Sfoglia il Catalogo ibs032
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9921-9940 di 10000 Articoli:
-
El Rutzvanscadt o quijote tragico
El Rutzvanscadt o Quijote trágico (1786), adattamento della famosa commedia parodica di Zaccaria Valaresso ( Rutzvanscad il giovine , 1724), costituisce un interessante documento d'epoca, che mette in luce, su un piano comparatistico, le somiglianze e le difformità tra i percorsi che la tragedia neoclassica compie in Italia e in Spagna. Il testo si fa anche espressione della peculiare interpretazione settecentesca del capolavoro cervantino (fustigatore del cattivo gusto), che proprio negli anni Ottanta in Spagna riceveva per la prima volta gli onori accademici. Daniela Pierucci è ricercatrice di Letteratura Spagnola nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Pisa. Suo principale campo di studi è stato finora la letteratura comica del secolo XVII (in particolare la parodia mitologica nella poesia e nel teatro) e del XVIII (la zarzuela burlesca). Nella stessa collana ha pubblicato nel 2006 l'edizione commentata diM. Hickey y Pellizzoni, Poesías. -
HumanaMente (2010). Vol. 13: Physics and metaphysics
It is a widely recognized fact that metaphysics and physics have been rather self isolated enterprises, even in the analytical community. On one hand, metaphysical issues about identity, location, persistence through time, material composition, causation and so on have rarely been discussed within the framework of physical theories. On the other hand, physics and philosophers of physics have been skeptic about whether metaphysical issues are really capable of posing genuine problems and about the possibility for metaphysics to provide a consistent and valuable view of how the world is. In recent years however there has been a tendency to bridge the gap between physics and metaphysics. Considerations drawn from physical theories have played a major role in metaphysical disputes like the ontology of time, nature of persistence, theory of identity and even mereology, to name just a few. This raises interesting general questions about the relationship between physics and metaphysics and more particular questions about the possibility of importing physical considerations to solve specific metaphysical problems. -
Etica e diritto in Kant. Un'interpretazione comprensiva della morale kantiana
Libro vincitore del premio di studi Vittorio Sainati 2010 Quella del rapporto tra etica e diritto è una questione centrale per la comprensione della filosofia morale kantiana, perché consente di saggiarne la profondità e il suo significato ultimo e complessivo. Essa è poi speculativamente affascinante perché, sfuggendo ad un'interpretazione univoca, spinge lo studioso a individuare una strategia interpretativa che renda conto tanto della sua problematicità quanto della sua ricchezza. L'autrice ritorna su un aspetto particolarmente spinoso e dibattuto nella letteratura critica dedicata alla filosofia pratica kantiana, proponendo una chiave di lettura originale: si tratta di non ingabbiare il rapporto tra etica e diritto entro uno schema rigido, ma di considerarlo, come attraverso un caleidoscopio, da punti di vista differenti per afferrarne e mantenerne vive le diverse sfaccettature. Il percorso di analisi si dipana in tre prospettive che ricostruiscono la complessa relazione tra le due legislazioni morali e offrono un'immagine comprensiva della teoria morale kantiana. Alice Ponchio è nata nel 1981. Ha conseguito il Dottorato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Padova e la Ludwig-Maximilians- Universität di Monaco di Baviera. Il suo ambito di ricerca è quello della filosofia morale e della teoria dell'azione, con particolare riferimento alla filosofia kantiana, su cui ha pubblicato vari saggi. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Padova e collabora con l'Università di Berna. -
Ezio Nesti. Un grande ceramista dimenticato
Il racconto della scoperta di uno straordinario artigiano, Ezio Nesti, che negli anni trenta, dalla sua fornace di San Giovanni alla Vena, si cimentava con gli stilemi più raffinati del decò e del futurismo, sfidando le grandi manifatture del suo tempo (Rometti, Galvani, Albisola, Sesto Fiorentino). Partendo da pochi pezzi firmati e da alcuni cataloghi fortunatamente sopravvissuti, l'autore scopre una trentina di pezzi attribuibili al Nesti con notevole sicurezza, e ci costruisce sopra un piccolo saggio, alleggerito dal divertente racconto dei principali episodi della ""scoperta"""". Giorgio Levi nasce nel 1942 nella cosmopolita Trieste. Vive a Padova fino al conseguimento della laurea, abbandonandola con grande piacere per trasferirsi a Pisa nella civile Toscana. Prima nel C.N.R., poi all'Università si dedica con successo alla ricerca, diventando una delle figure di riferimento della grande informatica pisana. Da parecchi anni colleziona oggetti del novecento, in particolare ceramiche italiane del periodo futurista e oggetti di design prodotti dalla Wiener Werkstaette."" -
