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La linea madre
Un viaggio attraverso la memoria e il desiderio, presente in ognuno di noi, di capire i rapporti che ci hanno segnati e le persone che siamo diventati. Una narrazione penetrante che dimostra come una singola famiglia e una sola infanzia, proiettate sullo sfondo della storia, possano rivelare il cuore nascosto di una nazione.rnrnrn«Con questo romanzo Daniel Saldaña París si è affermato come uno dei più eccezionali autori della sua generazione» – rnEl Paísrnrn«Da non perdere. Un autore che consiglio con tutto il cuore» – Ottessa Moshfegh, The Guardianrnrn«Il Philip Roth del Messico, ironico e introspettivo allo stesso tempo» – Vulturernrn«Un romanzo spettacolare. La storia di una famiglia disfunzionale che sembra la culla della violenza messicana e la radice di tutti i pregiudizi» – Sinembargornrn«Il meglio della letteratura d'oltreoceano» – ABCrnrnA dieci anni, il figlio di Teresa crede che sua madre sia andata per qualche giorno in campeggio quando, nell'estate del 1994, lei lascia improvvisamente la loro casa di Città del Messico. Rimasto con la sorella maggiore e un padre assente, trascorre le sue giornate a giocare da solo e a cimentarsi compulsivamente con le figure perfette degli origami. Ma la madre non torna, e lui, come un piccolo detective, si mette a cercare gli indizi del suo allontanamento. Scoprirà che Teresa non era la madre che sembrava: dietro la sua scomparsa c'era il desiderio di scappare e unirsi ai rivoluzionari dell'esercito zapatista nel Sud del Paese. Con l'aiuto di un nuovo amico poco raccomandabile, il bambino intraprenderà un viaggio in pullman verso l'ignoto, determinato a rimettere insieme i pezzi del suo mondo in frantumi. Più di vent'anni dopo, nella solitudine di un letto, ripercorrerà gli eventi di quella lontana estate, seguendo la linea dei ricordi nella speranza di far luce sulla propria vita e sui misteri che da bambino non ha saputo svelare in tempo. -
L' affaire Soros. Il nemico numero uno dei sovranisti e della destra antisemita, protagonista della finanza globale
Le spericolate e incredibili avventure di un protagonistarnassoluto della finanza e della politica mondiale.rnAccusato da tutti di tutto. Può un uomo da solo alterarerngli equilibri internazionali?rnE come i social sono riusciti a far di lui un mostro?rnrn«Posso combattere un miliardario speculatore rnche vuole riempire l’Europa di finti profughi?rnO sono un nazista?» - Matteo Salvinirnrn«Vorrei non avere così tanti nemici, rnma la prendo come un indizio del fatto rnche qualcosa di giusto lo sto facendo.» - George SorosrnrnrnrnrnrnrnSpeculatore senza scrupoli e filantropo ebreo, già finanziatore delle campagne elettorali di Obama e dei Clinton, e in Italia dei radicali di Emma Bonino e di +Europa, odiato da Orbán e dai sovranisti (secondo Salvini sarebbe lui il grande regista dell’immigrazione clandestina, allo scopo di favorire in Occidente la “sostituzione etnica”): chi è veramente Soros, uno degli uomini più potenti al mondo, che sbancò in un solo giorno la Banca d’Inghilterra e mise in ginocchio la lira e il rublo, “personaggio dell’anno 2018” secondo il “Financial Times”?rn“Mi hanno incolpato di tutto, incluso di essere l’Anticristo” ha confessato il magnate ungherese che da ragazzo sognava di diventare Keynes o Einstein.rnLuca Ciarrocca ha provato a ricostruire le incredibili tappe della sua vita, tutta giocata sull’azzardo e la sfida: tra fake news colossali alimentate persino da Trump, campagne diffamatorie e indubbie verità, ecco l’identikit del “pericoloso estremista della sinistra radicale” simbolo del male assoluto, capo della cupola che vorrebbe dominare il mondo.rnAbbiamo bisogno di nemici e capri espiatori, e Soros, ebreo, ricchissimo, con le sue contraddizioni, è il bersaglio perfetto. È lui il diavolo di cui aver paura. Intanto il virus dell’odio diffuso in rete e i complotti reazionari dell’antisemitismo nel tempo si rinnovano e si propagano mettendoci gli uni contro gli altri. Come in una guerra. -
Travolti da un atomico destino. Perché non ci fidiamo del nucleare
