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La grande inchiesta di Report sugli antibiotici. Perché non funzionano più
Dopo lo scoop sul piano pandemico vecchio di quasi vent'anni e mai aggiornato, che ha segnato tragicamente la risposta italiana al Covid-19, la squadra di Sigfrido Ranucci, grazie al lavoro investigativo dei giornalisti Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini, scoperchia un tema gigantesco che rischia di ipotecare il nostro futuro: l'antibiotico-resistenza, ovvero il fatto che i batteri stanno diventando sempre più forti. A causa dei nostri comportamenti, gli antibiotici non funzionano più. “Se perdiamo l'efficacia degli antibiotici, perdiamo buona parte della medicina moderna” mette in guardia nel libro Evelina Tacconelli, fra i massimi esperti in Italia. Ed è esattamente quello che sta succedendo e che questo libro rivela con documenti inediti, testimonianze preziose di esperti italiani e internazionali, ma anche storie dolorose e incredibili di persone comuni, che ci riguardano perché potrebbero essere quelle di ognuno di noi. “Siamo di fronte a una nuova pandemia, colpevolmente trascurata” sottolinea Sigfrido Ranucci nell'introduzione. Nel frattempo le multinazionali farmaceutiche, con azioni di lobbying sempre più invasive, cercano di orientare la nuova legislazione europea sui farmaci. Tutto in nome del profitto. Sta accadendo proprio in questi mesi e nel silenzio generale. Il libro lo racconta portandoci nelle stanze più riservate in cui si prendono le decisioni che interessano noi e il nostro futuro. Un'inchiesta importante, ricca di informazioni e carica di passione, che onora il giornalismo investigativo. Introduzione di Sigfrido Ranucci. -
Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell'inchiesta racconta
Nessuna dietrologia ma fatti, documenti, testimonianze. Questo libro, scritto da un giornalista e dal principale giudice che ha condotto l'inchiesta sul rapimento di Aldo Moro, prova a bucare silenzi di anni e mostra quello che non è mai stato visto né raccontato. Eppure esiste. Non possiamo ignorare il ruolo che l'UCIGOS, la polizia di Cossiga, ha avuto in tutta questa faccenda, insieme al comitato di crisi, le cui relazioni, qui proposte, lasciano esterrefatti. Non è vero che non si poteva fare niente per salvare Moro: sono state ignorate segnalazioni e bloccati ordini di perquisizione che sarebbero stati decisivi, ci sono le prove che i covi di via Gradoli e via Montalcini volutamente non sono stati scoperti, alla magistratura è stato permesso di operare solo a omicidio avvenuto e chi tra la polizia avrebbe potuto intervenire è stato messo da parte. Anche le implicazioni internazionali contano in questa storia: KGB, RAF, STASI e CIA hanno avuto un ruolo non secondario, senza togliere naturalmente alcuna responsabilità alle Br. Moro doveva essere eliminato. La sicurezza e la ragion di Stato non giustificano l'immobilismo. E il dolo. Viene fuori ancora una volta la malattia cronica della nostra democrazia, così fragile e corrotta da non poter mai essere trasparente. Basti pensare a tutti gli uomini dei servizi segreti iscritti alla P2 che in quei mesi drammatici stavano nella sala di comando. Coincidenze? Chi vigilava sulla nostra sicurezza attentava anche alla nostra libertà, eliminando un personaggio che sapeva troppe verità, le più imbarazzanti. Qui sta il cuore del “caso Moro”. -
Il custode del silenzio
