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Il Romanzo di Babele
Perché i romanzi “parlano” più lingue, invece che un’unica lingua? Che sfide impone il multilinguismo letterario alla traduzione e all’idea di una letteratura nazionale? Lo straniamento linguistico, sebbene a volte censurato o dimenticato, ha sempre fatto parte della storia letteraria, e oggi più che mai in una dimensione di cosiddetta “World Literature”. Molti scrittori dall’antichità fino al Novecento si sono non solo auto-tradotti, ma hanno reinventato, alternato e mescolato le proprie lingue madri, spinti dall’esilio, dalla discriminazione, dalle guerre, o anche solo dal viaggio intellettuale, attraversando i continenti, con esempi come quelli di Joyce o Nabokov, i quali hanno raggiunto, con la loro lingua inquieta, inaspettate latitudini globali. Questo saggio vuole offrire, grazie all’uso di metodologie aggiornate e comparando alcuni casi rilevanti tra le Americhe e l’Europa, una teoria di questi romanzi particolari e universali assieme, diabolicamente intraducibili e utopisticamente babelici. Una teoria per comprendere le zone di contatto e di traduzione delle culture contemporanee, le quali hanno smesso da tempo di parlare una sola lingua e di sventolare una sola bandiera, nelle megalopoli così come nelle frontiere. -
Con altre parole. La divulgazione umanistica
Vale la pena raccontare gli scrittori del passato e le loro opere? L’autrice si interroga sui modi in cui, dal XVIII secolo, la cultura è stata divulgata, disseminata, comunicata ai non addetti ai lavori: donne, bambini, lettori che conoscono alcune cose ma non altre. Già da tempo le scienze e la storia hanno saputo diventare “pubbliche”, si sono cioè impegnate per condividere le conoscenze e le competenze fuori dal mondo accademico. Anche la cultura umanistica si sta muovendo in tal senso: sugli scaffali delle librerie sono esposti testi enciclopedici che raccontano opere letterarie in pillole e biografie che narrano a un pubblico di tutte le età la vita di donne e uomini memorabili. E tutto ciò con un linguaggio chiaro, semplice, efficace. Così si afferma un nuovo modo di pensare il rapporto tra narrazione e pubblico, con possibilità e limiti indagati in questo volume. -
L'impresa competente
Fenomeno complesso e multidimensionale, la trasformazione chiamata Quarta rivoluzione industriale, Industria 4.0, Digital Transformation resta per molti versi poco studiata. La capacità del fattore umano di favorire oppure ostacolare l’innovazione è il centro di questo libro, punto di incontro di tre discipline: la sociologia, gli studi organizzativi e l’economia dell’innovazione. Il volume mette a fuoco l’importanza delle persone nei modelli d’innovazione attraverso la lente di ingrandimento delle competenze, ovvero l’insieme di conoscenze di natura teorica, skill e atteggiamenti che connotano l’agire delle persone nel contesto di lavoro. -
Cieco
Se è vero come osservava Virginia Woolf in Gita al faro che rnnon ci si innamora di una persona, ma di lei e di ciò che rnle sta intorno, è vero altrettanto ciò che si legge in questo rnbreve memoir di Massimo Fini, e cioè perdere la vista rnnon è solo approssimarsi al buio, ma perdere i gesti, e rninsieme ai gesti anche certi sentimenti. Cieco è il racconto rndi una graduale e inesorabile acquisizione di impossibilità. rnCieco si declina in abitudini, luoghi e persone, simbolici rndi una perdita. Si spera sempre che le esperienze e le rnconoscenze durino quanto noi, si studia e si osserva rnperché si sia pronti ai cambiamenti del mondo, ma non rnè detto che nella molta speranza che c’è al mondo ce ne rnsia abbastanza per noi. Di certo non sente di averla per sé rnchi ha scritto questo libro. -
Menodramma
