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Mappe del corpo
L'inganno di un'infanzia all'ombra dell'apartheid, la presa di coscienza, lo strappo dell'esilio, il ritorno a casa: questa la topografia dei sentimenti delineata dalla poesia di Ingrid De Kok. Tappe di un percorso che non è solo privato, perché la storia del Sudafrica la incalza da vicino, si infila nei versi, reclama uno spazio: in tutto il suo percorso sono fitti i rimandi a eventi, luoghi e persone, del passato recente dell'estremo lembo del continente africano. Una storia violenta, fatta di dolore e morte, ma anche di lotta e speranza. Cresciuta in una famiglia borghese, anglofona, che la tiene al riparo dalla brutale realtà dell'apartheid, decide alla fine degli anni Settanta, dopo aver lavorato attivamente nel movimento anti-apartheid, di emigrare in Nord America: l'unica possibilità di fronte all'alternativa rifiutata di entrare in clandestinità prendendo parte alla lotta armata. Il periodo canadese si rivela cruciale per la sua formazione artistica, ma il ritorno in Sudafrica si fa a un certo punto irrinunciabile. Se il Canada le ha dato consapevolezza di sé come poeta, il Sudafrica è l'unico posto dove sente di poter scrivere. Quella di De Kok è, nell'attenzione costante al dolore degli altri, una poesia che si elegge a testimonianza lirica di un paese tormentato. La poesia serve a non dimenticare, a riparare in qualche modo l'amnesia del passato, ad aiutare a ricostruire ciò che resta dell'identità, della memoria e del trauma. -
L' agire del mondo. Ragionando di scienza, natura, esperienza umana
L'innato scetticismo di Thoreau verso la conoscenza teorica e la sua fede nella fisicità della natura sono all'origine del suo interesse per la scienza. E tuttavia proprio l'incedere tumultuoso della disciplina metteva in allarme Thoreau, scrittore sempre al confine fra poesia, autobiografia, filosofia e scienza. A preoccuparlo era l'idea di una scienza puramente deduttiva e prescrittiva, orientata ""dall'alto verso il basso"""", a scapito di un metodo induttivo che partendo dai """"fatti"""" non si scostasse mai dall'osservazione diretta del suo oggetto e non perdesse l'attitudine descrittiva tipica della storia naturale. Il vero uomo di scienza, diceva Thoreau, deve possedere persino una """"saggezza indiana"""", poiché la vera conoscenza non si acquisisce dai libri bensì dall'agire nel mondo. E il 6 maggio del 1854 affermava nel suo Diario: """"tutto ciò che deve riferire uno scrittore è semplicemente un po' di esperienza umana, che sia poeta, filosofo o uomo di scienza. Il massimo uomo di scienza è l'uomo più vivo, la cui vita è l'evento più grande"""". Ed è proprio il suo Diario, nei passi in cui Thoreau riflette sul senso della scienza, a costituire il corpus di questa antologia che ci da la possibilità di seguire il procedere, spesso ironico, contraddittorio, paradossale, delle sue riflessioni negli anni in cui si accostava alla botanica, alla zoologia, all'entomologia e alla meteorologia e attorno a lui crescevano talenti come Darwin, von Humboldt, Lyell e Agassiz."" -
Le sfide della cooperazione. Una discussione con Walter Dondi
La cooperazione in Italia ha una lunga storia e una forte consistenza. Nel corso di oltre centocinquant'anni di vita, è molto cresciuta e oggi è costituita da migliaia di imprese, oltre undici milioni di soci, più di un milione di occupati e produce annualmente il 7 per cento del Pil; in alcuni settori, come la grande distribuzione e l'agroalimentare, ha posizioni di vera e propria leadership di mercato. Eppure si tratta di una realtà in gran parte sconosciuta e, per lo più, descritta e interpretata sulla base di vecchi schemi politico-ideologici, come è accaduto con le recenti polemiche che hanno accompagnato il tentativo di Unipol di acquisire la Bnl. Un universo variegato, articolato, persino contraddittorio, in cui convivono piccole cooperative sociali e grandi imprese e gruppi che controllano società quotate in Borsa. Da tempo la cooperazione è alle prese con la necessità di ripensare se stessa per riuscire a rispondere ad alcune domande cruciali: come continuare a coniugare mutualità e finalità sociali con le esigenze imposte da un mercato sempre più competitivo e globale? E quali sono le innovazioni e le riforme da introdurre nel governo delle cooperative per tenere insieme partecipazione democratica ed efficienza? È partendo da queste domande che Pier Luigi Stefanini presenta riflessioni e idee sul futuro della cooperazione. -