Il nucleare ci salverà o ci distruggerà? L'energia atomica è da sempre oggetto di mitologie, false credenze, mistificazioni. I mostri radioattivi e le lande contaminate protagonisti di tanta letteratura e cinematografia pervadono il nostro immaginario sul nucleare fin dal periodo della Guerra fredda e, nel tempo, a tali paure se ne sono aggiunte altre più concrete che rispondono ai nomi di Černobyl, Fukushima, Zaporižžja. Di fronte a nuove, stringenti problematiche come la crisi climatica ed energetica o all'emergere di minacciosi conflitti, conosciamo l'impatto della normale operatività di una centrale sulla salute dei lavoratori e della popolazione che vive in prossimità? Siamo in grado di soppesare lucidamente vantaggi e svantaggi della costruzione di una centrale in Europa o dell'insediamento di un deposito permanente per le scorie radioattive sul nostro territorio? Di accettare o escludere il nucleare come parte del mix energetico? Perché ci preoccupiamo per le centrali, ma non per l'impiego del nucleare in medicina o nella ricerca? Nello stile della più brillante e accurata divulgazione scientifica, l'autrice ripercorre gli sviluppi del nucleare militare e civile, ci racconta da vicino Černobyl e le reali cause e conseguenze di altri gravi incidenti, affronta la spinosa questione dei rifiuti tossici e, dati alla mano, ci aiuta a discernere tra vecchie e nuove inquietudini, prospettive realistiche e false speranze generate dall'atomo. Continuiamo pure a divertirci con i mostri mutanti della fiction, ci dice, ma liberiamoci da ogni altra fantascientifica paura o aspettativa. La tecnologia nucleare richiede responsabilità. -
Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini
Non è una provocazione. Nel 1978 il Parlamento italiano votò la legge per l'abolizione dei manicomi dopo anni di denunce contro la loro disumanità. Ora dobbiamo abolire le carceri che, come dimostra questo libro, riproposto in una nuova edizione ampliata e aggiornata, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della Costituzione. L'Italia è il fanalino di coda tra i paesi europei più avanzati che stanno riducendo il numero dei detenuti (solo il 30 per cento dei condannati va in carcere in Francia, il 36 per cento in Inghilterra, mentre in Italia sono il 55 per cento). Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Il carcere è per tutti, in teoria. Ma non serve a nessuno, in pratica. I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima. E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha idea di che cosa sia una prigione. Per questo la invoca. La detenzione in strutture spesso fatiscenti e sovraffollate deve essere abolita e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale al termine della pena, oggi sistematicamente disatteso. Il libro indica ""Dieci cose da fare"""" per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti."" -
Giovanni e io. In prima linea con Falcone contro Andreotti, Cosa nostra e la mafia di Stato
Com'era collaborare con Giovanni Falcone? Quali erano le sue riflessioni più private? Come si svolgeva il suo lavoro investigativo? In un crescendo appassionato e pieno di dettagli inediti, Pino Arlacchi racconta per la prima volta la storia della sua amicizia con Falcone dal 1980 fino a Capaci, gli incontri privati nella casa del giudice in via Notarbartolo a Palermo, l'eccezionale impresa conoscitiva e giudiziaria che porterà al maxiprocesso, i viaggi comuni negli Usa per decifrare con gli inquirenti americani le trafile del grande traffico di eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti, la scoperta del riciclaggio nei paradisi fiscali, i retroscena dell'incontro con Tommaso Buscetta e quelli dell'arrivo di Falcone a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia, e del mancato pentimento di Tano Badalamenti. Il tutto all'ombra della grande sfida con Giulio Andreotti e la mafia di Stato. Sono tante le storie mai raccontate prima, che restituiscono con nettezza il profilo di un professionista e di un lavoratore instancabile, ben diverso da quello dell'eroe solitario e votato alla sconfitta depositatosi nella memoria collettiva dopo la sua tragica morte. Falcone non è morto solo e non è morto invano. Queste pagine colpiscono perché mostrano in presa diretta il lavoro sul campo di un grande magistrato, in costante intesa con un ricercatore sociale ""che fabbrica cartucce che gli consentono di sparare più lontano"""". Un amico fraterno che lo aiuta a valorizzare la sua intelligenza, la sua determinazione, il suo ineguagliabile senso della giustizia. Sullo sfondo c'è l'Italia degli ultimi tre decenni del secolo scorso, tratteggiata con maestria dall'autore: la strategia della tensione, la Guerra fredda e l'alleanza asimmetrica con gli Stati Uniti. Una parte importante è dedicata al racconto dell'influenza degli apparati d'intelligence americani nelle storie italiane, compresa la grande stagione della lotta alla mafia. Questo libro riempie un vuoto e rappresenta un contributo essenziale per conoscere le opere e i giorni di Giovanni Falcone."" -
Le ultime parole di Falcone e Borsellino. Nuova ediz.