Un mese Londra è una miniera di notte e un cantiere di giorno. Tra i suoi ponteggi e i suoi tunnel, Duna si è laureata in Filosofia nell’università più illuminata d’Inghilterra, e ora legge sceneggiature o quasi sceneggiature: quasi legge, anzi, più che altro immagina. Nonostante sia molto giovane, Duna ha già una vita di prima. Tra la vita di adesso, seduta a una scrivania davanti a un collega più grande che le si rivolge in modo gentile e che di certo la ama, e la vita di prima a Roma, seduta in un’aula scolastica o su un motorino in compagnia di Veronica, c’è un proiettile la cui vittima non è ancora decisa. Duna voleva scrivere un romanzo, ma ha smesso. Uno dei protagonisti era un ragazzo vestito da pagliaccio armato di mannaia. Forse non era uno sconosciuto. Duna gioca con Alexander, un amico geniale e lunatico ricoverato in una clinica psichiatrica: si parlano attraverso gli slogan pubblicitari. E cammina, Duna, per Londra, cammina trascinando la sua bicicletta. Il suo disincanto è devoto all’idea di dimostrare che gli altri esistano e non ci abbandonino. Duna incontra un giovane e famoso cantante, Clement. Si innamorano, solo che il lieto fine, nelle fiabe come nella vita, dipende sempre da dove smetti di raccontare la storia, e qui non si sono fermati in tempo. Se non fosse che, tornando da una festa alla quale era andata con lui, Duna, attraversando il Blackfriars Bridge, nella notte in cui più intensamente di altre medita il suicidio, incontra un uomo. E l’uomo ha una pistola. Tra la vita di adesso, a Londra, senza più un amore, e la vita di poi, ancora a Londra (ma chissà per quanto), ci sono quel proiettile e la sua vittima. E non c’è nulla nel mondo che possa farci cambiare: non c’è nulla negli altri, ci siamo noi.Proposto da Serena Vitale al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Il suo debutto la giovane (anno di nascita: 1997) Maria Castellitto scrive un romanzo arditamente fuori da ogni schema. Sono lieta di presentarlo al Premio Strega. Non si tratta di un thriller, anche se l’arma del delitto c’è: una pistola, e c’è anche un proiettile che non sappiamo: verrà lanciato? Menodramma è piuttosto un romanzo di formazione, anche se non è chiaro né scontato che cosa si “formi” in ognuno di noi quando diventiamo adulti, “maturi”: un fiore o un callo, qualcosa che può sfiorire e rinascere o qualcosa che può soltanto seccare, indurirsi. L’umorismo è nero; le fortune e i privilegi della protagonista sono insufficienti – se mai ce ne servisse la conferma – a essere felici. La felicità, la famiglia, le soddisfazioni lavorative ecc. non sono l’obiettivo: somigliano piuttosto a guai, problemi, piccole sciagure. La scrittura della Castellitto è scherzosa quanto colta, con un retrogusto fatalista, ha già un suo audace e inconfondibile suono – con dissonanze, talvolta, ma esiste. E l’esistenza, come imparerà Duna, la protagonista di queste pagine, non è poca cosa.» -
La signora di Reykjavik
Hulda, «la donna nascosta», cela un segreto già nel nome. Ruvida e ribelle, è tra i migliori investigatori della polizia di Reykjavík: a sessantaquattro anni, però, competenza e abnegazione non sono sufficienti, visto che ai piani alti c'è chi è ansioso di mandarla in pensione. Ma Hulda ha dato tutto alla carriera e la prospettiva di dover lasciare il lavoro a cui ha dedicato la sua vita la fa infuriare. Quanto si farà sentire la solitudine? Inevitabilmente, la porta si spalancherà ai vecchi demoni che lei ha sempre ridotto al silenzio. E allora le sue fughe tra le aspre montagne dell'Islanda, per respirare a pieni polmoni la durezza della sua isola, non basteranno più. Ottenuto il permesso di dedicarsi a un'ultima indagine, un cold case a sua scelta, Hulda sa perfettamente qual è il caso che vuole riaprire. Dieci anni prima, una giovane donna, arrivata dalla Russia con la richiesta di asilo politico, era stata trovata morta in una baia non lontana dalla capitale. Le indagini, ingarbugliate e chiuse sbrigativamente da un collega, non avevano portato a una vera soluzione, e ora Hulda vuole dare voce a chi è stato dimenticato troppo in fretta. Vuole la verità. E ha quindici giorni di tempo per trovarla. -
L'uomo della dinamite
