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Le occasioni dell'uomo ladro
I saggi raccolti in questo libro sono tutti d’occasione. Sono stati scritti con la tensione del rivoluzionario che cerca di svaligiare una banca per finanziare i propri progetti deliranti. Sono azzardosi, impertinenti. In alcuni, si respira un’atmosfera da complotto. In altri, si critica tutto ciò che passa sotto mano. Da Oriente a Occidente, da Pitagora di Samo a Slavoj Žižek, tutto passa attraverso una sottile opera corrosiva. Il dominio borghese, che ha elevato agli onori degli altari il dominio spettacolare, cerca di propinarci ogni genere di paccottiglia. Molti di noi, intorpiditi da un eccesso di stimoli, finiscono per accettare la realtà per quella che è. Sfiniti dalla tensione dell’eccesso. Così, tutto scorre, nella brutalità senza limiti e senza pietà umana. Per questo motivo, questi saggi potrebbero servire da promemoria. Niente deve essere accettato per quello che è. Niente è definitivo. Tutto può e deve cambiare. Altrimenti, non ci resta che abbracciare una bambola gonfiabile e con lei godere tutti i sogni che non sappiamo più sognare. -
Perdere tempo. Pensare con Bataille
Bataille è l’autore dell’impossibile e della parte maledetta. Come negarlo! Ma limitarsi a dire di un autore così paradossale quale Bataille è, che è il filosofo dell’eccesso, significa forse togliergli il suo carattere più proprio: di essere (stato), nella sua vita e nella sua riflessione, un irriducibile paradosso. Se solo si pensa che «l’impossibile» è, per Bataille, «in verità [il] possibile ma sopprimendo tutto ciò che lo annulla» e che «la parte maledetta» è la congiunzione ‘irritante’ della «conferma della vita fin dentro la morte», il tratto paradossale del suo pensiero, la «magia degli estremi» che lo connota, difficilmente potranno essere risolti da e in una metafisica dell’eccesso. Il carattere irriducibilmente antimetafisico del pensiero batailleano, che nessun eccesso può ‘comprendere’, consiste in questo: mantenere intensamente, nella propria passione di esistere, gli estremi al limite del respiro, tale che ne risulti un'appassionata dialettica del mondo e di sé costantemente attraversata dall’abisso, da un radicale sfondamento che soli consentono di provare la vertigine singolare della libertà. È sufficiente, in effetti, considerare – come si è fatto in questo libro, dedicato a una puntuale analisi delle figure del tempo nella sua opera – la singolare definizione che Bataille dà del tempo: la durata della perdita, una definizione che, prim’ancora di esser tale, è l’esperienza che il mortale fa della propria irriducibilità di mortale, per confermare lo statuto paradossale della sua riflessione: perdere saggiamente la testa. Con l’acquisizione definitiva e definitoria di un essere roso all’interno dal tempo diventa allora, finalmente, possibile pensare con Bataille e leggerlo aldilà dei “suoi” topoi. E ipotizzare, ad esempio, che dentro la questione dell’impossibile e della parte maledetta, c’è qualcos’altro, e che forse è quest’altro motivo – l’irriducibile – quello che Bataille, alla fine, più sentiva, cui ha dedicato l’intera sua vita di pensatore, chiamandolo all’inizio in altro modo: eterologia. Ciò vuol dire porre, in maniera discreta, la questione politica e filosofica di un’altra lettura dei suoi testi, liberare Bataille e la sua scrittura sull’abisso da un intento non suo: l’asinina affermazione dell’eccesso, per guardare in faccia, senza timore e terrore, la grazia dell’irriducibile – attraversando, con la solidità della propria carne, le forme disfattiste del tempo, un tempo che chiede solo di essere capricciosamente consumato. -
Il mistero che rivelato ci divide e sofferto ci unisce. Studi Pettazzoniani in onore di Mario Gandini
