Sfoglia il Catalogo ibs031
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2461-2480 di 10000 Articoli:
-
Tabacco clan
Il Clan vive in un convitto a Milano. Il Clan studia chimica o giurisprudenza, ingegneria o economia. Il Clan ha una provenienza geografica e sociale varia. Nel Clan sono tutti maschi, come nel Reform Club di Phileas Fogg, solo che per essere ammessi non bisogna avere vestiti particolari, ma saper ridere, anzi, sapersi sfottere. Il Clan non ha un dress code, anche se ascolta canzoni in inglese. Quando questo romanzo comincia, il Clan è invecchiato: non vive più nel pensionato, ma si è sposato e ha avuto figli. Due dei figli del Clan si sono innamorati e stanno per sposarsi in un bel ristorante sul lago. Il Clan, dopo i beati anni del convitto, non si è mai perso. Si sente spesso, va allo stadio, è a conoscenza delle ambasce e delle gioie della vita, non sempre facile: anche se è composto da uomini diversi, si percepisce come un'entità, e come un'entità si muove. Al pranzo di matrimonio dei figli, infatti, il Clan sta da un lato della sala, e le mogli dall'altro. Il Clan ha un linguaggio tutto suo: come i componenti della famiglia Levi in Lessico famigliare, il Clan potrebbe riconoscersi anche al buio grazie alle parole che usa e agli aneddoti della giovinezza. Giuseppe Lupo è il più picaresco degli scrittori italiani, e racconta una giovinezza altrettanto avventurosa, solo che i suoi picari sono studiosi, padri di famiglia (anche quando la famiglia si è rotta), professionisti, e non sono vestiti da picari, anche quando tengono al collo la sciarpa dell'Inter. Tutti hanno un soprannome in questo romanzo, un nome segreto che a pronunciarlo riporta in vita un mondo. -
Storia confidenziale dell'editoria italiana
Chi racconta questa storia di scrittori e editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie è stato un protagonista dell'editoria italiana del Novecento. Ha lavorato in case editrici medie e grandissime, si è occupato di patrie lettere e letterature straniere, soprattutto ha incontrato persone e cose, attraversato epoche, inventato collane, assunto e licenziato. Chi racconta somiglia abbastanza all'editoria italiana, elegante e iraconda, generosa e umbratile, colta e commerciale. Perché l'editoria, si legge in queste pagine, è figlia dell'intellettualità e del commercio, non appartenendo in fondo a nessuno dei due. E poi, annosa questione, sono gli editori capitani d'azienda? Esistono ancora come i primi trent'anni del Novecento ce li hanno consegnati? Chi racconta ricostruisce con passione e puntualità una storia che si suppone magmatica, casuale, con accelerazioni improvvise e sacche, costellata di invidie e affetti, rabbie e riconciliazioni, amori e antipatie. Chi racconta sa che attraverso l'editoria si può raccontare la storia d'Italia, quella tra le due guerre e quella degli anni di piombo, quella dei magnifici anni Ottanta e la più recente, quando i protagonisti sono forse meno eroici ma più inattesi. Con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con occhi distanti e nel contempo vicinissimi, Gian Arturo Ferrari ci accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono. -
Presto verrai qui
L'ispettrice di polizia Melina Pizzuto non ha un'intelligenza raffinata, né talenti particolari, ma possiede quella tenace ostinazione che se inizia una cosa la fa arrivare fino in fondo, cascasse il mondo e tutti giù per terra. A causa di un'indagine non autorizzata sui colleghi viene cacciata da Roma e costretta a tornare alla sua Palermo. Ormai dalla parte sbagliata dei trent'anni, seppellita in una stanzetta della questura, senza nemmeno un computer che funzioni, passa le giornate prigioniera dei ricordi di un amore finito. Quando, a causa dell'ennesima presa in giro da parte degli altri poliziotti, un'improbabile vedova si presenta per denunciare la vicina, che le avrebbe insozzato la cappelletta votiva con uno straccio lercio, per l'ispettrice la misura è colma, e medita di mollare. Quella pezza si rivela