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Mai come prima
Quasi una sorta di manuale di anatomia dei sentimenti in cui ogni parola, ogni aggettivo, ogni frase sono funzionali alla narrazione tanto che il lettore difficilmente riesce a distrarsi anche solo per poche righe. Elly è un corriere, ha ventotto anni e conduce una vita piena ma senza legami sentimentali; preferisce restare single piuttosto che accontentarsi. Chris è un agente americano, la sua vita è scandita dalle rigide regole di ingaggio fissate dai suoi superiori, regole che non lasciano spazio a legami sentimentali duraturi. Due mondi distanti, quasi paralleli i loro che finiscono per toccarsi nel corso di una operazione di polizia in cui Elly rimane coinvolta per caso. E proprio nella confusione generata dagli spari Elly incontra Chris, bello e impossibile che, come nelle favole, accorre in suo soccorso. La sua vita viene stravolta nell'arco di poche ore da un amore così forte e intenso da rasentare il limite del possibile. Non avrà mai alcun dubbio: lui è tutto ciò che vuole e non ci sarà niente e nessuno capace di dissuaderla. Per difendere i suoi sentimenti Elly dovrà combattere contro il destino che, come un'alta marea, sprezzante e crudele, vuole cancellare Chris dalla sua vita e persino dalla sua mente. -
La tana
I genitori di Tommaso, giovane insegnante di ginnastica in una scuola di Rieti, sono morti da poco, nella casa di famiglia non è rimasto più nessuno, eccetto il ricordo del fratellino scomparso anni addietro senza che fosse possibile fare luce sulla vicenda. Allora perché decidere di tornare a casa? Perché quel bisogno impellente di trasferirsi a Orsara Bormida, paese in cui è nato? Il rientro porta con sé un continuo saliscendi di emozioni: Tommaso rivive tutta la sua infanzia, riscopre gli oggetti, i luoghi e i vecchi amici di un tempo, gli odori della campagna. E per qualche giorno ritorna a essere un bambino. Ma nulla è come appare. Basterà una semplice escursione nel bosco e la scoperta di ciò che a prima vista appare come un pozzo per riesumare dal passato vecchi fantasmi mai sopiti, paure improvvise e una scia di morte che coinvolgerà l'intero paese. Ne sarà valsa la pena? I ricordi, le vecchie cicatrici mai rimarginate, la paura, il timore verso ciò che nasconde la notte ai nostri occhi, in aperta campagna, quando nel cielo non ci sono stelle. E soprattutto la paura di ciò che abbiamo dentro. Nel romanzo convivono due elementi fusi assieme. Passato e mistero. A volte possono coincidere, come un cerchio non proprio regolare. Il cerchio in cui il protagonista si trova a ricercare il perché del suo bisogno di tornare alla ""tana"""", nonostante tutto e tutti."" -
Nina. Una ragazza tranquilla
Nina è una ragazza molto determinata, di grazioso ed elegante aspetto e stimata persona di buon senso. Responsabile e affidabile, ammirata e invidiata per il suo fascino dalle colleghe e dalle compagne di studio, molto corteggiata dai suoi coetanei. Apparentemente sembra perfetta anche se, come tutti noi del resto, porta con sé delle problematiche interiori che inevitabilmente emergeranno dallo scontro con i problemi relativi alle relazioni che intreccerà nel corso della narrazione. Quella subita da Nina è una sorta di metamorfosi, prima interna e successivamente esterna, individuabile sia nel mondo reale, cioè nella vita quotidiana, sia nelle sequenze oniriche frutto di allucinazioni, di esperienze inquietanti scaturite dal suo trovarsi al confine tra normalità e follia. -
Cosa sono le nuvole
