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Giuseppe Marchiori animatore del Fronte Nuovo delle Arti. Contributi in occasione della mostra alla Cittadella della Cultura di Lendinara
Il volume, a cura di Nicola Gasparetto, raccoglie saggi e testimonianze intorno alla figura del critico d’arte lendinarese Giuseppe Marchiori. Marchiori è stato una figura centrale nel Novecento italiano, in qualità di critico, curatore, tessitore di reti fra artisti e mecenati. Emilio Vedova, Renato Birolli, Giuseppe Santomaso, e ancora Peggy Guggenheim e Jackson Pollock: il critico ha collaborato con grandi artisti e collezionisti del ventesimo secolo, realizzando mostre straordinarie alla Biennale e nei grandi musei veneziani. Ricordato soprattutto per il suo ruolo cruciale nel movimento del Fronte Nuovo delle Arti, Giuseppe Marchiori è stato celebrato da una mostra alla cittadella della Cultura di Lendinara, evento da cui è nato il progetto di questo libro. -
Cocktail a Venezia. Racconti di un barman
Per più di 40 anni, Walter Bolzonella ha ricoperto il ruolo di head bartender delfamoso Hotel Cipriani e ha tradotto le emozioni degli ospiti in una fusione di profumi, colori e sapori, in sintonia con il loro mood: “Cocktails in Venice. Racconti di unBarman” è il diario del suo stimolante “laboratorio”, in cui i nuovi drink diventanoclassici e i classici vengono rinfrescati con inaspettati colpi di scena. In questolibro svela le sue preziose ricette – dal celebre Bellini al Lucky Spritz, e dall'HiddenLiquid al Casanova's Inspiration – splendidamente illustrate dagli acquerelli di Matteo Bertelli. -
Pulse. Ediz. italiana e inglese
Nella penombra dei piani terra degli antichi palazzi veneziani pulsa l'arte. Una stupefacente morfologia, unita al magnetismo della sua connaturata fragilità, sta trasformando Venezia in luogo di produzione delle arti: vecchi fondaci, officine fabbrili, capannoni dismessi - un tempo espressione di una florida economia manifatturiera e mercantile - rinascono come laboratori del pensiero e delle emozioni. PULSE è un progetto di Majer con la collaborazione di Accademia di Belle Arti di Venezia, realizzato da lineadacqua con Angela Italiano, Ilaria Miotto e Cinzia Tusini nell'ambito del progetto REMIDA, finanziato dal Programma di cooperazione Interreg V-A Italia Slovenia 2014-2020, nell'ambito del progetto DIVA. -
Venezia. La guida ufficiale dei Gondolieri
La prima guida ufficiale dei Gondolieri di Venezia. Sei originali itinerari da scoprire a piedi e attraverso i traghetti sul Canal Grande. Una sezione dedicata alle isole della laguna. QR code all'interno con consigli online - sempre aggiornati - per lo shopping e l'artigianato, la cultura, i ristoranti e i locali. Il modo migliore per conoscere la Venezia più vera. -
Dopo Tintoretto
Jacopo Tintoretto (1518-1594) è senza dubbio uno dei pittori del passato che più ha ispirato scrittori e studiosi: Pietro Aretino, Jean-Paul Sartre, André Malraux, Henry James, John Ruskin e Rafael Alberti, per citarne solo alcuni, hanno testimoniato nei loro scritti la meraviglia delle opere di Tintoretto, legate indissolubilmente a una Venezia senza tempo. In questo volume, il pittore spagnolo Jorge R. Pombo (Barcellona, 1973) scandaglia il linguaggio pittorico del maestro veneziano, in modo gradevole e accessibile, spiegando come Tintoretto abbia segnato uno scisma nell’evoluzione della pittura rinascimentale. Pombo ci permette di leggere l’opera di Tintoretto attraverso lo sguardo complesso e acuto di un artista contemporaneo. Se il Novecento ha messo fine a tutte le certezze artistiche – oltre che politiche, filosofiche e spirituali del passato – possiamo ritrovare in Tintoretto il seme di quella crisi pittorica. -
Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie. Ediz. italiana e inglese
Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie inaugura la collana Protagonisti di Ca’ Pesaro, con la quale verranno celebrati i capolavori e i grandi maestri del museo veneziano. Il volume include un saggio di Elisabetta Barisoni, che ripercorre la carriera di Kandinsky e ne traccia la storia, attraverso le sue opere e i contatti con altri artisti, oltre a definire l’influenza che egli ha avuto sulle correnti artistiche del suo tempo. Nell’accompagnare i visitatori alla mostra omonima, Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie propone una nutrita sezione dedicata alle biografie degli artisti presenti in mostra, arricchita dalle schede di ciascuna opera. Il volume, in una ricca edizione cartonata, è bilingue e tradotto in inglese da Lucian Comoy. -
Vittorio Veneto. Il Centro città e il monumento di Augusto Murer
Il volume, dedicato alla ""Città della Vittoria"""", ripercorre la storia moderna di Vittorio Veneto, dall'unione di Ceneda e Serravalle fino all'attualità, tra modifiche viarie, infrastrutture, natura e interventi architettonici. Un ampio approfondimento è dedicato al monumento dello scultore Augusto Murer, che celebra i caduti e gli eroi della guerra e del Paese."" -
Ca' Da Mosto. La parabola di un palazzo veneziano nello specchio della Serenissima
Una storia articolata, caratterizzata da connessioni interne a un'epoca o trasversali a epoche diverse: la ""biografia"""" di Ca' da Mosto si intreccia alla biografia dei molti che, nei secoli, lo hanno abitato (o sfruttato). Culture, pratiche sociali, consuetudini matrimoniali ed ereditarie, diritti di proprietà compongono un mosaico complesso. Ugo Camerino in queste pagine ci aiuta a restituire la molteplicità di storie di cui è tramata la vicenda di uno dei palazzi più significativi del Canal Grande."" -
Davide Battistin. Beyond the horizon. Ediz. italiana e inglese
Una nuova edizione arricchita e aggiornata del catalogo pubblicato in occasione della personale dell’artista presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Il volume raccoglie oltre cinquanta opere, compresi alcuni dei più recenti lavori del 2022. Il libro è arricchito si presenta in un’elegante edizione cartonata di pregio, con una copertina rinnovata. «Se dipingere è costruire con la luce, e l’arte è tradurre la materia in immagine, nel caso di Battistin si può parlare di abbandono all’incantesimo, a quel processo di chimica fantastica che è la creazione di figurazioni ai limiti della materia». La materia è il mezzo attraverso il quale Davide Battistin riesce a dare forma alle emozioni che la luce crea e proietta su una Venezia non più raccontata da ponti, cupole e torri, ma suggerita da sfumature e variazioni di colore. -
Parole veneziane. Vol. 5: Cucina e tavola nel Vocabolario storico-etimologico del veneziano (VEV)
Il volume è il quinto di una serie riguardante il Vocabolario storico-etimologico del veneziano (VEV), progetto finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca (Fns) e svolto in collaborazione dall’Università di Losanna e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, con il sostegno dell’Opera del Vocabolario italiano del Cnr di Firenze. In questo volume troviamo una raccolta di un centinaio di voci relative alla grande tradizione gastronomica veneziana. Prossimamente verranno pubblicati, sempre per lineadacqua Gondole e barche, che raccoglierà i vocaboli in campo navale. -
Jacobin Italia (2020). Vol. 9: La scuola non serve
La pandemia ha messo in luce la crisi del sistema scolastico, con strutture inadeguate, troppi studenti per classe, e insegnanti a cui spesso si chiede solo di giudicare e non di svolgere una funzione formativa, ridotta alla didattica a distanza. Proprio dalle scuole però nasce una nuova voglia di partecipazione e richiesta di futuro: prima il movimento planetario contro il rischio concreto della catastrofe climatica, poi quello antirazzista con il protagonismo dei giovani migranti di seconda generazione, hanno al centro studenti e studentesse. Come dovrebbe essere una scuola che rompe la gabbia del realismo capitalista per liberare le energie future? Il numero indaga le sperimentazioni di un'altra didattica, interrogando gli studenti e i docenti, e individuando alcuni dei punti critici della scuola no future pensata per inseguire il mercato e abbandonare i più poveri al loro destino con la scusa del merito. -