però essere una maglietta, e il sudiciume sangue, tanto sangue, forse umano. Melina per sopravvivere si attacca disperata a quello che lei stessa definisce «un mezzo caso» ma che, tra indizi spaiati, intuizioni fortuite, vicoli ciechi e ipotesi barcollanti, alla fine la porterà a scoprire un delitto scellerato, eppure praticamente perfetto. Sola e contro tutti, con l'eccezione di Angelica, detta ""la Secca"""", l'unica collega che per sfinimento riuscirà a convincere ad aiutarla, la caparbia ispettrice dovrà immergersi nel dedalo doloroso del suo passato e di quello antico e oscuro di Palermo per scovare e arrestare l'insospettabile assassino."" -
La canzone popolare
Hélène compirà a breve quarant’anni. Ha ottimi studi alle spalle, una carriera stimolante, due figlie. Nata nell’Est della Francia, ha vissuto a lungo a Parigi e, agli occhi degli altri, ha realizzato il sogno di tutte le ragazzine di provincia: andarsene, cambiare ambiente, riuscire. Eppure, tornata sulle colline di Nancy, avverte un’insoddisfazione profonda; ha quasi la sensazione di aver corso invano, di aver sprecato l’esistenza. Christophe i quaranta li ha passati da poco. Al contrario di Hélène, non ha mai lasciato la cittadina dove entrambi sono cresciuti. Al contrario di lei, ha preferito lavorare con lentezza, restando a far baldoria con gli amici di sempre e rimandando al futuro i grandi sforzi, le grandi decisioni, l’età delle scelte. Oggi abita con suo padre e suo figlio, vende cibo per cani e ha ricominciato a giocare a hockey come quando aveva sedici anni. Si direbbe che Christophe abbia sbagliato tutto. Eppure lui crede che tutto sia ancora possibile. La canzone popolare racconta Hélène e Christophe, che si scoprono adulti senza essere davvero cresciuti. Racconta la loro nostalgia di un’adolescenza che non tornerà, la loro voglia di ricominciare daccapo. E il desiderio di due corpi non più innocenti, ma dannatamente vivi. Il Premio Goncourt Nicolas Mathieu ritrae le crepe della società e le ferite dell’anima in una romantica e potente ballata sul tempo che passa, sui piaceri che ci rimangono quando i sogni evaporano, sulle chimere a cui ci aggrappiamo per non essere travolti dalla paura del domani. -
Nell'uomo tutto deve essere bello
Lena e Tatjana sono nate in Ucraina, ma la fine dell'Unione Sovietica le ha portate in Germania, dove hanno cresciuto le loro figlie e sono diventate amiche. Venticinque anni più tardi Edi, la figlia di Lena, cerca lavoro come giornalista a Berlino e fa di tutto per ignorare la storia della sua famiglia. Non vuole conoscere il passato di sua madre, il campo estivo dei Pionieri con le bandiere rosse e i viaggi dalla nonna a Soc?i, la scelta di emigrare, l'occupazione del Donbass da cui il nonno è riuscito a scappare. Tutto questo non solo non la riguarda, ma la spaventa. Quando però, per celebrare il suo cinquantesimo compleanno, Lena organizza una festicciola a cui invita Edi e Tatjana con la figlia Nina, il confronto è inevitabile e le quattro donne devono riconoscere che la storia che condividono è la stessa. Perché non basta che un sistema politico sia crollato: aver lasciato il proprio paese tracciando una cesura non serve per buttarsi alle spalle, insieme alla terra, anche la propria storia, le delusioni, le ferite. Seguendo il percorso di quattro esistenze, il nuovo romanzo di Sasha Marianna Salzmann racconta dei rivolgimenti che hanno contraddistinto gli anni dal «tritacarne» della Perestrojka fino a oggi. Racconta della dissoluzione di un sistema e di persone che vengono risucchiate dagli eventi, cogliendo l'indissolubilità dell'intreccio tra generazioni, al di là dei tempi e dei luoghi, nel tentativo di trovare un compromesso tra passato e futuro. Come si può essere «belli» («il viso, gli abiti, l'anima, il pensiero» diceva Cechov) in un paese corrotto e violento, dove solo chi si sottomette al regime sopravvive? -
Istinto della bellezza. Carlo Scarpa a Palermo. Studi sullo Steri. 1972-1978