La poesia di Massimo Vecoli è un confluire di desideri e sentimenti riprodotti su carta mediante una sintassi così leggera e traslucida da mozzare il fiato. Ogni parola e ogni sintagma verbale (frase) rimanda a echi più profondi, si offre con calcolata brevità e potenza di immagini sì che l'immagine stessa che si forma nella mente del lettore pare uno schizzo, un quadro ombreggiato dai toni blu notte, grigio e verde, nero. Come la notte, il poeta è in ascolto, il cuore dormiente, libero come un uccello notturno nel quieto silenzio del riposo naturale. Se una nuvola si addensa in cielo migra con sé il misterico sapore dell'esistenza, l'ostinato dolore che apre l'anima alla percezione delle proprie risorse interiori. Una silloge che conferma la sottile melanconia dei versi, a tratti abbagliante, già apprezzata nella produzione precedente e si compenetra di una forza espressiva più matura, di un respiro contenutistico più ampio. Ci sussurra di noi, del nostro fianco scoperto, della nostra sete di esperienza, del desiderio di certezze, delle nostre illusioni e delle nostre paure. Le parole, semplici, dirette senza inutili orpelli, sono quelle del poeta che penetrano nel nostro animo con la sensuale sinuosità di una musica jazz. -
Acqua sorgiva
A Lourdes, tra l'11 febbraio e il 16 luglio 1858, la giovane Bernadette Soubirous, contadina quattordicenne del luogo, riferì di aver assistito a diciotto apparizioni della Madonna, in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle. Il racconto di Nadia Giuliani non è una rivisitazione del fenomeno Lourdes che già è stato analizzato nel corso degli anni sotto molteplici aspetti. Nelle pagine di Acqua sorgiva c'è l'umanità, ci sono tutte le componenti che fanno di ogni uomo un essere unico nel modo di gestire il dolore, la gioia, la speranza, la rassegnazione, l'amicizia, la riconoscenza e soprattutto la consapevolezza di non essere solo quel corpo fisico sofferente che inevitabilmente, e per tutti, sarà abbandonato. Nelle parole dell'autrice, che è una delle volontarie che accompagnano i malati con il Treno Bianco in pellegrinaggio, non c'è dunque la presunzione di aggiungere un nuovo tassello di conoscenza al come e al perché molti tornano da Lourdes diversi, anche se uguali nel dolore; esistono invece le storie, minime e intime, di coloro che solo in quel viaggio detto della speranza, tornano a essere uguali agli altri. Storie di chi nel dolore è nato, storie di chi nel dolore è precipitato improvvisamente, storie di chi vuole uscire dalla mediocrità della vita o dalla sua vanità, per cimentarsi e provare l'altrui sofferenza e immedesimarsi a essa. -
Bianco scomposto
Una poesia intimamente donna, introspettiva, libera da orpelli letterari, cesellata da una spontaneità cristallina. Goccia a goccia Giusy Vanni costruisce versi ben equilibrati e ci restituisce l'esistenza profonda delle cose piccole e quotidiane, dei gesti che si ripetono uguali tutti i giorni. Un viaggio incerto, il suo, sospeso sulla speranza di un ineffabile altro che si annuncia da lontano, come l'attimo prima dell'alba quando la notte sembra cedere il passo al giorno ma ancora avvolge ogni cosa. L'attesa della luce, lo sguardo volto all'orizzonte, il connubio tra apparenza e realtà rende quell'attimo estatico quasi immobile e perfetto: una sorta di lucido invito a proseguire il cammino perché, pur nell'ineluttabilità del dolore quotidiano, vale la pena non rassegnarsi e fondersi con l'arcobaleno. Idealmente suddivisa in colori la silloge si offre emozionalmente pura al lettore tramite le relazioni emotive con cui i colori stessi vengono percepiti dalla poetessa; relazioni che sono il risultato di esperienze o associazioni soggettive, di vissuto e non vissuto, le quali, come nel caso dell'arte espressionistica possono risultare estremamente individuali. E come in un quadro di Monet, Giusy Vanni pennella e rivisita le tinte percepite sì che ogni colore diventa strumento per stimolare direttamente l'anima. -
L' umore del caffè