Yes, we can. Il nuovo sogno americano
L'America non è stata mai così a rischio e impaurita come dopo l'11 settembre. Mai così in crisi è apparsa la sua capacità ""convenzionale"""" di dominare i conflitti, di fronte a un nemico, come il terrorismo, del tutto """"non-convenzionale"""". Mai come oggi si sono rivelate fragili la forza propulsiva del suo sistema economico, la sua sicurezza energetica, la sua capacità di aggregazione del melting-pot etnico, linguistico, religioso che la costituisce. La risposta di Barack Obama alla crisi americana non consiste in una sorta di pacifismo arrendevole, o di solidarismo """"buonista"""", o di anticapitalismo intento a sminuire la forza della competizione e del mercato. Si oppone alla guerra in Iraq, ma vuole aumentare la forza e la qualità dell'apparato militare del suo paese. Vuole chiudere Guantanamo, ripristinare la legalità interna e internazionale, chiama al rispetto dei diritti civili, ma sostiene tutto ciò per poter condurre con maggiore forza e determinazione la lotta mortale contro il terrorismo fondamentalista. E ancora, Obama porta nel cuore della politica americana una motivazione, uno spirito, un afflato che sono profondamente religiosi, ma sa essere assolutamente laico nel disegnare, su temi come l'aborto, il controllo della natalità, l'etica della vita, gli scenari di un nuovo pluralismo e di una nuova tolleranza. Soprattutto, Obama non promette il cambiamento. Al contrario, lo sollecita, lo chiede agli americani."" -
Intendo rispondere
Sanguinario killer di camorra, Ferdinando si è conquistato sul campo il rispetto dei boss grazie alla geometrica freddezza con cui esegue le condanne a morte. Catturato e incarcerato, viene accusato tra l'altro dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani. Ed ecco che con inaspettata determinazione, il camorrista si dichiara innocente. Non bastano le dita di due mani per contare i suoi omicidi, ma quello no, lui non l'ha commesso. Comincia così il tormentato dialogo con il giovane magistrato che indaga su quel caso, guidato dall'istinto che lo porta a intravedere, dietro la scorza del gelido camorrista, un inquieto bisogno di sfuggire all'opprimente spirale del crimine. A pungolare il giudice, un vecchio segugio, un commissario che conosce Ferdinando da sempre e del ventricolo malavitoso di Torre Annunziata intende ogni palpito. Di interrogatorio in interrogatorio Ferdinando si ritrova esposto al peggiore dei marchi che un camorrista possa conoscere: infame. Il narratore, che è stato a lungo l'avvocato di Ferdinando, ripercorre il doloroso lavorio interiore che lo spinge quasi suo malgrado a liberarsi dalla stretta dell'appartenenza al clan. A sostenerlo il candore e il coraggio di Anita, che dei crimini del marito non sa quasi nulla, e tiene insieme i pezzi di una vita esplosale tra le mani all'improvviso. -
Imatra. Pochi metri di Occidente. Con DVD
Un regista, italiano. La sua attrice, madrilena. La sua assistente, ungherese di Lisbona. Una troupe minimalista, a Imatra. A girare un film, un documentario ai confini dell'Europa, negli ultimi metri di Occidente. Ma il film non è che la miccia capace di innescare il racconto di un'altra storia, esilarante, morbosa, accattivante: quella dell'ossessione di un uomo per una donna, per un mestiere - filmare le donne -, per le sensazioni che le due cose insieme non smettono di sollecitare nel cuore e nella mente. Ed ecco che il regista getta la maschera e svela un sorprendente talento di narratore, capace di donare un'esistenza