L’8 dicembre 1959 moriva a Roma Raffaele Pettazzoni. Era nato a San Giovanni in Persiceto (Bologna) 76 anni prima. Compiuto il percorso scolastico in paese, si guadagna una borsa per proseguire gli studi a Bologna. All’università si delinea la sua missione: studiare, per la prima volta in Italia, le religioni da un punto di vista storico e comparatistico. La storia delle religioni prende coscienza della pluralità delle religioni e studia le religioni non come verità mutuamente esclusive, ma come molteplicità di espressione di un bisogno dell’uomo che ha generato un’inevitabile pluralità di punti di vista, ciascuno veritiero nei limiti del mondo che si è costruito. Con metodo e determinazione, Pettazzoni tesse una fitta rete di rapporti personali con altri studiosi e personaggi della cultura italiana e mondiale. Il nome di Pettazzoni merita di essere ricordato anche per l’impegno civile in cui concretizzò la ricerca scientifica. Esponente dell’Associazione per la Libertà Religiosa in Italia, Pettazzoni ribadì che la laicità dello Stato sarebbe stata garantita tanto dal pluralismo religioso quanto dall’ateismo. Credente di nessuna religione, chiedeva per ciascun uomo il diritto ad averne una e ad aderirvi con consapevolezza e conoscenza. Il volume è dedicato a Mario Gandini, lo studioso che ha pubblicato i Materiali per una biografia di Raffaele Pettazzoni. All’interno sono raccolti contributi di: Domenico Accorinti, Mustafa Alici, Paola Sofia Baghini, Gian Pietro Basello, Giovanni Casadio, Giovanni Catti, Mario Gandini, Felice Israel, Alberto Latorre, Riccardo Nanini, Paolo Ognibene, Antonio Panaino, Carlo Prandi, Simone Rambaldi, Gianroberto Scarcia, Gloria Serrazanetti, Valerio Salvatore Severino, Natale Spineto, Alberto Tampellini. -
Sineddoche dell'anima. Il volto nel dibattito tedesco del Settecento
Il volto è il luogo della verità e della menzogna. Nel Settecento le espressioni del volto vengono indagate dalla filosofia pratica, dalla medicina filosofica e dalla letteratura. La patognomica, per utilizzare il termine di Lichtenberg, si muove secondo un metodo deduttivo e cerca l’unicità e il particolare che si rispecchiano nelle espressioni. Molti esempi letterari della seconda metà del secolo descrivono dei personaggi nuovi, dei volti dai quali traspaiono emozioni e vissuto, storia personale e affetti. Tra questi l’opera ingiustamente dimenticata di Müller che sviluppa un percorso di formazione psicologica attraverso il progressivo affinarsi della capacità di visione, il racconto di Haken, che, utilizzando l’espediente narrativo dell’osservatore nascosto, riesce a inserire degli elementi di indagine che lo rendono anticipatore del romanzo poliziesco e la novella di Schiller, un gioiello letterario per la capacità di intrecciare elementi di realismo e di studio psicologico che si ritroveranno soltanto nel secolo successivo. -
Artefatti
Come ripensare l’umano di fronte alle tante sfide che, dal passato e dal futuro, sempre più lo accerchiano? Certamente evitando di ingaggiare polemiche e discussioni che, lungi dal misurarsi con la complessa tradizione da cui proveniamo, finiscono col confermarne, anche per gli anni a venire, gli aspetti più ideologici e retrivi. In diversa prospettiva, gli autori di questo volume hanno invece cercato, in prima battuta, di non fare di ‘tutt’erba un fascio’, rintracciando i tanti assunti anti-metafisici che attraversano questa stessa tradizione, senza rinunciare, in seconda battuta a delineare, dal tempo trascorso e per quello venturo, il filo rosso di un’umanologia, cioè di un dire e domandare dell’uomo e sull’uomo che ci restituisca quel che, in fondo, siamo: un impermanente passaggio, un costrutto nato da un costante e sempre asimmetrico scambio con diverse alterità, un concreto e delicato confronto con nuovi e spesso insospettati legami. In una parola, un artefatto che deve ricominciare a mettersi in cammino -
Il Diario e l'amica. L'esistenza come autonarrazione
Il diario e l’amica nasce dal riferimento a quanto scrive Anna Frank per giustificare il proprio rapporto con il diario: «Ma eccomi al motivo per cui mi è venuta l’idea di tenere un diario: non ho un’amica». La tredicenne Anna manifesta voglia di scrivere e, soprattutto, voglia «di sfogarsi, una volta tanto, su diverse questioni». È il desiderio di parlare di sé ad un altro per capirsi meglio. Il tema del libro è il rapporto esistenza-autonarrazione, partendo dalla convinzione vissuta della continuità permanente ed ineludibile di un dialogo interiore. Si parla di dialogo e non di monologo, perché quando parliamo a noi stessi siamo sempre due o più di due, se abbiamo varie ipotesi con cui definirci. All’interno di questo tema generale, il volume affronta anche il tema della filosofia come forma di narrazione, ma vede pure le modalità con le quali nei secoli il racconto che ognuno, nella propria interiorità, fa a se stesso e di se stesso viene manifestato agli altri (diario, confessione, epistolario, autobiografia, racconto, linguaggi dell’arte). Tutto questa tematica viene divisa in temi e riflessioni che hanno il carattere più del frammento che del tradizionale capitolo. Ma anche questa scelta è interna ad un discorso di riflessione sull’esistenza che ogni soggetto traduce, senza soste, in racconto interiore a se stesso. -
