Sfoglia il Catalogo ibs033
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2641-2660 di 10000 Articoli:
-
Chi ha cambiato l'Italia? Politica o economia: chi c'è dietro le grandi trasformazione della società negli ultimi 30 anni
Politica o business. Chi ha dato il maggior impulso all'evoluzione della società italiana negli ultimi 30 anni? Un viaggio dal 1993 al 2023, con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni, alla longevità attiva e all'empowerment femminile per rilevare la nascita di nuovi bisogni e stili di vita, lo sviluppo della famiglia, il nuovo modo di intendere il lavoro e la domanda di diritti civili. Un'analisi verticale, attraverso le categorie dell'oggi, per capire come si è modificata negli anni la sensibilità e la percezione dell'opinione pubblica. 30 anni di cambiamenti fotografati attraverso i numeri, gli stili di vita, i consumi, la politica, provando ad immaginare i trend futuri, in un continuo raffronto competitivo fra mondo politico ed economico per individuare chi è stato il vero attore del cambiamento in Italia. -
Contro i demagoghi
Cosa accade alla democrazia quando l’opinione pubblica si scopre facilmente manipolabile? Come reagire quando i cittadini, incapaci di distinguere tra vero e falso, tra fatti ed emozioni, cadono nei tranelli del demagogo di turno, magari favorito da certi media? Ci troveremmo ancora di fronte a una società libera? Lo scrittore americano James Fenimore Cooper, in una sua misconosciuta opera politica, pose tali quesiti già negli anni ’30 dell’Ottocento, benché essi risuonino tuttora nelle orecchie di molti cittadini del villaggio globale – e le risposte non sembrano così semplici da trovare. Il volume presenta, per la prima volta al pubblico italiano, una selezione delle sue riflessioni più scintillanti su questi e molti altri dilemmi che tormentano le nostre società, tanto ricche di connessioni e informazioni quanto povere di immaginazione, autonomia e impegno civile. -
I filologi e il filosofo. Benedetto Croce e la storia della letteratura latina nella prima metà del Novecento italiano
Il saggio indaga l’impatto della critica letteraria crociana, imperniata monograficamente su autori e opere, sulla storiografia della letteratura latina (ambito in cui è ben radicato per tradizione secolare un assetto eidografico) praticata in Italia nella prima metà del Novecento. Sviluppate alcune considerazioni sul rapporto tra estetica crociana, antifilologia, critica storica e critica delle fonti, si procede a un più diffuso riscontro dei riverberi del crocianesimo su alcune storie della letteratura latina prodotte nel periodo in esame e a una disamina di interventi dedicati da Croce ad autori latini. -
Formiche (2022). Vol. 186: Santi digitali. La contemporaneità della fede e i suoi simboli
«Sull'orlo di una guerra globale. Il 24 febbraio 2022 resterà una data bene impressa nei libri di scuola. È il giorno in cui la Federazione Russa ha avviato quella ""operazione speciale"""" che si sarebbe dovuta concludere rapidamente con la sostanziale annessione dell'Ucraina. Nel 2014 la presa della Crimea riuscì facilmente. Il bis però non c'è stato. La reazione di Kiev e dell'occidente è stata ben diversa da quella che il Cremlino aveva immaginato. Si è entrati così in un conflitto militare imponente e costosissimo in termini di vite umane e sofferenze. Nel cuore dell'Europa. E proprio l'Ue si è trovata ad affrontare una crisi imprevista, per quanto fosse stata annunciata esplicitamente dall'alleato oltreoceano. Eppure, il Vecchio continente ha saputo reagire all'affronto di Putin. Nonostante tante diverse sfumature, il filo transatlantico ha retto bene. La guerra tuttavia non è finita, prosegue. L'Ucraina ha riconquistato molti territori che erano caduti nelle violente mani russe. Eppure Mosca non molla e continua a bombardare, letteralmente, senza alcun rispetto per la popolazione civile, anzi. Nonostante la brutalità del conflitto causato da un preciso aggressore che porta il nome di Vladimir Putin, la diplomazia non è tramontata e tesse la sua trama. L'arte del compromesso è l'unica che può portare a una pace duratura (non eterna, ma duratura). E non deve sorprendere che in campo ci siano attori