Non vedere è solo un altro modo di vedere. “Non è forse vero che per gustare qualcosa di profondo bisogna chiudere gli occhi? Come quando si ascolta un concerto, si fa l'amore, si prega.” La frase è di Wolfgang Fasser, fisioterapista non vedente che ha vissuto in un eremo nei boschi del Casentino, a Quorle, vicino a Camaldoli. ""Chiudere gli occhi nei momenti più alti dell'ascolto, dell'amore, della preghiera, è far calare il sipario sull'esteriorità e ritrovare sé stessi, l'uomo interiore che è in noi."""" (Gianfranco Ravasi, Il Sole 24 Ore) Un libro testimonianza. Una vita in costante ricerca dell'essenziale, vissuta con passione, curiosità e libertà. La vita di Wolfgang Fasser si svolge in un equilibrio dinamico e sottile, teso a coniugare interiorità e impegno sociale, tempi di solitudine e spazi per la cura dell'altro. La sua è una testimonianza intensa, fonte di ispirazione per cercatori di ogni fede e di ogni età. Fisioterapista e musicoterapeuta, animatore per due decenni dell'Eremo di Quorle e cofondatore della Fraternità di Romena nel Casentino, musicista e iniziatore del gruppo Shalom Klezmer, volontario da oltre quarant'anni negli ospedali del Lesotho, in Africa: non vedente a causa di una malattia ereditaria, svizzero di origine e italiano di adozione, Wolfgang Fasser in questo libro condivide i luoghi, gli incontri, le tappe che hanno scandito, fino a oggi, la sua vita. Filo conduttore è l'inquieta ricerca del senso profondo dell'esistenza, di quel “compito particolare” che, secondo Fasser, ogni persona è chiamata a riconoscere, scegliere e perseguire con tutte le proprie forze per “semplicemente vivere”. Tanti gli amici e i maestri che hanno accompagnato il suo cammino: da Krishnamurti a Martin Buber, da don Luigi Verdi allo psichiatra Stanislav Grof, dall'Abbé Pierre allo sciamano Ntate Tseare, dal piccolo fratello del Vangelo Arturo Paoli al vescovo sudafricano Desmond Tutu. Altrettanto numerosi i contesti dove ha attinto esperienze e conoscenze: dall'Esalen Institute di Big Sur in California alla North London Physiotherapy School, dal McKenzie Institute International in Nuova Zelanda al Centro di Saanen in Svizzera dove Krishnamurti impartiva i suoi insegnamenti."" -
La trinità bantu
«Quando il signor Nkamba mi ha annunciato che non mi voleva più, non ci volevo credere». Inizia così, con il suo licenziamento, la tragicomica epopea di Mwána Matatizo, venditore porta a porta presso un’azienda di cosmetici di GinevrarnSpiantato e senza un impiego, con una madre che lotta come una belva contro il cancro che la consuma, Mwána vive in una Svizzera dove la disoccupazione è in calo perpetuo, mentre lui, originario del «Bantuland», non riesce a trovare «nemmeno un lavoretto da cani». Un modo per sbarcare il lunario però ci sarebbe: Ruedi, il giovane bianco con cui è sposato, figlio unico della venerabilissima famiglia Baumgartner, dovrebbe solo mettere da parte l’orgoglio e accettare i soldi dei genitori, così da portare a casa un po’ di «gombo bello liscio». Intanto, sullo sfondo, si accende la campagna elettorale, con l’Unione democratica delle pecore nere che propone una politica discriminatoria e razzista, proprio quando Mwána riesce a trovare uno stage presso una Ong che si occupa di lotta alla xenofobia. Seguendo le sventure di un simpatico antieroe, Max Lobe dà vita a un romanzo surreale e ironico, sulla discriminazione e la solidarietà, un racconto che mostra una Svizzera inedita e impietosa, dove per sopravvivere non resta che appellarsi all’antica Trinità bantu. -
Kabukicho