È un sabato pomeriggio del 1911, quando un giovane operaio della squadra di brillatori alle prese con la costruzione di una strada ferrata nel Sud della Svezia rimane coinvolto in un’esplosione devastante. Anche se tutti lo danno per spacciato, Oskar Johansson sopravvive alla dinamite che ha fatto a pezzi il suo corpo e si riprende il lavoro e la vita. Una vita di passioni assolute: l’amore profondo per una donna che gli resterà sempre vicino, tre figli, e un travolgente ardore civile e politico che lo animerà sino alla fine dei suoi giorni. Riuscirà a vedere l’inizio di qualcosa che vagamente assomiglia alla rivoluzione da lui tanto attesa e che non ha mai smesso di immaginare dall’isolotto dell’arcipelago dove trascorre le sue estati; un desiderio che nutre la sua anima, persuadendolo che la dissoluzione di quella società così iniqua sia vicina: «Un bel botto di dinamite, e tanti saluti a tutti.» Il romanzo d’esordio di Henning Mankell è il racconto poetico di un vero eroe della classe operaia che lotta per l’anima di una nazione: ispirato dall’appassionato desiderio di giustizia sociale che pervade anche i suoi polizieschi, L’uomo della dinamite racchiude in germe tutto il futuro lavoro del suo autore, attraversato da una profonda malinconia e da un’incrollabile fiducia nell’individuo. -
L' ultima indagine. I casi di Lars Martin Johansson. Vol. 4
Lars Martin Johansson è ricoverato alla clinica Karolinska, vittima di un ictus che ne ha seriamente compromesso la mobilità. Una vita di tensione ed eccessi gli ha fatto salire la pressione e affaticato il cuore, ma lo spirito del vecchio poliziotto non si arrende. Quando la dottoressa che lo ha in cura gli rivela nuovi particolari sull'omicidio mai risolto di una bambina uccisa venticinque anni prima, l'ex capo della polizia e dei servizi di sicurezza non resiste alla tentazione e decide di riprendere in mano il caso. Dal letto d'ospedale e dal divano dello studio di casa, facendo affidamento su intuito, ragionamento ed esperienza, Johansson si dimostrerà all'altezza della sua fama di «uomo che vede dietro gli angoli». Ironico e sottile, con l'ultima indagine del suo leggendario investigatore, Persson affronta la spinosa questione di come sia possibile ottenere giustizia quando la legge fallisce. E nel tracciare il toccante ritratto di un detective al tramonto, aggiunge al suo racconto un'insolita vena di tenerezza, alternando alle fasi di una caccia al colpevole, il cui ritmo si fa via via più serrato, passi delicati e profondamente umani sulle relazioni tra un uomo condizionato dalla malattia e le persone che gli sono vicine. -
Sull'acqua
Ad Amsterdam, nella calda estate del 1939, due ragazzi di diciassette anni vogano sull'Amstel. Il fiume scorre lento, Anton e David formano un'unità armoniosa con la barca, le acque cristalline e il cielo. La loro felicità è fatta di «carne, muscoli, sole e legno, acqua e pietra». È concreta, palpabile. Mentre l'Europa trattiene il respiro davanti allo spettro della guerra, la vita di Anton e David è lì, è l'intenso allenamento con il riflesso del sole sullo scalmo di rame, due corpi che eseguono gli stessi movimenti, perfettamente sincronizzati, uniti dalla fatica e dall'esaltazione, dal miracolo del lavoro di squadra. Il richiamo costante e irresistibile dell'acqua, la relazione quasi mistica con il fiume, cancellano tutte le paure. Sono due ragazzi profondamente uniti dalla stessa passione, la più forte che mai conosceranno. Cinque anni dopo, Anton è davanti al club di canottaggio abbandonato. La guerra è sullo sfondo, la casa di David è vuota. Rimane viva, nel corpo e nella mente, la memoria di un'amicizia preziosa e irripetibile, di un tempo dove tutto era ancora possibile, e di quella gioia pura che solo il risultato di uno sforzo fisico può dare. -
Misteri per orchestra
Perché la musica di Richard Wagner è associata senza scampo alla figura di Adolf Hitler? Per quale ragione Nicolò Paganini appare avvolto da ombre demoniache? A che cosa fu dovuto il repentino ritiro dalle scene di Gioachino Rossini, sebbene fosse il più celebrato compositore del suo tempo? Quale fu la vera causa della morte di Tchajkovskij? E che cosa accadde a Mozart, al di là della leggenda? Melomane ed esperto di musica classica, Filippo Facci ricostruisce vicende formidabili e sconosciute della storia della musica, veri e propri «cold case» che sono rimasti perlopiù appannaggio di musicologi e appassionati. «La musica classica – scrive l’autore – può essere rapimento, anima messa a nudo, riflessione scomoda, rallentamento interiore, consapevolezza del nostro nulla. Può essere grandiosa e poetica, ma anche linfa distruttiva che scorre nota dopo nota, irrequieta o dolce come la parabola atroce della vita; può rendere felici o infelici e non è sempre chiaro perché dovremmo ascoltarla. Il perché non lo conosciamo, non possiamo conoscerlo, preferiamo non conoscerlo.» -
