seguitissimo programma televisivo si era occupata dell'indagine sulla morte improvvisa dell'amministratore di via Minimi 59, è stata aggredita proprio davanti a quel condominio, e l'indagine va chiusa il prima possibile, come al solito... Lidia però non demorde, vuole che Mario investighi – anche solo in via ufficiosa – sulla madre dell'amica, cosicché il Gladiatore si troverà stretto tra le insistenze del commissario e quelle dell'amante. Tra i fantasmi della signora Aurora e quelli di Eleonora stessa, barcamenandosi tra le bugie e le maldicenze delle vecchiette del famigerato condominio di via Minimi, Mario capirà, ancora una volta, che non c'è niente di rassicurante nelle famiglie, felici o infelici che siano. Specialmente in quelle che abitano nei condomini con portiere... Dopo il successo di Morte accidentale di un amministratore di condominio, Giuseppina Torregrossa torna con un nuovo giallo carico di tensione, mistero e ironia. -
Nient'altro che la verità
Maurizio Avola non è famoso come Tommaso Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer qualsiasi: obbediente, preciso, silenzioso, è il killer perfetto, indispensabile nei momenti decisivi. Forse sottovalutato dai suoi capi e dagli inquirenti che ne hanno vagliato le testimonianze, ha archiviati nella memoria particolari, voci, volti che coprono tre decenni di storia italiana. Ad accendere l'interesse di Santoro è il fatto che Avola abbia conosciuto Matteo Messina Denaro e abbia compiuto con «l'ultimo padrino» diverse azioni. Scoprirà però che è solo una parte, e non la più rilevante, di quanto Avola può svelare, andando incontro a quella che è probabilmente l'inchiesta più importante della sua vita. Mafia e antimafia, politica e potere, informazione e depistaggi, vicende personali e derive sociali si intrecciano in un racconto che si muove tra passato e presente, dalla Sicilia degli anni settanta al paese che siamo diventati. -
Comunisti a modo nostro. Storia di un partito lungo un secolo
Apparentemente ormai conclusa, la vicenda politica del comunismo italiano genera dibattiti e polemiche ogni volta che si cerca di raccontare cosa abbia realmente rappresentato quella galassia di uomini e donne eccezionali che fu il Pci. A cent'anni dalla sua fondazione, Emanuele Macaluso e Claudio Petruccioli ne hanno ripercorso sviste e svolte epocali, ricordando le conquiste di cui fu promotore e ipotizzando strade alternative da imboccare per scongiurare il declino del paese. Legati a riferimenti ed esperienze politiche diverse, Macaluso, più volte deputato e senatore del Pci, e Petruccioli, che della segreteria del partito fu l'ultimo coordinatore, tentano un bilancio tra due visioni spesso contrastanti dell'eredità del comunismo in Italia: quella che individua una cesura netta tra un prima e un dopo Pci, e l'altra per cui le varie incarnazioni della sinistra post-comunista corrispondono alla naturale evoluzione di una certa idea dell'Italia e degli italiani. Sullo sfondo di questo fitto dialogo si susseguono decenni di avvenimenti, dal ritorno di Togliatti dalla Russia all'approvazione della Costituzione, dall'occupazione sovietica dell'Ungheria nel 1956 alla rottura con i socialisti, passando per la stagione di Luigi Longo e gli anni di Berlinguer. -
Aspettando buone notizie. Le indagini di Jackson Brodie. Vol. 3
Joanna aveva solo sei anni quando, un tardo pomeriggio d'estate, un uomo sconosciuto comparso dal nulla sulla strada che lungo i campi portava verso casa uccise sua madre e i suoi fratelli. ""Corri, Joanna, corri"""" le aveva urlato la madre, e lei aveva obbedito, si era persa in mezzo al grano, ed era riuscita a fuggire. Trent'anni dopo, Joanna non è più la bambina perduta in quel campo irrorato di sangue, ora nella sua vita tutto sembra funzionare alla perfezione: ha un buon lavoro, una bella casa, un marito affettuoso e un bambino per cui nutre un amore immenso. Ma solo perché una volta ti è successa una cosa terribile, non significa che non ti possa succedere di nuovo. Quando Joanna scompare misteriosamente insieme a suo figlio, Jackson Brodie, affascinante detective con la tendenza a confondere la professione con la vita privata, non può ignorare la richiesta d'aiuto di Reggie, la baby sitter poco più che adolescente che un bizzarro gioco del destino ha messo sulla sua strada. Sono proprio le coincidenze della vita, quelle che Brodie chiama """"spiegazioni in potenza"""", l'ingrediente fondamentale di questa intricata storia, dove eventi drammatici, omicidi insensati e colpi di scena abbondano, e dove tutto ruota alla fine intorno alla perdita irrecuperabile di un affetto profondo. Ciò che resta, oltre alla consapevolezza che è possibile sopravvivere con grazia anche a un dolore che non passa, è comunque l'amore: feroce, viscerale e travolgente, per tutti l'unica cosa che conta."" -
