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Migrazione nello sconosciuto. Scritti di Giancarlo Sangregorio
«La scelta di pubblicare un nucleo di poesie e prose poetiche dello scultore Giancarlo Sangregorio è stata a lungo meditata e solo di recente ha preso una forma più definita, che ha portato la Fondazione Sangregorio a realizzare questo progetto. Si tratta di pochi scritti dotati di una loro specifica autonomia eppure di inevitabile accesso alla comprensione delle opere. Emerge una visione artistica precisa, un ""diario d'arte"""", come lo ha ben definito il curatore Davide Brullo. Un complesso di annotazioni spesso inattese, istantanee rivelazioni e riflessioni anche ad anni di distanza, improvvise accensioni il più delle volte annotate su cartoncini di scarto. Sui fogli occasionali dove Sangregorio, che non scrive mai con intenti pubblici, sembra agire intagliando e scavando per estrarre l'oggetto o l'immagine dalla pietra, da scultore appunto, che in qualche modo racconta la materia con la potenza e l'umiltà di chi è sempre rimasto vicino allo """"spirito della cava""""...» (Dall'Introduzione di Francesca Marcellini)"" -
Gianni Dova. La prima stagione. Ediz. illustrata
opere di Gianni Dova (1925-1991) conservate nella raccolta Boschi Di Stefano sono concreta testimonianza di quale profondo rapporto abbia legato, sin dagli anni quaranta del Novecento, la coppia di intelligenti collezionisti e il giovane ma già promettente pittore, romano di nascita e milanese di formazione. Sin dal 1945 infatti, per una decina di anni l'ingegner Boschi e la moglie Marieda Di Stefano hanno sistematicamente acquistato opere dell'artista, raccogliendo un importante nucleo di lavori intorno ai quali è costruita questa mostra, che restituisce i caratteri della prima stagione di Dova, dagli anni della formazione, compiutasi tra il modello picassiano e l'ispirazione concretista, sino al momento della conquista di un linguaggio personale, in cui l'immagine si forma liberamente dal tessuto pittorico, lasciando emergere quelle suggestioni di marca surreale che animeranno i suoi modi maturi. -
L' ermeneutica della testimonianza in Paul Ricoeur
Nella pluralità di tematiche che si intersecano nella filosofia di Ricoeur, l'ermeneutica della testimonianza consente di cogliere la continuità di pensiero da ""La metafora viva"""" fino a """"Percorsi del riconoscimento"""". Essa costituisce, da un lato, il momento più alto della fenomenologia dell'uomo capace, in cui la dimensione etica si pone a fondamento della costruzione dell'identità e del riconoscersi, dall'altro è la risposta che il pensatore dà al sapere assoluto. Da qui l'alternativa: o l'hegeliano sapere assoluto o l'ermeneutica della testimonianza. Questa va posta in una rete linguistica di cui fanno parte la promessa, l'attestazione, la credenza, dove il riferimento ad un termine comporta il richiamo degli altri, in una prospettiva epistemica e veritativa per molti aspetti alternativa al cogito cartesiano. L'ermeneutica della testimonianza e la credenza consentono inoltre al filosofo di stabilire un legame tra la filosofia riflessiva francese, la fenomenologia, l'ermeneutica ed il pensiero """"non continentale""""."" -
Erano i giorni dei capelli lunghi
