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Giù la cortina. Il 1989 e il crollo del comunismo sovietico
È il 1989: Polonia, Ungheria, Ddr, Cecoslovacchia, Bulgaria e Romania, dopo decenni di dominio sovietico, finalmente possono avviare un processo democratico. Gyòrgy Dalos, testimone privilegiato di quello straordinario momento storico, ricostruisce in dettaglio gli eventi che determinarono la caduta della Cortina di ferro. Con l'ironia e l'acume che lo caratterizzano, Dalos dà voce ai protagonisti - uomini politici, ma anche gente comune -, portando il lettore nei luoghi che fecero da scenario a quelle vicende. La fuga in massa dei cittadini della Ddr oltre il confine ungherese, Vaclav Havel e Aleksander Dubcek che si presentano dinanzi alla folla entusiasta di piazza Venceslao a Praga, Ceausescu e la sua dittatura processati sotto gli occhi del mondo furono l'esito di un susseguirsi di reazioni a catena che colsero impreparata l'opinione pubblica, sorpresa di fronte alla rapidità con cui crollò l'intero sistema. A distanza di vent'anni le contraddizioni non mancano, ma non c'è dubbio che il 1989 innescò un euforico e irrefrenabile senso di libertà. Proprio in quei giorni, sotto la spinta dell'impegno civile e delle lotte di milioni di persone, furono gettate le basi per la costruzione di una nuova coscienza europea. -
L' impresa sociale in Italia. Economia e istituzioni dei beni comuni
L'impresa sociale è una realtà che, soprattutto in Italia, evolve in modo estremamente dinamico grazie a una notevole varietà di forme organizzative. E quindi un fenomeno che, più di altri, richiede di essere conosciuto e monitorato attraverso un rapporto. La sua rappresentazione è infatti ancora incompleta, sia per le difficoltà applicative della recente riforma legislativa che per l'assenza di adeguate politiche di sviluppo. Le carenze del contesto istituzionale non hanno comunque impedito l'affermazione di questo inedito modello imprenditoriale, dimostrando che esiste uno spazio di intervento tutt'altro che residuale per organizzazioni private che, senza scopo di lucro, producono e scambiano in via continuativa beni e servizi in vista di obiettivi di interesse collettivo. Accanto all'esperienza ormai consolidata della cooperazione sociale nei sistemi di welfare, si stanno affacciando alla ribalta nuove forme di imprenditorialità sociale che allargano la gamma dei prodotti - dalla cultura all'educazione al turismo - e innovano i modelli gestionali. Esplorare il potenziale di sviluppo è quindi l'obiettivo di questa prima edizione del rapporto sull'impresa sociale curato realizzato da Iris Network, la rete nazionale delle più qualificate strutture di ricerca che negli ultimi anni ha contribuito, sul versante della conoscenza, all'affermazione dell'imprenditoria sociale, collocando l'Italia in una posizione di leadership. -
C'è posto per l'ente locale in Europa?