immaginaria ai personaggi che il lettore ritrova nelle sequenze del film, ma anche a quelli rimasti dietro la macchina da presa. Lo fa a loro insaputa, rendendoli protagonisti di una vicenda parallela che ha luogo nel chiuso dei suoi pensieri, tutta giocata sul filo di desideri, timidezze, tic, nevrosi, suscettibilità che lo scrittore può esprimere libero dai vincoli del reale. Sempre in bilico tra l'autoironia e lo struggimento, si dipana ininterrotto il flusso di un monologo che disegna sul volto del lettore un continuo sorriso e a tratti fa esplodere una fragorosa ilarità. E intanto, impercettibili, le parole depositano nell'animo granelli di malinconia per vite possibili ma irrealizzabili, immaginate aggrappandosi a ogni incontro, a ogni piccola casualità. -
Del perfetto amore
"C'è un distico di Shakespeare così bello che basta da solo a un sonetto d'amore o disamore, sopravanza per tenerezza tutto, ci sovrasta se volessimo crederci da tanto di meritarlo proprio noi, per sbaglio o perchè siamo quel che abbiamo dato senza badarci: una carezza, un bacio sul palmo della mano, due parole di alato prepensiero, quei ti amo che, come sai, si negano da sé. Te l'offro, interpretato da Giovanni. Oh leggi quel che ha scritto il muto cuore udir con gli occhi è il genio dell'amore. L'amore e la vita si intrecciano con la letteratura e giocano l'antico gioco del desiderio, tessendo passione e spiritualità. Così l'amore, tra possesso e illusione, diventa strumento di conoscenza del reale, fascio di luce in grado di sondare con freschezza l'animo degli amanti e delle cose""""." -
Sotto scacco
Inquietanti e scomode, sospese, sempre in bilico tra il dramma e la commedia, il cinismo e l'ironia, le sette storie di Berta Marsé immortalano quel punto di non ritorno che segna la vita dei personaggi, e irrimediabilmente li inchioda. Esistenze normali, persino banali, che tutto a un tratto si ritrovano sovvertite, rovesciate da un dettaglio, da un episodio imprevisto e all'apparenza insignificante: il disegno di un bambino, una parrucca di scena, una telefonata misteriosa, una parola detta non volendo. Sono crepe che senza preavviso si trasformano in voragini che tutto risucchiano. Piccole fessure, impercettibili incrinature da cui, inattese, fanno capolino le ansie che ognuno si porta dentro. Teatro di queste scene, sullo sfondo di una Barcellona inquieta e solare, è spesso la famiglia, quel nucleo all'apparenza rassicurante nel quale si insinuano inascoltati piccoli sussulti, scricchiolii, sentori fugaci; voci e mormorii che aggrediscono alle spalle i personaggi e li chiudono nell'angolo. I racconti scorrono con ritmo almodovariano, trascinati dalla piena dei dialoghi serrati, dello humour più spassoso, del realismo più disarmante. Stringono il lettore tra sorriso e sorpresa. Lo schiacciano tra incertezza e stupore. Lo tengono sotto scacco. -
Al limone
Folgoranti, crudi, esilaranti, questi venti racconti condensano in uno stile aspro ma rinfrescante come il limone i tanti sentieri oscuri dell'anima, intimi e contraddittori. Una miscela di situazioni quotidiane e fantastiche che scavano nelle emozioni più comuni con cui il lettore non può fare a meno d'identificarsi. Le accompagna un'ironia che si esprime in un sorriso benevolo, comprensivo, pieno di simpatia e pacatezza: il sorriso di chi si industria a mandar giù un limone senza fare smorfie. Manovrando i fili di vicende in principio insignificanti, con poche frasi Pàmies arriva diritto al dramma, all'inquietudine, all'assurdo. Come ha detto Enrique Vila-Matas, ""alla fine ti accorgi che Pàmies ti ha venduto per breve quel che in realtà è un libro interminabile, infinito perché ti invoglia a rileggerlo mille volte""""."" -
Papa Giovanni. La Chiesa, il Concilio, il dialogo