Una lettura distesa questo ""Erano i giorni dei capelli lunghi"""", che muove da Venezia per approdare virtualmente in California. Un giovane 25enne alla ricerca di """"verità"""" elementari in un'età in cui tutto urge sapere, anche se si tratta di violenza sui treni o di una bistecca da consumare """"senza gioia"""". Sullo sfondo di un'Italia dolente è di casa la felicità di un viaggio spesso """"on the road"""" cioè a piedi, fra la Toscana e l'Umbria. Ma che si tratti di un racconto tutto da leggere e meditare si evince mettendo a confronto la leggerezza del percorso, dinanzi alle Fonti del Clitunno e alla magione di Leopardi o ad Assisi, con il duro impatto con la realtà dopo tanto peregrinare. Ne sortisce un invito a """"rivedere"""" il Sessantotto e perché no, anche il suo carisma alla rovescia; e un canto """"formale"""", che trova il lettore attento pronto a disincantarsi in omaggio a un testo che non delude mai né tradisce chi lo avvicina ma, come il filo ondulante di un pensiero inumano, lo seduce e lo affascina."" -
La liberté s'appelle Jaipur. Les vicissitudes d'un juif: de l'Italie des lois raciales à la cour du Maharadjah
Gabor Dessau, esperto di mineralogia ed ebreo, si trova nella surreale condizione di ""impiegato"""" per l'esercito italiano in Eritrea: abbastanza italiano per essere aggregato all'esercito, ma non abbastanza, considerate le leggi razziali, per fare il soldato. Gabor opera in una specie di deserto dei Tartari, facendo i conti con gli ordini contraddittori delle autorità militari, che nel momento più drammatico lo lasciano solo. Tanto è assurda la situazione quanto è ammirevole la dedizione con la quale egli s'impegna nella cura degli strumenti del proprio lavoro, sino all'ultimo. Inevitabile la cattura: non abbastanza italiano per essere soldato, lo sarà a sufficienza per essere prigioniero degli Inglesi. Gabor sarà salvato dalla propria scienza e dal lavoro e, come sempre accade, dall'incontro con qualcuno che crede in lui. Diventa l'esperto minerario del Maharaja di Jaipur. In questi avvenimenti echeggia qualcosa di molto antico, raccontato nella Torah, cioè l'episodio di Giuseppe figlio del patriarca Giacobbe, venduto come schiavo dai fratelli e poi assurto agli onori della Corte egizia. La vicenda narrata non è frutto di fantasia, bensì vita vissuta. L'autrice ha potuto ricostruire questa storia attraverso i diari, le lettere e altri documenti che ha trovato nella casa dei nonni a Perugia. I fatti esposti sono stati verificati alla luce di fascicoli già """"top secret"""" e di testi scoperti in Biblioteche e Archivi: a Londra e a Richmond, a New Delhi e a Jaipur, e anche a Gerusalemme."" -
L' inconscio è la politica
La crisi della politica che stiamo attraversando ha origine in trasformazioni remote che forse soltanto oggi cominciano a diventare leggibili. In questo volume, che testimonia del lavoro portato avanti dalla Segreteria milanese della SLP tra il 2012 e il 2013, psicoanalisti, filosofi e architetti si interrogano sul rapporto tra inconscio e politica, ritrovando nell'insegnamento di Lacan una chiave decisiva di lettura del nostro tempo e un'indicazione etica per non cedere alla crisi. -
Col crimine nasce l'uomo
Psicoanalisi e criminologia condividono da sempre una logica comune: quella che con Freud possiamo definire come effetto del disagio della civiltà. Le due pratiche, distinte nelle loro modalità e finalità, trovano un asse comune nell'intreccio colpa-responsabilità-legge, portando da un lato al percorso di reintegrazione sociale, dall'altro all'assunzione della responsabilità soggettiva. Le riconfigurazioni contemporanee del disagio interrogano però oggi in maniera nuova l'esercizio dell'analisi come anche quello della criminologia. I testi qui raccolti provengono dalle discussioni nate durante un Seminario organizzato dalla Segreteria milanese della SLP insieme al Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, dell'Università degli Studi di Milano. -
Et si les grenouilles redemandaient un roi?