L’obiettivo del volume è diffondere tra gli operatori del nostro governo locale e negli enti locali una conoscenza minima delle istituzioni europee, una conoscenza operativa dell’impatto che queste hanno sulle nostre amministrazioni locali e, infine, la consapevolezza della loro collocazione nel contesto europeo. Il testo viene presentato sotto forma di una chiacchierata tra esperti di istituzioni europee e un ipotetico operatore degli enti locali che, in maniera idealtipica, riassume in sé luoghi comuni e «leggende metropolitane» relative alle istituzioni europee e al rapporto tra queste e le istituzioni locali.Attraverso il dialogo vengono messi a fuoco i punti di maggiore debolezza che rendono difficili i rapporti dei nostri operatori e delle nostre amministrazioni locali con le istituzioni europee: è totalmente ignorata l’esistenza di una Carta europea dell’autonomia locale, ratificata dall’Italia nel 1989, che pure dovrebbe fare giustizia di molte «prevaricazioni» dello Stato italiano nei confronti degli enti locali; la grave ignoranza delle lingue che rende di fatto impossibile il dialogo con i partner degli altri paesi e ci condanna a un isolamento penoso; la necessità di controlli sugli enti locali ma non preventivi, visto che questi si sono dimostrati essere il brodo di coltura della corruzione; l’illusione che l’Unione europea sia un’importante fonte di risorse finanziarie e non, prima di tutto, una fonte di standard normativi; la resistenza ad approfittare delle occasioni per far sentire la propria voce presso le istanze europee; la resistenza a concepire la gestione per obiettivi e per progetti come un normale adempimento burocratico; l’inconsapevolezza del fatto che più dell’ottanta per cento della normativa applicabile a livello locale è di origine europea.Leggendo questo volume sarà così possibile scoprire, per esempio, che è il Consiglio d’Europa e non l’Unione europea l’istituzione di maggiore interesse per le amministrazioni locali e che l’Unione europea, più che un’occasione di finanziamento, rappresenta vincoli, doveri e obblighi per il nostro governo locale il cui mancato rispetto può costare caro sia agli enti, sia ai funzionari che in essi operano. -
Dominio
«Con “dominio” deve intendersi il fatto per cui una volontà manifesta (“comando”) del o dei “dominanti” vuole influenzare l’agire (del o dei “dominati”) e di fatto lo influenza in maniera tale per cui questo agire, in ungrado socialmente rilevante, si svolge come se i dominati avessero fatto del contenuto del comando, di per sé, la massima del loro agire (“obbedienza”)». Dominio, il quarto monumentale volume con cui prosegue la traduzione italianadella nuova edizione critica di Economia e società, contiene la più antica stesura della «sociologia del dominio» inclusa nel lascito weberiano, in un’inedita disposizione dei testi che una volta per tutte emenda le numerose scelte arbitrarie apportate dai primi curatori. La versione più ampia di questo classico della sociologia politica e giuridica viene presentata oggi dopo un’accurata revision filologica, dotata di un commento storico dettagliato, che la inserisce nel dibattito in atto all’epoca della redazione del testo, segnalando fonti e interlocutori di Weber, espliciti e impliciti. Troviamo qui enunciate le tipologie fondamentali del dominio: dalle civiltà antiche agli Stati moderni, dalle culture tribali alle comunità monastiche, il fenomeno del dominio, centrale in ogni aggregazione sociale e comunitaria, è indagato da Weber con la sua somma padronanza dei più diversi ambiti della storia universale e con la sua maestria nel connettere regioni tematiche e situazioni storiche allo stesso «tipo ideale». Un’ampia analisi è dedicata al «dominio carismatico»: con un’intuizione destinata a durare, dalla storia della Chiesa il concetto di carisma viene mutuato per l’analisi dei rapporti tra capi e seguaci in politica.A queste decisive ricerche si aggiunge un lungo testo dal titolo «Stato e ierocrazia», che affronta i rapporti tra il potere politico e quello religioso, cui è affiancata l’edizione critica di una parte del manoscritto originale. Il volume contiene infine il breve scritto su «I tre tipi puri di dominio legittimo», ritrovato nel lascito: una fulminante sintesi della dottrina weberiana. -
La riforma obliqua. Come cambiare la pubblica amministrazione giocando di sponda