Terra Europae. Earthen Architecture in the European Union. Ediz. illustrata
Terra Europae - Earthen Architecture in the European Union is a scientific publication, resulting from an intensive and valued teamwork of 50 authors that generated exclusive maps and texts from different regions and countries of the European Union. The outcomes were systematically and consistently combined to create a relevant overview of the state-of-art of earthen architecture in Europe. The publication opens with a photography summary of earthen historical heritage and contemporary architecture in Europe today. It presents an overview of 7 European regions, complemented by 27 articles from all European Union countries. To complete this broad publication, and as a result of the scientifi c missions, a comprehensive cartography of European earthen heritage is offered. This book is the result of a common effort gathered by Ecole d'Avignon (France), Escola Superior Gallaecia (Portugal), Universitat Politècnica de València (Spain), Università degli Studi di Firenze (Italy) and CAUE-Conseil d'Architecture, d'Urbanisme et de l'Environnement of Vaucluse (France). European partners in the Culture 2007-2013 programme, through the Terra [In]cognita research project developed between 2009 and 2011. The project gathered experts that contributed to create an awareness of their country's heritage and brought inspiration to launch research, to go beyond and to discover the unrevealed European earthen heritage and contemporary earthen architecture. -
La scena del senso. A partire da Wittgenstein e Derrida
La scena del senso è ciò che accade, con tutti i suoi attori: noi, le cose e le nostre percezioni, significati, parole e azioni, insieme alle intenzioni e ai gesti che la realizzano. Una prospettiva teorica definita dall'autore ecologica e relazionale e costruita a partire da un accostamento eterodosso ma produttivo, quello tra i pensieri di Wittgenstein e di Derrida. I due filosofi costituiscono infatti il vero e proprio reagente dei temi sollevati in questo volume: il rapporto tra filosofia e esperienza ordinaria, le questioni dell'intenzionalità e della regola, la concezione del senso come fisionomia e come scrittura. Una originale raccolta di saggi che spazia su un vasto terreno, dal confronto diretto tra Wittgenstein e Derrida alla discussione sulla teoria degli atti linguistici di Austin e Searle, dal rapporto tra topica e critica nel pensiero di Vico a un'analisi dettagliata della teoria della percezione in Sellars, fino a una definizione di una ""gastronomia a venire"""" attraverso il pensiero di Derrida: il tutto legato insieme dal filo rosso di una proposta teorica antifondazionalista e antiessenzialista ma realista . Nicola Perullo (Livorno 1970) è professore associato di Estetica all'Università di Pollenzo. Studioso di Estetica del Settecento e contemporanea, si è occupato negli ultimi anni di Estetica del gusto e di Filosofia della gastronomia. È autore dei seguenti volumi: Filosofia della gastronomia laica. Il gusto come esperienza (2010), L'altro gusto. Saggi di estetica gastronomica (2008), Cultura e storia della gastronomia (2007), Per un'estetica del cibo (2006), Bestie e bestioni. Il problema dell'animale in Vico (2002)."" -
L'incanto del dispositivo. Foucault dalla microfisica alla semiotica del potere