che vanno dalla Santa Sede al direttore della Cia (già ambasciatore americano a Mosca). La questione evidentemente non è di trattare alle spalle dell'aggredito — il popolo ucraino — o di negoziare una resa. Al contrario, lo sforzo è di mettere la parola fine al martirio e creare condizioni di stabilità nell'area. Peraltro evitando che una Russia sconfitta diventi una grande base militare della Cina in Europa (guardare cosa già accade nell'Artico). Già, perché non ci sono solo Russia e Ucraina. Sullo sfondo c'è la competizione con Pechino e lo spettro di una guerra potenzialmente più larga innescata dal tentativo cinese di annettere Taiwan. Non è uno scenario fantasioso, per quanto sia un incubo. Ecco perché l'incontro fra Biden e Xi può essere salutato come un fatto positivo, così come la missione che nelle prossime settimane vedrà impegnato il segretario di Stato, Anthony Blinken. L'altro fronte """"caldo"""" è certamente quello che vede protagonista l'Iran ora scosso dalle proteste di cui si sono rese estamplarmente protagoniste le donne. Qui, a differenza delle manifestazioni in Cina, l'occidente ha saputo prendere posizione. Giustamente. Basta però? È immaginabile un regime change? """"Mai mettere limiti alla Divina provvidenza"""", suggerirebbe qualcuno. Però intanto occorre fare i conti con la realtà cercando di ottenere ragionevolmente i migliori risultati possibili per la popolazione iraniana e per la stabilità della regione. Ecco perché, se il ministro degli Esteri di Teheran viene a Roma per partecipare alla Conferenza Med, non dovrebbe vergognarsi. La diplomazia fa questo di mestiere e se abdica per imbracciare gli argomenti — anche legittimi — della politica commette un tradimento dei propri principi. Si vide pacem, para bellum. Ma nel mezzo mai dismettere la... -
Il diavolaro
Il protagonista del romanzo che Saverio Strati scrive fra il 1977 e il 1979 si aggiunge ad altre sue emblematiche figure e ha un nome fortemente significativo: il diavolaro. Il diavolaro è l’esemplare e infaticabile creatore di un percorso di riscatto, fuori dall’abbandono e dalla miseria, è un individuo vitale, mai arrendevole, visceralmente legato alla sua terra e al suo ambiente, testardo e arrogante quanto vitale e generoso. In perfetta sintonia con un Sud sfruttato e mal compreso, è persino costretto a patire sulla propria pelle le contraddizioni dello sradicamento, adattandosi a una vita altrove, con tutta la sua famiglia, e scalpitando per riprendersi l’identità originaria. Il destino del diavolaro è quello di vedere riflessi nella parabola di tutta un’esistenza i suoi stessi errori. Ne deriva sì un inevitabile confronto fra le generazioni, ma anche un incentivo alla rivisitazione della memoria, nella convinzione, tutta di Strati, che il suo Sud debba imparare a cambiare, a partire dall’antica divaricazione fra chi resta e chi se ne va. Solo un grande scrittore come Saverio Strati, convinto del dialogo diretto fra le generazioni, avrebbe potuto offrirci una prova tanto lungimirante, autocritica e profondamente attuale. Prefazione di Luigi Tassoni. -
Magia, incantesimi e pozioni nella poesia dell’inglese antico
Nell’Inghilterra anglosassone (VIII-XI sec.) la stigmatizzazione di pozioni, incantesimi e pratiche magiche è espressa in numerose testimonianze che collocano tali manifestazioni al di là del perimetro delineato dai precetti della fede cristiana. Il volume indaga come una simile posizione, promossa dalla cultura ‘ufficiale’, sia rappresentata nella documentazione poetica dell’inglese antico, una documentazione che nel suo insieme tende a riproporre norme comportamentali e valori etici condivisi dal contesto sociale e politico di produzione e fruizione, almeno nella rappresentazione ideale della dimensione letteraria. Specifiche sono però le modalità attraverso le quali singoli poemi costruiscono la propria struttura narrativa, anche rispetto a fonti latine, attraverso usi, adattamenti e interpretazioni spesso originali di temi e di stilemi comuni. Così, la unanime e veemente condanna della magia si attua attraverso strategie narrative diverse nel Beowulf, nell’Andreas e nel Metro 26, tre poemi diversi per le tematiche affrontate, per il rapporto con le fonti, nonché per valore estetico. -