Negli ultimi vent'anni tutti i tentativi di riformare la pubblica amministrazione in Italia sono falliti. Perché? Si tratta - secondo gli autori di questo volume - di un'impresa difficilissima, ma non impossibile. L'immagine che meglio racconta la situazione che ci troviamo a fronteggiare è quella della semina nel deserto, sconfinato e apparentemente così saldo nella sua impenetrabilità. Il nuovo, tuttavia, può fiorire anche in una realtà complessa e indisponibile al cambiamento. L'imponente macchina pubblica italiana, come il deserto, non è scalfibile per editto. Il cambio d'epoca ha bisogno di un cambio di approccio. Ha bisogno di una strategia finalmente obliqua. Quanto compiuto finora non è soddisfacente; occorre mettere a punto un approccio nuovo fatto di norme ma anche e soprattutto di azioni in grado di assicurare la loro efficacia. Nella prospettiva di elaborare una proposta multidisciplinare e non semplificabile in sterili definizioni giuridiche, gli autori dialogano con altre importanti voci - Giuliano Amato, Cristiano Castelfranchi, Giuseppe De Rita, Massimo Egidi, Jean-Paul Fitoussi - il cui contributo è integrato nel volume. Emergono sette fondamentali questioni: dalla stessa definizione di pubblica amministrazione alla difficile percezione del bene pubblico come dovere individuale, dal tema del capitale umano a quello del diritto a un ""lavoro felice""""."" -
Se la pietra fiorisce
"Disloca, il punto d'osservazione, porta il pensiero fino all'orlo di una nuvola, e ancora più oltre, di là dal cerchio lunare: vedrai allora, in quelle lontananze, che niente della terra è cancellato.""""" -
Il futuro della Toscana tra inerzia e cambiamento. ""Sintesi di Toscana 2030""
Il modello di sviluppo della Toscana, caratterizzato da un'economia manifatturiera aperta sui mercati internazionali attraverso prodotti realizzati prevalentemente all'interno di sistemi locali di piccola impresa, rappresenta molto bene l'intero modello di sviluppo nazionale. Come nel resto del paese, questo modello ha cominciato a perdere colpi a partire dalla seconda metà degli anni novanta, alimentando la discussione sul presunto declino della nostra economia. Il presente lavoro entra in questo dibattito cercando di comprendere quali possano essere le cause profonde di tale declino in una regione caratterizzata da un elevato livello di benessere; in particolare si chiede se l'ipotesi - dominante nel dibattito nazionale - che il problema stia proprio nella specificità del nostro modello, ovvero nella dimensione eccessivamente piccola delle imprese e nella loro prevalente specializzazione nelle produzioni più tradizionali, non sia un po' troppo semplicistica. Il volume aderisce a un'altra lettura che allarga lo sguardo all'intero sistema produttivo, non solo quindi alle piccole imprese manifatturiere, ma anche al settore dei servizi, a quello delle professioni, della pubblica amministrazione, domandandosi se la perdita di competitività sia, in larga parte, attribuibile anche al fatto che questi settori - spesso al riparo della concorrenza - abbiano agito da freno allo sviluppo della competitività dell'intero paese. -
Perugia in giallo 2009
Saggi di:M. Pistelli, Pregiudizi estetici e censure morali nel romanzo d’indagine italiano; E. Guagnini, Un «noir» per la provincia che cambia; A. Sorbini, Fra caponatine e anolini: il cibo nei gialli di Camilleri e Varesi; B. Brunetti, Giallo comeMilano; P. Quazzolo, Indagini, colpi di scena e qualche parodia nel teatropoliziesco di Guglielmo Giannini; N. Cacciaglia, Perché la letteratura gialla ha tanto successo?; G. Capecchi, Sciascia e il «giallo pirandelliano»; S. Ragni, Che nessuno tocchi Salieri! Riflessioni sull’«assassinio» di Mozart; P. Bertini Malgarini e U. Vignuzzi, L’impasto linguistico nel «Sette bello» di Alessandro Varaldo; G. Leoni, Il set della morte. Le diverse e complicate declinazioni del giallo «storico»; P. Colaprico, Scrivere fiction nell’epoca dei telegiornali noir; L. Beccati, La Storia come co-autrice nei thriller storici; A. Perissinotto, Verità vo cercando; F. Melelli, Gocce di sangue sul pentagramma; A. Tentori, Note d’Argento; M. Werba, «Profondo giallo». La musica nel nuovo film di Argento; F. Pezzarossa, «Io dico che chillo albanese è il vero assassino». Migranti, crimini, romanzi. Da diversi anni si assiste sempre più a