Toussaint Louverture. La Rivoluzione francese e il problema coloniale
Un dramma in tre atti: è così che il Césaire poeta e drammaturgo sceglie di narrare l'indipendenza dalla Francia di Haiti, all'epoca Saint‑Domingue, la prima colonia a essere sottomessa e la prima a liberarsi dal giogo delle potenze europee. Un racconto ibrido, tra saggio storico e opera letteraria, qui tradotto per la prima volta in italiano. Dalla fronda dei ricchi coloni bianchi, passando per la rivolta degli affrancati o nati liberi, arriva fino alla rivoluzione degli schiavi neri guidati da Toussaint Louverture, l'ex schiavo a capo della rivolta di coloro che sono passati alla storia come i giacobini neri. Césaire analizza i rapporti tra Francia e Saint‑Domingue e racconta la presa di coscienza degli schiavi: la libertà non gli sarebbe stata regalata, avrebbero dovuto conquistarla. Appare così la contraddizione borghese della Rivoluzione francese che realizzava democrazia e diritti nella madrepatria fermandosi però al confine - non solo geografico - della linea del colore. La storia di Toussaint Louverture, coi successi e le contraddizioni, il rapporto col potere e le masse, incarna i dilemmi di ogni rivoluzionario. E il moto che portò Saint‑Domingue a essere Haiti mostra l'intersezione tra sfruttamento e oppressioni in cui inserire il grimaldello per scassinare il presente e far nascere una nuova società. È infatti il Césaire marxista a mostrare come i primi due tentativi di ribellione, inciampando su specifici interessi (commerciali per i coloni proprietari di piantagioni; sociali per gli affrancati diventati padroni a loro volta), fossero incapaci di superare le contraddizioni di classe che li fecero fermare a un passo dall'arrivo. Solo la sollevazione degli schiavi neri superò gli interessi particolari facendo sfociare la lotta all'oppressione coloniale nella liberazione espressa dalla parola più agognata: «indipendenza». -
La morte, la fanciulla e l'orco rosso. Il caso Ghersi: come si inventa una leggenda antipartigiana
Questo libro affronta il tema dei crimini partigiani, o meglio, delle narrazioni su presunti «crimini partigiani» il cui scopo è denigrare la lotta al nazifascismo. Lo fa concentrandosi sul ""caso"""" Giuseppina Ghersi, adolescente uccisa a Savona nell'aprile 1945. Per decenni trascurata dagli stessi neofascisti, nel nuovo secolo la morte di Giuseppina è diventata un leitmotiv della destra ligure, col tempo arricchendosi di dettagli sempre più macabri. La storia era ormai splatter quando nel 2017 i media nazionali l'hanno ripresa e diffusa senza alcuna verifica. Per stabilire la verità storica Nicoletta Bourbaki ha avviato un lungo lavoro di ricerca negli archivi, sopralluoghi, raffronto di documenti e testimonianze. Va detto subito: la storia della «bambina vittima dei partigiani-mostri» è falsa in quasi ogni suo elemento, a cominciare dal mai esistito «tema dedicato al duce», che da solo avrebbe scatenato l'odio dei «rossi». Testimonianze diverse, anche inaspettate, indicano in Giuseppina una nota e per certi versi dichiarata spia fascista, intenta a minacciare cittadini, protetta da marò e brigate nere. Anche i suoi genitori erano disprezzati, perché compromessi col regime, per gli exploit della figlia e perché ostentavano privilegi. Sul caso Ghersi, spiega il libro, non pesò alcuna «congiura del silenzio». Vi furono inchieste e processi, nei cui atti i dettagli horror cari ai fascisti non trovano riscontro, come non lo trova l'accusa più infamante, quella di stupro. Indagando, Nicoletta si è imbattuta in un altro «crimine partigiano», anch'esso ambientato in Liguria: l'«eccidio di Monte Manfrei». Due casi intriganti perché emblematici. Smontandoli, vediamo come funziona la macchina delle storie antipartigiane, e come nell'attuale infosfera tali storie diventino virali."" -
Lo scacchista del diavolo
