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Tracce di futuro. Un'indagine esplorativa sui giovani Coldiretti
Un racconto a più voci dalla campagna italiana d'oggi. I protagonisti sono giovani agricoltori, del Nord, del Centro e del Sud, che non hanno superato i quarant'anni. L'ambizione è di racchiudere in una narrazione unitaria la pluralità dei loro percorsi individuali e familiari, dei loro orientamenti e delle loro scelte operative, alla ricerca delle tracce che consentano di intercettare il loro - e il nostro - futuro agricolo. Si tratta di soggetti difficili da scorgere, nell'Italia di oggi. Pure, se esaminati da vicino, questi giovani agricoltori restituiscono di sé immagini incoraggianti. Nonostante i vincoli, è lampante la loro capacità di trasformare e innovare l'impresa. La famiglia rimane il cardine decisionale e la forma regolativa esclusiva di produzioni e pratiche lavorative. Il padre è quasi sempre una figura cruciale, un insostituibile ""avversario di sostegno"""" per la crescita imprenditoriale del figlio. Il lavoro, in particolare il suo uso estensivo, è considerato la fonte chiave della produttività e della prosperità aziendale. Terra, famiglia e lavoro rappresentano i capisaldi entro cui si sviluppa l'azione imprenditoriale dei giovani. Come per i loro nonni e i loro genitori, anche se con combinazioni e risultati differenti. Entro quel triangolo di fattori dominanti, i giovani inducono però quasi sempre un salto organizzativo che sposta il baricentro aziendale dalla monocoltura alle attività plurime, agricole e non, e al mercato finale."" -
Piccolo manuale di etica contemporanea
Etica inquieta, etica problematica: nell'epoca della crisi delle ideologie anche l'universo dei valori è in profonda trasformazione, in cerca di nuove fondazioni o di fondamenti ""altri"""". La condizione di """"guado"""", caratteristica della fine del secolo e degli inizi del terzo millennio, non rende tuttavia meno urgente la ricerca di risposte. Sempre di più nei nostri tempi turbati si avverte un vero e proprio bisogno di etica. L'obiettivo di questa agile introduzione, limpida ma al tempo stesso critica, è tracciare una mappa della riflessione contemporanea: dalla crisi dell'etica alle risposte del pensiero nomade di Lévinas e Ricoeur, dall'indagine sulla giustizia alla filosofia politica come fattore di intercultura, dall'etica femminista alle sfide della globalizzazione. Le pagine del libro rappresentano dunque una bussola per chi intenda sviluppare la capacità di cogliere e analizzare criticamente i principali temi e problemi etici in vista della riflessione sui possibili principi e codici di comportamento più validi. """"Identità"""" è forse la parola chiave di questo viaggio, declinata attraverso i due grandi cantieri dell'etica contemporanea: il pensiero della differenza, da un lato, che reagisce al vuoto di memoria per far emergere un continente da troppo tempo sommerso; la riflessione sul tema della cittadinanza, dall'altro, in vista di """"un'appartenenza non-indifferente"""", il vero nodo del destino geopolitico dell'Europa, e più in generale del pianeta."" -
L' arte di ascoltare. Parole e scrittura in Grace Paley
Femminista, ebrea, pacifista, ecologista, storyteller, cantastorie, narratrice, poeta, Grace Paley pone al centro della sua vita e della sua poetica l’arte dell’ascolto, irrinunciabile punto di partenza per ogni sua creazione artistica. Chiunque voglia scrivere si deve disporre con orecchi affinati, allenati per ascoltare il linguaggio della casa, della strada, della famiglia, degli amici, della storia, della letteratura, fino a trovare la propria voce. Ascoltare storie e raccontarle, «nel modo più semplice possibile, allo scopo di salvare qualche vita» è stato il suo costante impegno, il suo metodo e il suo obiettivo, radicati nella convinzione che scrivere sia un atto politico e che la politica sia letteratura. Racconti, poesie e saggi nascono dall’urgenza di scrivere del crescere i figli, dei rapporti donna-uomo, di ambivalenze, speranze, fallimenti, tragedie, dei «piccoli contrattempi del vivere», sullo sfondo della Storia, che si snoda «mentre si lavano i piatti», in una New York popolata di donne, amiche e madri, che si sobbarcano il peso del quotidiano. La cifra della sua scrittura è una leggerezza dissacrante; niente è tanto sacro da dover essere sottratto ad uno sguardo ironico. Ironizzare diventa così uno strumento per interporre una distanza che permetta di non rimanere sopraffatti