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Le radici della disuguaglianza. La potenza dei moderni
Lo spettro dell’individualismo di massa si aggira per il mondo – vecchie e nuove disuguaglianze si vengono profilando all’orizzonte di una globalizzazione nella quale i progetti collettivi appaiono sempre più contingenti e occasionali. Lo scenario politico in cui viviamo, del resto, sembra rispecchiare fedelmente i connotati di un modello d’uomo che, a fronte della propria fragilità identitaria, appare convinto di poter godere/consumare il mondo e se stesso, slegandosi da qualsiasi responsabilità pubblica che non sia emozionale e tendenzialmente priva di vincoli. L’uomo contemporaneo dà l’impressione di volersi liberare da qualsiasi sentimento di appartenenza comunitaria e di rifiutare con ogni mezzo il riconoscimento della propria finitezza costitutiva. Nella convinzione che, senza un’analisi adeguata dei presupposti storico-teorici della modernità, sia impossibile affrontare adeguatamente le sfide del presente, questo volume s’impegna pertanto in una genealogia dei percorsi che hanno condotto a tale fenomenologia. Attraverso la ricostruzione del rapporto uguaglianza/disuguaglianza in diversi grandi classici della modernità, inscritti in un percorso che va da Hobbes a Nietzsche, esso conduce sulla soglia di questioni decisive: che cos’è la “potenza” dei moderni e quali sono state le tappe decisive del suo sviluppo? Quali ragioni politico-antropologiche hanno condotto al populismo spoliticizzato? E dunque: in quale maniera è necessario coniugare oggi individualismo e comunità democratica? E soprattutto: qual è l’origine e il destino del loro rapporto? -
Evolutionism and religion. (Proceedings of the meeting in Florence, 19-21 november 2009)
The theory of evolution has been often used in the last decades as a weapon in the atheistic fight against religion. This is in way strange, since peaceful relations between evolutionism and religion had been quickly attained already in the nineteenth century, after a few initial but isolated polemics. Moreover, not only the “compatibility” of evolutionism and religion has been defended by many scholars on the ground of different arguments, but even theological perspectives explicitly “incorporating” evolution in a Christian worldview have been elaborated by such prominent figures as Drummond, Theilard de Chardin and Maritain. Yet a legal controversy lasted more than half a century in the courts of the USA has determined the revival of a dispute that has gradually acquired the overtones of an ideological confrontation. Therefore, an unbiased analysis of this issue appears of significant cultural importance, and two sister Academies (the International Academy of Philosophy of Science and the International Academy of Religious Sciences) have intended to propose a modest contribution to this analysis in a joint meeting devoted to the theme Evolutionism and Religion that took place in Florence in 2009. The papers published in the present book offer four different approaches to evolutionism: the scientific one, the philosophical-epistemological one, the cultural one and the religious one. Finally a concluding section deals with the controversial issue of the “Intelligent Design”. Through this separate analysis several ambiguities can be dissipated, and the correct, delimited and specific points of view from which evolution can be considered are clarified. Within each one of these approaches, concepts and principles regarding evolutionism receive distinct but legitimate meanings. Since distinction does not entail separation, however, the intellectual effort of correlating such approaches appears as an intellectual challenge of undeniable difficulty but also of great cultural importance. -
Ragion pratica e immaginazione. Percorsi etici tra logica, psicologia ed estetica