proficue contaminazioni tra il giallo e la letteratura tout court. Il risultato è l’affermarsi di una narrativa ormai di riconosciuto livello artistico che, grazie soprattutto alla varietà dei temi, alla complessità degli elementi messi in gioco e alla ricerca sofisticata della struttura, risulta degna di essere esposta senza remore sugli scaffali delle librerie, accanto ai classici di ogni tempo. Siamo di fronte, dunque, a una vera e propria legittimazione estetica del giallo e di conseguenza a una sua necessaria rilettura critica; e ciò in contrasto con il passato, quando si riteneva che il romanzo d’indagine fosse da assimilare solo a una cultura di mero consumo, rivolta alle masse.Liberato il campo da una serie di persistenti luoghi comuni, il giallo – etichetta da intendersi nella sua massima elasticità, come un arcipelago capace di abbracciare e ibridarsi con molteplici tipologie narrative – ha quindi acquisito una sua acclarata dignità letteraria, imponendosi altresì come fenomeno editoriale per antonomasia degli ultimi decenni. Del resto in una società dominata da messaggi audiovisivi, è proprio l’impianto incentrato su trame ricche di suspense, mistero, indagine a risultare uno dei pochi strumenti in mano allo scrittore per catturare e avvincere il lettore. Ad accrescere infine la qualità di certi polizieschi sono la ricchezza delle storie raccontate, l’intreccio calibrato e complesso, nonché soluzioni stilistico-formali decisamente innovative e meno schematiche.Gli scritti qui raccolti sono stati presentati in occasione della seconda edizione del convegno Perugia in giallo: prestigiosi interventi che, spaziando dalla letteratura alla musica, al teatro, al cinema – soprattutto quello dell’indiscusso maestro Dario Argento – hanno proposto suggestive riflessioni incentrate sul giallo nazionale; delimitazione geografica, questa, dettata dal desiderio dei curatori di focalizzare l’attenzione proprio sull’affascinante storia del nostro poliziesco. -
Come salvare il mercato dal capitalismo. Idee per un'altra finanza
La finanza ha un compito vitale: dare respiro e slancio all'economia. Oggi predomina una forma di finanza, quella dei mercati finanziari, che non svolge bene il suo lavoro. Anzi talvolta lavora contro. Occorre pensare e praticare un'altra finanza. A dispetto della crisi economica che essi stessi hanno innescato, i mercati finanziari hanno acquistato un potere sempre crescente. Lungi dall'essere divenuti l'oggetto di riflessione e di riforma, essi continuano a dettare legge. Impongono politiche economiche agli Stati, depongono governi che giudicano inadempienti, abrogano diritti che vedono come intralci, scardinano patti sociali, ridisegnano equilibri e alleanze internazionali. Il tutto senza che nessuno si assuma personalmente e politicamente la responsabilità di tali decisioni. Il dominio dei mercati è politicamente illegittimo, economicamente dannoso, umanamente aberrante. Bisogna venirne fuori. Non si tratta tuttavia di ""abolire la finanza"""", ma di impegnarsi nel progetto di cambiarne radicalmente la forma. Sul piano pratico alcuni germi di cambiamento stanno già emergendo. Assistiamo al ritorno a pratiche finanziarie e bancarie fino a poco tempo fa considerate obsolete, ma che ora mostrano tutta la loro solidità, come le forme di credito cooperativo e di finanza senza interesse. D'altra parte, emergono spontaneamente altre pratiche, come i sistemi di compensazione, locali e internazionali. Quello che invece manca ancora è una prospettiva d'insieme, teorica e politica."" -
Continenti a confronto. Antropologia e storia
I continenti esistono? È possibile scriverne una storia? Un'antropologa e uno storico avviano in queste pagine un dialogo che vuole coinvolgere il lettore nella necessità di una piccola rivoluzione copernicana: ripensare i modi e i criteri con cui, all'alba del terzo millennio, le rispettive discipline possono accostarsi a una simile impresa. La convinzione di fondo è che l'Europa abbia inventato i continenti e disegnato la cartografia del pianeta, riuscendo a presentare questa sua costruzione come un fatto naturale. Primi ostaggi di tale operazione ideologica sono state le stesse scienze umane, che hanno assunto come realtà ciò che era artificialità. Ma l'allargamento della visuale a una pluralità di mondi e modelli divergenti, talvolta dotati di una