Carlo Scarpa (1906-1978), ritornando a Palermo agli inizi degli anni settanta, è riuscito a catturare, nella fisicità dello spazio costruito di palazzo Chiaromonte, detto Steri (da Hosterium, palazzo fortificato), le relazioni essenziali tra questa architettura, opera trecentesca, e la città contemporanea. La chiave usata dall'autore per decifrare quest'opera è il cammino, l'immergersi passo dopo passo nell'architettura, in un percorso-discorso peripatetico. Scarpa, per lo Steri, ha innescato un processo di rivitalizzazione basato sulla qualità degli spazi interni, concorrendo a disvelare nuove strutture narrative capaci di guardare ai tratti del nostro tempo. Postfazione di Antonino Saggio. -
Il bambino e il cane
Sono passati sei mesi da quando il terremoto e lo tsunami hanno sconvolto il nord dell'isola di Honshu - . A Sendai, a ridosso delle Alpi giapponesi, davanti a un convenience store, il giovane Kazumasa trova un randagio e decide di prenderlo con sé. Il cane, che risponde al nome di Tamon, diventa una preziosa compagnia per la madre affetta da demenza, restituendole i ricordi e la gioia di vivere. Un giorno Kazumasa rimane coinvolto in un incidente e non fa più ritorno a casa. Per Tamon comincia allora un viaggio lungo cinque anni: da Kamaishi a Kumamoto, percorre le coste ancora devastate dalla furia dell'acqua, lotta con i cinghiali sulle montagne, attraversa risaie, boschi e villaggi e, fiutando la solitudine, sceglie dove fermarsi. Capace di leggere nel profondo degli animi, diventa per le esistenze smarrite che incrociano la sua strada un mamori-gami, un angelo protettore che infonde conforto e fiducia: il calore che trasmette alla mano che lo accarezza raggiunge subito il cuore, il suo sguardo è leale, il suo amore disinteressato fa rinascere il sorriso sulle labbra di chi lo accoglie. Ma Tamon sa bene dove vuole arrivare, e continua sicuro il cammino verso sud, fino a raggiungere la sua meta, riunendosi finalmente al branco che per tutto il tempo ha cercato. Con i toni della favola e un pizzico di magia orientale, una storia di coraggio e tenera ostinazione che emoziona, e racconta di legami che durano per sempre. -
L'ultimo eroe della Serenissima. Francesco Morosini e il suo tempo
Nella seconda metà del Seicento, il ""secolo di ferro"""", Venezia fronteggia un impero ottomano ancora all'apice della sua potenza. Combattuto per terra e per mare, il conflitto assumerà i toni della crociata e l'assedio di Candia, protratto per ventitré anni, sarà paragonato alla guerra di Troia. Protagonista indiscusso dell'armata veneta è Francesco Morosini, ideatore e stratega delle operazioni anfibie e ultimo grande condottiero della Serenissima. Di carattere forte e orgoglioso e dotato di una elevata autocoscienza di sé, tale da sconfinare nella vanità, fu destinatario di onori grandiosi, spesso da lui sollecitati, ma anche di accuse e controversie. Processato per la resa di Candia e poi prosciolto, ebbe la sua rivincita con la conquista del Peloponneso, condotta al prezzo del bombardamento del Partenone. Oltre alla gatta Ninì ebbe un solo amore, Venezia, che anche da doge volle servire in armi, fino all'ultimo giorno. Saggi di: Bruno Buratti, Giuseppe Gullino, Elisabetta Molteni, Andrea Pelizza, Toto Bergamo Rossi, Alberto Pérez Negrete."" -
A Santiago con Celeste
"A Santiago con Celeste"""" è il racconto di un viaggio di trecento chilometri, undici giorni, un lungo malumore e una sciarpa. Un percorso in cui l’autrice parte con uno zaino pieno e torna con uno zaino vuoto. Da Roma a Santiago, in treno, a piedi (ma anche in taxi), fermandosi in ostelli e rifugi, spa e piscine, il pellegrinaggio su una delle rotte classiche della cristianità di una scrittrice italiana che demitizza e rimitizza il cammino attraverso i suoi passi e quelli della sua amica Celeste. Celeste non dorme mai, parla continuamente, mangia chili di frutta e cammina troppo veloce, fino a quando, dato che il compagno di viaggio «non è quello che ti capita, né quello che ti scegli, ma quello che alla fine ti ritrovi accanto», l’autrice e Celeste arrivano insieme a Santiago. L’intervallo tra quando si parte e quando si torna diventa, come spesso fa il tempo, un intervallo spirituale, sentimentale e fisico, il passaggio pensoso e divertito dall’insofferenza all’accoglienza. Si parte, in fondo, anche per cambiare umore." -