Franco Danzi, detto il Nero, ispettore di Polizia a Roma viene trasferito, temporaneamente, a Ginepre, piccolo paese della provincia di Livorno, che sorge fra Piombino e San Vincenzo dove è cresciuto. Ginepre, un paesino tutt'altro che tranquillo, è stato teatro vent'anni prima dell'efferata uccisione di quattro giovani sulla spiaggia e scenografia di altre strane morti, archiviate come incidenti. Le indagini si arenarono per mancanza di indizi. Il ritorno in veste di ispettore di Danzi spinge, però, il padre di una delle vittime a chiedere il suo intervento per risolvere il mistero che tormenta non solo i genitori delle vittime ma tutta la popolazione locale. Supportato dal gruppo degli ex-compagni di scuola con i quali riallaccia i rapporti, facendo un tuffo nei ricordi di gioventù, l'ispettore riuscirà, destreggiandosi in una rete di sospetti, casualità ed equivoci, a scoprire la verità. La storia si svolge su diversi piani temporali e racconta la vita più o meno segreta degli abitanti di Ginepre. L'autore utilizza espressioni dialettali e non rinuncia all'ironia tipica della gente che vive lungo il mare, sulla costa toscana, pungente, scanzonata, che non fa sconti a nessuno. Un mistero, alcuni incidenti che si riveleranno forieri di inconfessabili colpe ma anche amicizie, affetti, amori che contribuiscono a delineare vizi e virtù della provincia italiana. -
Lettere al secondo cuore
Un lampo ci attraversa l'anima e un messaggio ci scuote: essere quello che si vive, sentirsi liberi, darsi senza riserve, amare per davvero, sentirsi giganti nell'amore, di quell'amore che esiste come pura forma dell'Essere, riconoscere il senso d'ogni evento, anche dell'abbandono, amare osando l'amore, vivere il momento, glorificare il corpo. L'amore di cui si parla e che si descrive, l'amore intersoggettivo, l'amore che non necessita conferme, racconta come due pensieri possano incontrarsi e amarsi profondamente intrecciati nella carne e, al tempo stesso, potentemente proiettati verso l'infinito. L'estasi si può solo viverla o, tutt'al più cantarla, ed Enrica Giannelli cantandoci la sua esperienza non ci chiede di ascoltarla, così come si ascolta un discorso altrui, ci chiede di cantare con lei. Se lo facciamo risuonare in noi, questo canto ci trasporta in una dimensione orgiastica a-spaziale e a-temporale sì che improvvisamente l'impossibile, l'assurdo, si mostrano veri. La parola poetica si fa strumento di conoscenza che a sua volta si fa carne e uccide ciò che è passato, trasforma la vita, sublima l'esistenza. Un dialogo serrato, a volte dolce ed emozionante, a volte deciso e vero. La poetessa non ha paura di mostrarsi e donare agli altri quello che passa attraverso di lei, e attraverso di lei passa un continuo dirsi duale. -
Negli occhi di chi guarda
Otto storie apparentemente semplici che prendono spunto dalla quotidianità e ci restituiscono altrettanti indimenticabili protagonisti che affascinano il lettore soprattutto per la misterica dolcezza con cui l'autrice ce li restituisce: solo negli occhi di chi guarda oltre l'apparenza si palesa tutta la bellezza della realtà, le sue infinite declinazioni, le sue sorprendenti possibilità. Un libro semplice per chi ha un cuore semplice. Nulla più di quello che viviamo ogni giorno, di quello che vediamo ogni giorno dentro le nostre case, nei corridoi degli ospedali o nei sottopassaggi delle stazioni. -
Eucalipti e gigli di mare
Ultimi anni della seconda guerra mondiale. Berenice e la sua famiglia si trasferiscono in campagna, a Montalto, per sfuggire ai bombardamenti che incombono sulla capitale. Solo il padre continuerà a lavorare a Roma impossibilitato a lasciare in mani altrui l'impresa di famiglia. Per Berenice la guerra che infuria sul territorio italiano resta come sospesa fino a un tragico avvenimento che la colpisce nei suoi affetti più profondi. Poi, la fine della guerra, il ritorno in città, il tentativo di riprendere una vita normale le appaiono sotto una luce diversa. Anni dopo, tornata a Montalto, in una casetta di legno ubicata sulla spiaggia, isolata, ai margini della macchia mediterranea e di un boschetto di eucalipti, Berenice incontra l'amore sotto le sembianze di un giovane dagli occhi verdi. Convinta, però, che il loro sia un rapporto impossibile, decide di troncare sul nascere questo sentimento e di trasferirsi all'estero. Lui, intanto, il giovane dagli occhi verdi, conclusi gli studi torna a casa, a Lucca, e cerca di costruirsi un futuro. Ma quando tutto sembra cristallizzato, come una gentile folata di vento, il destino scombina le carte. -