Fra il 28 ottobre 1958, data dell'elezione di papa Giovanni XXIII, e il 3 giugno 1963, data della sua morte improvvisa, l'universo cattolico venne illuminato da un susseguirsi di aperture destinate a incidere radicalmente sul modo di pensare e di vivere dei credenti, ma non solo: cambiarono i rapporti fra gerarchie e clero e fra clero e laici, la dottrina e la pastorale della Chiesa in materia di liturgia e sacramenti; negli stessi anni si modificarono d'un tratto i parametri della vita coniugale e della procreazione responsabile, gli spazi della sessualità, i criteri dell'educazione dei figli. Cambiò anche il rapporto fra Chiesa e mondo, ivi compresa la decisiva distinzione fra l'errore e l'errante, fra ciò che la Chiesa deve condannare e ciò che può perdonare. Il Concilio Vaticano II fu il grande evento ecclesiale cui spettò di liberare le energie per un rinnovamento che aveva i tratti di una palingenesi. Al centro di questo soffio riformatore, un uomo, Angelo Roncalli, universalmente conosciuto come il ""papa buono"""". In realtà Roncalli si rivelò in possesso di una raffinata competenza nelle mediazioni politiche, un uomo che sapeva vedere oltre gli orizzonti contingenti, individuando e suggerendo nei """"segni dei tempi"""" i nuovi fondamentali passaggi che attendevano la Chiesa pellegrina sulla Terra."" -
Stato e imprese
I rapporti tra Stato e Imprese stanno attraversando una lunga fase di incertezza che tocca i due flussi finanziari principali: gli interventi di sostegno pubblico e la fiscalità. I dubbi sull'utilità di una politica di sostegno alle attività produttive, l'incertezza sugli strumenti più adatti, il rapido mutare delle regole amministrative, le difficoltà del bilancio pubblico e persino una scarsa chiarezza sulla governance tra governo centrale e regioni rappresentano fattori di debolezza evidenti. Nel volgere di pochi anni anche l'altro canale di flussi finanziari tra Stato e imprese, quello fiscale, ha subito frequenti cambiamenti, tali da generare non pochi problemi agli operatori e da impedire corrette valutazioni dei risultati. II volume offre un quadro accurato di alcuni tra i principali rapporti che intercorrono tra Stato e imprese in Italia. Da un lato, ci si sofferma sulle caratteristiche effettive delle politiche per le imprese attuate dal governo nazionale e da quelli regionali, con diversi obiettivi e modalità di realizzazione, approfondendo problemi, dimensioni finanziarie reali e criticità. Dall'altro, si offre un approfondimento sul peso e sull'evoluzione della fiscalità,. A questo si associa un quadro dei bisogni e delle esigenze delle imprese fondato su indagini dirette che esprime una domanda di politiche pubbliche articolata e complessa. -
Capitalismo: lusso o risparmio? Alla ricerca dello spirito originario
Qual è la matrice specifica del capitalismo? Dove poggia, come è avvenuta e si è quindi diffusa l'accumulazione primitiva di capitale che ha consentito lo sviluppo di questa nuova fase della storia umana, ben lontana, a quanto è dato prevedere, dalla sua fine? Le risposte sono varie e contraddittorie. Storicamente, due di esse tengono il campo. La prima è quella di Max Weber, che fa perno sull'etica vissuta e la vita metodica dei puritani di Calvino, portati a garantirsi la prosperità in questo mondo, non per goderne, ma per assicurarsi la salvezza nell'altro; la propensione al risparmio sarebbe, secondo questa prima tesi, la vera molla dell'accumulazione capitalistica. Contraria e simmetrica è la risposta del conterraneo di Weber, il ""professore rosso"""" Werner Sombart. Sarebbero state le classi agiate, attraverso il perseguimento di un dominio simbolico della razionalità tecnica, a favorire la crescita del modello della produzione capitalistica. Per dirla con Mumford, non la macchina a vapore, bensì l'orologio sarebbe stata la """"macchina rivoluzionaria"""" per eccellenza. Dunque: lusso o risparmio? Il fondamento dell'accumulazione capitalistica è stato il lusso delle grandi corti europee oppure il risparmio, la vita metodica e """"santa"""", l'ascetismo dei puritani, ossessionati dalla """"certitudo salutis"""" nell'aldilà e, intanto, sobri, risparmiatori in questo mondo?"" -
Il Mezzogiorno operoso. Storia dell'industria in Abruzzo