Tele rosse, glebe nere. Sguardi e linguaggi del ribellismo popolare nel Sud (secoli XVII-XIX)
Il volume presenta scenari di ribellione popolare e contadina nel Mezzogiorno dal XVII al XIX secolo, nella prospettiva della storia culturale, della lunga durata e della storia comparata. Semiotica e retorica delle folle, di gruppi sociali in tumulto (il rosso associato al mestiere del mare, alla simbologia del sangue; il nero della miseria, delle male vite; il carnevalesco, tempo rituale di rovesciamento e ritorno a un’economia morale) alimentano le testimonianze letterarie, gli sguardi sul Sud e del Sud in rivolta, diventano forma interpretativa del contesto, contro una storia fattuale in cui le cause politiche e sociali sono state presentate come istanza storiografica alternativa nella spiegazione della realtà. Nel folklore di rivolta, questa appare contraddittoria, scandita da rapporti trasversali alle classi, da contaminazioni culturali, connivenze e fratture interpretabili alla luce di un sostrato culturale attorno a cui motivi simbolici, sociali, politici vengono a coesistere. -
Sentieri e figure di trascendenza. Slarghi di orizzonti
"Sentieri e figure di trascendenza"""" è il titolo di questo lavoro e al contempo la formula scelta per indicare il filo rosso che ne tiene insieme le riflessioni dei diversi capitoli, uniti dal tentativo di effettuare alcune prospezioni sull'umano e indagarne le radici profonde, oltre il recinto di un asfittico modo di esistenza, da cui la nostra stessa umanità ne risulterebbe ferita a morte. Sentire/opporre resistenza a questa mineralizzazione dell'anima è riappropriarsi dell'empito di trascendenza che sentiamo dentro, dischiuderne/coltivarne il contagio per continue ascensioni verso una pienezza dell'umano, convinti di riconoscere in tale condizione dello spirito non una perdita, ma un guadagno, l'acquisizione di uno sguardo libero da incrostazioni paralizzanti, che dà profondità alla nostra stessa prospettiva sulla realtà che ci circonda." -
Sindacalismo. Rivista di studi sull'innovazione e sulla rappresentanza del lavoro nella società globale (2022). Vol. 49
Rivista trimestrale di studi sulla rappresentanza del lavoro nella società globale diretta da Andrea Ciampani. ""Sindacalismo"""" nasce dall'esigenza di inserire nell'ormai indispensabile e ancora troppo debole dibattito pubblico sui temi relativi al lavoro e alla sua rappresentanza una proposta culturale di ampio respiro per alimentare la riflessione e l'assunzione di responsabilità di una nuova classe dirigente del nostro Paese e, in particolare, del movimento sindacale. Attraverso l'approfondimento e l'elaborazione culturale """"Sindacalismo"""" può, infine, offrire un'occasione di conoscenza, di dialogo e di confronto tra la ricerca scientifica, gli ambienti di studio, l'opinione pubblica, i soggetti sociali, gli operatori economici, i movimenti politici e le istituzioni del Paese. Si intende in questo modo promuovere una maggiore comprensione della realtà socio-economica, favorendo una visione d'insieme dei complessi processi d'interdipendenza che si sviluppano nei differenti livelli d'indirizzo di una società aperta, pluralistica e democratica."" -
Le cose di prima
Un ragazzo, fra i 12 e 13 anni, una famiglia che si disgrega sotto i suoi occhi, un amico che guarda dalla finestra, un intruso che spezza definitivamente quei legami. Sono questi gli elementi del nuovo romanzo di Giuseppe Aloe. L’uomo che racconta gli avvenimenti è lo stesso ragazzo che li ha vissuti. Ha una voce pacata, a volte malinconica e arrabbiata, e comunque segnata da qualcosa che non riesce a passare. Perché se le cose di prima sono finite, come dice Giovanni nell’Apocalisse, esse continuano a cantilenare nel silenzio della notte, si presentano e scompaiono, parlano, si fanno avanti, e sono spavaldi, i fatti di ieri, spavaldi e portentosi. Una scrittura rabdomantica e spietata che cerca di esplorare quel tempo enigmatico e inesprimibile della giovinezza. In cui l’esuberanza della vita non è altro che la controfaccia della morte. Ci sono i carnefici e le vittime, i partecipi e gli osservatori. Ci sono balconi, finestre, camere diventate vuote, c’è Janelle la mantide religiosa, la sentinella del buio, e c’è Annette, la donna che forse riuscirà a tirar via quell’uomo dalla sua vertigine. Un libro drammatico, come di solito è l’adolescenza di chiunque, ma anche risolutore. Come qualcuno che arrivando per caso in un luogo riesce a riparare un torto che non lo riguarda, ma che lo opprime ugualmente. -