Quando Jason Sanders riceve la foto di Kate, immobile all'ombra di un albero in un parco di Tokyo, parte subito per il Giappone, dove viene a sapere che la figlia è stata vittima di un omicidio il cui modus operandi ricorda quello di un famoso serial killer giustiziato tempo prima. Erano anni che padre e figlia avevano interrotto i rapporti e per Jason è uno shock scoprire che Kate lavorava come hostess in un club di Kabukicho, il quartiere a luci rosse più sulfureo della capitale nipponica, costellato di personaggi da manga. Tra questi, Yudai, gigolò carismatico, legato a Kate da una relazione ambigua e incapace di rassegnarsi alla morte della ragazza. Su di lui indaga il capitano Yamada, che dopo il coma, cui è seguita una parziale amnesia, non è più il poliziotto infallibile di un tempo. Le ricerche procedono con lentezza mentre i protagonisti si destreggiano tra le regole non scritte della società giapponese, che spesso diventano muri invalicabili. Troppe cose non quadrano: perché una ""gaijin"""" con il dono della scrittura, che suscitava le fantasie erotiche di attempati uomini d'affari, continuava ad abitare in un modesto appartamentino con un'amica? Per fortuna c'è Marie a consolare Jason. È lei la custode dei segreti della vita di Kate, anche di quelli che non aveva mai rivelato ad anima viva..."" -
L'amore è potere, o almeno gli somiglia molto
Dosando umorismo, tenerezza e indicibili scoppi di violenza, Barrett dà vita a personaggi commoventi alle prese con le loro umane e talvolta grottesche imperfezioni, in un mondo sempre in bilico tra tradizione e tecnologia, dove l’amore è potere tanto quanto il denaro. rnrn""Barrett è uno scrittore che vi fa sentire vivi"""" - Nadine Gordimerrnrn""""L’amore è potere, o almeno gli somiglia molto mi ha fatto piangere. A. Igoni Barrett è lo scrittore più eccitante in circolazione. rnHa una varietà stilistica incredibile, una voce unica, è potente e ha la capacità di commuovere"""" - rnBinyavanga Wainainarnrn""""I racconti di Barrett – implacabili, privi di sentimentalismo ma pieni d’arte – confermano l’arrivo di un grande talento. rnIl lettore viene catapultato esattamente al centro dell’eccitante e pericolosa vita nella Nigeria contemporanea, e non vorrebbe più essere altrove"""" - rnTeju ColernrnrnQuando c’è di mezzo l’amore, le cose non sono mai come sembrano. Che succede a un bambino che salta regolarmente la scuola per rintanarsi in un Internet café dove si spaccia per donna spillando quattrini ai suoi amanti virtuali? E a un trentenne innamorato da una vita della giovane cugina, che ha quindici anni meno di lui e si è trasferita a casa sua dopo la morte del padre? Può una domestica essere sospettata di andare a letto con il datore di lavoro e diventare ugualmente la confidente di sua moglie? Dopo il successo di Culo nero torna lo sfrontato talento di Igoni Barrett con nove sorprendenti racconti, intrecciati con maestria sullo sfondo dell’irrequieta Nigeria di oggi. Dosando umorismo, tenerezza e indicibili scoppi di violenza, Barrett dà vita a personaggi commoventi alle prese con le loro umane e talvolta grottesche imperfezioni, in un mondo sempre in bilico tra tradizione e tecnologia, dove l’amore è potere tanto quanto il denaro."" -
Un lutto insolito
Yinka non c'è più. Quella sua figlia di una magrezza feroce, alta, bella, la stessa che da piccola passava ore a disegnare, concentrata in modo quasi innaturale sul foglio, è morta. Eppure Mojisola cosa sa davvero di lei, della donna che era diventata? Dopo che era andata via da Città del Capo, mesi prima, si erano sentite a malapena, telefonate brevi, le solite domande, le medesime risposte: «Sì, ho mangiato. Sì, ho fatto la spesa. Sì, mi copro bene. Il lavoro va bene. Io sto bene». Troppo poco per una madre. E allora Mojisola va a Johannesburg, si aggira per l'appartamento della figlia, dorme nel suo letto, segue le tracce che ha lasciato sul computer, sul cellulare, come un detective in un poliziesco. Spuntano persone - il misterioso D-Man, con cui Yinka chattava in un sito di incontri, PM, due iniziali dietro cui si cela chissà chi, Zelda Petersen, la brusca padrona di casa con cui instaura un'amicizia a base di tè e marijuana. E dettagli - i disegni di Yinka, le sue abitudini, i suoi segreti. Calandosi nei panni della figlia, vivendo letteralmente la sua vita, Mojisola riesce a comprendere meglio sé stessa, scavando a fondo nel dolore della perdita e nelle varie forme che assume, ma anche esplorando territori sconosciuti come il risveglio dell'erotismo in età matura, una nuova consapevolezza di sé e dei propri desideri. Una libertà, insomma, che non può cancellare la sofferenza ma può regalarle un futuro. -