Le messaggere epistolari femminili attraverso il '900. Virginia Woolf, Hannah Arendt, Silvia Plath
La letteratura aiuta a vivere bene, a capire meglio la società e la storia; dunque ad essere migliori. Questo volume cerca di raccontare alcuni momenti di tre grandi scrittrici, accomunate dal loro essere donne, anticonformiste, libere, sensibili ai dolori e alle gioie dell’essere al mondo. Un racconto a tre voci attraverso le loro lettere, in un tempo ancora lontano dall’omologazione tecnologica dell’oggi. I romanzi della Woolf, i saggi della Arendt, le poesie della Plath fanno luce su un’umanità in difficile equilibrio fra modo di essere e società circostante. Il resistere alla violenza e all’irreggimentare persone, rapporti umani, culture si fa coraggiosa ostinazione a coltivare uno sguardo altro. Ma al di là di malattia e follia, dolore e isolamento restano le loro preziose raccolte di tracce per riflettere coltivando bellezza, speranza e orgoglio di umani e soprattutto di donne. -
Dell'amore. Essenza e fondamento
Le grandi riflessioni filosofiche riconducono l’origine della follia d’amore al desiderio di «possedere il bene per sempre» (Platone), alla struttura logico-dialettica del Reale che «di due vuol sempre far uno» (Hegel), all’essere gettati «in un bagno di linguaggio» (Lacan), all’«istinto sessuale» (Schopenhauer), all’«ultimo» dei «cari inganni» «di nostra vita» (Leopardi), all’infinità creatrice dell’atto pensante (Gentile). L’analisi di questo scritto mostra invece che la dinamica amorosa è una particolare individuazione della struttura contraddicentesi del desiderio, e che tale struttura può essere compresa solo se ricondotta al suo fondamento ultimo: la separazione dell’esser sé dell’essente dalla negazione della sua negazione. Capire questa separazione significa capire perché nel desiderio d’amore – che si configura come desiderio di desiderio – il contraddirsi strutturale del desiderio assuma una fisionomia complessa, caratterizzata innanzitutto da una forza trascinante «irresistibile», per cui l’amato è sempre, per quanto inconsapevolmente, vissuto come originariamente contraccambiante: l’amante crede di desiderare, di essere nel possibile, mentre vive la possibilità del desiderio come certezza. Ciò è possibile perché la «certezza» che caratterizza l’allucinazione del desiderio amoroso non nega il proprio negativo, ma se lo lascia accanto come non negato: in questo modo ogni certezza è dubitabile e ogni dubbio può essere trasformato in certezza. -
L'artificio estetico. Moda e bello naturale in Simmel e Adorno
Come forma particolare di strutturazione dell’esperienza, l’estetico ha il carattere dell’artificio: emerge dall’opera dell’uomo accrescendo la natura attraverso configurazioni segnate dalla stretta coesione dei vari elementi che agiscono nella correlazione tra organismo e ambiente marcando il possibile punto di tangenza con l’alterità. Questo tratto di artificialità emerge già quando l’esperienza estetica ha per tema la natura, sempre colta in effigie e mai come pura immediatezza. Esso, peraltro, si estrinseca laddove l’estetico diventa fattore costitutivo dell’ambiente antropologico e della stessa identità dell’individuo, dai primi segni incisi al confine dell’organismo, sulla sua stessa pelle, alle varie forme dell’esteticità diffusa, fino a istituire una realtà in cui – come oggi – sbiadisce la demarcazione tra effettualità e virtualità. Per fissare i punti estremi del perimetro entro il quale si sviluppa la dinamica dell’artificio estetico, vengono qui esaminate sia le considerazioni simmeliane sulla moda in quanto fenomeno tipico della scena metropolitana, sia le indagini adorniane sul bello naturale in quanto punto di torsione della dialettica negativa in teoria estetica. Pertanto, le due letture di cui si compone il volume intendono anche offrire chiavi di accesso a universi speculativi particolarmente complessi come sono le riflessioni estetiche di Simmel e Adorno. -