Il 16 novembre del 1570, Ferrara è scossa da uno spaventoso terremoto che mette in crisi ogni certezza, incrina l'ordine sociale e scatena le predicazioni che annunciano la fine dei tempi. Per rispondere a Papa Pio V che legge il terremoto come punizione divina per l'accoglienza dei giudei a Ferrara, il Duca Alfonso promuove un convegno per spiegare come il terremoto sia un fenomeno naturale, ma la moltiplicazione dei discorsi si rivela inversamente proporzionale alla capacità di spiegazione della crisi e stride nel contrasto fra il lusso della corte e la carestia che affligge la popolazione. Intorno a questo evento si intrecciano la pluralità di trame del libro che convergono nell'organizzazione a Ferrara di un torneo di scacchi fra i campioni dei sovrani cattolici d'Europa col quale il Duca, grazie al grande scacchista Paolo Boi, spera di riacquistare il prestigio politico perduto. Nello stesso frangente, Torquato Tasso inizia a comporre un poema eroico nel quale, salvando la dimensione magica dei suoi predecessori, vorrebbe narrare l'orrore che pervade il mondo, ma anche la potenza perturbante dell'amore suscitato dall'enigmatica Honoré; mentre Johan, mercante fiammingo, cerca di sobillare le comunità calvinista ed ebraica per costruire una libera Repubblica del Nord e la giovane ebrea Myriam ricerca nei sogni profetici la propria libertà. Sessant'anni dopo, mentre infuria la terribile peste del 1630 e il re di Svezia riapre la Guerra dei Trent'anni invadendo la Germania, uno dei personaggi laterali di quelle vicende rilegge i fatti narrati, alla ricerca di un senso che in passato gli era sfuggito. Un romanzo che attraversa quelle terre incognite che separano il vecchio che tramonta dal nuovo che ancora non si vede, con eventi e personaggi che mostrano sorprendenti analogie con l'epoca contemporanea. -
Blues e femminismo nero. Gertrude «Ma» Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday
Il più importante genere musicale afroamericano degli anni successivi alla schiavitù fu senza dubbio il blues. Nato all'incrocio tra l'eredità della tradizione sacra degli spiritual e quella sociale dei canti di lavoro, affinò le tecniche della musica di schiave e schiavi in cui la resistenza era espressa in maniera sottintesa, comprensibile solo da coloro che ne possedevano il codice. Analizzando quegli aspetti dei testi e delle performance di Gertrude ""Ma"""" Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday che preannunciavano una sensibilità femminista, Angela Davis mostra come il blues promosse forme di coscienza della working class nera e sfidò l'ideologia dominante. Davis indaga il modo in cui il blues femminile infranse i rigidi tabù sulle rappresentazioni della sessualità che caratterizzavano i prodotti culturali dell'epoca, contestando gli assunti patriarcali sul ruolo delle donne. Oltre ad aver rivoluzionato l'allora nascente industria discografica di massa, queste tre blueswoman anticiparono la politicizzazione del personale operata dal movimento delle donne degli anni Settanta e diedero voce ai desideri, alle emozioni e alle rivendicazioni di donne nere che spesso non avevano accesso alla parola scritta. Un entusiasmante affresco della """"sovversione"""" prodotta da queste cantanti, appartenenti a tre diverse generazioni, che col loro blues hanno traghettato la musica afroamericana verso i territori del jazz, dell'r'n'b e del soul arrivando fino alle espressioni contemporanee della cultura popolare nera. Un'indagine all'intersezione tra musica e coscienza sociale che contribuisce a strappare il monopolio della lotta femminista dalle mani delle donne bianche della middle class."" -
Tuta blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud
Da sempre in Italia in narrativa vale l'equazione lavoro + scrittura = letteratura industriale. Eppure le opere di Ottieri e Volponi hanno colto del lavoro soprattutto gli elementi oggettivi ed esterni della classe operaia, concentrandosi su alienazione e catena di montaggio. Con l'aumento della conflittualità sociale, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, alcuni scrittori di classe operaia inseriscono in quell'equazione un'incognita che permette di spiegare gli elementi soggettivi di questa classe: il vissuto, la vita quotidiana, il tempo libero. Tra loro colpiscono, sia in poesia che in prosa, autori come Luigi Di Ruscio, Tommaso Di Ciaula e Ferruccio Brugnaro. Subito ribattezzati in maniera un po' naïve come «i selvaggi». L'operaio pugliese Tommaso Di Ciaula dà alle stampe Tuta blu nel 1978 per Feltrinelli nella collana dei Franchi Narratori curata da Nanni Balestrini e Aldo Tagliaferri. Un romanzo-memoir-pamphlet che racconta l'industrializzazione a cottimo del meridione contadino con una penna rabbiosa e lucida, poetica e aggressiva. Il libro diventa un caso editoriale con svariate traduzioni all'estero. Viene anche adattato al cinema nel 1987 con Alessandro Haber nei panni del protagonista. Quella di Di Ciaula è una scrittura con squarci lirici e invettive che colpisce l'ideologia lavorista dell'andare-camminare-lavorare assunta anche da una parte della sinistra. Procede per accumulazioni, lavorando di tornio attorno a questioni fondamentali come il contrasto tra mondo contadino e industriale o le nocività e gli infortuni di fabbrica, tra metallo arrugginito, orli di sole e spicchi di mare. Un romanzo che con la fine della stagione della conflittualità operaia è stato spinto ai margini dell'industria editoriale e che ripubblichiamo perché pietra miliare della letteratura working class italiana. -
Se tornano le rane
In un giorno di primavera Giorgia viene licenziata ed è costretta, insieme a sua figlia Camilla, a passare l'estate dai genitori, famiglia working class della provincia toscana, mentre il suo compagno Davide lavora distante. Tornare nei luoghi dove ha trascorso l'infanzia la costringe a fare bilanci e ripercorrere il proprio passato: prima una vita di impegno politico in quel territorio e poi il lavoro alienante nella grande città. Tutto si mescola insieme alla piccola Camilla che inizia a interrogarsi sul passato della propria famiglia e, prima per gioco poi in maniera sempre più seria, decide di ricostruirne l'albero genealogico. Le due donne finiscono per concentrarsi su Anna, bisnonna di Giorgia, morta molto giovane e in circostanze misteriose. Mentre scovano foto e cercano indizi Camilla frequenta l'outlet, luogo dove sono finite a fare le addette alle pulizie o le commesse alcune delle operaie delle fabbriche in crisi del territorio. Per Camilla è un luogo dove andare a giocare con altri bambini ma Giorgia, sin da giovane, aveva lottato politicamente contro quel concentrato simbolico e materiale di lavoro precario, consumismo e alienazione sociale; un posto finto, una cittadella costruita a tavolino, dove l'unica cosa reale è il fiume che lo attraversa, con le sue rane. Fino a quando non succede qualcosa di inaspettato. Una storia working class al femminile di una famiglia che, come quel fiume, scorre lungo le vite di più donne parlandoci dell'importanza dei legami di classe e solidarietà tra generazioni. -
Jacobin Italia (2022). Vol. 15
Nel pieno dell'attuazione del Pnrr del governo, la parte monografica del n. 15 di Jacobin Italia sarà dedicata al welfare state: la storia della sua nascita e del suo smantellamento, le mancanze emerse durante la pandemia, cosa significa ""stare bene"""", come si può immaginare un welfare che proponga una cura non paternalista ma partecipata per agire sulle diseguaglianze sociali ma anche sulla qualità della democrazia. La sezione tradotta dall'edizione statunitense di Jacobin è invece dedicata all'analisi della fase attuale della sinistra socialista Usa, cresciuta a dismisura negli ultimi anni grazie alle candidature di Bernie Sanders alle primarie del Partito democratico e alla visibilità di alcune elette al congresso come Alexandria Ocasio-Cortez, si trova ora nel difficile confronto con l'amministrazione Biden che sta deludendo molte delle promesse elettorali."" -
La vita umana sul pianeta Terra