Non è mai notte quando muori
Tutto comincia con una piccola barca che appare all'orizzonte sul mare dei Caraibi. Ne scende un bizzarro avvocato inglese vestito di bianco, latore di una proposta impossibile da rifiutare per l'ex poliziotto violento e politicamente scorretto Sergio Stokar. Dopo due anni passati su un'isola che da prigione è diventata un rifugio durante la pandemia, Stokar deve rimettersi di nuovo in gioco. È il suo avversario di sempre, il potente Alemanno Ferrari, a farlo arruolare di forza in un'impresa pericolosa, ai limiti del suicidio: riportare a casa vivo il figlio di un oligarca russo, scomparso in un paese nordafricano in preda al caos e dominato da una feroce dittatura. Per compiere la sua missione, Sergio dovrà mettere in campo tutta la sua rabbia e la sua intelligenza, in una ricerca che lo porterà dal Belize a Mosca e a Pechino, fino al cuore di tenebra dell'Ard Alshams. Gli anni passati fuori dal mondo l'hanno cambiato, ma non troppo. Rimane un rullo compressore fatto uomo, un insolito connubio di muscoli e cervello, con molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo. Lungo un viaggio costellato di minacce e imprevisti, Stokar incontrerà nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, scoprendo che non sempre è facile distinguere gli uni dagli altri... Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Stokar ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti e capirà che comunque, anche in un tempo in cui tutto è apparenza e inganno, la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati. -
La carovana Zanardelli
Nel settembre del 1902 il presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli parte da Roma per un avventuroso viaggio in Basilicata. A capo di un corteo di politici, giornalisti, medici, orchestrali e maggiordomi, visita paesi e contrade in miseria, recita discorsi, stringe la mano di sottoprefetti, sindaci, galantuomini e gente comune, andando così incontro a un'inaspettata popolarità. Lo statista diventa eroe leggendario di un mondo decrepito e visionario, abituato a patire le ingiustizie della storia, ma desideroso di mostrare un volto festoso e scanzonato. E mentre la carovana si inerpica a bordo di treni e diligenze sui monti di una Lucania che attende il suo passaggio a suon di bande e fuochi pirotecnici, pronta ad affrontare con entusiasmo l'avventura della modernità, un fotografo raccoglie con la sua arte magica pericolosi segnali di complotto: l'intrusione di misteriosi turisti inglesi, le esibizioni di un enigmatico funambolo americano, le ambigue manovre di un'associazione anarchica e di un produttore di liquori che si contorna di insospettabili spioni. Tra epopea storica e racconto picaresco, Giuseppe Lupo dà vita a un romanzo dove verità e finzione si mescolano e la Grande Storia si intreccia alle sorti dei più umili. Seguendo le cadenze dell'epica e della cronaca, racconta un evento cruciale per il destino del Mezzogiorno, rappresentato non solo come luogo di dolore, ma come palcoscenico di sogni, un tragicomico orizzonte di contraddizioni, nonché scenario di velleitari progetti e scontri drammatici. -
I mariti delle altre