Finale di stagione
Nick Malacrea ha fatto del calcio la sua professione. Non è un giocatore e neppure un allenatore, ma un osservatore per la Triestina, squadra che occupa l'ultima posizione nella classifica della Serie A. La crisi è profonda, la piazza protesta. Anche Nick è in crisi, il suo matrimonio è finito da poco e la sua carriera è ferma: non ha mai fatto davvero il salto, non ha mai scoperto un campione. Finché un giorno riceve da una fonte anonima dei video e lì vede un ragazzo incredibile che potrebbe ribaltare le sorti della stagione. Si chiama Marek Slonce, se ne sa pochissimo, forse è polacco, sicuramente è di un paese dell'Europa dell'Est. Siamo alle soglie della sessione invernale di calciomercato, il momento è perfetto. Nick vola in Polonia dove Witold e Samuel, due improbabili collaboratori, lo aiuteranno a cercare Slonce. Inizia così un viaggio esaltante, folle e allucinato dalla Polonia alla Repubblica Ceca, dall'Ucraina alla Bulgaria, passando per Slovacchia, Ungheria, Lettonia. Tutto per rintracciare il fuoriclasse sfuggente, mentre la Triestina non riesce a recuperare punti. Fino all'ultima partita quando, proprio nel momento in cui non ci credeva più, Nick vede Marek Slonce in azione. Ma quella partita rivelerà all'osservatore qualcosa di inaspettato e tragico. Lorenzo Moretto racconta passioni e delusioni, splendori e miserie del calcio di provincia, un mondo dove la salvezza non è mai certa e il confine tra finzione e realtà è mobile come una giovane ala sulla fascia. -
Il cuore dentro alle scarpe. Sport e storie a Roma
Tra gli infiniti modi in cui si può perlustrare e vivere Roma, prendere l'avvio dalle sessanta statue intorno allo stadio dei Marmi, al Foro Italico, è uno dei più inaspettati e felici. L'incontro con ogni statua - il Tennista, il Pugilatore, il Maratoneta, il Calciatore, il Lanciatore di disco - spinge a indagare un luogo della città, un quartiere, un'impresa rimasta nella storia, un'emozione fissata nell'immaginario. E oggi? Dove giocare a rugby o a padel? Dove imparare l'arte dei tuffi? Dove assistere a una partita di cricket o di polo? Ex campioni di squadre leggendarie, allenatori, medaglie d'oro alle ultime Olimpiadi, atleti novantenni sono le voci che raccontano la vitalità e la molteplicità dello sport a Roma. ""Il cuore dentro alle scarpe"""" è un viaggio sognante e sorprendente, passa da circoli storici di canottaggio sul Tevere a palestre mitiche, attraverso stadi fantasma, accademie di scherma, piscine, in una città in cui tutto - strade, ponti e parchi compresi - rivela un passato profondo, la memoria di come gli sport sono approdati a Roma e ne hanno scolpito la forma. Non sono proprio gli impianti sportivi l'eredità che gli architetti lasciano oggi alle future generazioni, al posto di cattedrali e ville principesche? Alla fine del giro, le statue mostrano come si è trasformato lo sport dagli anni Trenta a oggi: multietnico, praticato da uomini e donne, giovani e anziani, sempre più inclusivo e lontano dalla perfezione dei corpi statuari. Perché lo sport è di tutti."" -
Madre piccola