Jan Spurk esamina l'attualità del testo ""Le rane che chiedono un re"""" di Sartre (1958). Per Spurk noi stiamo vivendo la fine di un'epoca e dobbiamo inventarci l'avvenire. Sebbene il testo di Sartre, scritto poco prima del referendum sulla Costituzione della V Repubblica, non descriva esattamente una realtà comparabile alla nostra, tuttavia Spurk riesce a offrire una panoramica della situazione critica contemporanea, che ci appare come una radicalizzazione della situazione descritta da Sartre: lo scacco del sistema politico, la personalizzazione, la serialità come caratteristica specifica dell'industria culturale, l'incapacità dello """"spazio pubblico"""" di generare del pubblico. La dialettica tra spazio pubblico e privatizzazione dei bisogni e degli impulsi sono altri aspetti importanti analizzati nel testo e l'immagine della """"palude che si dissecca"""" mette in rilievo una crisi che coinvolge a pieno il mondo d'oggi."" -
La communauté possible. La democratie des conseils d'apres Rosa Luxemburg et Hannah Arendt
Nel corso del Novecento partiti e sindacati segnano velocemente il passo quali organi di rappresentanza democratica ed efficace. Se dagli anni Sessanta sono i movimenti sociali - studenteschi, operai, femminili, delle minoranze - ad occupare con forza e creatività il palcoscenico politico nelle società industriali avanzate, già Rosa Luxemburg negli anni 1898/1919 e Hannah Arendt tra il decennio '50 e metà 70 lavorano per immaginare e realizzare una comunità che possa finalmente decidere di sé stessa, senza più bisogno di intermediari. La rivoluzionaria marxista e la filosofa della politica sono profondamente vicine alla causa dei Consigli operai, contadini, rivoluzionari - Rosa pagando l'impegno addirittura con la vita. Se per la Luxemburg si tratta di eliminare le rudezze di partito e la sua burocrazia, lottando contro la dittatura sul popolo, la Arendt vive e pensa al Politico con al centro un organo autentico di comunicazione, libertà, confronto di desideri, necessità, bisogni. Due testimonianze che si fondono in una passione comune e ancora profondamente attuale. -
L' Algérie au Maghreb. La guerre de libération et l'unité régionale
A cinquant'anni dalla fine della guerra d'Algeria nuovi scenari si aprono per la ricerca storica del conflitto che per più di sette anni ha insanguinato l'Algeria coinvolgendo tutto il Maghreb. Avvalendosi di fonti inedite, questa ricerca si concentra sulla dimensione internazionale della guerra di liberazione nazionale algerina, prediligendo l'analisi del versante maghrebino e segnando così la differenza rispetto alla gran parte della letteratura esistente, focalizzata per lo più sul versante francese del conflitto. Dal 1956 il Marocco e la Tunisia, appena divenuti indipendenti, ospitano le basi del Fronte di Liberazione Nazionale algerino e del suo braccio armato, l'Armata di Liberazione Nazionale: singolari relazioni tra i combattenti e i dirigenti algerini ""dell'interno"""" e """"dell'esterno"""" da un lato e i due governi """"fratelli"""", dall'altro, si intrecciano fino al 1962. In questo contesto, la possibilità della fine della guerra d'Algeria, attraverso il progetto di una Federazione nordafricana che avrebbe garantito l'indipendenza algerina, è stata vicina alla realizzazione in diverse occasioni, prima degli accordi di Evian. La conferenza tripartita prevista a Tunisi per l'ottobre 1956 e sabotata dal dirottamento aereo francese, gli incontri """"a tre"""" di Tangeri e di Tunisi del 1958 sono i momenti in cui i partiti nazionalisti dei tre paesi mostrano un fronte compatto unito alla potenza coloniale, che tenta di mantenere la """"questione algerina"""" entro i """"confini"""" francesi."" -
Donne in giallo. La «detective story» fra genere e gender