L'adulterio è antico quanto il matrimonio, il matrimonio è antico quanto la società degli uomini, ed entrambi sono immutabili e mutevolissimi. Sembra ieri che l'adultera si buttava sotto il treno se l'amante non la voleva più, poi è arrivata La ragazza con la pistola con dentro il germe della prima mutazione: le donne nuovi traditori, gli uomini nuove zitelle disperate. Un secolo dopo, il Novecento è ancora tra noi sotto forma di signore tradizionaliste convinte di volere che lui lasci la moglie, signori con eccesso d'autostima convinti che né la moglie né l'amante possano vivere senza di loro, e la vera grande disputa italofrancese: chi ha inventato l'adulterio a lunga conservazione, in cui l'amante è a tutti gli effetti un'altra moglie o un altro marito, e non serve divorziare e risposarsi serialmente come fanno i puritani in quel continente lontano? È però cambiato tutto, giacché siamo passati da tradimenti abbastanza consumati da lasciare prove che in assenza di lavasecco mettevano a rischio mandati presidenziali, a un presente in cui «mandami una foto» basta a farci sentire il brivido della trasgressione e a provvedere a ciò per cui prima servivano i pied-à-terre e le cene nei ristoranti fuori mano: mantenere vivo il nostro matrimonio. Se l'adulterio di questo secolo fosse un programma politico, il suo slogan sarebbe «rinnovamento nella tradizione». Nella prima edizione di questo libro Guia Soncini faceva convergere la storia del costume italiano e quel prezioso modello comportamentale che era stato il matrimonio dei suoi genitori: vuoi essere la moglie che si lagna sempre, l'amante che non vuole tenersi in casa il marito altrui, o il marito del cui destino decidono le donne? In questa nuova versione aggiornata al presente non poteva che entrare ciò che siamo diventati: gente che vive, tradisce, confessa, promette, si distrae; tutto sempre e solo dentro al telefono. -
Novantatré. L'anno del terrore di Mani pulite
Quando scoppia Mani Pulite, Mattia Feltri è un giovane cronista. Curioso e appassionato, segue quelle vicende e ne scrive sulle pagine del quotidiano per cui lavora. Dieci anni dopo, nel 2003, è al «Foglio». Lì prende corpo un progetto: raccontare quei dodici mesi che hanno stravolto l'Italia, attraverso un gusto letterario e uno stile comunicativo in grado di sottolineare le atrocità di quei giorni, che con un'iperbole paragona al Terrore della Rivoluzione francese. Quella che sembrava un'epoca di catarsi e rinascita si è rivelata, infatti, un periodo cupo, di furori e paure, di follia collettiva, in cui una cultura politica era stata spazzata via in modo dissennato, per colpa della politica stessa e per mano di una magistratura che si sentiva a capo di un moto rivoluzionario. Il libro, frutto di quella lunga controinchiesta, restituisce intatta l'atmosfera di quei giorni con un resoconto puntuale e spietato: dai grandi ai piccoli eventi, dai grandi ai piccoli personaggi. Rivivono tutte le contraddizioni di una fase cruciale della nostra storia, con un vantaggio sulla contemporaneità: evidenziare ipocrisie e meschinità. «L'occhio – scrive Giuliano Ferrara nella prefazione – ha vagato tra i documenti, le testimonianze, lo sviluppo al presente storico degli avvenimenti, e il giovane che aveva creduto tutto senza vedere niente si è ritrovato a smascherare, nel suo magnifico futuro anteriore di italiano diffidente, questo marcescente idolo del vero giuridico, che era un sordido fatto politico». -
Una storia dilettevole della musica. Insulti, ingiurie, contumelie e altri divertimenti
Costellata da rotture radicali con la tradizione, la storia della musica coincide con le esistenze spesso tumultuose di personalità che hanno rivoluzionato il nostro modo di «ascoltare il mondo», dandogli una forma e un senso sempre diversi. In un itinerario affascinante nelle segrete «stanze della musica», con divagazioni storiche, letterarie e poetiche, l’autore fa rivivere la Venezia di Monteverdi, la Lipsia di Bach, la Parigi di Gabriel Fauré e la New York di Igor Stravinskij, le atmosfere della Mitteleuropa di Haydn e della Russia del primo Rachmaninov, in un appassionante viaggio tra amori folli e imprese ardite, debiti verso maestri e cruenti parricidi. Emergono personalità come Ravel, noto per il Bolero ma la cui prima opera accompagnò i funerali di Proust; Mahler, capace di tradurre nelle sue sinfonie «il ricordo felice di una giornata di sole»; Rossini che, pressato dai committenti, ripropose più volte brani già presentati, tra cui la sinfonia del Barbiere. Con stile narrativo, l’autore traccia i profili di protagonisti e figure secondarie, e fornisce una mappa delle svolte epocali, spaziando dal teatro mozartiano alle invenzioni foniche di Berlioz, fino all’avvento della musica contemporanea con Varèse e Schönberg, John Cage e Frank Zappa. -