Il ""modello"""" di sviluppo abruzzese, incentrato sui processi d'industrializzazione, presenta una tale varietà e originalità di percorsi da imporsi come laboratorio storiografico di livello nazionale ed europeo. È difficile trovare una regione che nell'età contemporanea registri una metamorfosi altrettanto radicale. Da """"profondo Sud"""" oggi l'Abruzzo è la regione meno """"meridionale"""" della penisola, inserendosi ormai tra le aree maggiormente progredite dell'Italia centro-settentrionale. Che tipo di dinamiche ha portato a un simile risultato? Quali ne sono stati gli artefici? Esistono """"cause"""" particolari? E quale ne sarebbe il """"paradigma"""" esplicativo? Il libro affronta nodi tematici che sono al centro del dibattito tra gli specialisti di scienze economiche e sociali: rapporti tra modernità e tradizione, dialettica tra programmazione e spontaneismo, interazione tra mercati globali e contesto locale, nessi tra operatore pubblico e iniziativa privata, ruolo dell'intervento straordinario nei meccanismi di crescita, incidenza dei fattori """"non economici"""" nello sviluppo, qualità e consistenza della borghesia industriale nel Sud Italia, ricadute del sapere tecnico-scientifico sulle opzioni imprenditoriali. Dall'analisi di tali problemi escono revisionati schemi di lettura che una lunga tradizione di studi, dal meridionalismo classico alla cosiddetta """"nuova storia"""", vorrebbe ordinariamente acquisiti."" -
Municipi d'Oriente. Il governo locale in Europa orientale, Asia e Australia
Quella del governo locale è oggi una delle più importanti questioni la cui conoscenza è sempre più necessaria per comprendere la varietà e la complessità sia dei vari sistemi politico-istituzionali degli Stati, sia delle società del nostro mondo globalizzato. Questo perché l'amministrazione locale si pone al crocevia tra individui e società, e rappresenta dunque il laboratorio ideale per confrontarsi sul tema dei rapporti tra i vari modelli di circolazione delle idee e delle leggi. Dopo il primo volume di questa collana, ""Municipi d'Occidente"""" dedicato agli ordinamenti giuridici di matrice occidentale, Europa e Americhe - un'area privilegiata negli studi comparati dell'amministrazione locale - si affronta ora una comparazione per differenze, dei modelli di governo locale lato sensu """"orientali"""", abbracciando ordinamenti appartenenti a famiglie giuridiche, forme di Stato e di governo molto diverse. La conoscenza degli altri attraverso il livello primordiale di organizzazione, quale l'ente locale rappresenta un'opportunità di grande interesse tanto per i teorici quanto per i pratici, in un contesto nel quale le culture si sovrappongono e si fondono, pur mantenendo le loro specificità. Il tema esaminato suscita interesse proprio in relazione al rapporto che intercorre tra geografia e diritto, in cui si evidenziano divergenze di opinione circa la stessa collocazione degli ordinamenti all'interno dell'ambito occidentale o orientale."" -
Julius il solitario
Un quarto alle tre di un pomeriggio d'autunno. Uno sparo. Di un cacciatore, forse. Piuttosto vicino, anche. Julius come sempre legge accanto alla stufa nella sua baracca tra i boschi del Maine, dove da anni vive solo, a parte la fugace, misteriosa comparsa di una donna, Claire. Nella baracca, stipati lungo le pareti, ci sono 3282 volumi, meticolosamente letti e schedati prima dal padre e poi da Julius, che sin da bambino trascorre così le sue giornate. La sola compagnia di Julius, il cane Hobbes, in quel momento non è con lui, accanto al fuoco. Come mai? Partono da una calma statica che riga dopo riga cede il passo all'inquietudine, le poche pagine che bastano a Donovan per scrivere quello che è stato definito un classico moderno: per l'asciuttezza del linguaggio che attinge al rigore della grande letteratura; per il ritmo di un thriller che attanaglia il lettore; per l'istantanea nitida, impietosa di una solitudine che si inabissa nella follia, snidata all'improvviso dalla sua latenza. Un racconto lungo tre giorni, il cui impatto sul lettore non conosce scadenza. Come avviene ai classici d'ogni tempo con cui Julius intreccia il suo dialogo quotidiano, nel tepore di una baracca sprofondata nelle nevi del grande freddo americano. -