dall’angoscia della memoria dell’orrore subito, come nel caso dell’olocausto, ma che aiuti a tentare comunque di affrontarlo. Insieme alle protagoniste dei suoi libri,Grace Paley dunque non si sottrae al riconoscimento delle atrocità della storia, ma rifiuta di rassegnarsi: la sua fiducia nella possibilità di «riparare il mondo», e la sua determinazione a provare a farlo, è una precisa scelta culturale, sociale e politica ed è una responsabilità che lei e le sue protagoniste si riconoscono in quanto donne, madri e scrittrici. Si tratta di una delle grandi figure della letteratura del Novecento: ha scritto relativamente poco,ma ogni sua sillaba distilla un mondo. -
Il discorso di Giorgio. Le parole e i pensieri del presidente Napolitano
Ricostruire il percorso umano e politico a partire solo dai testi scritti? Per Giorgio Napolitano, si può. Il presidente della Repubblica, perno della vita politica italiana, riesce a distillare spunti e impulsi personali nella prosa controllata dei suoi discorsi pubblici. Con una sintassi d'altri tempi e un lessico decisamente classico, Napolitano ha trovato una chiave per rivolgersi agli italiani, anche ai più giovani. Basandosi sul corpus presente nel portale del Quirinale, Tobia Zevi - giovane studioso della lingua italiana - seleziona sette argomenti nel messaggio presidenziale, evidenziandone gli elementi più controversi: l'importanza della patria e dell'impegno per definire una memoria condivisa da tutti gli italiani; l'Europa, gigante economico ma troppo debole sul piano politico; la Costituzione, casa degli italiani che va riformata senza furbizie e strumentalizzazioni; la figura del presidente della Repubblica, fondamentale nell'architettura istituzionale, che potrà avere in futuro poteri diversi purché si plasmino adeguati pesi e contrappesi; il ruolo dei partiti politici, che vanno rinnovati senza indulgere in facili populismi; un sistema della giustizia che merita più efficienza e più rispetto da parte della politica ma anche da parte dei suoi operatori; il futuro, infine, apparentemente oscuro, che può invece regalare all'Italia un nuovo sviluppo, se gli italiani metteranno in campo impegno e senso di responsabilità. -
Capitale senza capitale. Roma e il declino d'Italia
È possibile rilevare lo ""stato di salute"""" di un territorio, di un'economia, di una società? Esiste la possibilità di capire i problemi dell'Italia attraverso l'analisi di una città esemplare? Utilizzando i parametri messi a punto dall'Unione europea, gli autori guardano in queste pagine alla Capitale, città che è diventata emblematica dei difetti strutturali dell'Italia. Roma in questi anni ha sviluppato un'economia della rendita piuttosto che di mercato; si è adagiata sullo sfruttamento del territorio, senza creare nuove opportunità. Ha puntato sulla quantità ignorando spesso la qualità. Le dinamiche e le scelte delle imprese che operano nei servizi, nel commercio, nell'artigianato e nel turismo si sono appiattite sul presente e su una logica dell'usa e getta di ambiente, storia e territorio. È urgente un intervento strategico e condiviso, che cambi il modo di fare e gli interessi prevalenti in una città in chiaro declino. Gli autori dimostrano come quanto accade a Roma sia del tutto simile a ciò che sta avvenendo in Italia: la crisi economica si accompagna alla diffusa perdita di capitale culturale e sociale. Diminuisce la capacità d'agire e di autonomia delle persone e si indebolisce la creazione di benessere. Il rischio del declino si affronta nel rispetto e nel recupero della nostra identità storica, nel tornare a creare sviluppo, a saper produrre beni e servizi di valore, nel resistere alla logica della rendita e ricominciando a fare qualità."" -
La sinistra e la città. Dalle lotte contro il sacco urbanistico ai patti col partito del cemento
La città e la possibilità di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. Basta riandare alla Manchester descritta da Engels o alle lotte di inizio Novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l'avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. Da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. Vi è stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra - non solo quella comunista - rifiutava l'etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla città, visioni e azioni squisitamente riformiste. Erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di Roma, Napoli, Palermo e contro i comitati d'affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l'epoca decisamente inedite. Ed ecco il paradosso. Mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com'è dalla riflessione attualissima sull'urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici - la mitizzazione dell'esproprio, la demonizzazione dei pri-vati - e troppo vicina, in tanti altri, a quel ""partito del cemento"""" trasversale che spesso detta legge sul futuro delle città ed è fonte di inquinamento affaristico della politica. Ma la sinistra può permettersi di tradire la città? O non rischia così di condannare se stessa?"" -