Il fantasma della nazione. Per una critica del sovranismo
Nazione, patria e identità sembrano essere i capisaldi dell’attuale destra italiana,rnportabandiera di un sovranismo protezionista che inneggia al ritorno a un’unità perduta,rnschiacciata dall’inesorabile avanzare di una globalizzazione fuori controllo. Lontana dalrnfervore risorgimentale, democratico e liberale, la propaganda odierna bandisce lornstraniero, punta a chiudere le frontiere, canta le lodi del made in Italy in ogni settore.rnIncapace di tradurre il suo sedicente patriottismo in un progetto politico concreto, nelrncorso dei secoli la destra si è spesso abbandonata a nostalgici elogi della grandezzarnpassata, disancorati da un disegno comunitario convincente. Sono queste le zone d’ombrarnmesse in luce da Alessandro Campi nel ripercorrere gli approcci e gli snodi del camminorndella destra (o meglio, delle destre) nel nostro paese dal primo Novecento a oggi.rnAttraverso le tappe fondamentali di una querelle che ha dato voce a risentimento erninsoddisfazioni collettive, rileggendo teorie e movimenti l’autore si interroga, al di là dirnstereotipi e derive ideologiche, sul significato che il concetto di nazione può acquisire nellornscenario futuro. Se finora nemmeno le forze politiche che rivendicavano la nazione comernriferimento preminente sono riuscite a darle corpo e sostanza, la vera sfida è trasformarlarnin un «obiettivo realistico», in un «programma scientifico» che dia vita a una comunità alrncontempo particolare e plurale. Nel rispetto della «convivenza sociale», ma in difesa dellernproprie specificità. -
La fiera dell'autenticità
«Sii te stesso» è il mantra della contemporaneità, il comandamento che domina incontrastato nella nostra epoca. L'etica dell'autenticità è dilagata nei consumi, nella politica, nella sessualità, nel rapporto con la famiglia, il lavoro e la religione, persino nel turismo, nel cibo, nella moda e nella cosmesi. Essere se stessi non è più un dovere morale, ma un diritto, un valore di culto, la maggiore aspirazione nella «modernità democratica». L'autenticità sembra essere il rimedio a tutti i nostri mali, ma può davvero plasmare il destino dell'umanità? Nel descrivere l'evoluzione di questa ideologia dall'Illuminismo ai giorni nostri, il filosofo e sociologo francese Gilles Lipovetsky indaga gli effetti antropologici scaturiti dall'imperativo di essere se stessi e ripercorre le tappe della sua secolare odissea - la fase eroica, dalla seconda metà del xviii secolo agli anni cinquanta, libertaria, negli anni sessanta e settanta, fino a quella iperbolica attuale, in cui l'autenticità è generalizzata e normalizzata, simbolo e strumento di una rivoluzione che l'ha vista trasformarsi in un feticcio. Spogliata dell'aura filosofica e intellettuale di cui pensatori come Rousseau, Kierkegaard, Nietzsche e Sartre l'avevano ammantata, addirittura rinnegata dalla cancel culture e dall'ondata woke, nella vita quotidiana, avida di identità e realizzazione personale, non incontra più ostacoli. Ma per conservare la sua legittimità deve forse smettere di presentarsi come un modello esclusivo, da applicare a priori, perché «ciò che è autentico non è necessariamente buono, e l'inautentico non è necessariamente da scartare». -
I delitti di Alice. Le indagini del professor Seldom. Vol. 2
Un giovane matematico argentino si trova a Oxford per il suo secondo anno di dottorato, quando all'improvviso la confraternita intitolata a Lewis Carroll è sconvolta da una serie di misteriosi delitti che ruotano intorno al libro più famoso dello scrittore: Alice nel Paese delle Meraviglie. Chi è disposto a macchiarsi di crimini tanto macabri pur di screditare l'autore di Alice e i suoi adepti? Novelli Holmes e Watson, il dottorando insieme al suo mentore e amico, il professor Arthur Seldom, cercano la soluzione, sapientemente nascosta nei diari e negli indovinelli di Carroll, conducendo con garbo e ironia una sofisticata indagine deduttiva, tra paradossi logici, rompicapo e rimandi letterari. Giochi innocenti che un incalzare di colpi di scena trasforma in qualcosa di molto serio, rendendo il lettore complice di un'inchiesta ricca di imprevisti, sorprese e scoperte strabilianti. -