La Confintesa e il mancato «fronte padronale» (1956-1958). Ceti medi, agrari, industriali e l’apertura a sinistra
La letteratura in merito all’esperienza della Confintesa, organismo interconfederale fondato da Confindustria, Confagricoltura e Confcommercio, è indubbiamente avara. Le vicende relative alla Confintesa sono infatti state esaminate solo tangenzialmente all’interno di più ampi discorsi concernenti la storia delle associazioni datoriali. Eppure, una ricostruzione della genesi e dell’azione di questo organismo è a nostro avviso utile ai fini di una conoscenza più puntuale non solo degli orientamenti politici ma anche delle diverse rappresentazioni che i produttori diedero delle proprie funzioni. Più in generale, la storia della Confintesa assume un valore paradigmatico dei tentativi che il ceto imprenditoriale, o quanto meno una frazione significativa di esso, fece per legittimarsi come guida dello sviluppo economico del Paese. -
Padrini e madrine. Storia, diritto, pastorale. Miscellanea sulla figura del padrino e della madrina per i sacramenti dell'Iniziazione cristiana
Il ruolo di padrino e madrina, fin dai primi secoli della storia della Chiesa, ha avuto una particolare rilevanza nell’Iniziazione cristiana. Tali figure, tuttavia, sono state soggette a un processo di “secolarizzazione” che ne ha snaturato il compito, tanto da renderle “irrilevanti”, nella prassi, ai fini della stessa Iniziazione cristiana. Proprio per questo, alcuni Vescovi ne hanno recentemente stabilito la sospensione o, addirittura, l’abolizione. Nel presente volume sono raccolte diverse riflessioni di carattere storico, giuridico, catechetico e pastorale, con l’intento di rispondere ai seguenti interrogativi: Come ripensare il ruolo del padrino e della madrina nell’attuale contesto socio-ecclesiale? È opportuno abolire queste figure? Quali possibili vie si possono percorrere? Una cosa è certa: si impone una riflessione comune e si auspica una scelta condivisa, che trascenda i limiti delle singole Diocesi. Prefazione di Fortunato Morrone. -
La libertà che cambia. Dialoghi sul destino dell'Occidente
L’invasione russa dell’Ucraina e lo scontro geopolitico mondiale, l’identità dell’Europa e dell’Occidente di fronte alla sfida delle autocrazie, il destino della globalizzazione e dei diritti umani. Quattro dialoghi che attraversano le questioni aperte del nostro tempo, analizzate dentro l’incedere della civiltà digitale, la cui velocità irride la lentezza delle democrazie mentre la tecnologia offre strumenti sempre più invasivi, capaci di mutare bisogni e desideri degli individui e finanche i loro stessi corpi. I concetti di tradizione e di fluidità diventano, così, ulteriori dilemmi del passaggio di civiltà. È la tecnica il vero Dio dei nostri tempi? E come rileggere alla luce delle trasformazioni in atto, il concetto di libertà? In questi dialoghi filosofia, teologia e cronaca si rincorrono, puntando al cuore degli enigmi della modernità affrontati da punti di vista diversi ma complementari. Dimostrando come laici e credenti siano coinvolti insieme nelle sfide del futuro. Uno scambio di lettere, infine, ripercorre le origini del concetto di libertà. Gesù, Socrate, John Locke, Hannah Arendt e Joseph Ratzinger vengono così chiamati a testimoni di un cammino di cui si è rischiato e si rischia di perdere le tracce. Ma che tuttavia resta l’unico in grado di “proteggere” il futuro delle democrazie e della convivenza umana. -
Inventario delle ombre. Racconto di un’infanzia al Sud