L'angelo di Auschwitz. Mala Zimetbaum, l'ebrea che sfidò i nazisti
«Mala era generosa e coraggiosa; aveva aiutato molte compagne, ed erarnamata da tutte.» Così Primo Levi ricorda nei Sommersi e i salvati MalarnZimetbaum che, giovanissima, si trovò ad affrontare la più drammaticarndelle scelte: chi tra le compagne di prigionia ad Auschwitz-Birkenau poterrnsoccorrere e chi dover abbandonare a una sorte infausta. Con il passarerndei mesi, sfruttando il ruolo di interprete nel campo, che le consentiva dirnfornire sostegno, cibo e assistenza alle altre detenute, diede vita a unarnvera e propria azione di resistenza. Come fu possibile per questa ragazzarnrestare se stessa nell’inferno del Lager? Che cosa la spinse a sacrificarsirnper le altre prigioniere?rnFrediano Sessi tenta di mettere ordine in una vicenda in cui realtà ed ecorndella leggenda si confondono: dall’arrivo di Mala ad Anversa insieme allarnfamiglia, all’arresto e alla detenzione, prima nei luoghi di reclusione delrnBelgio occupato, poi ad Auschwitz-Birkenau, fino alla fuga con il giovanernpolacco Edek Galinski e al tragico epilogo. Sullo sfondo, uno spaccatorninedito della deportazione e della vita quotidiana delle donne nel Lager. -
Il segreto del talento. Commedia per musica
Un frustrato compositore napoletano vuole sottrarre a un celebre Maestro della città, erede di Scarlatti, Pergolesi e Cimarosa, quello che ritiene essere il segreto per il successo: un oggetto gelosamente custodito sotto una campana di vetro. È convinto che, possedendolo, scriverà musiche così divine che verrà riconosciuto di diritto come l'erede designato del Settecento partenopeo. Per farsi aiutare nell'impresa intercetta le ambizioni di due cantanti ridotte alla fame dalla pandemia, la napoletana Melina e la veneziana ""La Dernier"""", amiche e rivali, alle quali, in cambio del colpo, promette la gloria. Nel giorno di Carnevale del 2023, approfittando del Martedì grasso, le due cantanti si caleranno, tutte vestite in abiti carnascialeschi, dal lucernario dell'abitazione del Maestro per mettere a segno il furto. Non sanno che in quel momento, nella stessa stanza, il Maestro sta provando con un quartetto d'archi. Invisibili agli uomini ma in pieno contatto con gli strumenti, ingaggiano così un dialogo in musica: le due, per raggiungere il talento, dovranno scandagliarne l'essenza contrapponendo e unendo la loro sorte."" -
Annali di architettura (2021). Vol. 33
«Annali di architettura» è la storica rivista del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio. Fondata nel 1959 e sino al 1991 nota con il nome di «Bollettino del CISA Andrea Palladio», la rivista conta oggi 52 volumi. Già diretta da André Chastel e da James S. Ackerman, è ora sotto la responsabilità scientifica dello studioso spagnolo Fernando Marías, direttore della rivista, e di un comitato di lettura internazionale dove siedono Guido Beltramini, Howard Burns, Cammy Brothers, Caroline Elam, Francesco Paolo Fiore, Christoph L. Frommel, Pierre Gros, Jean Guillaume, Fernando Marías, Silvia Moretti. Pur incentrata sulla storia dell'architettura del Rinascimento, «Annali» ospita contributi sull'architettura di ogni tempo, pubblicati nelle principali lingue europee da studiosi italiani e internazionali. Ogni volume contiene una rubrica di recensioni e il notiziario delle attività del Centro. In questo numero i contributi di: Giovanni Marginesu, Giuliana Mosca, Andrea Bonavita e Giulia Ceriani Sebregondi, Flavia Cantatore, Maddalena Scimemi, Renzo Fontana, Douglas Lewis, Annalisa Avon. In questo numero contributi di: Giovanni Marginesu, Giuliana Mosca, Andrea Bonavita e Giulia Ceriani Sebregondi, Flavia Cantatore, Maddalena Scimemi, Renzo Fontana, Douglas Lewis, Annalisa Avon. -
W.