Il frequente ricorso all’immaginazione nell’attuale dibattito etico, sia in ambito continentale che analitico, risponde alle esigenze di arricchire la comprensione dei processi di valutazione e di articolare in modo più complesso le interazioni tra ragione e sensibilità nella formulazione dei giudizi morali. I saggi contenuti nel presente volume approfondiscono i principali nodi teorici che la valorizzazione delle funzioni immaginative comporta, attraverso la lettura di alcuni autori che hanno contribuito in modo significativo a tracciare le fondamentali coordinate di questo campo di ricerca. Il volume intende offrire un contributo alla riflessione sulle funzioni epistemologiche, psicologiche ed argomentative che la via immaginativa può offrire all’etica, interrogandosi sulle sue possibilità ed i suoi limiti. -
Le vite della porta accanto. Pensiero selvaggio e vitalismo trascendentale
“Sì, avete capito bene, dell’esistenza. Del senso ultimo della vita. Di cosa stiamo a fare su questo mondo. Mi raccontava che in queste lunghe tratte da San Francisco a Los Angeles per tre volte alla settimana, andata e ritorno, ci pensava e ripensava spesso al significato dell’esistenza. E anche lui, come me, non riusciva a darsi una risposta. E non riusciva neanche a darsi pace. Come me. Esattamente come me. Spesso molti di noi pensano che determinati argomenti siano patrimonio solo dei ricchi borghesi e dei salottieri annoiati. E invece non è così. Anche gli autisti dei bus si interrogano sui perché e i percome dell’esistenza. Anche se loro, a differenza dei primi, ci riflettono mentre stanno seduti otto o dieci ore di fila su un sedile aggrappati al volante di un pullman”. Fabrizio Marchi è nato a Roma il 09/11/1958. Si è laureato in Scienze Politiche e in Filosofia. Giornalista Pubblicista, si occupa di comunicazione, relazioni istituzionali e politica internazionale. Per Mimesis edizioni è autore del discusso saggio Le donne: una rivoluzione mai nata e del romanzo Non ero il solo , 2010. -
Mitopie tecnopolitiche. Stato-nazione, impero e globalizzazione
Lo Stato-nazione è oggi un relitto del passato, un progetto politico che il XX secolo ha consumato e distrutto. Esso sopravvive come il frammento di un’epoca gloriosa, in cui gli Stati europei dominavano incontrastati un mondo di cui erano il naturale centro gravitazionale. Nuove forme di potere e di organizzazione sociale emergono tra le pieghe della globalizzazione e della civiltà tecnologica, condannando all’estinzione ciò che ancora resta della macchine statuale moderna. Analogamente nuove identità individuali e collettive sorgono tra le macerie dell’individualismo borghese, sgretolando inesorabilmente il mito e l’immagine della nazione. Il destino antropologico e politico del nostro pianeta sembra così sospeso tra un passato che tarda a scomparire e un futuro incerto dove, all’ombra delle nuove tecnologie, si affermano gli stili di vita, le categorie mentali e i sistemi biopolitici che forgeranno il prossimo millennio. -
Giovanni Vailati. Epistemologo e maestro
Che senso può mai avere la domanda «dove sta il vento quando non soffia?». Ponendosi simili questioni Giovanni Vailati non solo sottolinea la centralità filosofica dell’analisi del significato, ma afferma anche come sia nostro dovere saper vivisezionare i concetti, onde liberarci dalla loro tirannia. Per Vailati i concetti espressi nel linguaggio non devono infatti essere i nostri padroni, ma devono tornare a servirci per fare chiarezza nel nostro pensiero. Vailati torna così alla radicalità filosofica della domanda socratica: ma di cosa stiamo parlando? Ma introduce anche ad un orizzonte epistemologico-critico che sarà quello teorizzato da esponenti del neopositivismo come Moritz Schlick o Rudolf Carnap. Tuttavia Vailati condivide anche - con tutta la tradizione del positivismo e del neopositivismo - una sorta di «acidità zitellare» (G. Preti) nei confronti della lezione kantiana. Così linguaggi e significati rischiano nella sua riflessione di ridursi anche a schemi vuoti, incapaci di spiegare l’oggettività della conoscenza umana. In