Sociologia, stato e democrazia solidale in Max Adler
Conosciuto come il ‘filosofo’ dell’austromarxismo, Max Adler è uno degli interpreti più originali del marxismo inteso come ‘scienza sociale positiva’ o ‘sociologia’. Ben prima di Louis Althusser e di Galvano della Volpe, Max Adler tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo richiamò l’attenzione sulla rilevanza politica delle questioni metodologiche presenti nella teoria marxiana e, allo stesso modo di Gramsci, pose l’accento sulla necessità di una formazione ideologica generalizzata come presupposto ineludibile di ogni progetto di trasformazione sociale. Si deve alla sua riflessione politica l’indicazione di ricercare per l’Occidente europeo una ‘terza via’ al socialismo in alternativa al bolscevismo come al riformismo socialdemocratico. Indicazione con cui egli pensava di accreditare l’opzione propria della Socialdemocrazia austriaca di sperimentare negli anni Venti del secolo scorso un programma di democrazia sociale agganciato alle potenzialità delle istituzioni liberaldemocratiche in una visione dei tempi necessariamente lunghi per il subentrare di una nuova formazione economico-sociale. -
Sopravvivente. Anatomia della vita nei campi di morte
Un saggio profondo e appassionato, che spazia dall’antropologia alla sociologia, dalla psicologia alla biologia, intrecciando la letteratura con una fitta rete di testimonianze che danno spessore di intensa e sofferta umanità alle domande fondamentali intorno a cui si dipana la trattazione. Come può l’uomo sopravvivere in condizioni estreme? Quali strategie sono necessarie per riuscire a opporsi alla morte e infine vincerla? Analizzando i luoghi di morte più famigerati nella storia del ‘900, i campi di sterminio nazisti e i gulag sovietici, l’autore individua nella figura del sopravvivente, cioè di colui che canalizza tutte le proprie forze all’unico scopo di restare in vita e diventare un sopravvissuto che potrà testimoniare l’orrore, l’archetipo contemporaneo dell’uomo che si oppone alla distruzione. Così, paradossalmente, la sua anatomia si rivela un elogio, quasi un’apologia della vita e dell’uomo sulla terra. Dal 1976, anno della sua prima pubblicazione negli Stati Uniti, The Survivor. Anatomy of Life in the Death Camps, subito apprezzato dagli studiosi, è apparso in Europa solo nel 2009, grazie alla traduzione tedesca, accolta con successo. Terrence Des Pres, nato nel 1939 a Effingham, Illinois, fu professore di Letteratura inglese presso la Colgate University, Hamilton, New York. Si dedicò allo studio della Shoah, divenendo un esperto di fama mondiale. Nel 1976 pubblicò The Survivor presso la prestigiosa Oxford University Press. Morì suicida nel 1987. -
Conversazioni sul postmoderno. Letture critiche del nostro tempo
Il postmoderno è un controverso spazio culturale che in Occidente ha qualificato la riflessione sui linguaggi comunicativi, le forme del sapere, le concezioni estetiche e della vita sociale degli ultimi quarant’anni. La sua costellazione semantica dagli incerti confini temporali, emerge dall’esperienza di una rottura che matura in seno alla stessa modernità il cui progetto epocale, consistito in gran parte nel suo ideale illuministico di emancipazione e progresso, è rimasto secondo alcuni un disegno incompiuto, mentre secondo altri si è tradotto in realizzazioni politiche e modelli esistenziali di tipo autoritario e oscurantista. La discussione sulle sorti della razionalità moderna, portatrice di conoscenza e aspettative democratiche con il suo sviluppo tecnologico ed economico, ha costituito un argomento cruciale di confronto tra esperti e intellettuali, producendo un arcipelago di sguardi e discorsi in dissidio tra loro. Di esso è improprio indicare una sintesi che ne totalizzi il significato, mentre il tramonto dei “grandi racconti” della storia dell’umanità apre una nuova fase esplorativa sul destino delle pratiche e dei saperi. Tra architettura e poesia, scienza e filosofia, immagine e narrazione, forme del potere ed esistenza, con il postmoderno è in gioco la ridefinizione dell’attualità del mondo reale, il senso orientativo della vita, il rapporto tra le generazioni e la ricerca di una possibile verità. Questo volume raccoglie nove contributi critici sulla pervasività e incidenza di questo clima complesso, percorrendo alcuni specifici ambiti di esperienza del pensiero contemporaneo. -