Con un saggio introduttivo di Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, che ha lavorato con Falcone e Borsellino e si è occupato di alcuni dei più importanti processi di mafia.«La realtà che abbiamo vissuto e sofferto con Giovanni e Paolo racconta che gli assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia... Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media che, tranne poche eccezioni, illuminano a viva luce solo la faccia del pianeta mafioso abitata dalla mafia popolare, quella del racket e degli stupefacenti, elevando una parte a simbolo del tutto.» (dalla prefazione di Roberto Scarpinato) -
Certe morti non fanno rumore
Dopo aver messo a soqquadro il Dark Web, debellando la più pericolosa rete di criminali informatici in circolazione, l'esperto di cybersecurity Leonardo Artico finisce di nuovo nel mirino. Dal suo passato riemerge un'amante, nel frattempo diventata la potentissima manager di una big tech, e con lei si materializza un'eminenza grigia a capo di un nucleo dei servizi segreti. Entrambi con un'offerta che non si può rifiutare. Artico - con i suoi compagni di avventura Roberto Gelmi, hacker geniale, e Teresa Aprili, brillante giornalista - si ritrova così coinvolto nel segretissimo Progetto Da Vinci, che attraverso l'uso dell'intelligenza artificiale punta a rivoluzionare il mondo della cybersecurity. Ma con quali conseguenze? Leonardo giocherà la sua personalissima partita con obiettivi molto diversi da quelli degli altri due giocatori. Il doppio e il triplo gioco saranno la regola, la manipolazione d'informazioni e persone la normalità. In un mondo oscuro sul quale aleggia l'ombra di un nemico sconfitto, ma non abbattuto, Leonardo, Teresa e Roberto scopriranno che scopriranno che per smascherarlo devono rischiare molto più della loro vita digitale. Certe morti non fanno rumore è un romanzo che ci pone di fronte a temi di stringente attualità, e ci fa riflettere sul ruolo dell'umanità nel momento in cui la tecnologia, con l'avvento delle intelligenze artificiali, sembra pronta a un nuovo grande balzo. -
Caccia al nero. Confessioni di un insider della TV populista
Un viaggio esclusivo nel cuore del populismo mediatico che macina record di ascolti, tra notizie artificiosamente gonfiate, piazze ammaestrate a dovere, campagne anti immigrati e claque razziste.rnL'autore, che ha chiesto di restare anonimo, conduce per la prima volta il lettore in un sottobosco popolato da personaggi senza scrupoli, cronisti ormai disillusi o in eterno conflitto con la propria coscienza, a partire dalla sua esperienza personale e attraverso le testimonianze off the record di ex colleghi. Come si prepara un servizio contro il reddito di cittadinanza al Sud? Come si ""allestiscono"""" le piazze per gonfiare l'audience? Come si alimenta la rabbia del pubblico durante l'emergenza Covid? Alla voce narrante di questo libro tocca scoprirlo fin da subito, suo malgrado e spesso dovendo metterci la faccia.Il racconto del mondo viene distorto in base al messaggio che si vuole trasmettere. La realtà – adeguatamente trasformata in uno spettacolo grottesco – è data in pasto a un pubblico spesso frustrato, assetato di odio e sempre più vorace di schiamazzi, litigi e luoghi comuni. Il diverso diventa automaticamente una minaccia e uno stereotipo: lo zingaro che ruba, il nero che non vuole lavorare o che toglie il lavoro agli italiani, ma anche l'italiano stesso – meglio se del Sud – che campa con il reddito di cittadinanza, sulle spalle dei cittadini onesti.Pagina dopo pagina, in un racconto a tratti anche esilarante, l'autore ci conduce nelle viscere di un meccanismo mediatico