Un uomo solo si arruola nell’esercito per fuggire alla propria miseria e finisce sul camporndi uno dei tanti, atroci conflitti della prima metà del Diciannovesimo secolo. Woyzeck varnin guerra, in più guerre, e combatte per tanti eserciti. L’esperienza della crudeltà e dellarnviolenza lo sconvolge, mandando in frantumi il suo mondo e la sua coscienza. Dileggiato,rnrimproverato, colpito, il povero soldato non capisce più nulla degli esseri umani. E uccidernla donna che ama. Perché ha mille ragioni per uccidere una donna, oppure nessuna.rnDopo anni di ricerche, Steve Sem-Sandberg ridà vita al personaggio di Büchner, l’uomornche assassinò l’amante per gelosia, in un romanzo che è di nuovo grande letteratura. Ilrnsuo è un racconto immerso nei tempi della storia, e allo stesso tempo attualissimo edrneterno, capace di restituire il ritratto di un’Europa lacerata e devastata dallo scempio dellarnguerra, e di mostrare la complessità e la vulnerabilità dell’essere umano, quell’abissornprofondo che, stando a Büchner, è in ognuno di noi. -
Una trama divina. Gesù in controcampo
«Il Vangelo è una sceneggiatura. Il raccontorninfrange sempre le regole perché contienernle sbavature della vita: gli eccessi e le depressioni,rnle frustrazioni e i desideri.» Per parlare di Gesùrnoggi, con un linguaggio nuovo, Antonio Spadarornspoglia la lettura dei testi sacri da orpelli e apparatirne traccia un percorso che, inquadratura doporninquadratura, permette di entrare in un mondorndiverso. Seguendo una tradizione che risale arnIgnazio di Loyola, secondo cui il modo migliorernper meditare non è riflettere sulle parole marnchiudere gli occhi e ricostruire la scena in cuirni personaggi agiscono, il racconto si fa immersivorne cinematografico. Nel succedersi dei ritratti erndei paesaggi emergono i rapporti tra le figure,rni contrasti, i particolari sfuggiti nell’agire di unrnprotagonista che spiazza e ribalta ogni situazionerncon i suoi gesti e discorsi. «Così – scrive PaparnFrancesco nella prefazione – la storia di Gesùrnentra nella nostra. La guardiamo alla lucerndella nostra vita, vediamo i volti, le vicende,rni personaggi… Possiamo immaginare persinornnoi stessi entrare nella storia di Gesù, vederernlui, i suoi luoghi, i suoi movimenti, ascoltare lernparole dalla sua viva voce… La storia di Gesùrnsi sposa con quella degli uomini e delle donne,rnrisveglia e potenzia le energie nascoste, la passionernper la verità e per la giustizia, i barlumi di pienezzarnche l’amore ha prodotto nel nostro cammino,rnma anche la capacità di affrontare il fallimento ernil dolore, per esorcizzare i demoni dell’amarezzarne del risentimento.» -
La vita segreta dei colori
Dinamici, avvolgenti, sbiaditi, desolanti o spaventosi, i colori esprimono i nostri stati d’animo, ispirano film, suggeriscono partiture musicali, dettano mode e gusti estetici. Non c’è corrente artistica che non influenzino con la loro straordinaria forza visionaria. Non c’è momento storico che nell’immaginario collettivo non sia legato a un colore né testo letterario che non evochi un universo cromatico indimenticabile. Intorno a questo «materiale» apparentemente sfuggente Lauretta Colonnelli costruisce una fitta trama di sguardi, vicende e aneddoti, narrati con i toni incalzanti di un romanzo e la perizia di un saggio. Un percorso che spazia dall’antichità ai giorni nostri e indaga i risvolti più enigmatici che si celano nelle infinite sfumature dei colori. Scopriamo così che possono essere temibili serial killer, come il verde smeraldo e il bianco di piombo, o amanti della pace e del quieto vivere, come l’azzurro. Che il loro studio ha portato a elaborare teorie psicologiche e scientifiche, tra cui quelle di John Tyndall, il fisico irlandese al quale si deve la spiegazione del perché il cielo è blu. Che generano ossessioni – pare che Van Gogh mangiasse la vernice gialla