Per tradizione, l'esercizio critico ha sempre avuto di mira l'emancipazione del soggetto, la sua liberazione dai vincoli del potere. Ma, a partire da Foucault, la riflessione teoretico-politica ha profondamente ridisegnato i rapporti tra soggetto, potere e critica delineando un quadro problematico che costituisce oggi uno dei temi al centro del dibattito filosofico. Che cos'è un dispositivo? In che modo la storicità produce soggettivazione? La pratica «parresiastica» e le «tecniche del sé» si sottraggono alle reti di sapere-potere o ne sono anch'esse segnate? Cosa rende possibile il carattere «universalizzante» e «individualizzante» della governamentalità? Questi e altri nodi teorici sono oggetto d'indagine del presente libro, che alterna pagine dedicate a un serrato confronto con Foucault, mettendone a frutto ambiguità e aporie, a pagine in cui viene delineata una genealogia del potere e della critica nei loro rapporti con le pratiche di scrittura, dalla civiltà mesopotamica all'antica Grecia. Proprio nelle oggettivazioni e nelle soggettivazioni prodotte dal dispositivo della scrittura vengono infatti rintracciate, dall'autore, tanto le condizioni di possibilità del potere disciplinare e biopolitico, quanto la genesi dell'atteggiamento critico. Emergono così i lineamenti di una «semiotica del potere» in cui lo stesso sguardo genealogico è problematicamente coinvolto. Enrico Redaelli svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato diversi saggi sulla filosofia contemporanea italiana e francese, è autore del libro Il nodo dei nodi (ETS, Pisa 2008) e, con altri autori, del manuale universitario Filosofia teoretica. Un'introduzione, a cura di Rocco Ronchi (Utet, Torino 2009). È membro della redazione della rivista di filosofia «Nóema» e scrive per le pagine culturali del quotidiano «Il manifesto». -
Quaderno di italianistica 2011
In questo Quaderno : Sandro Bertelli rivede la cronologia di alcuni dei più antichi mss. della Commedia di Dante, con 12 illustrazioni - Ferrara 1469. Alessandra Minisci pubblica le orazioni in latino e in volgare di Ludovico Carbone per la morte di Ludovico Casella - Giovanni Ferroni spiega come leggere gli Amori di Bernardo Tasso, con 5 tavole - Pietro Petteruti Pellegrino pubblica e attribuisce una expertise , adespota ma d'autore (Giovan Battista Attendolo), sulle rime pure adespote di Benedetto Dell'Uva - Annalisa Izzo illustra l'ancora insospettata ampiezza dei debiti di Lorenzo da Ponte nei confronti del Furioso - Montale 1969. Valentina Marchesi legge e interpreta le Due prose veneziane - Chiara Lungo mostra come lavorava Luigi Meneghello (su Pomo pero ) e come ci si deve muovere fra le carte del suo archivio, oggi conservato a Pavia. -
La memoria è il futuro dei libri
Una civiltà deve conservare per la propria memoria almeno una copia di tutto ciò che viene stampato, dai libri alle cartoline ai manifesti pubblicitari. Pensare di privilegiare un libro ed escluderne un altro, pensare che sia più importante conservare la Divina Commedia che un quotidiano di giornata, è arrogarsi una presunzione di giudizio troppo forte per una società matura Contributi di Cristina Acidini, Paolo Bambagioni, Mauro Del Corso, Claudio Di Benedetto, Maurizio Fallace, Eugenio Giani, Antonio Giardullo, Diego Maltese, Antonio Paolucci, Franco Scaramuzzi. -
Il segreto interdetto. Eliade, Cioran e Ionesco sulla scena comunitaria dell'esilio
Da leggersi quasi più come un romanzo che come una ricostruzione storica, il presente studio propone un confronto faccia a faccia tra Mircea Eliade, Emil Cioran e Eugène Ionesco a partire dall'orizzonte associativo di Criterion. Questo irripetibile trio, pur nelle differenze, ha un'origine comune, la Romania, il luogo geografico, storico e intellettuale che ha segnato un vero incontro, un primo reale contatto per molti versi fatale e dagli esiti imprevedibili che ancora oggi deve essere degnamente valutato nella sua complessità. Tale evento ha determinato per alcuni versi anche il destino della loro opera futura, più famosa e conosciuta all'estero, nelle terre dell'esilio. È un libro sulla condizione umana. I temi affrontati seguono i fili del legame comunitario attorno al reale del ""malinteso"""" politico, attraversano la difficile questione del perdono, l'inestricabile rapporto dell'etica con la responsabilità, il lavoro infinito del lutto, la questione dell'amore e della follia in un inedito scenario del segreto condiviso."" -
Elementi di macchine a fluido