vitalità superiore rispetto all'Occidente, porta oggi alla luce il problema della storia, della sua metodologia e dei suoi rapporti con le altre discipline, prima fra tutte l'antropologia. Quello che ne deriva non è solo la necessità di un confronto tra i continenti che sappia prescindere dall'impatto con l'Occidente, e sappia riconoscere le trame plurime e multiculturali di cui forte è rimasta l'impronta, nonostante la distruzione, la conquista e la creazione di falsi Stati e confini. È la stessa revisione della storia europea ad essere posta all'ordine del giorno; e, prima ancora, una ridefinizione delle due discipline fondanti, la storia e l'antropologia, destinate a una trasfusione di idee e a una dissoluzione dell'una nell'altra. -
Taccuino per filo e per segno. Ediz. illustrata
Le illustrazioni di Vittoria Facchini sono particolari tratti dalle tavole del libro ""Per filo e per segno"""" di Luisa Mattia e Vittoria Facchini"" -
Corsa alla terra. Cibo e agricoltura nell'era della nuova scarsità
L'instabilità dei mercati delle materie prime agricole e i picchi dei prezzi alimentari, la crescita demografica e la modificazione delle diete a livello globale, le conseguenze del cambiamento climatico: sono tutti elementi che compongono uno scenario di nuova scarsità. Il cibo costerà di più per tutti, con un impatto che sarà più forte sulle fasce più povere della popolazione mondiale. I ""segni del tempo"""" sono ovunque, il più clamoroso è l'esponenziale incremento della domanda internazionale di terra: paesi dotati di grande liquidità ma di scarse estensioni di superfici coltivabili, multinazionali agricole, agglomerati finanziari di diversa natura hanno iniziato ad acquisire o affittare milioni di ettari. Con quali conseguenze per gli equilibri economici e politici internazionali? Con quali effetti sul benessere di aree come l'Italia e l'Europa, coinvolte in questo movimento dalla sempre maggiore integrazione del mercato delle materie prime agricole nella finanza globale? La corsa alla terra delinea i contorni di un futuro in cui l'agricoltura sarà sempre di più un settore strategico e il controllo dei suoli fertili sarà sempre più cruciale per lo sviluppo delle nazioni. Questo volume, realizzato in presa diretta sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo l'equilibrio alimentare mondiale, con il contributo di studiosi, politici ed esperti di diverse estrazioni, parla proprio di questo: del nuovo scenario, delle sfide che pone, delle iniziative praticabili per affrontarle."" -
Il sapere che serve. Apprendistato, formazione continua, dignità professionale
La complessità della crisi economica non tocca solo il lavoro, ma la vita delle persone, creando un quadro drammatico dominato dall'incertezza in molti contesti sociali. Per contenere i danni dell'inoccupazione, viene spesso invocata la formazione, una risorsa atta a fornire ai singoli in difficoltà strumenti e conoscenze necessari per un inserimento o reinserimento professionale. L'eccezionalità della situazione attuale fa delle politiche attive del lavoro una delle armi indicate per fronteggiare la crisi. La formazione iniziale, in particolare l'apprendistato, viene indicata tra gli strumenti prioritari per lo sviluppo dell'occupazione giovanile; allo stesso tempo, la formazione continua, che si intende potenziare, ha avuto nel corso degli ultimi anni un relativo sviluppo. Allo stesso modo, si vorrebbero rafforzare le attività di guidance e orientamento, per giovani e adulti, proposte dal confronto europeo e internazionale, come premessa alla formazione vera e propria. Il volume di Saul Meghnagi si propone di inquadrare queste tematiche sul piano teorico e nelle implicazioni pratiche, entrando nel dibattito sul ruolo della formazione per combattere la crisi occupazionale. La discussione sulla materia è in corso, ma secondo l'autore la formazione dovrà avere un rilievo inedito nelle azioni pubbliche e private tese a qualificare le forze di lavoro nell'occupazione iniziale e nella mobilità professionale. -
Cristiani senza pace. La chiesa, gli eretici e la guerra nella Roma del Cinquecento