perfettamente rodato e funzionante, che nessuno ha mai raccontato dall'interno. Fino a oggi.Questo libro è il racconto e la testimonianza in presa diretta di un insider della tv populista che ha lavorato per un anno in una trasmissione di un'importante emittente privata italiana. La narrazione è costruita a partire dalla sua esperienza diretta in redazione ma non solo. Negli ultimi mesi, infatti, l'autore è diventato il riferimento di numerosi ex lavoratori e lavoratrici della tv populista che hanno deciso di rendere note le loro storie. Le pagine che leggerete sono dunque il risultato di un lavoro collettivo. Questo è il primo libro che racconta dall'interno la manipolazione dell'informazione trasformata in spettacolo."" -
L'agenda rossa di Paolo Borsellino. Gli ultimi 56 giorni nel racconto di familiari, colleghi, magistrati, investigatori e pentiti. Nuova ediz.
«Ho capito tutto» ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, mentre lavorava disperatamente alla verità sulla strage di Capaci. Cinquantasei giorni dopo l'esecuzione di Falcone, arrivò la sua. Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza ricostruiscono quei momenti drammatici con il supporto delle carte giudiziarie, le testimonianze di pentiti ed ex colleghi magistrati, le confidenze di amici e familiari. E ci restituiscono le pagine dell'agenda scomparsa nell'inferno di via D'Amelio, in cui Borsellino annotava minuziosamente appuntamenti e intuizioni investigative. Qualcuno si affrettò a requisirla: troppo scottante ciò che il magistrato vi aveva scritto nella sua corsa contro il tempo. Chi incontrava? Chi intralciava il suo lavoro in procura? Quali verità aveva scoperto? E perché, lasciato solo negli ultimi giorni della sua vita, disse: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia... Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri»? Nella premessa a questa nuova edizione, pubblicata a trent'anni dalla strage, gli autori riannodano le fila delle azioni investigative e giudiziarie che da lucidi cronisti documentano con ostinazione fin da quel tragico 1992. Oggi sappiamo che dietro il ""più colossale depistaggio della storia d'Italia"""" c'è la mano dello Stato, una verità che non può più essere taciuta."" -
Terza guerra mondiale
Per follia, calcolo, rivalsa o magari l'errore di un computer. Può comunque accadere, perché sulle nostre teste tredicimila missili atomici sono pronti a scatenare l'Armageddon. Lo abbiamo già sfiorato più volte di quante sappiamo. L'invasione dell'Ucraina ci ha aperto gli occhi. Russia e Nato hanno già sul campo ""armi nucleari tattiche"""", così una guerra """"locale"""" in Europa potrebbe diventare globale. E noi italiani? Se credevamo di assistere dalla tribuna dobbiamo ricrederci. Decine di atomiche americane custodite in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia – per un accordo top secret tra Roma e Washington – fanno dell'Italia il bersaglio di una possibile rappresaglia russa. Questo libro non racconta un futuro distopico e improbabile, ma descrive un allarmante presente e i rischi estremi di uno scenario in evoluzione accelerata. Il tutto comprovato da fonti d'intelligence, colloqui con analisti e agenti della diplomazia parallela. Da documenti riservati emerge la mappa degli arsenali atomici disseminati nel mondo, la folle corsa al riarmo con atomiche """"a basso potenziale"""" o con i nuovi missili ipersonici russi e cinesi, in un contesto in cui anche la Cina punta a un'affermazione da superpotenza in opposizione alle liberaldemocrazie dell'Occidente. Un'inchiesta che racconta come, dove e perché un conflitto nucleare globale potrebbe scoppiare, se l'escalation bellicista non si ferma. Nessuno vuole immolarsi come vittima collaterale ma consenziente in un'apocalittica Terza guerra mondiale che sarebbe una condanna a morte per la specie, senza vincitori né vinti. Ecco perché queste pagine sono anche il manifesto di una proposta possibile per l'Italia e per l'Europa: la scelta audace, avveduta e giusta di una neutralità militante."" -