Il testo illustra i concetti fondamentali per lo studio delle Macchine a Fluido, partendo dalle nozioni di base della termodinamica applicata, prendendo in considerazione le disponibilità ed i fabbisogni energetici, con riferimenti anche alle energie rinnovabili. Nel volume sono descritti gli impianti motori, i cicli termodinamici di riferimento e gli apparati utilizzati per la loro realizzazione. Il testo è completato da una parte sui motori alternativi a combustione interna e da nozioni riguardanti l'analisi ed il progetto di massima di varie macchine motrici ed operatrici, riportando i principali valori numerici di riferimento relativi agli impianti trattati. Il testo fa riferimento, oltre che alle classiche nozioni riportate sui numerosi libri di Macchine a Fluido, anche alle personali esperienze di ricerca degli autori. Luigi Martorano è attualmente titolare della cattedra di Macchine all'Università di Pisa, dove ha iniziato come assistente del professor Dini, e ha svolto la propria carriera accademica. Marco Antonelli, dopo la laurea in ingegneria meccanica, ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca presso l'Università di Pisa. Attualmente è ricercatore confermato presso la stessa Università. Entrambi gli autori prestano il loro servizio presso il dipartimento di Ingegneria per l'Energia ed i Sistemi, svolgendo attività di ricerca nei settori dei Motori a Combustione Interna, delle Energie Rinnovabili e degli Impianti di conversione dell'energia. -
Generazioni precarie. Formazione e lavoro nella realtà dei call center
Il call center come fabbrica linguistica, modello postfordista di fabbrica, paradigma di una preoccupante e complessiva precarizzazione della forza lavoro giovanile. A partire da una inchiesta su alcuni call center della città di Palermo, questo testo affronta il tema della relazione tra formazione e lavoro e, in particolare, di un universo produttivo totalmente mutato rispetto al passato, di un capitalismo divenuto flessibile e cognitivo , di un'economia destinata a diventare sempre più fondata sulla conoscenza . La questione è, insomma, quella della produzione di un nuovo tipo umano con le difficoltà che ne conseguono per le soggettività di oggi, prima fra tutte quella di trovare sbocchi occupazionali coerenti con i titoli di studio conseguiti. In definitiva, viene fuori un quadro scoraggiante, che problematizza l'ipotesi della flessibilità quale dispositivo di ottimizzazione delle relazioni tra capitale e lavoro. Pietro Maltese è dottore di ricerca in Pedagogia Interculturale, già titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento FIERI e docente a contratto di Pedagogia Generale e Sociale presso l'Università di Palermo. È autore di numerosi saggi pubblicati in riviste pedagogiche e in volumi collettanei. Tra le sue monografie si segnalano: La teoria del discorso come pedagogia. Uno studio su ""Fatti e Norme"""" di Jürgen Habermas (2007), Il problema politico come problema pedagogico in Antonio Gramsci (2008), Letture pedagogiche di Antonio Gramsci (2010)."" -
Nido dei bambini e delle bambine. Formazione e professionalità per l'infanzia
Il sistema dei servizi educativi per la fascia della popolazione in età prescolare rappresenta una delle cartine di tornasole attraverso le quali misurare il grado di vitalità di un paese sul piano delle risposte alle necessità basilari espresse dalla comunità al suo interno, e al tempo stesso costituisce il primo passo del riconoscimento sociale dei bambini e delle bambine come cittadini a pieno titolo. L'implementazione dei servizi pubblici alla prima infanzia è richiesta come sostegno fondamentale alle famiglie, in una stagione di precarizzazione spinta che tende a dissolvere molte delle sicurezze acquisite dalle generazioni precedenti. Ma l'importanza del nido come servizio sociale non lascia nell'ombra la sua prevalente missione, che è educativa: l'asilo nacque ieri principalmente per le famiglie, il nido esiste oggi per i bambini e per le bambine. Il nido è importante per le infanzie che vi sono accolte perché è ambiente in grado di sostenerne e favorirne la prima crescita come processo complesso e multidimensionale. Un ambiente sociale protettivo e stimolante sul piano educativo, progettato per la presa in carico e la cura dei bambini e delle bambine, organizzato in funzione dell'alleanza educativa con le loro famiglie: questo è il nido dei bambini e delle bambine. Il volume si rivolge agli educatori e alle educatrici e nasce con l'obiettivo di delineare un percorso tematico che, attraversando alcuni tra i principali luoghi dell'attuale riflessione pedagogica riguardante il nido d'infanzia, offra loro l'occasione per soffermarsi sugli aspetti determinanti di una professionalità educativa in costante rinnovamento. Saggi di: Raffaella Biagioli, Lisa Bichi, Irene Biemmi, Sabina Falconi, Enrica Freschi, Emiliano Macinai, Fulvio Matteucci, Romina Nesti, Tamara Zappaterra. -
Mercator