1567. L'Europa è sconvolta dalle guerre di religione e l'Italia dalla repressione iniziata con l'ascesa al soglio pontificio di Pio V, l'inquisitore Michele Ghislieri. A Roma, mentre l'eretico luterano Pietro Carnesecchi finisce al rogo, un cardinale di Santa madre Chiesa, Marcantonio Da Mula, propone ad alcuni suoi ""amici"""" una disputa sulla guerra e sulla natura belligerante del cristianesimo, ancora lontano dal messaggio evangelico di fratellanza e di pace. I letterati e gli uomini di Chiesa che rispondono alle sue domande si interrogarono così sulla contrapposizione fra la tolleranza religiosa del mondo pagano e l'intolleranza del cristianesimo, impegnato fin dagli inizi in una guerra di cristiani contro altri cristiani. Il precoce dibattito italiano, non a caso rimasto manoscritto, seppure con autocensure e timori, paure e dissimulazioni, affronta la liceità dell'uccidere l'eretico, in guerra come sui roghi. Sulla base di un lavoro di ricerca su fonti di prima mano, sino a ora rimaste nel chiuso degli archivi, l'autrice di questo libro racconta una storia sorprendente, riportando alla luce pensieri, sentimenti, timori, interrogativi di chi, nella Roma del Cinquecento, sente incombere su di sé l'ombra di una delle pagine più buie del cristianesimo."" -
Il tamburo del diavolo. Miti e culture del mondo dei pastori
Il ""tamburo del diavolo"""" è, nella colorita immagine usata dai pastori del Cilento, il fragore del tuono, che porta la tempesta e oscura il sole. Questo libro, fin dal titolo, vuole essere dunque uno straordinario omaggio ai pastori, e insieme un rigoroso e ricchissimo studio antropologico del loro mondo. Frutto di una ricerca intrapresa da quarant'anni, esso evoca, per il suo respiro, il grande antecedente del lavoro sui contadini e il mondo magico di Ernesto De Martino. Nei pascoli solitari delle montagne non giungevano i rumori e i contrasti della città. Ma si può ancora immaginare, nella convulsione attuale dei centri urbani, com'era la vita di un pastore? A narrarla, in questo volume, sono gli stessi protagonisti, per lo più del Vallo di Diano, ma anche delle aree vicine, Cilento e Basilicata. I racconti, registrati a partire dagli anni settanta, sono espressione diretta della collettività pastorale. Non pochi, tra i testimoni interpellati, erano nati nell'Ottocento e conoscevano bene le tradizioni degli avi, al di là delle proprie esperienze di vita. Non si può entrare nel vissuto quotidiano del pastore senza tener conto dell'alone di mistero che lo circondava: ecco perché una parte importante del libro è dedicata al suo mondo magico. Qual è il senso del recupero di queste memorie? Prima di tutto un bisogno profondo di ricerca della più remota identità dei luoghi. E un mondo perduto, quello di cui stiamo parlando? Forse, e fortunatamente, ancora non del tutto."" -
Dal monastero allo spedale de' pazzi. Fregionaia da metà Settecento al 1808
"Il giorno 20 d'aprile del corrente anno 1773 fu aperto lo spedale di Fregionaia. Nel giorno 21 feci trasportare i pazzi, che in numero di 11 si trovavano nelle carceri di Torre"""". Prende così avvio la secolare storia dell'ospedale psichiatrico di Maggiano, il Magliano di Mario Tobino. Nel solco della più avvertita storiografia, questo volume affronta il fenomeno sotto diversi punti di vista. Il libro si apre con un'ampia e innovativa panoramica sulla Lucca del Settecento in cui trova naturale collocazione la tradizione assistenziale, dalle radici antiche, ma ormai concentrata nel grande ospedale di San Luca della Misericordia, al quale viene affidata la gestione del nuovo """"spedale de' pazzi"""". L'attenzione si sposta poi sulle linee evolutive dell'approccio alla malattia mentale nel Sei-Settecento. Sono prese inoltre in esame le caratteristiche architettoniche e artistiche del secolare complesso di Fregionaia, nonché gli aspetti amministrativi. Gli inventari delle attrezzature mediche di infermerie e """"spezieria"""" e i dettagliati mansionari del personale ci consentono di entrare all'interno della struttura assistenziale. Poco, invece, le fonti settecentesche ci dicono dello specifico disagio mentale e quasi niente dell'aiuto terapeutico ricevuto. Un multiforme percorso all'interno di un universo claustrofobico da cui emerge più di un motivo di malessere e di riflessione, ma anche un innegabile fascino. Il misterioso fascino che ha legato Mario Tobino alle sue antiche scale." -
Governare città. Beni collettivi e politiche metropolitane