direttamente dai tubetti, convinto che quella tinta brillante e solare lo avrebbe salvato dalla depressione – e libere associazioni, come quando Proust, nella Recherche, descrisse l’«essenza colorata» di città che non aveva mai visto: Venezia con «le vie scroscianti, arrossate dal riverbero degli affreschi di Giorgione», Firenze «bagnata nell’oro», Parma «compatta e liscia, mauve e dolce nel riflesso delle viole». Un racconto appassionato che coinvolge ogni campo del sapere, dalla storia alla matematica, dall’arte alla musica. Una celebrazione originale e suggestiva dell’ingrediente irrinunciabile della nostra esistenza e del suo prodigioso potere espressivo. -
La democrazia non è gratis. I costi per restare liberi
Dileggiata e dichiarata «fuori corso» dai nuovi despoti, la democrazia è oggi la principalernimputata in un processo collettivo in cui è in gioco il futuro dell’Occidente. Magistrato e arnlungo protagonista della vita delle istituzioni, fervente studioso della storia e della culturarnclassica, Luciano Violante analizza alcune preoccupanti tendenze per fare luce sui rischirnreali e smascherare i falsi idoli.rnIl punto di partenza è il grande malinteso che l’autore individua come causa dellarnsituazione attuale: aver limitato il concetto di democrazia a un elenco di diritti darngarantire, rimuovendone la naturale contropartita, i doveri a cui adempiere. Attraverso ilrnconfronto con contesti politici drammaticamente emergenti – in particolare Russia ernUngheria – scava in un passato comune per ritrovare l’origine dei tanti mali, in primis lern«presunzioni» dell’Occidente (dall’esportazione della democrazia all’ingenua equazionerntra sviluppo economico e avanzamento dei diritti), per fare i conti con il narcisismo di unarnciviltà che ha preferito lo scaltro Ulisse all’onesto Palamede.rnRipercorre inoltre le tappe della storia italiana recente, alla ricerca di quel che resta dellornspirito della Costituzione, per comprendere come si sia arrivati ad attribuire le colpe dellarnpolitica alla democrazia ridotta a un complesso di regole, a mera «tecnica di governo»,rnalimentando così l’errata convinzione che essa interessi e dipenda solo da chi quellernregole è chiamato a stabilirle e a farle rispettare.rnUn pamphlet appassionato e severo che pone l’accento sulle responsabilità di ciascunornper rimettere a fuoco e al centro dei comportamenti parole che ritrovino un significatorncondiviso – diritto e dovere, libertà e uguaglianza, pace e giustizia – e far sorgere unarnnuova e piena consapevolezza civica. -
Febbraio 1933. L'inverno della letteratura
Un mese. Tanto basta perché dal conferimentorndell’incarico di cancelliere a Hitler si arrivi al decretornche elimina di colpo i diritti civili. Nella vorticosarne drammatica ricostruzione di giorni decisivi per larnstoria europea e mondiale, Uwe Wittstock si metternsulle tracce di trentatré personaggi della scenarnletteraria e artistica tedesca, imbastendo un’efficacerntrama di luoghi, volti e voci che raccontano comernla vivace realtà di Weimar abbia ceduto il passorna un momento tra i più bui del secolo scorso.rnDa Thomas Mann a Else Lasker-Schüler, da BertoltrnBrecht ad Alfred Döblin, da Erich Maria Remarquerna George Grosz, dalle pagine di diari, testimonianzerne lettere, traspare la lenta e inesorabile avanzatarnverso una morte annunciata, quella di una interarnsocietà che, col senno di poi, incredibilmenternnessuno sembra aver previsto.rnUn paesaggio di sentimenti, pulsioni e avvenimentirnin cui affiora l’umanità di scrittori, artisti, editori,rngalleristi e attori che si divisero tra chi riconobbernimmediatamente il pericolo e coloro per i qualirnl’esitazione iniziale si sarebbe rivelata fatale.rnSe Bertolt Brecht reagisce con spirito battagliero,rnErich Maria Remarque sale a bordo della sua autornsportiva e parte alla volta del confine