Il volume passa brevemente in rassegna le principali posizioni critiche contemporanee sulla narrativa di genere e in particolare sulla detective story. Quindi, dopo aver esaminato i personaggi femminili e i loro ruoli narratologici, dalle origini della narrativa poliziesca fino ai primi del Novecento, si concentra sul personaggio di Miss Marple evidenziandone i collegamenti con la costruzione narrativa dell'identità inglese. -
Per una filosofia non teologica
Nel 1973 Mikel Dufrenne decide che la seconda edizione de ""Le Poétique"""" sia accompagnata da un testo impegnato nel confronto diretto con due autori rispettati ma anche considerati enigmatici: Maurice Blanchot e Jacques Derrida. """"Per una filosofia non teologica"""" non è però soltanto un'eccezionale interpretazione e la messa in stato di accusa di due pensatori influenti. Al fondo dei loro tristi e sublimi pensieri si intende svelare la nostalgia del teologo e la fascinazione del discorso apofatico. Oltre la 'pars destruens', Dufrenne concede al lettore un'espressione schietta e generosa della sua più profonda ispirazione etica: un pensiero estetico e fenomenologico che rivendica i diritti e la forza di una filosofia della presenza, una filosofia della Natura in grado di restituire all'uomo, su un piano di coraggiosa immanenza, tutta la ricchezza di senso dell'essere al mondo. Introduzione di Elio Franzini."" -
Introduzione alla logica
Non si è buoni medici se non si è filosofi. Con questa convinzione forte, Galeno spiega il suo modo di mettere in gioco la logica aristotelica e quella stoica. Nel dialogo che si fa pratica della cura emerge il nerbo di antichi e nuovi saperi. La saggezza del medico che sa ascoltare corpi e menti e la difesa dalla freddezza della logica che deve essere condotta a cogliere anche l'ambiguità del divenire. -
Narrazione e cultura
Questo volume approfondisce le molte relazioni tra il discorso narrativo, il suo sviluppo e i diversi mondi culturali in cui si inserisce. Dopo una breve introduzione, il primo capitolo traccia una cornice teorica generale e discute, sulla scia di un concetto di narrazione come forma di vita, lo stato dell'arte della ricerca internazionale sull'argomento. Il secondo e terzo capitolo descrivono e illustrano varie modalità di analisi narrativa a livello empirico, presentando due casi singoli in contesti culturali particolari. -
A Gerusalemme. Il bisogno di credere tra monoteismi e secolarizzazione
Intellettuale poliedrica, psicoanalista e semiologa, Julia Kristeva parla di fede da un punto di vista laico. L'uomo ha bisogno di credere nel fatto che la vita collettiva sia migliore della guerra, di tutti contro tutti, dell'individualismo. La narrazione del cristianesimo, in particolare di quello cattolico, crea e riproduce il collante sociale e culturale di una società che guarda, tutta insieme, al futuro. Nessuna pretesa superiorità per una chiesa, ma l'ammissione che il cristianesimo è questa narrazione complessa in grado di dare prospettiva alla società occidentale, alle sue tante culture e mitologie diverse. Il dio che soffre e muore in croce rappresenta la forza e insieme l'umana debolezza che fa il senso d'umanità e può costruire la pace. -
Masca Zulina
"Masca Zulina"""" è la storia di una donna che, fin da bambina, ha maturato la consapevolezza di essere una strega e di avere, come tale, particolari poteri. La vicenda si svolge in Piemonte nel primo dopoguerra, in un clima di miseria e prosegue, nel corso degli anni, fino al raggiungimento dell'età anziana della protagonista. Zulina è cresciuta in un istituto di suore; ha vissuto esperienze che l'hanno indotta a maturare un rapporto confuso col trascendente e col soprannaturale, fatto di superstizione, di incertezza e di ignoranza. Il dubbio angoscioso l'accompagna per tutta l'esistenza e subisce nel tempo un'evoluzione che varia con lo sviluppo e la crescita della sua persona, in un intrecciarsi di passioni e sentimenti. Si distrugge chi si ama, quando si è sordi ai rumori del mondo. Amare è distruggere. Finale aperto che lascia spazio a varie chiavi di lettura." -
Il laboratorio delle identità. Dire io nell'epoca di internet