Milly, Molly e i semi di zucca
Milly e Molly riescono in un'impresa incredibile ed entusiasmante con l'aiuto delle loro amiche rondini, i suggerimenti del fattore Anselmo e un bel mucchietto di semi di zucca. Età di lettura: da 3 anni. -
La pace impossibile. Israele/Palestina dal 1989
Nel 1993, sul prato della Casa Bianca, Yasir Arafat e Simon Peres firmarono solennemente i cosiddetti ""Accordi di Oslo"""", un articolato impegno mirato a conseguire una pace durevole in Terra Santa. Le cose tuttavia non andarono come previsto: con più di 1000 israeliani e oltre quattro volte tanti palestinesi uccisi dal 2000 a oggi, il processo di pace legato agli accordi di Oslo è ormai sostanzialmente archiviato come 'storia'. """"La pace impossibile"""" fornisce una delle prime analisi complessive di tale vicenda, provando che gli accordi di Oslo fallirono non soltanto perché non riuscirono a tradurre in pratica l'intesa raggiunta dai leader dei due popoli, ma soprattutto perché le loro stesse clausole, le premesse ideologiche su cui si basavano e la storia che si portavano dietro impedirono di realizzare appieno l'obiettivo previsto. Attraverso una disamina equilibrata e approfondita delle alterne vicende che hanno caratterizzato il 'processo di pace', basata sull'analisi del quadro storico e politico mondiale nel quale si inscrissero, questo libro ci aiuta non solo a capire le ragioni e le sofferenze dei due popoli in conflitto, ma come imparando dalla storia sarebbe stato possibile evitare gli errori che hanno per troppo tempo vanificato le speranze di pace nella regione."" -
Milly, molly, e il fagiolo intelligente
Milly e Molly coltivano una pianta di fagioli, che corre arrampicandosi attraverso i giardini andando a offrire cibo sano e naturale a chi ne ha bisogno. Età di lettura: da 3 anni. -
Léon e le buone maniere
Perfino stare composti a tavola e ricordarsi di dire sempre Grazie e Prego può essere divertente, se a farlo è Léon. I fumetti non hanno bisogno di parole per far capire ai più piccoli l'importanza di conoscere le regole della convivenza, e per regalare agli adulti qualche momento di autentico divertimento. Ancora humour e simpatia per avviare i bambini alla comprensione delle norme che regolano il saper stare in società. Età di lettura: da 6 anni. -
La partita di Cesare. Prandelli, il calcio a misura d'uomo
A Cesare Prandelli è affidato il compito arduo di ricostruire quasi da zero un ambiente umiliato e sepolto dalle macerie. Dopo una eliminazione senza vittorie dal Mondiale sudafricano, in un girone tra i più facili che si potessero sperare, il destino ha voluto che quella Nazionale che l'uomo di Orzinuovi andrà ad allenare abbia toccato il suo punto più basso. Ma se la vera vittoria di Cesare a Firenze è stata aiutare una città e la sua squadra a cambiare mentalità, rimettendosi con i piedi in terra e imparando a fare i conti con la realtà, a sognare, certo, ma senza farsi prendere dall'ansia del risultato, forse Prandelli è l'uomo giusto al posto giusto. Un capitano coraggioso e dai modi garbati - mai una parola sopra le righe, mai uno scatto di nervosismo o di frustrazione - un uomo serio, una persona per bene; che sia anche un tecnico tra i migliori in circolazione, non solo in Italia, è quasi un dettaglio. Aver scelto lui significa aver dato un nuovo senso alla Nazionale azzurra. A suo modo un saggio, dotato di intelligenza e di equilibrio. Un uomo, appunto, prima che un allenatore. -
Non dite a mia mamma che faccio il giornalista sportivo (lei mi crede scippatore di vecchiette)
E adesso eccomi qui con questo libro, io aspirante killer o quasi di un giornalismo sportivo che pure ho amato e amo, che ha dato da campare a me e alla mia famiglia. È vero, è verissimo che di questo giornalismo penso male, che voglio il suo male. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato: lo rompo. Non so se per troppo amore verso una creatura che vorrei perfetta, secondo i miei parametri che mica sono vangelo, o per incoerenza, o per chissacosa, ma sempre più mando al diavolo tutto e tutti nel giornalismo sportivo di adesso: e non nel senso di scocciarmi di ogni cosa e di appartarmi, ritirarmi, ma di sperare di vedere la loro fine, la fine di un certo mondo. -