Gli occhi di Aisha
Axel Steen è vivo per miracolo e cerca solo un po' di normalità. Ma la normalità non sembra essere il suo destino, e lui, poliziotto insofferente alle regole e alle ipocrisie del potere, virile e sentimentale, sensibile e violento, cammina su un confine incerto tra la felicità borghese e il richiamo dei suoi vecchi demoni. Sono passati due anni dallo spettacolare caso sotto copertura che gli è quasi costato la vita, e ora è alle prese con l'omicidio di un ex agente dei servizi segreti, donnaiolo impenitente, morto dopo aver subito terribili sevizie nel suo lussuoso appartamento in uno degli edifici più moderni e scenografici di Copenaghen. La vittima era coinvolta in un caso di terrorismo, e qualcosa dev'essere andato storto. I superiori di Steen, però, non sembrano intenzionati a facilitargli il lavoro, mentre i servizi segreti, con il pretesto di affiancarlo nell'inchiesta, in realtà la ostacolano. Si tratta davvero di sicurezza nazionale e rispetto verso le potenze straniere? E chi è Aisha, il cui nome continua a spuntare dai vecchi fascicoli segretati? Anche se le indagini entrano presto in conflitto con la sua vita privata, Steen è un uomo abituato a rendere giustizia alle vittime del crimine senza scendere a patti con la propria coscienza, qualunque sia il prezzo da pagare. -
Le tragedie
Una lettura altamente poetica ma perfettamente comprensibile delle tragedie di Eschilo: dai Persiani – la prima opera del teatro attico pervenuta fino a noi e l'unica a carattere storico – alle Supplici – dramma corale delle figlie di Danao che cercano rifugio in Argo per evitare le nozze con gli odiati cugini –, ai grandi miti che sfidano il tempo con la loro potenza e i loro enigmi e che trovano espressione nella saga degli Atridi – Agamennone, Coefore, Eumenidi, unica trilogia pervenuta per intero –, al dramma dei Labdacidi – di cui ci rimangono i Sette contro Tebe che narrano la guerra fratricida tra i figli di Edipo – alla vicenda di Prometeo, crocifisso per amore degli uomini a cui ha voluto fare dono del fuoco, sfidando l'ira degli dei. Sette tragedie fondanti, di immediato impatto drammaturgico, di estrema tensione linguistica e concettuale, affidate a un'unica penna: quella di un traduttore-poeta che si cimenta in un'impresa di grande rilievo editoriale.• Persiani• Sette contro Tebe• Supplici• Agamennone• Coefore• Eumenidi• Prometeo incatenato -
Le tragedie: Aiace-Trachinie-Antigone-Elettra-Edipo re-Filottete-Edipo a Colono
Ateniese, innamorato della sua città, ne esaltò la bellezza, ne difese le istituzioni, ma intravide anche le insidie e i pericoli del passaggio epocale dall'individualismo conservatore delle famiglie aristocratiche all'egualitarismo democratico dello stato di diritto. Cantore della polis, ma anche di eroi perdenti e sfortunati (Aiace, Filottete, Eracle), di donne assetate di giustizia e di vendetta (Antigone, Elettra), Sofocle è soprattutto il creatore del personaggio di Edipo re di Tebe, metafora esemplare delle alterne vicende della vita e della cieca crudeltà del caso. E proprio a Edipo, vittima inconsapevole del suo destino, Sofocle apre le porte della sua Atene per offrirgli, nel luogo perfetto, il riscatto dai mali sofferti, l'assoluzione, la pace. Angelo Tonelli affronta le sette tragedie di Sofocle, anch'esse come quelle di Eschilo sopravvissute al naufragio di una ben più ampia produzione, e ne offre un'interpretazione tesa e calibrata, dove ogni parola, ogni nesso sintattico, ogni frase ci restituisce la serena compostezza - ma anche l'inquietudine oscura - del verbo sofocleo.