In caduta libera, come in un sogno. I casi di Lars Martin Johansson. Vol. 3
Stoccolma 28 febbraio 1986, ore 23.20: uno sconosciuto spara alle spalle del Primo ministro Olof Palme e lo uccide. Un omicidio che lascia la Svezia sgomenta e scuote profondamente il mondo politico europeo, e non solo. Il colpevole non è mai stato trovato. Molti anni dopo, il capo della polizia nazionale Lars Martin Johansson decide che è arrivato il momento di dare finalmente un nome all'assassino del Primo ministro e di riprendere in esame le centinaia di chili di carta raccolte su un caso ""vivisezionato, smembrato e analizzato minuziosamente in tutti i suoi pezzi"""" per oltre vent'anni. Sostenuto dai suoi collaboratori più stretti, Lewin, Holt e Mattei, e nonostante il solito Bäckström, Johansson incredibilmente riuscirà a individuare una nuova pista, l'ennesima, ma alla fine della sua indagine avrà anche la conferma dell'inevitabile corruttibilità di chiunque si avvicina troppo al potere. Paragonata all'opera di James Ellroy, la trilogia di Persson prende spunto da una delle più enigmatiche inchieste del dopoguerra, che ha coinvolto polizia e Servizi segreti di gran parte dei paesi occidentali e dell'ex Unione Sovietica, per sviscerare la rete di intrighi di un lungo periodo della nostra storia. Con l'ironia che ne fa uno dei maestri del giallo scandinavo, Persson tesse una trama dai risvolti sensazionali, fornendo una teoria che potrebbe decisamente avvicinarsi alla verità."" -
I prescelti
Spiegelgrund non esiste più. Le mura che circondavano l'ospedale viennese sono state abbattute e tutto quello che il personale aveva giurato di non rivelare mai a nessuno non è più un segreto. Tra il 1940 e il 1945, in quel diabolico istituto il cui obiettivo ufficiale era di raddrizzare i bambini più ribelli e di assistere quelli affetti da malattie psichiche, la realtà era tragicamente diversa. Adrian Ziegler vi arriva nel gennaio del 1941, in una fredda e limpida mattina d'inverno scintillante di brina. Quegli edifici pallidi all'ombra della collina, con le facciate di mattoni scrostate e le inferriate alle finestre, diventeranno la sua casa negli anni a venire. La sua, come quella degli altri bambini rinchiusi a Spiegelgrund – orfani, ritardati, disabili, piccoli delinquenti, «degenerati razziali» –, è una vita indegna di essere vissuta. Non ci sono cure ad attenderli, solo medici pronti ad attuare il programma nazista di eutanasia infantile voluto da Berlino. Persone convinte che contrastare la malattia, fisica o morale, sia necessario per rafforzare la razza, o forse, banalmente, solo attirate dall'opportunità di tormentare qualcuno. Dopo Gli spodestati, attraverso i destini di Adrian e Anna, e del coro di personaggi che popolano il microcosmo di Spiegelgrund nel cuore dell'Europa nazista, Steve Sem-Sandberg torna a intrecciare magistralmente storia e finzione in un potente romanzo polifonico che, come ha dichiarato la giuria dell'August Prize, «bisogna leggere e mai dimenticare». Un libro che, con la sua scrittura intensa e profonda, racchiude una riflessione memorabile sull'umana capacità di fare il male, e di resistere. -
Ali di vetro. La serie di Copenaghen. Vol. 2
Nella fontana più antica di Copenaghen galleggia il cadavere nudo di una donna: è morta altrove, dissanguata, e le telecamere di sorveglianza della zona hanno registrato una figura incappucciata che all'alba la scaricava nell'acqua da una bici da carico. Le indagini vengono affidate a Jeppe Korner, al quale spetta il difficile compito di ricostruire come l'assassino sia riuscito a portare a termine un omicidio tanto scenografico in piena area pedonale. Tanto più che questa volta non c'è Anette Werner al suo fianco: la collega sta tentando di imparare a convivere con il suo nuovo e inatteso ruolo di mamma, nonostante l'istinto della poliziotta non la lasci in pace. È proprio lei a spingerlo a esplorare gli angoli più bui della capitale danese e a penetrare il cuore del suo sistema sanitario, fino al confronto con responsabili e collaboratori di un istituto rivolto a giovani con problemi psichici, che porta l'armonioso nome di ""Residenza La farfalla"""". Gente che sembra avere un'idea molto personale di cosa significhi dare assistenza a chi ne ha bisogno. Ma Jeppe avrà anche l'occasione di entrare in contatto con chi sta dall'altra parte: quelli che la società non è in grado di accogliere, i """"malati"""" che nessuno vuole perché rovinano l'immagine di comunità ordinata a cui i """"sani"""" aspirano. Ragazzi non integrati in grado di dimostrargli che la fragilità può nascondere una grande forza, e che anche con le ali spezzate è possibile volare."" -