Il favoloso mondo di Francesca. Francesca Schiavone si racconta
La prestigiosa rivista ""Sport Illustrated"""" ha menzionato Francesca tra gli atleti candidati al titolo di """"Sportsman of the Year"""", riconoscendo all' azzurra di aver riportato il tennis d'attacco nel circuito femminile, dopo gli anni di dominio della potenza sulla tecnica: """"La vittoria in Francia della Schiavone è la storia del 2010, la sfavorita che si ribella alla piattezza stilistica del circuito. L'immagine dell'anno è il suo bacio alla terra rossa parigina"""". La milanese, classe 1980, ha vinto lo Slam, che con Wimbledon si divide lo scettro di torneo più importante, non solo grazie al suo carattere indomito: Francesca ha vinto perché ha giocato un grandissimo tennis. La sua finale è stata definita da più esperti come l'atto conclusivo più emozionante e tecnicamente più valido degli ultimi dieci anni del tennis femminile. Hanno celebrato il suo successo mostri sacri come John McEnroe, Martina Navratilova, Mats Wilander e Guga Kuerten. Ed è una vittoria che arriva da lontano, non è improvvisata e non sarà isolata. L'inizio del 2011 ha poi detto ancora di più, e cioè che la Schiavone può essere qualcosa di meglio persino dei celebrati giorni francesi, vale oltre il quarto posto - eguagliato il record di Panatta -ottenuto nella classifica mondiale dopo lo Slam australiano."" -
Dentro l'Italia dei valori. Storia e voci di un partito
Da Sansepolcro al Parlamento europeo, dai primi tonfi ai grandi numeri. In poco più di dieci anni l'Italia dei Valori e Antonio Di Pietro si sono presi un posto in prima fila nella politica italiana. Un'ascesa frenetica, disseminata di vittorie e contraddizioni, di intuizioni ed errori, di prove di coraggio e di tradimenti. La storia di un partito senza ideologie e senza passato, che ha corso senza fermarsi, cercando alleati e una direzione. La storia dell'Italia dei Valori, che è anche quella di un Paese. -
Li chiamavano ye-ye. Il secondo scudetto viola e la storia di un calcio che non c'è più
Quattro amici, ex ragazzi degli anni Sessanta, raccontano a un ragazzo dei giorni nostri l'ultima età dell'oro del calcio. Nel 1969 Firenze visse per la seconda volta nella sua storia la gioia immensa di uno scudetto. I protagonisti di quegli anni ricordano il clima di spensieratezza e di allegria in campo e nello spogliatoio, ma anche il rigore e la serietà di chi teneva in mano il timone del calcio. La freschezza e la gioventù della Fiorentina ye-ye (così venivano chiamati i giovani in quegli anni) furono la forza e il limite di un gruppo che, nella sorpresa generale, strappò applausi su tutti i campi. La forza, perché i ragazzi terribili forgiati da Beppe Chiappella e plasmati dal Petisso Pesaola giocavano un calcio veloce e moderno; il limite, perché la poca esperienza e il mal d'alta quota presentarono presto il conto. Fu l'ultimo esempio di squadra vincente costruita in casa, con un blocco di giovani talenti cresciuti nel vivaio viola ai quali venivano affiancati, di anno in anno, giocatori già affermati. Quei giovani un po' guasconi e figli del loro tempo rappresentarono la migliore miscela di genio e sregolatezza, ma anche di armonia e disciplina tattica, che ne fece una squadra perfetta, anche se solo per una stagione. Durò poco la Fiorentina ye-ye e due anni dopo lo scudetto il sogno era già finito. Ma è stata l'ultima squadra che ha cucito il tricolore sulle casacche viola. -
Il ritorno dell'Aquila. La rinascita della Lazio, un club, mille storie