Se buona parte delle commedie plautine si sviluppa su un asse generazionale basato sul binomio antitetico iuvenis / senex , nel Mercator tale dicotomia investe il rapporto padre/figlio. Denominatore comune, la fanciulla amata, sinonimo di 'proibito' per entrambi e causa di uno 'scorrimento di ruoli' con conseguente 'ribaltamento' che si traduce nella cifra essenziale di tutta la palliata plautina. Al rapporto filius asotus / pater morigeratus si sostituisce nel corso del drama quello iuvenis amans / senex libidinosus . Prospettiva privilegiata rimane quella pragmatica teatrale in nome della quale questa fabula si distingue dalle altre: il pubblico infatti, già informato dei segmenti mimetici dell' antea dal prologo diegetico, attraverso l'importante veicolo cognitivo rappresentato dal sogno allegorico, raggiunge una condizione di 'superiorità' esponenziale determinata dalla gnosis di segmenti mimetici del postea . Ma rinunziare alla suspense, comunque recuperata attraverso canali alternativi, in nome della perspicuitas , fa parte di quei moduli drammaturgico-compositivi tanto familiari a Plauto da consentire anche per questa via l'individuazione del 'Plautinisches'. Daniela Averna insegna Storia della Lingua latina e Lingua e Letteratura latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo. È autrice di studi sul teatro greco e latino, sulla letteratura latina dell'età augustea (relativamente alla condizione della donna sotto il profilo linguistico e letterario) e neroniana (con particolare riferimento all'impiego senecano di lessemi sostantivali come femina e fortuna ). Oltre a numerosi articoli sul corpus plautino e sul corpus tragico senecano, ha pubblicato i volumi Male malum metuo. Espressioni di paura nella palliata, Palumbo, Palermo 1990 e Lucio Anneo Seneca, Hercules Oetaeus, Testo critico, traduzione e commento a cura di Daniela Averna, Carocci, Roma 2002. -
Autori, lettori e mercato nella modernità letteraria. Vol. 1
A partire dal Settecento il processo di modernizzazione dell'attività letteraria subisce una netta accelerazione, il che contribuisce a modificare l'idea stessa di letteratura, mettendo in crisi la tradizionale immagine umanistica di Repubblica dei Letterati e la sua autoreferenzialità. Questo processo attiva un'idea allargata di destinatario delle opere letterarie che viene a identificarsi nel pubblico, con cui ogni relazione si definisce nell'ambito del mercato. In una carrellata cronologica che parte dal XVIII secolo per giungere fino alle produzioni letterarie contemporanee, i protagonisti della letteratura vengono sottoposti a indagini 'collaterali' che, non limitandosi a privilegiare la centralità del testo, si focalizzano su aspetti apparentemente accessori, come le procedure e i percorsi del settore editoriale o le richieste e le aspettative da parte del lettore, ma destinati in realtà a determinare sviluppo e realizzazione dell'opera letteraria stessa. Dall'evoluzione dei generi letterari al rapporto tra autore ed editore, dall'assimilazione letteraria di elementi e linguaggi di altri ambiti alle nuove tecniche di comunicazione e di promozione: un viaggio lungo le più significative forme e modalità del rapporto tra l'Autore e il suo Pubblico, dal Settecento fino alla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento. -
Autori, lettori e mercato nella modernità letteraria. Vol. 2
A partire dal Settecento il processo di modernizzazione dell'attività letteraria subisce una netta accelerazione, il che contribuisce a modificare l'idea stessa di letteratura, mettendo in crisi la tradizionale immagine umanistica di Repubblica dei Letterati e la sua autoreferenzialità. Questo processo attiva un'idea allargata di destinatario delle opere letterarie che viene a identificarsi nel pubblico, con cui ogni relazione si definisce nell'ambito del mercato. In una carrellata cronologica che parte dal XVIII secolo per giungere fino alle produzioni letterarie contemporanee, i protagonisti della letteratura vengono sottoposti a indagini 'collaterali' che, non limitandosi a privilegiare la centralità del testo, si focalizzano su aspetti apparentemente accessori, come le procedure e i percorsi del settore editoriale o le richieste e le aspettative da parte del lettore, ma destinati in realtà a determinare sviluppo e realizzazione dell'opera letteraria stessa. Dall'evoluzione dei generi letterari al rapporto tra autore ed editore, dall'assimilazione letteraria di elementi e linguaggi di altri ambiti alle nuove tecniche di comunicazione e di promozione: un viaggio lungo le più significative forme e modalità del rapporto tra l'Autore e il suo Pubblico, dal Settecento fino alla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento. -