questa prospettiva storico-critica lo studio della lezione epistemologica vailatiana diventa allora la preziosa e straordinaria cartina di tornasole per meglio intendere la stessa storia della cultura filosofica italiana, nei suoi punti di forza (à la Vailati), ma anche nelle sue intrinseche debolezze filosofiche (ancora, à la Vailati). Entro questo complesso contesto teorico Vailati non ha poi mai smesso di presentarsi, pur tacitamente, come un autentico Maestro socratico della scuola italiana, configurando il profilo, affatto anomalo, di un docente delle scuole medie superiori che ha saputo sempre insegnare nelle sue classi come un intellettuale di sicuro respiro europeo ed internazionale. Il che costituisce, ancor oggi, una lezione, culturale e civile invero memorabile, sia per l’università, sia per la scuola italiana che sembrano aver perso di vista proprio questo afflato socratico, invero sempre decisivo. Anche l’importante inedito vailatiano sull’insegnamento medio della filosofia, che chiude il volume, non fa che confermare, in chiaroscuro, questa prospettiva critica. -
Individuo, lavoro, storia. Il concetto di lavoro in Lukàcs
Il concetto di lavoro è una presenza costante nello sviluppo del pensiero di Lukács, il filosofo ungherese che è uno dei più importanti filosofi del Novecento. Infranca sostiene che dalle opere giovanili esistenzialistiche fino alle grandi opere sistematiche della vecchiaia, ispirate al marxismo occidentale, Lukács ha sempre concentrato la sua riflessione sulla capacità dell’uomo di trasformare la realtà nella quale vive quotidianamente. Secondo Lukács, il lavoro umano influenza fortemente l’arte, la politica, l’etica, il linguaggio, la scienza e la conoscenza. Hegel e Marx sono stati i punti di riferimento storico-filosofici a cui Lukács si è ispirato. Questo libro appare finalmente nella lingua originale dopo le edizioni in spagnolo e portoghese. -
Animalia. Teoria e fatti della macchina antropogenica
La pervasività dei simboli e dei riferimenti animali e la somiglianza/differenza tra animali non umani ed essere umano ha affascinato e ispirato filosofi e artisti di ogni epoca. La questione si presenta come un cardine essenziale della costruzione dell’identità umana, imprescindibile e spesso sottovalutata. A partire da Heidegger, passando per Agamben e Marchesini (fondatore della zooantropologia) e leggendo H.G.Wells e Rilke, il testo vuole illuminare alcuni momenti critici della formazione del propriamente umano. -
Le vie del logos argomentativo. Intersoggettività e fondazione in K.-O. Apel
La questione della razionalità, oggi decisiva per le sorti della riflessione filosofica, è il cuore della teoria di Apel. Il volume rilegge il particolare modo con cui il filosofo di Düsseldorf affronta la tematica del logos cogliendone l’inscindibile legame con l’intersoggettività. L’autore tedesco, infatti, interpreta le sue fatiche speculative come risposta all’interrogativo circa le criticità, i modi e le condizioni relativi al disporsi conoscitivo del filosofare. In risposta alle tendenze postmoderne, egli prova a ritessere un nuovo paradigma di filosofia che recupera un concetto non debole di ragione, pensando addirittura di poter fondare in modo ultimo la razionalità del discorso umano in campo epistemologico ed etico. Nel presente saggio la ricerca argomentativa del vero, e la connessa dialettica dell’alterità che con essa si instaura, viene compresa e interpretata come disposizione cooperativa interna alla prassi comunicativa. Questo contributo, dunque, rileggendo i passaggi teorici cruciali dell’opera di Apel, individua un recupero rilevante di risorse teoretiche già presenti nella tradizione filosofica, provando per questa via a verificare quanto l’approccio trascendental-pragmatico resista, da un lato, al confronto con l’istanza della finitezza e del fallibilismo e, dall’altro, con le esigenti provocazioni avanzate dal pensare metafisico. -
Un salto nell'alto. Vol. 11: Scrittura d'autore.