svizzero:rnrivedrà il suo paese solo vent’anni dopo. Il «reporterrnscatenato» Erwin Kisch, certo della vittoriarndel comunismo nella lotta per il potere, arrivarna Berlino per raccontare dal vivo il clima politico.rnMentre i nazisti opprimono la Germania con ilrnloro spudorato antisemitismo, Else Lasker-Schülerrncelebra in un suo dramma la riconciliazionerntra le religioni.rnDagli echi pericolosamente familiari di quello chernnon fu soltanto un lungo inverno per la letteratura,rnma per la civiltà, attraverso il precipitare di eventirne pensieri, emerge una consapevolezza: «quantornsiano preziosi la democrazia e il diritto diventarnevidente appena iniziano a scomparire». -
Le ripetizioni
Mario è un uomo che inventa storie, modifica la realtà, non è interessato alla verità, né sulle cose né sulle persone. Mario sfugge, per indolenza, all’obbligo di capire che tutti ci lega e tutti ci frustra. Vuole sposare Viola ignorandone la doppia, forse tripla vita. Anni prima è stato lasciato da Bianca, subito prima che nascesse Agnese, che forse è sua figlia o forse no. Tuttavia, se Bianca, spuntando dal nulla dopo anni, chiede aiuto, Mario subito accorre, disponibile ad accollarsi la paternità. È succube di Santiago, un ragazzo dedito a pratiche sessuali estreme, e affida alle fotografie la coerenza e consistenza della propria vita. Se dei giorni della vita di Mario possiamo dire – quasi sempre è il 17 giugno –, degli spazi in cui Mario si muove non siamo certi. La ripetizione è l’unica realtà di Mario. Con una scrittura avvolgente, sensuale e che procede per variazioni capitolo dopo capitolo, pur conservando un incalzare ipnotico, Giulio Mozzi guida il protagonista, e chi legge, attraverso avventure in parte reali e in parte – ma la cosa è sempre indecidibile – del tutto immaginarie, portandoli a sfiorare le vite strane e misteriose di personaggi senza nome – il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Monaci, il Capufficio – che Mario contempla come enigmi incomprensibili e rivelatori. Arrivando, nell’ultima pagina, alla più orribile delle conclusioni. -
Anfitrione. Variazioni sul mito
La vicenda di Anfitrione è tra i miti antichi più ripresi in età moderna: valoroso condottiero e sposo felice di Alcmena, l’eroe è vittima di un inganno perpetrato da Giove, che ne assume le sembianze per sedurne la sposa e generare con lei il semidio Ercole. Connesso da un lato all’archetipo del fanciullo divino, figlio di un dio e di una donna mortale, dall’altro al tema del doppio, il mito si è prestato a molteplici riletture. Tra i testi qui proposti – coincidenti con i momenti chiave della lunga storia di Anfitrione – la «tragicommedia» di Plauto si impone come ineludibile punto di partenza: commedia degli equivoci e degli inganni, incentrata sul «furto di identità» (nasce da qui il significato moderno di «sosia»), l’Anfitrione plautino è un esempio di come la cultura antica intendeva il tema del doppio. L’adulterio è invece al centro dell’Amphitryon di Molière, che rilegge il modello antico adattandolo alla realtà e ai gusti del suo tempo: sulle inquietudini del doppio prevale la beffa ai danni del marito tradito. Ancora diverso il testo di Kleist: apparentemente ispirato al fortunatissimo modello molieriano, in realtà se ne distacca radicalmente, sviluppando in modo originale il potenziale tragico della vicenda. Segnata dal conflitto tra apparenza e realtà, la commedia di Kleist appare perciò venata da una sottile amarezza. Infine, l’Amphitryon 38 di Giraudoux, meno noto al pubblico italiano, è forse la più brillante tra le varie riprese del mito nel Novecento: commedia degli equivoci lieve e ricca di humour, pone in primo piano il tema della coppia che miracolosamente resiste alle insidie del destino ed esalta il personaggio di Alcmena come donna padrona di se stessa e capace di gestire la propria vita.