Metodologia dell'insegnamento strumentale. Aspetti generali e modalità operative
Come insegnare uno strumento musicale oggi, anche in rapporto all'evoluzione tecnologica? Con quali atteggiamenti affrontare problemi posturali, tecnici, interpretativi? Come motivare allo studio? Con quali strategie valorizzare le occasioni di apprendimento in contesti collettivi? Come e perché condurre attività di esplorazione, improvvisazione e composizione? Come gestire l'approccio con i vari sistemi di notazione? Le risposte che il volume tratteggia si rivolgono a insegnanti in formazione (in particolare nei nuovi trienni e bienni dei conservatori), insegnanti in servizio (scuole medie a indirizzo musicale, scuole di musica, licei musicali, corsi propedeutici e di base nei Conservatori ecc.) e formatori, offrendo adeguati strumenti per la lettura/analisi del proprio operato didattico, nonché spunti e modelli per la progettazione e sperimentazione di percorsi secondo rinnovate concezioni e modalità d'insegnamento. Al centro della progettazione ci sono lo strumento come compagno di viaggio nei territori del musicale e l'opera musicale intesa quale oggetto da interrogare, interpretare (ed eventualmente rielaborare creativamente), connettendo fin dall'approccio iniziale il piano analitico con quello tecnico ed espressivo. Completa il volume una bibliografia ragionata che, ripercorrendo i temi trattati nei vari capitoli, costituisce per l'insegnante un ulteriore strumento di approfondimento, di studio e di supporto alla propria autonomia progettuale. -
Architetture Lucca (2011). Vol. 10
Riformulo l'editoriale scritto per un secondo volume sul tema del cimitero realizzato dalla redazione della rivista della testata di Parma. Il volume affronta il tema, a differenza di questo numero di Architetture Lucca che è un semplice osservatorio, ripartendo dalla analisi delle architetture di raffigurazione della morte, dei contenitori della memoria della comunità urbana. Il presupposto fondamentale degli autori è che il cimitero sia occasione per disegnare una città dei morti, proponendosi come metafora di una diversa città dei vivi o, comunque, con l'intento di esprimerne una critica. Il progetto di architettura riassimila o può riassimilare lo spazio della morte nella vita urbana, ristabilisce una continuità fra cimitero e insediamento umano, presupponendo che la morte sia ancora significata, una realtà accettata sulla quale sia possibile dare una risposta; comunque non una realtà evitata. Il cimitero può reincorporarsi alla città che deve accettarne la presenza in coabitazione; la morte anziché esorcizzata è considerata, il cimitero non è luogo di orrori ma luogo di realtà. Anzi, può divenire un museo digitale, capace di estendersi all'infinito mantenendo le tracce delle continue trasformazioni attraverso il trasferimento della memoria costruita del cimitero fisico. L'ipertesto multimediale dà la possibilità di ricostruire i legami tra i molteplici valori del cimitero, mentre la rappresentazione digitale permette la restituzione del rilievo dell'Ottagono Monumentale, e ""diventa uno strumento di visualizzazione dello spazio mentale dove ognuno può ricostruire a modo suo le molteplici relazioni della memoria e il continuo riflesso tra la città dei morti e quella dei vivi"""". Quanto illustrato nel volume citato costituisce un contributo sostanziale per la consapevolezza della città perduta ed ai significati dell'architettura dei cimiteri, così come questo numero della rivista di Lucca offre una visione attuale di quanto si sia edificato in una provincia media italiana. Pubblicazioni su un argomento così essenziale, ma oggi sempre più ostentato, credo siano importanti. Perché, oltre che offrire una riprogettazione totale dei nuovi spazi della città dei morti nell'ambito dello sviluppo urbano, è soprattutto necessario agire culturalmente in rapporto alla convinzione negativa, ma sempre più diffusa delle nuove generazioni, che sia meglio dare alla vita terrena ogni significato e valore. Scopo dell'esistenza è vivere """"alla grande"""", """"bruciando"""" tutto subito, giorno per giorno e non interrogandosi sul """"dopo"""". Perché non solo non esiste la vita eterna ma non esiste più nemmeno il ricordo. Il ricordo, quando c'è, dura solo un giorno. È impossibile per noi scrivere la storia. Non abbiamo un futuro certo e di speranza. Non crediamo più nella tecnologia e pensiamo che l'uomo non possa controllare gli eventi naturali. E il concetto di memoria non esiste più. Per questo dobbiamo ricomporre la speranza con ogni strumento possibile. Roberto Pasqualetti"" -