Questo è un libro che parla di libri, una scrittura che scrive sullo scrivere. Tutto muove da una sola idea, tutto si svolge da un’unica distinzione: tra gli scarti che lo scrivere deposita nel suo scorrevole spostarsi e la facoltà bizzarra da cui questi sono colati. Una differenza apparentemente semplice tra libri e scrittura, da cui il mondo viene definitivamente spaccato in due. Che cosa chiedono gli uomini ai libri? Cosa vi cercano? Il divertimento, l’informazione, la sapienza? Il denaro e la carriera? Oppure una guida sicura, un progetto di società perfetta? Ma allora dovrebbero esser fatti di ben diverso materiale i libri! Non si possono affidare a strumenti cartacei compiti per i quali serve tutt’altra tenacia. Basta poco per capire che al libro ci si può abbandonare solo per viaggi ideali; eppure l’uomo, così apparentemente raziocinante, parte su barche di carta per navigazioni lunghe e rischiose. -
Sindrome giapponese. La catastrofe nucleare da Chernobyl a Fukushima
La tragedia di Fukushima ci pone ancora una volta di fronte al devastante potere distruttivo delle tecnologie nucleari. Anche quando l’intento è pacifico, e nonostante le possibili misure di sicurezza, l’impatto di una centrale nucleare in avaria sul territorio e sulle popolazioni è tale da pregiudicare la vita stessa per migliaia di anni. Ovviamente, gli enormi interessi economici in gioco hanno avuto il potere di tacitare i rischi e di evidenziare risultati spesso solo ipotetici. Scienziati interessati, politici assoldati e divulgatori a pagamento, hanno a lungo fornito – anche in Italia – l’immagine illusoria di un’energia pulita, sicura e a basso costo, alternativa al petrolio e al carbone. Ora la realtà della catastrofe fornisce un’altra dimostrazione di come la tecnologia non sia “neutrale” e una fonte energetica creata come arma di distruzione di massa non possa magicamente riciclarsi per usi pacifici senza perdere la sua pericolosità intrinseca. Anche la proverbiale saggezza giapponese rivela un inquietante risvolto: l’atavico istinto di sottomissione ai poteri costituiti e un pericoloso fatalismo. Il mescolarsi proficuo di tradizione e innovazione trova i suoi limiti nella mancanza di senso critico e nel conformismo. Eppure proprio un disastro nucleare (Hiroshima e Nagasaki) aveva segnato la data di inizio del Giappone contemporaneo. Fukushima segna nuovamente un punto di svolta. Una nuova consapevolezza del volto osceno del potere, per quanto tardiva, offre una speranza nell’ora del pericolo estremo. -
Studi iranici ravennati. Vol. 1
Il presente volume raccoglie una scelta di studi elaborati e/o stimolati nell’ambito della “Scuola iranologica” formatasi presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e quindi consolidatasi in quasi vent’anni di attività, inizialmente presso il Corso di Laurea in Storia Orientale della Facoltà di Lettere e Filosofia ed in seguito anche nella neo-costituita Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, la cui sede didattica afferisce al Polo universitario di Ravenna. I saggi qui pubblicati investono, sebbene attraverso approcci e metodologie differenti, svariati aspetti dell’Iranistica, in un ampio quadro diacronico che si estende dal mondo antico e tardo-antico al periodo medievale e moderno, e con attenzione per domini differenti quali quelli propri della filologia, della linguistica, della storia religiosa, istituzionale e letteraria dell’Iran, senza peraltro trascurare ambiti più rari, ma non per questo meno attraenti, come la storia delle scienze e delle pseudo-scienze antiche ed orientali. -
Sul tragico. Tra Nietzsche e Freud