Nei nuovi scenari della globalizzazione, le città assumono un ruolo sempre più centrale nello sviluppo dei territori. Anche per questo, all'inizio degli anni novanta, la ""riforma dei sindaci"""" ha dato vita a una nuova forma di governo municipale che, oltre a riannodare i legami di fiducia tra i cittadini e gli amministratori locali, doveva mettere in grado questi ultimi di promuovere la crescita economica e la qualità della vita urbana. I risultati non sono mancati. I sindaci sono ancora oggi i politici più popolari d'Italia. Inoltre, la personalizzazione del rapporto con gli elettori e il rafforzamento delle giunte hanno ridato stabilità e vigore all'azione dei Comuni. E tuttavia queste riforme istituzionali, seppure importanti, non hanno garantito ovunque il """"buon governo"""". Gli effetti della riforma dei sindaci, infatti, sono stati piuttosto diversi da città a città e da politica a politica. Da cosa dipende questa varietà di risultati? Il libro fornisce una risposta mediante uno studio condotto sul processo decisionale di un centinaio di """"beni collettivi locali"""" di sei grandi città metropolitane del nostro paese. Si tratta dei beni e servizi più importanti realizzati dalle giunte comunali, durante le consigliature della prima metà del Duemila, in sette settori di policy."" -
Josephine. Una ballerina a Parigi
Certo, sembra una fiaba. Invece è la storia vera di una bambina assai speciale che balla e canta al ritmo del jazz... e che un giorno il mondo intero chiamerà Josephine Baker! Età di lettura: da 9 anni. -
Filosofia dei beni comuni. Crisi e primato della sfera pubblica
La questione dei beni comuni sta assumendo un ruolo centrale nel dibattito pubblico e nella mobilitazione politica. In Italia, di recente - per fare un solo esempio - essa ha rappresentato un elemento dirompente di manifestazione della volontà popolare, in sede referendaria. I beni comuni sono quei beni che non sono proprietà di nessuno. Essi non riguardano solo le componenti naturali quali gli ecosistemi e le risorse non riproducibili, ma anche le forme della conoscenza, il capitale sociale, le regole, le norme, le istituzioni. In quanto tali, dunque, i beni comuni si ritrovano per definizione al centro di alcune tra le problematiche cruciali del nostro tempo. Dall'irrompere del dramma ambientale e del riscaldamento climatico al manifestarsi delle conseguenze della globalizzazione: tutto impatta sui beni comuni. In senso critico, generando minacce di nuove dissipazioni, che vanno dal degrado allo spreco, dall'abuso alla mancanza di cura. Ma anche in senso positivo, di nuove opportunità che si presentano. In questo libro, attraverso un'argomentazione rigorosa che tocca i campi della filosofia, dell'economia e della politica, Laura Pennacchi offre una sintesi essenziale sul tema, proponendo anche la sua originale impostazione: i beni comuni non si identificano né col ""privato"""" né col """"pubblico""""; sono piuttosto un terzo elemento chiamato a triangolare con gli altri due."" -
A vita. Come e perché nel Partito Democratico i figli non riescono a uccidere i padri
Si può essere, in un regime democratico, leader a vita? Nell'Italia contemporanea, specie a sinistra, sembrerebbe di sì. Non c'è difatti democrazia occidentale che conosca una classe politica più duratura di quella che, da vent'anni, guida il più importante partito italiano del centrosinistra. Un partito che è stato continuamente ribattezzato, pur di non cambiare mai i nomi dei suoi leader, mentre i laburisti inglesi, i socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi hanno oggi dirigenti diversi da quelli che avevano alla fine del secolo scorso. La crisi di rappresentanza dei partiti italiani coincide con la crisi di credibilità delle loro leadership. Un problema evidente a tutti, ma che all'interno del Partito democratico è diversamente valutato: i più, semplicemente, non lo considerano un problema; altri lo cavalcano coi modi dell'antipolitica; altri ancora riconoscono la fondatezza della questione, ma la reputano secondaria rispetto ad altre. E chi la tiene nel giusto conto non è ancora riuscito a porla davvero al centro della propria iniziativa politica. Le primarie previste per l'autunno invertiranno questa tendenza? E i ""figli""""? Perché non riescono a uccidere i """"padri""""? Cosa li blocca? La penna caustica di un giovane quadro del partito prende l'iniziativa e apre dall'interno una discussione senza veli e senza sotterfugi.""