Barni e Domenica Axado sono cresciute insieme a Mogadiscio. La loro è un'infanzia spensierata, all'interno di un ambiente familiare unito e protetto. Allo scoppio della guerra civile, però, sono costrette a separarsi. Barni trova a Roma un faticoso equilibrio grazie al lavoro di ostetrica e riesce a circondarsi di nuovi affetti. Domenica Axado, invece, sradicata e trapiantata in un contesto diverso, inizia a peregrinare senza meta. Solo un decennio dopo, in attesa di un figlio, si ricongiungerà alla cugina: Barni sarà la habaryar, «madre piccola», del bambino, e grazie alla nascita di Taariikh - che significa «Storia» - le due donne potranno finalmente riannodare quei fili che sembravano sciolti per sempre. Alle loro voci che si alternano nella narrazione, e hanno il sapore di un racconto orale, si unisce quella di Taageere, marito di Domenica Axado. I ricordi frammentati piano piano si ricompongono e le esistenze disperse delle persone che hanno fatto parte delle loro vite tornano finalmente a formare un quadro unico. In un mix linguistico dove l'italiano si mescola e segue il ritmo del somalo, ""Madre piccola"""", pubblicato per la prima volta nel 2007, affronta temi ancora oggi di drammatica attualità come i traumi della guerra e il dolore della diaspora."" -
Showtime. Magic, Kareem, Riley. La dinastia dei Lakers
I Los Angeles Lakers degli anni Ottanta hanno incarnato la stravaganza e gli eccessi del decennio in cui hanno dominato. Dall'arrivo del ventenne Magic Johnson, prima scelta assoluta al draft del 1979, i gialloviola hanno elettrizzato i palcoscenici della Nba con uno stile di gioco stupefacente, abbattutosi come un tornado su una lega impreparata a un basket di tale velocità e ferocia agonistica. Era semplicemente lo «Showtime», lo spettacolo più affascinante d'America. Il roster dei Lakers era pieno di stelle, tra cui spiccava il veterano dei veterani Kareem Abdul-Jabbar, e al timone aveva coach Pat Riley, famoso per i capelli impomatati e i completi di Armani. Ogni volta che la squadra scendeva in campo, sugli spalti sedevano attori di Hollywood e membri illustri del jet set. Tra il 1980 e il 1991, i Lakers hanno raggiunto nove finali, di cui quattro consecutive, vincendone cinque. Basandosi su oltre trecento interviste con i protagonisti di quel periodo, Jeff Pearlman ripercorre i trionfi e le rivalità di una delle più avvincenti saghe sportive di sempre, dalla sua ascesa fino alla tragica conclusione, quando Magic Johnson annunciò al mondo di aver contratto l'Hiv. -
Il comandante del fiume
C'è una leggenda in Somalia che si tramanda di generazione in generazione. Poiché il loro paese era privo di corsi d'acqua e non c'era da bere, gli abitanti affidarono a due saggi l'incarico di creare un fiume. I saggi esaudirono la richiesta, ma nel fiume nuotavano anche i coccodrilli, creature crudeli. Qualcuno doveva governarli per consentire l'accesso all'acqua, e il popolo elesse un comandante, che aveva il potere di annientare le bestie se non avessero ubbidito ai suoi ordini. Fin da piccolo Yabar ha ascoltato il racconto di zia Rosa e ha imparato che per conoscere il bene bisogna convivere con il male necessario. Diciotto anni, poca voglia di studiare e molta di provocare, Yabar vive a Roma con la madre, Zahra. Il padre li ha abbandonati tanti anni prima e di lui il ragazzo conserva una foto fatta di ritagli, in cui i contorni dell'uomo sono indistinguibili e mostruosi. Il dolore dell'abbandono non soffoca la curiosità di Yabar di sapere cosa ne sia stato di lui e la reticenza della madre lo ferisce. Spedito in punizione a casa della zia a Londra, Yabar si trova immerso in un microcosmo somalo inedito e scoprirà un terribile segreto di famiglia, che forse aveva voluto dimenticare. Ubah Cristina Ali Farah narra con delicata efficacia la storia di un giovane che, come tanti, è arrivato da bambino in Italia per sfuggire a un destino di guerra e morte. È un racconto in flashback composto di piccole storie memorabili, che ha sullo sfondo il melting pot di una Roma sconosciuta e più bella negli occhi di chi ha deciso di farne la propria patria elettiva. -