Il ricordo è opera di scavo e anche di immaginazione per ricostruire il passato e per costruire il futuro. Questo libro ha a che fare con un elemento complesso e formidabile allo stesso tempo: la nostra memoria. Le vicende, le persone e le impressioni qui narrate sono legate alla prima memoria, quella dell’infanzia, nel tentativo di riunire quel che resta in noi di quel tempo. Quello che siamo stati e quello che abbiamo vissuto. Cose che influenzano le nostre scelte e, in parte, anche la vita degli altri con cui costruiamo o sciogliamo relazioni. Noi siamo anche quello che gli altri ricordano di noi. Così il ricordo diventa materia collettiva. Le tracce personali sono servite a ricostruire la memoria di una comunità e a capire come si è vissuti in un particolare scorcio del Novecento nel Sud estremo dell’Italia. Intrecciando i ricordi dell’infanzia, il libro racconta la memoria di un piccolo paese della Calabria tra l’Aspromonte e lo Ionio negli anni ’60 e ’70. Un mondo affondato in tradizioni millenarie che si avviava a cambiare per sempre. -
Ecoshock. Come cambiare il destino dell'Italia al centro della crisi climatica
Il Mediterraneo è un hot-spot climatico nel quale le criticità già evidenti su scala globale addirittura si rafforzano. E faranno molto male. L’Italia sarà, dunque, la prima vittima: dobbiamo attenderci una maggiore frequenza e intensità di eventi estremi, che poi determineranno inondazioni, con conseguenti danni alle infrastrutture, agli insediamenti urbani, agli ecosistemi e con il rischio aumentato di perdita di vite umane. L’innalzamento marino e l’aumentata frequenza di mareggiate causeranno l’inondazione di aree costiere, che comporteranno danni molto elevati per le persone e gli ecosistemi, anche per la crescente esposizione delle popolazioni che vivono in prossimità delle coste. “Abbiamo una scelta. Azione collettiva o suicidio collettivo”. Partendo da questa drammatica dichiarazione del Segretario Generale dell’ONU António Guterres, il tema del cambiamento climatico viene qui affrontato focalizzando su cause e sintomi cruciali dell’emergenza in atto. Dalla scomparsa dei ghiacciai alle minacce per Venezia, dai ritardi nelle energie rinnovabili alle nuove sfide per l’economia, sulla scia dei recenti disastri della Marmolada e delle Marche, Giuseppe Caporale porta avanti il suo racconto con la chiarezza giornalistica e l’ansia di capire che – in fondo – questo destino accomuna tutti noi e che questo conto alla rovescia verso la possibile apocalisse ci chiama a una nuova assunzione di responsabilità e consapevolezza. -
L'ultima erranza
Un romanzo dall’ambientazione magica e dall’intenso impasto espressivo di lingua colta e dialetto, in un continuo gioco di scambi e rispecchiamenti. La storia narra di Rizieri Mercatante, ventitreenne vittima dei bombardamenti della guerra nel 1943, che seppellito senza il conforto delle onoranze funebri non trova pace nell’aldilà; di suo padre che per espiare la sua colpa ripristina l’antico rito che accompagnava i defunti; e di Filippo Donnanna che mentre indaga su queste vicende scopre il senso dell’assoluto. Un viaggio nel mondo sottano, nel regno delle ombre, delle angosce, delle paure e della cattiveria che ci portiamo dentro. Uno scandaglio per conoscere, sprofondare, sanare i propri mali, rinascere e rigenerarsi. Dopo Lo sdiregno e lo sterminato Oga Magoga, L’ultima erranza è la summa dei temi e dell’arte di Giuseppe Occhiato, scrittore immenso in grado di chiudere un millennio per aprirne un altro. Opera imprescindibile che si offre qui in una nuova veste con l’ambizione di essere traghettata dalla ristretta cerchia dei fortunati cultori al vasto pubblico degli amanti della più alta letteratura mondiale. -
Etica post-pandemica. I principi e le circostanze
Questo libro parla dei valori, dei principi e delle regole che sono stati duramente messi alla prova nella crisi del Covid-19, ma non è semplicemente un libro sulla pandemia. Vuole essere, piuttosto, un tentativo di riflettere sul modo in cui l’esperienza di un’emergenza che è insieme sanitaria, economica, sociale può appunto far emergere, evidenziare sfide che sono anche dell’etica di tutti i giorni: l’incertezza nella quale è spesso necessario prendere comunque decisioni importanti, che possono diventare dilemmi tragici; i limiti della libertà individuale; le disuguaglianze che rischiano di ridurre a esercizio retorico la proclamazione di diritti che dovrebbero essere di tutti gli esseri umani, a partire da quello alla tutela della salute. Parlare di etica post-pandemica non significa