Cosa accade quando diciamo io? È una parola piccolissima, quasi invisibile, che però si rivela dotata di un potere straordinario. Infatti ci colloca al centro del mondo e attribuisce a tutto ciò che ci circonda una struttura di cui noi costituiamo l'unità di misura e la ragion d'essere, in modo simile a quanto si osserva nella rappresentazione prospettica rinascimentale. L'identità individuale è una questione prima di tutto grammaticale. Mio, nel gioco intricato e molteplice con il tu e l'egli, dà vita a un ""senso di sé"""" intrinsecamente relazionale e complesso, dotato di aspetti consci e inconsci, somatici e psichici, dinamici e statici, narrativi e logici, sostanziali e simbolici. Ma, ci si chiede, tutto ciò è valido ancora in una realtà come quella odierna, in cui l'identità tende da un lato a fluidificarsi fino a evaporare e dall'altro a cristallizzarsi come in alcune psicopatologie? Possiamo uscire indenni dai giochi di mascheramento e di simulazione innescati dall'uso dei nuovi media? In che modo il nostro corpo può confrontarsi con la dimensione virtuale del web? E la struttura del nostro cervello risente di tutto ciò? Nel libro si cerca di dare una risposta a queste e ad altre domande, facendo dialogare diverse discipline tra le quali la psicoanalisi, la psicologia dello sviluppo, le neuroscienze, la linguistica e la letteratura."" -
Il corpo dell'arte
"Ogni volta è un gesto del corpo e del pittore che fa apparire l'immagine, cioè la presenza vera di quell'assente che si proietta verso se stesso ritornando a sé per offrirsi come spettacolo, gioco di tratti o di macchie, disposizione di ciò che è effettivamente incorporato nel corpo che dipinge."""" (Jean-Luc Nancy)" -
Dal diritto alla privacy al diritto di matrimonio. L'omosessualità nella giurisprudenza costituzionale statunitense
Attraverso l'analisi della più importante giurisprudenza costituzionale statunitense dagli anni '60 a oggi, il volume ripercorre la genesi e lo sviluppo del diritto alla privacy e la sua importanza per la decriminalizzazione della sodomia, fino ad arrivare ai suoi primi paradossi all'interno della libertà di associazione e della più recente politica del Congresso verso i militari omosessuali. Il volume mette inoltre in evidenza uno dei temi più discussi nell'agone politico e più dibattuti nelle aule di tribunale: il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Con un'analisi che spazia dalle prime sentenze degli anni 70 fino all'abolizione del Defense of Marriage Act, viene messo in luce il conflitto tra diritto alla privacy e principio di uguaglianza nella battaglia per la dignità e la piena cittadinanza. -
Il cavaliere polacco e altri saggi di storia dell'arte e di iconologia
Questo volume, il primo della Biblioteca di Cultura Polacca, è una raccolta di saggi di uno dei maggiori storici e teorici dell'arte europei, Jan Bialostocki (1921-1988). Formatosi nella temperie intellettuale creata da grandi studiosi polacchi, come i filosofi Wladyslaw Tatarkiewicz e Tadeusz Kotarbin´ski o lo storico dell'arte Michal Walicki, Bialostocki è stato una personalità di livello internazionale e in Italia è noto soprattutto come autore del volume ""L'arte del Quattrocento nell'Europa settentrionale"""" (1995). Il nucleo centrale della sua opera è costituito dagli studi iconologici, di cui presenta una originale impostazione nata dalla collaborazione e dal dialogo con Erwin Panofsky: è una concezione dell'immagine artistica come segno ontologico dei tempi che coglie, in una specifica sintesi estetica, gli aspetti politici, sociali, ideologici e artistici. Il libro contiene scritti su autori e temi che stavano particolarmente a cuore a Bialostocki: Dürer, Rembrandt, l'arte rinascimentale e barocca polacca, Jacopo Bassano, Caspar David Friedrich. Il titolo è tratto da uno dei suoi lavori più conosciuti, dedicato al quadro di Rembrandt Il Cavaliere polacco e alle sue diverse interpretazioni.""