Yesterday
Yesterday può essere definita una canzone perfetta. Una compiuta sintesi tra melodia, testo, semplicità espressiva, immediatezza del messaggio. E infine la voce di Paul: intensa, accorata, convinta. Paul McCartney ha dichiarato di averne ideato la musica in sogno; come convenzione sonora, durante la composizione della musica, utilizzò le parole ""Scrambled eggs, Oh, baby, how I love your legs"""" (uova strapazzate, Oh, baby, quanto mi piacciono le tue gambe), per poi sostituirle con quelle di Yesterday nella versione definitiva. Il testo finale ha qualcosa di magico, di miracoloso: trattare il tema del passaggio dal tempo della gioventù a quello della maturità in appena due minuti (tale è la durata della canzone) e, come è stato scritto, con """"chiarezza universale"""", non è cosa da poco. Da dove venivano quelle parole, quella narrazione di amori trovati e perduti? In pochi oggi ricordano Jane Asher, la bellissima e ricchissima attrice che ne fu la musa. Il testo di Yesterday fu scritto infatti durante una vacanza di Paul e Jane in Portogallo. Yesterday è la canzone con più cover nella storia, con oltre tremila versioni, ed è indiscutibilmente la più popolare del mondo. Si pensi che fu trasmessa per radio più di sei milioni di volte nei soli Stati Uniti e nel solo periodo della pubblicazione del singolo. Mai come in questo caso, la storia di una canzone è parte integrante della storia della cultura, del costume, dell'identità di intere generazioni, ai quattro angoli della terra."" -
Metamorfosi di città. Testo greco a fronte
Michalis Pieris è nato a Eftagonia di Cipro nel 1952 e ha studiato all'Università di Salonicco prima e di Sydney poi. Attualmente insegna Letteratura neogreca all'Università di Nicosia ed è fondatore e animatore del Laboratorio teatrale della stessa università. È ormai considerato una personalità di spicco nel panorama culturale e poetico dell'isola, ma anche della Grecia. Kavafis, Kariotakis, Seferis, Kalvos, Solomòs e il canto demotico sono i punti di riferimento della sua poesia, incentrata sull'immagine della città; i suoi versi sono ispirati dalla frequentazione culturale con molte città, in particolare italiane, tra cui Roma, Palermo, Catania, Napoli e Venezia. -
La promessa americana. Discorsi per la presidenza
Dalla candidatura alla nomination di Denver, le idee, le proposte, i programmi dell'uomo del cambiamento. La lettura dei discorsi di Barack Obama per la presidenza degli Stati Uniti rafforza la sensazione che egli incarni la più significativa novità politica su scala mondiale in questo nostro tempo. Non si tratta solo di un nuovo linguaggio, di un differente stile comunicativo, di un uso potente e originale della parola, veicolato in modo da costruire una sempre più solida e larga comunità virtuale. Il popolo di Obama mostra e scopre una nuova qualità dell'attivismo politico, ai tempi di internet; offre un modello di democrazia partecipativa che è già di per sé un antidoto contro gli scetticismi dei freddi analisti del mondo globalizzato. Né è soltanto la voglia di novità, di aria fresca, a erompere prepotentemente da questi discorsi, che mostrano un forte senso del rispetto personale anche nei confronti dei più acerrimi avversari. Certo, la percezione da cui parte Obama è che ci sia una larga opinione ormai convinta che l'America di George W. Bush abbia toccato il fondo. La novità di Obama non si può neppure racchiudere soltanto nel dato oggettivo della definitiva rottura del tabù razziale, cosa che pure, ancora una volta, rappresenterebbe un fatto straordinario. C'è qualcosa di nuovo, di ulteriore e di più grande. Il fulcro essenziale della novità di Obama sta nell'orgogliosa rivendicazione dell'idea di uguaglianza come fondamento della stessa pratica democratica. -
Azzurro. Conte, Celentano, un pomeriggio...