Ringerike, contea di Buskerud, Norvegia. Lì sorge un carcere. Dal marzo 2022 vi è rinchiuso Anders Behring Breivik. È l'ultima tappa del suo viaggio da detenuto. Regime Shs, Særlig Høy Sikkerhet, alta sicurezza. A pochi chilometri, la riva occidentale del Tyrifjorden, uno dei più grandi laghi del paese. Verso la riva opposta si erge un'isola boscosa, di proprietà dell'Auf, l'organizzazione giovanile del partito laburista. Si chiama Utøya. Su quell'isola Breivik attaccò un campo estivo dell'Auf e uccise con proiettili avvelenati sessantanove persone, in gran parte adolescenti. Era il 22 luglio 2011. Il primo colpo fu sparato alle 17:22. Meno di due ore prima, a Oslo, Breivik aveva ucciso altre otto persone, piazzando un'autobomba davanti all'ufficio del primo ministro Jens Stoltenberg, uscito illeso dall'attentato. Nel 2014 Stoltenberg sarebbe diventato segretario generale della Nato. Breivik non poteva saperlo, voleva ucciderlo per tutt'altri motivi, abietti e contorti. Una storia sbagliata, il fantasma di un movente, un massacro mostruoso. Nello stesso anno in cui Stoltenberg ascendeva al vertice militare dell'impero d'occidente, usciva in Italia - per i tipi dell'editore più main del mainstream - la prima edizione di quest'oggetto narrativo non-identificato, un'opera per molti versi preveggente, che oggi Quinto Tipo ripropone in versione ""aumentata"""", con nuovi capitoli intitolati «I postumi». Di cosa è il nome Breivik, oggi, per noi? Per fornire lacerti di possibili risposte, Genna - tra i più visionari artificieri delle patrie lettere - ha dovuto far brillare, come una valigia sospetta abbandonata alla stazione, la """"consegna"""" ricevuta dall'editore mainstream: «Tu ispezioni il male, fai un thriller allora, è il genere perfetto ora. E Breivik è il male, è perfetto». No. Dire che Breivik è «il male» è banale consolazione, significa ridurlo a spauracchio per mantenere un ordine neoliberale che scatena guerre e stragi immani. Dove noi non guardiamo, Utøya avviene ogni giorno. Alla guida di uno scuolabus giallo Genna solca la campagna norvegese e intanto affastella storie come fascine da bruciare, alcune di primo acchito irrelate, in realtà pertinentissime. Il passato di Breivik, le sedute del processo, una catena di omicidi neonazisti in Germania, storiacce di eroina per le strade di Milano, l'arrivo del Sars-Cov-2... Tutto questo, per dirla con l'ultimo Franco Battiato, è «il vuoto». Venti di profezia parlano di Dei che avanzano. Un libro che male dice quel che dire """"bene"""" tradirebbe."" -
La montagna sola. Gli ezidi e l'autonomia democratica di Sengal
Gli ezidi sono diventati noti a livello internazionale dopo il massacro subito dall'Isis nell'agosto del 2014. Un popolo di cui si è sempre saputo pochissimo - anche per l'assenza di testi scritti dovuta a un ferreo ricorso alla tradizione orale - è stato preso come esempio della brutalità dello Stato islamico e usato per giustificare l'intervento militare occidentale. Relegando gli ezidi al ruolo di vittime senza speranza né capacità di pensiero politico. Questo libro ne ricostruisce la storia millenaria, la cultura e la religione, e ne riporta la voce diretta raccolta dalle autrici nei loro viaggi a Sengal, di cui uno compiuto insieme a Zerocalcare, autore dell'illustrazione in copertina. Sengal è l'unica montagna che si staglia nella vasta piana di Ninive, al confine con Siria e Turchia. In Iraq la chiamano «la montagna sola», come solo è sempre stato il popolo ezida che la abita, società divenuta introversa a seguito delle numerose persecuzioni subite. Dalla loro resistenza contro l'Isis e dalla liberazione di Sengal, grazie all'aiuto del Partito dei lavoratori del Kurdistan e delle unità curde del Rojava, è nata un'esperienza di autogoverno ispirata al confederalismo democratico, ancora in fieri e minacciata dalle stesse forze che nel 2014 permisero il massacro. Sulla montagna sola si respira la voglia di una vita finalmente libera dalla paura insieme all'entusiasmo di chi ha preso in mano le redini del proprio destino. Una popolazione chiusa al mondo esterno, conservatrice e legata alle proprie pratiche ha saputo costruire una forma di autogestione del proprio territorio secondo un paradigma estremamente moderno e allo stesso tempo adattabile alle peculiari e antiche caratteristiche dei popoli mediorientali - perché è da lì che trae origine e ispirazione.