Essere fuori di sé. Saggio sulla soggettività estatica
L’espressione “fuori di sé” indica nel linguaggio comune uno straniamento dalla situazione ordinaria, dal semplice stupore sino alla pazzia. Filosoficamente quella medesima espressione significa la condizione specifica del vivere umano, decentrata già rispetto all’identità biografica: l’io cerca se stesso, dunque non è in sé. Il saggio riannoda i fili di questa costitutiva dislocazione a partire da alcuni miti: Eva, Narciso, Orfeo, Psiche, l’eros platonico. Lo stato eccentrico dell’io rispetto a se stesso implica la natura del corpo e si manifesta in modo estremo nelle esperienze d’amore e di follia, sino all’estasi. La costellazione tematica si affida, in particolare, ad alcuni passi celeberrimi di Kierkegaard intrecciati alle pagine contemporanee di Marion e Henry e si disegna attraverso le analisi di Jaspers, Merleau-Ponty, Levinas, Sartre e Blanchot, tutti attenti alla soggettività estatica. L’itinerario giunge a interrogare lo stato di grazia di chi può finalmente dire “io sono”. -
Discipline del paesaggio. Un laboratorio per le scienze umane
Frutto di una lunga serie di incontri, seminari, feconde collaborazioni fra i diversi settori della ricerca e della didattica in campo umanistico, il volume fotografa una situazione accademica pressoché unica, o quantomeno privilegiata, nel nostro paese: un’ampia rete inter- e trans-disciplinare attiva per vari anni all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma, che abbraccia le nozioni dell’estetica e della geografia, campi primari, oggi, per l’elaborazione di definizioni critiche e operative di ‘paesaggio’; sondaggi di topografia antica e caratteri della progettazione architettonica contemporanea; i fondamenti moderni della critica d’arte e i documenti della storia post-risorgimentale; l’emergere in letteratura di un paesaggio nazionale britannico e i problemi interpretativi delle lettere comparate, e ancora le sperimentazioni del cinema e dei teatri a contatto con la natura. Così delineato il libro, lungi dal contribuire all’odierna, deprecata sovraesposizione del tema, ambisce a far discernere orientamenti, letture, chiavi di interpretazione culturale del paesaggio, situandolo nella prassi concreta dell’insegnamento umanistico per evidenziarne i significati storici e gli spessi fili concettuali che ci istradano alla comprensione del presente. -
Dove mi ammalavo. La geografia medica nel pensiero scientifico del XIX secolo
La letteratura medica è ricca di riferimenti anche dettagliati sui percorsi di guarigione riconosciuti in differenti epoche dalla medicina ufficiale, delineando l’opportunità di soggiorni diversificati per malattia e per malato. Pure frequente era in passato il richiamo alle intrinseche dannosità per la salute umana di alcuni luoghi rispetto ad altri, realtà ben note alla medicina che annotava particolari e particolarità epidemiologiche localizzate. I due aspetti contribuiscono nell’insieme a far emergere il quadro di una geografia medica che da semplice raccolta di informazioni si configurò - segnatamente durante il secolo XIX - al pari di una disciplina avente un proprio nucleo di metodo, di studio e di ricerca. Si tratta di un capitolo sostanzialmente dimenticato dalla storiografia medica italiana e questo volume cerca di porre parziale rimedio alla disattenzione, per indagare la fortuna e la sfortuna della geografia medica che aveva goduto a lungo di una buona attenzione ed era andata poi declinando fino ad essere dimenticata proprio dai medici. È una storia assai complessa che, a partire dai documenti di età moderna, prende in considerazione le forme ottocentesche di quella geografia per studiarle in chiave aggiornata e capirne le intersezioni con le altre discipline dominanti nell’istruzione e nella professione del medico. -
Percorsi di genere. Letteratura, filosofia e studi postcoloniali