Strano, pieno di colpi di scena, tormentato, il percorso che porta al salvataggio del club più antico della capitale. Il calvario che la società deve sobbarcarsi, dopo la caduta di Cragnotti per la crisi Cirio nel gennaio del 2003, è la storia di due imprese: quella di un presidente testardo e antipatico (soprattutto per la sua gente), capace di scalare una montagna di debiti alta mille miliardi delle vecchie lire con intelligenza e fantasia; e quella di un allenatore-artigiano, spigoloso e lungimirante, capace di riportare a guardare in alto una squadra che si stava ripiegando su stessa. La somma di queste storie è una Lazio di nuovo protagonista del nostro calcio, più sobria, ma non per questo meno ambiziosa. Una Lazio che ha le sembianze di tanti nuovi protagonisti, non solo Lotito e Reja. Ha, per esempio, il volto sempre sorridente e scanzonato di Hernanes, il nuovo ""Profeta"""", il fuoriclasse che dà del tu al pallone; e i volti, così diversi, eppure ugualmente determinati, di Miroslav Klose e Djibril Cisse, i due nuovi attaccanti voluti da Lotito per sostituire l'ex idolo Zarate e dare alla Lazio uno spessore internazionale. E ha, infine, un nuovo simbolo. Anzi, quello che dall'inizio di questa storia, dal 9 gennaio del 1900, è """"il"""" simbolo della Lazio: la sua aquila. Solo che adesso l'aquila esiste davvero, non è solo un'immagine. Esiste e vola all'Olimpico prima di ogni partita dei biancocelesti, e da allora anche la Lazio è tornata a volare."" -
La rivoluzione del '76. L'ultimo scudetto granata
Nella stagione 1975-76, trentacinque anni fa, il Toro vinceva il suo ultimo scudetto, l'unico successivo alla tragedia di Superga. Prim'ancora che una semplice vittoria in campionato si trattò di un evento con un grande valore simbolico, ancora vivissimo nella memoria collettiva: in uno straordinario ribaltamento di forze quel trionfo rappresentò una vera e propria rivoluzione, il ""povero"""" che riesce a battere il """"ricco"""". Il libro racconta tutti i protagonisti di quell'impresa, di quella metamorfosi, rivivendo quelle giornate memorabili, caratterizzate dalle (tante) vittorie e le (poche) sconfitte di una squadra inimitabile. Un gruppo di ragazzi che riuscì a interpretare nel modo migliore l'indomito spirito granata, fondendosi in una sintonia unica con la tifoseria e con la città. Ma il libro è anche un tuffo lieve in un passato difficile, in quegli anni Settanta caratterizzati dal terrorismo e dalla voglia di tornare a sorridere dopo la crisi e l'austerity che stavano per essere superate."" -
Ho visto un Re. Luciano Re Cecconi, l'eroe biancoazzurro che giocava alla morte ed è morto per gioco
"Ho visto un Re"""" è il romanzo della vicenda umana e sportiva di Luciano Re Cecconi, infaticabile centrocampista nella Lazio che vinse lo scudetto nel 1974, ucciso per un tragico equivoco, poco più di due anni più tardi, in una oreficeria romana. Dalla stentata infanzia, nella quale sviluppa un'attitudine alla corsa e alla fatica, fino alla consacrazione come calciatore in una squadra ricca di individualità complesse, dalla prima volta allo stadio Olimpico alle partite solitarie nel salotto di casa, dagli allenamenti all'oratorio all'incontro con la squadra del cuore durante un ritiro, il racconto in prima persona della vicenda di Luciano Re Cecconi si avventura nelle pieghe più nascoste della personalità del campione, rivelando episodi e retroscena curiosi e appassionati fino a rimettere in discussione la dinamica della sua morte. Un'appendice di articoli, interviste e documenti rivela anche il volto pubblico di uno dei campioni ancora oggi più amato dai tifosi biancoazzurri." -
Sognando il Barça. L'epopea di una squadra e della sua città
Un viaggio lungo più di cento anni di una squadra che è ""més que un club"""", molto più di una squadra di calcio. Un'identità calcistica che si è definita attraverso la lotta politica per l'autonomia catalana e l'orgoglio della sua lingua ma facendo del cosmopolitismo dei suoi giocatori leggendari la sua filosofia. Avversaria irriducibile dell'altra grande, il Real, che era bandiera del franchismo in ascesa, la squadra blaugrana ha costruito con lacrime e sangue la sua visione del mondo, tra difficoltà economiche e vittorie in serie, cadute e resurrezioni, mille piccole e grandi storie, dal sogno di Joan Gamper a Paulino Alcantara, l'attaccante che voleva fare il medico, da Suñol, il presidente fucilato dai franchisti, a Kubala, convinto a firmare l'ingaggio dopo una sbronza, a Messi, il bambino che non cresceva, il cui destino si decise nel ristorante di un circolo di tennis... e in mezzo le magie di Pep Guardiola, """"figlio"""" di quel Cruyff che aveva portato in Spagna il suo calcio divino, e ancora le bellissime avventure, finite male, di Maradona e Ronaldo, di Eto'o e Ronaldinho... Una squadra e una città diventate una cosa sola, una sola anima."" -
Alla tavola delle feste. Natale. Cucina ricca e povera della tradizione mediterranea
"Alla tavola delle feste"""" comprende ricette di piatti tradizionali presenti sulle tavole ricche e povere mediterranee, presentati in maniera decorativa originale e con l'abbinamento dei vini."