Uomini e lupi
Turchia. 1986. Terra bellissima e piena di contraddizioni. Arif Tarhan, giovane turco proveniente da una ricca e agiata famiglia, torna nella sua città natale dopo dodici anni di assenza. Sulle sue tracce due ispettori di polizia, uno tedesco e l'altro turco. Su Tarhan grava il sospetto di essere il responsabile di un omicidio compiuto ad Amburgo. Anche i Lupi Grigi sono sulle tracce dell'attivista curdo e intendono giustiziarlo convinti che sia colpevole di reati ai loro danni. Come se non bastasse, Tarhan si ritrova coinvolto in una faida all'interno della sua famiglia e dovrà lottare duramente per potersi rifare una vita e assicurare a coloro che ama la sicurezza del domani. Romano Nigiani affresca la complessa situazione socio-politica del Kurdistan alla fine degli anni Ottanta restituendoci la descrizione inquieta di personaggi che vivono in bilico tra bene e male. Grazie alla sua esperienza di attento viaggiatore e al suo innato desiderio di conoscenza, l'autore trasforma una intrigante caccia all'uomo in una sorta di riflessione più vasta sull'uomo e il suo destino, sulle efferatezze della guerra, sulla vanità del potere. -
I quaderni nascosti del figlio del repubblichino
Rolando Guerriero ricorre a un espediente letterario, di grande tradizione, ovvero il rinvenimento di un manoscritto nel doppio fondo di una vecchia scrivania acquistata in un mercatino dell'artigianato a Lucca da un giornalista per raccontare i tragici avvenimenti bellici degli anni 1943, 1944 filtrati attraverso gli occhi innocenti di un giovane balilla livornese. Benito, dodici anni, figlio di una camicia nera, annota e commenta nei suoi diari, con un linguaggio scorretto ma vivace, i suoi pensieri e i suoi sentimenti mischiando vicende personali e fatti storici. Costretto a sfollare nella campagna pisana e poi sulle montagne lucchesi, si confronta con un mondo a lui sconosciuto: quello contadino, fatto di persone semplici e analfabete, dichiaratamente antifasciste che lo costringe a riflettere sulla vanità della guerra. I diari si interrompono bruscamente, in coincidenza con una incombente rappresaglia nazista, facendo scendere, apparentemente, una cortina di mistero sul destino del giovane. Ma non a caso il rinvenitore del manoscritto è un caparbio giornalista deciso a scoprire cosa è accaduto a Benito Ucciadi, balilla livornese. -
L' erba cresce. Storia semiseria della famiglia Leporatti
Marta Leporatti esordisce con un racconto semiserio in cui narra le vicende della famiglia Leporatti. Niente paura, non si tratta affatto di una biografia né tantomeno di una cronistoria più o meno interessante. Con verve, gentilezza e passione l'autrice trasforma un elenco di episodi raccolti nel corso di varie riunioni familiari in una storia che esce dalla dimensione più intima e personale per diventare spaccato della società italiana della seconda metà del 1900. Tutto ha inizio a Milano alla fine degli anni Cinquanta. Silverio e Giusy si incontrano, si innamorano e si sposano. Dalla loro unione nascono quattro figli: Loris, Massimo, Lucia e Silvio. Attraverso la diretta voce dei protagonisti il lettore ascolta il susseguirsi delle vicende. L'inesorabile alternarsi di gioia e dolore, che accompagna la vita di questa famiglia particolare, ruota attorno all'eccentrico Silverio, ma nel corso della narrazione si incontrano personaggi straordinari e surreali. Piccole storie che, assemblate come i tasselli di un puzzle, narrano la Storia dei Leporatti e ne delineano i caratteri, dunque, ma anche aneddoti sulle mode e sui costumi dell'epoca e sulla cronaca. -
La nuova vita