La convinzione che filosofia e psicoanalisi convivano in un luogo di pensiero che le pone al di là di qualsivoglia rapporto di analogia, contrapposizione o mera giustapposizione, è ciò che del presente volume costituisce presupposto e scopo di indagine. Entro i confini di tale cornice, il concetto di tragico viene definito frattura morfogenetica, ovvero come quella singolare lacerazione che, nella profondità della fenditura che apre, dischiude lo spazio a inedite conformazioni d’essere. Da un lato, uomo psiche e mondo configurano un insieme di creazioni la cui insorgenza e possibilità di espressione risultano essenzialmente dipendenti da una speculare serie di fratture. Pulsione di morte ed eterno ritorno instaurano, d’altro canto, un confronto dialettico che consente al tragico, a Nietzsche e a Freud di affermare ciascuno una forza comune, tanto distruttiva quanto instancabilmente creatrice di vita. -
Etica e sacro. Il bene e l'autentico, oltre l'Occidente
La filosofia contemporanea ha da tempo riconosciuto nel Sacro la fonte della pienezza di senso dell’esistenza. Tuttavia, questa fonte è inutilizzabile ai fini dell’etica, perché essenzialmente legata alla violenza come categoria fondamentale e significato ultimo della realtà, e negazione del Bene. A sua volta, l’etica, ancora scossa dalla distruzione nietzscheana della morale, appare inadeguata a farsi veicolo di prassi autentica mirata alla realizzazione integrale dell’essere umano. Alla fine del suo percorso, l’Occidente si trova nella condizione in cui Bene e Autentico, etica e sacro paiono definitivamente separati. Per riunirli, e recuperare una visione integrale della realtà e dell’uomo, non ha alternative: deve da un lato sfatare il mito per cui il Sacro è in sé violenza, e dall’altro rompere la convinzione per cui ciò che è reale (e quindi vero e buono) è essenzialmente de-finizione, superando ogni ideologia della finitezza – tanto metafisica quanto antimetafisica – per rapportarsi nuovamente all’Infinito. -
Il visibile differente. Sguardo e relazione in Derrida
La questione dello sguardo, del visibile, della cecità percorre alcuni testi decisivi all’interno della produzione di Jacques Derrida, filosofo tra i più importanti e discussi del Novecento. Intrecciandosi anche con le tematiche del tatto, della percezione, del rapporto tra empirico e trascendentale, il pensiero di Derrida possiede una valenza estetica che fino ad ora è stata oggetto di pochi studi. In un continuo dialogo con altri pensatori, da Aristotele a Merleau-Ponty, da Husserl a Nancy fino ad alcune possibilità di confronto con il pensiero cinese e giapponese, questo testo analizza la dimensione problematica del senso della vista, che da un lato si scopre da sempre abitata dal suo contrario, la cecità, e dall’altro risulta intimamente connessa con il tatto. La presenza del differente nell’identico, dell’invisibile nel visibile, del tattile nello scopico sottolinea dunque il carattere relazionale e intersoggettivo della dimensione estetica: nell’incontro e nel contatto con l’altro la presenza si scopre necessariamente costituita anche dall’assenza, la prossimità dalla distanza – in una relazione tanto indissolubile quanto vitale, che segna in modo imprescindibile la contingenza, ma anche la libertà e la ricchezza dell’essere umano. -
Soggetto e verità. Michel Foucault e l'etica della cura di sé
Il testo attraversa la produzione di uno dei maestri del pensiero contemporaneo seguendo il filo rosso del rapporto tra soggetto e verità. Se è vero che siamo continuamente coinvolti in rapporti di potere è anche vero che Michel Foucault ha provato ad elaborare, fino agli ultimi giorni di vita, una risposta alla domanda: “Come si può praticare la libertà?”. La ricerca ripercorre il pensiero di Foucault fino all’analisi della costellazione etica costitutita dalla cura di sé, forma filosofica chepermette di trasformare il modo d’essere, la maniera di condurre l’esistenza secondo i principi dell’immanenza, della vigilanza e della distanza. Questo libro nasce dalla seduzione esercitata da un assunto che sembra costituire lo sfondo delle ultime elaborazioni del filosofo francese, il quale si chiedeva se “non esista altro punto, originario e finale, di resistenza al potere, che non stia nel rapporto di sé con sé”. -