Un' idea di paradiso
Il cerchio si apre con Alice, aspirante showgirl che incontra il futuro marito su una nave da crociera e va a vivere con lui in Francia, per poi abbandonarlo con l'intento di proseguire la carriera nella danza. La donna, tuttavia, soccomberà alle umiliazioni inflittele dal suo insegnante, Duncan, che a sua volta sarà abbandonato da Andre e proverà a consolarsi con Carl, un giovane cantante che ripropone nei suoi brani i sonetti di Gaspara Stampa, considerandola un'antesignana del blues. Così, proprio la poetessa prende vita per raccontare la storia dei suoi amori e della sua arte nella Venezia del Sedicesimo secolo. Di lei scrive Rilke nelle Elegie duinesi, lette da Tom, un hippie giramondo che si trova a dover fare i conti con la paternità e l'imprevedibilità della sua compagna, e che in seguito si innamora di una donna la cui bisnonna era missionaria in Cina. Da qui, dal paese della Grande muraglia, la catena prosegue per narrare le vicende di una coppia di predicatori coinvolta nella rivolta dei Boxer. A chiudere un cerchio dalla circonferenza tanto ampia è la ricomparsa di Alice. Di lei si innamora Giles, proveniente da una famiglia molto cattolica, che si avvicina al buddismo dopo un lutto difficile da ricondurre alla realtà. Le storie narrate da Silber si intrecciano, i suoi personaggi si inseguono, in un'opera ricorsiva e ammaliante che celebra la devozione in tutte le sue forme: a un'arte, a una fede, a un luogo, a una persona, a un amore. Un'instancabile ricerca di nuovi paradisi, appunto, dove poter iniziare una nuova vita. -
Just Us. Una conversazione americana
"Just Us"""" si apre con un gioco di parole - tra «justice», giustizia, e «just us», solo noi, dal suono quasi identico - di cui l'attore Richard Pryor si serviva per descrivere con ironia la solitudine degli afroamericani di fronte alla legge. Assemblando conversazioni, invettive, poesie e immagini, in queste pagine Claudia Rankine affronta le dinamiche razziste della contemporaneità dando spazio a voci e tesi altrui, in particolare quelle dei bianchi offuscati dai loro stessi privilegi, e unendo il racconto autobiografico a commenti e note che mettono in discussione l'autorità delle fonti e delle opinioni riportate. In un momento in cui il suprematismo bianco allarga i suoi consensi e la politica e le istituzioni americane vivono una crisi senza precedenti, """"Just Us"""" è un invito a smascherare le ipocrisie quotidiane dei nostri luoghi pubblici e privati - i terminal degli aeroporti, i teatri, le cene tra amici, la scuola -, dove la cortesia e la neutralità prosperano dissimulando punti di vista, interessi e pregiudizi diversi. Ironico, delicato, profetico, Just Us è l'opera più intima e complessa di Claudia Rankine, a cui non importa tanto essere giusta, quanto essere vera." -
Poker a Las Vegas. Viaggio nell'ultimo posto onesto d'America
Benvenuti a Las Vegas, l'ultimo posto onesto d'America, dove l'etica del capitalismo è messa a nudo senza inganni e ipocrisie. L'autore ci ha passato quattro settimane partecipando alle World Series of Poker, l'equivalente dei nostri campionati del mondo. Ha giocato, curiosato dietro le quinte, ascoltato storici e imprenditori, chiacchierato con una quantità di personaggi bizzarri per raccontare dall'interno il variopinto universo che si muove attorno a uno dei giochi strategici più affascinanti di sempre, variante ludica di un sogno americano alla costante ricerca di rinnovamento. Un libro che parla di poker, dunque, e perciò di talento, intuito, psicologia, abilità. Ma anche un reportage che parla dell'America di oggi e ripercorre le vicende che ci hanno portato fin qui, dalle gesta leggendarie di Stu Ungar a quelle di Cathy Hulbert e della sua banda di simpatici contatori di carte, tutti geni della matematica e disadattati sociali, per arrivare alle avventure dei nuovi fenomeni provenienti dalla galassia online. Ne esce fuori il ritratto sorprendente di una città non così banale come si vorrebbe pensare, ultimo feticcio di quel che rimane del nostro Novecento capitalistico. -