allora ripetere la litania delle lezioni ricevute attraverso il colpo di frusta del Covid-19 in tema di organizzazione del sistema sanitario e di solidarietà (più annunciata che praticata). Si tratta di tirare tutte le conseguenze della tesi che l’etica della pandemia non è un’altra etica, basata su altri principi. A cambiare sono le circostanze, che quando diventano drammatiche richiamano a una duplice consapevolezza: la responsabilità delle scelte è dell’etica e della politica, anche se spetta ovviamente alla scienza fornire le conoscenze che devono essere la premessa di ogni decisione; si è fedeli ai principi realizzando il bene possibile, che non sempre coincide con il bene che vorremmo. -
Storie di resistenza ambientale. La tutela di Napoli e della costa campana negli anni Settanta
Per contrastare l’assalto della speculazione edilizia a Napoli e alla costa campana, nel secondo dopoguerra, sarebbe servito il dono dell’ubiquità. La costruzione di ecomostri, villette e palazzine abusive e la distruzione di monumenti, aree archeologiche e giardini furono all’ordine del giorno per circa un trentennio. Imprenditori voraci presero di mira le coste puntando sullo sviluppo del turismo di rapina e in spregio alle norme urbanistiche lottizzarono alcuni tra i più bei paesaggi del Mediterraneo. La città partenopea, oltre a subire la cementificazione delle sue colline, era già stata inquinata da diversi stabilimenti industriali, in particolare dall’Italsider e dalla Cementir, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute pubblica. Alcune associazioni – Italia Nostra e il Comitato per la difesa ambientale e culturale del Mezzogiorno in primis – lottarono infaticabilmente contro questa galleria degli orrori. Sette battaglie tenacemente condotte, tra gli anni Sessanta e Ottanta, testimoniano la strenua difesa di Napoli, della baia di Fuenti e della costa della Masseta. Alda Croce, Elena Croce e Antonio Iannello ne furono i protagonisti indiscussi. Portarono avanti una nuova forma di resistenza, volta a tutelare il paesaggio, i beni culturali e lo spazio pubblico, e contribuirono con il loro impegno civile alla formazione di una coscienza ambientale in Italia. Prefazione di Piero Craveri. -
Lune elettriche (2022). Vol. 3
«Abbiamo scelto di dedicare questo intero terzo volume di ""Lune Elettriche"""" proprio al lavoro: perché una rivista di cultura d0impresa dovrebbe trattare il lavoro e farlo con enorme trasparenza? Non prendiamoci in giro: l'Italia proviene da decenni in cui o si stava dalla parte degli imprenditori o dalla parte dei lavoratori. Ancora troppo spesso lavoro e impresa non sembrano sedere allo stesso tavolo: noi pensiamo che non debba più essere così. L'impresa è lavoro: lo è ontologicamente nella misura in cui senza il lavoro non vi sarebbe alcuna impresa.» (Dall'editoriale di Valentina Barbieri)"" -
Ratzinger. Il papa sceso dal trono
Il “giallo” della rinuncia di Joseph Ratzinger al Soglio di Pietro si comprende solo addentrandosi nel mistero “Joseph Ratzinger”. Un pontificato inedito il suo, da raccontare riannodando pensiero e azione di un gigante della teologia divenuto Papa. Un uomo dalla fede granitica che ha spogliato il papato di ogni mondanità rendendolo servizio alla Verità a ogni costo. Il vaticanista di lungo corso Giacomo Galeazzi, autore di bestseller internazionali sul Vaticano e gli ultimi tre papi, analizza, anche grazie a preziose testimonianze, l’originalità del percorso, dell’«umile operaio nella vigna del Signore» tra accademia, Concilio e Chiesa tedesca fino alla clamorosa abdicazione. Nel congedarsi dieci anni fa tenne a precisare che nella sua elezione a Papa c’era stato qualcosa che sarebbe rimasto “per sempre”. Fino alla fine ha indossato l’abito bianco, ha firmato come «Benedictus XVI Papa emeritus», ha abitato nel recinto di San Pietro e si è fatto chiamare “Santità” e “Santo Padre”. Solo la sua profetica morte, avvenuta nel giorno che la Chiesa da sempre consacra al ringraziamento per i benefici ricevuti nell’anno trascorso, ha sciolto l’ambiguità, terminando l’epoca inedita dei due papi che condividono fraternamente lo stesso spazio fisico (il Vaticano) e la medesima dedizione al bene supremo della Chiesa.