Il volume, che presenta le riflessioni di nove studiose, angliste, storiche della filosofia, psicoanaliste e filosofe del linguaggio, prende le mosse dalla convinzione che l’attraversamento dei confini tra generi e discipline rappresenti uno dei percorsi più significativi del pensiero delle donne e degli studi di genere. I contributi affrontano alcuni nodi concettuali della contemporaneità: dal multiculturalismo, al rapporto tra i saperi e le culture, al “corpo”, considerato come palinsesto di esperienze diverse, individuali e collettive. Attraverso le opere di scrittrici e filosofe - in una prospettiva storica che dal tardo Seicento arriva fino ai nostri giorni - il volume propone, rispetto a quello tradizionale, un punto di vista alternativo da cui guardare le innumerevoli trasformazioni e i profondi cambiamenti che, immaginati dalle donne, hanno lavorato e lavorano come strutture profonde del nostro sapere. -
Il materialismo aleatorio. Una filosofia per Louis Althusser
La lettura althusseriana del materialismo storico è uno degli ultimi tentativi di pensare in termini marxisti il problema della storia, nonché di delinearne un nuovo paradigma, centrato notoriamente attorno alla definizione di “processo senza soggetto e senza fini”. Tale lettura si riconferma negli scritti degli anni ’80 pubblicati postumi tra il 1990 e il 2000 dedicati al tema del materialismo aleatorio. Il volume cerca di fare emergere da questi testi una prospettiva teorica coerente mostrandone la continuità con le opere più note di Althusser, come Per Marx e Leggere “Il Capitale”, utilizzando come filo conduttore la coppia concettuale “congiunturacongiunzione”. Lo scopo ultimo del lavoro è mostrare come il materialismo antideterminista abbozzato in questi scritti incompiuti e frammentari permette di gettare un nuovo sguardo sia sulla filosofia marxista che sulla complessiva riflessione teorica dello stesso Louis Althusser. -
New towns post catastrofe. Dalle utopie urbane alla crisi delle identità
I nostri territori sono oggi sempre più attraversati e feriti da eventi di carattere disastroso, che generano delle conseguenze di grande portata e sovente di lungo periodo sui modi di vita delle popolazioni interessate. Gli effetti di mutamento della catastrofe (naturale e industriale) non si limitano all’immediata emergenza o alle prime fasi della ricostruzione, ma attraversano i decenni, toccando in modo profondo l’immaginario sociale, la psicologia e il rapporto identitario col paesaggio di intere generazioni. Il presente studio interroga quattro vicende della storia italiana dal Secondo dopoguerra, che hanno tra loro in comune proprio la ricostruzione del centro distrutto in un nuovo sito: in altre parole, si tratta di new towns post catastrofe. Viene così messa in luce la matrice epistemica che ne ha reso possibile la progettazione e la realizzazione, il ruolo delle popolazioni e dell’élite politica nel processo decisionale che le ha riguardate, il mutamento del rapporto identitario coi luoghi – quello abbandonato e quello “inventato” – nel trascorrere delle generazioni di abitanti. -
Democrazia senza futuro. La riflessione politica di Derrida e di Rorty
Le odierne democrazie sono soggette al rischio di arenarsi in un presente che appare senza prospettive future, a causa degli effetti negativi di una crisi globale risultato delle contraddizioni di una dissennata logica capitalistica delle aree avanzate, ancora imperante, che produce divari sociali nelle attuali condizioni, dato che non ha previsto nella rappresentazione di un continuo presente i futuri effetti negativi di un agire scorretto. Pertanto, in seno al modello democratico, forma ideale a cui aspirare, perché la sua essenza filosofico-politica resta ancora da realizzare, si sono verificate speculazioni finanziarie, massimizzazione dei profitti, disuguaglianze insostenibili, inefficienze dei commerci e degli scambi e arretramento economico, tutti aspetti che hanno reso le democrazie odierne prive del futuro radioso che avevano pronosticato. -
Filosofia e follia. Percorsi tra il XVI e il XVIII secolo
Esiste un rapporto tra filosofia e follia? La follia ha un ruolo nella definizione del soggetto moderno? Dai saggi proposti emerge che la follia è uno dei temi fondamentali con cui molti pensatori tra il XVI e il XVIII secolo si confrontano. Essa risulta così un strumento prezioso per leggere sotto nuova luce diversi momenti della storia della filosofia e della scienza in età moderna. Si vede in tal modo che la trattazione della follia in quest’epoca nasce dall’intreccio di diversi linguaggi, tra cui quelli dell’antropologia, della medicina e della metafisica. Saggi di: G. Mormino, M. Simonazzi, N. Marcucci, R. Colombo, M. Giargia, L. Lattanzi, E. Oggionni, S. Feloj.