Leggenda
Tra gli anni Settanta e Ottanta, nel Sud della Francia, un mitico locale notturno animava le notti di festaioli e tiratardi attirando come una calamita un pubblico eterogeneo fatto di star del cinema, butteri, ragazzi del posto e allevatori di tori: è la Chouarascaia, noto come la Chou. Quarant'anni dopo due amici inseparabili, Nel e Matt, fotografo il primo e documentarista a tempo perso il secondo, ne ripercorrono la vicenda finendo per appassionarsi, come in un gioco di specchi, alla storia dei due fratelli, entrambi frequentatori della Chou, Fabien e Christian, che avevano incarnato quegli anni di delirante incoscienza, bruciando le loro esistenze a tutta velocità. I viaggi in Madagascar, l'adolescenza senza genitori, e poi le feste, la violenza, la libertà: la traiettoria dei due fratelli, tanto breve quanto intensa, si ricompone a poco a poco tracciando al tempo stesso un ritratto affascinante e tragico della gioventù maledetta dell'epoca, stretta tra il sogno di una libertà assoluta e l'incubo della droga e dell'Aids. -
Dov'è la vittoria? L'Italia ai Mondiali degli anni Novanta
Una rievocazione delle tragicomiche spedizioni della Nazionale a Italia 90, Usa 94, Francia 98. Le partite più rappresentative, le giocate più strabilianti, i campioni più amati, i gol più celebri. Ma anche le Nazionali più variopinte, le trovate più strambe, le tendenze autodistruttive più creative. Dov'è la vittoria? racconta lo sport e il più ampio contesto di quegli anni. Difficile infatti parlare di Italia 90 ignorando gli intrecci italiani tra pallone, politica e potere; complicato parlare del 1994 rimuovendo il fatto che è l'anno del primo, scintillante governo Berlusconi; impossibile scindere le vicende reali di Francia 98 dal mondo virtuale del videogioco Fifa: Road to World Cup 1998. E, inoltre, inconcepibile separare i Mondiali dalla loro colonna sonora e dai loro improbabili inni più o meno ufficiali. ""Dov'è la vittoria?"""" è una strana specie di romanzo di formazione. È la storia di come la Nazionale abbia insegnato a varie generazioni che nella vita non ti regala niente nessuno, figurati un arbitro messicano; che quando Murphy ha postulato la sua famosa legge, probabilmente indossava una maglietta azzurra; che il dramma sportivo è l'unico modo sostenibile di unire un popolo. E, soprattutto, che magari un fulmine non potrà cadere due volte nello stesso luogo, ma sicuramente può colpire la stessa squadra, a quattro anni di distanza, a diverse latitudini, nel momento in cui si presenta a undici metri dalla porta avversaria."" -
Oltremare
Bolivar, noto anche come Porky, è un pescatore esperto, con le mani grandi e i sandali rattoppati col nastro adesivo. È il tipo che esce in mare a qualsiasi ora e, se necessario, si spinge più a largo di chiunque altro, fino ad arrivare «ai limiti del mondo». In passato però ha commesso un errore stupido, che continua a perseguitarlo. E per saldare il debito non ha altra scelta che montare in barca per fare il lavoro che gli riesce meglio. Senza badare alle nuvole minacciose che orlano l'orizzonte. Come assistente, stavolta potrà contare solo sul giovane Hector, un novizio che si presenta a bordo con un cellulare e una felpa dei pirati, e che non si è mai avventurato a pescare oltre la laguna. E così, quando la tempesta li travolge - con il motore in panne, la radio e il Gps fuori uso, la barca in balia delle correnti - l'uomo e il ragazzo