Il pregiudizio della sopravvivenza. La serie di Radeschi. Vol. 8
I vecchi incubi di Enrico Radeschi tornano a perseguitarlo, e lo fanno colpendolo negli affetti più cari: qualche giorno prima di San Valentino la sua ragazza Andrea, a Salisburgo per una conferenza, scompare nel nulla, e lui è l'unico in grado di scoprire cosa le sia capitato. Ben presto si rende conto che quel rapimento è solo un tassello di un piano più grande che lo costringerà a una spasmodica e angosciosa corsa contro il tempo. Qualcuno nell'ombra sta tessendo abilmente i fili di una ragnatela in cui Radeschi rischia di rimanere invischiato, e la sua unica possibilità di salvezza consiste nel trasformarsi da preda in cacciatore. Per farcela avrà bisogno di tutto l'aiuto dei compagni di sempre: il vicequestore Sebastiani, brillante poliziotto col sigaro perennemente spento fra le labbra, e il Danese, delinquente dal cuore d'oro con un'iguana che vive sotto i suoi vestiti. L'ottava avventura del giornalista hacker protagonista della fortunata serie di Roversi si dipana - tesa e vibrante come una corda pronta a spezzarsi da un momento all'altro - tra Milano e l'Austria, in bilico fra traffici di droga, criminali senza scrupoli, rapine al femminile, dischi di vinile e colpi di scena scanditi dalla musica di Mozart e Bob Dylan, mentre un antico nemico riemerge dalle nebbie del passato per reclamare la sua crudele vendetta. -
Sirene
Samuel, sorvegliante di una vasca dove vengono allevate e nutrite le sirene destinate alla produzione della «carne di mare», si lascia tentare dal più pericoloso dei piaceri. Si unisce a una sirena femmina, sfuggendo a stento alla reazione istintiva di lei: divorare il maschio dopo il rapporto, come fanno le mantidi. Da quell'unione nasce Mia – mezzo sirena e mezzo umana – e da lei avrà, forse, origine una nuova specie cosciente. In Sirene Laura Pugno racconta la fine del mondo degli umani, costretti a vivere al buio e in città subacquee – perché la luce è diventata nemica, provoca il «cancro nero» –, dominati dalle mafie internazionali, sfiniti dal consumo di ogni risorsa planetaria. Se a essere importante non è la vita di un singolo e nemmeno la vita di una specie, ma la vita dell'intelligenza, «il passaggio di testimone a un'altra specie a cui affidare la gestione del mondo», come scrisse Tiziano Scarpa alla prima pubblicazione di questo romanzo, nel 2007, «è una via d'uscita dall'umano, dalle impasse della sua civiltà, ma anche una sua realizzazione superiore, un superamento, un autoannullamento e una paradossale salvezza». -
Il cinema di Pier Paolo Pasolini
La coraggiosa uscita della prima edizione de Il cinema di Pier Paolo Pasolini segue di meno di quindici mesi la drammatica e ancora controversa morte del poeta, regista e quant'altro. Da allora la bibliografia sull'autore, tra i più affascinanti della scena intellettuale italiana del Novecento, ha raggiunto dimensioni enormi, tra culto e ammirazione ai limiti del mito o della venerazione. Sono rare tuttavia le analisi approfondite e filologicamente accurate, cui sopperisce ancora, almeno per quanto riguarda il cinema, ma senza trascurare altri confronti e impatti, questa monografia di Adelio Ferrero, un approccio denso, vivo, fecondo e persino, a quasi trent'anni di distanza, provocatorio. -
L' altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e i turchi
1944. Mentre Pier Paolo fa la Resistenza «con le armi della poesia», suo fratello Guido, di tre anni più giovane, si unisce ai partigiani della Brigata Osoppo sulle montagne del Friuli. Per mesi non si avranno sue notizie: solo alla Liberazione si verrà a sapere che è stato ucciso dai Gap comunisti nell'eccidio di Porzûs, ai confini con la Jugoslavia. Il libro ricostruisce la breve vita di Guido e l'ombra che la sua morte proiettò sull'opera e sull'essere comunista di Pier Paolo. La più bella pagina a lui dedicata la si trova nei Turcs tal Friùl, il dramma che Pier Paolo non volle mai pubblicare. Ma quando furono scritti i Turcs, nel 1944 o nel 1945? E soprattutto, chi erano i Turcs, per fermare i quali Meni/Guido dona la vita? Tra memoria familiare e storia nazionale, la vicenda dei due Pasolini prende le mosse da uno dei capitoli più dolorosi e scomodi della Resistenza e attraversa trent'anni di vita italiana.