In principio c'era solo il nulla, poi si formò l'universo e con esso nacque anche la magia. Una strega molto potente possedeva tre pergamene, le Pergamene dell'Equilibrio Magico. Ognuna di queste trattava di differenti tipi di magia: la Bianca, la più pura e la più delicata, che traeva la propria potenza dai sogni; l'Oscura, che traeva la propria potenza dalle tenebre;. la terza era la più potente, perché insegnava l'equilibrio fra le due forze opposte. Chiunque fosse in possesso delle tre Pergamene, possedeva anche la Magia. Il Cavaliere Annibale di Montenero rubò le pergamene alla strega guardiana ma venne sconfitto e queste strappate e disperse. Nessuno avrebbe più posseduto la Magia, a meno che non avesse trovato tutti i pezzi, e non li avesse ricomposti. Rossana, divenuta da poco Regina delle Protettrici dei Sogni, deve combattere un'aspra battaglia contro le forze del Male e il nemico di sempre: Hannibal. Ma Rossana non è solo una maga è anche una giovane donna alle prese con esami universitari, turbamenti d'amore e nuove amicizie. Riuscirà a sconfiggere ancora una volta l'Organizzazione di Hannibal e a difendere la Fantasia? Sul suo destino incombe un'ardua prova. Ma Rossana non è sola. E la speranza, in fondo, è sempre l'ultima a morire. -
Valnòs
Marcoenrico Manoni firma una raccolta di racconti che affonda le proprie radici nel vissuto dell'autore stesso il quale trascorre la giovinezza in un paese di montagna, immerso nel silenzio e nella maestosità delle Alpi. È palpabile il riferimento a quegli anni e a quei luoghi i cui confini, sebbene superati da tempo, appaiono intatti nella rievocazione letteraria sebbene con quel tanto di verve necessaria per allontanarsi dal puro autobiografismo. Si avverte netta la volontà di mettersi in gioco, di sorridere di se stesso. Indimenticabili i racconti ""L'anguilla"""" frutto di un'esperienza adolescenziale che tornerà utile nel corso di un esame universitario, """"Stereogrammi"""" in cui descrive una situazione inconsueta. Altri racconti si possono ascrivere a sensazioni amplificate dall'isolamento dei luoghi in cui ha vissuto e raccolgono singoli episodi che rammentano lo stretto e privilegiato legame con la natura. Infine, il vivere intensamente la natura selvaggia di certi luoghi ha come conseguenza l'esasperazione di sensazioni e ricordi come quelli descritti in """"Lo strano caso del Dr. Schneider"""" e in """"L'ultimo concerto""""."" -
Disaccordate voci
Il primo dato che emerge, di squisita efficacia, nel percorso di questa silloge, è la ricchezza di temi e sfumature proposte. Gianfranco Bartolomeoli lavora su tracce di realtà legate all'esperienza e alla riflessione, racconta l'amore, osserva il paesaggio nel suo mutare e tratteggia il bilancio di un'esistenza. Si avverte profondo bisogno di raccontare la vita, di esplorarla con discrezione, di soffermarsi a riflettere sulla melanconia che ne increspa la superficie. Vita che è risultato di un passato e di un presente che inevitabilmente convivono in noi e provocano sensazioni forti, venate di inquietudine e sfiorate dal fantasma della solitudine: cosa sarai, se preda o bracconiere,/ se presente o passato. Con un pizzico di nostalgia, dunque, il poeta guarda se stesso e si pone attento osservatore verso il mondo degli affetti e delle percezioni che come disaccordate voci ci confortano. -
Sarebbe più interessante parlare di Angelica
Elisabetta Croce esordisce con una raccolta di otto racconti in cui tesse abilmente un inesorabile filo rosso che lega i suoi personaggi. Essere se stessi è la cosa più difficile al mondo non soltanto se e quando si è giovani. Relazionarsi con l'esterno, talvolta, richiede di indossare una maschera per celare la tempesta emotiva che si agita dentro e purtroppo si tende a indossare una maschera anche con se stessi quando tutto ciò che desideriamo è non esistere, sparire. Conosci te stesso è scritto sul tempio dell'oracolo di Delfi, ma chi davvero conosce se stesso? E ancora e soprattutto chi vuole conoscersi davvero?, spogliarsi di ogni velo e mirarsi nudo davanti a occhi, spesso, impietosi? I personaggi pennellati dall'autrice sono una sorta di tracciato di inchiostro e sensazioni, paure e propositi la cui chiave di lettura è, per tutti, il confronto con il passato: l'inesorabile filo rosso che li unisce. Personaggi in bilico con se stessi e con la rappresentazione che il mondo ha di loro, vittime e carnefici, inadeguati e abusati. Una raccolta breve e contemporaneamente densa di tematiche tra cui anoressia, violenza sessuale su minori da parte di insospettabili parenti, disagio adolescenziale, tutte affrontate con interessante e originale piglio narrativo. -