si ritrovano da soli nell'abbacinante immobilità dell'oceano Pacifico, costretti a centellinare l'acqua piovana, a cibarsi di piccoli volatili, ma soprattutto a venire a patti con le loro differenze per tentare a tutti i costi di sopravvivere. Liberamente ispirato alla vera storia di due naufraghi sudamericani, ""Oltremare"""" è insieme un'avventura marinaresca, violenta e inquietante, e una parabola esistenziale dagli accenti lirici che indaga il significato dell'amicizia e dell'essere padre, e come sia possibile rimediare ai propri sbagli in un mondo sempre più prossimo a soccombere alle forze della natura."" -
Messi
Tutti sanno chi è Lionel Messi: è il calciatore che ha vinto più volte nella storia il Pallone d’Oro. All’interno della squadra più identitaria d’Europa e del calcio moderno, il Barcellona, è cresciuto fino a diventare il protagonista principe di un’epoca irripetibile. Ha frantumato record su record, ha collezionato trionfi, ma non sempre è stato felice. Ha lasciato la sua patria, l’Argentina, e la sua patria non l’ha mai perdonato del tutto. Nessuno sa davvero chi è Lionel Messi. Ha sempre giocato a calcio, è spesso stato il calcio. Ossessionato dalla vittoria, dal costante miglioramento, eppure imbrigliato in un’eterna – e interminabile – ricerca della sua identità. «Messi è Maradona tutti i giorni» è stato detto con un’espressione memorabile, e potremmo aggiungere: «Messi porta il peso di dover essere Maradona tutti i giorni». In questa avvincente biografia Fabrizio Gabrielli racconta ascese, cadute e risalite di un calciatore che è riuscito a fagocitare la storia e la mistica di un club, quel Barcellona che si definisce «più di un club», diventando lui stesso il club. E quando l’amore – che sembrava non poter finire mai – è finito, Messi ha saputo chiudere un’èra, e aprirne una nuova, abbracciando lo sfarzo del Psg, lasciandosi per sempre alle spalle la retorica posticcia della «pulce», dell’eterno bambino gioioso. Passati i trentacinque anni guarda ora a quello che sarà molto probabilmente il suo ultimo Mondiale, a quel Qatar che gli potrebbe dare il titolo che gli manca, il più ambito. -
Giannis Antetokounmpo, Odissea
Il 21 luglio 2021, Giannis Antetokounmpo vince il suo primo titolo Nba con i Milwaukee Bucks. A fine gara si siede nelle prime file del palazzetto e si concede un attimo per meditare sul suo percorso. Sembra il coronamento di una carriera da veterano; in bacheca ci sono già due trofei di Mvp, insieme al consueto stuolo di lodi e critiche che accompagna da sempre i più forti. Eppure, a neanche ventisette anni di età, il suo viaggio nel basket è come appena cominciato. Cresciuto tra povertà e speranze, tra razzismo ed emarginazione, nella comunità africana di Sepolia, nei sobborghi di Atene, Giannis si è avvicinato allo sport tardi, con l'obiettivo di mantenere la famiglia. Per il suo paese era un apolide, né greco né nigeriano. Per il partito di estrema destra Alba Dorata era «una scimmia con indosso una bandiera greca». Ma lui si sentiva un cittadino di due continenti - anzi tre, dopo che la fame di basket e vittoria è esplosa e l'ha portato in America, a salvare la città di Milwaukee che rasentava la bancarotta con una squadra in declino. Oggi Giannis Antetokounmpo è il volto globale della nuova Nba. È una faccia pulita e genuina, ma non ingenua né banale. In campo è un giocatore mai visto per come unisce tecnica, agilità, mentalità, forza fisica. Fuori dal campo è un modello di integrazione e impegno, ma ben lontano dagli artefatti proclami mediatici. Come racconta Andrea Cassini in questo libro emozionante, è la storia di Giannis a parlare, una fantastica odissea tra Mediterraneo e Atlantico, che svela come in ogni migrante, in ogni profugo si nasconda un re in esilio.