La storia di una canzone balneare speciale e controcorrente, uscita nel 1968 e mai rimossa dall'immaginario degli italiani e non solo: dopo anni di canzoni tradizionali e melodiche, ""Azzurro"""" fu un fulmine nel cielo sereno dei dischi per l'estate. Un recente sondaggio l'ha consacrata come la canzone italiana più cantata all'estero, superando """"Volare"""" e """"'O sole mio"""": """"una delle più belle canzoni di Paolo Conte, una delle più belle canzoni di tutti i tempi"""", secondo Stefano Bollani. Molti la propongono addirittura come nuovo inno nazionale al posto di """"Fratelli d'Italia"""": Renzo Arbore, per esempio, la considera """"un inno nazionale meraviglioso, non retorico e ispiratissimo"""". A quarant'anni esatti dalla sua composizione, questo volume ne ripercorre la genesi, analizzandone gli ingredienti e rintracciando le influenze sul costume degli italiani, sulla storia della musica, la letteratura e il cinema. Attraverso il confronto con i successi di allora, i ritratti biografici e artistici di coloro che l'hanno scritta e interpretata, Paolo Conte, Vito Pallavicini e Adriano Celentano, le testimonianze inedite, i ricordi e le opinioni di autorevoli personalità della cultura, dell'arte e del giornalismo, quali Dario Fo, Giorgio Faletti, Vittorio Sgarbi, Curzio Maltese, Gianni Mura e altri, Fabio Canessa disegna un profilo ricco e accattivante della vera canzone del Sessantotto, oggi cantata nei cori degli stadi inneggianti la Nazionale italiana."" -
Il sogno di Sultana
Sultana è una indiana che una sera si lascia andare in poltrona a guardare la bellezza della luna e delle stelle, e persa nei suoi pensieri finisce per assopirsi. Il racconto di un sogno che è una sorprendente utopia tutta al femminile. Sultana incontra nel sogno una donna, una sorta di Virgilio in gonnella, che l'accompagnerà alla scoperta di un mondo alla rovescia. La Terra delle donne è un mondo in cui i principi-guida sono la pace e la conoscenza, e a reggerne le sorti sono le donne. Gli uomini hanno sprecato la loro occasione a causa dell'innata aggressività, hanno governato con la forza e nulla di buono sono riusciti a produrre, sicché è giunto il turno delle donne. I luoghi che Sultana attraversa sono popolati solo di presenze femminili, poiché agli uomini è stata imposta la reclusione entro le mura domestiche. Una sorta di segregazione alla rovescia, che alla forza rivoluzionaria abbina la capacità visionaria: nella loro Terra, le donne, grazie alle loro pionieristiche ricerche, riescono a ridurre la fatica dei lavori manuali ricorrendo ad avveniristiche invenzioni. Begum Rokheya fu una pioniera del pensiero femminista in India, scrisse questo racconto nel 1905 dieci anni prima della comparsa in America di Herland, il testo di Charlotte Gilman considerato fondativo del femminismo universale. Questa edizione è illustrata da Durga Bai artista della tribù Gond dell'India centrale, che col suo tratto immaginifico ha saputo restituire a questa centenaria favola indiana l'atmosfera del sogno.