Il torrente della vita
La poesia di Antonio Bini è un confluire caleidoscopico di sensazioni e sentimenti, un percorso originale di ascolto interiore che si appropria dell'occasione esterna per interrogarsi e aprirsi alla conoscenza pura di sé e dell'altro. Le parole semplici e dirette, senza orpelli o inutili complicazioni sintattiche, vanno immediatamente a segno, esatte e cristalline fino a farsi talvolta stoccata ironica. Antonio Bini si tuffa con slancio nell'esistenza. Non c'è rassegnazione nell'ineluttabile sofferenza del quotidiano, piuttosto l'invito a proseguire nonostante il dolore perché vale sempre la pena di aspettare il sorgere di un nuovo sole. La serenità è un'araba fenice di insospettabile potenza, è un vociare allegro di parole sconosciute sogni e malinconia fra castelli di sabbia. Un'ombra di melanconica tristezza vela le sue sensazioni quasi a testimoniare un connubio tra dolore e speranza, un connubio sempre in bilico perché non si vive in superficie, si vive scavando nel profondo della propria anima abbracciando le opportunità, le occasioni mancate. -
Speranze interrotte
La poesia non può prescindere dall'esperienza del vissuto: ciò che è stato diventa ciò che è perché nel momento che lo afferra lo porge presente, palpitante, perlaceo come un ritrovamento antropologico, dopo che è stato ben ripulito. Le liriche di Aldo Tei sono caratterizzate da un'essenzialità dove nessuna parola è in eccesso e nessuna manca, semplici e pure, senza inutili complicazioni verbali o sfoggi di erudizione. Finalmente una parola chiara, esatta, di una cristallina compostezza ma infinitamente suggestiva nel giusto accostamento di parole e aggettivi che creano componimenti efficaci sul piano emozionale. Una leggera sfumatura melanconica attraversa la silloge, come una nostalgia inestinguibile che tutto accoglie, che tutti dipinge, una sorta di epifania in cui brevi spiragli di luce ricompongono un labirinto di ombre e dubbi. La visione è nitida, il ricordo è suggello, il paesaggio è come prosciugato e il poeta tesse un fitto dialogo con l'essere qui, ora, l'avere visto, la sicurezza dell'oltre, la certezza della sua imperfezione al cospetto di un Dio che si spera misericordioso. -
In cammino verso Oz
Il Mago di Oz nulla dona ai bizzarri interpreti della favola se non ciò che essi già custodiscono nel loro cuore. Come Dorothy intraprende il suo cammino lungo il sentiero di mattoni gialli sognando di varcare l'arcobaleno e tornare a casa, così la Poetessa indaga nel profondo delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, scandaglia le sue scelte e aspira a portare la sua anima verso l'illuminazione ideale capace di svelarle il vero volto delle cose. Un viaggio magico, delicato e forte insieme, che può essere percorso solo con la parte più autentica di se stessi, una sorta di cammino spirituale lungo il quale la forza dei ricordi capaci di rievocare la sofferenza vissuta sì come la consapevolezza di esserne sopravvissuti è il faro che ci guida verso il destino a venire. La poesia di Gabriella Pison nasce dall'esaltazione dei ricordi, delle sensazioni che troppo presto sfuggono, dall'esigenza di trovare un senso, una consolazione, a ciò che la vita continuamente dona e toglie: siamo esseri fragili e avidi di vita, consapevoli della caducità dell'esistenza, dell'eterno fluire delle cose. E tuttavia, non abbiamo bisogno del dono della Strega Buona del Nord per godere appieno delle Meraviglie della Natura: le nostre scarpette d'argento si chiamano determinazione.