Combatteremo fino alla fine. I giorni della Resistenza
«Non ho bisogno di un passaggio, ma di munizioni.» Il 26 febbraio, due giorni dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina ordinata da Putin, il presidente Zelensky rispondeva così a Joe Biden che gli offriva un ponte aereo per fuggire. È lui il bersaglio numero uno. Le squadre agli ordini di Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, fedele a Putin, erano già a Kyiv giorni prima dell'attacco russo per eliminarlo. Doveva essere una guerra lampo, è diventato un conflitto drammatico che sta minacciando l'Europa e il mondo. Questo libro è il racconto della Resistenza ucraina attraverso i discorsi di Volodymyr Zelensky. Giorno dopo giorno, il presidente sfida Putin senza paura, incalza i paesi occidentali, si rivolge ai parlamenti e alle sedi istituzionali delle nazioni di tutto il mondo raccontando i crimini dell'invasore, chiede alle imprese occidentali di smettere di fare affari in Russia. Solo qualche mese prima della guerra i sondaggi davano il suo consenso in caduta libera. Oggi è il simbolo della volontà di un popolo che mai accetterebbe una resa. Più che il leader alla testa della sua gente ne è in realtà lo specchio. La posta in gioco è la democrazia. «È qui che si decide chi vincerà questa guerra: libertà o tirannia?» -
Sfida allo Zar. Come ho smascherato Putin e colpito gli affari sporchi dei suoi oligarchi
Da quando il suo avvocato russo Sergej Magnitskij è morto in una prigione moscovita in circostanze poco chiare, il finanziere Bill Browder vive per rendergli giustizia e smascherarne gli assassini. Sa bene che l'unica colpa del suo giovane legale è stata quella di aver portato alla luce una maxi frode fiscale da 230 milioni di dollari. Chi si cela dietro quei soldi? Browder e il suo team si mettono sulle tracce dei colpevoli e non credono ai loro occhi quando scoprono che, fatto passare attraverso conti esteri nei Paesi Baltici e Cipro, in Europa occidentale e America, quello e altro denaro, frutto di truffe e corruzione di Stato, serve ad alimentare le mire di onnipotenza di Putin e l'avidità dei suoi oligarchi. L'ordine di congelamento finanziario emanato dalla giustizia internazionale scatena l'ira dello ""zar"""", che pur di difendere il proprio sistema di potere e ricchezza è pronto a tutto: si accanisce contro il finanziere, gli sguinzaglia contro l'Interpol in una vera e propria caccia all'uomo, ne avvelena gli alleati russi e assolda e ricatta avvocati e politici statunitensi per vendicarsi e porre fine all'offensiva intrapresa da Browder ai suoi danni. Suspense e indignazione dettano il ritmo di questa vicenda vera ma incredibile. La storia di un ricco uomo di finanza riscopertosi eroico attivista in nome della giustizia."" -
Il patto. La trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato
Luigi Ilardo è per tutti un boss temuto e rispettato, Michele Riccio un colonnello dei carabinieri con un nome di copertura. Si incontrano come due fantasmi, soprattutto di notte, tra il 1994 e il 1996. La loro missione è la cattura di Bernardo Provenzano. Per farlo cadere nella rete organizzano summit, scambiano lettere, pianificano strategie. Ma il boss è imprendibile, ha alle spalle mastini potenti che lo informeranno del doppio gioco. Sembra un film ma è una storia vera. Un infiltrato dentro Cosa nostra negli anni delle stragi e all'inizio della Seconda repubblica. Un libro che fa toccare con mano il disegno ignobile della trattativa. -