Filosofia interculturale. Identità, riconoscimento, diritti umani
I contributi presentati in questo volume si confrontano con il tema dell’interculturalità e sono pensati nella prospettiva di un incontro tra la riflessione teorica e le best practices connesse ai problemi dell’integrazione e della tutela dei diritti dei migranti. I saggi sono distribuiti in tre parti dedicate all’analisi di tre lemmi essenziali nella definizione di una filosofia interculturale: identità, riconoscimento, diritti umani. All’identità, come categoria centrale di una filosofia interculturale, sono dedicati i saggi contenuti nella prima parte (Rossella Bonito Oliva, Maria Giovanna Di Domenico, Maurizio Martirano, Steffen Wagner, Rosario Diana). I contributi che rientrano nella seconda parte sono volti alla comprensione dell’altrettanto discusso tema del riconoscimento (Mariafilomena Anzalone, Giuseppe S. Bentivegna, Victor R. Martín Fiorino, Vanna Gessa Kurotschka, Francesca R. Recchia Luciani, Maria Letizia Pelosi). Gli interventi della terza parte (Stefania Achella, Biancamaria Scarcia Amoretti, Fiorella Battaglia, Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cantillo, Isadora D’Aimmo, Chiara de Luzenberger) tentano di coniugare questi aspetti con l’esigenza di una ricaduta concreta del discorso teorico sui diritti umani: un’esigenza necessaria per rispondere alla sfida della loro piena attuazione e dell’allargamento della loro efficacia. -
Religione e democrazia. Il contributo di Jacques Maritain
Jacques Maritain è certamente uno dei pensatori più importanti del secolo scorso. Soprattutto alcune sue opere politiche hanno influenzato diverse generazioni nel ripensamento dei rapporti tra religione e sfera pubblica. Ma per cogliere la ricchezza dell’itinerario del filosofo francese questo libro ripercorre gli scritti maritaniani dalla giovinezza fino alla maturità con attenzione storiografica e testuale. Ne emerge un percorso appassionante in cui Maritain si confronta con le grandi sfide del Novecento (Action française, totalitarismi nazista e comunista) e con l’incipiente accoglienza della democrazia da parte della Chiesa, nella convinzione che, pur entro la fondamentale distinzione tra Dio e Cesare, la causa della democrazia ha bisogno del lievito evangelico perché essa sia se stessa. Viene raccontata una pagina della ‘teologia politica’ del XX secolo che è particolarmente significativa nel contesto attuale di ripensamento dei rapporti tra religione, modernità e democrazia. -
Il bisogno della filosofia. L'itinerario speculativo di Hegel tra Francoforte e Jena (1797-1803)
L’idea hegeliana di filosofia si forma tra Francoforte e Jena. Nel periodo francofortese, Hegel muove dall’esigenza di superamento del dualismo kantiano e mira all’affermazione di un’unità assoluta che includa in sé le opposizioni dell’intelletto. Questa esigenza lo induce ad una crescente attenzione per i momenti della molteplicità e dell’opposizione e culmina, a Jena, nell’affermazione che l’Assoluto è «l’identità dell’identità e della non-identità». In questo itinerario, attentamente ricostruito nel libro, i testi francofortesi e gli scritti dei primi anni di Jena costituiscono un vero e proprio laboratorio concettuale dove le strategie messe in atto da Hegel rivelano anche le tensioni teoriche che segnano la costruzione della filosofia speculativa. -
A Milano e a Napoli: biografia, cultura storica, filosofia in Vincenzo Cuoco
Il volume, ripercorrendo alcuni aspetti della ricca e complessa produzione scientifica e giornalistica di Vincenzo Cuoco, ne ricostruisce la dimensione filosofica e politica mostrandone la centralità e originalità nella tradizione culturale italiana e il ruolo assunto all’interno della riflessione del primo risorgimento.