Logica
Che cosa fa la mente quando pensa? Qual è l'oggetto del suo pensiero? Che relazione sussiste fra ciò che è pensato e ciò che è conosciuto? C'è corrispondenza fra ciò che si pensa e ciò che si comunica agli altri? Sono questi alcuni dei quesiti che il grande filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) si pone alle soglie della modernità, in un periodo di transizione fra la fine della filosofia scolastica e l'affermazione della nuova scienza moderna. Le sue risposte non solo hanno un significato storico importante, ma anche una rilevanza decisiva per le contemporanee filosofie della mente: la mente è un computer che calcola e il suo pensiero è costituito da operazioni fra concetti, parole, proposizioni e discorsi. Marco Sgarbi (Mantova, 1982) si occupa di storia della logica, di storia della tradizione aristotelica e di filosofia dell'illuminismo. È stato Frances A. Yates Fellow presso il Warburg Institute di Londra. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'Università di Verona. Ha recentemente pubblicato le monografie: Logica e metafisica nel Kant precritico. L'ambiente intellettuale di Königsberg e la formazione della filosofia kantiana (2010); La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione logica aristotelica (2010); La logica dell'irrazionale. Studio sul significato e sui problemi della Kritik der Urteilskraft (2010; edizione spagnola aggiornata 2011). -
Livorno cruciale XX e XXI. Quadrimestrale di arte e cultura. Vol. 6: Il lungomare
Nell'immaginario collettivo non vi è alcun dubbio che il luogo più amato, più frequentato, più conosciuto, anche al turista che quasi per caso passa per la città di Livorno, è il lungomare: quel fronte con il mare che dai margini della città dei borghi cresciuti all'inizio dell'Ottocento si svolge per non meno di sei chilometri lungo la costa. Una prova ci viene dalle accese polemiche che in questi anni hanno accompagnato le trasformazioni che almeno in parte hanno modificato la fisionomia del lungomare dalle teoria di palme che oggi accompagna il primo tratto del passeggio, messe a dimora in sostituzione delle più tradizionali tamerici, timido omaggio ad una tradizione mediterranea che guardava all'Oriente. E perché non ricordare le invettive che ancora oggi, per quanto più saltuariamente, occupano le pagine dei quotidiani cittadini sulle nuove ""baracchine"""" (strano nome, a ben vedere, leggermente dispregiativo, quasi a significare costruzione provvisorie e di risulta): costruzioni, quest'ultime, forse troppo minimaliste che immediatamente, e non a caso, sono state letteralmente inondate di ogni possibile orpello, una maniera per nascondere trasparenze e geometrie di un'architettura che pure ha resistito al disordine crescente. La storia del lungomare è, come dimostra anche questo numero della rivista, storia di segni architettonici, alcuni realizzati, altri rimasti solo sulla carta, che hanno negli anni invaso questa lunga striscia di terra che fronteggia il mare. E certo, della centralità del lungomare, era ben consapevole Costanzo Ciano, che volle dare il suo nome al grande piazzale gettato sulla Spianata dei Cavalleggeri, dove ancora agli inizi del Novecento risplendeva con tutte le sue curiosità un grande parco dei divertimenti, trascrizione di una metafisica Piazza d'Italia sul mare. Vi è poi il lungomare di sapore Belle Epoque, con i suoi bagni a ridosso della città e il Palace Hotel, la cui imponente mole richiama le monumentali strutture alberghiere delle fine dell'Ottocento, palcoscenici per le nuove pratiche della villeggiatura. Non stupisce quindi che si potesse immaginare la creazione di un Casinò, un ponte abitato proteso sul mare, o ancora una nuova città-giardino ad Ardenza, dove già alla metà dell'Ottocento nascevano i casini di Ardenza, una nuova tipologia di residenza per le vacanze. Come non parlare allora di quelle pratiche quotidianità che ancora oggi vedono l'affollarsi del lungomare di giovani, di famiglie, di persone che qui cercano una rinnovata socialità. Nel 1950 Osvaldo Peruzzi dipingeva una giovane bagnante con colori squillanti, circondata da un paesaggio balneare altrettanto squillante, metafora di una città che sperava nella ricostruzione, una ricostruzione che appare assai attuale anche nella Livorno dell'oggi. Dario Matteoni""