La bambina di Odessa. La battaglia di una madre, la promessa fatta a un figlio
La nascita negli anni Venti (da genitori italiani) in quella che oggi è ancora l'Ucraina, il ritorno in patria, la lotta partigiana, l'insegnamento a scuola, gli anni Settanta e poi il dolore più indicibile: la morte di un figlio, negli scontri studenteschi. E ancora, una battaglia di vent'anni per far emergere la verità: Lydia Buticchi Franceschi, donna, madre, insegnante e testimone di un Novecento attraversato a testa alta, è qui raccontata dalla penna di Tiziana Ferrario. Nata a Odessa nel 1923 da Amedeo, comunista fuggito dall'Italia per non finire nelle carceri fasciste, e Lidia, italorussa che abbandona le proprie origini borghesi per sposare la causa della Rivoluzione, Lydia prende il nome dalla madre, morta misteriosamente pochi giorni dopo la sua nascita. Tornata in Italia col padre e rimasta orfana a dodici anni, dopo che questi è ucciso dal cognato in camicia nera, cresce in solitudine e partecipa alla Resistenza come staffetta partigiana, diventa insegnante e poi madre di due figli, fino al giorno che segnerà la seconda metà della sua esistenza. Il 23 gennaio del 1973, durante una manifestazione all'esterno della Bocconi, suo figlio Roberto, ventenne e tra i leader del movimento studentesco milanese, è colpito a morte alla nuca da un proiettile sparato dalle file della polizia. Per ricostruire l'accaduto e chiarire le responsabilità delle forze dell'ordine, Lydia inizia una battaglia che durerà oltre vent'anni. Lo Stato – incapace di identificare i colpevoli – si assumerà l'intera responsabilità risarcendo la famiglia che devolverà tutto alla Fondazione Roberto Franceschi, costituita nel 1996 in memoria del giovane ucciso. Lydia si è spenta a Milano il 29 luglio 2021. I proventi della vendita di questo libro saranno destinati alla Fondazione Roberto Franceschi Onlus (www.fondfranceschi.it). -
Agente Cobra. La mia vita da cacciatore di criminali
Attilio Alessandri (aka Agente Cobra) è il poliziotto più decorato della squadra mobile romana. Per oltre quarant'anni è stato protagonista di operazioni memorabili: l'arresto del cassiere della mafia Pippo Calò e quello del narcotrafficante Massimiliano Avesani, detto “il Principe di Malaga”; le operazioni speciali per combattere lo strapotere della banda della Magliana; la cattura di Massimo Carminati, “il Cecato”, per decenni il criminale più temuto di Roma; i sequestri di persona; l'esperienza nell'antirapina; la caccia ai terroristi dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) e molto altro, che per la prima volta in questo libro ha deciso di raccontare in prima persona. Come e perché è nata la squadra speciale Cobra. Come si costruisce un'operazione di polizia che porta all'arresto di pericolosi criminali o latitanti. Come si sventa una rapina a mano armata. Le sue sono storie di un'esistenza condotta sempre al limite, all'interno di un corpo, quello della polizia di Stato, a cui ha dedicato tutta la vita, sacrificando gli affetti e rischiando in prima persona di essere ucciso. Un corpo che è luci e ombre, come lo stesso agente Cobra sottolinea. Perché “se il mondo è malato, lo è anche il Corpo di polizia”. -
Hanno fermato il Capitano Ultimo. Il racconto dell'uomo che ha arrestato Totò Riina e ha fatto tremare i palazzi del potere fino a quando il potere si è vendicato. Nuova ediz.
“Mi chiamo Ultimo perché sono cresciuto in un mondo dove tutti volevano essere primi. Ho un solo talento: organizzare la lotta e scegliere gli uomini. I miei sono stati il miglior gruppo investigativo.” La vera storia dell'uomo che ha catturato Totò Riina, combattuto la 'ndrangheta, la camorra e la corruzione per ritrovarsi alla fine messo all'angolo, isolato e attaccato dalle alte gerarchie e dalla politica. ma lui non ha mai mollato. Sergio De Caprio aggiunge nuovi tasselli al racconto in prima persona della sua vita da Capitano Ultimo. E, alla luce delle recenti sentenze sui principali casi di cui si è occupato, rilegge le vicende umane e giudiziarie che lo hanno travolto da quando, il 15 gennaio 1993, catturò Totò Riina, fu condannato a morte da Provenzano e Bagarella, e bersagliato da mille sospetti confluiti nel processo Trattativa Stato-mafia. Trent'anni dopo, ci riaccompagna nel vivo delle operazioni che lo hanno visto protagonista in incognito insieme ai suoi uomini. Vichingo, Arciere, Omar, Petalo, Pirata, Alchimista, i suoi cento investigatori invisibili che lo hanno affiancato nei lunghi appostamenti, le intercettazioni fiume, le notti insonni a indagare instancabilmente su mafia, 'ndrangheta, camorra, la corruzione a Milano, a Palermo, a Napoli, ma anche nei palazzi del potere, da Finmeccanica allo Ior, la banca vaticana, passando per la Lega. Fino a quando si è spinto troppo oltre ed è stato fermato. Denunciato per insubordinazione e diffamazione. Accusato di essere un cane sciolto, accerchiato, demansionato, poi isolato e per due volte ripagato con la revoca della scorta. Ultimo è l'investigatore così bravo e veloce da non essere controllabile. Il soldato idealista che non guarda in faccia il potere. L'irregolare che per le gerarchie militari e della politica va domato. L'eroe senza nome che va ricondotto all'obbedienza. -
Il segreto del Gran Maestro
"G. era stato accusato dei più atroci delitti. Non aveva pagato un conto troppo salato. Qualcosa o qualcuno lo aveva sempre protetto, aveva vegliato su di lui e lo teneva ancora al comando."""" La mattina del 17 marzo 1981 le forze dell'ordine varcano il cancello di una villa immersa nella campagna toscana. Indagano sull'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli e sul presunto rapimento del finanziere siciliano Michele Sindona, ma di lì a poco si troveranno a scoperchiare il vaso di Pandora, rinvenendo una lista di affiliati alla cosiddetta loggia massonica P2. Sono tutti nomi pesanti, personalità ai massimi livelli delle istituzioni e della società civile: deputati e sena tori, alti ufficiali, industriali, giornalisti. L'Italia del potere quei giorni trema. Al vertice della piramide c'è G., l'uomo dei misteri, il protagonista de """"Il segreto del Gran Maestro"""". L'ombra lunga di G. risulterà invischiata nei peggiori scandali e fatti di cronaca nera della storia repubblicana: il tentato golpe Borghese, l'eversione di Gladio, il crac del Banco Ambrosiano, la strage di Bologna, la morte di Roberto Calvi. Sospettato dei delitti più atroci e dei complotti più oscuri eppure in grado di superare, quasi indenne, processi e indagini, G. vive ormai da anni a Villa Wanda, nella quiete dei colli aretini. È proprio lì che arriva Marco Sangiorgi, giornalista d'inchiesta autore di scoop clamorosi, ora impegnato a girare un docufilm sulla pagina più oscura della nostra storia. Giorno dopo giorno tra i due si sviluppa un confronto serrato. G. ripercorre i misteri d'Italia con la precisione di un archeologo e intanto si smarca con aristocratico savoir-faire dalle domande più scomode. Alterna con studiata perizia le sue tante maschere. Nessuno dei due sembra avere paura dell'altro. Il giornalista sa quali tasti toccare. Ciò che non sa, e che non può neppure immaginare, è che forse le loro strade si sono già incrociate, e che tra i tanti misteri in cui G. è implicato potrebbe essercene uno che è costato la vita a sua moglie. Un romanzo capace di tenere insieme la precisione della ricostruzione storica con la tensione del thriller. Il romanzo sulla massoneria e sull'Italia dei poteri occulti. Un racconto che ripercorre la storia della Repubblica attraverso la lente dei misteri italiani, rivelando scottanti verità finora coperte da segreto. Il segreto del Gran Maestro." -
La generazione degli anni perduti. Storia di Potere Operaio
Nel maggio del 1973, 50 anni fa, i militanti di Potere Operaio si riuniscono a Rosolina, in provincia di Rovigo. Durante il convegno si consuma la definitiva e totale spaccatura tra la linea di Toni Negri e quella di Franco Piperno, due delle figure più di rilievo del gruppo. Era presente tutto l’apparato illegale di Potere Operaio, il convegno era in semiclandestinità, l’albergatore pensava che si trattasse di una conferenza di ecologisti. La presenza dell’apparato era in parte anche dovuta alla paura di un attacco da parte dei fascisti. Nel frattempo molte esperienze di Autonomia Operaia iniziavano a sorgere nei territori attraverso le assemblee autonome, i comitati di quartiere e collettivi vari che proponevano un nuovo modo di intendere la lotta e mettevano sostanzialmente in discussione le organizzazioni extraparlamentari. Il libro raccoglie le «confessioni» di chi, negli anni e nonostante i numerosi processi, non aveva mai accettato di raccontare la propria militanza politica, anche per evidenti motivi di carattere giudiziario. I protagonisti, tanti e tutti militanti a tempo pieno, hanno accettato di guardarsi dentro e di ripercorrere quel periodo turbolento e drammatico della storia italiana, senza revisionismi e senno di poi, convinti che non tutto sia da condannare o, peggio ancora, da buttare: ci furono un modo di innamorarsi, di diventare amici, di credere e di sperare, di fare politica, di essere antagonisti che non necessariamente coincisero con la lotta armata e le sue successive degenerazioni. Toni Negri, Oreste Scalzone, Franco Piperno e molti altri diventano i protagonisti di un grande racconto corale che attraversa un pezzo importante della storia del secondo Novecento. -
L'estate del golpe
Un episodio terroristico di una violenza dirompente, eppure in fretta relegato nella penombra. Il 17 maggio 1973, alla questura di Milano, durante la commemorazione per il primo anniversario della morte del commissario Luigi Calabresi, scoppia un ordigno che provoca quattro morti e oltre quaranta feriti. Obiettivo mancato dell'attentato è il ministro dell'Interno Mariano Rumor. Movente dichiarato del maldestro killer, la vendetta per la morte non accidentale del compagno anarchico Giuseppe Pinelli, durante il fermo di polizia seguito alla strage di piazza Fontana. Ma il killer non è solo, né così anarchico come vuole far credere. Si rivelerà invece l'ultimo anello di una catena golpista che opera sottotraccia da anni con un disegno preciso. Il braccio armato di un ambizioso piano sovversivo ordito fuori ma anche dentro lo Stato, con l'intento di comprimere l'ordine democratico costituzionale. Con un accurato lavoro di indagine e ricostruzione, Stefania Limiti interpella testimoni e ricompone i mille frammenti di una storia dispersa in vasti faldoni giudiziari e archivi di Stato a lungo secretati, raccontandoci un altro misconosciuto capitolo della strategia della tensione. Quel piano golpista fortunatamente sfumò, ma cinque anni dopo andò a segno con il delitto Moro. -
Me ne frego
Discorsi, articoli e interventi pubblici di Benito Mussolini, pronunciati e scritti tra il 1904 e il 1927. Le parole che hanno costruito l'immaginario fascista. Un linguaggio che continua a segnare il nostro presente. ""Quelle parole, con il loro carico di immaginario, sono tornate a circolare nella nostra mente e spesso nel nostro linguaggio parlato. Sono tornate a essere 'parole gridate? e non più solo 'parole sussurrate?. E la forza del grido, se senza contrasto, le rende 'parole ammesse?. Ovvero 'legittime?"""" (David Bidussa). Tre motivi per leggerlo: perché le parole pesano e vanno riconosciute. """"Me ne frego"""", """"tiro dritto"""", """"prima gli italiani"""", """"chi si ferma è perduto"""" sono espressioni fasciste, e ora di nuovo nel linguaggio diffuso, cui il governo gialloverde strizza l'occhio e che ci riportano a una certa idea di società, dove la politica è solo un mezzo per affermarsi e zittire l'avversario. Perché leggere Mussolini è scioccante ma rivelatore. È lui l'inventore dell'antipolitica, della critica sprezzante dello Stato, dello sberleffo delle istituzioni. Le sue parole ci riportano al tempo in cui il fascismo ha occupato il posto lasciato libero dai partiti di allora, così come sta succedendo oggi in Italia. Perché anche negli anni Venti l'opinione pubblica credeva di poter cambiare le cose, convinta che le parole di Mussolini fossero finalmente il segno che l'Italia non era più nelle mani dello straniero, dei """"professionisti della politica, della classe dirigente corrotta, servile, prigioniera dei poteri forti (soprattutto stranieri)"""".""